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Il solo vero tempio a cui adorareLa Torre di Guardia 1973 | 15 giugno
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5. Storicamente, che cos’è un tempio, e in quale tempio devono tutte le nazioni adorare per ottenere la vita eterna?
5 Le registrazioni della storia mostrano che un tempio è un edificio o luogo dedicato al servizio e all’adorazione di una divinità o delle divinità. Nel caso della simbolica “arca del suo patto”, il santuario del tempio è quello di Geova Dio, l’Onnipotente. È a questo tempio divino che tutte le nazioni devono ancora venire ad adorare unitamente, se pure è necessario ricondurre persone di tutte le nazioni dalla morte mediante la promessa risurrezione dei giusti e degli ingiusti. (Riv. 11:18; Atti 24:15) Questo è il solo e unico modo in cui i popoli di tutte le nazioni potranno ottenere la vita eterna sulla terra che sarà debitamente trasformata in un paradiso globale. Tutti dovranno riconoscere e adorare e servire il divino Dominatore del “regno del mondo”, che regnerà nel Santuario del suo tempio per i secoli dei secoli. — Riv. 11:15.
6, 7. Quale domanda sorge sul fatto che gli abitanti del Paradiso adorino in questo tempio, e che cosa disse Salomone circa il fatto che Dio dimori nell’edificio di un tempio?
6 Questa adorazione, resa sulla terra paradisiaca, significa che i popoli delle nazioni non andranno in cielo? Se non vi andranno, come potranno entrare nel tempio di Dio, dal momento che Rivelazione 11:19 ne parla come del “santuario del tempio di Dio che è in cielo”? Questa è qui una domanda appropriata, ma viene fatta forse perché pensiamo al santuario del tempio di Dio come a un edificio eretto nel cieli invisibili con muri e porta? Or dunque, ricordiamo ciò che un notevole costruttore di un tempio dell’undicesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare disse all’inaugurazione del tempio. Questi fu il sapiente re Salomone, che edificò il primo tempio della sua specie sul monte Moria in Gerusalemme. Rivolgendosi a Dio, Salomone disse:
7 “Ma dimorerà veramente Dio sulla terra? Ecco, i cieli, sì, il cielo dei cieli, essi stessi non ti possono contenere; quanto meno, quindi, questa casa che io ho edificata!” — 1 Re 8:27.
8. Dov’era situata l’“arca del patto”, che cosa rappresentava, e quindi che cosa rappresentava il Santissimo del tempio?
8 Nel santuario del tempio edificato dal re Salomone, la stanza più interna era chiamata il Santissimo ed era un cubo perfetto, lungo, largo e alto venti cubiti. Era per certo grande abbastanza da contenere la terrena, materiale “arca del patto di Geova”, arca che conteneva le due tavolette di pietra su cui il dito di Dio aveva scritto i Dieci Comandamenti. (1 Re 6:19, 20; 8:6-9; Eso. 34:1, 27, 28; 40:20) Ma quella stanza più interna o Santissimo del tempio non era abbastanza grande da contenere la presenza personale di Geova Dio, il Creatore del cielo e della terra. L’arca del patto era la cosa sacra verso cui il sommo sacerdote di Dio aspergeva il sangue dei sacrifici per l’espiazione dei peccati nell’annuale Giorno di Espiazione. In tal modo l’arca rappresentava il trono di Geova Dio nei cieli. Conforme a questo fatto, il Santissimo del tempio, dov’era situata l’arca, raffigurava quella parte degli illimitati cieli dove Dio ha la sua santa residenza. Quel luogo è abbastanza grande da contenerLo.
LA “TENDA” O “TABERNACOLO”
9. Secondo quale struttura fu modellato il tempio di Salomone, e chi erano quelli che entravano nei compartimenti di quella struttura?
9 Il santuario del tempio di cui il re Salomone fu il costruttore fu modellato secondo la sacra tenda o tabernacolo che il profeta Mosè aveva costruito nel deserto del monte Sinai in Arabia. Quella tenda aveva due compartimenti, essendo questi separati l’uno dall’altro mediante una cortina interna. Il primo compartimento, dove i sacerdoti entravano oltrepassando la cortina esterna che dava sul cortile, era chiamato il Santo. Il compartimento più interno, in cui il sommo sacerdote entrava oltrepassando la cortina interna, era chiamato il Santissimo. Quando il sommo sacerdote entrava nel Santissimo portava un bruciatore d’incenso o incensiere per riempire di fumo d’incenso il Santissimo. Questo si faceva per preparare la situazione perché il sommo sacerdote aspergesse il sangue dei sacrifici del Giorno di Espiazione verso l’aurea arca del patto. Il cristiano apostolo Paolo lo descrive, in Ebrei 9:2-10, dicendo:
10. Secondo Ebrei 9:2-10, quali cose erano contenute in quei compartimenti, e chi entrava nei compartimenti, e quando?
10 “Ivi fu costruito il primo compartimento della tenda in cui erano il candelabro e anche la tavola e l’esposizione dei pani; e si chiama ‘il Luogo Santo’. Ma dietro la seconda cortina era il compartimento della tenda chiamato ‘il Santissimo’. Questo aveva un incensiere d’oro e l’arca del patto coperta tutta d’oro, in cui erano una giara d’oro contenente la manna e la verga d’Aaronne [il sommo sacerdote] che germogliò e le tavolette del patto; ma al di sopra di essa erano i gloriosi cherubini che coprivano con la loro ombra il coperchio del propiziatorio. Ma ora non è il tempo di parlare di queste cose nei particolari. Dopo che queste cose sono state costruite in questo modo, i sacerdoti entrano in ogni tempo nel primo compartimento della tenda per compiere i servizi sacri; ma nel secondo compartimento solo il sommo sacerdote entra una volta l’anno non senza sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati di ignoranza del popolo. Così lo spirito santo fa capire che la via del luogo sacro non era ancora stata resa manifesta mentre era in piedi la prima tenda. Questa tenda è un’illustrazione per il tempo fissato che ora è venuto, . . . al tempo fissato per mettere le cose a posto”.
11. Era quella “tenda” un’illustrazione di qualche cosa del passato o di qualche cosa di futuro?
11 Notiamo che lo scrittore dice che la sacra tenda costruita dal profeta Mosè fu “un’illustrazione per il tempo fissato che ora è venuto”. Il “tempo che ora è venuto”, nel caso dello scrittore, era verso l’anno 61 E.V., o nove anni prima che fosse distrutto il tempio di Gerusalemme per opera degli eserciti romani nell’anno 70 E.V. Era anche ventotto anni dopo la morte e risurrezione di Gesù Cristo e la sua ascensione al cielo. Quindi questa tenda costruita da Mosè fu un’“illustrazione” di qualche cosa di futuro e non di qualche cosa di anteriore ai giorni del profeta Mosè. Ai giorni del sommo sacerdote Eli quella “tenda” illustrativa fu chiamata “tempio”. (1 Sam. 1:9; 3:3; si noti anche II Samuele 22:7; Salmi 18:6; 27:4) Così la tenda o tempio costruito da Mosè non fu un’illustrazione di un tempio esistito prima del tempo di Mosè.
12. I fedeli testimoni di Geova anteriori a Mosè avevano forse costruito templi sulla terra, e aveva Geova stesso un tempio nel cielo a quel tempo?
12 Quando pensiamo al tempo anteriore a Mosè, non troviamo nessun racconto della costruzione di un tempio sulla terra da parte di nessun fedele adoratore di Geova Dio, nemmeno da parte dell’uomo Melchisedec, che fu “re di Salem, sacerdote dell’Iddio Altissimo”. (Ebr. 7:1; Gen. 14:18-20) Benché fedeli testimoni di Geova Dio come Abele, Noè, Abraamo, Isacco, Giacobbe e Giobbe offrissero sacrifici a Dio, non Gli costruirono nessun tempio. Or dunque, ebbe Geova Dio un tempio in cielo, sebbene non avesse nessun tempio materiale sulla terra? No! Cioè non un tempio come quello illustrato dalla tenda costruita da Mosè e dal tempio costruito dal re Salomone.
13. Perché non ci fu nessun bisogno di un tempio al termine del sesto giorno dell’attività creativa di Dio, e come si devono intendere i riferimenti al tempio di Geova negli scritti profetici?
13 Per certo, quando Geova Dio creò Adamo ed Eva nella perfezione umana nel giardino di Eden, non ci fu nessun bisogno di tale tempio in cielo. Perché no? Perché in quel tempo dopo la creazione dei perfetti uomo e donna al termine del sesto giorno creativo, quando “Dio vide poi tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”, non c’era nessun peccato in tutta la creazione, sia in cielo che sulla terra. Non c’era nessun bisogno che Dio avesse un sommo sacerdote per offrire sacrifici per l’espiazione dei peccati, né c’era alcun bisogno di un altare nel cortile di un tempio in cui offrire un’offerta per il peccato. (Gen. 1:26-31; 2:7-24) Tali riferimenti a un tempio come quelli che si trovano, per esempio, in Salmo 11:4, Michea 1:2 e Abacuc 2:20, furono profetici e furono scritti dopo che Mosè aveva costruito il tempio della tenda o dopo che Salomone aveva costruito il tempio di Gerusalemme. Questi illustrarono o tipificarono un tempio spirituale che doveva ancora venire all’esistenza.
14. Perché chiediamo se il vero tempio di Geova venne all’esistenza il giorno di Pentecoste dell’anno 33 E.V.?
14 Or dunque, quando venne all’esistenza il vero tempio che era stato illustrato dalla costruzione della tenda per opera di Mosè e dal tempio costruito per opera di Salomone? Venne all’esistenza il giorno festivo di Pentecoste dell’anno 33 E.V., quando fu fondata la congregazione o chiesa cristiana? La ragione per cui lo chiediamo è che l’apostolo Paolo scrisse alla congregazione cristiana del suo giorno, dicendo: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo spirito di Dio dimora in voi? Se alcuno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui; poiché il tempio di Dio è santo, il quale tempio siete voi”. (1 Cor. 3:16, 17) Da quelle parole si potrebbe arguire che la tenda edificata da Mosè e i templi edificati a Gerusalemme dal re Salomone e dal governatore Zorobabele e dal re Erode il Grande raffigurassero o tipificassero la congregazione cristiana come un tempio figurativo. Ma è così? Quale risposta dà alla domanda Paolo stesso?
15. Che cosa dice Ebrei 9:11, 12 di Gesù Cristo come sommo sacerdote?
15 Torniamo a Ebrei, capitolo nove, dove ci siamo interrotti, e continuiamo a leggere queste parole di spiegazione di Paolo: “Comunque, essendo venuto Cristo come sommo sacerdote delle buone cose adempiute per mezzo della tenda più grande e più perfetta non fatta con mani, cioè non di questa creazione, egli entrò una volta per sempre nel luogo santo, no, non con sangue di capri e di giovani tori, ma col proprio sangue e ottenne per noi una liberazione eterna”. — Ebr. 9:11, 12.
16. Nel giudaico Giorno di Espiazione, entrò Gesù col suo proprio sangue nel Santissimo del tempio di Gerusalemme o entrò nella congregazione cristiana come tempio?
16 Gesù Cristo non morì in sacrificio nel giudaico Giorno di Espiazione (10 Tishri) e non entrò con il suo proprio sangue nel Santissimo del tempio di Erode in Gerusalemme. Non avrebbe mai potuto far questo. Non era un sommo sacerdote levita. Il giudaico sommo sacerdote era allora Caiafa ed egli entrò col sangue di un giovane toro e di un capro nel Santissimo del tempio di Gerusalemme il Giorno di Espiazione. Ma non Gesù Cristo. Allora, in quale “luogo santo” entrò egli con il suo proprio sangue? Non nella congregazione cristiana sulla terra, poiché non era stata ancora fondata il giorno della risurrezione di Gesù né il giorno della sua ascensione al cielo dieci giorni prima del giorno festivo di Pentecoste del 33 E.V. Quale fu dunque il “luogo santo” in cui Gesù Cristo entrò prima di quel giorno di Pentecoste? Di nuovo torniamo a Ebrei, capitolo nove, e lasciamo che Paolo dia la risposta:
17. Secondo Ebrei 9:23, 24, dove entrò Gesù Cristo come Sommo Sacerdote?
17 Egli dice: “Perciò era necessario che le rappresentazioni tipiche delle cose dei cieli fossero purificate mediante queste cose, ma le cose celesti stesse con sacrifici che son migliori di tali sacrifici. Poiché Cristo entrò non in un luogo santo fatto con mani, che è una copia della realtà, ma nel cielo stesso, per apparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi”. — Ebr. 9:23, 24.
IL VERO TEMPIO VIENE ALL’ESISTENZA
18, 19. (a) Come dimora Dio in quel vero Santissimo in cui entrò Gesù Cristo? (b) Quale barriera dovette attraversare Gesù Cristo per entrarvi, e come fu questo raffigurato secondo Ebrei 6:18-20?
18 Grazie, Paolo, poiché siamo lieti di apprendere che il luogo santo in cui il risuscitato Gesù Cristo entrò col valore del proprio sangue di sacrificio non fu un luogo santo sulla terra dov’erano allora i suoi pochi discepoli, ma fu il “cielo stesso”, dove si trova la “persona di Dio”, dove Dio stesso dimora personalmente anziché dimorarvi mediante lo spirito. Comunque, quel vero “luogo santo”, cioè il “cielo stesso”, non era tutto ciò che costituiva il vero tempio. Perché no? Perché il Santissimo della tenda e dei templi terreni fatti con mani e dove Dio dimorava mediante il suo spirito non erano tutto ciò che costituiva quelle strutture sacre. Il Santissimo era solo la stanza più interna di quelle strutture terrestri ed era separato dal primo compartimento mediante una cortina. (Matt. 27:50, 51) Questa cortina interna illustrava la barriera carnale che Gesù doveva attraversare per entrare nel Santissimo dei cieli, cioè il suo corpo carnale, la sua umanità. Parlando della sua speranza, Paolo dice:
19 “Noi che siamo fuggiti al rifugio [abbiamo] un forte incoraggiamento ad afferrare la speranza che ci è posta dinanzi. Questa speranza noi l’abbiamo come un’àncora per l’anima, sicura e ferma, ed essa penetra entro la cortina, dove un precursore è entrato a nostro favore, Gesù, il quale è divenuto sommo sacerdote secondo la maniera di Melchisedec per sempre”. — Ebr. 6:18-20.
20. Com’era separato il Santo della tenda dal cortile, e quale oggetto di rame c’era in quel cortile?
20 Ricordiamo che il primo compartimento della tenda o tabernacolo era chiamato il Santo e che era separato da una cortina o parete divisoria dal cortile esterno del santuario del tempio. In quel cortile e di fronte (o a est) del santuario del tempio c’era un grande altare di rame.
21. Da quale altare i sacerdoti giudei non hanno diritto di mangiare, e con il sacrificio di chi ha relazione questo altare?
21 Come lo stesso santuario del tempio, questo altare era tipico. L’apostolo Paolo lo mostra quando parla della differenza fra i sacerdoti giudei e i battezzati discepoli di Cristo e dice: “Noi abbiamo un altare di cui non hanno autorità di mangiare quelli che fanno sacro servizio nella tenda. Poiché i corpi di quegli animali, il cui sangue è portato nel luogo santo dal sommo sacerdote per il peccato, son bruciati fuori del campo. Quindi anche Gesù, affinché santificasse il popolo col proprio sangue, soffrì fuori della porta [cioè fuori della porta di Gerusalemme]”. (Ebr. 13:10-12) L’altare cristiano ha perciò relazione con il sacrificio umano di Gesù. Ma che cos’è questo altare antitipico? Inoltre, che cos’è l’antitipo del primo compartimento o Santo della tenda o tempio terrestre? Cerchiamo di comprenderlo con l’aiuto della Bibbia.
22. (a) Che cosa fu illustrato dalla cortina interna del tempio, e come l’attraversò Gesù? (b) Pertanto, ogni cosa fuori o a est di quella cortina si riferiva a che specie di cose?
22 Quella cortina interna fra il Santissimo e il Santo del tempio rappresenta una linea di divisione. Illustra la barriera carnale che Gesù Cristo doveva attraversare deponendo la sua perfetta carne umana in sacrificio, cedendola per sempre. Ora, giacché il compartimento del Santissimo dentro la cortina interna raffigura il “cielo stesso”, dove Dio dimora non mediante lo spirito ma in persona, tutto ciò che è fuori di quella cortina (o a est d’essa) rappresenterebbe qualche cosa che non è nei cieli invisibili ma qui sulla terra. Avrebbe a che fare con la carne di quelli che adorano e servono Geova Dio qui sulla terra. Questa regola si applicò perciò all’altare di rame. Nel caso dei templi di Salomone e di Erode, l’altare era situato nel cortile interno o cortile dei sacerdoti, dove il sommo sacerdote e i suoi sottosacerdoti compivano i loro doveri sacrificali. Che cosa tipificava questo altare?
L’ALTARE ANTITIPICO
23, 24. (a) Allorché Gesù venne “nel mondo”, che cosa disse riguardo all’attitudine di Dio verso i sacrifici, e perché? (b) Che cosa fu dunque tolto, e mediante che cosa sono santificati i cristiani per mezzo del sacrificio di Cristo?
23 Questo ci è reso chiaro dall’apostolo Paolo in Ebrei, capitolo dieci. Dopo aver descritto come Gesù Cristo in qualità di Sommo Sacerdote di Dio entrò nel cielo stesso per comparire con il valore del proprio sangue dinanzi alla persona di Dio per noi, Paolo prosegue, dicendo:
24 “Poiché siccome la Legge ha un’ombra delle buone cose avvenire, ma non la sostanza stessa delle cose, gli uomini non possono mai con gli stessi sacrifici che si offrono di continuo di anno in anno rendere perfetti quelli che si accostano. . . . poiché non è possibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati. Perciò quando egli viene nel mondo dice: ‘“Non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. Non hai approvato interi olocausti né offerta per il peccato”. Quindi ho detto: “Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà”’. Dopo aver detto prima: ‘Non hai voluto e non hai approvato né sacrifici né offerte né interi olocausti né offerta per il peccato’ — sacrifici che sono offerti secondo la Legge — quindi effettivamente dice: ‘Ecco, io vengo per fare la tua volontà’. Egli sopprime ciò che è primo per stabilire ciò che è secondo. Mediante la quale ‘volontà’ noi siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo una volta per sempre”. — Ebr. 10:1-10.
25. Che cos’era dunque l’altare su cui venne e si presentò Gesù per essere offerto in sacrificio?
25 Da ciò è evidente che l’antitipico equivalente dell’altare di rame nel cortile del tempio è la “volontà” di Dio, il suo voler accettare un perfetto sacrificio umano per cui aveva fatto preparativi, essendo questa “volontà” di Dio predetta in quanto era scritto nel rotolo del libro. (Sal. 40:6-8) Dio non era stato disposto ad accettare l’imperfetto sacrificio umano di Isacco figlio d’Abraamo, ma fu disposto ad accettare il perfetto sacrificio umano del suo unigenito Figlio, Gesù Cristo. Egli non volle e non approvò per sempre i sacrifici animali dell’annuale Giorno di Espiazione, ma, secondo la Sua volontà e il Suo proposito, volle effettivamente un sacrificio umano perfetto che espiasse i peccati umani, che in realtà ‘togliesse i peccati’. Gesù Cristo venne a fare la volontà di Dio e fu in base alla volontà di Dio come su un altare che fu accettata la presentazione del perfetto Gesù per il sacrificio umano e fu offerto il suo preparato, perfetto corpo umano. Questo perfetto sacrificio umano sull’altare della “volontà” di Dio portò in realtà la santificazione ai discepoli di Cristo. Ecco perché Paolo aggiunse: “Mediante la quale ‘volontà’ noi siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo”. — Ebr. 10:10.
26. Perché i sacerdoti giudei non hanno autorità di mangiare dell’“altare” di cui mangiano i sottosacerdoti cristiani?
26 E questa è anche la ragione per cui Paolo disse in seguito: “Abbiamo un altare di cui non hanno autorità di mangiare quelli che fanno sacro servizio nella tenda. . . . Quindi anche Gesù, affinché santificasse il popolo col proprio sangue, soffrì fuori della porta”. (Ebr. 13:10-12) Cioè noi cristiani che siamo sottosacerdoti spirituali abbiamo un sacrificio per l’espiazione dei peccati sull’altare della “volontà” di Dio da cui i sacerdoti che servono nel tempio di Erode in Gerusalemme non hanno nessuna autorità di mangiare il sacrificio a causa della loro mancanza di fede in Gesù Cristo, il vero Sommo Sacerdote di Geova, Mediatore del nuovo patto di Geova.
27. Quando si presentò Gesù per il sacrificio, e quale base per il sacrificio venne allora all’esistenza, e quale antitipico “giorno” cominciò allora?
27 Quando venne Gesù come perfetto essere umano per presentarsi in sacrificio sull’altare della “volontà” di Dio prescritta nel rotolo del libro? Questo avvenne al tempo in cui si presentò a Giovanni Battista nell’anno 29 E.V. per essere immerso nel fiume Giordano. Che Geova Dio accettasse il sacrificio di Gesù è manifesto, poiché dopo il battesimo in acqua di Gesù fu versato da Geova il suo spirito santo su Gesù ed egli fu reso Cristo o Unto e dal cielo egli disse udibilmente: “Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato”. (Matt. 3:13-17; Giov. 1:29-34) Di conseguenza fu in quel tempo che l’antitipico “altare” di Dio venne all’esistenza e che ci fu su di esso un’accettevole offerta per il peccato. Da allora in poi Gesù Cristo camminò nell’antitipico cortile dei sacerdoti soprintendendo al suo sacrificio umano fino alla morte. Il grande antitipico Giorno di Espiazione era cominciato e Gesù Cristo come Sommo Sacerdote di Dio serviva al vero “altare” spirituale di Dio in un modo simile a quello in cui il sommo sacerdote aaronnico aveva servito nel tempio di Gerusalemme nell’annuale Giorno di Espiazione, il 10 Tishri. — Ebr. 8:1-6.
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Radunamento di tutte le nazioni a un tempio per adorareLa Torre di Guardia 1973 | 15 giugno
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Radunamento di tutte le nazioni a un tempio per adorare
1. Come Geova fece di Gesù un sacerdote spirituale, e quale santuario spirituale prese allora forma?
ORA il grande tabernacolo del santuario spirituale di Geova Dio prese forma. In che modo? Perché ora l’antitipico “Santo” del tempio spirituale di Dio venne all’esistenza. Questo avvenne perché Dio versò il suo spirito santo su Gesù e fece di Gesù un sacerdote spirituale. Dio generò Gesù con il suo spirito per farne un Figlio spirituale di Dio, rivestito dell’onore di un sacerdote più alto di quello del sommo sacerdote giudeo terreno della famiglia di Aaronne.
2. In quale condizione venne così a essere Gesù, e in quale parte dello spirituale tempio di Geova poté entrare, per farvi che cosa?
2 Quindi Paolo scrive: “Uno prende questo onore non da sé, ma solo quando è chiamato da Dio, come lo fu anche Aaronne. E così il Cristo non glorificò se stesso divenendo sommo sacerdote, ma fu glorificato da colui che disse a suo riguardo: ‘Tu sei mio figlio; oggi, io son divenuto tuo padre’. Come dice pure in un altro luogo: ‘Tu sei sacerdote per sempre secondo la maniera di Melchisedec’”. (Ebr. 5:4-6) Gesù venne così a essere nella condizione di uno generato dallo spirito, nonostante che fosse ancora nella carne. In questa condizione poté entrare nell’antitipico “Santo” del tempio spirituale di Geova. In quel “Santo” poté offrire incenso di preghiere, lodi e servizio a Dio simili a incenso.
3. (a) Quale altro compartimento dello spirituale tempio di Geova prese pure forma, e con quali caratteristiche in esso? (b) Pertanto lo spirituale tempio di Geova da quando cominciò a funzionare?
3 Ora, inoltre, il Santissimo del tempio spirituale di Dio prese forma, vale a dire quella definita area del cielo dove Geova Dio in persona siede sul trono al di sopra dei cherubini celesti, come su un seggio di misericordia o “coperchio del propiziatorio”. (Sal. 80:1; Num. 7:89; Ebr. 9:4, 5) In questa area celeste che ora ha assunto le caratteristiche di un compartimento o stanza più interna del Santissimo, Geova è seduto sul trono come al di sopra del celeste coperchio del propiziatorio dell’arca del nuovo patto, pronto e disposto a essere propiziato, placato, intenerito da una soddisfacente offerta per il peccato, il perfetto sacrificio umano del suo Sommo Sacerdote Gesù Cristo al culmine del grande antitipico Giorno di Espiazione. (Lev. 16:1-34) Così ora il grande antitipico tempio spirituale di Geova Dio era venuto all’esistenza, con i suoi antitipici Santissimo e Santo e cortile con il suo altare del sacrificio. Dal battesimo di Gesù nel fiume Giordano nel 29 E.V. il vero tempio di Geova funzionava, con benedizioni in serbo per tutto il genere umano.
4. (a) Quando fu che Geova portò Gesù Cristo al di là della “cortina” perché entrasse nel vero Santissimo, e come? (b) Quando finì l’antitipico Giorno di Espiazione, e come?
4 Ora, la sola cosa che separava Gesù Cristo quale Sommo Sacerdote dal vero Santissimo di Geova era quella “cortina” simbolica, quella barriera dell’organismo carnale. “Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio”. (1 Cor. 15:50) Per questa ragione Gesù Cristo completò il suo perfetto sacrificio umano sull’“altare” di Dio morendo come innocente vittima nel Giorno di Pasqua, il 14 Nisan dell’anno 33 E.V. Ma il terzo giorno della morte di Gesù, cioè il 16 Nisan, Dio Onnipotente portò il suo Sommo Sacerdote Gesù Cristo al di là di quella “cortina” intermedia, destandolo dai morti non come Sommo Sacerdote di carne e sangue, ma come Sommo Sacerdote nello spirito, partecipe della “natura divina” e rivestito d’immortalità. (1 Piet. 3:18; 1 Cor. 15:42-54; 2 Piet. 1:4) La “cortina” del tempio, che illustrava la barriera carnale, in realtà era ora scomparsa per il risuscitato Gesù Cristo e così il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione poté ascendere al cielo stesso e comparire dinanzi alla persona di Dio col prezioso valore del suo sangue per l’espiazione dei peccati, presentandolo al trono propiziatorio di Dio a favore di tutto il genere umano. Con tale presentazione il grande antitipico Giorno di Espiazione giunse alla fine.
LA CONGREGAZIONE DI SOTTOSACERDOTI SPIRITUALI
5, 6. (a) Quando cominciò Gesù Cristo a edificare la sua congregazione su di sé quale Roccia? (b) In che modo i membri della congregazione divennero sottosacerdoti spirituali, e come ne parla I Pietro 2:5, 9?
5 Alla luce di tutto quanto precede, nulla potrebbe essere più chiaro del fatto che la tenda costruita da Mosè e i templi edificati da Salomone, Zorobabele ed Erode in Gerusalemme non raffigurarono la congregazione dei discepoli di Cristo. Quella congregazione cristiana non venne all’esistenza fino al cinquantesimo giorno dopo la risurrezione di Gesù e quindi dopo ch’era asceso al cielo ed era comparso nel “cielo stesso” dinanzi alla persona di Dio a loro favore. Parlando di sé come della simbolica Roccia, Gesù disse ai suoi dodici apostoli: “Su questo masso di roccia edificherò la mia congregazione, e le porte dell’Ades non la sopraffaranno”. (Matt. 16:18) Egli cominciò a edificare questa congregazione spirituale il festivo giorno di Pentecoste dieci giorni dopo la sua ascensione al cielo nel 33 E.V. Egli ricevette da Dio lo spirito santo e lo convogliò sui suoi discepoli che attendevano sulla terra in Gerusalemme. In questa maniera essi furono generati dallo spirito e come risultato divennero figli spirituali di Dio. Mediante questo stesso spirito furono unti per divenire sottosacerdoti spirituali sotto il loro Sommo Sacerdote Gesù Cristo. (Atti 2:1-36) L’apostolo Pietro ne parla, dicendo:
6 “Voi pure, come pietre viventi, siete edificati quale casa spirituale in vista di un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Ma voi siete una ‘razza eletta, un regal sacerdozio, una nazione santa, un popolo di speciale possesso, affinché dichiariate le eccellenze’ di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”. — 1 Piet. 2:5, 9.
7. Come sottosacerdoti spirituali, in quale antitipica area sono portati e inoltre in quale compartimento del tempio spirituale, per fare che cosa in quei luoghi?
7 Questa “casa spirituale” è fatta di “pietre viventi” che sono sottosacerdoti di Gesù Cristo. A loro viene detto: “Quindi, fratelli santi, partecipi della chiamata celeste, considerate l’apostolo e sommo sacerdote che noi confessiamo, Gesù”. (Ebr. 3:1) Come una casa di tali sottosacerdoti essi offrono “sacrifici spirituali accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo”. (1 Piet. 2:5) Ciò significa che sono stati introdotti nell’antitipico cortile dov’è situato l’antitipico “altare” di Dio, per offrirvi i loro “sacrifici spirituali”, in base alla “volontà” di Dio. Questo significa pure che, nella loro condizione di generati dallo spirito quali figli spirituali di Dio, sono stati portati nell’antitipico primo compartimento o “Santo” del tempio spirituale di Dio. Vi godono la luce spirituale come da un aureo candelabro a sette bracci e mangiano cibo spirituale come dall’aurea tavola dei pani di presentazione e innalzano preghiere, lodi e servizio a Geova Dio come se stessero sullo stazionario aureo altare dell’incenso che era davanti alla cortina interna.
8. (a) Or dunque, che cosa raffigurò il Santo della tenda o del tempio? (b) Che cosa raffigurò il cortile dei sacerdoti?
8 Da questo punto di vista, il Santo del tempio raffigurò o tipificò la condizione dei generati dallo spirito del sacerdozio spirituale di Dio anche mentre i membri d’esso sono ancora nel corpo terrestre, nella carne. È una speciale relazione spirituale verso Dio che è separata da quelli di fuori come da una cortina così che essi non possono discernerla o apprezzarla. Il cortile dei sacerdoti dov’era situato l’altare di rame raffigura la loro speciale condizione umana dinanzi a Dio. Egli li considera non come imperfetti, condannati peccatori non idonei a servire presso il suo “altare” spirituale, ma come pentiti, convertiti, battezzati discepoli di Gesù Cristo che reputa giusti, senza peccato, a causa della loro fede in Dio e per mezzo del sangue di espiazione del Sommo Sacerdote Gesù Cristo. (Rom. 5:1, 9; 8:1; 3:24-26) Quindi il cortile del tempio con il suo altare di rame raffigurò o tipificò la giusta condizione dei sottosacerdoti spirituali di Dio in quanto ai loro corpi carnali.
9. (a) In che modo questi spirituali sottosacerdoti entrano nell’antitipico Santissimo, e vi entrano forse con un sacrificio espiatorio? (b) Come renderanno servizio in quel Santissimo?
9 Poiché “carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né la corruzione eredita l’incorruzione”, questi sottosacerdoti generati dallo spirito che sono sotto Cristo devono pure oltrepassare la barriera carnale raffigurata da quella “cortina” interna del tempio. Fanno ciò adempiendo il loro sacerdozio spirituale sulla terra fino alla morte umana, dopo di che, nel tempo stabilito da Dio, egli li risuscita dai morti con la risurrezione di Cristo, cioè come creature spirituali dalla natura divina e arricchite d’immortalità e incorruzione. Com’è scritto: “È seminato [nella morte] corpo fisico, è destato corpo spirituale”. (1 Cor. 15:42-44; Rom. 6:4, 5) In questo modo saranno introdotti alla presenza personale dell’Iddio Altissimo, ma, naturalmente, non per offrirgli alcun sacrificio per l’espiazione dei peccati. Tutto questo è stato compiuto dal Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo, nell’antitipico Giorno di Espiazione. (Ebr. 10:19-22) Ma, essendo allora uniti al loro Sommo Sacerdote in cielo, potranno rendere servizio come “sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni”. — Riv. 20:4, 6.
10. In I Corinti 3:9, 16, 17 a quale edificio Paolo paragona la congregazione cristiana, ma che cosa non si deve intendere con ciò, e perché?
10 Mentre sono sulla terra, essi sono paragonati a parecchie cose. Per esempio, in I Corinti 3:9, viene detto loro dall’apostolo Paolo: “Voi siete il coltivato campo di Dio, l’edificio di Dio”. Chiediamo: Quale “edificio”? La risposta è data nei versetti sedici e diciassette: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo spirito di Dio dimora in voi? Se alcuno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui; poiché il tempio di Dio è santo, il quale tempio siete voi”. Questo non vuol dire o non significa che siano il tempio raffigurato o tipificato dalla tenda costruita da Mosè e dai templi di Gerusalemme. In quel tempio di cui Paolo parla nel libro di Ebrei dimora Dio in persona, essendovi egli personalmente presente. Ma il tempio di cui Paolo dice che è la congregazione non ha la presenza personale di Dio. In questo tempio simbolico dimora semplicemente lo spirito di Dio. Dio vi dimora meramente per mezzo del suo spirito, perché i suoi membri sono nella carne sulla terra.
11. In che modo il soggetto del fondamento mostra che c’è una differenza fra la congregazione come tempio e il tempio di Geova nei cieli?
11 Il tempio di Dio nei cieli non è edificato sul fondamento degli apostoli e dei profeti cristiani. Ma la congregazione cristiana come tempio è edificata sugli apostoli e profeti cristiani. In Efesini 2:20-22 l’apostolo Paolo scrive: “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, mentre Cristo Gesù stesso è la pietra angolare. Unitamente a lui l’intero edificio, essendo armoniosamente collegato, cresce in un tempio santo a Geova. Unitamente a lui, anche voi siete edificati insieme in un luogo che Dio abiti mediante lo spirito”.
12. (a) Che cosa dimora nella congregazione sulla terra per cui essa è paragonata a un tempio, eppure dov’è essa nel grande tempio spirituale di Dio? (b) Come “tempio” del vero Dio sulla terra, che cosa non deve ammettere la congregazione entro di essa?
12 Siccome lo spirito di Dio dimora entro questo corpo armoniosamente organizzato di sottosacerdoti spirituali di Cristo questa congregazione è chiamata “tempio” di Geova Dio. La sua presenza personale è lassù nel celeste Santissimo del suo grande tempio spirituale. Nel compartimento del “Santo” del grande tempio spirituale questa classe del tempio si trova ancora sulla terra. Essendo paragonata a un tempio sulla terra in cui Geova dimora mediante il suo spirito, questa congregazione generata dallo spirito non deve ammettere entro di essa nessuna specie di idolatria o adorazione di falsi dèi. “Quale accordo ha il tempio di Dio con gli idoli?” chiede l’apostolo Paolo e poi aggiunge la spiegazione: “Poiché noi siamo il tempio dell’Iddio vivente; come Dio disse: ‘Risiederò fra loro e camminerò fra loro, e io sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo’”. — 2 Cor. 6:16.
GLI ADORATORI AFFLUISCONO AI CORTILI DEL TEMPIO
13. Allorché la congregazione generata dallo spirito scomparirà dalla scena terrestre, quale condizione, raffigurata da un compartimento del tempio, scomparirà?
13 Questa congregazione generata dallo spirito che è paragonata a un tempio dev’essere trattata come santa. A suo tempo questa congregazione scomparirà dalla scena terrestre. Con la loro scomparsa, la condizione di generati dallo spirito dei sottosacerdoti spirituali (raffigurata dal compartimento del Santo del tempio di Gerusalemme) scomparirà dall’esistenza. Questi sottosacerdoti spirituali avranno oltrepassato la barriera carnale (raffigurata dalla cortina interna del tempio) entrando nel Santissimo celeste con la loro morte nella carne e con la loro risurrezione nello spirito.
14. Come Rivelazione 21:1, 2 raffigura la congregazione dei 144.000 sottosacerdoti nel celeste Santissimo?
14 Quale santo privilegio sarà per i 144.000 sottosacerdoti dello spirituale tempio di Geova trovarsi nel suo Santissimo, dinanzi alla medesima persona di Geova Dio! Questo aspetto non fu raffigurato nel caso dei sottosacerdoti che prestavano servizio nel tempio di Gerusalemme, ma è stupendamente raffigurato nell’ultimo libro della Sacra Bibbia. Ivi la congregazione dei 144.000 sottosacerdoti che prestano servizio sotto Gesù Cristo, il Sommo Sacerdote di Geova, è paragonata alla sua sposa nel giorno delle nozze. Con belle espressioni il cristiano apostolo Giovanni descrive questa sposa composita, dicendo: “E vidi un nuovo cielo e una nuova terra; poiché il precedente cielo e la precedente terra erano passati, e il mare non è più. E vidi la città santa, la Nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, e preparata come una sposa adorna per il suo marito”. — Riv. 21:1, 2.
15. Come si può paragonare l’antica Gerusalemme terrestre con la celeste Nuova Gerusalemme in quanto ad avere l’edificio di un tempio?
15 Ricordiamo che l’antica Gerusalemme terrestre, fino all’anno della sua distruzione a opera degli eserciti romani nell’anno 70 E.V., ebbe in essa uno splendido tempio. Ma che dire della celeste Nuova Gerusalemme che l’apostolo Giovanni vide in visione circa ventisei anni dopo la distruzione dell’antico tempio di Gerusalemme nel 70 E.V.? Mentre Giovanni continua la sua piacevole descrizione della celeste Nuova Gerusalemme ci narra, dicendo: “E non vidi in essa alcun tempio, poiché Geova Dio, l’Onnipotente, è il suo tempio, e lo è l’Agnello. E la città non ha bisogno del sole né della luna che risplendano su di essa, poiché la gloria di Dio la illuminò, e la sua lampada era l’Agnello. E le nazioni cammineranno mediante la sua luce”. — Riv. 21:22-24.
16. Che si può dire del luogo dei 144.000 sottosacerdoti che rende superfluo l’edificio di un tempio nella Nuova Gerusalemme, e come Geova stesso ne è il tempio?
16 Perché dovrebbe la celeste Nuova Gerusalemme avere un tempio in essa, un separato edificio per i 144.000 sottosacerdoti che vi rendano servizio e così rendano indirettamente sacro servizio a Dio per mezzo di un edificio intermedio? Perché, dato che sono dinanzi alla medesima persona di Dio e “vedranno la sua faccia”? (Riv. 22:4) Geova Dio stesso è il tempio della Nuova Gerusalemme. La celeste Nuova Gerusalemme non è il tempio. No, Geova Dio l’Onnipotente è il tempio. Egli riempie il luogo, occupa il luogo, di un tempio per la città celeste. Poiché egli è lì non mediante lo spirito, ma con la medesima persona, elimina la necessità di un separato edificio mediante cui gli abitanti della Nuova Gerusalemme, i 144.000 sottosacerdoti, lo adorino e lo servano indirettamente. Gli rendono dunque sacro servizio in maniera diretta sotto il sommo sacerdozio dell’Agnello, Gesù Cristo.
17. In che modo anche l’Agnello, con Geova Dio, è il tempio della Nuova Gerusalemme?
17 Ecco perché l’Agnello partecipa con Geova essendo il tempio della Nuova Gerusalemme. Come dice Rivelazione 21:22: “E lo è l’Agnello”. Egli è in persona nel Santissimo del tempio spirituale di Geova. Ha già offerto a Dio direttamente il sacrificio per l’espiazione dei peccati dell’antitipico Giorno di Espiazione. Come Sommo Sacerdote di Geova a somiglianza di Melchisedec, è seduto alla destra di Dio.
18. In quale area dello spirituale tempio di Geova trarranno beneficio le persone dal Giorno di Espiazione, e a indicare ciò per chi erano offerti i sacrifici del Giorno di Espiazione?
18 Nonostante che lì non ci sia più una condizione di generati dallo spirito dei 144.000 sottosacerdoti tipificata dal compartimento del Santo del tempio, i cortili terrestri del grande tempio spirituale di Geova continueranno a esistere. Sulla terra le persone trarranno beneficio dal Giorno di Espiazione di Geova in quei cortili. Questo corrisponde felicemente al fatto che l’offerta per il peccato del Giorno di Espiazione era fatta non semplicemente per la famiglia sacerdotale ma per tutto il resto del popolo che adorava Geova al suo tempio.
19. (a) Chi disse il profeta Zaccaria che si sarebbe unito a Geova “in quel giorno” e avrebbe implorato il suo favore? (b) Come se fosse un provvedimento per una tal cosa, quale ulteriore cortile conteneva il tempio di Erode in Gerusalemme, e per quali non Israeliti pregò Salomone quando inaugurò il tempio?
19 Quando Zaccaria profeta di Dio profetizzava in relazione con la ricostruzione del tempio di Gerusalemme nel sesto secolo avanti la nostra Èra Volgare, fu ispirato a dire: “E molte nazioni per certo si uniranno a Geova in quel giorno, ed effettivamente diverranno mio popolo; e per certo risiederò in mezzo a te”. “E verranno molte nazioni e genti numerose a cercare il Signore degli eserciti in Gerusalemme e ad implorare il favore del Signore”. (Zacc. 2:11; 8:22, PIB) In armonia con questa profezia che non Israeliti sarebbero venuti ad adorare Geova al suo tempio, il tempio che fu costruito dal re Erode, il quale sostituì il tempio che era stato costruito nel giorno del profeta Zaccaria, conteneva non solo il cortile dei sacerdoti con il suo altare, e anche il cortile d’Israele e il cortile delle donne, ma per di più il cortile dei Gentili o dei non Israeliti. Anche secoli prima di ciò, il re Salomone, quando inaugurò il primo tempio di Gerusalemme, pregò per gli stranieri che sarebbero venuti da paesi lontani ad adorare nel tempio di Geova. — 1 Re 8:41-43; 2 Cron. 6:32, 33.
20. Da quando, in particolare, ha avuto adempimento quella profezia di Zaccaria, e perché lo vediamo da quel tempo in poi?
20 La profezia proferita molto tempo fa da Zaccaria ha già adempimento nel nostro giorno, particolarmente dall’anno 1935 E.V. Ciò significa un adempimento mentre c’è ancora un rimanente dei sottosacerdoti spirituali sulla terra, i quali rendono servizio nel compartimento del Santo dello spirituale tempio di Geova. Per questa ragione la “grande folla” di stranieri che affluiscono da ogni parte della terra ai cortili dello spirituale tempio di Geova hanno contatto e associazione con questi sottosacerdoti spirituali ancora sulla terra. La data del 1935 E.V. contrassegna l’anno in cui si notò che la “grande folla” di non sacerdotali adoratori di Geova cominciava ad affluire al tempio, perché in quel memorabile anno fu spiegata secondo i fatti del giorno la profezia di Rivelazione 7:9-17 inerente alla “grande moltitudine” o “grande folla”. (Si veda La Torre di Guardia [inglese] del 1º e del 15 agosto 1935). Mentre consideriamo la visione di Rivelazione vista dall’apostolo Giovanni, è come se vedessimo l’internazionale “grande folla” di adoratori celebrare l’antitipica Festa delle Capanne al tempio di Geova.
21. Come descrive Giovanni questa “grande folla” in Rivelazione 7:9-15?
21 Narrandoci quello che vede, Giovanni dice: “Ed ecco, una grande folla, che nessun uomo poteva numerare, di ogni nazione e tribù e popolo e lingua, che stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di lunghe vesti bianche; e nelle loro mani erano rami di alberi delle palme. E continuano a gridare ad alta voce, dicendo: ‘La salvezza la dobbiamo al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello’. . . . ‘Questi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello. Perciò sono davanti al trono di Dio; e gli rendono sacro servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono spiegherà su loro la sua tenda’”. — Riv. 7:9-15.
22. (a) In relazione al tempio spirituale di Dio, dov’è che Lo serve giorno e notte quella “grande folla”? (b) Come mostra la visione di Giovanni che il tempio spirituale ha sopravvissuto alla “grande tribolazione”, e quali benefici vi accetta la “grande folla”?
22 Questa bella visione presenta l’internazionale “grande folla” che serve Geova nel suo tempio, cioè nei terrestri cortili riservati a quelli che non sono Israeliti spirituali, come se fossero nel “cortile dei Gentili”. Ah, sì, nella visione dell’apostolo Giovanni il grande tempio spirituale di Geova Dio ha sopravvissuto alla “grande tribolazione” di questi ultimi giorni, poiché questa “grande folla” ha sopravvissuto alla “grande tribolazione” e si trova nel tempio di Geova, agitando rami di alberi delle palme come il tradizionale ramo di albero di palma festivo (il lulaba) che era agitato dal popolo durante la Festa delle Capanne. A Geova Dio e al suo Agnello di sacrificio, Gesù Cristo, essi attribuiscono la loro salvezza e ora sono avviati per un’eterna vita di felicità e servizio divino nel nuovo ordine di cose di Dio su una terra paradisiaca. (Riv. 7:16, 17) Con gratitudine accettano i benefici dell’offerta per il peccato provveduta nel grande Giorno di Espiazione di Geova. — Lev. 16:1-34.
23. (a) Perché quella “grande folla” non sarà l’unica ad affluire ai terrestri cortili del tempio spirituale durante il millenario Sommo Sacerdozio di Cristo? (b) Per ottenere la vita eterna sulla terra a quale osservanza dovranno partecipare?
23 Comunque, questi sopravvissuti della “grande tribolazione” con cui questo attuale sistema di cose finirà non sono i soli che affluiranno a quei cortili di salvezza. Durante il millenario Sommo Sacerdozio dell’Agnello Gesù Cristo insieme ai suoi 144.000 sottosacerdoti spirituali nel reame celeste del tempio spirituale di Geova, ci sarà una “risurrezione dei giusti e degli ingiusti”. (Atti 24:15; Riv. 20:4, 6, 11-14) Tutti questi dovranno venire ai cortili del tempio spirituale di Geova e unirsi per servirlo e anche celebrare gioiosamente la grande Festa delle Capanne antitipica. Non c’è salvezza per la vita eterna nel paradiso terrestre in nessun altro modo. Gli ultimi sei versetti della profezia di Zaccaria pare lo indichino. Tutti i risuscitati che desiderano la vita eterna sulla terra dovranno venire al tempio spirituale “per inchinarsi al Re, Geova degli eserciti” e a “celebrare la festa delle capanne”. Quale indicibile tempo di gioia sarà per quelli che faranno questo! — Zacc. 14:17, 18.
24. (a) Qual è il tempio che Geova Dio riconosce, e a quale tempio devono venire tutti quelli che ottengono la vita nel nuovo ordine di Dio? (b) Quelli che sono già nei cortili quale notizia hanno ora il privilegio di comunicare ad altri?
24 Benedetta è anche la prospettiva che oggi tutti abbiamo mentre siamo nei cortili del tempio spirituale di Geova, sia che alcuni di noi siamo nell’interno cortile dei sacerdoti o che il maggior numero di noi siamo nei cortili degli adoratori non sacerdotali dell’Altissimo Dio, Geova degli eserciti. Questo è l’unico tempio che l’Iddio della salvezza riconosce. È il solo tempio a cui le persone di tutte le nazioni devono venire per impegnarsi nella pura adorazione e in tal modo ottenere la salvezza eterna nel giusto nuovo ordine di Dio. Tale tempio è ora aperto per il radunamento di tutti quelli che cercano il solo vivente e vero Dio. Questa è davvero una grande notizia inerente agli avvenimenti dei nostri tempi meravigliosi. È lo splendido privilegio di tutti noi che serviamo nei cortili del tempio spirituale di Geova comunicare questa salvifica buona notizia a tutti gli altri, prima che venga la “grande tribolazione”.
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