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Il bisogno di sicurezzaLa Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
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grande Fonte, il salmista scrisse: “Poiché presso di te è la fonte della vita”. — Sal. 36:9.
17. Quali due grandi qualità di Geova sono rispecchiate da questo speciale provvedimento legale?
17 D’altra parte, il provvedimento della città di rifugio mostra che Geova è un Dio di misericordia e che Egli, come Supremo Giudice, conosce i cuori degli uomini e fa una distinzione fra chi commette un torto senza intenzione e chi ha il cuore malvagio e trasgredisce volontariamente e presuntuosamente la legge divina. Il provvedimento della città protettiva che esisteva nell’antico Israele rivela dunque due grandi attributi di Geova: la sua giustizia e la sua misericordia. Il salmista scrisse: “Giustizia e giudizio sono lo stabilito luogo del tuo trono; amorevole benignità e verità stesse vengono dinanzi alla tua faccia”. — Sal. 89:14.
18. Giacché quel provvedimento era una figura profetica, quali domande sorgono ora?
18 Poiché il provvedimento della città di rifugio aveva significato profetico, additando più grandi cose avvenire, sorgono le seguenti domande: Che cosa raffigura questa città? Chi è rappresentato dall’omicida involontario a cui era permesso fuggirvi e chi è rappresentato dal vendicatore del sangue il quale inseguiva l’omicida involontario? Che cosa significa la strada che portava a queste città? Chi è il sommo sacerdote? E che cos’è mostrato dal fatto che i rifugiati potevano lasciare la città dopo la morte del sommo sacerdote? A tutte queste domande si può dare una soddisfacente risposta lasciando che lo spirito santo di Dio ‘ci guidi in tutta la verità’. (Giov. 16:13) Per l’ulteriore considerazione di queste domande rimandiamo il lettore al seguente articolo.
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La via che conduce alla sicurezzaLa Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
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La via che conduce alla sicurezza
“Io sono la via e la verità e la vita”. — Giov. 14:6.
1. Che cosa raffigurano le città di rifugio?
NELL’ANTICO popolo d’Israele il provvedimento delle città di rifugio deve avere spesso salvato la vita. Il loro scopo era di offrire protezione e sicurezza agli omicidi involontari, in considerazione della minaccia di morte da parte del legale vendicatore del sangue. Queste città non dovevano offrire protezione ai delinquenti. E poiché il provvedimento di queste città, come per molte altre “ombre” della Legge (Ebr. 10:1), era un tipo profetico, da cui i cristiani possono imparare molto, è inevitabile concludere che esso raffigura il grande provvedimento di salvezza che Dio, Geova, rese operante per l’eterno beneficio di uomini d’ogni specie, per liberarli e salvarli dalla pena per la colpa del sangue. In che modo?
2. Quali furono alcune ragioni per cui Gesù Cristo venne sulla terra?
2 Dio mandò il suo più alto Figlio, Gesù Cristo, per far conoscere qui le grandi verità di questo provvedimento e anche affinché morisse di una morte di sacrificio, per salvare quelli che esercitano veramente fede in lui da morte certa ed eterna, e dar loro la vita senza fine. Così leggiamo in Efesini 1:7: “Mediante lui abbiamo la liberazione per riscatto per mezzo del suo sangue, sì, il perdono dei nostri falli, secondo la ricchezza della sua immeritata benignità”. — Matt. 20:28.
3. Che cos’è mostrato dal fatto che sia gli Israeliti che i residenti forestieri potevano trovare rifugio nella città di rifugio?
3 Come avveniva per la tipica città di rifugio, così anche l’antitipica città di rifugio è un misericordioso provvedimento di Dio, al fine di perdonare i pentiti violatori della Sua legge in base al riscatto di Gesù Cristo e prenderli sotto la sua cura e protezione. L’apostolo Paolo scrive: “Ed è per questo che egli è mediatore di un nuovo patto, affinché, essendo avvenuta la morte per la loro liberazione mediante riscatto dalle trasgressioni sotto il precedente patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eredità eterna”. (Ebr. 9:15) Nella letterale città di rifugio, sia gli Israeliti che i residenti forestieri potevano trovare rifugio. (Num. 35:15) Questo raffigura che l’antitipica città di rifugio offre la sua potente protezione non solo agli Israeliti spirituali, cioè quelli che divengono membri della classe celeste e regnano e servono come sacerdoti con Cristo Gesù, ma anche a tutti coloro che hanno la prospettiva di ricevere la vita eterna sulla terra, le “altre pecore”. — Giov. 10:16.
4. (a) Che cosa non si può trascurare nel provvedimento per la salvezza? (b) A quale scopo operano lo spirito di Dio e i suoi angeli?
4 L’omicida involontario in Israele non fuggiva all’estero, lasciando il suo paese, ma si dirigeva verso la città di rifugio, che apparteneva ai Leviti non sacerdotali; la città di Ebron apparteneva ai sacerdoti aaronnici. Questo significa che il provvedimento per la salvezza è in stretta relazione con l’organizzazione di Geova. Un rimanente della classe spirituale di sacerdoti è ancora oggi sulla terra, e forma il nucleo della congregazione del popolo di Geova. Non possiamo ignorare la parte della visibile congregazione dei testimoni di Geova in questo provvedimento per la salvezza. In Atti 2:47 leggiamo: “Nello stesso tempo Geova continuava a unire loro ogni giorno quelli che eran salvati”. Questo significa che coloro “che eran salvati” venivano aggiunti al corpo visibile della terrestre congregazione cristiana. Erano riuniti insieme in una sola unita famiglia della fede. La visibile congregazione del popolo di Dio è dunque in relazione con l’odierno provvedimento per la salvezza. In verità, ha un posto importante in tale provvedimento. Ogni congregazione costituisce una piccola parte del popolo di Dio. Non possiamo rimanere fuori dell’organizzazione del popolo di Dio, separati da essa, se vogliamo avere la protezione di Geova. Lo spirito di Geova e i suoi angeli tendono tutti a portare nell’unità di pensiero, di intento e d’azione. C’è un essenziale legame tra la protezione di Geova nell’antitipica città di rifugio e la Sua visibile congregazione di Israeliti spirituali, a cui sovrintende lo “schiavo fedele e discreto”. — Efes. 4:3-6; Matt. 24:45-47.
L’ANTITIPICO OMICIDA INVOLONTARIO
5. Chi fu prefigurato dall’omicida involontario?
5 Ma chi è dunque raffigurato in effetti dall’omicida involontario che trovava rifugio nella protettiva città? Egli è una figura di tutti quelli che si rendono conto del fatto che, in qualche modo e dal punto di vista di Geova, essi partecipano alla colpa del sangue. Queste persone sincere riconoscono questo fatto allorché vengono a contatto con l’illuminante messaggio della Parola di Dio, la Bibbia, che insegna la santità della vita umana. Come nell’antico Israele, così anche oggi, una persona può essere stata causa di un incidente mortale per qualche altra persona o per altre persone. Di anno in anno, decine di migliaia di persone perdono la vita sulle strade del mondo a causa di incidenti stradali. Sebbene non ci sia nessuna cattiva intenzione, ciò nondimeno, c’è una certa colpa, e, di regola, i codici di legge delle nazioni stabiliscono sanzioni penali per tali casi.
6. In che modo molte persone sono divenute colpevoli di sangue nella nostra epoca?
6 Ma l’applicazione del significato dell’omicida involontario nel presente antitipo è di portata più vasta e non si limita ai casi appena menzionati. La nostra epoca è il periodo delle più grandi guerre della storia umana. Pensate soltanto alla prima e alla seconda guerra mondiale. Milioni di uomini furono costretti a partecipare a questi sanguinosi avvenimenti, senza effettivamente volerlo. Decine di milioni di uomini perciò sono morti dal 1914, a causa della lotta per il dominio mondiale e anche nel corso di crudeli rivoluzioni ideologiche. In realtà, soltanto dal 1914 E.V. il conto del sangue del genere umano è salito come mai prima in tutta la storia. È ovvio che il Creatore dell’uomo, colui che dichiarò la santità della vita, deve aver considerato tutto ciò con grande dispiacere. — Abac. 1:13.
7. (a) In che modo grava una forte colpa di sangue sulla falsa religione? (b) Come lo descrive Rivelazione 17:5, 6?
7 Il fatto che i capi religiosi in tutto il mondo hanno dato la loro benedizione e il loro appoggio a tali organizzati, collettivi spargimenti di sangue umano ha indotto molte persone a credere che ciò fosse realmente volontà di Dio e anche compatibile col cristianesimo. Si può dunque supporre che molti abbiano fatto il male pur credendo che la loro condotta fosse giusta. L’appoggio dato dalle numerose chiese e religioni entro e fuori della cristianità all’organizzato spargimento di sangue rivela molto chiaramente una cosa: l’immensa colpa per lo spargimento di sangue che grava sulla falsa religione nel mondo intero. Questa colpa di sangue si è accumulata non solo negli scorsi pochi decenni, ma anche durante i molti secoli passati. Veramente sono stati versati torrenti di sangue in molte guerre religiose, in guerre istigate da capi religiosi e da essi sostenute, in crociate, durante la cosiddetta Inquisizione e durante la persecuzione di fedeli servitori di Dio prima e dopo Cristo. In Rivelazione, capitolo 17º, questo impero mondiale di falsa religione è rappresentato o descritto in simbolo come una donna immorale, chiamata “Babilonia la Grande”. Leggiamo: “E sulla sua fronte era scritto un nome, un mistero: ‘Babilonia la Grande, la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra’. E vidi che la donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù”. — Riv. 17:5, 6.
8. Come le chiese hanno sviato le persone?
8 Quanto le chiese abbiano mal rappresentato il proposito di Dio e giustificato le guerre è messo in risalto da quanto segue, citato da un giornale protestante tedesco della domenica durante la prima guerra mondiale: “I nostri combattenti non combattono semplicemente per il paese e la casa, per il re e la patria, ma sono gli eserciti di Dio, che combattono al suo servizio come suoi strumenti e amministratori. È bene che i nostri soldati cristiani sappiano che in realtà essi svolgono un servizio e un incarico molto più elevato, che si occupano delle cose di Dio e che perciò il Signore è stato così meravigliosamente con noi . . . per condurre a buon fine la guerra. Sia reso onore solo a Dio! Questa guerra è anche un passo avanti sulla via della realizzazione del regno di Dio”. (Kirche, Krieg, Kriegsdienst, di Walter Dignath, pagina 51) Come sono appropriate le parole del profeta Geremia in riferimento alla colpa di sangue che grava sui falsi sistemi religiosi della cristianità! Il profeta dice: “Inoltre, nei tuoi lembi si son trovati i segni del sangue delle anime dei poveri innocenti”. (Ger. 2:34) Ma la colpa di sangue grava anche sulle organizzazioni religiose pagane.
L’ANTITIPICO VENDICATORE DEL SANGUE
9. (a) Quando verrà la punizione per la colpa di sangue? (b) Chi è l’antitipico vendicatore del sangue?
9 Dove c’è tanta colpa di sangue, la punizione è dovuta e inevitabile. Verrà senza meno, rapidamente, sì, nella nostra generazione. Parlando di questa punizione divina, il profeta Isaia scrisse: “Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. (Isa. 26:21) Nell’antico Israele era il legittimo vendicatore del sangue a regolare i conti e a infliggere la punizione. Chi è, possiamo chiedere, il vendicatore del sangue nell’antitipo? È Gesù Cristo, a cui ‘è stata data ogni autorità in cielo e sulla terra’. In Rivelazione, capitolo 19º, egli è descritto come un cavaliere su un cavallo bianco, che guerreggia con giustizia. Gli eserciti in cielo lo seguono. Circa diciannove secoli fa Gesù nacque sulla terra come uomo perfetto, e per tale ragione si riferì spesso a se stesso come al “Figlio dell’uomo”. (Matt. 28:18; 25:31) A motivo di ciò egli divenne, per così dire, il più stretto parente del genere umano e perciò ha pienamente diritto d’essere l’antitipico vendicatore del sangue.
10. Da quando in particolare si applica la figura della città di rifugio, e perché?
10 Nel 1914 E.V. venne per questo ordine della società umana il “tempo della fine”, e particolarmente da quel tempo la figura della città di rifugio è divenuta opportuna e applicabile. Perché? Perché nel nostro tempo, entro questa generazione, Gesù Cristo agirà come grande e potente vendicatore del sangue. Egli porterà la fine completa per questo ordine della società colpevole di sangue. (Dan. 2:44) Il vendicatore del sangue e il suo immenso esercito di santi angeli sopraffarà tutti quelli che non sono fuggiti in tempo al riparo della città di rifugio. Nulla assolutamente può fermare questa imminente catastrofe. Nessuna nazione scamperà. Ma i singoli individui possono scampare. — Prov. 1:24-33.
FUGA VERSO LA SALVEZZA
11. Come può la persona evitare d’essere sopraffatta dal vendicatore del sangue?
11 Ma come possono i singoli individui evitare d’essere sopraffatti dal vendicatore del sangue, Gesù Cristo, che si avvicina? La risposta è: fuggendo verso la salvezza mentre ce n’è ancora il tempo. La fuga verso la sicurezza è realmente possibile. Nell’antico Israele c’erano sei città di rifugio, distribuite abbastanza equamente nel territorio della nazione. Pertanto la via che conduceva al luogo di sicurezza non era troppo lunga per chiunque ne avesse bisogno. Si poteva raggiungere il luogo di sicurezza. Così avviene nell’adempimento di questa figura profetica. Gli uomini onesti che amano la verità, che realmente vogliono trovare questa vera sicurezza, possono trovarla. La salvezza si può ottenere. La via che conduce ad essa non è troppo lunga. La città protettiva, il provvedimento di Dio per la salvezza, è vicina. Ma ci vuole uno sforzo per arrivarci. La via che conduce alla sicurezza non è come una piacevole passeggiata in primavera. Significa duro lavoro, sì, un combattimento, il “combattimento della fede”. — 1 Tim. 6:12.
12. Quale condotta fornisce un eccellente esempio di come dovrebbero agire le persone colpevoli di sangue?
12 Per questo abbiamo un eccellente esempio nell’apostolo Paolo. Anch’egli partecipava alla colpa di sangue che gravava sul sistema religioso giudaico, al tempo in cui si chiamava Saulo. Egli approvò l’uccisione di veri cristiani. Circa l’assassinio di Stefano, per esempio, leggiamo: “Saulo, da parte sua, approvava il suo assassinio”. (Atti 8:1) Ma dopo che questo Saulo si fu convertito al cristianesimo, che eccellente combattimento quindi combatté per la vera fede! Quali sforzi fece per correre sino alla fine, per assicurarsi la salvezza! Egli predicò, scrisse numerose lettere ai suoi fratelli cristiani, attraversò ogni specie di difficoltà e infine fu messo a morte perché era cristiano. L’esempio di Paolo e quello di molti altri ci mostrano che bisogna fare un vero sforzo per ottenere la vita eterna. — 2 Cor. 11:23-27; 2 Tim. 4:6-8.
LA VIA CHE CONDUCE ALLA SICUREZZA
13. (a) Quali sono alcune cose richieste per intraprendere questa fuga? (b) Che cosa significa effettivamente la fede?
13 Per cominciare questa fuga verso la sicurezza è essenziale rendersi conto di aver agito erroneamente dinanzi a Geova Dio e di essere colpevoli ai suoi occhi. (Sal. 51:3-5) Questo condurrà la persona onesta al pentimento, che significa pure un cambiamento di mente. Insieme a questo ci vuole fede nella Bibbia, in Geova Dio, in Gesù Cristo e nel regno di Dio. (Atti 3:19; Ebr. 11:6; Atti 16:31) Ma la fede significa molto di più che credere semplicemente che Dio esiste e che Gesù Cristo venne a salvare i peccatori. Molte persone hanno questa specie di fede, ma essa è del tutto insufficiente. La fede secondo la Bibbia significa molto di più; significa avere completa fiducia in Geova; significa completa ubbidienza a Dio e significa azione. (Ebr. 11:1) Significa realmente dedicarsi a Geova e divenire seguaci di Cristo, cioè suoi discepoli, vivere secondo la volontà divina esposta nella Bibbia. Vedete la grande differenza tra la fede com’è comunemente inteso questo termine e la fede nel vero e profondo senso biblico? Gesù Cristo dichiarò: “Verissimamente vi dico: Chi esercita fede in me, farà anch’egli le opere che io faccio”. (Giov. 14:12) La strada che conduce alla sicurezza nell’antitipica, protettrice città di rifugio è effettivamente identica alla strada angusta di cui parlò Gesù: “Stretta è la porta e angusta la strada che conduce alla vita, e pochi son quelli che la trovano”. — Matt. 7:14.
14. Da che cosa dovrebbe separarsi la persona, e perché?
14 Seguire questa strada angusta significa che non possiamo seguire nello stesso tempo la strada ampia e spaziosa che conduce alla distruzione. Questo significa che dobbiamo separarci dal presente sistema di cose malvagio. (Rom. 12:2) Il vero cristiano si asterrà da qualsiasi movimento che potrebbe coinvolgerlo nella colpa di sangue. Assumerà un atteggiamento neutrale verso le cose di questo mondo. (Giov. 18:36) Com’è già stato indicato, su questo mondo grava una tremenda colpa di sangue, e specialmente sulla sua parte religiosa. Se stiamo in questi sistemi, ne siamo parte e quindi siamo partecipi della colpa di sangue che grava collettivamente su questi sistemi. Quindi, come l’apostolo Paolo si separò dal giudaismo colpevole di sangue, oggi le persone oneste si separeranno da Babilonia la Grande. Ciò significa che romperanno i loro legami con tutta la falsa religione. La Bibbia lo rende obbligatorio per chiunque non voglia partecipare al distruttivo giudizio che si abbatterà su di lei. “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricever parte delle sue piaghe. Poiché i suoi peccati si sono ammassati fino al cielo, e Dio s’è rammentato dei suoi atti d’ingiustizia”. — Riv. 18:4, 5.
15. Come si ammette che le chiese della cristianità sono parte di Babilonia la Grande?
15 Che le chiese della cristianità siano parte di questa Grande Babilonia è ammesso persino dai loro stessi preminenti membri. Uno che certamente deve conoscere bene la situazione in cui si trovano le chiese è l’ex segretario generale del Concilio Ecumenico delle Chiese, dott. Visser’t Hooft. Commentando un suo recente discorso, un bollettino religioso per la stampa diceva: “Un altro ostacolo nella via dell’unità [religiosa] menzionato dal dott. Visser’t Hooft è la ‘cattività babilonese’ della chiesa. Ogni chiesa ha stipulato qualche alleanza con le potenze del mondo, non solo con gli Stati e i popoli, ma anche con le razze e le culture e le realtà nazionali”. — Schweiz, evang. Pressedienst, 30 sett. 1964.
16. Perché non si dovrebbe rimandare la fuga?
16 La persona saggia che ama la vita e vuole fare ciò ch’è giusto agli occhi di Dio non tarderà a separarsi da questo mondo colpevole di sangue in cui viviamo, da qualsiasi parte in cui possa essersi trovata, sia essa politica, sociale, religiosa. È tempo di fuggire, non quando è troppo tardi, quando il vendicatore del sangue comincia a infliggere la punizione. Mettendo in risalto il bisogno di fuggire in tempo, l’antitipico vendicatore del sangue, Gesù Cristo, dice: “Continuate a pregare che la vostra fuga non avvenga d’inverno, né in giorno di sabato; poiché allora vi sarà grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. (Matt. 24:20, 21) Verrà il tempo quando le circostanze non permetteranno più di riuscire a fuggire, cioè quando avrà luogo la distruzione di Babilonia la Grande e la susseguente guerra di Armaghedon. — Riv. 16:14 fino a 17:18.
RIMANIAMO NELLA “CITTÀ DI RIFUGIO”
17. Chi è il sommo sacerdote nell’odierna città di rifugio?
17 Come abbiamo visto, l’omicida involontario che trovava protezione in una città di rifugio doveva restarvi sino alla morte del sommo sacerdote che era in carica quando era fuggito. Quindi egli era libero di tornare al suo precedente luogo di dimora. Il vendicatore del sangue non aveva quindi più nessun diritto di toccarlo. Adempiendo il tipo profetico, Gesù Cristo adempie anche il ruolo di sommo sacerdote, poiché egli è davvero un sommo sacerdote, come leggiamo in Ebrei 3:1; “Quindi, fratelli santi, . . . considerate l’apostolo e sommo sacerdote che noi confessiamo, Gesù”.
18. Che cosa significa stare nella città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote, (a) per la classe celeste? (b) per i superstiti di Armaghedon?
18 Nell’interessante figura della città di rifugio, Cristo svolge perciò un duplice ruolo, quello di vendicatore del sangue e quello di sommo sacerdote, la cui morte significò libertà per coloro che erano nella città protettiva. Che cosa significa dunque rimanere nell’antitipica città di rifugio sino alla morte del sommo sacerdote? Poiché, in effetti, i membri di due classi cercano rifugio in quella città — “Israeliti” e “residenti forestieri” — cioè i membri della celeste classe del regno e i membri della classe terrestre, significa quanto segue: Quando i membri della classe celeste, gli Israeliti spirituali, finiscono il loro corso terrestre come creature umane imperfette e sono ricompensati con una celeste risurrezione spirituale, allora il sommo sacerdote “muore” rispetto a loro, per così dire, cioè cessa di agire nell’incarico di sommo sacerdote in loro favore. Non essendo più umani, non hanno più bisogno dei suoi servizi di espiazione, essendo essi stessi destati immortali, per regnare come re e sacerdoti con Cristo per mille anni. (Riv. 20:6) Riguardo ai superstiti di Armaghedon, Gesù Cristo cesserà di operare a loro favore come sommo sacerdote quando i mille anni del suo dominio reale saranno finiti e tutti gli uomini saranno stati portati alla perfezione umana sulla terra. Per usare i termini della figura della città di rifugio, Gesù Cristo ‘morirà’ in quel tempo rispetto a loro, cioè lascerà la scena come sacerdote espiatorio. Questi servizi non saranno allora più necessari. Quindi essi verranno a trovarsi direttamente nelle mani di Dio per provare in eterno la loro perfetta devozione alla giustizia. — 1 Cor. 15:24-28; Rom. 8:33; 6:7.
19. Quale avvertimento ci è dato?
19 Se, comunque, colui che nella sua imperfezione umana fuggì alla città di rifugio dovesse lasciare la città prima della morte del Sommo Sacerdote, si esporrebbe al pericolo di morte, al pericolo d’essere giustiziato dal legittimo Vendicatore del Sangue, poiché non riceverebbe più beneficio dal sacrificio di riscatto del Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. Questo è un avvertimento per noi. Ci mostra che dobbiamo rimanere nell’antitipica città di rifugio finché lo richiede il provvedimento divino. Se vogliamo assicurarci la salvezza eterna, dobbiamo rimanere entro i limiti dell’amorevole provvedimento di Geova Dio insieme alla sua organizzazione visibile, presieduta dal suo Sommo Sacerdote. Non siamo tentati di abbandonare la protezione e la potente città di rifugio per godere di un breve tempo di ingannevole libertà che ci espone alla morte eterna. È vero che il rimanere nella città di rifugio ci impone alcune restrizioni. Non siamo interamente liberi di fare e dire ciò che vogliamo. Dobbiamo ubbidire alla volontà di Dio, rimanendo sotto il nostro Riscattatore, Gesù Cristo il Sommo Sacerdote, eppure questo significa che abbiamo piena libertà di fare ciò ch’è giusto e buono.
20. Quale consiglio ci dà il discepolo Giacomo?
20 Il provvedimento della città di rifugio contenuto nell’antica legge mosaica parla dunque con un’urgenza da cui dipendono la vita o la morte. Esso ci dà una seria lezione. È una lezione opportuna per noi che viviamo in questa società umana colpevole di sangue del ventesimo secolo. Ci mostra come possiamo sfuggire quali singoli individui sia alla collettiva colpa di sangue del mondo che all’imminente punizione divina che si abbatterà su questo sistema di cose malvagio. Felice è davvero colui che non solo legge e ode quali sono le cose richieste da Dio, ma le applica immediatamente e diligentemente nella sua vita! Il discepolo Giacomo dice: “Comunque, divenite operatori della parola, e non solo uditori, ingannando voi stessi con falsi ragionamenti”. — Giac. 1:22.
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Trovata alfine la veritàLa Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
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Trovata alfine la verità
Dodici anni fa un chirurgo cominciò a lavorare in una missione cattolica nella Sierra Leone, Africa Occidentale. Avendo profondo apprezzamento per la verità biblica, costituì un gruppo per fare conversazioni bibliche. Questo fu scoraggiato dal sacerdote della missione. Nuovamente, nel Ghana, costituì un gruppo per fare conversazioni simili, ma queste vennero nuovamente interrotte perché il sacerdote indicò che il vescovo non riteneva necessario tale studio biblico. Quattro anni fa questo medico timorato di Dio si trasferì in Uganda per continuare il suo lavoro nella missione. Due volte cercò di ottenere l’appoggio del sacerdote locale per organizzare un gruppo per lo studio biblico. Ogni volta, a causa della riluttanza e dell’apatia del sacerdote, lo studio fu interrotto. Infine, il medico riuscì nel suo scopo organizzando privatamente un gruppo di studio senza l’interferenza del sacerdote. Egli riferisce: “Cercavamo cibo spirituale per mezzo della Bibbia e non potevamo trovarlo”.
A questo punto venne a contatto con un fratello che visitò l’ospedale della missione in qualità di rappresentante di medicinali. Il fratello fu in grado di dare al medico una buona testimonianza e al suo arrivo a casa trovò ad attenderlo una lettera nella quale gli chiedeva di mandargli libri che spiegassero la Bibbia così che fosse preparato a considerare i punti quando il fratello avesse fatto il successivo giro. Oltre a inviare i libri, il fratello prese disposizioni affinché un altro fratello di una città vicina studiasse col medico. Fu fatto rapido progresso, e il medico, a sua volta, cominciò uno studio biblico con sua moglie e due infermiere, nell’opuscolo “Buona notizia”. Subito dopo il servitore di circoscrizione visitò la congregazione vicina e fu molto felice quando il medico venne al discorso con la moglie, le due infermiere e altre quattro persone interessate. Prima di andare all’assemblea a Nairobi, a cui furono presenti sia lui che la moglie, il medico scrisse al fratello dicendogli che aveva rassegnato le dimissioni dalla Missione Cattolica perché crede che Geova dice che ora è tempo di uscire da “Babilonia”. Egli citò Proverbi 3:5, 6. Ora sta facendo progetti per trasferirsi in una congregazione per poter fare maggior progresso. — Dall’Annuario dei Testimoni di Geova per il 1967 (inglese), Uganda, pagine 192, 193.
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