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  • Coppie con due stipendi: Una lunga storia
    Svegliatevi! 1985 | 8 luglio
    • Coppie con due stipendi: Una lunga storia

      RICHARD si infila un grembiule senza imbarazzo. Muovendosi con naturalezza nella cucina, sparecchia, spazza, lava i piatti: il non plus ultra della competenza domestica. “È il mio turno di pulizia”, spiega. “Carol deve dormire un paio d’ore perché stasera lavora”.a

      Richard e Carol sono sposati e lavorano entrambi, qualcosa che in molti luoghi è diventata la regola anziché l’eccezione. Negli Stati Uniti il numero delle mogli che lavorano si è praticamente triplicato dal 1950. E secondo recenti stime, più dei tre quinti delle coppie sposate negli Stati Uniti hanno due stipendi. In paesi come Francia, Australia, Canada, Belgio, Svezia e Giappone la situazione è analoga.

      Naturalmente in molti cosiddetti paesi in via di sviluppo i lettori potrebbero chiedersi perché la cosa susciti tanta meraviglia. Lì infatti è consuetudine che le donne contribuiscano in notevole misura al reddito familiare. (Vedi pagina 4). Ciò nondimeno in Occidente la famiglia con due stipendi è un po’ un fenomeno. Come mai?

      “Un passivo per l’economia”

      L’idea che l’uomo sia l’unico a portare a casa uno stipendio è non solo tipicamente occidentale, ma piuttosto moderna. Il libro The Individual, Marriage, and the Family (L’individuo, il matrimonio e la famiglia) dice che in quasi tutto il corso della storia umana “le donne hanno provveduto al pari degli uomini ai bisogni economici della famiglia”.

      La Bibbia illustra come le donne dei tempi antichi davano il loro apporto economico. In Proverbi 31 è descritta la “moglie capace”. Non solo sbrigava le faccende domestiche, ma guadagnava anche. Fra le sue redditizie attività c’erano l’acquisto di terreni, lavori agricoli e confezione e vendita di abiti. (Proverbi 31:16, 24) In Atti 18:2, 3 la Bibbia menziona due coniugi, Aquila e Priscilla, che lavoravano insieme. Il commentatore biblico Adam Clarke osserva: “Fra i greci, i romani e gli israeliti le donne, anche quelle dei ceti più elevati, svolgevano qualsiasi attività manuale necessaria per il mantenimento della famiglia”.

      Per secoli uomini e donne lavorarono entrambi per contribuire al mantenimento della famiglia. Il lavoro, però, aveva come centro la casa. Poi ci fu la rivoluzione industriale e gli uomini cercarono lavoro nelle fabbriche delle grandi città. Se non che, in seguito all’abbandono dell’industria artigianale e dell’agricoltura, gli uomini andarono “a lavorare fuori casa, e quei lavori non richiedevano la partecipazione della moglie o dei figli”. Con quale risultato? Le donne, dicono alcuni, divennero “un passivo per l’economia”. — Scientific American.

      L’industrializzazione portò tuttavia una certa prosperità. E mentre le nazioni occidentali uscivano dalla depressione e dalla seconda guerra mondiale, l’ambita meta di molte famiglie era quella di potersi concedere il tenore di vita del ceto medio (o anche superiore). E per un po’ salari alti, prezzi bassi e credito facile permisero ad alcuni uomini di provvedere alla famiglia una casa, la macchina e anche qualcuno della strabiliante serie di nuovi prodotti e apparecchi che ora avevano sempre sotto gli occhi.

      Il sogno borghese, comunque, fu per molti un’insidiosa trappola allorché l’inflazione cominciò la sua implacabile spirale. Già all’inizio degli anni ’60, dice lo scrittore Marvin Harris, “era sempre più difficile per i genitori raggiungere o mantenere il tenore di vita del ceto medio”. Facciamo un esempio: Nel 1965 il prezzo medio d’acquisto di una casa unifamiliare nuova negli Stati Uniti era di 20.000 dollari. Nel secondo trimestre del 1984 il prezzo era salito a circa 100.000 dollari! Anche il costo del vitto e del vestiario stava diventando esorbitante. Così un numero senza precedenti di donne sposate cominciarono a invadere il mercato del lavoro.

      ‘Ci servivano più soldi’

      Richard e Carol (menzionati all’inizio) possiedono una casa confortevole eppure modesta, secondo il criterio americano. Ma come molte altre coppie si trovarono stretti nella morsa dell’inflazione. Carol dice: “Per riuscire a pagare le bollette avevamo bisogno di più soldi. Mi resi conto che Richard non avrebbe potuto guadagnare molto più di quanto già non guadagnava. Così non ebbi altra scelta che trovare un lavoro a tempo pieno”. No, non è stata la filosofia del movimento di Liberazione della Donna il fattore che ha maggiormente contribuito a spingere le donne sul mercato del lavoro. La maggioranza delle coppie, se si chiede loro perché lavorano entrambi, risponderà: ‘Perché ci servono i soldi!’ (Vedi pagina 5).

      Ad alcune donne non piace uscire dall’ambiente domestico. “Lavorare fuori casa mi uccide a poco a poco”, si è lamentata una donna. Molte invece sono contente d’avere un’occupazione. “Mi piace lavorare”, dice un’altra donna che dirige un’esposizione di mobili. “Non sono una casalinga”. Anche il vertiginoso aumento dei divorzi e lo spettro della vedovanza hanno contribuito a spingere le donne sul mercato del lavoro. “Mi spaventerebbe molto non lavorare”, dice una donna. “Ho perso il mio primo marito a ventidue anni . . . Ora in fondo alla mia mente c’è sempre il pensiero che se Stephen morisse o scappasse con qualche ragazza mi troverei in una terribile situazione se non avessi un lavoro”.

      Comunque, per la maggioranza delle famiglie, è stato il desiderio di rimanere economicamente a galla che ha costretto entrambi i coniugi a trovare un lavoro. Quali sono dunque alcuni problemi che incontrano e come possono risolverli?

      [Nota in calce]

      a Per “lavoro” intendiamo un’attività rimunerata svolta fuori casa.

      [Riquadro a pagina 4]

      Donne che lavorano nei paesi in via di sviluppo

      “Nell’Asia sudorientale le donne ricavano per ebollizione lo zucchero di palma. Le donne dell’Africa occidentale fanno la birra. In alcune parti del Messico e altrove le donne fanno ceramiche. In quasi tutti i paesi le donne tessono la tela e cuciono abiti. Nella maggioranza delle culture le donne vendono al mercato le loro eccedenze alimentari. Ciò che ricavano da queste attività in genere appartiene alle donne stesse”. — Women and World Development (Le donne e il progresso del mondo), di Irene Tinker.

      Si prendano, ad esempio, gli akan del Ghana meridionale e centrale. Rae André scrive: “Le donne piantano, gli uomini mietono; le donne vendono al mercato, gli uomini vanno a vendere in luoghi più lontani. Per tradizione i mariti e le mogli tengono i risparmi e gli investimenti separati e hanno diritto a tenersi quello che ricavano dal loro lavoro o dal loro commercio”.

      Il vecchio modo di vivere, però, sta rapidamente cambiando man mano che le nazioni si preparano all’industrializzazione. La ragione? Gli industriali introducono non solo la tecnologia occidentale ma anche la cultura occidentale. In genere vengono insegnate nuove tecniche agricole agli uomini, perfino quando l’agricoltura è prerogativa delle donne. Anche i posti in fabbrica sono accessibili quasi esclusivamente agli uomini. Quali effetti ha avuto tutto questo?

      Prendiamo l’Indonesia. Il lavoro di scortecciare il riso era fatto per tradizione dalle donne. Tuttavia, al principio degli anni ’70 vennero introdotte piccole scortecciatrici di fabbricazione giapponese, e le donne furono private dei mezzi di sussistenza.

      Nella città guatemalteca di San Pedro le mogli lavoravano al telaio, mentre i mariti facevano i contadini e i commercianti. Le donne del posto erano “molto fiere”, per usare le parole del dott. T. Bachrach Ehlers, della loro produttività economica. All’improvviso vennero introdotti nuovi telai meccanici. Ma solo agli uomini veniva fatto credito per acquistarli. Così le donne persero il controllo dell’industria tessile e ora lavorano per il basso salario pagato dai padroni delle fabbriche.

      Nel Kenya alcune donne sono lasciate “a lavorare il pezzo di terra della famiglia da cui ricavano a stento il necessario per sé e per i figli” mentre i mariti vanno a lavorare in città in cambio di un salario. Quando infine si riuniscono al marito andando ad abitare in un edificio di tanti piani, trovano “nient’altro che un posto dove suicidarsi”, per dirla con le parole di un funzionario keniota. Perché? “I kenioti”, spiega, “amano la terra; vogliono avere un pezzo di terra da poter chiamare loro proprio”.

      In India le donne hanno sempre avuto per tradizione “una condizione sociale bassa”. Pertanto i lavori meglio rimunerati sono spesso considerati inadatti per una donna. (Perfino Gandhi, che parlò della parità delle donne, disse in un’occasione che “la parità dei sessi non significa parità di occupazioni”). Ma come osserva il libro Women in Contemporary India (La donna nell’India contemporanea), le donne del ceto medio che lavorano hanno avuto “modo di imparare ad apprezzare i beni materiali”. I tabù culturali e religiosi potrebbero quindi cedere il posto a un altro segno di occidentalizzazione: il materialismo.

      Anche se può sembrare strano, le donne del Terzo Mondo si accorgono ora di lavorare più duramente che mai, ma senza l’indipendenza economica, o la sicurezza, che avevano un tempo.

      [Riquadro a pagina 5]

      Perché lavorano entrambi

      Stati Uniti: In un’inchiesta effettuata fra 41.000 donne, l’82 per cento di quelle che lavoravano ha detto che lo facevano perché avevano bisogno del denaro per coprire le spese correnti.

      Francia: Lì “ci sono più donne che lavorano fuori casa che in qualsiasi altro paese dell’Europa occidentale”. Circa l’84 per cento lavora “unicamente per necessità”.

      Canada: Uno studio effettuato dall’Università di Toronto rivela che “i mariti delle donne che lavorano a tempo pieno di norma guadagnano meno degli altri uomini. Il reddito medio degli uomini nelle famiglie dove le donne lavorano a tempo pieno era di 18.240 dollari, in paragone con . . . 22.273 dollari nelle famiglie dove il marito è l’unico a portare a casa lo stipendio”.

      India: La sociologa Zarina Bhatty dice: “Le donne lavorano per necessità, e non perché trovino nel lavoro il mezzo per conseguire maggiore libertà, l’indipendenza economica o un modo per esprimere la propria personalità”.

      [Immagine a pagina 5]

      Con la rivoluzione industriale gli uomini abbandonarono le campagne per lavorare nelle fabbriche. Alcuni pensarono che le donne fossero diventate “un passivo per l’economia”

  • Coppie con due stipendi: I problemi che incontrano
    Svegliatevi! 1985 | 8 luglio
    • Coppie con due stipendi: I problemi che incontrano

      “PENSO che dovrebbe essere l’uomo a lavorare e a portare a casa i soldi”, afferma un uomo, “e quando ha finito di lavorare dovrebbe mettersi a sedere e riposarsi per il resto della giornata”. Ma nonostante egli sia ovviamente e fortemente convinto di questo fatto, la moglie lavora.

      Molti uomini sono similmente combattuti fra il bisogno economico e le idee fortemente radicate circa la virilità. La sociologa Lillian Rubin osserva: “In una società dove persone di ogni ceto lottano freneticamente per procurarsi beni materiali, dove il valore di un uomo e la definizione che egli dà della propria virilità dipendono sostanzialmente dalla sua capacità di procurare quei beni, è difficile per quell’uomo riconoscere che la famiglia ha bisogno del guadagno della moglie per vivere come entrambi vorrebbero”. Alcuni uomini pertanto cadono in un profondo stato di depressione o diventano ipercritici, e si lamentano perché la loro moglie è diventata troppo indipendente o perché la casa non è pulita come lo era un tempo.

      E cosa può succedere quando la moglie guadagna più del marito o trova un lavoro molto prestigioso? Psychology Today dichiarava: “Nel caso di alcuni mariti che guadagnano meno della moglie, la morte prematura per disturbi cardiaci è 11 volte più frequente del normale”. Il Journal of Marriage and the Family riferiva inoltre che quando la moglie ha ‘più successo sul piano professionale’, “ci sono maggiori probabilità che il matrimonio finisca col divorzio”.a

      A volte però le mogli devono combattere la propria battaglia con risentimento. Pur conoscendo bene la difficile situazione economica del marito, forse si chiedono ancora: ‘Perché devo lavorare io? Non dovrebbe essere lui a provvedere a me?’ O forse si tormentano anche per ciò che lo psicologo dott. Martin Cohen definisce la maggiore causa di stress per le donne che lavorano: “Il senso di colpa perché non fanno abbastanza, perché non sono mogli e madri così brave come lo era la loro madre”.

      Pertanto, quella di accettare le realtà economiche che costringono sia il marito che la moglie a lavorare può essere il loro primo problema. Ma non sarà certo l’ultimo.

      “Tuo”, “Mio” . . . di chi?

      Oltre 86.000 donne intervistate hanno indicato che quello del denaro era il problema più grande nel loro matrimonio. Un articolo del Ladies’ Home Journal diceva: “L’argomento del denaro . . . trasforma uomini e donne altrimenti sani di mente in pazzi furiosi”. Un marito ha detto: “Il nostro problema più grosso era quello del denaro, il fatto che non ne avevamo, non ne avevamo proprio”. È vero che un secondo stipendio potrebbe alleviare questa difficoltà, ma spesso crea anche nuovi problemi.

      Ed, un giovane marito, spiega: “Appena sposati, Ronda guadagnava pressappoco quanto me. E quando cominciò a guadagnare più di me, inconsciamente pensai che lei fosse più brava di me”. Sembra inoltre che il secondo stipendio faccia oscillare la “bilancia del potere” dalla parte della moglie. Comprensibilmente ora lei può pensare di avere più voce in capitolo quando si deve decidere come spendere il denaro.

      Gli uomini però sono restii a dividere questo potere. “Voleva gli dicessi quotidianamente quanto denaro mi occorreva per quel giorno”, rammenta una moglie. “E questa era una cosa che detestavo”. Il marito che non ci sa fare coi soldi o che, peggio ancora, li spreca accresce questo risentimento. Una donna della Tanzania si è lamentata dicendo: “Spende i soldi per bere, non per noi o per i figli. Noi facciamo parte del lavoro, anzi, la maggior parte, ma i soldi li prende tutti lui e dice che sono suoi, che se li è guadagnati”.

      Non è sempre facile però giungere a un accordo che soddisfi entrambi i coniugi. Ed e Ronda, per esempio, decisero di mettere entrambi gli stipendi in un unico conto in banca. “Ma quando si trattava di spendere”, rammenta Ed, “i suoi occhi erano ‘più grandi’ dei miei. Più guadagnava, più spendeva”. E alcune mogli ribatterebbero che è il marito ad avere gli occhi ‘grandi’.

      Frigorifero vuoto e calzini sporchi

      “Parità di doveri”: suonava bene in teoria. Si pensava che, una volta che le mogli fossero andate a lavorare, i mariti avrebbero naturalmente fatto la loro parte di faccende domestiche.b Forse le donne avrebbero potuto finalmente concedersi il lusso di riposarsi dopo una giornata di lavoro! Ma purtroppo finora questa è rimasta solo una teoria!

      Sì, gli uomini dicono d’essere disposti a dare una mano. In un’inchiesta, il 53 per cento degli uomini intervistati non si è detto contrario a passare l’aspirapolvere. Ma quanti lo passavano veramente? Il 27 per cento. La loro inazione era più eloquente delle parole.

      Anche in Canada alcuni ricercatori hanno riscontrato che “nelle famiglie in cui le donne hanno un’occupazione a tempo pieno, esse dedicano ancora alle faccende domestiche e alla cura dei figli circa il triplo del tempo” che vi dedicano i mariti. (Il corsivo è nostro). E in Europa o nelle nazioni in via di sviluppo la situazione non è molto diversa. Le mogli che lavorano sono perciò oberate da ciò che equivale a due occupazioni a tempo pieno. Non è quindi strano che gli autori di Mothers Who Work (Madri che lavorano) dicano: “Il fattore più cruciale nella vita delle madri che lavorano è il tempo”.

      La mattina e la sera possono essere parentesi frenetiche per la moglie che lavora: svegliare e vestire i figli, preparare la colazione, portarli di corsa a scuola, avviarsi al lavoro, solo per tornare a casa e trovare dei bambini affamati e un marito affamato che forse si è sprofondato nella sua poltrona preferita. Per i ricercatori si tratta di “stress” dovuto all’assolvimento del suo ruolo. Per lei è semplice esaurimento. Una donna dice: “La mia vita è come una fragile casa di carte ben costruita. Qualcosa va storto e tutto crolla”. E più grande è la famiglia, più è probabile che la moglie che lavora si senta stressata.

      ‘È inevitabile che qualcosa ne soffra!’, potrebbe esclamare una donna che lavora. E spesso a soffrirne è la qualità delle faccende domestiche. Una moglie rammenta: “Nella nostra casa arrivammo al punto in cui non c’era mai abbastanza da mangiare in frigorifero e nessuno riusciva a trovare un paio di calzini puliti. Mio marito si arrabbiava con me, ma alla fine io mi diedi per vinta, mi misi a sedere e piansi”.

      Anche il matrimonio stesso può soffrirne. Un’altra moglie che lavora ha detto: “Mio marito e io riscontriamo entrambi che la nostra relazione ne soffre non per mancanza d’amore o di desiderio, ma semplicemente perché dopo avere soddisfatto le esigenze del lavoro e dei bambini, resta spesso poca energia da dedicare l’uno all’altra”. Che fare dunque? Qual è la chiave del successo per le coppie che lavorano?

      [Note in calce]

      a Alcuni ricercatori credono che sia il fatto che la moglie lavora, non l’ammontare del suo stipendio, a provocare in alcuni uomini depressione e perdita della fiducia in se stessi. Uno studio indicava pure che gli uomini possono accettare più facilmente il lavoro prestigioso della moglie se si tratta di un lavoro svolto tradizionalmente dalle donne.

      b Cosa si intenda per “faccende domestiche” varia da una parte del mondo all’altra. Qui intendiamo quei lavori domestici che per tradizione sono svolti dalle donne.

      [Testo in evidenza a pagina 8]

      Le mogli che lavorano sono oberate da due occupazioni a tempo pieno

      [Immagine a pagina 7]

      Per alcuni uomini è difficile accettare il fatto che le loro mogli guadagnano quanto loro o di più

  • Coppie che lavorano: La chiave del successo
    Svegliatevi! 1985 | 8 luglio
    • Coppie che lavorano: La chiave del successo

      QUANDO entrambi i coniugi lavorano, la cosa può creare stress e tensione. Perciò le coppie con due stipendi fanno bene a calcolare il costo, sul piano finanziario, emotivo e spirituale. (Vedi Luca 14:28). Ciò nondimeno, quando le circostanze richiedono che in una famiglia ci siano due stipendi, i problemi che sorgono non sono insormontabili. Molte coppie li affrontano e li superano. La chiave del loro successo? Spesso si tratta di seguire i princìpi biblici.

      I consigli della Bibbia non passano mai di moda. Possono anche aiutarvi a far fronte meglio all’odierna stretta economica. Molto tempo fa la Bibbia predisse che ‘negli ultimi giorni vi sarebbero stati tempi difficili’. (II Timoteo 3:1-5) Comprendendo questo fatto un uomo può essere aiutato a non sentirsi un fallito se fa fatica a sbarcare il lunario.

      E se una famiglia ha veramente bisogno di due stipendi, la Bibbia non condanna che la moglie lavori. Anzi, mostra che la donna fu creata per essere “un aiuto” per l’uomo. (Genesi 2:18) Così quando la moglie aiuta il marito portando a casa uno stipendio di cui c’è bisogno, egli non ha nessun motivo di sentirsi minacciato. Al contrario, dovrebbe sentirsi spinto a lodarla per gli sforzi che fa, come faceva il marito della “moglie capace”. (Proverbi 31:10, 28) Ma che dire degli specifici problemi cui vanno incontro le coppie che lavorano, come ad esempio quello relativo al denaro?

      Problemi di denaro

      ‘Non è giusto’, brontolava un marito. ‘Il mio denaro è il denaro della famiglia. Il denaro di mia moglie è il suo denaro”. Avete già sentito queste parole? La scrittrice Susan Washburn osserva: “I contrasti su questioni di denaro sono spesso modi per esprimere altre cause di tensione esistenti in una relazione”.

      Per esempio, molte coppie passano ore a discutere su quale denaro è “tuo”, “mio” o “nostro”. Qui però il problema non sta tanto nel fatto che il bilancio preventivo lascia a desiderare quanto in una concezione egoistica del matrimonio. Dio dichiarò che le coppie dovevano agire come “una sola carne”. (Genesi 2:24) Quando si segue questo principio, ha veramente importanza quale denaro è “tuo” e quale è “mio”? Paolo indica che i mariti e le mogli amorevoli devono essere ‘ansiosi’ solo per quanto riguarda l’ottenere l’approvazione l’uno dell’altro! — I Corinti 7:33, 34.

      Un altro problema che può sorgere in un matrimonio e sfociare in un “litigio per denaro” è il fatto di non comunicare. Una moglie si è lamentata dicendo: “Agivamo indipendentemente l’uno dall’altra. Non parlavamo di quello che spendevamo finché non arrivavano le bollette. E allora non parlavamo, litigavamo”. Ma considerate di nuovo il principio biblico circa l’essere “una sola carne”. Non includerebbe anche il fatto di comunicare? (Genesi 2:24) La Bibbia ci dice inoltre che “l’amore . . . non cerca i propri interessi”. — I Corinti 13:4, 5.

      Quando le coppie di sposi seguono questi princìpi, possono andar bene vari accordi finanziari. Dopo essersi seduti e avere discusso a fondo la cosa, alcune coppie decidono che ciascun coniuge dovrebbe avere una data quantità di denaro e preoccuparsi di pagare certe bollette. O potrebbero provare il metodo seguito da questa coppia: “Mettiamo insieme il denaro e la moglie tiene la contabilità e paga le bollette”. Il successo di qualsiasi sistema, però, non dipende tanto dal sistema in sé quanto dal tipo di relazione coniugale di una coppia.

      Ad ogni modo, il libro Working Couples (Coppie che lavorano) mette in guardia contro un altro potenziale pericolo: “Il problema, per molte coppie che lavorano, è che cominciano ad avere manie di grandezza. Specie quando cominciano a disporre di un secondo stipendio, lo considerano il rimedio per tutti i loro problemi finanziari”. Le coppie con due stipendi devono perciò avere ben chiaro nella mente il motivo per cui entrambi i coniugi lavorano. Non dovrebbe esser quello di provvedere per la famiglia? (I Timoteo 5:8) La Bibbia mette in guardia i cristiani contro “l’amore del denaro” e li incoraggia ad avere esigenze materiali modeste. (I Timoteo 6:7-10) Quando le coppie non cercano di ostentare i propri beni materiali e non sono afflitte dal “desiderio degli occhi” ci sono meno probabilità che sorgano contrasti per le spese eccessive. — I Giovanni 2:16.

      Chi lava i piatti?

      “Chi nota un soggiorno pulito?”, chiedono gli psicologi Marjorie e Morton Shaevitz. “Nessuno. Chi nota un soggiorno sporco? Tutti!” Sì, le faccende domestiche sono indispensabili, inevitabili e, a volte, poco apprezzate. Chi sarà a farle può quindi essere una domanda scottante.

      Di solito la moglie finisce per fare la maggior parte delle faccende domestiche. Ma che succede se la cosa comincia a irritarla?a Potrebbe avvicinare il marito e dire con tatto, come ha fatto una donna: “Senti, abbiamo un piccolo problema”. Spesse volte gli uomini non sanno nemmeno quanto lavoro comporta una famiglia. Forse insieme potrebbero vedere quali cose bisogna fare e quali sarebbe bello fare. Forse alcuni lavori sono superflui o si potrebbero fare più di rado. Insieme possono decidere chi farà ciascun lavoro, forse in base alle preferenze o alle capacità personali.

      Ma un uomo dovrebbe fare ‘lavori da donna’? Secondo la Bibbia, Abraamo non considerò una minaccia alla sua virilità il fatto di aiutare sua moglie a servire da mangiare a tre importanti visitatori. (Vedi Genesi 18:6-8). Similmente oggi alcuni mariti si sentono spesso spinti a dare una mano alla moglie quando si rendono conto del bisogno. Un marito dice: “Mi rimbocco le maniche e le do una mano nelle faccende domestiche. Ammetto che a volte non ne ho proprio voglia. Ma dato che lavoriamo entrambi penso non sarebbe giusto se mi comportassi diversamente”. — Confronta Efesini 5:28.

      Può sorgere un problema, però, se la moglie si aspetta la perfezione dal marito, dimenticando che è solo un principiante nelle faccende domestiche. (“Giorgio! Non sai che bisogna pulire il lavandino quando si finisce di lavare i piatti?”) Forse si otterrebbero risultati migliori aiutando con pazienza il coniuge.

      C’è poi il fatto di lasciare prevalere la “ragionevolezza” cristiana. (Filippesi 4:5) Forse non è né pratico né possibile mantenere la casa immacolata come un tempo. “Quando ero a casa tutto il giorno”, rammenta Betty, una moglie che lavora, “pareva che il mio unico lavoro fosse quello di pulire”. Ma quando cominciò a lavorare dovette modificare il suo criterio di pulizia. “Teniamo ancora la casa pulita”, dice, “ma adesso la casa ha l’aria di essere più ‘abitata’”.

      Vera sicurezza

      Questi sono soltanto alcuni dei problemi che si presentano alle coppie con due stipendi. Tuttavia queste coppie possono avere successo se seguono la guida delle Scritture.

      Le difficoltà, comunque, continueranno. Quindi il fatto di avere un posto sicuro e un reddito adeguato può sembrare più importante che mai. Ma una coppia cristiana avverte: “Il lavoro potrebbe darvi una falsa sicurezza. Potreste pensare: ‘Be’, io lavoro e mia moglie pure e possiamo andare avanti’. Ma questa è una falsa sicurezza, perché si può perdere il posto in qualsiasi momento. La cosa da ricordare è che Geova Dio è lì per sostenervi”.

      Questo è un saggio consiglio da parte di una coppia che lavora e che ovviamente ha trovato la chiave del successo: confidare in Dio il quale promette di non abbandonare mai quelli che ripongono la loro fiducia in lui. — Ebrei 13:5, 6.

      [Nota in calce]

      a Per molte mogli è contrario alla consuetudine che il marito faccia le faccende domestiche. Perciò molte non vorranno essere aiutate dal marito. Una francese ha detto: “Non capisco questa idea di far lavare i piatti al marito. Non è un problema vitale”.

      [Riquadro/Immagine a pagina 10]

      I figli devono aiutare nelle faccende domestiche?

      Sì, secondo quanto dice Gloria Mayer nel suo libro 2001 Hints for Working Mothers (2001 suggerimenti per le madri che lavorano). “Affidate ai bambini lavoretti poco complicati”, suggerisce. “Perfino un bambino di quattro anni può fare qualcosa per rendersi utile. In genere non solo sono felici di fare la propria parte ma si sentono esclusi se tutti hanno un lavoro eccetto loro”. E quali sono alcuni compiti specifici che si possono affidare ai ragazzi? La Mayer ne elenca almeno tre: (1) “Semplici operazioni di bucato: suddividere i loro indumenti, metterli via, ecc.” (2) “Pulire la propria stanza” (3) “Rifare il letto, specie il proprio”.

      [Immagine a pagina 11]

      Un marito dice: “Mi rimbocco le maniche e le do una mano nelle faccende domestiche”

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