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Come provare gioia in un mondo pieno di difficoltàLa Torre di Guardia 1985 | 1° ottobre
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Come provare gioia in un mondo pieno di difficoltà
“RALLEGRATEVI sempre nel Signore”, comandò l’apostolo Paolo. “Una volta ancora dirò: Rallegratevi!” (Filippesi 4:4) A molti, però, questa gioia sembra difficile da afferrare. ‘Come fa uno a provare gioia quando deve sopportare povertà, disoccupazione, compagni di lavoro turbolenti, allettamenti immorali o pressioni a scuola?’, si chiedono alcuni.
Non sarebbe ragionevole da parte di Dio pretendere che i suoi servitori vivano in un continuo stato di giubilo. Dio stesso ispirò Paolo a predire che ci sarebbero stati “tempi difficili”. (II Timoteo 3:1-5) Ciò nondimeno, la Bibbia mostra chiaramente che, anche nelle circostanze peggiori, è possibile mantenere almeno un certo grado di gioia. Gesù, ad esempio, “sopportò il palo di tortura” e il “parlar contrario dei peccatori”. Non avrà provato certo molta gioia nel venir inchiodato dolorosamente al palo o nell’essere deriso dalle folle. Paolo addirittura dice che Cristo patì così tanto che dovette supplicare Dio “con forti grida e lagrime”. Ma Gesù riuscì a sopportare tutto ciò “per la gioia che gli fu posta dinanzi”. — Ebrei 12:2, 3; 5:7.
Similmente, i primi cristiani ‘sostennero una grande gara nelle sofferenze, a volte mentre erano esposti come in un teatro sia a biasimi che a tribolazioni’. Ma, dice Paolo, ‘accettarono con gioia la rapina dei loro averi’. (Ebrei 10:32-34) Come ci riuscirono?
La gioia proviene dall’esterno o dall’interno?
La gioia non è qualcosa di esteriore. È una qualità del cuore. (Confronta Proverbi 17:22). È vero che qualcosa di esterno, come la famiglia, gli amici, persino il piatto preferito, può, fino a un certo punto, procurarci gioia. (Atti 14:16, 17) Anzi, il fatto stesso di pregustare una cosa buona può farci provare gioia! (Confronta Proverbi 10:28). Ma la gioia derivante da circostanze esterne può rivelarsi di breve durata.
D’altro canto, a volte le circostanze esterne sembrano privarci della gioia. Per esempio, ecco, secondo le sue parole, come il lavoro secolare influiva su un giovane di nome Jim: “Odiavo il mio lavoro . . . non riuscivo a concepire l’idea di dedicare tutta la mia vita a fare gli interessi di una ditta che sembrava non preoccuparsi di me. E poi, molti miei colleghi parlavano alle spalle degli altri ed erano falsi”. Cercò di procurarsi gioia in modo artificiale, ma senza riuscirvi. Jim ricorda: “Da quando avevo dieci anni avevo provato droghe di ogni genere. Ero sempre confuso. Ero stanco della vita che facevo: bere, drogarmi e divertirmi. La vita non aveva né significato né scopo. Mi chiedevo: ‘Dove posso trovare qualcosa di meglio?’”
Sotto questo aspetto, l’esperienza di Jim ci ricorda quella del re Salomone. Anche lui aveva scoperto che era inutile cercare di trarre gioia dall’indulgere ai piaceri:
“Io dissi, pure io, nel mio cuore: ‘Ora vieni, lascia che io ti provi con l’allegrezza. Inoltre, vedi il bene’. Ed ecco, anche questo fu vanità. Dissi al riso: ‘Insania!’ e all’allegrezza: ‘Che fa questa?’ Esplorai col mio cuore, rallegrando la mia carne pure col vino, mentre conducevo il mio cuore con sapienza, pure per attenermi alla follia finché potei vedere quale bene c’era per i figli del genere umano in ciò che facevano sotto i cieli nel numero dei giorni della loro vita. M’impegnai in opere più grandi. Mi edificai case; mi piantai vigne. Mi feci giardini e parchi . . . E qualunque cosa i miei occhi chiedessero non la tenni lungi da essi. . . . E io, pure io, mi volsi a tutte le mie opere che le mie mani avevan fatte e al duro lavoro che avevo duramente lavorato per compiere, ed ecco, ogni cosa era vanità e un correr dietro al vento”. — Ecclesiaste 2:1-5, 10, 11.
Esiste un modo di vivere che non sia vano, che faccia provare gioia anche nelle circostanze più difficili?
La Fonte della vera gioia
“La gioia di Geova è la vostra fortezza”, disse Neemia. (Neemia 8:10) Certo, la gioia emana dall’altissimo Dio, poiché è lui il Creatore di tutte le buone cose che possono procurare vera gioia. “Forza e gioia sono nel suo luogo”, dice la Bibbia. (I Cronache 16:27) Il vero modo per conseguire gioia, perciò, è quello di essere amici del Creatore, di stringere una relazione con lui, come fece Abraamo! (Giacomo 2:23) Un’amicizia del genere può procurare gioia? Notate cosa disse il salmista rivolgendosi a Dio: “La tua amicizia è migliore della vita”. (Salmo 63:3, The Bible in Living English) Tra parentesi, notate che col tempo Jim finì per comprendere queste cose. Oggi è un cristiano gioioso.
In che modo l’amicizia con Dio potrebbe procurare gioia? Prima di tutto, Dio è “il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano”. (Ebrei 11:6) Non c’è da temere che, nel servire Dio, i propri sforzi siano inutili o passino inosservati. Dio apprezza profondamente anche le più piccole azioni devote. (Confronta Marco 12:41-44). Inoltre, quando Geova benedice i suoi amici fedeli, la sua benedizione li ‘rende ricchi, ed egli non vi aggiunge nessuna pena’. (Proverbi 10:22) Coloro che amano Dio, infatti, attendono di ricevere la ricompensa della vita eterna nel suo nuovo ordine, nel quale “dimorerà la giustizia”. (II Pietro 3:13) Questa speranza è vero motivo di gioia ai cristiani!
Un’altra cosa da tenere presente è che la “gioia” è un frutto dello spirito di Dio. Ma Dio dà generosamente il suo spirito ai suoi amici che glielo chiedono. (Galati 5:22; Luca 11:13) Con quale risultato? Il salmista esclamò: “Felice è il popolo il cui Dio è Geova!” — Salmo 144:15.
Manteniamo la nostra gioia
Ciò nonostante, anche alcuni cristiani unti che vivevano al tempo di Paolo a volte si sentivano depressi. (I Tessalonicesi 5:14) Oggi le tensioni e le pressioni della vita si fanno sentire ancora di più. Ma, dato che la gioia è una qualità che risiede nel profondo del cuore, queste pressioni non devono necessariamente farvi perdere la gioia. Prendete Gesù Cristo, ad esempio. Abbiamo già visto che “per la gioia che gli fu posta dinanzi egli sopportò il palo di tortura”. (Ebrei 12:2) Anche se quella di essere messo al palo era naturalmente un’esperienza orribile, la relazione che Gesù aveva col Padre era troppo forte per permettergli di concentrare su di sé i suoi pensieri e di autocommiserarsi. È chiaro che ciò a cui Gesù pensava più di ogni altra cosa era ‘la gioia che gli era stata posta dinanzi’: il privilegio di rivendicare il nome di Geova, la prospettiva di liberare dal peccato tutta la razza umana, l’onore di prestare servizio quale Re del Regno di Dio! Anche nei momenti più tristi, Gesù poté riflettere su queste cose e provare intensa gioia!
I primi cristiani, analogamente, poterono sopportare la persecuzione e accettare persino ‘con gioia la rapina dei loro averi’, non perché traessero un piacere masochistico dalle sofferenze, ma perché la loro mente era concentrata sul motivo per cui dovevano sopportare queste cose. Poterono rallegrarsi “perché erano stati ritenuti degni d’esser disonorati a favore del suo nome”. Poterono provare gioia perché avevano dinanzi la “speranza della vita eterna”. — Atti 5:41; Tito 1:2.
Anche noi oggi possiamo conservare la nostra gioia, persino quando ci troviamo di fronte a problemi seri. Anziché chiuderci in noi stessi e indugiare sui nostri problemi, possiamo cercare di rammentare a noi stessi che abbiamo la benedizione di essere amici di Geova e di avere il sostegno dei nostri amorevoli fratelli e sorelle. Spesso è sufficiente questo a far sembrare insignificanti le nostre sofferenze. Gesù illustrò in questo modo la cosa: “Una donna, quando partorisce, ha dolore, perché la sua ora è arrivata; ma quando ha generato il fanciullino, non ricorda più la tribolazione a causa della gioia che un uomo è nato al mondo”. — Giovanni 16:21.
Nella congregazione cristiana ci sono molti esempi di singoli individui che fanno in modo che la gioia copra i loro problemi. Una cristiana di nome Evelyn, per esempio, ha sofferto per malattie di vario genere, compreso il cancro. Cammina con difficoltà e spesso è visibilmente sofferente. Ma frequenta con regolarità le adunanze e di solito è sorridente. Qual è il segreto della sua gioia? “Faccio affidamento su Geova”, le piace dire. Sì, anziché pensare sempre alla sua triste condizione, fa lo sforzo di concentrarsi sulle ragioni per cui deve essere gioiosa. Questo le dà la forza di affrontare le sue infermità.
Naturalmente è facile perdere la gioia. Alcuni si fanno prendere dal desiderio di cose materiali o di svago. Trascurano le adunanze cristiane, lo studio personale e il servizio di campo. Anziché rendere la vita gioiosa, chi desidera ardentemente le ricchezze materiali ‘si ferisce del tutto con molte pene’. — I Timoteo 6:10.
Si distrugge la propria gioia anche perseguendo le egoistiche “opere della carne”. La fornicazione, l’impurità o la condotta dissoluta possono dare un piacere momentaneo, ma sono diametralmente opposte allo spirito di Dio, che procura gioia. (Galati 5:19-23) Colui che dà libero corso alla trasgressione corre il rischio di separarsi dalla Fonte della gioia, Geova!
È molto meglio, perciò, che un cristiano salvaguardi gelosamente la propria gioia. Se per qualche ragione riscontrate di non provare gioia, allora pensate a cosa fare per riottenerla. Forse avete bisogno di dedicare più tempo allo studio e alla meditazione della Bibbia. Soltanto rammentando di continuo a noi stessi la nostra speranza possiamo ‘rallegrarci nella speranza’ che ci sta dinanzi, anche se soffriamo a causa di difficoltà. (Romani 12:12) O può darsi occorra impegnarsi più pienamente nella predicazione della “buona notizia del regno”. (Matteo 24:14) Il “dare” in questo modo accresce quasi inevitabilmente la gioia! — Atti 13:48, 52; 20:35.
Il nostro mondo pieno di problemi continuerà a crearci difficoltà. Ma stringendoci al nostro Amico celeste, possiamo conservare la nostra gioia ed entrare nel nuovo ordine di Dio, in cui tutti gli ostacoli alla gioia saranno eliminati per sempre! — Rivelazione 21:3, 4.
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Occorrono veramente persone pacifiche!La Torre di Guardia 1985 | 1° ottobre
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Occorrono veramente persone pacifiche!
IL TEMA era promettente: “Convegno letterario internazionale: Scrittori per la pace”. La località era pittoresca: l’antica città tedesca di Colonia, che sorge sul Reno. L’atmosfera del congresso restò tranquilla finché non venne scossa da un alterco tra gli intervenuti. Secondo le notizie sul convegno, tenuto nel 1982, alcuni presenti gridarono, si presero a spintoni, si urtarono, vennero persino alle mani per impadronirsi del palco. Il dissidio verteva su quale sia il governo aggressore nei conflitti mondiali.
Che il campo di battaglia sia un lontano paese, la sala in cui si tiene un convegno, o il soggiorno dei vostri vicini, perché non sono di più coloro che vivono in pace? La risposta è semplice: Non può esistere vera pace se l’Iddio della pace, Geova, viene escluso dalla vita delle persone. — I Tessalonicesi 5:23.
In Galati 5:22, 23 la Bibbia elenca la pace tra i frutti dello spirito santo di Dio. Nella nostra vita possiamo avere pace vera e duratura solo se lo spirito di Dio la fa crescere nel nostro cuore. Come avviene questo? Dobbiamo in primo luogo acquistare conoscenza di Geova Dio e di Suo Figlio Gesù Cristo, e quindi riporre fede in loro. (Giovanni 17:3) Si adempirà così su di noi la fervente supplica fatta dall’apostolo Paolo: “L’Iddio che dà speranza vi empia di ogni gioia e pace mediante il vostro credere, affinché abbondiate nella speranza col potere dello spirito santo”. E notate che Paolo conclude l’esortazione che dà nella sua lettera con l’ulteriore supplica: “L’Iddio che dà pace sia con tutti voi”. — Romani 15:13, 33.
La pace prodotta dallo spirito santo di Dio è diversa da quella perseguita dal mondo. In che senso?
Una pace diversa
A livello internazionale un pacificatore è una persona abile nel parlare e nel seguire il protocollo, la quale, ricorrendo a compromessi, riesce a rappacificare due parti opposte senza necessariamente cambiarne la mentalità e i motivi. Perciò un comunista può far pace con un capitalista, senza che nessuno dei due muti la propria filosofia. Ma essere in pace con Dio è diverso. Dio stabilisce le condizioni per ottenere la pace. Le definisce e mostra in che modo rispettarle. Con Geova Dio non possiamo fare compromessi, ma dobbiamo rinunciare totalmente alle nostre ragioni, al nostro modo di pensare, al nostro modo di vivere: a tutto noi stessi. — Matteo 22:37.
Ciò che occorre oggi, dunque, è una pace radicata nella sapienza divina, non in quella umana. Leggendo Giacomo 3:13-18 osserviamo quali benefìci derivano dalla sapienza celeste:
“Chi è saggio e ha intendimento fra voi? Mostri dall’eccellente condotta le sue opere con la mansuetudine che appartiene alla sapienza. Ma se avete nei vostri cuori amara gelosia e contenzione, non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa non è la sapienza che scende dall’alto, ma è terrena, animale, demonica. . . . La sapienza dall’alto è prima di tutto casta, quindi pacifica, ragionevole, pronta a ubbidire, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parziali distinzioni, senza ipocrisia. Inoltre, il frutto della giustizia si semina in condizioni pacifiche per quelli che fanno la pace”.
La pace derivante dalla sapienza di Dio fa più che impedire i conflitti; persegue sinceramente e attivamente buone relazioni con altri.
Inoltre, a chi è pacifico alla maniera di Dio sarà più semplice impedire che le inclinazioni nocive seminate nel cuore umano al tempo della ribellione in Eden diano origine ad azioni peccaminose e che provocano la morte. (Genesi 8:21; Matteo 15:19; Romani 5:12) Parlando dell’efficacia di questo scudo protettivo, l’apostolo Paolo scrisse che ‘la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero guarderà i vostri cuori [motivi] e le vostre facoltà mentali mediante Cristo Gesù’. — Filippesi 4:7.
Questo significa che Dio concede la sua “pace” tramite suo Figlio. Gesù disse: “Vi do la mia pace. Non ve la do come la dà il mondo”. (Giovanni 14:27) Si ottiene vera pace non con le riforme sociali, economiche, politiche o ambientali, ma adorando Geova secondo l’esempio di suo Figlio, Gesù Cristo. È giusto quindi che l’apostolo Paolo cominci molte sue lettere con espressioni del tipo: “Abbiate immeritata benignità e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo”. — Romani 1:7; I Corinti 1:3; II Corinti 1:2.
Siete pacifici?
I cristiani pacifici si rendono conto del fatto che, senza l’aiuto di Geova, non hanno alcuna durevole capacità di essere pacificatori. La carne umana è debole. Va rafforzata dallo spirito di Dio. Paolo rammentò ai cristiani di ‘amare il loro prossimo come loro stessi’. Quindi aggiunse: “Se, però, continuate a mordervi e a divorarvi gli uni gli altri, badate che non vi annientiate gli uni gli altri. Ma io dico: Continuate a camminare mediante lo spirito e non seguirete nessun desiderio carnale. Poiché la carne è contro lo spirito nel suo desiderio, e lo spirito contro la carne; poiché questi sono opposti l’uno all’altro, così che non fate le cose stesse che vorreste fare”. — Galati 5:14-17.
Quando uno si trova in contrasto con un altro, può essere ingannato dai ‘desideri carnali’ e pensare di aver ragione, anche se in realtà ha torto. Gli sgradevoli tratti dell’egoismo, dell’invidia e della competizione sfrenata sono male interpretati. Nella sua mente diventano grinta e zelo, indispensabili secondo lui per vincere o per avere successo. Questo fu ciò che accadde ad alcuni cristiani del I secolo che vivevano nella provincia della Galazia. Avevano lasciato che i loro ‘desideri carnali’ deturpassero la bellezza della pace non solo nella loro vita, ma anche nella congregazione. “Inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni” macchiavano l’aspetto spirituale della congregazione, e loro dovevano eliminare quelle macchie per ristabilire la pace. — Galati 5:20, 22.
Oggi tratti non cristiani possono similmente privare della pace il nostro paradiso spirituale. Nel commercio, sul lavoro, a scuola, durante le attività di gruppo e di congregazione possiamo dimostrare se teniamo davvero caro il frutto della pace o no. Per accertarvi se siete persone che contribuiscono alla pace anziché toglierla chiedetevi:
□ Desidero mi sia data importanza e voglio mettermi in mostra, oppure sono umile e modesto? — Proverbi 11:2; Matteo 18:1-4.
□ Nutro il forte desiderio di avere cose materiali, o mi accontento di avere di che sostentarmi e di che coprirmi? — I Timoteo 6:4-10; Ebrei 13:5.
□ Mostro favoritismo nei confronti delle persone preminenti o dei componenti della congregazione ricchi dal punto di vista materiale, oppure accolgo tutti i miei compagni di fede? — Romani 15:7; Giacomo 2:1-4.
Sostituite alla sapienza umana quella divina
Il malvagio spirito che muove coloro che sono soliti turbare la pace ha origine dai desideri egoistici. Notate da dove sorgono, secondo Giacomo 4:1, i cattivi frutti: “Da dove vengono le guerre e da dove vengono le lotte fra voi? Non vengono da questo, cioè dalle vostre brame di piacere sensuale che causano un conflitto nelle vostre membra?” Coloro che turbano la pace della congregazione si rifiutano di divenire pacifici perché lasciano che i desideri carnali ‘causino un conflitto in loro’. Permettono a uno spirito litigioso di dimorare in loro. Quindi i loro desideri egoistici, come un esercito invasore, sono sul sentiero di guerra, incoraggiandoli ad acquistare maggiore importanza e influenza, a ottenere beni materiali, e cose simili, eliminando nel contempo la pace dalla loro relazione con Dio e con i compagni di fede.
Forse abbiamo a che fare tutti i giorni con situazioni o persone che riteniamo sgradevoli. Come ci comportiamo in quei casi? Alcuni protesteranno ad alta voce e con ira, sperando che questo elimini o risolva il problema. Altri, nell’intento di proteggere la loro posizione o la loro condizione sociale, contrasteranno attivamente qualsiasi miglioramento nei metodi seguiti. Questi modi di fare distruggono la pace. Rallentano il progresso e impediscono di conseguire risultati in casa, sul lavoro o nella congregazione. D’altra parte, “la sapienza dall’alto è . . . pacifica”. (Giacomo 3:17) E la pace costruttiva avvicina le persone fra loro e a Dio. (Efesini 4:3) Per questo la sapienza divina comanda anche:
□ “Se, dunque, porti il tuo dono all’altare e lì ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va via; prima fa pace col tuo fratello, e poi, tornato, offri il tuo dono”. — Matteo 5:23, 24.
□ “Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini”. — Romani 12:18.
□ “Così, dunque, perseguiamo le cose che contribuiscono alla pace e le cose che sono reciprocamente edificanti”. — Romani 14:19.
Coloro che promuovono la pace sono evangelizzatori
L’apostolo Pietro, riconoscendo che Geova Dio è il Patrocinatore di un messaggio di pace divulgato in tutto il mondo, disse: “Egli ha mandato la parola ai figli d’Israele per dichiarare loro la buona notizia della pace per mezzo di Gesù Cristo: Questi è il Signore di tutti gli altri”. (Atti 10:36) Gesù non solo personalmente “venne e dichiarò la buona notizia della pace”, ma addestrò anche i suoi discepoli a fare altrettanto. (Efesini 2:17) Spiegò che avrebbero fatto questo andando di casa in casa a ‘cercare i meritevoli’, e disse loro: “Ovunque entriate in una casa dite prima: ‘Questa casa abbia pace’”. — Matteo 10:11; Luca 10:5.
Ma, come nel I secolo, anche oggi non tutti apprezzano “la buona notizia della pace”. In costoro non produce una reazione pacifica, ma suscita uno spirito bellicoso. Gesù previde questo tipo di reazione all’opera di evangelizzazione, dicendo: “Quando entrate nella casa, salutate quelli della casa; e se la casa lo merita, la pace che le augurate venga su di essa; ma se non lo merita, la vostra pace ritorni a voi”. (Matteo 10:12, 13) Alcuni sarebbero stati pronti ad accettare questa pace di origine divina, altri no. Ma in ogni caso il cristiano non avrebbe smesso di essere in pace con Dio o con l’uomo.
Coloro che rigettano la pace di Dio sono in effetti in guerra con lui. Come parte della profezia in cui Gesù elenca gli avvenimenti che avrebbero contraddistinto il segno della sua presenza nel potere del Regno messianico troviamo questa illustrazione che serve di avvertimento: “Quando il Figlio dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, . . . separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri”. (Matteo 25:31-33) La controversia all’origine della separazione verte sul Regno di Dio retto da Cristo. Il modo in cui gli individui reagiscono alla “buona notizia del regno” che viene loro portata dai ‘minimi fratelli di Cristo’ incide in maniera decisiva sul giudizio che ricevono. (Matteo 24:14; 25:34-46) Nella sua opera di divisione Cristo impiega soltanto persone pacifiche per proclamare il messaggio della buona notizia. Così nessun oppositore avrà motivo di dire: ‘Mi hanno fatto adirare a tal punto che non sono riuscito a comprendere “il messaggio della pace”’.
Perciò occorrono veramente persone pacifiche in questo mondo afflitto da lotte quotidiane sia di natura personale che internazionale. Troverete persone del genere all’interno della vera congregazione cristiana. Lasciate che “l’Iddio della pace” vi dia il suo spirito santo. Avrete così calma, serenità e tranquillità nonché libertà da attriti, lotte, dubbi e timore. (Isaia 32:17, 18) Inoltre proclamando “la buona notizia della pace” avrete il grandioso privilegio di aiutare altri a divenire pacifici. — Efesini 2:17; Matteo 28:19, 20.
[Testo in evidenza a pagina 29]
La pace derivante dalla sapienza di Dio fa più che impedire i conflitti; persegue sinceramente e attivamente buone relazioni con altri
[Immagine a pagina 27]
La pace prodotta dallo spirito santo di Dio è diversa da quella perseguita dal mondo
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