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L’inizio di una giornata decisivaIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 105
L’inizio di una giornata decisiva
LASCIATA Gerusalemme il lunedì sera, Gesù ritorna a Betania, sul pendio orientale del Monte degli Ulivi. Si conclude così il secondo giorno del suo ministero finale a Gerusalemme. Senza dubbio Gesù passa di nuovo la notte dal suo amico Lazzaro. Da quando venerdì è arrivato da Gerico, questa è la quarta notte che trascorre a Betania.
Ora, martedì 11 nisan, di prima mattina, Gesù e i discepoli sono nuovamente in cammino. Questa sarà una giornata decisiva nel ministero di Gesù, la più intensa finora. È l’ultimo giorno in cui si farà vedere nel tempio. Ed è l’ultimo giorno del suo ministero pubblico prima che venga processato e messo a morte.
Per andare a Gerusalemme, Gesù e i discepoli prendono la solita strada che passa per il Monte degli Ulivi. Lungo questa strada, usciti da Betania, Pietro nota l’albero che Gesù aveva maledetto il mattino precedente. “Rabbi, vedi”, esclama, “il fico che hai maledetto si è seccato”.
Ma perché Gesù ha fatto morire l’albero? Egli ne spiega la ragione: “Veramente vi dico: Se avete fede e non dubitate, non solo farete ciò che io ho fatto al fico, ma se anche direte a questo monte [il Monte degli Ulivi su cui si trovano]: ‘Sollevati e gettati nel mare’, ciò avverrà. E tutte le cose che chiederete nella preghiera, avendo fede, le riceverete”.
Perciò, facendo seccare l’albero, Gesù impartisce ai discepoli una lezione pratica sul bisogno che essi hanno di avere fede in Dio. Infatti dice loro: “Tutte le cose che chiedete pregando, abbiate fede di averle praticamente ricevute, e le avrete”. Che importante lezione per i discepoli, specie in vista delle terribili prove che li attendono di lì a poco! C’è comunque un altro legame tra la morte del fico e la qualità della fede.
La nazione d’Israele, come questo fico, ha un’apparenza ingannevole. Benché sia vincolata da una relazione di patto con Dio e nonostante dia l’impressione di osservare le Sue norme, essa si è dimostrata senza fede, incapace di produrre buoni frutti. A causa della mancanza di fede, sta arrivando al punto di rigettare il Figlio stesso di Dio! Pertanto, facendo seccare il fico improduttivo, Gesù dimostra con efficacia quale fine farà questa nazione infruttuosa e priva di fede.
Poco dopo, Gesù e i discepoli entrano a Gerusalemme e, com’è loro abitudine, vanno nel tempio, dove Gesù si mette a insegnare. I capi sacerdoti e gli anziani del popolo, che non hanno certo dimenticato ciò che Gesù ha fatto il giorno prima ai cambiamonete, lo sfidano chiedendo: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”
Per tutta risposta, Gesù dice: “Anch’io vi chiederò una cosa. Se me la dite, anch’io vi dirò con quale autorità faccio queste cose: Il battesimo di Giovanni di dov’era? Dal cielo o dagli uomini?”
I sacerdoti e gli anziani si consultano su come rispondere. “Se diciamo: ‘Dal cielo’, ci dirà: ‘Perché, dunque, non gli avete creduto?’ Se invece diciamo: ‘Dagli uomini’, c’è da aver timore della folla, poiché tutti ritengono Giovanni un profeta”.
Non sapendo cosa rispondere, i capi dicono a Gesù: “Non sappiamo”.
Gesù, a sua volta, dice: “Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose”. Matteo 21:19-27; Marco 11:19-33; Luca 20:1-8.
▪ Perché il martedì 11 nisan è un giorno significativo?
▪ Quali lezioni impartisce Gesù facendo seccare il fico?
▪ Come risponde Gesù a coloro che gli chiedono con quale autorità egli agisce?
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Smascherati mediante le illustrazioni della vignaIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 106
Smascherati mediante le illustrazioni della vigna
GESÙ, nel tempio, ha appena lasciato perplessi i capi religiosi che volevano sapere con quale autorità egli agisca. Prima che si riprendano dalla loro perplessità, Gesù chiede: “Che ne pensate?” Poi, con un’illustrazione, mostra loro quale sorta di persone sono in realtà.
“Un uomo aveva due figli”, narra Gesù. “Avvicinatosi al primo, disse: ‘Figlio, va a lavorare oggi nella vigna’. Rispondendo, questi disse: ‘Vado, signore’, ma non vi andò. Accostatosi al secondo, disse la stessa cosa. Rispondendo, questi disse: ‘Non voglio’. Poi si rammaricò e vi andò. Quale dei due fece la volontà del padre?”, chiede Gesù.
“Il secondo”, rispondono i suoi oppositori.
Allora Gesù spiega: “Veramente vi dico che gli esattori di tasse e le meretrici vanno davanti a voi nel regno di Dio”. Gli esattori di tasse e le meretrici, in effetti, all’inizio non volevano servire Dio. Ma poi, come il secondo figlio, si sono pentiti e hanno iniziato a servirlo. Per contro, i capi religiosi, come il primo figlio, professavano di servire Dio, ma Gesù osserva: “Giovanni [il Battezzatore] è venuto a voi nella via della giustizia, ma non gli avete creduto. Comunque, gli esattori di tasse e le meretrici gli hanno creduto, e voi, benché abbiate visto questo, non vi siete poi rammaricati in modo da credergli”.
Gesù mostra subito dopo che quei capi religiosi non commettono un semplice peccato di omissione, quello di tralasciare di servire Dio. No, essi sono veramente malvagi, perversi. “C’era un uomo, un padrone di casa”, narra Gesù, “che piantò una vigna e vi pose intorno una siepe e vi scavò uno strettoio ed eresse una torre, e l’affittò a dei coltivatori e fece un viaggio all’estero. Quando venne la stagione dei frutti, inviò i suoi schiavi dai coltivatori per prendere i suoi frutti. Comunque, i coltivatori presero i suoi schiavi, e uno lo batterono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Di nuovo inviò altri schiavi, più dei primi, ma essi fecero a questi la stessa cosa”.
Gli “schiavi” sono i profeti che il “padrone di casa”, Geova Dio, aveva mandato dai “coltivatori” della sua “vigna”. I coltivatori sono rappresentanti preminenti della nazione d’Israele, nazione che la Bibbia descrive come la “vigna” di Dio.
Dato che i “coltivatori” avevano maltrattato e ucciso gli “schiavi”, spiega Gesù, “infine [il padrone della vigna] inviò loro il proprio figlio, dicendo: ‘Rispetteranno mio figlio’. Visto il figlio, i coltivatori dissero fra loro: ‘Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e prendiamo la sua eredità!’ E, presolo, lo gettarono fuori della vigna e lo uccisero”.
Ora, rivolgendosi ai capi religiosi, Gesù chiede: “Quando verrà il proprietario della vigna, che farà a quei coltivatori?”
“Poiché sono malvagi”, rispondono i capi religiosi, “li distruggerà miseramente e affitterà la vigna ad altri coltivatori, che gliene renderanno i frutti al tempo debito”.
Così, non volendo, essi pronunciano la propria condanna, in quanto sono compresi fra i “coltivatori” israeliti della “vigna” di Geova, la nazione d’Israele. Il frutto che Geova si aspetta da questi coltivatori è la fede nel Figlio suo, il vero Messia. Dato che non producono tale frutto, Gesù li avverte: “Non avete mai letto nelle Scritture [in Salmo 118:22, 23]: ‘La pietra che gli edificatori hanno rigettato, questa è divenuta la principale pietra angolare. Questo è stato fatto da Geova, ed è meraviglioso agli occhi nostri’? Perciò vi dico: Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una nazione che ne produca i frutti. E chi cadrà su questa pietra sarà frantumato. In quanto a chiunque sul quale essa cadrà, lo polverizzerà”.
Gli scribi e i capi sacerdoti ora si rendono conto che Gesù sta parlando di loro e vogliono ucciderlo, lui che è il legittimo “erede”. Perciò il privilegio di essere governanti nel Regno di Dio sarà tolto loro come nazione, e sarà creata una nuova nazione di ‘coltivatori della vigna’, una nazione che produrrà i giusti frutti.
Per timore delle folle, che considerano Gesù un profeta, in questa circostanza i capi religiosi non tentano di ucciderlo. Matteo 21:28-46; Marco 12:1-12; Luca 20:9-19; Isaia 5:1-7.
▪ Chi rappresentano i due figli della prima illustrazione di Gesù?
▪ Nella seconda illustrazione, chi raffigurano il “padrone di casa”, la “vigna”, i “coltivatori”, gli “schiavi” e “l’erede”?
▪ Che ne sarà dei ‘coltivatori della vigna’, e chi li sostituirà?
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L’illustrazione della festa nuzialeIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 107
L’illustrazione della festa nuziale
PER mezzo di due illustrazioni Gesù ha smascherato gli scribi e i capi sacerdoti, ed essi vogliono ucciderlo. Ma Gesù non ha ancora finito con loro! Prosegue narrando un’altra illustrazione:
“Il regno dei cieli è divenuto simile a un uomo, un re, che fece una festa nuziale per suo figlio. E mandò i suoi schiavi a chiamare gli invitati alla festa nuziale, ma essi non volevano venire”.
Geova Dio è il Re che prepara la festa nuziale per suo Figlio, Gesù Cristo. Alla fine, la sposa composta di 144.000 seguaci unti sarà unita a Gesù in cielo. I sudditi del Re sono gli israeliti, coloro ai quali, quando nel 1513 a.E.V. furono ammessi nel patto della Legge, venne offerta la possibilità di divenire “un regno di sacerdoti”. In quell’occasione, quindi, fu originariamente esteso loro l’invito alla festa nuziale.
Comunque, la prima chiamata non fu rivolta a quegli invitati fino all’autunno del 29 E.V., quando Gesù e i suoi discepoli (gli schiavi del re) iniziarono l’opera di predicare il Regno. Ma gli israeliti naturali, ai quali mediante gli schiavi fu rivolta la chiamata fra il 29 E.V. e il 33 E.V., non vollero venire. Perciò, spiega Gesù, Dio diede alla nazione di invitati un’altra opportunità:
“Mandò di nuovo altri schiavi, dicendo: ‘Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo, i miei tori e gli animali ingrassati sono scannati, e tutto è pronto. Venite alla festa nuziale”’”. Questa seconda e ultima chiamata di quegli invitati ebbe inizio alla Pentecoste del 33 E.V., quando spirito santo fu versato sui seguaci di Gesù, e continuò fino al 36 E.V.
La grande maggioranza degli israeliti, però, respinse anche questa chiamata. “Senza curarsene”, dice Gesù, “essi se ne andarono uno nel proprio campo, un altro al suo commercio; e i restanti, afferrati i suoi schiavi, li trattarono insolentemente e li uccisero”. “Ma”, prosegue Gesù, “il re si adirò, e mandati i suoi eserciti distrusse quegli assassini e bruciò la loro città”. Ciò avvenne nel 70 E.V., quando Gerusalemme fu rasa al suolo dai romani e quegli assassini furono uccisi.
Gesù spiega poi cosa accadde nel frattempo: “Allora [il re] disse ai suoi schiavi: ‘La festa nuziale in realtà è pronta, ma gli invitati non ne erano degni. Andate perciò nelle strade che conducono fuori della città, e invitate alla festa nuziale chiunque troviate’”. Gli schiavi ubbidirono, così che “la stanza delle cerimonie nuziali era piena di persone che giacevano a tavola”.
Quest’opera di radunare ospiti andandoli a cercare per le strade fuori della città degli invitati ebbe inizio nel 36 E.V. I primi non giudei incirconcisi ad essere radunati furono un ufficiale dell’esercito romano di nome Cornelio e la sua famiglia. Il radunamento di questi non giudei, i quali prendono tutti il posto di coloro che in origine non avevano risposto alla chiamata, è continuata fino al XX secolo.
È durante il XX secolo che la stanza delle cerimonie nuziali si riempie. Narrando ciò che quindi accade, Gesù dice: “Il re, essendo entrato per esaminare gli ospiti, vi scorse un uomo che non indossava una veste nuziale. E gli disse: ‘Amico, come sei entrato qui senza veste nuziale?’ Egli restò senza parola. Allora il re disse ai suoi servitori: ‘Legategli mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Là sarà il suo pianto e lo stridore dei suoi denti’”.
L’uomo senza veste nuziale raffigura i finti cristiani della cristianità. Dio non li ha mai riconosciuti come persone con le caratteristiche distintive degli israeliti spirituali. Dio non li ha mai unti con spirito santo quali eredi del Regno. Perciò essi vengono gettati fuori nelle tenebre, dove subiranno la distruzione.
Gesù conclude l’illustrazione dicendo: “Poiché molti sono invitati, ma pochi eletti”. Sì, i componenti della nazione d’Israele invitati a divenire membri della sposa di Cristo erano molti, ma solo pochi israeliti naturali furono eletti. In definitiva, la maggior parte dei 144.000 ospiti che ricevono la ricompensa celeste non sono israeliti. Matteo 22:1-14; Esodo 19:1-6; Rivelazione 14:1-3.
▪ Chi sono quelli invitati originariamente alla festa nuziale, e quando fu esteso loro l’invito?
▪ Quando è rivolta la prima chiamata a quegli invitati, e chi sono gli schiavi impiegati a questo scopo?
▪ Quando viene estesa la seconda chiamata, e dopo, chi viene invitato?
▪ Chi raffigura l’uomo senza veste nuziale?
▪ Chi sono i molti chiamati, e chi i pochi eletti?
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Non si fa intrappolareIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 108
Non si fa intrappolare
POICHÉ Gesù sta insegnando nel tempio e ha appena narrato ai suoi nemici religiosi tre illustrazioni che smascherano la loro malvagità, i farisei sono adirati e tengono consiglio per intrappolarlo inducendolo a dire qualcosa per cui possano farlo arrestare. Architettano un piano e mandano i loro discepoli, insieme ai seguaci del partito di Erode, per cercare di coglierlo in fallo.
“Maestro”, dicono costoro, “sappiamo che sei verace e insegni la via di Dio secondo verità, e non ti curi di nessuno, perché non guardi l’aspetto esteriore degli uomini. Dicci, dunque: Che ne pensi? È lecito pagare il tributo a Cesare o no?”
Gesù non si fa ingannare dall’adulazione. Capisce che se dicesse: ‘No, non è lecito né giusto pagare questa tassa’, si renderebbe colpevole di sedizione contro Roma. Se, invece, dicesse: ‘Sì, bisogna pagare questa tassa’, i giudei, che detestano il giogo romano, lo odierebbero. Perciò risponde: “Perché mi mettete alla prova, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo”.
Quando gliene portano una, egli chiede: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”
“Di Cesare”, rispondono.
“Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. Ebbene, udita la risposta magistrale di Gesù, questi uomini si meravigliano e se ne vanno, lasciandolo in pace.
Visto che i farisei non sono riusciti a trovare nulla di cui accusare Gesù, i sadducei, i quali dicono che non c’è risurrezione, gli si avvicinano e gli chiedono: “Maestro, Mosè disse: ‘Se un uomo muore senza aver figli, suo fratello ne deve sposare la moglie e suscitare una progenie al suo fratello’. Ora c’erano fra noi sette fratelli; e il primo si sposò e decedette, e, non avendo progenie, lasciò la moglie a suo fratello. Accadde la stessa cosa anche al secondo e al terzo, finché l’ebbero tutt’e sette. Ultima di tutti, morì la donna. Nella risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà moglie? Poiché l’ebbero tutti”.
E Gesù ribatte: “Non sbagliate voi per questo, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio? Poiché quando sorgono dai morti, gli uomini non si sposano né le donne sono date in matrimonio, ma sono come gli angeli nei cieli. Ma riguardo ai morti, che sono destati, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli disse: ‘Io sono l’Iddio di Abraamo e l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe’? Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi. Voi vi sbagliate di molto”.
Di nuovo le folle sono stupite dalla risposta di Gesù. Perfino alcuni scribi riconoscono: “Maestro, hai parlato bene”.
Allora i farisei, saputo che Gesù ha messo a tacere i sadducei, vengono da lui in gruppo. Per metterlo ancora alla prova uno di loro, uno scriba, chiede: “Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge?”
Gesù risponde: “Il primo è: ‘Ascolta, Israele: Geova nostro Dio è un solo Geova, e tu devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’. Il secondo è questo: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’. Non c’è altro comandamento più grande di questi”. Anzi, Gesù aggiunge: “Da questi due comandamenti dipendono l’intera Legge e i Profeti”.
“Maestro, hai detto bene secondo verità”, conviene lo scriba. “‘Egli è Uno solo, e non c’è altri che Lui’; e questo amarlo con tutto il cuore e con tutto l’intendimento e con tutta la forza e questo amare il prossimo come se stessi vale assai più di tutti gli olocausti e i sacrifici”.
Vedendo che lo scriba ha risposto in modo intelligente, Gesù gli dice: “Non sei lontano dal regno di Dio”.
Sono ormai tre giorni — domenica, lunedì e martedì — che Gesù insegna nel tempio. Il popolo lo ha ascoltato con piacere, i capi religiosi invece vogliono ucciderlo, ma finora i loro tentativi sono stati vanificati. Matteo 22:15-40; Marco 12:13-34; Luca 20:20-40.
▪ Quale tranello tendono i farisei a Gesù, e che accadrebbe se egli rispondesse con un sì o con un no?
▪ Come sventa Gesù le insidie dei sadducei?
▪ Quale ulteriore tentativo compiono i farisei per mettere Gesù alla prova, e con quale risultato?
▪ Durante il suo ministero finale a Gerusalemme, per quanti giorni Gesù insegna nel tempio, e quali sono gli effetti?
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Gesù condanna i suoi oppositoriIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 109
Gesù condanna i suoi oppositori
GESÙ ha svergognato a tal punto i suoi oppositori religiosi che non osano fargli altre domande. Perciò prende l’iniziativa di mettere a nudo la loro ignoranza, e chiede: “Che ne pensate del Cristo? Di chi è figlio?”
“Di Davide”, rispondono i farisei.
Pur non negando che Davide è un antenato terreno del Cristo o Messia, Gesù chiede: “Com’è dunque che Davide per ispirazione [nel Salmo 110] lo chiama ‘Signore’, dicendo: ‘Geova ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra finché io abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”’? Se, perciò, Davide lo chiama ‘Signore’, com’è egli suo figlio?”
I farisei tacciono, perché non sanno chi è veramente il Cristo, l’unto. Il Messia non è solo un discendente umano di Davide, come pare credano i farisei, ma esisteva in cielo ed era superiore a Davide, essendone il Signore.
Gesù ora si rivolge alle folle e ai suoi discepoli e li mette in guardia contro gli scribi e i farisei. Visto che costoro insegnano la Legge di Dio, essendosi “seduti sul seggio di Mosè”, Gesù esorta: “Fate e osservate tutte le cose che vi dicono”. Ma aggiunge: “Non fate secondo le loro opere, poiché dicono ma non fanno”.
Essi sono ipocriti, e Gesù li condanna esprimendosi in termini molto simili a quelli usati mesi prima, quando era a cena da un fariseo. “Tutte le opere che fanno”, dice, “le fanno per essere visti dagli uomini”. E fa alcuni esempi:
“Allargano gli astucci contenenti le scritture che portano come salvaguardia”. Questi astucci relativamente piccoli, che si portano sulla fronte o sul braccio, contengono quattro brani della Legge: Esodo 13:1-10, 11-16 e Deuteronomio 6:4-9; 11:13-21. Ma i farisei aumentano il formato degli astucci per dare l’impressione di essere fervidi osservanti della Legge.
Gesù aggiunge che essi “allungano le frange delle loro vesti”. Come si legge in Numeri 15:38-40 gli israeliti avevano il comando di ornare le vesti con frange, ma i farisei se le fanno più lunghe di chiunque altro. Amano proprio mettersi in mostra! ‘A loro piace il luogo più eminente’, dichiara Gesù.
Purtroppo, anche i suoi discepoli sono stati contagiati da questo desiderio di preminenza. Perciò consiglia: “Ma voi, non siate chiamati Rabbi, poiché uno solo è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno padre vostro sulla terra, poiché uno solo è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno solo è il vostro Condottiero, il Cristo”. I discepoli devono vincere il desiderio di primeggiare! “Il più grande fra voi dev’essere vostro ministro”, ammonisce Gesù.
Dopo ciò pronuncia una serie di invettive contro gli scribi e i farisei, chiamandoli più volte ipocriti. Essi ‘chiudono il regno dei cieli davanti agli uomini’, dice Gesù, e “sono quelli che divorano le case delle vedove e che per pretesto fanno lunghe preghiere”.
“Guai a voi, guide cieche”, dice Gesù. Egli condanna i farisei per la loro mancanza di valori spirituali, resa evidente dalle distinzioni arbitrarie che fanno. Ad esempio, essi dicono: ‘Se qualcuno giura per il tempio, non è nulla; ma se giura per l’oro del tempio, è obbligato’. Dando più importanza all’oro del tempio che al valore spirituale di quel luogo di adorazione, rivelano la loro cecità morale.
Poi, come aveva fatto in precedenza, Gesù condanna i farisei perché trascurano “le cose più importanti della Legge, cioè la giustizia e la misericordia e la fedeltà” mentre sono molto scrupolosi nel pagare la decima di erbe aromatiche insignificanti.
Gesù chiama i farisei ‘guide cieche, che scolano il moscerino ma inghiottono il cammello’! Essi scolano il moscerino caduto nel vino non solo perché è un insetto, ma perché è cerimonialmente impuro. Tuttavia, trascurando le cose più importanti della Legge è come se inghiottissero un cammello, anch’esso un animale cerimonialmente impuro. Matteo 22:41–23:24; Marco 12:35-40; Luca 20:41-47; Levitico 11:4, 21-24.
▪ Perché i farisei tacciono quando Gesù li interroga riguardo a ciò che disse Davide nel Salmo 110?
▪ Perché i farisei allargano i propri astucci contenenti brani delle Scritture e allungano le frange delle loro vesti?
▪ Quale consiglio dà Gesù ai suoi discepoli?
▪ Quali distinzioni arbitrarie fanno i farisei, e come li condanna Gesù per il fatto che trascurano le cose più importanti?
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Concluso il ministero nel tempioIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 110
Concluso il ministero nel tempio
QUESTA è l’ultima volta che Gesù si fa vedere nel tempio. Infatti, a parte gli avvenimenti legati al suo processo e alla sua esecuzione che avranno luogo tre giorni più tardi, egli sta per concludere il suo ministero pubblico sulla terra. Ora continua a rimproverare aspramente gli scribi e i farisei.
Per tre volte ancora grida: “Guai a voi, scribi e farisei, ipocriti!” Prima li condanna perché puliscono “l’esterno del calice e del piatto, ma all’interno sono pieni di rapina e smoderatezza”. Perciò esorta: “Pulisci prima l’interno del calice e del piatto, affinché anche l’esterno sia pulito”.
Poi condanna gli scribi e i farisei per il marciume e il putridume interiore che essi tentano di nascondere dietro un’apparente religiosità. “Somigliate a sepolcri imbiancati”, dice, “che in realtà di fuori appaiono belli ma dentro son pieni di ossa di morti e di ogni sorta d’impurità”.
Infine, la loro ipocrisia è evidente dalla loro prontezza a edificare tombe per i profeti e a decorarle così da attirare l’attenzione sulle proprie opere pie. Tuttavia, rivela Gesù, essi sono “figli di quelli che assassinarono i profeti”. Infatti, chiunque osi smascherare la loro ipocrisia è in pericolo!
Continuando, Gesù pronuncia le sue più aspre parole di condanna. “Serpenti, progenie di vipere”, dice, “come sfuggirete al giudizio della Geenna?” La Geenna è una valle di Gerusalemme usata come discarica pubblica, per cui Gesù sta dicendo che a motivo della loro condotta malvagia gli scribi e i farisei subiranno la distruzione eterna.
Di coloro che manderà come suoi rappresentanti, Gesù dice: “Alcuni li ucciderete e metterete al palo, e alcuni li flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; affinché venga su di voi tutto il sangue giusto versato sulla terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria figlio di Barachia [chiamato Ieoiada in Secondo Cronache], che voi assassinaste fra il santuario e l’altare. Veramente vi dico: Tutte queste cose verranno su questa generazione”.
Poiché Zaccaria aveva rimproverato i capi d’Israele, essi “cospirarono contro di lui e lo colpirono con pietre per comandamento del re nel cortile della casa di Geova”. Ma, come predice Gesù, Israele dovrà pagare per tutto il sangue giusto che ha versato. La resa dei conti avviene 37 anni dopo, nel 70 E.V., quando gli eserciti romani distruggono Gerusalemme e oltre un milione di giudei perdono la vita.
Pensando a questa spaventosa situazione, Gesù si addolora. “Gerusalemme, Gerusalemme”, esclama di nuovo, “quante volte ho voluto radunare i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali! Ma voi non avete voluto. Ecco, la vostra casa vi è abbandonata”.
Gesù quindi aggiunge: “Da ora in poi non mi vedrete più, finché non diciate: ‘Benedetto colui che viene nel nome di Geova!’” Ciò avverrà al tempo della presenza di Cristo, quando egli sarà venuto nel suo Regno celeste e alcuni lo vedranno con gli occhi della fede.
Gesù va ora in un luogo da cui può osservare le casse del tesoro nel tempio e la folla che vi getta il denaro. I ricchi gettano molte monete. Ma poi viene una povera vedova e vi getta due monetine di minimo valore.
Chiamati a sé i discepoli, Gesù dice: “Veramente vi dico che questa povera vedova ha gettato più di tutti quelli che hanno gettato denaro nelle casse del tesoro”. I discepoli si chiedono senz’altro come ciò sia possibile, per cui Gesù spiega: “Tutti vi hanno gettato del loro avanzo, ma essa, nella sua indigenza, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto il suo sostentamento”. Detto questo, Gesù esce dal tempio per l’ultima volta.
Meravigliato per la mole e la bellezza del tempio, uno dei discepoli esclama: “Maestro, vedi, che sorta di pietre e che sorta di edifici!” Si sa infatti che quelle pietre misurano oltre 11 metri di lunghezza, 5 di larghezza e 3 di altezza!
“Vedi questi grandi edifici?”, risponde Gesù. “Non sarà affatto lasciata qui pietra sopra pietra che non sia diroccata”.
Dopo aver detto queste cose, Gesù e gli apostoli attraversano la valle del Chidron e salgono sul Monte degli Ulivi. Da quassù possono abbracciare con lo sguardo il magnifico tempio. Matteo 23:25–24:3; Marco 12:41–13:3; Luca 21:1-6; 2 Cronache 24:20-22.
▪ Cosa fa Gesù durante la sua ultima visita al tempio?
▪ Da cosa è evidente l’ipocrisia degli scribi e dei farisei?
▪ Cosa si intende con il “giudizio della Geenna”?
▪ Perché Gesù dice che la vedova ha dato più dei ricchi?
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Il segno degli ultimi giorniIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 111
Il segno degli ultimi giorni
ORA è martedì pomeriggio. Mentre Gesù siede sul Monte degli Ulivi e guarda il tempio sottostante, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni gli si accostano privatamente. Sono preoccupati per la sorte del tempio, poiché Gesù ha appena predetto che non vi sarà lasciata pietra sopra pietra.
Ma nel rivolgersi a Gesù devono avere in mente anche qualcos’altro. Poche settimane prima egli aveva parlato della sua “presenza”, durante la quale ‘il Figlio dell’uomo sarebbe stato rivelato’. E in un’occasione precedente aveva parlato loro del “termine del sistema di cose”. Perciò gli apostoli desiderano saperne di più.
“Dicci”, domandano, “quando avverranno queste cose [che porteranno alla distruzione di Gerusalemme e del suo tempio], e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” In effetti la loro domanda si articola in tre parti. Innanzi tutto vogliono sapere della fine di Gerusalemme e del suo tempio, poi della presenza di Gesù col potere del Regno e, per ultimo, della fine dell’intero sistema di cose.
Nella sua dettagliata risposta, Gesù tratta tutt’e tre gli aspetti della domanda. Fornisce un segno che permetterà di individuare quando finirà il sistema di cose giudaico; ma non solo: dà anche un segno che metterà in guardia i suoi futuri discepoli affinché possano capire che stanno vivendo durante la sua presenza e che la fine dell’intero sistema di cose è prossima.
Col passare degli anni gli apostoli osservano l’adempimento della profezia di Gesù. Sì, proprio le cose da lui predette cominciano ad accadere nel loro tempo. Per questo motivo i cristiani in vita 37 anni dopo, nel 70 E.V., non sono colti di sorpresa dalla distruzione del sistema giudaico col suo tempio.
Comunque, la presenza di Cristo e il termine del sistema di cose non si verificano nel 70 E.V. La sua presenza come Re al potere ha luogo molto tempo dopo. Ma quando? Un’analisi della profezia di Gesù ce lo rivela.
Egli predice che ci saranno ‘guerre e notizie di guerre’. “Sorgerà nazione contro nazione”, afferma, e ci saranno penuria di viveri, terremoti e pestilenze. I suoi discepoli saranno odiati e uccisi. Sorgeranno falsi profeti e svieranno molti. Aumenterà l’illegalità e l’amore della maggioranza si raffredderà. Nello stesso tempo la buona notizia del Regno di Dio sarà predicata in testimonianza a tutte le nazioni.
Benché la profezia di Gesù abbia un adempimento limitato prima della distruzione di Gerusalemme del 70 E.V., l’adempimento principale ha luogo durante la sua presenza e il termine del sistema di cose. Un’attenta analisi degli avvenimenti mondiali dal 1914 in poi rivela che questa importantissima profezia di Gesù sta avendo il suo più grande adempimento a cominciare da quell’anno.
Un’altra parte del segno dato da Gesù è la comparsa della “cosa disgustante che causa desolazione”. Nel 66 E.V. questa cosa disgustante compare sotto forma di “eserciti accampati” inviati da Roma che circondano Gerusalemme e scalzano il muro del tempio. “La cosa disgustante” è stabilita dove non deve.
Nell’adempimento principale del segno, la cosa disgustante è la Lega o Società delle Nazioni e l’organizzazione che le è succeduta, le Nazioni Unite. Questa organizzazione per la pace internazionale è considerata dalla cristianità un sostituto del Regno di Dio. Che cosa disgustante! A suo tempo, perciò, le potenze politiche associate all’ONU si rivolteranno contro la cristianità (l’antitipica Gerusalemme) e la renderanno desolata.
Gesù quindi predice: “Ci sarà grande tribolazione come non è accaduta dal principio del mondo fino ad ora, no, né accadrà più”. Anche se la distruzione di Gerusalemme del 70 E.V. è senz’altro una grande tribolazione, in cui vengono uccise, a quel che si sa, oltre un milione di persone, non è una tribolazione più grande del Diluvio universale dei giorni di Noè. Ciò indica che l’adempimento principale di questa parte della profezia di Gesù è ancora futuro.
Fiduciosi durante gli ultimi giorni
Mentre il martedì 11 nisan volge al termine, Gesù approfondisce con gli apostoli l’argomento del segno della sua presenza come Re al potere e della fine del sistema di cose. Li avverte di non andare dietro a falsi Cristi. Saranno compiuti tentativi, afferma, per “sviare, se possibile, anche gli eletti”. Ma, come aquile dalla vista acuta, questi eletti si raduneranno dove si trova il vero cibo spirituale, cioè presso il vero Cristo al tempo della sua presenza invisibile. Non saranno sviati e indotti a unirsi a un falso Cristo.
I falsi Cristi possono fare solo una comparsa visibile. La presenza di Gesù, invece, sarà invisibile. Avrà luogo durante un’epoca spaventosa della storia umana, come dichiara Gesù: “Il sole sarà oscurato, e la luna non darà la sua luce”. Sì, quello sarà il periodo più tenebroso da che esiste l’umanità. Sarà come se il sole si oscurasse di giorno e la luna non desse la sua luce di notte.
“Le potenze dei cieli saranno scrollate”, prosegue Gesù. Egli indica così che i cieli fisici assumeranno un aspetto minaccioso. I cieli non saranno semplicemente lo spazio in cui volano gli uccelli, ma saranno pieni di aerei da guerra, razzi e sonde spaziali. Il timore e la violenza saranno di un’intensità senza precedenti in tutta la storia umana.
Di conseguenza, dice Gesù, ci sarà “angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata”. Sì, questo periodo, il più tenebroso da che esiste l’uomo, porterà al tempo in cui, come dice Gesù, “il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo, e allora tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti”.
Ma non tutti saranno nei lamenti quando ‘il Figlio dell’uomo verrà con potenza’ a distruggere questo sistema di cose malvagio. Gli “eletti”, i 144.000 che parteciperanno con Cristo al Regno celeste, non faranno lamento, e nemmeno i loro compagni, quelli che in precedenza Gesù aveva chiamato sue “altre pecore”. Pur vivendo nel periodo più tenebroso della storia umana, questi trarranno coraggio dalle seguenti parole di Gesù: “Quando queste cose cominceranno ad avvenire, alzatevi e levate in alto la testa, perché la vostra liberazione si avvicina”.
Affinché i suoi discepoli che sarebbero stati in vita negli ultimi giorni potessero determinare l’imminenza della fine, Gesù pronuncia questa illustrazione: “Notate il fico e tutti gli altri alberi: Quando già mettono i germogli, osservandoli, sapete da voi stessi che l’estate è ormai vicina. Così anche voi, quando vedrete avvenire queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. Veramente vi dico: Questa generazione non passerà affatto finché tutte le cose non siano avvenute”.
Così, vedendo adempiersi i diversi aspetti del segno, i discepoli dovrebbero rendersi conto che la fine del sistema di cose è prossima e che presto il Regno di Dio spazzerà via tutta la malvagità. In effetti, la fine avverrà mentre sono ancora in vita coloro che avranno visto l’adempimento di tutte le cose predette da Gesù! Ammonendo quei discepoli che sarebbero stati in vita durante i decisivi ultimi giorni, Gesù dice:
“Prestate attenzione a voi stessi affinché i vostri cuori non siano aggravati dalla crapula nel mangiare e nel bere e dalle ansietà della vita e quel giorno non piombi all’improvviso su di voi come un laccio. Poiché verrà su tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. State svegli, dunque, supplicando in ogni tempo affinché riusciate a scampare da tutte queste cose destinate ad accadere, e a stare in piedi dinanzi al Figlio dell’uomo”.
Le vergini sagge e quelle stolte
Gesù sta rispondendo agli apostoli che hanno chiesto un segno della sua presenza col potere del Regno. Ora, mediante tre parabole o illustrazioni, descrive altre caratteristiche di quel segno.
Chi sarebbe vissuto durante la sua presenza avrebbe potuto osservare l’adempimento di tutte e tre le illustrazioni. Gesù inizia la prima con le parole: “Allora il regno dei cieli diverrà simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, andarono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque erano discrete”.
Con l’espressione “il regno dei cieli diverrà simile a dieci vergini” Gesù non vuole dire che metà di coloro che ereditano il Regno celeste sono stolti e metà sono discreti! No, ma vuole dire che in relazione al Regno dei cieli vi è un aspetto simile a questo o a quello, oppure che questioni relative al Regno saranno simili a una certa cosa o a un’altra.
Le dieci vergini rappresentano tutti i cristiani che hanno o professano di avere la prospettiva di far parte del Regno celeste. Fu alla Pentecoste del 33 E.V. che la congregazione cristiana venne promessa in matrimonio allo Sposo risuscitato e glorificato, Gesù Cristo. Ma il matrimonio doveva aver luogo in cielo nel futuro, in qualche tempo imprecisato.
Nell’illustrazione, le dieci vergini escono per accogliere lo sposo e unirsi al corteo nuziale. Quando egli arriverà, illumineranno il percorso del corteo con le loro lampade, onorandolo in tal modo mentre condurrà la sua sposa alla casa preparata per lei. Gesù però spiega: “Le stolte presero le loro lampade ma non presero con sé l’olio, invece le discrete presero l’olio nei loro recipienti, con le loro lampade. Mentre lo sposo tardava, tutte sonnecchiarono e si addormentarono”.
Il prolungato ritardo dello sposo indica che la presenza di Cristo come Re al potere deve aver luogo nel lontano futuro. Egli sale infine al trono nel 1914. Durante la lunga notte che precede questo avvenimento, tutte le vergini si addormentano. Ma non sono condannate per questo. Le vergini stolte vengono condannate perché non hanno olio per i loro recipienti. Gesù spiega come le vergini si svegliano prima che arrivi lo sposo: “Proprio nel mezzo della notte si levò un grido: ‘Ecco lo sposo! Uscitegli incontro’. Allora tutte quelle vergini si alzarono e misero in ordine le loro lampade. Le stolte dissero alle discrete: ‘Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade stanno per spegnersi’. Le discrete risposero dicendo: ‘Forse non ce n’è abbastanza per noi e per voi. Andate piuttosto da quelli che lo vendono e compratevelo’”.
L’olio simboleggia ciò che permette ai veri cristiani di risplendere di continuo come illuminatori. Si tratta dell’ispirata Parola di Dio, sulla quale i cristiani mantengono una salda presa, e dello spirito santo, che li aiuta a comprendere questa Parola. L’olio spirituale mette le vergini discrete in grado di diffondere luce per accogliere lo sposo lungo il tragitto del corteo sino alla festa nuziale. Ma la classe delle vergini stolte non ha in sé, nei propri recipienti, il necessario olio spirituale. Perciò Gesù descrive ciò che accade:
“Mentre [le vergini stolte] andavano a comprarne [a comprare l’olio], arrivò lo sposo, e le vergini che erano pronte entrarono con lui alla festa nuziale; e la porta fu chiusa. Più tardi venne anche il resto delle vergini, dicendo: ‘Signore, signore, aprici!’ Rispondendo, egli disse: ‘Vi dico la verità: Non vi conosco’”.
Dopo che Cristo è arrivato nel suo Regno celeste, la classe delle vergini discrete, composta di veri cristiani unti, si desta in quanto al proprio privilegio di diffondere luce in questo mondo coperto di tenebre per acclamare lo Sposo ora tornato. Ma quelli raffigurati dalle vergini stolte non sono preparati per acclamarlo in tal modo. Perciò, quando arriva il momento, Cristo non apre loro la porta di accesso alla festa nuziale in cielo. Li lascia fuori nell’oscurità della più profonda notte di questo mondo, onde periscano insieme a tutti gli altri operatori d’illegalità. “Siate vigilanti dunque”, conclude Gesù, “perché non sapete né il giorno né l’ora”.
L’illustrazione dei talenti
Continuando a parlare con gli apostoli sul Monte degli Ulivi, Gesù pronuncia un’altra illustrazione, la seconda di tre illustrazioni consecutive. Pochi giorni prima, a Gerico, aveva narrato l’illustrazione delle mine per dimostrare che il Regno sarebbe venuto solo in un lontano futuro. Quella che narra adesso, benché simile sotto certi aspetti, descrive nell’adempimento attività che si compiranno durante la sua presenza col potere del Regno. Essa rende chiaro che i discepoli di Cristo, mentre sono ancora sulla terra, devono lavorare per accrescere “i suoi averi”.
Gesù comincia così: “Poiché è [ovvero, le circostanze relative al Regno sono] come quando un uomo, in procinto di fare un viaggio all’estero, chiamò i suoi schiavi e affidò loro i suoi averi”. Gesù è l’uomo che prima di fare il viaggio all’estero, di andare cioè in cielo, affida ai suoi schiavi (i discepoli che hanno la prospettiva di far parte del Regno celeste) i suoi averi. Questi averi non sono possedimenti materiali, ma rappresentano un campo coltivato che egli ha reso potenzialmente produttivo, atto a produrre altri discepoli.
Gesù affida i suoi averi ai suoi schiavi poco prima di ascendere al cielo. In che modo? Ordinando loro di continuare a lavorare nel campo coltivato predicando il messaggio del Regno fino alle più distanti parti della terra. Per usare le parole di Gesù, “a uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro ancora uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e andò all’estero”.
Gli otto talenti — gli averi di Cristo — sono dunque distribuiti in base alle capacità, o possibilità spirituali, degli schiavi. Gli schiavi rappresentano differenti classi di discepoli. Nel I secolo, la classe che ricevette i cinque talenti includeva evidentemente gli apostoli. Gesù narra poi che tanto lo schiavo che ricevette cinque talenti quanto quello che ne ricevette due li raddoppiarono predicando il Regno e facendo discepoli. Lo schiavo che ricevette un solo talento, invece, lo nascose sotto terra.
“Dopo molto tempo”, continua Gesù, “il signore di quegli schiavi venne e fece i conti con loro”. Fu solo nel XX secolo, dopo circa 1.900 anni, che Cristo tornò per fare i conti: in realtà “dopo molto tempo”. Gesù quindi spiega:
“Quello che aveva ricevuto cinque talenti si presentò e portò altri cinque talenti, dicendo: ‘Signore, mi affidasti cinque talenti; vedi, ho guadagnato altri cinque talenti’. Il suo signore gli disse: ‘Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Ti costituirò su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore’”. Analogamente, anche lo schiavo che aveva ricevuto due talenti li aveva raddoppiati, e ricevette la stessa lode e la stessa ricompensa.
Ma in che modo questi schiavi fedeli entrano nella gioia del loro Signore? Ebbene, la gioia del loro Signore, Gesù Cristo, consiste nell’entrare in possesso del Regno una volta andato all’estero, cioè in cielo presso il Padre. In quanto agli schiavi fedeli del nostro tempo, essi provano grande gioia poiché vengono affidate loro ulteriori responsabilità in relazione al Regno, e al termine della loro vita terrena avranno la gioia suprema di essere riportati in vita nel Regno celeste. Ma che dire del terzo schiavo?
“Signore, sapevo che sei un uomo esigente”, si lamenta questo schiavo. “Perciò ebbi timore e andatomene nascosi il tuo talento nella terra. Ecco, hai ciò che è tuo”. Lo schiavo aveva premeditatamente rifiutato di lavorare nel campo coltivato predicando e facendo discepoli. Perciò il signore lo definisce “malvagio e pigro” ed emette la sentenza: “Toglietegli il talento . . . E gettate lo schiavo buono a nulla nelle tenebre di fuori. Là sarà il suo pianto e lo stridore dei suoi denti”. Essendo gettati di fuori, coloro che compongono questa classe dello schiavo malvagio vengono privati di qualsiasi gioia spirituale.
Ciò costituisce una solenne lezione per tutti coloro che si professano seguaci di Cristo. Se vogliono ricevere da lui lode e ricompensa ed evitare di essere gettati nelle tenebre di fuori e, infine, distrutti, devono lavorare per accrescere gli averi del loro Signore celeste partecipando appieno all’opera di predicazione. Siete diligenti sotto questo aspetto?
Quando Cristo sarà arrivato col potere del Regno
Gesù è ancora sul Monte degli Ulivi insieme agli apostoli. In risposta alla loro domanda riguardante il segno della sua presenza e del termine del sistema di cose, ora narra l’ultima di tre illustrazioni consecutive. “Quando il Figlio dell’uomo sarà arrivato nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui”, inizia Gesù, “sederà quindi sul suo glorioso trono”.
Gli uomini non possono vedere gli angeli nella loro gloria celeste. Pertanto l’arrivo del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, insieme agli angeli dev’essere invisibile agli occhi umani. Questo arrivo ha luogo nell’anno 1914. Ma a che scopo? Gesù spiega: “Tutte le nazioni saranno radunate dinanzi a lui, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sua sinistra”.
Descrivendo ciò che accadrà a quelli separati e messi nella posizione di favore, Gesù dice: “Allora il re dirà a quelli alla sua destra: ‘Venite, voi che siete stati benedetti dal Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo’”. Le pecore di questa illustrazione non regneranno insieme a Cristo in cielo, ma erediteranno il Regno nel senso che ne saranno i sudditi terreni. La “fondazione del mondo” ebbe luogo quando Adamo ed Eva cominciarono ad avere figli, i quali avrebbero potuto beneficiare del provvedimento preso da Dio per redimere l’umanità.
Ma perché le pecore vengono separate e messe alla destra del Re? “Poiché ebbi fame”, risponde il Re, “e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere. Fui estraneo e mi accoglieste in modo ospitale; nudo, e mi vestiste. Mi ammalai e aveste cura di me. Fui in prigione e veniste da me”.
Le pecore vogliono sapere come, dal momento che sono sulla terra, hanno potuto compiere queste opere eccellenti per il loro Re celeste. “Signore, quando ti vedemmo aver fame e ti demmo da mangiare”, chiedono, “o aver sete, e ti demmo da bere? Quando ti vedemmo estraneo e ti accogliemmo in modo ospitale, o nudo, e ti vestimmo? Quando ti vedemmo malato o in prigione e venimmo da te?”
“Veramente vi dico”, risponde il Re, “in quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. I fratelli di Cristo sono i rimanenti sulla terra dei 144.000 che regneranno con lui in cielo. E fare del bene a loro, dice Gesù, è come fare del bene a lui.
Poi il Re si rivolge ai capri. “Andatevene via da me, voi che siete stati maledetti, nel fuoco eterno preparato per il Diavolo e per i suoi angeli. Poiché ebbi fame, ma non mi deste da mangiare, ed ebbi sete, ma non mi deste da bere. Fui estraneo, ma non mi accoglieste in modo ospitale; nudo, ma non mi vestiste; malato e in prigione, ma non aveste cura di me”.
I capri, tuttavia, protestano: “Signore, quando ti vedemmo aver fame o sete, o essere estraneo o nudo o malato o in prigione e non ti servimmo?” I capri ricevono un giudizio sfavorevole per lo stesso motivo per cui le pecore ne ricevono uno favorevole. “In quanto non l’avete fatto a uno di questi minimi [dei miei fratelli]”, risponde Gesù, “non l’avete fatto a me”.
Perciò la presenza di Cristo col potere del Regno, esattamente prima che questo sistema di cose malvagio finisca con la grande tribolazione, sarà un tempo di giudizio. I capri “andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti [le pecore] alla vita eterna”. Matteo 24:2–25:46; 13:40, 49; Marco 13:3-37; Luca 21:7-36; 19:43, 44; 17:20-30; 2 Timoteo 3:1-5; Giovanni 10:16; Rivelazione 14:1-3.
▪ Cosa spinge gli apostoli a fare la loro domanda, ma che cos’altro devono avere in mente?
▪ Quale parte della profezia di Gesù si adempie nel 70 E.V., ma che cosa non ha luogo allora?
▪ Quand’è che la profezia di Gesù ha un primo adempimento, ma quando ha un adempimento maggiore?
▪ Che cos’è la cosa disgustante nel primo adempimento e poi in quello finale?
▪ Perché la grande tribolazione non ha il suo adempimento finale con la distruzione di Gerusalemme?
▪ Quali condizioni mondiali contrassegnano la presenza di Cristo?
▪ Quand’è che “tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti”, ma quale sarà il comportamento dei seguaci di Cristo?
▪ Quale illustrazione provvede Gesù per aiutare i suoi futuri discepoli a discernere l’imminenza della fine?
▪ Contro che cosa Gesù ammonisce i suoi discepoli che sarebbero vissuti negli ultimi giorni?
▪ Chi rappresentano le dieci vergini?
▪ Quand’è che la congregazione cristiana fu promessa in matrimonio allo sposo, ma quando arriva lo sposo per portare la sposa alla festa nuziale?
▪ Cosa rappresenta l’olio, e il possederlo mette le vergini discrete in grado di fare che cosa?
▪ Dove ha luogo la festa nuziale?
▪ Quale grande ricompensa si lasciano sfuggire le vergini stolte, e qual è la loro sorte?
▪ Quale lezione insegna l’illustrazione dei talenti?
▪ Chi sono gli schiavi, e cosa sono gli averi loro affidati?
▪ Quand’è che il signore viene per fare i conti, e cosa riscontra?
▪ Che cos’è la gioia in cui entrano gli schiavi fedeli, e che accade al terzo schiavo, quello malvagio?
▪ Perché la presenza di Cristo dev’essere invisibile, e quale opera compie egli in quel periodo?
▪ In che senso le pecore ereditano il Regno?
▪ Quando ebbe luogo la “fondazione del mondo”?
▪ In base a che cosa si è giudicati pecore o capri?
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