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  • “Una nuova Èra di Violenza”
    La Torre di Guardia 1968 | 1° novembre
    • Avviene esattamente come Gesù predisse, diciannove secoli fa, che negli “ultimi giorni” di questo malvagio sistema di cose ci sarebbe stata sulla “terra angoscia delle nazioni”. Conoscendo il significato di questi avvenimenti, i fedeli cristiani alzano la testa e levano il cuore con la fiducia che la loro “liberazione s’avvicina”. — Luca 21:25, 28.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1968 | 1° novembre
    • Domande dai lettori

      ● L’anno scorso ho avuto alcune difficoltà finanziarie, e da quando leggo le vostre pubblicazioni mi sono chiesto se sia appropriato che dichiari fallimento. La Bibbia dice qualcosa al riguardo? — H. P., U.S.A.

      La Bibbia, naturalmente, non considera le moderne leggi relative al fallimento; essa mostra che le persone che non pagavano i debiti erano gettate in prigione. (Matt. 18:23-34) Ma da ciò che essa effettivamente dice, possiamo farci un’idea di come i cristiani dovrebbero considerare la cosa. Prima, consideriamo dunque che cos’è il “fallimento” secondo le leggi attuali. Quindi possiamo esaminare ciò che dice la Bibbia relativamente al soggetto e determinare il consiglio che essa dà.

      Molte nazioni moderne hanno leggi sul fallimento. Sebbene possano variare da luogo a luogo, di solito hanno un duplice scopo: Per proteggere gli uomini d’affari o i creditori da qualcuno che potrebbe accumulare rapidamente un forte debito e quindi rifiutarsi di pagare come aveva convenuto, i creditori possono farlo dichiarare involontariamente fallito e fargli vendere o distribuire i suoi beni in pagamento. D’altra parte, la legge opera per proteggere il debitore onesto che involontariamente si mette in una posizione dove non può assolutamente soddisfare le richieste dei suoi creditori; gli è permesso di dichiarare fallimento volontario. Se ciò accade, i suoi beni sono presi come pagamento parziale dei suoi creditori, ma egli può tenere certe cose, possibilmente la casa, ad esempio. Gli è quindi permesso ricominciare una nuova vita, senza la minaccia di ulteriore pressione e perdita per mano di ex creditori.

      Queste leggi son dunque fatte per proteggere dalla bancarotta entrambe le parti nelle transazioni commerciali o finanziarie. Che ci voglia una certa protezione è illustrato dall’origine stessa del termine “bancarotta”. Viene dalle parole “banco rotto”, e si riferisce alla pratica seguìta nel Medio Evo di rompere i banchi del mercante che non pagava i suoi debiti. Anche più rigida era la legge romana delle Dodici Tavole, secondo la quale come ultima risorsa i creditori potevano tagliare a pezzi il corpo del debitore, prendendone ciascuno una parte proporzionata.

      Che contrasto con le misericordiose leggi che Geova diede a Israele! Quando si facevano prestiti ad altri Ebrei divenuti poveri, non si chiedeva interesse. (Lev. 25:35-38) Se un creditore andava a prendere un pegno per un debito, non poteva introdursi nella casa e afferrare quello che voleva; invece, il debitore provvedeva il pegno. Il creditore non poteva prendere la macina a mano o la mola di un uomo; queste erano necessarie per sostenere la vita. E se veniva preso in pegno il suo abito, doveva essere restituito la notte così che egli vi dormisse e stesse al caldo. (Deut. 24:6, 10-13; Ezec. 18:5-9) È vero, l’Israelita del tutto insolvente poteva perdere temporaneamente la terra della sua eredità e doversi vendere schiavo, ma la terra era restituita nell’anno del Giubileo. Colui che si vendeva schiavo non doveva essere degradato con servizio da schiavo, ma doveva essere trattato come un onorevole lavoratore salariato. Quindi allorché arrivava il settimo anno del suo servizio, o l’anno del Giubileo, se veniva prima, era liberato e riceveva provvisioni per cominciare una nuova vita. — Lev. 25:39-41; Deut. 15:12-15.

      Questo benigno trattamento da parte dei creditori spingeva sicuramente i debitori a fare tutto quello che potevano per contraccambiare con benignità pagando i loro debiti. Riguardo al dare la loro parola o fare voti, i Giudei erano incoraggiati a pensare prima di accettare di far qualcosa; quindi, una volta fatto, il voto poteva probabilmente essere mantenuto. (Eccl. 5:2, 4-7; Deut. 23:21-23) Chi accettava di pagare un debito a un certo tasso o a una data stabilita, doveva fare tutto il possibile per mantenere la parola, anche se doveva privarsi di qualche comodità o lusso finché non l’aveva

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