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La voce interiore della coscienzaLa Torre di Guardia 1975 | 15 settembre
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La voce interiore della coscienza
“Tutte le volte che persone delle nazioni che non hanno legge fanno per natura le cose della legge, . . . dimostrano come le cose della legge siano scritte nei loro cuori, mentre la loro coscienza rende testimonianza con loro”. — Rom. 2:14, 15.
1, 2. (a) Qual è oggi la situazione rispetto alle norme morali? (b) Perché in particolare dal 1914 occorre una guida morale?
OGGI ciò che è “giusto” o “sbagliato” è soggetto a continuo cambiamento. In un discorso su “Moralità pubblica” il dott. Emanuel Demby dichiarò: “Una ragione importante per cui ci è così difficile stabilire l’esatta natura morale dei nostri tempi è che siamo in un periodo di grande transizione”. Quelle che solo alcuni anni fa erano estesamente seguìte come le norme accettate sono state modificate o sostituite. E diventando la vita sempre più complessa, chi può dire quanto sono valide le nuove norme, o quanto dureranno? Quale guida c’è?
2 Questa situazione si presenta particolarmente a noi che viviamo dal 1914. Perché specialmente da allora? Il dott. Archibald Chisholm osservò: “Lo sconvolgimento nel pensiero e nella morale è stato così grande, che secondo alcuni dovremmo considerare di vivere nell’anno [61] A.B. (anno belli [l’anno della guerra]), indicando così la loro veduta che iniziò una nuova epoca con lo scoppio” della prima guerra mondiale. Il fatto stesso che dal 1914 c’è stato un simile sconvolgimento nel pensiero e nella morale dà risalto al nostro bisogno di una voce che ci guidi, che ci impartisca la giusta direttiva.
3. Quali domande sorgono in quanto a fare assegnamento sulla coscienza?
3 Molti che sono consapevoli di questo bisogno esprimono l’idea che in ultima analisi ciascuno dovrebbe fare assegnamento sulla propria coscienza. Dicono: “Fatti guidare dalla coscienza”. Per “coscienza” intendono che ciascuno pare abbia dentro di sé una “voce”, un senso interiore che dice loro ciò ch’è giusto o sbagliato. Ma è così in ogni caso? Sapete qual è la fonte della coscienza e quanto è estesa? Inoltre, quanto è fidato questo senso interiore? Anche se altri possono fidarsi della propria coscienza, che dire di voi?
DA DOVE VIENE LA COSCIENZA?
4. Secondo alcuni esperti del mondo, qual è l’origine della coscienza?
4 Se vi rivolgeste agli intellettuali e ai filosofi per farvi spiegare l’origine della coscienza, essi potrebbero dirvi che si tratta solo del prodotto sociale dell’evoluzione. L’opinione dell’evoluzionista Charles Darwin era “che qualsiasi animale, dotato di chiari istinti sociali, . . . acquisterebbe inevitabilmente un senso morale o coscienza, non appena le sue facoltà intellettive fossero ben sviluppate come nell’uomo o quasi altrettanto”. E Sigmund Freud ritenne si potesse “respingere il suggerimento di una originale — si potrebbe dire naturale — capacità di distinguere il bene dal male”.
5. Sostiene la Bibbia queste vedute in merito alla coscienza dell’uomo?
5 Ma tali vedute danno forse la vera spiegazione? Il più antico, coerente e fidato racconto della storia e delle opere dell’uomo risponde di no! In primo luogo, la Bibbia dichiara correttamente ciò che è stato confermato dall’onesta osservazione scientifica, che tutti gli organismi viventi si riproducono ‘secondo la loro specie’. Pertanto l’uomo non è il semplice prodotto dell’evoluzione né lo è la sua coscienza. (Gen. 1:21-26) La Bibbia, inoltre, identifica con accuratezza l’origine della voce che è dentro di voi, la vostra coscienza. Essa mostra perché — nonostante gli sforzi di uomini come Hitler, che si vantò: “Libero l’uomo dalla degradante chimera detta coscienza” — in tutta la terra gli uomini continuano ad avere una coscienza. E ci può essere utile usare la coscienza e trarne profitto.
6, 7. (a) Che cosa indica la Parola di Dio in merito all’origine della coscienza? (b) Che cos’era la coscienza di Adamo?
6 Le Scritture ci dicono che il Creatore fece l’uomo a Sua immagine, con l’intelligenza e un senso morale, così come li ha Dio. (Gen. 1:27) E sin dall’inizio il primo uomo fu da Dio dotato della coscienza; non fu qualcosa che si sviluppasse semplicemente man mano che si formava la società. Lo si può vedere nel racconto delle azioni e dell’atteggiamento di Adamo dopo che ebbe violato il comando di Dio riguardo all’albero della conoscenza del bene e del male. (Gen. 2:17) Il racconto dice che allora Adamo ed Eva “andarono a nascondersi dalla faccia di Geova Dio fra gli alberi”. E quando Geova parlò, Adamo non rispose subito. Perché no? Perché si sentiva colpevole; era come se dentro di lui ci fosse una voce che lo condannava, che lo accusava, che attestava il suo peccato. — Gen. 3:7-10.
7 Il più antico racconto storico disponibile indica dunque che la coscienza dell’uomo si manifestò sin dall’inizio. In modo interessante, nel primo secolo E.V. lo storico giudeo Giuseppe Flavio, scrivendo in greco, indicò che la riluttanza di Adamo a rispondere a Dio fu la prova della sua “cattiva coscienza”. Per la parola “coscienza” Giuseppe Flavio usò il termine greco syneiʹdesis, che letteralmente significa “avere con sé conoscenza di qualcosa” o “con conoscenza”. La coscienza di Adamo veniva da Dio; era il suo intimo senso morale, e coinvolgeva la sua mente intelligente. Poiché Adamo era stato creato a immagine di Dio, quando agì in modo contrario alle qualità o alla rivelata volontà di Dio ebbe un conflitto interno. Ma che relazione ha questo coi nostri sentimenti e con le nostre azioni? Fu trasmessa la coscienza ai discendenti di Adamo? Sì, tanto le prove bibliche quanto quelle non bibliche indicano che fu trasmessa, anche a ciascuno di noi che siamo in vita oggi.
8. Quale successivo racconto biblico rispecchia l’esistenza di un ereditato senso morale?
8 Notate il racconto storico di quanto accadde a Giuseppe oltre duemila anni dopo il peccato di Adamo. Giuseppe era schiavo nella casa di Potifar, funzionario della corte egiziana. Tentata forse dalla sua mascolina bellezza, la moglie di Potifar cercò di sedurre Giuseppe. Essendo egli solo uno schiavo, poteva facilmente sentirsi obbligato a ubbidirle, forse con la speranza di migliorare la propria posizione. Tuttavia, Giuseppe respinse nettamente le proposte immorali di lei, dicendo: “Come potrei dunque commettere questa grande empietà e peccare effettivamente contro Dio?” (Gen. 39:1-9) Che cosa spinse Giuseppe a considerare l’adulterio come un peccato contro Dio?
9. Perché Giuseppe respinse l’adulterio come un ‘peccato contro Dio’?
9 Egli non rispose così perché ci fosse una legge scritta di Dio che vietasse l’adulterio, come quella inclusa solo in seguito nei Dieci Comandamenti. (Eso. 20:14) E Giuseppe era in Egitto, lontano da qualsiasi pressione familiare o da regole patriarcali. È chiaro che fu la coscienza di Giuseppe ad agire. L’adulterio andava contro il suo senso morale. Probabilmente egli “sentiva” che era male prendere ciò che non gli apparteneva, la moglie di un altro. E poteva aver rinforzato questo sentimento riflettendo sul fatto che un uomo e sua moglie sono “una sola carne”, fatto che Adamo conosceva bene. (Gen. 2:24; Matt. 19:4, 5) Inoltre, aveva udito le esperienze di Abraamo e Isacco, che non approvarono l’adulterio. (Gen. 20:1-18; 26:7-11) Quindi, anche senza una legge contro l’adulterio la coscienza di Giuseppe lo indusse a respingerlo.
10. Qual è la prova che anche altri popoli ereditarono la facoltà della coscienza?
10 Ma se Adamo aveva trasmesso ai suoi discendenti un certo grado di coscienza, non doveva capire anche la moglie di Potifar che l’adulterio era male? Sì, anche se ovviamente si fece dominare dalla passione. Gli Egiziani, insieme alle persone di tutta la terra, si rendevano conto che l’adulterio era una grave trasgressione morale. I loro più antichi testi religiosi associavano il Giudizio Finale con il pesare il “cuore”. E di che cosa si era giudicati? L’antico “Libro dei morti” egiziano descrive il defunto che dichiara la sua innocenza, dicendo: ‘Non ho rubato. Non ho ucciso uomini. Non ho mentito. Non ho contaminato la moglie di alcun uomo’. La coscienza doveva dunque far loro intuire che l’adulterio era errato. Menzionando la coscienza, lo storico Giuseppe Flavio scrisse in seguito che Giuseppe aveva esortato la moglie di Potifar a evitare una brama che in seguito le avrebbe causato rimorsi e sofferenze, ma ad essere fedele a suo marito e ad avere una “buona coscienza”.
11. Come illustrano fonti sia bibliche che non bibliche l’operato della coscienza?
11 Inoltre, troviamo descrizioni sia bibliche che non bibliche le quali illustrano come opera la coscienza. In un’occasione il re Davide d’Israele fece fare un censimento della nazione. La Bibbia descrive come si sentì Davide allorché si rese conto d’avere peccato. Mostrando l’operato della coscienza, la Bibbia dice che “a Davide batteva il cuore”. (2 Sam. 24:1-10) Un simile effetto del rimorso di coscienza è menzionato in un’antica tavoletta cuneiforme contenente la preghiera di un Babilonese che aveva peccato. Egli implorò il suo dio di ascoltarlo “a motivo del suo petto, che si lamenta come un flauto risonante”.
12. (a) Che cosa si può dunque correttamente concludere riguardo alla facoltà della coscienza, come indicò l’apostolo Paolo? (b) È la coscienza manifestata da tutti?
12 Tutto questo mostra che abbiamo la coscienza perché abbiamo ereditato da Adamo l’intelligenza e un senso morale. Pertanto, anche nazioni che non sapevano nulla della legge mosaica data da Dio vietavano cose come furto, menzogna, incesto, assassinio e adulterio. Sì, benché ‘non abbiano la legge’, “fanno per natura le cose della legge”. L’apostolo Paolo mise in risalto su che cosa si basavano le loro norme morali, dicendo: “La loro coscienza [greco, syneiʹdesis] rende testimonianza con loro e, nei loro propri pensieri, sono accusati o scusati”. (Rom. 2:14, 15) La facoltà della coscienza data da Dio è così universale che un’enciclopedia dichiara: “Non si è ancora trovata una cultura in cui la coscienza non sia riconosciuta come fatto”. E riguardo a chi sembra ‘non avere coscienza’, il dott. Geoffrey Stephenson scrisse: “È stata ed è tuttora considerata da alcuni come una vera forma di pazzia o psicosi”. — Si paragoni Tito 1:15.
LA COSCIENZA: COME OPERA E COME SI ADDESTRA
13. Perché dobbiamo sapere di più oltre al fatto che abbiamo una coscienza?
13 Possiamo dunque semplicemente fare “per natura le cose della legge”? No, occorre dell’altro. Il solo comprendere la vera fonte della coscienza e com’è che abbiamo tale facoltà non ci assicura che ne traiamo pieno profitto. Rammentate che gli antichi Egiziani avevano certe norme morali in cui erano evidenti gli effetti della coscienza. Ma bastava questo? Questo soltanto li proteggeva da ogni cosa scorretta? La loro ripugnante adorazione degli animali, il rendere “sacro servizio alla creazione anziché a Colui che creò” è la prova che il solo avere un grado di coscienza non bastava. (Rom. 1:20-25) Di conseguenza, dobbiamo sapere di più oltre al fatto che abbiamo una coscienza. Dovremmo sapere come opera, come si può addestrare e ciò che Dio dice sul modo di esercitarla nella vita quotidiana.
14. Qual è un modo in cui opera la coscienza?
14 Gli esempi biblici considerati illustrano due modi essenziali in cui la coscienza può e deve operare. Forse l’operato della coscienza a cui si pensa più comunemente è quello di guardare e giudicare la propria passata condotta morale. Abbiamo notato questa funzione nel caso del peccato di Adamo e nel caso della vicenda di Davide dopo che aveva agito erroneamente. La loro coscienza rimordeva. Non avete sentito la vostra coscienza agire in questo modo? Questa voce interiore della coscienza che turba coloro che hanno agito male può essere così insistente da indurli a compiere un’azione drastica per togliersi un peso dalla coscienza o possono essere tormentati dalla coscienza per anni.
15. In quale modo importante può questo aiutarvi?
15 Ma un effetto assai più importante di questo operato della coscienza è che può spingere al santo pentimento. Davide scrisse: “Quando tacevo le mie ossa si stancarono per i miei gemiti di tutto il giorno. Infine ti confessai il mio peccato e non nascosi il mio errore. Dissi: ‘Farò confessione delle mie trasgressioni a Geova’. E tu stesso perdonasti l’errore dei miei peccati”. (Sal. 32:3, 5) Pertanto, la vostra coscienza operante può ricondurvi a Dio, aiutandovi a riconoscere il bisogno del suo perdono e di seguire in futuro le sue vie. — Sal. 51:1-4, 9, 13-15.
16. In quale altro modo può e deve operare la coscienza?
16 L’altra funzione della coscienza è il suo operato di guidare e consigliare in anticipo chi deve fare una scelta o prendere una decisione morale. Il conferenziere Eric D’Arcy osservò: “Negli scrittori pagani la coscienza appariva sulla scena solo dopo che l’azione era stata compiuta, e aveva una funzione puramente giudiziaria: ma [nella Bibbia], è attribuita alla coscienza una funzione legislativa”. Fu questo aspetto della coscienza a permettere a Giuseppe di capire in anticipo che non doveva commettere adulterio. Seguì la sua coscienza respingendo una condotta che andava contro il suo senso morale. Ha la vostra coscienza operato in questo modo? Vi aiuta come dovrebbe?
17, 18. (a) Quale pericolo c’è a soffocare la propria coscienza? (b) In quale condizione si rimane?
17 Entrambe queste funzioni della coscienza si devono considerare e addestrare se vogliamo che essa ci guidi e ci sia profittevole. Che non si possa ignorare o soffocare né l’uno né l’altro aspetto si capisce dai risultati che ne derivano quando si fa questo. Normalmente, avendola ereditata da Adamo, la coscienza turba o avverte che è sbagliato mentire o rubare. È simile al segnale che si riceve quando si avvicina una mano alla fiamma; i suoi recettori sensitivi avvertono del pericolo e si può tirare indietro la mano. Ma che accade se quella parte della mano è già duramente incallita, o forse la mano ha una brutta cicatrice lasciata da una precedente ustione? In tal caso i sensi sarebbero impediti; il tessuto calloso o cicatriziale renderebbe insensibile la parte. In modo simile, la coscienza può diventare insensibile se viene ripetutamente ignorata o soffocata. L’apostolo Paolo scrisse di uomini “la cui coscienza è morta come carne marcata a fuoco”. (1 Tim. 4:2; J. B. Phillips) Tali uomini, non avendo rimorsi di coscienza, potevano mentire, agire con ipocrisia o sviare intenzionalmente i cristiani, come disse Paolo.
18 Perciò, una coscienza ignorata o soffocata non solo non rimorde più dopo che si è commesso il male, ma non provvede in anticipo una guida sicura. In Efesini 4:19 sono descritti coloro che si trovano in tale situazione: “Una volta intorpidito il loro senso del bene e del male, si sono abbandonati ad attività sessuale e perseguono ansiosamente una carriera di sconvenienze d’ogni sorta”. (La Bibbia di Gerusalemme, ediz. inglese) È facile capire perché Hitler voleva ridurre il popolo in quella condizione. La loro coscienza non li avrebbe affatto trattenuti, ma si sarebbe potuto chiedere loro qualsiasi cosa, per quanto ignobile. Noi vogliamo senz’altro evitare di diventare così, ma, piuttosto, vogliamo che la nostra coscienza sia operante e sensibile.
19. In che modo la Bibbia è d’aiuto per avere una coscienza operante?
19 In questo è di inestimabile aiuto la Bibbia. Poiché presenta le massime indicazioni che abbiamo sulle qualità e sulle vie di Dio, può aiutarci a conformarci alla sua immagine. Pertanto il salmista inneggiò: “Insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio. Il tuo spirito è buono; mi conduca nel paese della rettitudine”. (Sal. 143:10) Più conosciamo e apprezziamo le sue opere e la sua volontà, più rafforziamo l’influenza della santa sapienza nella nostra vita. (Sal. 119:1-16) La voce interiore diventa più forte e più chiara, così come con l’addestramento e l’esercizio il solista ottiene una voce e un orecchio più accurati e l’orologiaio aguzza la vista.
20. Dal momento che la coscienza si eredita, perché la Bibbia contiene leggi contro certe trasgressioni morali?
20 La Bibbia contiene chiare leggi o comandi di Dio contro alcune gravi trasgressioni morali, come furto, menzogna, adulterio e assassinio. Tali peccati erano vietati nella Legge che Dio diede, e le proibizioni sono ripetute nei consigli che Dio diede ai cristiani. (Eso. 20:13-16; Efes. 4:28; Col. 3:9; 1 Cor. 6:9, 10; Riv. 21:8) Quindi, anche se per l’educazione ricevuta o per l’esperienza fatta nella vita, la coscienza di qualcuno è diventata insensibile a uno qualsiasi di questi peccati, può facilmente vedere dalla Bibbia che sono male. Non avrebbe nessun motivo per dire: ‘Ma la mia coscienza non mi turbava; non pensavo fosse sbagliato’. Per di più, tali leggi consentirebbero ai responsabili della congregazione cristiana di agire per proteggerne i componenti da chi pratica il peccato. Questi sarebbe disassociato o espulso. — 1 Cor. 5:11-13.
21. Quale ulteriore valore hanno i princìpi biblici?
21 Ma oltre alle leggi contro i peccati gravi, le Scritture contengono molti princìpi di condotta che rispecchiano la personalità, le vie e le norme di Dio. Si tratta di ampie indicazioni di come possiamo essere a sua immagine. Mentre si potrebbero citare numerosi esempi di princìpi biblici, notate le chiare indicazioni secondo cui Dio è giusto e imparziale. Anzitutto, questo ci è detto chiaramente. (Deut. 32:4; Giob. 34:10, 12; Atti 10:34, 35) Ed è confermato da casi nei quali Dio manifestò tali qualità. Per esempio, quando un unto re d’Israele peccò e agì ingiustamente verso alcuni suoi sudditi, Geova gli mostrò chiaramente che tale condotta era sbagliata. E, secondo la sua propria giustizia, Dio non esentò dalla punizione neppure il re. (2 Sam. capp. 11, 12) Imprimendo sul nostro cuore e sulla nostra mente tali princìpi di condotta e tali indicazioni della personalità di Dio, fortifichiamo la nostra coscienza affinché agisca in modo fidato. Pertanto leggiamo: “In tutte le tue vie riconoscilo, ed egli stesso renderà diritti i tuoi sentieri”. — Prov. 3:6; Sal. 16:8.
22. Fate un esempio di un importante principio biblico. Come potrebbe influire sulla coscienza, con quale profitto per la persona?
22 Avendo appreso che Dio è giusto e imparziale, non sarebbe la vostra coscienza più sensibile alle ingiustizie o alle parzialità subìte da altri? Forse foste allevati con un pregiudizio contro le persone di un certo ambiente, e quindi non eravate turbati se mostravate discriminazione nei loro confronti. Servendo i clienti in un negozio, forse avevate la tendenza a ignorarli o a trattarli con meno sollecitudine o gentilezza. Ma poi apprendeste dalla Bibbia che Dio è giusto e che esorta chi vuole la sua approvazione a essere giusto e imparziale. (Mic. 6:8; Prov. 24:23) E comprendeste che gli uomini provengono tutti dagli stessi originali genitori umani, Adamo ed Eva. (Atti 17:26; Gen. 3:20) Trovandovi in una situazione simile a quella in cui nel passato avreste agito ingiustamente, la “voce” della coscienza vi esorta ora ad agire con giustizia e imparzialità. E se seguiste ugualmente il vostro precedente pregiudizio, poi la coscienza probabilmente vi tormenterebbe. Sarebbe come se udiste una voce interiore che vi condanna per aver seguito una condotta che sapevate essere errata. Potete dunque vedere che la vostra coscienza è stata addestrata, si è affinata, divenendo più sensibile. Ora vi provvede una guida migliore, avvicinandovi di più all’immagine di Dio.
23. Perché oggi è sempre più difficile prendere decisioni?
23 Come abbiamo detto, oggi ci troviamo davanti a un esteso cambiamento e declino morale. Per cui è sempre più difficile a chi lo desidera cooperare con la voce della propria coscienza. Inoltre, non sembra che la vita divenga sempre più complicata? Pare ci siano tanti fattori da considerare nel prendere una decisione. Felix Frankfurter, giudice della Corte Suprema degli U.S.A., osservò una volta: “Non c’è quasi un problema di qualche vera difficoltà considerato dalla Corte che non includa più di un cosiddetto principio. Chiunque può decidere una questione se si tratta di un unico principio”.
24, 25. (a) Che cosa possiamo fare quando dobbiamo prendere una decisione complessa? (b) Come ci sarà allora d’aiuto la coscienza?
24 Ciò nondimeno, più estesa diventa la nostra conoscenza dei princìpi divini contenuti nella Bibbia, maggiormente siamo in grado di valutare e decidere. Di fronte a un problema o a una decisione, possiamo riflettere sui princìpi biblici che sembrano attinenti. Secondo la natura del problema, può trattarsi di princìpi come: rispettare l’autorità (Col. 3:18, 20); essere onesti in tutte le cose (Ebr. 13:18); odiare ciò che è male (Sal. 97:10); perseguire ciò che favorisce la pace (Rom. 14:19); ubbidire alle autorità governative (Rom. 13:1; Matt. 22:21); rendere a Dio esclusiva devozione (Matt. 4:10); evitare le cattive compagnie (1 Cor. 15:33); non far inciampare altri (Filip. 1:9, 10). Mentre i princìpi stessi ci aiuteranno, accrescendo la nostra conoscenza e il nostro apprezzamento dei princìpi e delle vie di Dio, la voce della coscienza diverrà più fidata. Paolo disse che la sua coscienza ‘rendeva testimonianza’. (Rom. 9:1) Lo stesso potrà dirsi della nostra. Gli stimoli della coscienza addestrata mediante la Parola di Dio ci aiuteranno a riflettere nelle nostre decisioni la personalità e le qualità di Dio.
25 Pertanto, abbiamo tutti come nostra guida un certo grado di coscienza, provveduta da Dio. Ma accrescendo la conoscenza delle qualità e dei princìpi di Dio, la coscienza può esserci anche più utile per guidare i nostri passi e per prendere decisioni.
[Immagine a pagina 557]
Giuseppe ascoltò la voce della coscienza e fuggì per non ‘peccare contro Dio’
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Sei guidato da una coscienza cristiana sensibile?La Torre di Guardia 1975 | 15 settembre
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Sei guidato da una coscienza cristiana sensibile?
1. In che modo la verità della Bibbia ha influito su alcuni?
QUALI enormi cambiamenti hanno fatto molti che son divenuti cristiani! Nell’antica Corinto alcuni che divennero cristiani erano stati fornicatori, idolatri, omosessuali, ladri e ubriaconi. Ma udendo e mettendo in pratica la verità della Parola di Dio, cambiarono e furono “lavati”. (1 Cor. 6:9-11) Sai di persone che hanno fatto cambiamenti simili? Forse, con l’aiuto di Dio, anche tu li hai fatti.
2. Quale effetto ha la Parola di Dio sulla coscienza, e perché questo è utile?
2 Com’è eccellente che coloro che accettano il messaggio cristiano smettano di corrispondere alla descrizione di Tito 1:15: “Alle persone contaminate e infedeli nulla è puro, ma la loro mente e la loro coscienza sono contaminate”. Tuttavia, oltre a evitare solo le flagranti trasgressioni morali, chi impara le leggi e i princìpi di Dio sviluppa una coscienza più sensibile. Non è la tua coscienza divenuta più sensibile man mano che aumentavano la tua conoscenza e il tuo apprezzamento della volontà e della personalità di Dio? Questo è qualcosa di sommamente desiderabile. Avendo e seguendo una coscienza cristiana giustamente sensibile puoi essere aiutato a ottenere il favore di Dio, rendere più pacifica la tua vita, risparmiandoti il dolore che spesso provano coloro che hanno la coscienza contaminata, e condurre una vita esemplare di vero cristianesimo. — Si paragoni I Pietro 3:21.
QUANTO DEV’ESSERE SENSIBILE LA COSCIENZA?
3. Riguardo alla coscienza, che cosa vogliono evitare i cristiani?
3 Indubbiamente, come cristiani non vogliamo una coscienza “contaminata” o “marcata a fuoco”, poiché tale coscienza non ci aiuterebbe minimamente a riflettere l’immagine di Dio. (Efes. 4:19) D’altronde, la coscienza non dovrebbe essere sensibile in modo esagerato o privo di equilibrio; siamo creature umane imperfette e ciò potrebbe accadere se non stiamo attenti.
4. In che modo una coscienza troppo sensibile o non equilibrata può spingere ad agire riguardo alle tasse?
4 Per esempio, si può riconoscere che Geova non sostiene le guerre delle nazioni, ma esorta il suo popolo a imparare le vie della pace. (Isa. 2:4) Sapendo che di solito le nazioni sostengono i loro eserciti con il denaro delle tasse, sarebbe equilibrato e scritturale che la coscienza inducesse a rifiutar di pagare le tasse? O a pagare le tasse meno una percentuale corrispondente a ciò che il governo spende per il bilancio della difesa? Sebbene alcuni abbiano assunto tale atteggiamento, il peso dell’evidenza biblica è contrario a una coscienza che faccia seguire tale strada. Ai cristiani è detto chiaramente di pagare le tasse, e questo fu scritto nella Bibbia malgrado il fatto che l’allora esistente governo romano mantenesse un vasto esercito. (Matt. 22:17-21; Rom. 13:1, 7) Pertanto il cristiano può pagare le tasse con la coscienza pura equilibrata dalla Parola di Dio, lasciando al governo la responsabilità di come impiegare il denaro.
5, 6. (a) D’altronde, una coscienza giustamente sensibile come dovrebbe influire a questo riguardo? (b) Come lo conferma la Bibbia?
5 Per la stessa ragione, questo consiglio biblico dovrebbe plasmare la coscienza così da essere indotti a pagare tutte le tasse. La coscienza ti spinge a far questo? Oppure la tua coscienza è stata influenzata dal comune prevalere dell’evasione fiscale? Per fare un’illustrazione, se le tue condizioni sono mutate — forse i figli percepiscono ora un salario e quindi devi pagare tasse più alte — la coscienza ti ha spinto a denunciare i fatti e a pagare tutte le tasse? È vero che ci saranno scarse probabilità che la dichiarazione dei redditi sia attentamente verificata e che la verità venga scoperta. Ma il cristiano che ha una coscienza giustamente sensibile non si comporta correttamente solo per il desiderio di evitare la punizione; anche la coscienza fa la sua parte. Riscontri che è così nel tuo caso?
6 A questo riguardo Paolo scrisse: “Vi è quindi ragione impellente per sottoporvi, non solo a motivo di tale ira [contro i trasgressori] ma anche a motivo della vostra coscienza”. (Rom. 13:5) Pertanto la coscienza cristiana sensibile e giustamente equilibrata dovrebbe essere una forza che frena e guida a fare il bene. È così? Quanto è sensibile e utile la tua coscienza? Consideriamo alcune illustrazioni che possono aiutarci nel prendere decisioni.
COSCIENZA E LAVORO
7. Come entra in gioco la coscienza in merito al proprio lavoro?
7 Quello del lavoro è un campo che dà adito a molti problemi nei quali si deve esercitare la coscienza cristiana. Alcune forme d’impiego, come fare idoli, lavorare in un’impresa di gioco d’azzardo o essere alle dipendenze di una falsa organizzazione religiosa, sono chiaramente contrarie alle Scritture. Quindi i cristiani le evitano. (1 Giov. 5:21; Col. 3:5; Riv. 18:2, 4, 5) Non tutte le questioni relative all’impiego sono così ben definite. Certi impieghi possono rientrare, per così dire, in una “zona grigia”. E talora, mentre non c’è nulla da obiettare sul lavoro basilare, si può essere invitati ogni tanto a fare qualcosa di discutibile. Entra dunque in gioco la coscienza.
8, 9. (a) Illustrate un problema di lavoro che richiede l’uso della coscienza. (b) Quali considerazioni fece a quel tempo tale cristiano?
8 Per esempio, vi sono problemi di lavoro relativi al sangue. La Bibbia dichiara esplicitamente che i servitori di Dio non devono nutrirsi di sangue. (Gen. 9:3, 4; Atti 15:19, 20) Per cui, i cristiani testimoni di Geova non mangiano cibi contenenti sangue, come sanguinaccio, né accettano trasfusioni di sangue. Ma che dire se nel tuo lavoro ti chiedessero ogni tanto di maneggiare sangue o prodotti di sangue? Te lo permetterebbe la coscienza? Nel Colorado, U.S.A., un Testimone lavorava in un ospedale come capo tecnico di laboratorio e faceva analisi di vari tipi di tessuti e liquidi del corpo. Fra le molte cose che doveva esaminare c’erano campioni di sangue. Talvolta si trattava solo di controllare il sangue del paziente per constatare il livello dello zucchero o del colesterolo. Ma altre volte doveva verificare la compatibilità dei vari tipi di sangue per scopi trasfusionali. Poteva farlo?
9 Questo cristiano rifletté attentamente sulla cosa. Era evidente che non sarebbe stato corretto che un cristiano lavorasse esclusivamente alle dipendenze di una banca del sangue, dove tutto operava per un fine contrario alla legge di Dio. Ma questa non era la sua situazione; egli faceva analisi di molte specie. Inoltre, in qualità di medico responsabile di decidere non si potrebbe ordinare una trasfusione di sangue a un paziente, proprio come il proprietario cristiano di un negozio non potrebbe ordinare e tenere scorte di idoli o sigarette. Comunque, questo tecnico comprendeva che in relazione al sangue egli faceva solo un’analisi, così come un’infermiera poteva prendere il campione, il fattorino poteva consegnarlo al laboratorio e qualcun altro poteva somministrare la trasfusione o un altro farmaco dietro ordine del medico. Egli rifletté sul principio di Deuteronomio 14:21. Secondo quel versetto, il Giudeo che trovava la carcassa di un animale morto da sé poteva sbarazzarsene vendendola a un forestiero che non era sotto le restrizioni della Legge relative alla carne animale da cui non era stato scolato il sangue. Pertanto a quel tempo la coscienza del tecnico gli permetteva di fare analisi del sangue, incluse quelle del sangue per trasfusioni a pazienti che non si interessavano della legge di Dio inerente al sangue.
10. Quali domande possiamo considerare su come noi risolveremmo tale problema di lavoro?
10 Avrebbe reagito così la tua coscienza? Se no, tanto per continuare la considerazione, chiediti se la coscienza ti permetterebbe come dipendente di portare il campione di sangue al laboratorio delle analisi. O, allontanandoti un altro passo ancora dall’effettiva trasfusione, se tu fossi un camionista potresti portare all’ospedale le apparecchiature per le analisi? O ti permetterebbe la coscienza di fare il vetro da cui sarebbero prodotte tali apparecchiature? È chiaro che non tutte queste cose possono essere ragionevolmente considerate come se contribuissero direttamente a violare la legge di Dio sul sangue. Ma dove si può fissare un limite? È qui che entra in gioco la coscienza. Mentre deve evitare le cose che sono inequivocabilmente in conflitto con la legge di Dio, il cristiano è invitato a usare la sua coscienza per definire molte questioni. In tali situazioni ti renderebbe un buon servizio la tua coscienza? È sensibile?
11. Molti anni dopo, come la coscienza spronò questo stesso cristiano ad agire?
11 In questo caso particolare, dopo aver fatto analisi per molti anni, il tecnico cominciò ad avere la coscienza turbata. Non che qualcun altro gli dovesse o gli potesse dire che faceva male. Né si attendeva che qualcun altro prendesse per lui le sue decisioni. Ma pensava: “È coerente parlare di amore del prossimo, e tuttavia contribuire, in parte, a far violare al prossimo la legge di Dio?” (Matt. 22:39; Atti 21:25) Comprendendo che aveva il dovere cristiano di sostenere la famiglia, parlò della cosa con la moglie. (1 Tim. 5:8) Insieme convennero che, se la sua coscienza era turbata, era meglio fare un cambiamento. Lasciò quel lavoro che gli rendeva oltre L. 9.500.000 all’anno per mettersi a fare lavori di pulizia, pur cominciando con un guadagno annuo di poco più di L. 2.300.000.
12. Significa forse che la sua precedente decisione era sbagliata, o che cos’è illustrato da questo caso?
12 Non ci sfugga il senso di questo esempio. Non è riportato qui per suggerire che il cristiano non possa fare il tecnico di laboratorio; ci sono cristiani che continuano a lavorare come tecnici di laboratorio, infermiere, camionisti, ecc. Questo esempio viene citato per illustrare che in fatto di impiego può entrare in gioco la coscienza. Nel tuo caso il tipo di lavoro e ciò che sei invitato a fare possono essere molto diversi. Ma tutti i cristiani dovrebbero considerare se vivono il più strettamente possibile in armonia con le vie e con i princìpi di Dio. Se la tua coscienza è tormentata a motivo di quello che ti chiedono di fare, la ignorerai? Quanto è importante per te avere una coscienza pura dinanzi a Dio e agli uomini? — 1 Tim. 1:5, 19.
13. Come possiamo considerare profittevolmente il nostro lavoro?
13 Naturalmente, non possiamo evitare del tutto i problemi di lavoro, poiché siamo ancora in questo sistema di cose. (1 Cor. 5:9, 10) Pertanto comprendi probabilmente che non riuscirai a indurre il tuo principale a coltivare una coscienza cristiana. Egli preferirà non tener conto di certe leggi, esagererà i meriti dei suoi prodotti o terrà articoli che tu non terresti se l’azienda appartenesse a te. O forse i tuoi compagni di lavoro falsificano i rapporti della produzione o se ne stanno in ozio quando il principale non è lì vicino. Tuttavia, tu puoi e devi rispondere alla tua coscienza. Se dunque essa non ti permette di fare certe cose o se ti deridono perché lavori strenuamente, accettalo. L’apostolo Pietro scrisse: “Se qualcuno, per coscienza verso Dio, sopporta cose dolorose e soffre ingiustamente, questa è cosa grata”. — 1 Piet. 2:18, 19.
LE COSCIENZE SENSIBILI DIFFERISCONO
14, 15. (a) Qual è un altro campo in cui si può dover esercitare la coscienza? (b) Qual è l’atteggiamento fondamentale dei cristiani a questo riguardo?
14 Un altro campo in cui puoi dover esercitare la coscienza riguarda le questioni patriottiche, come le cerimonie patriottiche in luoghi pubblici. Come ti fa agire la coscienza? Questa è una domanda appropriata, poiché in questo e in altri campi le coscienze differiscono.
15 I cristiani testimoni di Geova comprendono che molti nutrono sentimenti profondi riguardo ai gesti patriottici, essendo probabilmente il più comune quello di salutare la bandiera nazionale o dichiararle fedeltà. Come fa notare il libro Essays on Nationalism di Carlton Hayes: “Il principale simbolo di fede e oggetto centrale di adorazione del nazionalismo è la bandiera, e sono state escogitate curiose forme liturgiche di ‘saluto’ alla bandiera . . .” Pur riconoscendo pienamente la libertà altrui in queste cose, i cristiani testimoni di Geova, spinti dal loro intendimento della Bibbia, si astengono dal compiere tali gesti. — Giov. 17:16; 1 Cor. 10:14.
16. La coscienza potrebbe indurre due cristiani a seguire quali due condotte?
16 Ma la coscienza quale condotta ti spingerà a seguire nel corso di una cerimonia patriottica? Per esempio, forse l’uditorio in mezzo al quale ti trovi è invitato ad alzarsi e a salutare la bandiera nazionale. Come cristiano eviteresti senz’altro di compiere qualsiasi atto idolatra. Tuttavia, ti permetterà la coscienza di alzarti in piedi? In questa situazione un cristiano potrebbe pensare di dover rimanere seduto, poiché in tal modo è personalmente sicuro di non prender parte alla cerimonia. La coscienza ti spingerebbe ad agire in questo modo? Nelle stesse circostanze un altro cristiano potrebbe decidere di alzarsi in piedi. Si rende conto che non è come se per mostrare piena partecipazione dovesse solo alzarsi in piedi. I presenti sono invitati ad alzarsi e a fare il saluto. Egli potrebbe rammentare come evidentemente i tre Ebrei stettero di fronte all’immagine eretta da Nabucodonosor, ma rifiutarono di prostrarvisi. Perciò, egli potrebbe concludere che in questo caso la piena partecipazione richiede di alzarsi e di fare il saluto, per cui la sua coscienza gli permette di alzarsi rispettosamente senza fare il saluto. — Dan. 3:1-18.
17. Indica questo che c’è qualcosa di errato? Qual è la ragione della possibile differenza?
17 Come si può vedere, nel caso di due cristiani che sono nella stessa situazione, la coscienza potrebbe spingerli a trarre conclusioni leggermente diverse, benché entrambi si astengano da ciò che, come mostra la Bibbia, è sbagliato. (Eso. 20:4, 5; 1 Giov. 5:21) Tale diversità consentita dall’operato della coscienza non è segno di confusione o di mancanza d’unità fra i cristiani. Né è la prova che uno dei due sia decisamente in errore. Invece, tale diversità può essere considerata un prevedibile effetto dell’acquisto e dell’uso di una coscienza cristiana.
18. Che vantaggio abbiamo essendo guidati dalla coscienza anche se questo può consentire una certa diversità da una persona all’altra?
18 È questo a tuo vantaggio? È il seguire la propria coscienza superiore al seguire una “regola”? Sì, ti è utile essere disposto ad addestrare e a seguire la coscienza, in contrasto con il seguire un “talmud” di regole su ogni possibile problema e diversa situazione che potrebbe sorgere. Ti è utile essere profondamente consapevole dei princìpi biblici. E senz’altro divieni più capace di pensare chiaramente, essendo la tua mente spronata e fortificata. Tale utile risultato fu posto in rilievo in uno studio australiano sull’“abilità creativa” condotto fra dodicenni. La relazione che fu fatta in merito osservava:
“In particolare, un numero sproporzionatamente grande di fanciulli dotati di grande abilità creativa erano Testimoni di Geova. Del totale di 394 fanciulli quattro erano di questa setta, e tutt’e quattro diedero prova di alta abilità creativa. La ragazza che ottenne il più alto punteggio complessivo nelle prove di Torrance, e la ragazza che, sia tra i maschi che tra le femmine, fu l’unica a essere inclusa nel massimo 20 per cento di tutt’e cinque le prove di capacità, erano entrambe Testimoni di Geova”. — Journal of Personality, marzo 1973.
Quale spiegazione fu data della straordinaria abilità creativa di questi figli di Testimoni? Lo studio richiamava specificamente l’attenzione sul fatto che essi a scuola non si conformano passivamente alle cerimonie patriottiche. Piuttosto, soppesano i princìpi della Parola di Dio e imparano a seguire una coscienza cristiana sensibile.
SENSIBILE, EPPURE NON SEMPRE PIÙ RESTRITTIVA
19, 20. (a) Perché una coscienza sensibile non è sempre più restrittiva? (b) Come lo indicò Paolo nel considerare il soggetto della carne e degli idoli?
19 Abbiamo visto che man mano che la coscienza viene addestrata e portata maggiormente in armonia con le vie e la rivelata volontà di Dio, di solito diventa più restrittiva. Non ti permette più di fare certe cose che prima facevi, poiché ora le consideri contrarie ai santi princìpi. Tuttavia, addestrando la coscienza mediante la Parola di Dio non divieni necessariamente più restrittivo in tutto. La coscienza debitamente addestrata può in effetti permetterti di fare cose che, prima di conoscere la volontà di Dio, consideravi scorrette.
20 In tali casi la differenza è data dall’accurata conoscenza. Ciò è illustrato dai commenti di Paolo sulla carne offerta a un idolo ma in seguito venduta in un macello o in una specie di ristorante che aveva relazione con un tempio di idoli. Chi aveva recentemente abbandonato l’adorazione pagana ed era divenuto cristiano poteva evitare quella carne, volendo evitare qualsiasi cosa avesse minimamente a che fare con un idolo. Tuttavia col tempo poteva crescere nella conoscenza e nell’intendimento. Paolo scrisse: “Sappiamo che l’idolo non è nulla . . . e che non c’è nessun Dio, se non uno solo”. (1 Cor. 8:4) Comprendendo questo fatto, il cristiano poteva discernere che la carne venduta pubblicamente non era contaminata o avvelenata solo perché una volta era stata offerta a qualcosa che non era Dio. Con questa conoscenza, la sua coscienza rafforzata poteva permettergli di comprare tale carne in un macello o in un pubblico ristorante. — 1 Cor. 8:10; 10:25.
21. Come si vede oggi questo stesso effetto?
21 Oggi si può dire che la coscienza abbia lo stesso effetto. Per esempio, un giovane dell’Ohio crebbe con la convinzione che i cristiani non debbano consumare bevande alcoliche. Aveva anche imparato a memoria gli avvertimenti contro l’ubriachezza e la descrizione dell’ubriacone contenuta in Proverbi capitolo 23. Negli anni successivi quando divenne un dedicato servitore di Dio la coscienza non gli permetteva ancora di accettare vino o birra. Quindi udì e considerò profondamente un discorso nel quale venne esposto esattamente ciò che dicono le Scritture dell’alcool. Fu mostrato che la Bibbia condanna innegabilmente l’ubriachezza. (Prov. 23:20, 21; Efes. 5:18; 1 Piet. 4:3) Tuttavia la Bibbia non proibisce il consumo moderato di bevande alcoliche, come anche Gesù una volta fece il vino e in certe occasioni lo bevve. (Gen. 14:18; Sal. 104:15; Eccl. 9:7; Giov. 2:3-11; Luca 22:17, 18) Benché avesse conosciuto quei versetti, ora capì la conclusione equilibrata a cui portavano. Pertanto, allorché in seguito un Italiano gli offrì in modo ospitale un bicchierino di vino, la coscienza di questo cristiano gli permise di accettarlo.
22. Quale importantissimo fattore non può trascurare chi ha fortificato la coscienza?
22 Hai riscontrato che la tua coscienza è diventata più forte ed equilibrata accrescendo la conoscenza della Parola e delle vie di Dio? In tal caso, probabilmente comprendi anche l’importanza di tener conto dei sentimenti di colui la cui coscienza può essere diversa dalla tua. Questo fu l’argomento di Paolo nel considerare la carne offerta a un idolo che in effetti non era “nulla”. Egli scrisse: “Tuttavia, non in tutti è questa conoscenza”. (1 Cor. 8:4, 7) A causa della loro passata devozione agli idoli, alcuni cristiani non avrebbero potuto mangiare con la coscienza pura tale carne neppure se era venduta pubblicamente. Se il cristiano avente “conoscenza” e una coscienza forte mangiava ugualmente di “ogni cosa”, poteva rovinare un fratello “per amore del quale Cristo morì”. Per cui Paolo dichiarò: “Se [tale carne] fa inciampare il mio fratello, non mangerò mai più carne”. — 1 Cor. 8:10-13; 10:27-29.
23. In che modo dovremmo tener conto della coscienza altrui nelle nostre decisioni?
23 Ti senti così? Per esempio, può esserci qualcosa che è apparentemente consentito da quanto conosci della rivelata volontà di Dio e che la tua coscienza permetterebbe. Forse si tratta di qualche aspetto del tuo modo di vestire o di acconciarti i capelli, di come abbellire la casa o di quali svaghi scegliere. Ma che dire se la coscienza di molti altri intorno a te li induce a pensare che questo non si addice al cristiano? Il tuo cristianesimo ti spinge a trarre la felice conclusione: ‘Se questo fa inciampare il mio fratello, non lo farò mai, per non far inciampare il mio fratello’?
24. Che cosa dovremmo fare se la nostra coscienza è in contrasto con la coscienza di qualcuno che esercita autorità su di noi? Perché si deve tener conto della sua coscienza?
24 E si dovrebbe considerare la coscienza altrui sotto un altro aspetto. Forse prediligi un certo modo di vestire moderno o un certo modo di acconciarti i capelli. La tua coscienza non ne è turbata. Ma se sei un minorenne o una donna sposata devi chiedere il permesso a tuo padre o a tuo marito. Hai considerato la sua coscienza? O se desideri avere uno speciale privilegio di servizio nella congregazione cristiana, si deve tener conto della coscienza del corpo degli anziani. (1 Tim. 3:9) Essi naturalmente si rendono conto che l’acconciatura dei capelli dipende dal gusto personale di ognuno. Ma se devono raccomandarti per uno speciale servizio, devono avere la coscienza tranquilla. Essi hanno una gravosa responsabilità per quanto riguarda il buon nome del cristianesimo nella comunità, comprendendo che chi è nominato a privilegi speciali dev’essere esemplare. (1 Tim. 3:2, 7, 10; 5:22) Pertanto, se qualcosa che la tua coscienza permette è in contrasto con la coscienza di quelli che esercitano autorità su di te, si tratti dei tuoi genitori, di tuo marito o dei sorveglianti cristiani, vorrai fare cambiamenti affinché ti diano il permesso o ti raccomandino con “buona coscienza”.
COLTIVA UNA COSCIENZA SENSIBILE
25. Che cosa significa che una certa cosa si deve ‘decidere secondo la coscienza’?
25 Per coltivare e seguire una coscienza giustamente sensibile ci vuole costante attenzione. È così facile farsi indebitamente influenzare da quelli del mondo intorno a noi la cui coscienza è troppo indulgente, o insensibile o perfino contaminata. (Tito 1:15) Sorgeranno molti problemi che dovrai risolvere secondo la tua coscienza. Se ti sei impegnato a coltivare una coscienza cristiana sensibile, essa ti aiuterà. Sii disposto ad ascoltare attentamente la voce della coscienza, non pensando che quanto fai non abbia importanza finché si tratta di “decidere secondo la tua coscienza”. Ha importanza. La decisione che prendi può influire sulla tua intera veduta della vita, sulla tua reputazione di cristiano, sulla tua spiritualità e, soprattutto, sulla tua relazione con Geova Dio.
26, 27. (a) In che modo può essere utile parlare con un anziano, ma che cosa egli non può fare? (b) Come ci aiuterà la coscienza sensibile?
26 Trattandosi di una faccenda seria, ma che dipende pur sempre dalla coscienza, non esitare a parlare con cristiani maturi, come gli anziani della congregazione. Certo, essi non possono decidere per te. (Un sincero cristiano indagando in merito a una certa situazione familiare, chiese: “Va contro la coscienza cristiana?”) No, l’anziano non potrà dire come deve agire la tua coscienza, ma forse sarà in grado di darti equilibrati consigli biblici che potrai valutare. E se la tua coscienza è stata plasmata dalle vie e dalla personalità di Geova e segue i Suoi princìpi, sarai così aiutato a rendere diritti i tuoi sentieri. (Sal. 25:4, 5) La tua coscienza sensibile ti servirà di guida.
27 C’è vera soddisfazione ad avere e usare la facoltà della coscienza di cui Dio ci ha dotati. È una benedizione. Quando viene mantenuta giustamente sensibile, equilibrata mediante la Parola di Dio, può assisterti a camminare saggiamente dinanzi a Dio e agli uomini. (2 Cor. 4:2) Può rendere testimonianza che ti comporti nel modo che probabilmente avrà l’eterna approvazione di Geova. — 2 Cor. 1:12.
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