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‘Camminate in modo degno . . . con longanimità’La Torre di Guardia 1985 | 15 ottobre
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‘Camminate in modo degno . . . con longanimità’
VENNE più volte arrestata e sottoposta a duri interrogatori. In un’occasione, tra gli scherni della folla, fu addirittura fatta sfilare lungo le strade insieme a nove detenuti uomini, i cui reati comprendevano omicidio, violenza carnale e furto. In tutto rimase in prigione e lontano dalla sua famiglia per più di vent’anni.
L’esperienza di questa cristiana forse non è unica, dato che molti come lei hanno sopportato lunghi periodi di detenzione. Ma il suo “reato” era senz’altro insolito: era una testimone di Geova. Se avesse rinnegato la propria fede avrebbe potuto essere liberata all’istante. Come fece questa donna non solo a sopportare un trattamento del genere, ma anche a serbare un certo grado di felicità?
Per rispondere a questa domanda parliamo di un altro cristiano fedele, il quale fu pure arrestato a motivo della sua presa di posizione religiosa: l’apostolo Paolo. Scrivendo alla congregazione di Efeso, Paolo disse: “Io, perciò, prigioniero nel Signore, vi supplico di camminare in modo degno della chiamata con la quale foste chiamati, con completa modestia di mente e mitezza, con longanimità [lunghezza di spirito], sopportandovi gli uni gli altri nell’amore, cercando d’osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace”. — Efesini 4:1-3.
I cristiani di Efeso avevano una meravigliosa “chiamata” alla vita celeste assieme a Cristo Gesù. (I Pietro 1:3, 4) Ma per conseguirla dovevano “camminare”, o comportarsi, in modo da dimostrarsene degni. Paolo indicò che la “longanimità” era indispensabile per riuscirci. La “longanimità”, però, implica più che semplicemente sopportare il dolore o il disagio per un prolungato periodo di tempo. Un uomo che ha una gamba rotta deve sopportare a lungo la situazione, ma può forse fare diversamente? Chi è longanime, invece, sopporta i maltrattamenti senza vendicarsi né irritarsi volutamente. È lento ad adirarsi perché si trattiene di proposito.
Paolo si trattenne mentre sopportava gli arresti domiciliari. Sapeva che ciò serviva “per il progresso della buona notizia”. (Filippesi 1:12) Inoltre gli permetteva di dimostrare la sua lealtà e devozione a Geova Dio e di provare che stava ‘camminando in modo degno’ della sua chiamata alla vita celeste. Perciò Paolo sopportò con gioia la prigionia. E da allora, molti cristiani hanno manifestato una longanimità simile. Non tutti hanno avuto la chiamata celeste. Ma sono stati indotti a “camminare in modo degno” del premio della vita eterna, sia essa in cielo o nel reame terreno del Regno.
Ciò nondimeno, relativamente pochi hanno dovuto sopportare i rigori della prigionia. La longanimità è utile in altre circostanze? Certamente, dato che Paolo esortò l’intera congregazione di Efeso a “camminare in modo degno . . . con longanimità”. Efeso era la città più importante della provincia romana dell’Asia. La sua ricchezza poteva rappresentare una trappola per i cristiani. Per di più era una città nota per la vita immorale, il demonismo, la stregoneria e la magia; era una città piena di adoratori della dea Artemide, o Diana. Parlando di gente del genere l’antico storico Lucio Seneca disse: “Gli uomini vanno in cerca di piaceri di qualsiasi sorta. Non c’è vizio che rimanga entro i limiti; . . . Siamo sopraffatti dall’oblìo di ciò che è moralmente degno”. Quindi per i cristiani di quel luogo era difficile “camminare in modo degno”.
Non c’è da meravigliarsi, allora, che agli efesini Paolo abbia anche scritto: “Questo, perciò, dico e testimonio nel Signore, che voi non continuiate più a camminare come camminano anche le nazioni nell’inutilità delle loro menti, mentre sono mentalmente nelle tenebre, e alienati dalla vita che appartiene a Dio”. (Efesini 4:17, 18) Come dev’essere stato difficile vivere in mezzo a gente tanto corrotta! Essendo longanime, però, il cristiano poteva almeno rendere sopportabile la propria vita.
Necessaria oggi
Oggi, in maniera simile, siamo circondati dalla malvagità, dal materialismo e dall’influenza demonica. Sui cristiani infatti, vengono esercitate oggi pressioni ancora più forti per il fatto che Satana è stato scagliato nelle vicinanze della terra ed è deciso a distruggere la nostra fede. (Rivelazione 12:12, 17) Perciò dobbiamo prestare più che la solita attenzione al modo in cui camminiamo se vogliamo dimostrarci degni. E, come i cristiani dell’antichità, dobbiamo essere longanimi. È vero che non è una cosa comune che uno si trattenga. Nondimeno la longanimità è una prova del fatto che il cristiano ha lo spirito di Dio. “Il frutto dello spirito è . . . longanimità”, dice Galati 5:22. Ma in che modo ci è utile?
La longanimità ci aiuta a sopportare le difficoltà economiche, i problemi di salute e altre pressioni provocate dal modo di vivere del XX secolo. Sappiamo perché esistono questi problemi e anche che la soluzione è prossima! (II Timoteo 3:1-5; Luca 21:28) Anche quando incontriamo forte opposizione all’opera di diffondere la buona notizia del Regno, la longanimità è come un muro di contenimento che non solo ci aiuta a perseverare, ma mantiene anche viva la nostra speranza.
Il consiglio di Paolo d’“esser longanimi con gioia”, quando è stato seguito, ha anche contribuito a migliorare difficili situazioni domestiche. (Colossesi 1:11) A volte il coniuge di un cristiano è un incredulo. Un uomo disse: “Non solo la nostra vita familiare era estremamente turbata, ma dovevo anche sopportare difficoltà di ogni genere . . . Non venivano preparati i pasti . . . Non c’erano mai vestiti puliti e pronti . . . A volte lei mi parlava usando un linguaggio osceno”. Ma questo cristiano era longanime. “Ogni volta pregavo Geova”, disse, “e confidavo che mi avrebbe aiutato a sviluppare la buona qualità della longanimità perché non perdessi il mio equilibrio cristiano . . . Questo mi ha aiutato a perseverare”. Il risultato? Dopo vent’anni di opposizione anche sua moglie è diventata una cristiana! “Come sono grato a Geova”, dice quest’uomo, “che mi ha aiutato a coltivare questo frutto dello spirito, la longanimità!”
Longanimi gli uni verso gli altri
Essendo un prodotto dello spirito santo di Dio, la longanimità è incompatibile con “le opere della carne”, quali inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni e invidie. (Galati 5:19-21) Cosa accade se permettiamo che queste “opere” si manifestino e abbiano il sopravvento nei nostri rapporti con gli altri?
Una situazione che ebbe per protagonista Mosè illustra cosa può accadere. Mosè era stato definito “di gran lunga il più mansueto di tutti gli uomini che erano sulla superficie della terra”. (Numeri 12:3) In un’occasione, però, smise di essere longanime. Quando la provvista d’acqua della nazione si esaurì, il popolo privo di fede si lamentò: “Perché avete condotto la congregazione di Geova in questo deserto onde noi e le nostre bestie da soma vi moriamo?” (Numeri 20:4) Questa situazione avrebbe richiesto che Mosè, da parte sua, si trattenesse e che, riflettendo con calma, capisse che il loro discorso ribelle era rivolto in realtà contro Geova stesso! Mosè, invece, lasciò che gli impulsi carnali prendessero il sopravvento. Il salmista disse: “Inoltre, causarono la provocazione alle acque di Meriba, così che andò male a Mosè per causa loro. Poiché amareggiarono il suo spirito ed egli parlava aspramente con le sue labbra”. — Salmo 106:32, 33.
Come se fosse lui a provvedere miracolosamente l’acqua, Mosè amareggiato disse: “Udite, ora, ribelli! Vi faremo uscire acqua da questa rupe?” (Numeri 20:10) Sì, Mosè lasciò che lo spirito litigioso e di lamentela di altri avesse il sopravvento su di lui. E per non essersi trattenuto, oltre che per non aver glorificato Geova, non gli fu concesso di entrare nella Terra Promessa.
Gli odierni cristiani devono stare attenti a non cadere in questa trappola. A volte i nostri stessi fratelli cristiani possono essere fonte di irritazione, come fecero gli israeliti con Mosè. “Ma lo schiavo del Signore non ha bisogno di contendere, ma ha bisogno d’esser gentile verso tutti, qualificato per insegnare, mantenendosi a freno nel male”. (II Timoteo 2:24) L’esortazione di I Tessalonicesi 5:14, perciò, è appropriata: “Siate longanimi verso tutti”.
Esempi degni di essere imitati
Cristo diede un perfetto esempio di longanimità. Dovette sopportare non solo il “parlar contrario dei peccatori”, ma anche i problemi che sorsero tra i suoi stessi discepoli. (Ebrei 12:3) A volte questi erano lenti sia a capire che a mettere in pratica i suoi insegnamenti. Tuttavia, non li trattò mai in modo aspro. La notte in cui fu tradito, allorché i suoi discepoli si addormentarono, Cristo benignamente li esortò dicendo: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, onde non entriate in tentazione”. — Luca 22:46.
Dopo la sua risurrezione Gesù ha continuato a manifestare pazienza e longanimità. Saulo, ad esempio, perseguitava i cristiani, era un bestemmiatore e un uomo insolente. Eppure Cristo mostrò misericordia a Saulo al punto che divenne un suo importante seguace. Paolo (l’ex Saulo) spiega: “La ragione per cui mi fu mostrata misericordia fu affinché per mezzo di me quale caso principale Cristo Gesù dimostrasse tutta la sua longanimità a modello di coloro che riporranno la loro fede in lui per la vita eterna”. — I Timoteo 1:15, 16.
Le Scritture ci dicono di ‘seguire attentamente le orme di Cristo’. (I Pietro 2:21) Manifestate la stessa pazienza nei confronti dei vostri compagni di fede quando tardano a mettere in pratica un certo principio biblico? Mostrate un simile spirito longanime nei confronti delle persone del mondo che non conoscono la verità? Vi sentite spinti ad aiutarle a trovare la verità?
Il massimo esempio di longanimità, comunque, è Geova. “Geova è misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità”. (Salmo 103:8; Esodo 34:5-7) Mentre uomini come Mosè si irritarono per l’ostinazione degli israeliti, Geova disse: “Ho steso tutto il giorno le mani verso un popolo che è disubbidiente e contraddice”. (Romani 10:21) Ma questa longanimità aveva uno scopo. Come fa un padre con un figlio testardo, Geova non rinunciò a sperare che la sua difficile relazione con Israele potesse migliorare. E la sua pazienza diede risultati: un rimanente di quella nazione fu salvato!
I limiti della longanimità
La pazienza di Dio, però, non è illimitata. Avendo rigettato di continuo gli avvertimenti di Geova, Israele come nazione si allontanò da Dio. Isaia disse: “Ma essi stessi si ribellarono e contristarono il suo spirito santo. Egli si cambiò ora in loro nemico; egli stesso fece guerra contro di loro”. (Isaia 63:10) Sì, col tempo “il furore di Geova salì contro il suo popolo”. (II Cronache 36:15, 16) La sua longanimità ebbe fine.
Oggi questo ci interessa da vicino. Non sarebbe ragionevole pensare che Dio tollererà per sempre il male. È vero che, come dice Paolo, “Dio, benché avesse la volontà di dimostrare la sua ira e di far conoscere la sua potenza, tollerò con molta longanimità vasi d’ira resi adatti alla distruzione”. Ma questa tolleranza aveva uno scopo: ‘far conoscere le ricchezze della sua gloria’. (Romani 9:22, 23) Sì, poiché Dio si è trattenuto, il suo nome è stato dichiarato in tutta la terra. Inoltre Dio, tramite il suo popolo, ha annunciato il suo “giorno di vendetta”. (Isaia 61:2) È vero, molti si fanno gioco di questo messaggio di avvertimento e lo mettono in ridicolo, come gli epicurei e gli stoici dei giorni di Paolo, i quali dicevano: “Che cosa vuol dire questo chiacchierone?” (Atti 17:18) Ma ricordate che Dio “recherà vendetta su quelli che non conoscono Dio e su quelli che non ubbidiscono alla buona notizia intorno al nostro Signore Gesù”. — II Tessalonicesi 1:8.
Nel frattempo, tuttavia, dobbiamo continuare a predicare i giudizi di Dio fino a quando Egli rivelerà che è tempo di smettere. Dobbiamo ‘esercitare pazienza fino alla presenza del Signore’. (Giacomo 5:7) Ma la paziente sopportazione dei vari mali dovuti alla vita di questo sistema produrrà risultati concreti. Ci farà confidare di più in Geova. Migliorerà la nostra relazione con gli altri e impedirà che sorgano problemi inutili. L’essere longanimi forse ci creerà difficoltà, ma indipendentemente da chi siamo o da dove viviamo, sia che siamo liberi o in prigione, sia che incontriamo opposizione in casa o nel ministero cristiano, la pace e l’unità favorite dalla longanimità aggiungeranno gioia e contentezza alla nostra vita. (Efesini 4:2) A tutti i costi, quindi, camminate in modo degno con longanimità.
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Mostrate benignità divina?La Torre di Guardia 1985 | 15 ottobre
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Mostrate benignità divina?
RIUSCITE a ricordare l’ultima volta che qualcuno è stato veramente gentile e benigno con voi? Tutti noi certamente apprezziamo la prontezza, la comprensione e la cortesia di chi è benigno.
Anche se a volte scarseggia, la benignità non è sconosciuta nel mondo odierno. Ai commessi viene detto di mostrarsi gentili e cortesi con gli acquirenti. Chi è nel commercio sa quanto essa sia importante nel trattare i clienti. È vero, spesso la benignità viene mostrata per secondi fini. Ma la vera benignità umana esiste. Infatti, quando una coppia di sposi fece un lungo viaggio per andare a trovare il padre di lui che, essendo stato colpito da paralisi non poteva praticamente più muoversi, che grande sollievo provò nel vedere che i vicini avevano già provveduto a sbrigare alcune faccende necessarie!
La Bibbia menziona alcuni notevoli esempi di benignità umana. Mentre in nave facevano rotta verso Roma, Giulio, l’ufficiale dell’esercito che aveva in custodia l’apostolo Paolo, permise al suo prigioniero di far visita ad alcuni amici che aveva a Sidone e di riceverne le cure. Giulio, in effetti, “trattò Paolo con benignità umana”. (Atti 27:3) Poco tempo dopo, quando fecero naufragio, gli abitanti di Malta mostrarono a tutti i 276 passeggeri e componenti dell’equipaggio “straordinaria benignità umana”. Publio infatti, “l’uomo principale dell’isola”, si dimostrò particolarmente ospitale. — Atti 28:1-10.
Che tutti gli uomini, creati a immagine di Dio, possano riflettere fino a un certo punto la personalità di Geova fu indicato da ciò che scrisse l’apostolo Paolo: “Tutte le volte che persone delle nazioni che non hanno legge fanno per natura le cose della legge, queste persone, benché non abbiano la legge, sono legge a se stesse. Esse sono le medesime che dimostrano come le cose della legge siano scritte nei loro cuori”. (Romani 2:14, 15; Genesi 1:26) Perciò una certa misura di benignità è insita negli uomini. Ma è giusto aspettarsi che i veri cristiani mostrino una benignità nettamente divina. Di che tipo è questa benignità? In che modo Dio esercita benignità? E noi come possiamo imitarlo nel mostrare questo frutto del suo spirito? — Galati 5:22.
L’amorevole benignità di Geova
Più volte la Bibbia esalta l’amorevole benignità di Dio. “Lodate Iah! Rendete grazie a Geova, poiché egli è buono; poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito”, disse il salmista. (Salmo 106:1; 107:1) Nelle Scritture Ebraiche il termine tradotto “amorevole benignità” si riferisce a una qualità che si attiene amorevolmente a un obiettivo finché non se ne è realizzato lo scopo. Così, per amore dell’umanità, Dio ha esercitato amorevole benignità allo scopo di salvare l’uomo. In caso contrario, l’umanità avrebbe cessato di esistere molto tempo fa. Non tollerando la trasgressione, Dio espulse dal giardino di Eden i nostri primogenitori, Adamo ed Eva. Tuttavia, mostrò amorevole benignità provvedendo loro vestiario, concedendo loro di avere figli e lasciandoli in vita per diverso tempo, pur essendosi comportati in modo ribelle. — Genesi 3:21–4:2; 5:4, 5.
Geova ha manifestato amorevole benignità ai peccatori discendenti di Adamo in molte maniere. A Listra, per esempio, l’apostolo Paolo poté dire ai seguaci della falsa religione che Dio ‘non si era lasciato senza testimonianza in quanto aveva fatto del bene, dando loro piogge dal cielo e stagioni fruttifere, riempiendo i loro cuori di cibo e buon umore’. (Atti 14:16, 17) Anche se adoravano un falso dio, benignamente Geova provvedeva loro molte cose materiali.
Molto più significativa fu, però, l’amorevole benignità che Dio mostrò nei confronti dei discendenti di Adamo che ancora dovevano nascere. Tramite il “seme” promesso, Geova fornì la base per sperare nella liberazione dal peccato umano e dalla morte. (Genesi 3:15; Romani 5:12) Sebbene gli uomini Lo abbiano disonorato, Dio non li ha abbandonati. Infatti, ha persino dato il suo amatissimo e unigenito Figlio come sacrificio di riscatto a loro favore! (Giovanni 3:16) E, con un’ulteriore manifestazione di “immeritata benignità”, Dio ha anche disposto che alcuni esseri umani integri siano coeredi di Cristo nel Regno celeste che porterà benedizioni a tutta l’umanità ubbidiente. — Romani 5:8, 15-17; 8:16, 17; Rivelazione 14:1-4.
Mostriamo benignità divina
In che modo esseri umani imperfetti possono mostrare benignità divina? Ebbene, Gesù diede l’esempio e provvide indicazioni che ci possono aiutare a manifestare questo tipo di benignità. (I Pietro 2:21; Matteo 11:28-30) Egli, per esempio, disse che dovremmo essere benigni anche verso i nostri nemici. Gesù disse: “Continuate ad amare i vostri nemici e a fare il bene e a prestare senza interesse, senza sperare nulla in cambio; e la vostra ricompensa sarà grande, e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi”. (Luca 6:35) Perciò, se manifesteremo la superiore qualità della benignità divina, saremo benigni non solo verso i familiari, gli amici e i fratelli cristiani, ma anche verso coloro che sono ingrati e si sono mostrati nostri nemici. Questo non per irritarli, ma per aiutarli a manifestare i loro lati migliori. — Galati 6:10; Romani 12:20, 21.
Dato che per tendenza noi uomini trattiamo gli altri come loro trattano noi, facciamo bene a ricordare il punto di vista di Geova: “Ho provato diletto nell’amorevole benignità e non nel sacrificio”. (Osea 6:6) Perciò, se vogliamo avere l’approvazione di Geova, dobbiamo sforzarci di manifestare benignità divina, o amorevole benignità, in tutti i nostri rapporti con gli altri. (Confronta Michea 6:8). Ma per dimostrare veramente questa santa qualità dobbiamo imitare Geova in una maniera particolare. Quale? Ebbene, proprio come Dio ha benignamente fatto i primi passi per permetterci di avere una buona condizione dinanzi a lui, così noi dobbiamo prendere l’iniziativa nel far conoscere ad altri le verità della Bibbia. Anche se in un primo momento gli altri le rifiuteranno, dobbiamo esercitare amorevole benignità facendo ripetuti tentativi per raggiungere il loro cuore con la buona notizia del Regno di Dio. Che ottima cosa quando questa dimostrazione di benignità divina aiuta altri a incamminarsi sulla strada che porta alla vita! — Matteo 7:13, 14.
Come coltivarla
Si può coltivare la benignità divina solo imparando ad agire in armonia con i pensieri di Dio esposti nella Bibbia. Anzitutto dobbiamo acquistare accurata conoscenza della verità. Paolo lodò i cristiani di Colosse e riconobbe che la verità aveva portato frutto ‘dal giorno che avevano udito e imparato a conoscere l’immeritata benignità di Dio in verità’. (Colossesi 1:5, 6) Ma nessun cristiano arriva a un punto in cui non può fare ulteriore progresso. Pertanto ciascuno di noi deve ‘continuare a crescere nell’immeritata benignità e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo’. — II Pietro 3:18.
Dato che la benignità fa parte del frutto dello spirito santo di Dio, i cristiani che si sottomettono all’influenza di questo spirito saranno benigni. Paolo, infatti, mette specificamente in relazione la santità divina con la benignità, dicendo: “Come eletti di Dio, santi ed amati, rivestitevi dei teneri affetti di compassione, benignità”. (Colossesi 3:12) Dobbiamo quindi avere lo spirito santo di Dio per mostrare benignità divina.
Ma come facciamo a ottenere lo spirito di Geova? Chiedendoglielo ripetutamente. Gesù indicò che, se supplichiamo umilmente Geova di darci questo prezioso dono, la nostra sentita richiesta sarà esaudita. Dopo aver menzionato la necessità di ‘continuare a chiedere’ e di ‘continuare a cercare’, Gesù disse: “Se dunque voi, benché siate malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre che è in cielo darà spirito santo a quelli che glielo chiedono!” (Luca 11:9-13) Sì, se chiediamo lo spirito di Dio e il suo specifico aiuto per manifestare più benignità, siamo certi di essere esauditi. (I Giovanni 5:14, 15) Le nostre azioni dovranno naturalmente essere coerenti con la nostra richiesta di avere lo spirito di Dio.
Un’altra cosa che ci aiuterà a coltivare questa qualità è il meditare sulle espressioni della benignità di Geova che osserviamo intorno a noi. Rivolgendosi a Dio il salmista disse: “Per certo mediterò su tutta la tua attività, e mi occuperò di sicuro delle tue opere”. (Salmo 77:12) È bene notare le qualità di Dio che si osservano nella vita quotidiana e riflettere su di esse. Le bellezze della creazione, i gustosi cibi e bevande, le cose che ci servono e che rendono la vita confortevole e piacevole, la gioia che danno i bambini, persino gli scherzosi movimenti degli animali, sono tutte cose che rivelano la benignità di Dio verso l’umanità. Sì, un meraviglioso tramonto, un variopinto arcobaleno, un ottimo pranzo o una cara amicizia possono ben rammentarci il fatto che Dio ci fornisce molte cose per il nostro diletto. In realtà, “le sue invisibili qualità [inclusa la benignità] . . . si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte”. (Romani 1:20) È indispensabile meditare su queste cose se vogliamo realmente imitare il nostro grande Dio di benignità.
Fatene una meta da conseguire
Vale senz’altro la pena di prefiggersi di coltivare la qualità della benignità divina. Se si manifesta benignità, le relazioni personali e familiari miglioreranno. Inoltre la benignità attrae la gente al messaggio del Regno. Molti scettici sono stati spinti a esaminare la verità perché nel loro ministero i testimoni di Geova hanno mostrato benignità. Sì, grazie alla benignità alcuni che altrimenti si sarebbero mostrati ostili hanno manifestato i loro lati migliori.
Nel ministero di casa in casa una giovane Testimone incontrò una donna che la respinse seccamente. Essendosi accorta che la donna era malata, la sorella chiese se poteva fare qualcosa per lei. La donna rifiutò con freddezza l’aiuto offerto. Due settimane più tardi, però, la giovane sorella tornò di nuovo dalla donna e le chiese se era riuscita ad andare a comprarsi da mangiare dall’ultima volta che si erano viste. Dato che la donna non ci era riuscita la sorella volle andare a comprarle quello che le occorreva. Da allora in poi questa donna fu molto più gentile verso i Testimoni che le facevano visita, e questo grazie al fatto che la sorella aveva mostrato benignità divina.
Questa splendida qualità ha il potere di attrarre. Lo si nota dalle osservazioni che una giovane laureata fece dopo essere andata per la prima volta in una Sala del Regno. Nella sala i Testimoni di estrazione umile si preoccupavano di quale impressione loro e il loro modo di parlare avrebbero fatto su di lei. Ma questa donna istruita non ricorda che abbiano fatto errori. Invece ricorda solo che tutti furono molto gentili e benigni nei suoi confronti e che fu colpita dalla premura che le mostrarono. Spinta dal loro esempio, dedicò la sua vita a Dio. Ben presto mostrò altruistica premura verso altri come pioniera regolare e in seguito come componente della famiglia Betel.
La benignità divina è veramente una splendida qualità. La dovremmo manifestare di continuo. Lo fate?
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