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Non abbiate lo spirito di lamentarviLa Torre di Guardia 1968 | 15 gennaio
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18. (a) Quale sbaglio fa colui che si lamenta, secondo le parole di Paolo ai Corinti e ai Romani? (b) Chi dunque trova più facile vincere l’attitudine di lamentarsi?
18 Chi si lamenta dà importanza alla carne e alle sue debolezze e così agisce come un bambino spirituale sotto questo particolare aspetto. Invece di guardare la devozione di cuore e l’amore mostrato dai suoi fratelli, guarda la carne decaduta e peccaminosa. Anche la congregazione di Corinto fu colpevole di ciò, e così Paolo scrisse loro: “Non vi potei parlare come a uomini spirituali, ma come a uomini carnali, come a bambini in Cristo. . . . Poiché dal momento che vi sono fra voi gelosia e contesa, non siete voi carnali e non camminate voi come gli uomini?” (1 Cor. 3:1, 3) In Romani 8:5, egli dice la ragione per cui avviene questo, affermando: “Poiché quelli che sono secondo la carne rivolgono la loro mente alle cose della carne, ma quelli che sono secondo lo spirito alle cose dello spirito”. Perciò, colui che continua a essere ripieno dello spirito santo di Dio mediante il regolare studio della Bibbia, la frequenza alle adunanze, la preghiera e l’attivo servizio di Geova troverà meno difficile vincere la tendenza a lamentarsi di colui che è irregolare in queste attività spirituali.
LAMENTELE PERSONALI
19. In quali due generali categorie rientrano le lamentele?
19 Analizzando la questione del lamentarsi, possiamo dividerla in due categorie generali: (1) Lamentele contro individui e (2) lamentele di una natura più seria che riguardano l’organizzazione di Geova o i suoi propositi. Considereremo prima la questione delle lamentele personali, e il seguente articolo de La Torre di Guardia tratterà il secondo aspetto.
20. Che cosa causa la stragrande maggioranza delle lamentele personali, e in genere sono esse premeditate?
20 La stragrande maggioranza delle lamentele contro persone sono causate da piccole incomprensioni o conflitti di personalità. Una sorella quieta e riservata può irritarsi con un’altra sorella di maniere molto più aperte, e può esprimere questa irritazione ad altri. Abitudini personali, usanze e azioni possono essere accettevoli ad alcuni, ma per altri possono essere molto fastidiose, facendoli a volte lamentare. La maggioranza di queste lamentele non sono premeditate, ma, piuttosto, sono provocate lì per lì da qualche piccola, seccante cosa che accade. Spesso sono pronunciate frettolosamente e di frequente si prova rammarico in seguito. Che cosa si può fare per evitare questa specie di lamentele?
21. Come dovremmo considerare queste minori manchevolezze da parte dei nostri fratelli, specialmente alla luce delle parole di Gesù in Matteo 6:14, 15?
21 Prima è essenziale che riconosciamo queste lamentele per quello che sono: insignificanti, prive di importanza, persino puerili in molti casi. Non c’è nessun vero motivo per lamentarsi, ma solo che un certo fratello o sorella non fa le cose come pensate che si dovrebbero fare. Ci aiuterà anche a considerare seriamente come Geova guarda le “debolezze” dei nostri fratelli, comprendendo che egli è disposto a passarci sopra e a perdonarle. Non vi perdona Geova liberalmente nonostante le vostre numerose manchevolezze? Non scusate le vostre proprie manchevolezze, chiedendo ripetutamente perdono a Geova, forse per la stessa debolezza? Un requisito preliminare per ottenere il perdono di Geova è che perdoniamo altri, come indicò Gesù in Matteo 6:14, 15: “Poiché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il vostro Padre celeste perdonerà pure a voi; mentre se voi non perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro non perdonerà neanche i vostri falli”.
22. Mostrate in che modo il lamentarsi per minori manchevolezze rivela mancanza d’amore.
22 In realtà, dunque, mostreremmo mancanza d’amore e di perdono se imputassimo ai nostri fratelli questi difetti minori e li ingrandissimo portandoli all’attenzione di altri. In questo non imiteremmo di certo il nostro Padre celeste. Descrivendo l’amore, la Parola di Dio dice: “L’amore è longanime e benigno. L’amore . . . non si irrita. Non tiene conto dell’ingiuria”. “L’amore copre una moltitudine di peccati. Siate ospitale gli uni verso gli altri senza brontolii”. (1 Cor. 13:4, 5; 1 Piet. 4:8, 9) In considerazione di ciò, non è difficile capire perché ci è consigliato di continuare a ‘sopportarci gli uni gli altri nell’amore’. — Efes. 4:2.
23. Che cosa si dovrebbe fare dunque riguardo a questi secondari motivi di lagnanza?
23 Perciò, se non dobbiamo ‘tenere conto dell’ingiuria’, abbiamo l’obbligo cristiano di dimenticare questi secondari motivi di lagnanza che ci sono, togliendoceli del tutto dalla mente. Non lasciate che crescano e assumano irragionevoli proporzioni, ma eliminateli presto, prima che abbiano il tempo di mettere radice e fiorire. Soffocate lo spirito di lamento e impedite molta infelicità a voi stessi e ad altri.
24. Come disse Gesù che si dovevano risolvere le più serie lamentele personali?
24 A volte, comunque, un fratello o una sorella ha realmente motivo di lamentarsi contro un altro. Sia consapevolmente che inconsapevolmente, un fratello può aver fatto qualche cosa che vi ha ferito in qualche modo e, a motivo della sua natura, non riuscite a dimenticarlo e a togliervelo di mente. Potete riscontrare che vi turba in maniera notevole e influisce anche sul vostro servizio a Geova. Per tali occasioni Gesù diede un ragionevolissimo consiglio in Matteo 18:15: “Se il tuo fratello commette un peccato, va e metti a nudo il suo fallo fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato il tuo fratello”.
25. (a) Che cosa non dovrebbe mai fare colui che ha una seria lamentela contro il suo fratello, e perché? (b) Mostrate perché è molto saggio seguire il consiglio di Matteo 18:15.
25 Anche se avete effettivamente dei motivi per lamentarvi, non dovreste mai divulgarli nella congregazione lamentandovi con altri dell’azione del fratello. Questo non contribuirà alla pace ma turberà l’intera congregazione, creando probabilmente anche divisione tra i fratelli. Certo non sarà d’aiuto all’offensore, che senza dubbio udrà la vostra lamentela indirettamente da altri. Lamentandovi, solo peggiorerete le cose invece di sanare la rottura, come mostra il proverbio: “Chi continua a parlare di una questione separa quelli che son familiari l’uno con l’altro”. (Prov. 17:9) No, un’attitudine lamentevole non sarà d’aiuto per alcuno. Il modo corretto è di avvicinare il fratello in privato e considerare con calma e pacificamente la cosa con lui. Potete riscontrare che egli non si era neppure reso conto d’avervi ferito e, se è così, immaginate come sarà felice che lo abbiate avvicinato direttamente invece di divulgare una lamentela nella congregazione!
26, 27. (a) Quale obbligo ha l’offeso quando il suo fratello chiede perdono, e fin dove arriva? (b) Mostrate come il consiglio di Paolo in Colossesi 3:12-14 sarà d’aiuto in ogni caso di lamentela personale.
26 Quando il vostro fratello vi chiede umilmente perdono, avete l’obbligo di accettare le sue scuse e perdonarlo, proprio come vi perdona il vostro Padre celeste. L’amore è un debito che non si paga mai completamente. (Rom. 13:8) Perciò, quando l’apostolo Pietro chiese a Gesù: “Quante volte il mio fratello peccherà contro di me e io gli perdonerò? Fino a sette volte?”, Gesù rispose: “Io non ti dico: Fino a sette volte, ma: Fino a settantasette volte”. (Matt. 18:21, 22) Essendo generosi col nostro amore, con la nostra misericordia e col nostro perdono verso i fratelli, avremo in cambio molta gioia e felicità e potremo continuare a non avere il corrosivo, divisivo spirito di lamentarci. Nutrendo profondo apprezzamento per Geova e amore per lui e per i nostri fratelli potremo rivolgere la nostra mente alle “cose più importanti” che influiranno sulla nostra vita futura invece che alle molte cose insignificanti che caratterizzano il presente, imperfetto sistema di cose. — Filip. 1:10.
27 Concludendo questa considerazione, ascoltiamo attentamente e applichiamo con diligenza le parole che Paolo disse molti anni fa ai Colossesi. Così, saremo molto aiutati a evitare ogni specie di lamentela personale. Paolo esortò: “Conformemente, come eletti di Dio, santi ed amati, rivestitevi dei teneri affetti di compassione, benignità, modestia di mente, mitezza e longanimità. Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se alcuno ha causa di lamentarsi contro un altro. Come Geova vi perdonò liberalmente, così fate anche voi. Ma, oltre a tutte queste cose, rivestitevi d’amore, poiché è un perfetto vincolo d’unione”. — Col. 3:12-14.
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Troviamo la contentezza nell’organizzazione di GeovaLa Torre di Guardia 1968 | 15 gennaio
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Troviamo la contentezza nell’organizzazione di Geova
“Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna”. — Giov. 6:68.
1. Perché le creature di Geova possono avere piena fiducia in lui?
GEOVA ha e ha sempre avuto il pieno controllo di tutto nell’universo. Il suo onnipossente potere tiene le stelle, il sole, la luna e i pianeti nelle loro rispettive orbite ed egli mantiene e preserva amorevolmente la terra come dimora dell’uomo. Tutto quello che fa è assolutamente perfetto e, a motivo di ciò, le sue creature possono avere piena fiducia nel suo sovrano dominio e nella sua misericordiosa sorveglianza.
2. (a) In che modo Geova esercita i suoi attributi? (b) Perché, dunque, alcuni si lamentano, e contro chi, in effetti, si lamentano?
2 Essendo onnipotente e onniveggente, Geova esercita le sue illimitate qualità d’amore, sapienza, giustizia e potenza in modo perfettamente equilibrato quando tratta con le sue creature. Egli non va mai all’estremo con la giustizia senza mitigarla con l’amore e la misericordia. Non abusa mai della sua illimitata potenza, ma la esercita sempre con amore e sapienza. Non si contraddice mai, né è incoerente con se stesso nell’uso dei suoi attributi. A motivo di ciò, perché alcune sue creature si lamentano a volte delle sue disposizioni e dei suoi modi di fare le cose? Molte volte ciò avviene per mancanza di intendimento del modo in cui Geova adempie i suoi propositi, o perché si ha una veduta molto ristretta dei rapporti di Geova con le sue creature. Comunque, benché sia vero che spesso non comprendiamo pienamente la ragione per cui Geova fa certe cose, lamentandocene mostreremmo mancanza di fede e fiducia in Geova Dio e nella sua capacità di fare le cose alla maniera e al tempo da lui stabilito. Questo è un gravissimo errore. Circa 3.500 anni fa, quando il popolo di Dio, Israele, viaggiava nel deserto della Palestina meridionale, cominciò a lamentarsi coi suoi sorveglianti, Mosè e Aaronne, per mancanza di cibo. Mosè mostrò loro quanto fosse serio il loro spirito lamentatore allorché disse: “I vostri mormorii non sono contro di noi, ma contro Geova”. — Eso. 16:8.
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