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L’origine del problemaSvegliatevi! 2003 | 8 gennaio
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L’origine del problema
STRATTON è un piccolo centro nei pressi del fiume Ohio, che separa l’Ohio dalla Virginia Occidentale. È un comune e ha un sindaco. Nel 1999 questo comune con meno di 300 abitanti diventò il centro di una controversia quando le autorità locali cercarono di obbligare i testimoni di Geova, e altri, a ottenere un permesso per recarsi a casa della gente per portare il loro messaggio basato sulla Bibbia.
Perché è un problema importante? Leggendo come sono andate le cose vedrete che un simile decreto e controllo governativo in effetti limiterebbe la libertà di parola non solo dei testimoni di Geova, ma di tutti coloro che vivono negli Stati Uniti.
Come nacque la controversia
Gli abitanti di Stratton erano visitati da anni dai ministri della congregazione dei testimoni di Geova di Wellsville, i quali sin dal 1979 avevano avuto dei problemi riguardo al ministero di casa in casa con alcuni funzionari locali. All’inizio degli anni ’90 un agente di polizia aveva scacciato i Testimoni dall’abitato dichiarando: “Non me ne importa niente dei vostri diritti”.
La cosa arrivò a un punto critico nel 1998 quando il sindaco in persona affrontò quattro testimoni di Geova, che stavano andandosene dopo aver visitato alcuni residenti che avevano mostrato interesse per le conversazioni basate sulla Bibbia. Secondo una delle donne che erano state fermate, il sindaco avrebbe detto che se fossero state uomini, le avrebbe messe in prigione.
La causa dello scontro più recente è stata un’ordinanza comunale “che regolava la vendita ambulante senza invito e la questua entro proprietà private”, per cui chiunque volesse svolgere attività di porta in porta doveva ottenere una licenza, gratuita, dal sindaco. I testimoni di Geova consideravano questa ordinanza lesiva della libertà di parola, del libero esercizio della religione e della libertà di stampa. Perciò, dopo che il comune aveva rifiutato di modificare l’applicazione di questa ordinanza, presentarono ricorso alla corte federale.
Il 27 luglio 1999 ci fu un’udienza davanti al giudice del tribunale del distretto meridionale dell’Ohio, il quale sostenne la costituzionalità dell’ordinanza comunale che richiedeva una licenza. Poi il 20 febbraio 2001 pure la Corte d’Appello (Sesta circoscrizione) affermò la costituzionalità dell’ordinanza.
Per risolvere il problema la Watchtower Bible and Tract Society di New York insieme alla Congregazione dei testimoni di Geova di Wellsville chiesero che la Corte Suprema degli Stati Uniti riesaminasse il caso.
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La Corte Suprema accoglie l’istanzaSvegliatevi! 2003 | 8 gennaio
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La Corte Suprema accoglie l’istanza
NEGLI ULTIMI ANNI la Corte Suprema ha accolto ogni anno, per poi emettere formali opinioni scritte, dalle 80 alle 90 istanze sulle oltre 7.000 presentate, cioè poco più di una su cento.
Nel maggio 2001 i testimoni di Geova presentarono la loro petizione alla Corte Suprema perché rivedesse gli atti del processo, chiedendo: “I ministri religiosi che seguono l’antica consuetudine basata sulle Scritture di comunicare le loro convinzioni religiose porta a porta secondo la Costituzione sono da equiparare ai venditori ambulanti, soggetti al precedente vincolo di ottenere un permesso municipale per parlare della Bibbia o offrire gratuitamente letteratura biblica?”
Il 15 ottobre 2001 il Reparto Legale della Watchtower fu informato che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva accettato di rivedere il caso Watchtower Bible and Tract Society of New York, Inc., et al. v. Village of Stratton et al.
La Corte si limitò ad accogliere il caso per quanto riguardava la questione della libertà di parola, cioè se la tutela della libertà di parola del Primo Emendamento includa il diritto di parlare ad altri di qualcosa senza doversi prima presentare a qualche autorità governativa.
Il caso si doveva discutere davanti a nove giudici della Corte Suprema. I Testimoni avrebbero avuto i loro avvocati e il comune di Stratton, il collegio avverso. Come sarebbero andate le cose in tribunale?
[Riquadro a pagina 5]
COS’È IL PRIMO EMENDAMENTO?
I EMENDAMENTO (RICONOSCIMENTO DI QUALSIASI RELIGIONE; LIBERTÀ DI CULTO, DI PAROLA, DI STAMPA, DI RIUNIONE, DI PETIZIONE) “Il Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione, o per proibirne il libero culto; o per limitare la libertà di parola o di stampa, o il diritto che hanno i cittadini di riunirsi in forma pacifica e di inoltrare petizioni al Governo per la riparazione di torti subiti”.a — Costituzione degli Stati Uniti.
“Il Primo Emendamento è la base del processo democratico negli Stati Uniti. Il Primo Emendamento proibisce al Congresso di approvare leggi che limitino la libertà di parola, di stampa, di riunirsi pacificamente o di inoltrare petizioni. Per molti la libertà di parola è la libertà più importante e il fondamento di tutte le altre libertà. Il Primo Emendamento proibisce inoltre al Congresso di ratificare leggi a favore di una religione di stato o che limitino la libertà religiosa”.b È interessante che nel caso Cantwell v. Connecticut, 310 U.S. 296 (1940), una decisione epocale pure riguardante i testimoni di Geova, la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì che le garanzie del Primo Emendamento vietano non solo al “Congresso” (il governo federale) ma anche alle autorità locali (statali e municipali) di emanare leggi che violerebbero incostituzionalmente i diritti garantiti dal Primo Emendamento.
[Note in calce]
a Da Elogio della Libertà, a cura di D. Porzio, Ferro Edizioni, Milano, 1970, p. 535.
b The World Book Encyclopedia.
[Immagini a pagina 5]
La questione riguardava varie forme di contatti porta a porta
[Fonte dell’immagine a pagina 4]
Foto di Franz Jantzen, Collection of the Supreme Court of the United States
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Il primo passo: Dibattimento davanti alla Corte SupremaSvegliatevi! 2003 | 8 gennaio
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Il primo passo: Dibattimento davanti alla Corte Suprema
LA DATA FISSATA per il dibattimento davanti al presidente della Corte Suprema William Rehnquist e agli otto giudici a latere era il 26 febbraio 2002. Gli interessi dei testimoni di Geova erano rappresentati da un collegio di quattro avvocati.
L’avvocato principale che patrocinava i Testimoni iniziò la sua arringa con un’introduzione a effetto: “Sono le 11 di sabato mattina nel comune di Stratton. [A questo punto bussò tre volte sul leggio]. ‘Buongiorno. A motivo degli ultimi avvenimenti ho fatto uno sforzo speciale per venire alla sua porta e parlarle di quello che il profeta Isaia definì qualcosa di migliore. È la buona notizia di cui parlava Gesù Cristo, la buona notizia del Regno di Dio’”.
E proseguì: “Nel comune di Stratton è un reato andare di porta in porta con questo messaggio senza avere ottenuto prima il permesso delle autorità”.
‘Non chiedete soldi?’
Il giudice Stephen G. Breyer sollevò alcuni quesiti pertinenti a favore dei Testimoni. Chiese: “È vero che i suoi clienti non chiedono soldi, neanche un centesimo, e [che] non vendono Bibbie o qualcos’altro, e dicono solo: ‘Desidero parlarle di religione’?”
L’avvocato dei Testimoni rispose: “Vostro Onore, la documentazione è assolutamente chiara, nel comune di Stratton i testimoni di Geova non hanno chiesto soldi. In altre zone la documentazione è altrettanto chiara: a volte menzionano una contribuzione volontaria. . . . Non cerchiamo di raccogliere fondi. Cerchiamo semplicemente di parlare della Bibbia”.
È necessaria una licenza governativa?
Il giudice Antonin Scalia chiese intuitivamente: “Non è necessario chiedere la licenza al sindaco per parlare a un vicino di qualcosa di interessante, non le pare?” L’avvocato dei Testimoni replicò: “Non riteniamo che questa Corte approverebbe un regolamento governativo che chiede a un cittadino di ottenere una licenza per parlare con un altro cittadino in casa di quest’ultimo”.
Cambiano gli argomenti, cambia l’umore
Ora toccava al Comune presentare la sua tesi. L’avvocato principale spiegò l’ordinanza di Stratton, dicendo: “Stratton sta esercitando il suo legittimo diritto quando cerca di tutelare la privacy dei suoi abitanti, quando cerca di scoraggiare il crimine. L’ordinanza che vieta la propaganda o la richiesta di fondi in proprietà private richiede semplicemente la registrazione e la presentazione della licenza ottenuta durante l’attività di porta in porta”.
Il giudice Scalia arrivò subito al punto chiedendo: “Siete a conoscenza di altri casi di nostra competenza [della Corte Suprema] che abbiano avuto a che fare con un’ordinanza di tale portata, che riguardi la propaganda, non fatta per chiedere soldi, né per vendere prodotti, ma solo per dire, ad esempio, ‘Desidero parlare di Gesù Cristo’, o ‘Desidero parlare della tutela dell’ambiente?’ Abbiamo avuto un caso del genere?”
Il giudice Scalia proseguì: “Non sono a conoscenza di casi del genere negli ultimi due secoli”. Al che il presidente Rehnquist fece una battuta: “Lei non è al mondo da tanto tempo”. Questo provocò una risata nell’aula. Il giudice Scalia incalzò: “L’ampiezza della questione mi è nuova”.
Una buona idea?
Il giudice Anthony M. Kennedy fece una domanda appropriata: “Lei ritiene che sia una buona idea dover chiedere il permesso alle autorità prima di proseguire lungo la strada, dove non conosco tutti, [e] dire: Desidero parlare con lei perché sono preoccupato riguardo alla raccolta dei rifiuti o, perché sono preoccupato a motivo del deputato tal dei tali, o qualcosa di simile. Devo chiedere il permesso alle autorità per fare questo?” E aggiunse: “È sbalorditivo”.
Quindi il giudice Sandra Day O’Connor si unì chiedendo: “E coloro che bussano alle porte durante la festa di Halloween? Devono avere una licenza?” Entrambi i giudici O’Connor e Scalia proseguirono su questo tono. Il giudice O’Connor presentò un altro argomento: “Che dire di chiedere in prestito un po’ di zucchero alla propria vicina? Devo avere la licenza per chiedere un po’ di zucchero alla mia vicina?”
I Testimoni sono piazzisti?
Il giudice David H. Souter chiese: “Cosa c’entrano i testimoni di Geova? Sono piazzisti, propagandisti, venditori ambulanti o venditori di mercanzie o servizi? Non sono niente di simile, non è vero?” Il legale del comune citò nei minimi particolari l’ordinanza e aggiunse che il tribunale inferiore aveva definito i testimoni di Geova piazzisti. A questo il giudice Souter rispose: “Per lei quindi il termine piazzista ha un significato molto ampio se include i testimoni di Geova”.
Poi il giudice Breyer citò la definizione di piazzista fatta da un dizionario per dimostrare che non si applicava ai Testimoni, e aggiunse: “Non ho letto niente nel suo memorandum che dica perché costoro [i testimoni di Geova] che non cercano soldi, non cercano di vendere, non cercano neanche voti debbano registrarsi in municipio. Cosa si propone il comune?”
Il “privilegio” di comunicare
L’avvocato che rappresentava il comune obiettò che “lo stesso si propone di prevenire seccature al padrone di casa”. Chiarì ulteriormente che voleva proteggere gli abitanti da truffatori e criminali. Il giudice Scalia citò l’ordinanza per indicare che il sindaco può richiedere ulteriori informazioni su chi si iscrive nel registro e per quali ragioni “onde descrivere accuratamente la natura del privilegio desiderato”. E aggiunse recisamente: “Il privilegio di andare in giro a persuadere i propri concittadini riguardo a una cosa o l’altra: non riesco a capirlo”.
Il giudice Scalia insisté di nuovo: “Allora chiunque suoni un campanello dovrebbe prima farsi prendere le impronte digitali in municipio? Il minor rischio di reati basta per richiedere che chiunque voglia suonare un campanello si registri in municipio? Certamente no”.
Tutela degli abitanti?
Scaduti i 20 minuti concessigli, l’avvocato che rappresentava il comune cedette la parola al procuratore generale dello stato dell’Ohio. Questi sostenne che l’ordinanza che vieta la propaganda proteggeva i residenti dalle visite di estranei, “certo una persona non invitata, [che] è qui sulla mia proprietà . . . e ritengo che il comune abbia il diritto di dire: ‘Siamo preoccupati per questo genere di attività’”.
Quindi il giudice Scalia osservò: “Il comune sta dicendo che coloro che apprezzano le visite dei testimoni di Geova e se ne stanno lì seduti da soli, sarebbero felici di parlare di qualcosa con qualcuno, e questi [i testimoni di Geova] devono ugualmente ottenere la licenza dal sindaco per avere il privilegio di suonare alla loro porta”.
“Una limitazione molto modesta”
Durante l’interrogatorio il giudice Scalia presentò un valido argomento dicendo: “Possiamo tutti convenire che nel mondo le società più sicure sono le dittature totalitarie. Lì c’è pochissima criminalità. È un fenomeno comune, e uno dei costi della libertà è in certa misura il rischio maggiore di attività illegali, ma la questione è se tale ordinanza arginerebbe abbastanza le attività illegali da valere la pena di richiedere il permesso per suonare alla porta di qualcuno”. Al che il procuratore generale replicò: “È una limitazione molto modesta”. Il giudice Scalia ribatté che era così modesta che “non riusciamo a trovare un solo caso di un solo comune che abbia approvato un’ordinanza del genere. Non mi pare che sia modesta”.
Infine, dietro l’insistenza di uno dei giudici, il procuratore generale dovette ammettere: “Esiterei a dire che si possa vietare in assoluto di suonare il campanello o bussare alle porte”. Con questo chiuse l’argomento.
Durante la confutazione l’avvocato dei Testimoni fece notare che l’ordinanza non prevedeva alcun meccanismo di verifica. “Posso andare in municipio e dire: ‘Sono [il tal dei tali]’, e ottenere la licenza per andare di porta in porta”. Fece notare inoltre che il sindaco ha la facoltà di rifiutare di concedere la licenza alla persona che dice di non essere affiliata a nessuna organizzazione. “Crediamo che si tratti chiaramente di potere discrezionale”, e aggiunse: “Menziono rispettosamente che la nostra attività [di testimoni di Geova] ha a che fare con l’essenza stessa del Primo Emendamento”.
Poco dopo il presidente della corte Rehnquist chiuse il dibattito dicendo: “Il caso è rinviato [alla Corte Suprema]”. L’intero procedimento era durato poco più di un’ora. L’importanza di quell’ora sarebbe stata dimostrata dalla sentenza scritta pubblicata in giugno.
[Immagini a pagina 6]
Il presidente Rehnquist
Il giudice Breyer
Il giudice Scalia
[Fonti]
Rehnquist: Collection, The Supreme Court Historical Society/Dane Penland; Breyer: Collection, The Supreme Court Historical Society/Richard Strauss; Scalia: Collection, The Supreme Court Historical Society/Joseph Lavenburg
[Immagini a pagina 7]
Il giudice Souter
Il giudice Kennedy
Il giudice O’Connor
[Fonti]
Kennedy: Collection, The Supreme Court Historical Society/Robin Reid; O’Connor: Collection, The Supreme Court Historical Society/Richard Strauss; Souter: Collection, The Supreme Court Historical Society/Joseph Bailey
[Immagine a pagina 8]
Interno del tribunale
[Fonte]
Foto di Franz Jantzen, Collection of the Supreme Court of the United States
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La Corte Suprema sostiene la libertà di parolaSvegliatevi! 2003 | 8 gennaio
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La Corte Suprema sostiene la libertà di parola
IL GIORNO DECISIVO arrivò il 17 giugno 2002, quando la Corte Suprema pubblicò le sue motivazioni scritte. Cosa aveva deciso? I titoli dei giornali lo rivelarono. Il New York Times annunciò: “La Corte abbatte gli ostacoli che impedivano le visite dei testimoni di Geova”. Il Columbus Dispatch dell’Ohio affermò: “La Corte Suprema stabilisce che non occorre la licenza”. Il Plain Dealer di Cleveland (Ohio) disse semplicemente: “I propagandisti non hanno bisogno dell’OK del municipio”. USA Today annunciò: “La libertà di parola trionfa”.
Le decisioni dei tribunali inferiori contro i testimoni di Geova furono annullate con 8 voti favorevoli e 1 contrario! L’Opinione ufficiale della Corte di 18 pagine fu messa per iscritto dal giudice John Paul Stevens. La decisione fu una riaffermazione schiacciante della protezione accordata dal Primo Emendamento al ministero pubblico dei testimoni di Geova. Nel riepilogo la Corte spiegò che i Testimoni non avevano chiesto la licenza perché sostengono di “essere autorizzati a predicare dalle Scritture”. Quindi la Corte citò la testimonianza contenuta nel memorandum: “Secondo noi chiedere il permesso di predicare alle autorità comunali sarebbe un insulto a Dio”.
L’Opinione della Corte diceva: “Per oltre 50 anni la Corte ha annullato le limitazioni alla propaganda e al volantinaggio porta a porta. Non è stato davvero un episodio fortuito della storia che la maggior parte di questi casi riguardassero questioni relative al Primo Emendamento sollevate dai testimoni di Geova, perché la propaganda porta a porta è un’esigenza della loro religione. Come si notò nel caso Murdock v. Pennsylvania, . . . (1943), i testimoni di Geova ‘sostengono di seguire l’esempio di Paolo, insegnando “pubblicamente e di casa in casa”. Atti 20:20. Essi prendono alla lettera il comando delle Scritture: “Andate per tutto il mondo, e predicate l’evangelo ad ogni creatura”. Marco 16:15. Così facendo ritengono di ubbidire a un comandamento di Dio’”.
L’Opinione della Corte citava poi di nuovo il caso del 1943: “Questa forma di attività religiosa occupa sotto il Primo Emendamento la stessa posizione elevata dell’adorazione in chiesa e della predicazione dal pulpito. Ha lo stesso diritto di essere protetta che hanno le attività religiose più ortodosse e convenzionali”. Citando un caso del 1939 dichiarava: “Esigere la censura tramite una licenza che renda impossibile la distribuzione libera e non vincolata di volantini minaccia le fondamenta stesse dei diritti costituzionali”. — Corsivo nel testo.
La Corte fece quindi un’osservazione importante: “I vari casi dimostrano che gli sforzi dei testimoni di Geova per opporsi alle limitazioni della libertà di parola non sono stati una lotta per i loro diritti soltanto”. L’Opinione della Corte spiegava che i Testimoni “non sono gli unici cittadini che affrontano il rischio di essere messi a tacere da regolamenti come quello del Comune”.
L’Opinione della Corte proseguiva dicendo che “è offensivo — non solo per i valori tutelati dal Primo Emendamento, ma per la nozione stessa di società libera — che nel contesto delle conversazioni di ogni giorno un cittadino debba prima informare le autorità del suo desiderio di parlare ai vicini e poi ottenere il permesso di farlo. . . . La legge che richiede una licenza per questo genere di conversazioni costituisce una drammatica deviazione dalla nostra eredità nazionale e dalla nostra tradizione costituzionale”. Quindi parlava del “pericolosissimo effetto della richiesta di tale licenza”.
La minaccia della criminalità
Che dire dell’idea che la licenza serva a proteggere da ladri e altri criminali? La Corte dichiarò: “Pur riconoscendo che questi sono interessi legittimi, i precedenti rendono chiaro che ci deve essere equilibrio tra questi interessi e l’effetto dei regolamenti sui diritti costituzionali”.
L’Opinione della Corte proseguiva: “È improbabile che la mancanza di una licenza impedirebbe ai criminali di bussare alle porte e intavolare conversazioni non contemplate dall’ordinanza. Potrebbero, per esempio, chiedere dove si trova una via o il permesso di usare il telefono, . . . oppure potrebbero registrarsi impunemente sotto falso nome”.
Facendo riferimento a decisioni degli anni ’40 la Corte affermò: “La retorica usata nelle sentenze all’epoca della seconda guerra mondiale che ripetutamente salvarono i correligionari dell’appellante [la Watch Tower Society] da accuse meschine rifletteva il valore attribuito dalla Corte alle libertà tutelate dal Primo Emendamento che sono implicate in questo caso”.
Quale è stata la conclusione della Corte? “La sentenza della Corte d’Appello è revocata, e il caso è rinviato per ulteriori procedimenti compatibili con questa opinione. Così si ordina”.
Quindi la conclusione della faccenda è stata, come notava il Chicago Sun-Times, “La Corte sostiene i testimoni di Geova”, e questo con la maggioranza di 8 a 1.
Che dire del futuro?
Come hanno considerato questa vittoria alla Corte Suprema i testimoni di Geova della vicina Congregazione di Wellsville? Certamente non c’è ragione di vantarsene a spese degli abitanti di Stratton. I Testimoni non serbano rancore alla brava gente del posto. Gregory Kuhar, un Testimone locale, ha detto: “Questo processo non l’abbiamo voluto noi. L’ordinanza di per sé era semplicemente sbagliata. Non l’abbiamo fatto solo per noi, ma per tutti”.
I fatti dimostrano che i Testimoni hanno fatto tutto il possibile per non irritare la gente. Gene Koontz, un altro Testimone, ha spiegato: “L’ultima volta che predicammo a Stratton era il 7 marzo 1998, più di quattro anni fa”. E ha aggiunto: “Mi avevano detto personalmente che sarei stato arrestato. Nel corso degli anni avevamo avuto molte minacce di arresto da parte della polizia. Poi quando chiedemmo di vedere l’ordinanza scritta, non ottenemmo risposta”.
Koontz ha aggiunto: “Preferiremmo essere in buoni rapporti con i vicini. Se qualcuno non desidera essere visitato, rispettiamo questa decisione. Ma ci sono altri che sono amichevoli e conversano volentieri sulla Bibbia”.
Gregory Kuhar ha spiegato: “Non abbiamo portato avanti questo caso per inimicarci la popolazione di Stratton. Volevamo semplicemente stabilire legalmente la nostra libertà di parola secondo la Costituzione”.
E ha proseguito: “Un giorno o l’altro speriamo di tornare a Stratton. Sarò felice di essere il primo a bussare a una porta. Comunque secondo il comando di Cristo, tornare dobbiamo”.
L’esito del caso “Watchtower v. Village of Stratton” ha avuto effetti di vasta portata. Dopo essere stati informati della decisione della Corte Suprema diversi funzionari hanno riconosciuto che non si poteva più ricorrere a ordinanze locali per limitare l’opera di evangelizzazione dei testimoni di Geova. Finora in una novantina di centri degli Stati Uniti le difficoltà incontrate nel predicare porta a porta sono state risolte.
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