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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2014
w14 15/2 pp. 26-27

DOMANDE DAI LETTORI

Perché gli ebrei del I secolo erano “in aspettazione” del Messia?

Ai giorni di Giovanni il Battezzatore, “il popolo era in aspettazione e tutti ragionavano in cuor loro di Giovanni: ‘Che sia lui il Cristo?’” (Luca 3:15). Perché in quel periodo gli ebrei avrebbero dovuto essere “in aspettazione” del Messia? Per diversi motivi.

L’angelo di Geova parla ai pastori nei pressi di Betleem

Dopo la nascita di Gesù, l’angelo di Geova apparve ad alcuni pastori che badavano ai greggi nei campi vicino a Betleem, e annunciò: “Vi è nato oggi un Salvatore, che è Cristo il Signore, nella città di Davide” (Luca 2:8-11). All’angelo si aggiunse “una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:a ‘Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e sulla terra pace fra gli uomini di buona volontà’” (Luca 2:13, 14).

L’annuncio ebbe senz’altro un forte impatto su quegli umili pastori, che immediatamente andarono a Betleem. Quando trovarono Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù, “fecero conoscere la parola che era stata detta loro riguardo a questo bambino”. Grazie a ciò, “tutti quelli che udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori” (Luca 2:17, 18). L’espressione “tutti quelli che udirono” suggerisce che i pastori, oltre che con Giuseppe e Maria, parlarono anche con altri. Inoltre, tornando a casa, continuarono a “[glorificare e lodare] Dio per tutte le cose che avevano udito e visto, secondo come queste erano state dette loro” (Luca 2:20). Di certo non tennero per sé ciò che avevano udito in merito al Cristo.

Maria tiene in braccio il piccolo Gesù mentre la profetessa Anna rende grazie a Dio

Quando Maria, come era previsto dalla Legge mosaica, portò il suo primogenito a Gerusalemme per presentarlo a Geova, la profetessa Anna “rendeva grazie a Dio, parlando del bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme” (Luca 2:36-38; Eso. 13:12). La notizia relativa alla comparsa del Messia, pertanto, continuò a diffondersi.

Successivamente, “degli astrologi vennero da luoghi orientali a Gerusalemme, dicendo: ‘Dov’è il re dei giudei che è nato? Poiché vedemmo la sua stella quando eravamo in oriente e siamo venuti a rendergli omaggio’” (Matt. 2:1, 2). Udendo queste parole, “il re Erode si agitò, e con lui tutta Gerusalemme; e, radunati tutti i capi sacerdoti e gli scribi del popolo, domandava loro dove doveva nascere il Cristo” (Matt. 2:3, 4). Furono quindi in tantissimi a essere messi al corrente dell’arrivo del Messia lungamente atteso.b

Il re Erode chiede informazioni sul Cristo. Gli astrologi seguono una stella

Luca 3:15, citato sopra, indica che alcuni ebrei pensavano che Giovanni il Battezzatore potesse essere il Cristo. Ma Giovanni mise le cose in chiaro quando disse: “Colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di levargli i sandali. Egli vi battezzerà con spirito santo e con fuoco” (Matt. 3:11). Queste umili osservazioni di Giovanni avranno senz’altro fatto crescere le aspettative messianiche.

Gli ebrei del I secolo erano forse riusciti a calcolare l’anno in cui sarebbe comparso il Messia basandosi sulla profezia delle 70 settimane riportata in Daniele 9:24-27? Per quanto non possa essere scartata, questa ipotesi non può comunque essere confermata. Il fatto è che ai giorni di Gesù esistevano tante interpretazioni contrastanti di questa profezia, e nessuna si avvicinava al nostro attuale intendimento.c

Gli esseni, generalmente ritenuti una setta monastica ebraica, insegnavano che verso la fine di un periodo di 490 anni sarebbero comparsi due Messia, ma non possiamo dire con certezza che basarono i loro calcoli sulla profezia di Daniele. Se anche lo fecero, è difficile immaginare che i calcoli di un gruppo di persone così isolato potessero influire sugli ebrei in generale.

Nel II secolo alcuni ebrei credevano che le 70 settimane abbracciassero il periodo di tempo che andava dalla distruzione del primo tempio nel 607 a.E.V. a quella del secondo nel 70 E.V.; altri invece pensavano che la profezia si fosse adempiuta durante il periodo dei Maccabei, nel II secolo a.E.V. Quindi, sul calcolo delle 70 settimane non c’era unanimità.

Se nel I secolo il calcolo delle 70 settimane fosse stato fatto correttamente, sarebbe lecito pensare che gli apostoli e altri cristiani dell’epoca usassero questa profezia per dimostrare che Gesù Cristo era il promesso Messia e che era arrivato proprio quando era stato predetto. Non ci sono però prove a conferma del fatto che questo è ciò che fecero i primi cristiani.

È opportuno mettere in risalto anche un altro fattore. Gli scrittori dei Vangeli spesso menzionarono profezie delle Scritture Ebraiche che si erano adempiute in Gesù Cristo (Matt. 1:22, 23; 2:13-15; 4:13-16). Nessuno di loro, però, associò la comparsa di Gesù sulla terra alla profezia delle 70 settimane.

In conclusione, non possiamo affermare con certezza che ai giorni di Gesù si avesse un intendimento corretto della profezia delle 70 settimane. I Vangeli, comunque, forniscono altre valide ragioni per cui il popolo avrebbe dovuto essere “in aspettazione” del Messia.

a La Bibbia non afferma che alla nascita di Gesù gli angeli cantarono.

b Ci si potrebbe chiedere come mai gli astrologi collegarono la “stella” vista “in oriente” alla nascita del “re dei giudei”. Avranno forse sentito parlare della nascita di Gesù mentre attraversavano Israele?

c Per sapere qual è il nostro attuale intendimento della profezia delle 70 settimane, vedi il capitolo 11 del libro Prestate attenzione alle profezie di Daniele!

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