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Valore e bisogno della padronanza di séLa Torre di Guardia 1970 | 15 gennaio
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Valore e bisogno della padronanza di sé
“Il frutto dello spirito è . . . padronanza di sé”. — Gal. 5:22, 23.
1, 2. (a) Come si può esprimere l’importanza della padronanza di sé? (b) Com’è mostrato questo da ciò che ne dice l’apostolo Paolo?
QUANTO è importante che i cristiani esercitino padronanza di sé? È così importante che il bisogno non sarà mai messo abbastanza in risalto. Infatti, potremmo appropriatamente parafrasare le parole dell’apostolo Paolo sull’amore, dicendo: ‘Se parlo le lingue degli uomini e degli angeli, se ho il dono di profetizzare e ho tutta la fede, e se do tutti i miei averi per nutrire altri, ma non ho padronanza di me stesso, non ne ho alcun profitto’. — 1 Cor. 13:1-3.
2 Sembra forse che questa sia un’esagerazione? Notate allora la testimonianza dell’apostolo Paolo. Di sicuro nessun seguace di Gesù Cristo manifestò più zelo e sopportò di più per amore della buona notizia che Paolo, come egli stesso attesta in II Corinti 11:22-33. Eppure, nonostante tale notevole passato di zelo e perseveranza, sì, e di fruttuoso ministero, che cosa dice Paolo del suo bisogno di padronanza di sé? “Tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. Potrebbe esserci stata una tragedia più grande di quella di aver faticato così potentemente e di aver sopportato tanto perché tutto fosse poi vano? Tuttavia “in qualche modo” sarebbe stato vano se Paolo non avesse esercitato padronanza di sé! — 1 Cor. 9:27.
3, 4. (a) Com’è definita la padronanza di sé? (b) Come si può illustrare?
3 Davvero, la padronanza di sé è importantissima. E che cos’è la padronanza di sé? È definita come “restrizione esercitata sui propri impulsi, emozioni o desideri”; “l’atto, il potere o l’abitudine di tenere sotto controllo le proprie facoltà o energie, specialmente le inclinazioni e le emozioni”. Naturalmente, la medesima espressione implica che si eserciti in tempi di tentazione o pressione, quando c’è maggior pericolo di agire in maniera non saggia o egoistica.
4 “Il valore e il bisogno della Padronanza di sé si possono illustrare con un’automobile. Il suo motore può avere solo 35 o fino a 400 cavalli-vapore di potenza. Ma per quanto sia importante la produzione di energia di questo motore, è ugualmente importante che sia controllato, poiché di quale valore sarebbe un’automobile se non si potesse controllare la velocità o la direzione in cui viaggia? Sarebbe uno strumento di morte!
5. Che cosa fa sorgere il bisogno della padronanza di sé?
5 Il problema della padronanza di sé sorge perché noi siamo in grado di usare sia erratamente che giustamente, saggiamente e amorevolmente i vari doni e facoltà di cui Geova ci ha dotati, giacché non siamo legati dagli istinti come la creazione animale ma abbiamo il libero arbitrio essendo stati creati a immagine e a somiglianza di Dio. Come pure le forze della creazione inanimata, se non sono controllate, possono fare molto danno — guardate infatti uragani, trombe d’aria, maremoti e fulmini — così le facoltà mentali, emotive e fisiche di cui il nostro Creatore ci ha dotati; se non sono controllate, possono causare molto danno. — Prov. 25:28.
DANNO RECATO DALLA MANCANZA DI PADRONANZA DI SÉ
6. Quali sono alcuni dannosi risultati della mancanza di padronanza di sé?
6 “Ovunque guardiamo, intorno a noi o nelle pagine della storia, vediamo i dannosi risultati della mancanza di esercitare padronanza di sé da parte di uomini, donne e particolarmente giovani. I sorprendenti, assassinii multipli riferiti da giornali, radio e TV sono casi di persone che hanno mancato di padroneggiare il forte impulso di esprimere odio o frustrazione mediante l’assassinio. La mancanza di esercitare padronanza di sé è la causa delle diffuse malattie veneree, delle molte nascite illegittime, per non parlare della diffusa infelicità coniugale, che dà luogo a separazione, abbandono e divorzio. Si dice che durante la prima guerra mondiale furono resi inabili più soldati a causa delle malattie veneree che per le pallottole nemiche, e una recente relazione sull’attuale guerra del Vietnam affermò che più del 25 per cento dei soldati avevano preso l’infezione allo stesso modo. E che cos’è l’ubriachezza se non la mancanza di esercitare la padronanza della propria brama di bevande alcoliche? Quanto spesso la mancanza di padronanza di sé dà luogo a incidenti automobilistici come quando il guidatore si irrita o lascia distogliere la sua attenzione? Più volte, le ricerche mediche hanno stabilito che gli incidenti sono causati dal comportamento imprudente di “personalità dominate dall’impulso”, le quali mancano di padronanza di sé.
7, 8. (a) Quali esempi diedero Eva e Caino di mancanza di padronanza di sé? (b) Quali altri esempi di mancanza di padronanza di sé sono narrati nelle Scritture?
7 Molti sono gli esempi ammonitori che la Bibbia dà del danno risultante dalla mancanza d’esercitare padronanza di sé. Si può dire che Eva fu tra i primi. Ella “vide che il frutto dell’albero era buono come cibo e che era qualche cosa che metteva voglia agli occhi, sì, l’albero era desiderabile a guardarsi”; e così, invece di esercitare padronanza di sé, cedette alla tentazione e prese del frutto. (Gen. 2:16, 17; 3:2-6) Caino fu avvertito di non farsi dominare dalla sua ira ma di padroneggiarla; ma mancò di esercitare padronanza di sé e uccise dunque suo fratello, perse la speranza della vita eterna e divenne il primo di una lunga discendenza di assassini umani, tutto per mancanza di padronanza di sé. — Gen. 4:5-7; 1 Giov. 3:12.
8 L’ubbidienza al comando imposto a Lot e alla sua famiglia di non guardare indietro mentre fuggivano dalla città condannata di Sodoma ancora richiese quindi padronanza di sé. La moglie di Lot mancò di esercitarla, a propria distruzione. Gesù la indicò come esempio ammonitore ai suoi seguaci. (Gen. 19:17, 26; Luca 17:32) Sul suo letto di morte Giacobbe proferì un severo rimprovero al suo figlio primogenito Ruben, perché aveva mancato d’esercitare padronanza di sé in quanto Ruben si era lasciato apparentemente tentare da una concubina di suo Padre. “Con avventata licenza simile ad [alluvioni di] acque”, contaminò il talamo di suo padre. (Gen. 49:3, 4) Il re Saul perse il regno d’Israele per la sua impaziente mancanza di padronanza di sé, non essendo stato in grado d’attendere fino alla venuta del profeta Samuele onde offrisse un sacrificio in un tempo d’emergenza nazionale. (1 Sam. 13:8-14) E ci sono stati nella vita d’alcuni dei più fedeli servitori di Geova avvenimenti nei quali mancarono d’esercitare padronanza di sé, con loro grande e durevole rammarico! Come tutti questi esempi ammonitori ci sottolineano il bisogno di esercitare padronanza di noi stessi! — Gen. 9:20, 21; Num. 20:7-13; 2 Sam. 11:1–12:15.
ESEMPI DI PADRONANZA DI SÉ
9, 10. Chi ci ha dato il massimo esempio di padronanza di sé, e in quali modi ce l’ha mostrata?
9 D’altra parte, per rafforzare la nostra risoluzione di esercitare padronanza di noi stessi la Parola di Dio ci dà molti eccellenti esempi, il principale dei quali è quello dello stesso Geova Dio. Geova Dio esercita padronanza di sé? Sì, egli stesso ci dice proprio questo: “Sono stato zitto per lungo tempo. Continuavo a tacere. Esercitavo padronanza di me stesso”. (Isa. 42:14) L’infedele Israele meritò d’esser punito subito, ma Geova si trattenne. Molti, ignorando gli attributi e i propositi di Geova, si lamentano perché permette la malvagità e la sofferenza; non comprendendo che il permetterle — per ragioni sagge e amorevoli — rappresenta da parte sua grande padronanza di sé. In che modo?
10 Geova Dio ha illimitati poteri al suo comando. Li può usare in qualsiasi modo e in qualsiasi tempo lo ritenga opportuno. Ma egli esercita i suoi poteri solo in modi giusti, saggi e amorevoli. È longanime, lento all’ira, come ci dice anche la sua Parola, e che cos’è la lentezza all’ira se non l’esercizio della padronanza della sua giusta indignazione? (Sal. 103:8; 145:8; Ger. 15:15; Gioe. 2:13; Giona 4:2; Naum 1:3) Attese 120 anni prima di distruggere la malvagia generazione del giorno di Noè, e attese per secoli prima d’eseguire infine i giudizi sull’infedele Israele nel 607 a.E.V. (Gen. 6:3; 2 Cron. 36:15, 16) Satana e i suoi demoni, nonché i loro strumenti e gonzi umani, oltraggiano di continuo la giustizia di Geova, disprezzano la sua autorità, lo affrontano con bestemmie, calunnie e ribellione. Egli ha sentimenti, come pure dice la Bibbia. Non risente notevolmente queste cose? Per certo le risente! Tuttavia le ha sopportate per millenni; ha esercitato padronanza di sé a causa della sua sapienza e del suo amore.
11. In quali modi Gesù ci diede un eccellente esempio di padronanza di sé?
11 E senza dubbio Gesù Cristo, il Figlio di Dio, diede il massimo esempio di umano esercizio di padronanza di sé. In tutto il suo ministero terreno non perse mai il controllo delle sue facoltà, delle sue capacità o delle sue emozioni, non parlò né agì mai in maniera aspra o sconsiderata. “Quando era oltraggiato, non rese oltraggio. Quando soffriva, non minacciò”. (1 Piet. 2:23) Questo richiese padronanza di sé! Così leggiamo in Matteo 27:13, 14: “Quindi Pilato gli disse: ‘Non odi quante cose testimoniano contro di te?’ Ed egli non gli rispose, no, nemmeno una parola, per cui il governatore si meravigliava moltissimo”. Questo era molto insolito. Ma il profeta di Geova aveva predetto che, quando sarebbe stato portato al processo, ‘non avrebbe aperto bocca’, e così Gesù si padroneggiò, non dicendo parola malgrado tutte le false accuse mosse contro di lui. Veramente, Gesù ci diede un meraviglioso, sì, un perfetto esempio di padronanza da cercar di imitare, e specialmente quando siamo sotto pressione, come quando siamo dinanzi ai governanti! — Isa. 53:7.
12-14. Quale esempio di padronanza di sé diedero Giuseppe? Gedeone? il re Saul? Daniele e i suoi tre compagni?
12 Ci incoraggiano a cercar di imitare Gesù Cristo pure gli eccellenti esempi di padronanza che diedero imperfetti, fragili servitori di Geova simili a noi, come la Parola di Dio ripetutamente ci mostra. Quale eccellente esempio di padronanza di sé diede Giuseppe quando fu importunato dalla moglie di Potifar! (Gen. 39:7-20) Un altro eccellente esempio di padronanza di sé fu dato nei tempi antichi dal giudice Gedeone. Dopo avere riportato la vittoria sui Madianiti, si trovò dinanzi agli invidiosi uomini di Efraim che cercavano di attaccar lite con lui muovendogli false accuse. Gedeone, nell’ebbrezza della vittoria, avrebbe facilmente potuto perdere l’equilibrio dicendo loro quello che meritavano, il che avrebbe potuto dar luogo a un sanguinoso combattimento fra Israeliti. Ma no, egli esercitò padronanza di sé e con tatto fece loro un complimento, facendoli andar via in pace. Egli si fece dettare le parole dalla ragione, non dall’emozione. — Giud. 8:1-3.
13 Il re Saul, benché in seguito perdesse il regno perché fu privo di padronanza di sé, com’è già stato notato, da principio mostrò in effetti questa eccellente qualità. Quando era stato appena fatto re alcuni “uomini buoni a nulla” lo disprezzarono, beffeggiandolo: “Come ci salverà questi?” e non gli portarono un dono riconoscendo che era stato fatto re su di loro dallo stesso Geova Dio. Saul si sarebbe potuto risentire, rimproverarli, andare su tutte le furie o perfino agire contro di loro, ma no, non ne volle fare una questione bensì esercitò padronanza di sé: “Egli rimase come uno divenuto senza parola”. Com’è saggio rimanere in silenzio quando si è provocati! — 1 Sam. 10:27.
14 Fra altri che si possono menzionare sono Daniele e i suoi tre giovani amici. Quando furono portati prigionieri a Babilonia vennero offerti loro eccellenti alimenti e bevande per ordine dell’imperatore. Ma benché i Babilonesi banchettassero con tale vitto, Daniele e i suoi tre amici esercitarono padronanza di sé, rifiutandosi di mangiare tali vivande perché erano impure secondo la legge di Mosè. Per avere così esercitato padronanza di sé Geova li benedisse grandemente, risultando essi più saggi di tutti gli altri saggi del re. E senza dubbio, questo esercizio della padronanza di sé li aiutò a rafforzarsi così che quando vennero prove più gravi, tutt’e quattro poterono sopportarle, mantenendo l’integrità. — Dan. 1:8-20; 3:16-30; 6:4-28.
BISOGNO DI PADRONANZA DI SÉ NEL MANGIARE E NEL BERE
15-17. (a) Quale fatto relativo ai cristiani li obbliga ad esercitare padronanza di sé? (b) La padronanza di sé nel mangiare e nel bere è indicata da quali fatti, ragioni e scritture?
15 Che i cristiani debbano mantenere la padronanza di sé è indicato da sempre più impellenti e forti ragioni, una delle quali è la loro custodia. A motivo della loro dedicazione verso Geova Dio sono custodi non solo di privilegi e abilità ma anche del loro tempo, dei loro mezzi e della loro forza. Per assolvere la loro custodia dovutamente ci vuole padronanza di sé, come nel mangiare e nel bere. È ovvio che gli ubriaconi e i ghiotti, che non hanno padronanza di sé, sciupano non solo il loro denaro ma anche il loro tempo e la loro forza. (Prov. 23:20, 21) Ma sarebbe un errore concludere che finché evitiamo quegli estremi esercitiamo adeguata padronanza di noi stessi nel mangiare e nel bere. Potremmo non esercitarla. Si può non essere ubriachi, ma aver bevuto troppo se si diviene loquaci o sonnolenti. Similmente si può non mangiare fino al punto d’esser ghiotti eppure aver mangiato troppo se si diviene pigri o assonnati. Può dipendere dall’occasione.
16 La padronanza nel mangiare e nel bere è implicita nel consiglio: “Sia che mangiate o che beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate ogni cosa alla gloria di Dio”. (1 Cor. 10:31) Il cristiano non vive per mangiare, come se i piaceri della tavola fossero le cose migliori della vita! Non lo sono! I cristiani dovrebbero essere disposti a trascurare la tavola per amore della buona notizia. Il cibo semplice e disadorno preso con moderazione è meglio per il corpo. È anche economico. I cristiani non devono sminuire questo, poiché le modeste abitudini nel mangiare possono significare la differenza fra rimanere nel servizio continuo e non essere in grado di continuarlo. Saggiamente viene dato il consiglio: “Quando ti metti a sedere per mangiare con un governante, osserva attentamente ciò che ti sta dinanzi e mettiti un coltello alla gola se sei un uomo dedito all’appetito”. — Prov. 23:1, 2, RS.
17 I cristiani dovrebbero esser disposti ad esercitare padronanza di sé a tavola per amore degli interessi e delle benedizioni del Regno. Quanto beneficio possiamo ricavare da una conferenza biblica se siamo assonnati per aver mangiato prima un pasto pesante? Non vogliamo essere fra quelli il cui “dio è il loro ventre”, o che sono schiavi “del loro proprio ventre”, non è vero? Come sono appropriate le parole di Gesù: “Prestate attenzione a voi stessi onde i vostri cuori non siano aggravati dalla crapula nel mangiare e nel bere e dalle ansietà della vita, e quel giorno non venga all’improvviso su di voi come un laccio”. L’esercizio della padronanza di sé nel mangiare e nel bere fa parte della santa devozione, che è utile per ogni cosa, sia nella vita presente — alcune autorità di medicina danno la colpa alla nostra nutrizione eccessiva per quasi tutte le moderne malattie degenerative — che nella vita avvenire. — Filip. 3:19; Rom. 16:18; Luca 21:34, 35; 1 Tim. 4:8.
18. Quali sono due modi in cui la padronanza nel mangiare e nel bere ci aiuta ad esercitare il controllo delle nostre emozioni?
18 Inoltre, la padronanza a tavola ci aiuta ad esercitare padronanza riguardo alle nostre emozioni, e questo in due modi. Primo, in quanto l’esercizio della padronanza di noi stessi sotto un aspetto ci aiuta ad esercitare padronanza di noi stessi sotto altri aspetti. Così un preminente ministro cristiano a cui piacevano molto le noccioline americane disse che le portava in tasca ma non le mangiava, allo scopo di acquistare padronanza di sé. Padroneggiando il suo desiderio di mangiare noccioline americane era aiutato ad esercitare la padronanza di sé in altre cose. E secondo, più le abitudini di mangiare di un uomo sono contenute meno frequentemente sarà preso da qualche forte passione sessuale, altro campo in cui esercitare padronanza di sé. Come è stato bene osservato, ‘più l’uomo robusto è bramoso, più è incline al male’.
BISOGNO DI PADRONANZA DI SÉ NELLA RELAZIONE FRA I DUE SESSI
19. (a) Che cosa si può dire che rappresenti la sfida più grande per la padronanza di sé, come si comprende da quali fatti? (b) Perché accade questo, eppure come si vede che questa è un’espressione dell’amore di Geova?
19 Il bisogno di esercitare padronanza di sé nella propria relazione con persone di sesso opposto è, se non altro, ancora più grande e nello stesso tempo più difficile dell’esercizio della continenza nel mangiare e nel bere, con implicite e assai più gravi conseguenze. Si può dire che rappresenti la sfida più grande di tutte. Ogni anno letteralmente migliaia di dedicati cristiani sono disassociati in tutto il mondo perché la loro condotta verso quelli del sesso opposto non si addice al cristiano. E la ragione è facilmente comprensibile quando pensiamo a ciò che vi è implicato. Geova Dio non solo comandò alla prima coppia umana d’esser fecondi e di moltiplicare, ma nello stesso tempo pose in ciascuno dei due sessi un’attrazione così forte che non ci sarebbe mai stato alcun pericolo che la razza umana commettesse suicidio mancando di esercitare il suo potere procreativo a causa del peso che accompagnava la vita familiare. Questo fu nello stesso tempo un’altra evidenza dell’amore di Geova Dio, poiché rese l’attrazione fra i due sessi estremamente piacevole. Egli rese così possibile a chiunque, indipendentemente dalle umili circostanze in cui potesse trovarsi, di godere una delle massime benedizioni della vita, poiché non dipende né dal genio né dalla grande dovizia. — Gen. 1:26-28; 2:18-24.
20, 21. (a) Perché Geova Dio ha dato leggi che regolano il dono del sesso? (b) Che cosa dice la Parola di Dio di quelli che violano le sue leggi a questo riguardo?
20 Ma con questo dono il Creatore saggiamente, giustamente, sì, e logicamente, impose restrizioni, non in maniera arbitraria, ma per lo stesso beneficio dell’uomo e in particolare per il beneficio della donna, il vaso più debole, e per il beneficio della progenie risultante da questa benedizione; per la cui ragione proibì la fornicazione e l’adulterio. Proprio come il bisogno umano di mangiare e bere non dà all’uomo il diritto di rubare né di dedicarsi alla crapula nel mangiare e nel bere, così il potere dell’espressione sessuale non deve esercitarsi in nessun modo che fa piacere all’uomo senza riguardo per le leggi di Dio o per le conseguenze che ne derivano a sé o agli altri. Si richiede dunque che esercitiamo padronanza riguardo a come esprimiamo questo istinto con pensieri, parole e azioni. Per questo la Parola di Dio consiglia ai mariti: “Bevi l’acqua della tua propria cisterna, e ciò che sgorga in mezzo al tuo proprio pozzo”. — Prov. 5:15-23.
21 Sì, la sensazione che si prova quando si stimola e si soddisfa l’istinto dell’accoppiamento è estremamente piacevole, e il decaduto cuore umano ha perciò la forte inclinazione ad abbandonarvisi. Ma a meno che non si eserciti nei limiti del matrimonio questo è stigmatizzato nelle Scritture come “opere della carne . . . fornicazione, impurità, condotta dissoluta”, cose che escludono dalle benedizioni del regno di Dio, come pure leggiamo: “La fornicazione e l’impurità d’ogni sorta o l’avidità non siano neppure menzionate fra voi, come conviene a persone sante . . . Poiché . . . nessun fornicatore o persona impura o persona avida — che significa essere idolatra — ha alcuna eredità nel regno del Cristo e di Dio”. — Gal. 5:19-21; Efes. 5:3, 5.
22. Quale consiglio scritturale viene dato agli uomini e alle donne riguardo all’attenta condotta fra i sessi, con quali implicazioni?
22 In particolare gli uomini cristiani dovrebbero stare attenti a esercitare padronanza di sé nel parlare e nell’agire, in modo da non suscitare impurità nel sesso opposto, giacché sembra che l’uomo decaduto abbia la tendenza a dilettarsi della seduzione. Le donne cristiane, d’altra parte, devono stare attente ad ‘adornarsi con veste convenevoli, con modestia e sanità di mente’. Proprio come la mascolinità fa piacere alle donne, così la femminilità reca piacere agli uomini, ma a meno che non sia accompagnato dalla modestia è un piacere impuro. Difficilmente può dirsi che le minigonne siano modeste. Le parole di Gesù riportate in Matteo 5:28 si possono applicare alle donne. In che modo? In quanto le donne cristiane hanno l’obbligo di non vestire in maniera provocante, per non tentare gli uomini a continuare a guardarle e così provare l’orgoglioso piacere di notare come possono influire sulle emozioni degli uomini. E quando gli uomini violano questa scrittura non solo divengono essi stessi colpevoli ma possono ben stimolare la donna a divenire ella pure colpevole. È chiaro che sia gli uomini che le donne devono fare la loro parte nella congregazione cristiana, onde le donne anziane siano trattate “come madri, le giovani come sorelle con ogni castità”. — 1 Tim. 2:9; 5:1, 2.
PADRONANZA DI SÉ IN ALTRI CAMPI
23, 24. In quali altri campi i cristiani devono stare attenti a esercitare padronanza di sé, e per quali ragioni?
23 Il Creatore non pose negli animali inferiori l’obbligo d’esercitare padronanza di sé. Semplicemente seguendo i loro istinti stanno bene, vivono il loro fissato periodo di vita e servono allo scopo che Dio ebbe per loro. Ma per l’uomo è diverso. Geova Dio dotò l’uomo della ragione e della coscienza e della volontà, che, comunque, sono state menomate dalla caduta. L’uomo imperfetto deve perciò disciplinarsi di continuo per non andare agli eccessi in qualsiasi cosa che gli fa piacere. Così non c’è niente di male nella ricreazione in sé, nello sport, nei passatempi e simili, SE son tenuti sotto controllo, nel loro proprio posto; SE si esercita moderazione nel goderli. Ma se si trova difficile esser moderati nel godimento di tali cose buone, si tratti di un passatempo o di guardare la TV, è meglio farne interamente a meno che esserne presi al laccio. — Mar. 9:43-48.
24 La stessa cosa può dirsi della propria quotidiana occupazione secolare. Può essere abbastanza interessante o stimolante, o può essere molto rimunerativa a causa del guadagno che si ricava o di altri benefici. Questi fattori possono ben indurre a divenire lavoratore costretto, senza padronanza di sé. Tali uomini divengono spesso vittime di alta pressione sanguigna e subiscono attacchi cardiaci. Ci sono poi molti che non riescono ad esercitare padronanza nell’acquisto di cose materiali. Facilmente influenzati dai discorsi adulatori dei venditori, fanno acquisti poco saggi e divengono così obbligati verso i creditori.
25. Che cosa è stato portato alla nostra attenzione da quanto precede relativamente al valore e al bisogno della padronanza di sé?
25 Veramente il valore e il bisogno della padronanza di sé non saranno mai messi abbastanza in risalto. A meno che non la esercitiamo, tutte le nostre fatiche cristiane possono “in qualche modo” risultare vane. La mancanza di padronanza di sé avviò la razza umana nella strada del peccato e della morte e ha causato la caduta di molti servitori di Geova, recando loro afflizione. Ma è possibile esercitarla, come molti fedeli personaggi biblici han mostrato. In particolare, quando si tratta di piaceri, delle cose che ci piacciono in sé, come il mangiare e il bere, la relazione sessuale e la ricreazione, abbiamo bisogno di padroneggiarci se ci vogliamo comportare in modo saggio, amorevole e giusto.
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“Aggiungete alla vostra . . . conoscenza la padronanza di voi stessi”La Torre di Guardia 1970 | 15 gennaio
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“Aggiungete alla vostra . . . conoscenza la padronanza di voi stessi”
“Per questa stessa ragione, compiendo in risposta ogni premuroso sforzo, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la padronanza di voi stessi”. — 2 Piet. 1:5, 6.
1, 2. (a) Perché l’ammonizione di Pietro d’aggiungere alla nostra conoscenza la padronanza di noi stessi è molto appropriata? (b) Perché non è facile esercitare padronanza di sé?
LA PAROLA di Dio dà grande risalto alla necessità d’acquistare la conoscenza ch’essa contiene. Tale conoscenza è indispensabile per conseguire la vita eterna, come disse anche Gesù: “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (Giov. 17:3) Ma come abbiamo appena visto, la conoscenza senza la padronanza di noi stessi non ci farà ottenere la vita, e molto appropriatamente l’apostolo Pietro perciò ci consiglia: “Per questa stessa ragione, compiendo in risposta ogni premuroso sforzo, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la padronanza di voi stessi”. — 2 Piet. 1:5, 6.
2 Per quanto il valore e il bisogno d’esercitare padronanza siano grandi, altrettanto grande può dirsi che è lo sforzo richiesto per esercitarla. Perché? Perché anche i cristiani maturi devono stare sempre in guardia per “camminare in modo degno di Dio”, sebbene si ammetta che ci vuole uno sforzo più grande da parte di alcuni che non da parte di altri? (1 Tess. 2:12) Perché, nelle attuali condizioni, aderire alla condotta di rettitudine è tutto l’opposto che seguire la via di minor resistenza, la quale, a sua volta, deve attribuirsi a tre nemici che noi cristiani ci troviamo contro, la carne, il mondo e il Diavolo.
3. Quale nemico in noi rende difficile padroneggiarci, come si comprende da quale testimonianza delle Scritture?
3 Prima di tutto ci sono le tendenze ereditate della nostra carne decaduta. Sì, proprio come abbiamo ereditato varie infermità fisiche dai nostri predecessori così abbiamo ereditato debolezze o difetti morali nella personalità. Non lo possiamo evitare: “I padri mangiarono uva immatura, ma si allegarono i denti dei figli”. Come Geova stesso disse del genere umano subito dopo il Diluvio: “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia fin dalla sua giovinezza”. E sembra che più la personalità è dotata o vigorosa, più chi la possiede trova difficile esercitare padronanza di sé; un fatto mostrato innumerevoli volte non solo dalla storia secolare ma anche da esempi scritturali. In particolare il problema che tutti i servitori di Geova hanno nell’esercitare padronanza di sé è ben formulato dall’apostolo Paolo: “Poiché so che in me, cioè nella mia carne, non dimora niente di buono; poiché in me è presente la capacità di desiderare, ma la capacità di operare ciò che è eccellente non è presente. Poiché il bene che desidero non lo faccio, ma il male che non desidero è ciò che pratico”. Non c’è dubbio che Paolo riconobbe di avere un combattimento nell’esercitare padronanza di sé. Ma è chiaro sia dalle sue parole che dal suo passato che non rinunciò mai a far guerra contro le debolezze della carne e che esse non prevalsero su di lui, altrimenti non avrebbe mai potuto scrivere: “In nessun modo noi diamo alcuna causa d’inciampo, affinché non si trovi da ridire sul nostro ministero”. Egli trattò con durezza il suo corpo, tenendolo sotto controllo. Può dirsi che continuando la nostra guerra contro l’egoismo, contro la mancanza di padronanza di sé nelle piccole cose, non causeremo così probabilmente inciampo cedendo a gravi peccati. — Ger. 31:29; Gen. 8:21; Rom. 7:18, 19; 2 Cor. 6:3; 1 Cor. 9:27; Sal. 51:5; Mar. 14:72.
4, 5. (a) Quali nemici visibili dobbiamo affrontare nei nostri sforzi di padroneggiarci? (b) Quali nemici invisibili?
4 E secondariamente, intanto che ci sforziamo di esercitare padronanza di noi stessi, è schierato contro di noi questo malvagio sistema di cose composto di uomini empi ed egoistici. Essi si sforzano di sfruttarci facendo appello alle nostre debolezze per il loro guadagno personale. (1 Giov. 2:15, 16) È per il loro interesse che cediamo alle nostre passioni, abusiamo nel mangiare e nel bere, ci dedichiamo a impura condotta dissoluta, leggiamo pubblicazioni lascive, assistiamo alla proiezione di pellicole immorali, diveniamo fanatici nello sport o ci graviamo inutilmente di carichi indebitandoci per acquistare cose che non possiamo permetterci. E c’è poi l’esempio di quelli che ci circondano i quali cedono a tali tentazioni.
5 Terzo, dobbiamo anche contendere con quelli che esercitano un dominio invisibile su questo sistema di cose malvagio, Satana suo dio, insieme ai suoi demoni. (2 Cor. 4:4; Efes. 6:12) Egli riuscì a far agire Eva senza padronanza di sé e fece il peggio che poteva per indurre Gesù ad agire in maniera simile. (Matt. 4:1-10) Non ci sia mai consentito di dimenticare che abbiamo non solo nemici visibili da affrontare, ma, maggiormente, nemici invisibili, il capo dei quali “va in giro come un leone ruggente, cercando di divorare qualcuno”. — 1 Piet. 5:8.
LO SPIRITO E LA PAROLA DI DIO CI SONO D’AIUTO
6. (a) Quale potente forza Geova ha provveduto per aiutarci ad acquistare padronanza di noi stessi? (b) Come in particolare si può ottenere tale forza?
6 Ma come abbiamo potenti forze che operano contro l’esercizio della padronanza di noi stessi, così abbiamo aiuti ancor più potenti per esercitare padronanza di noi stessi, i principali dei quali sono lo spirito santo e la Parola di Dio. Come leggiamo: “Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito”, dice Geova. (Zacc. 4:6) Di quale grande aiuto sia lo spirito santo di Dio nell’esercizio della padronanza di sé è chiaramente indicato da Paolo: “Continuate a camminare mediante lo spirito e non seguirete nessun desiderio carnale”. Questa È padronanza di sé! Più che in qualsiasi altro modo, questo spirito santo si può acquistare alimentandosi con regolarità e premura della Parola che è piena dello spirito di Dio. Da Genesi a Rivelazione è piena della diretta e dell’indiretta ammonizione di esercitare padronanza di sé. Come abbiamo visto, essa ci dà molti esempi ammonitori del danno che risulta dalla mancanza di padroneggiarsi e molti eccellenti esempi che mostrano la saggezza di esercitare padronanza di sé con le ricompense che ne derivano. — Gal. 5:16.
7-9. (a) Quali consigli ci dà la Parola di Dio in quanto a controllare i nostri pensieri? (b) Il nostro spirito o le nostre emozioni? (c) I nostri affetti, le nostre brame o i nostri desideri?
7 Fra le cose che la Parola di Dio direttamente ci consiglia è quella di controllare i nostri pensieri. A causa delle debolezze ereditate e delle condizioni imperfette e malvage che ci circondano, è facilissimo avere pensieri cattivi, orgogliosi, sgradevoli, risentiti, impuri e di autocommiserazione. A causa di ciò ci viene dato il consiglio di ‘rinnovare la nostra mente’ e di educarla a ‘considerare le cose che sono vere, giuste, caste, amabili, virtuose e degne di lode’. La mèta verso cui ci dobbiamo sforzare nei nostri pensieri è quella di condurre “ogni pensiero in cattività per renderlo ubbidiente al Cristo”. Quale alta norma questo ci pone! — Rom. 12:2; Filip. 4:8; 2 Cor. 10:5.
8 Leggendo regolarmente la Parola di Dio riceviamo pure molti diretti consigli sul modo di dominare il nostro spirito, i nostri nervi, le nostre emozioni. “Chi è lento all’ira è migliore di un uomo potente” che non è lento all’ira, e perciò senza padronanza di sé, “e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città”, ma che non ha catturato il proprio spirito. Sì, “come una città diroccata, senza mura”, e quindi senza alcuna difesa, “è l’uomo che non tiene a freno il suo spirito”. — Prov. 16:32; 25:28.
9 E ancora, la Parola di Dio ci consiglia direttamente di controllare i nostri affetti, le nostre brame e i nostri desideri — le cose a cui volgiamo il cuore — il che è molto importante perché è qui che hanno inizio tutte le difficoltà. Chi sarebbe mai colpevole di peccato degno di disassociazione da parte della congregazione cristiana se si controllasse sempre in queste cose? Come Gesù ben avvertì: “Dal cuore vengono malvagi ragionamenti, assassinii, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, bestemmie”, che tutti contaminano l’uomo e portano cattivo frutto. (Matt. 15:19, 20) Saggiamente ci viene dato il consiglio: “Più di ogni altra cosa che dev’esser guardata, salvaguarda il tuo cuore, poiché da esso sono le fonti della vita”. Sì, il primo passo nella direzione sbagliata si fa quando si permette al cuore di accarezzare cose che sono piacevoli ma che son cattive alla vista di Dio, come mostra pure il discepolo Giacomo: “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio”, accarezzando cose proibite da Dio. “Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta, il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”. Veramente scrutando la Parola di Dio abbiamo molti eccellenti consigli sul modo di controllare i nostri pensieri, il nostro spirito e i nostri desideri! — Prov. 4:23; Giac. 1:14, 15.
10. Che cosa dice la Parola di Dio in quanto a controllare la nostra lingua?
10 Nella Parola di Dio troviamo pure molti consigli sul bisogno di controllare la nostra lingua. Il sapiente re Salomone ripetute volte ci consiglia a questo riguardo, come in Proverbi 10:19: “Nell’abbondanza delle parole non manca la trasgressione, ma chi tiene a bada le sue labbra agisce con discrezione”. Gli ispirati scrittori cristiani ci consigliano similmente: “La fornicazione e l’impurità d’ogni sorta o l’avidità non siano neppure menzionate fra voi, come conviene a persone sante; né condotta vergognosa né parlar stolto né scherzi osceni, cose che non si addicono, ma piuttosto il rendimento di grazie”. (Efes. 5:3, 4) In particolare il discepolo Giacomo ha molto da dire sul bisogno di controllare la lingua e afferma pure che a meno che non controlliamo la nostra lingua la nostra forma di adorazione è futile. Quale vigoroso consiglio onde controlliamo la nostra lingua! — Giac. 1:26; 3:1-12.
11. Quali consigli ci danno le Scritture in quanto al modo in cui dovremmo camminare?
11 Pensieri, parole, e azioni. Sì, alimentandoci della Parola di Dio saremo anche aiutati ad esercitare padronanza delle nostre azioni a causa degli eccellenti consigli che essa dà. Fra i modi in cui ce li dà è quello di consigliarci su come dovremmo camminare, su come ci dovremmo condurre. L’apostolo Paolo lo considerò così importante che ne fece menzione a ogni congregazione a cui scrisse. Infatti consigliò ai cristiani di Roma: “Come di giorno camminiamo decentemente”. Ai cristiani di Efeso diede l’ammonimento: “Guardate dunque accortamente che il modo in cui camminate non sia da persone non sagge ma da saggi, riscattando per voi stessi il tempo opportuno, perché i giorni sono malvagi”. Per i Colossesi pregò che “siate ripieni dell’accurata conoscenza della sua volontà in ogni sapienza e discernimento spirituale, per camminare in modo degno di Geova al fine di piacergli pienamente mentre continuate a portar frutto in ogni opera buona”. Alla congregazione di Tessalonica che si era appena formata scrisse: “Esortavamo ciascuno di voi . . . affinché continuaste a camminare in modo degno di Dio”; “onde camminiate decentemente”. Per camminare decentemente, per camminare in modo degno di Dio, per badare attentamente a come camminiamo, per tutte queste cose ci vuole padronanza di sé! — Rom. 13:13; Efes. 5:15, 16; Col. 1:9, 10; 1 Tess. 2:11, 12; 4:12; 1 Cor. 3:3; Gal. 5:16, 25; Filip. 3:16.
ALTRE ATTIVITÀ CHE PORTANO ALLA PADRONANZA DI SÉ
12. Come badando alla nostra associazione siamo aiutati ad avere padronanza di noi stessi?
12 Fra le altre attività, in aggiunta allo studio della Parola di Dio, che portano alla padronanza di sé è l’associazione con i compagni cristiani, secondo il consiglio che si trova in Ebrei 10:23-25. Associandoci ai nostri fratelli cristiani che pure apprezzano il bisogno di padronanza di sé, saremo aiutati ad esercitarla noi stessi. Non è molto probabile che essi ci tentino ad abbandonarci alla condotta dissoluta. Questo accade specialmente quando si fanno le vacanze. Le vacanze trascorse nella Scuola di Ministero del Regno, nelle assemblee e nei congressi o servendo dove il bisogno è più grande, come in territorio isolato, sono per noi una salvaguardia. Ma in vacanza o in qualsiasi altro tempo, se preferiamo associarci con quelli che non hanno le stesse alte norme che noi abbiamo in quanto alla padronanza di noi stessi, possiamo ben trovarci a imitarli, rovinando così le nostre utili abitudini. Saggiamente siamo avvertiti: “Non ti accompagnare con chi si dà all’ira; e non entrare con l’uomo che ha accessi di furore, per non imparare i suoi sentieri e certo prendere un laccio per la tua anima”. Associarsi volontariamente con tali persone è un errore! — Prov. 22:24, 25; 1 Cor. 15:33.
13. Come il fedele servizio di campo ci aiuta a coltivare la padronanza di noi stessi?
13 E la fedele, coerente, diligente attività del ministero cristiano porta ancora alla padronanza di sé. Ci vuole padronanza per andare a letto in tempo il sabato sera per avere una buona notte di riposo in modo da essere in eccellente condizione per l’attività teocratica della domenica. Ci vuole padronanza per alzarsi presto la domenica mattina in modo da potersi radunare con altri cristiani per il servizio di campo. Ci vuole padronanza per continuare il ministero finché si sa di doverlo compiere, quando il tempo è inclemente e si trova poco interesse alle porte della gente. E mentre si va di porta in porta si trovano molte situazioni che mettono alla prova e sfidano la padronanza di sé. Si può essere insultati, schiaffeggiati su una guancia per così dire; ma per amore della buona notizia si porgerà l’altra guancia: questo richiede padronanza di sé! E ce ne vuole, per rispondere con mitezza e profondo rispetto quando chi è in autorità chiede ragione della speranza che è in noi; come ce ne vuole pure quando si risponde a un padrone di casa infuriato. — Matt. 5:39; 1 Piet. 3:15; Prov. 15:1.
14. Di quale aiuto è la preghiera per acquistare padronanza di noi stessi?
14 Un’altra attività ancora che porta a coltivare la padronanza di sé è la preghiera. Frequentemente avvicinandoci a Dio troviamo vero aiuto. Rivolgetevi a lui per essere aiutato in tempo di bisogno o d’afflizione o di tentazione. Non trascurate mai la preghiera, ma fatene un’abitudine, non un’abitudine meccanica, ma premurosa, sincera e fervida. Chiedete a Dio d’aiutarvi, continuate a chiedergli, implorate il suo perdono quando avete mancato di esercitare padronanza di voi stesso. Ditegli ogni volta con fervore che cercherete di far meglio la volta prossima. Sì, continuate a pregare di ‘non indurvi in tentazione’; “pregate incessantemente”, “siate costanti nella preghiera”, in quanto ad acquistare padronanza di voi stesso. — Matt. 6:13; 1 Tess. 5:17; Rom. 12:12.
QUALITÀ CHE AIUTANO A COLTIVARE LA PADRONANZA DI SÉ
15. Che cosa si può dire del timore di Geova come aiuto per padroneggiarsi?
15 Di grande aiuto nel coltivare la padronanza di sé sono pure quelle eccellenti attitudini o qualità mentali cristiane come il timore di Geova, l’umiltà, la fede e l’amore. Non c’è dubbio che il timore di Geova ci aiuta a coltivare la padronanza di noi stessi. Giustamente temiamo Geova a causa della sua posizione e dei suoi attributi. Dobbiamo rendere conto a lui come Sovrano universale e “non vi è creazione che non sia manifesta alla sua vista, ma tutte le cose sono nude e apertamente esposte agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto”. Giustamente temiamo di dispiacergli, poiché egli è perfetto nella giustizia mentre noi siamo imperfetti, peccatori, inclini a seguire la via sbagliata. Giustamente lo temiamo anche a causa della sua illimitata potenza: “È pauroso cadere nelle mani dell’Iddio vivente”. Questo timore di Dio è “il principio”, “l’inizio della sapienza”, poiché “significa odiare il male”. Sì, non basta amare la verità e la giustizia, ma, come Gesù Cristo, dobbiamo odiare, aborrire, avere forte avversione per ogni illegalità, non importa quanto sia piacevole, desiderabile o attraente per la carne decaduta. Ciò significa ‘sostituire alla personalità vecchia con le sue pratiche la personalità nuova’. — Ebr. 4:13; 10:31; Sal. 111:10; Prov. 9:10; 8:13; Col. 3:9, 10.
16. In quali modi l’umiltà porta alla padronanza di sé?
16 Un’altra qualità che ci aiuta grandemente a esercitare padronanza di noi stessi è l’umiltà. E non c’è da meravigliarsi, giacché uno dei più grandi ostacoli della padronanza di sé è l’orgoglio. Prima di tutto, la persona umile non si offende facilmente e non è quindi molto probabile che sia tentata ad agire senza padronanza di sé. La persona umile è più probabile che abbia pazienza nel trattare con altri e che sia perciò longanime, il che contribuisce alla padronanza di sé. Cercando di coltivare la padronanza di noi stessi abbiamo bisogno dell’aiuto di Geova, della sua immeritata benignità, e questa è disponibile non già per gli orgogliosi ma per gli umili: “Dio si oppone ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili”. I malvagi menzionati da Giuda che volgono “l’immeritata benignità del nostro Dio in una scusa per condotta dissoluta”, e son dunque privi di padronanza di sé, sono anche orgogliosi, “trascurano la signoria e parlano ingiuriosamente dei gloriosi”. — Giac. 4:6; Giuda 4, 8; 1 Piet. 5:5.
17, 18. (a) In che modo la fede come frutto dello spirito ci può assistere a padroneggiarci? (b) Come ci può assistere l’amore?
17 Inoltre ci può aiutare a coltivare la padronanza di noi stessi la fede in Geova Dio e nelle sue promesse. Quanto spesso siamo turbati a causa della mancanza di fede in Dio, che rende difficile esercitare la nostra padronanza! Giobbe poté perseverare a causa della sua fede. Ci volle vera padronanza di sé per non ‘maledire Dio e morire’, ed egli fu in grado di esercitarla a causa della sua fede, che gli permise di dire: “Perfino se mi uccidesse, non aspetterei io?” La fede non ci farà agitare a causa dei malfattori ma ci farà esercitare padronanza di noi stessi, mentre attenderemo Geova, sapendo che la vendetta appartiene a lui e che egli ricompenserà. La fede ci farà esercitare padronanza di noi stessi senza soccombere alle tentazioni del materialismo, sapendo che questo mondo e i suoi desideri passeranno presto. La fede ci farà esercitare padronanza di noi stessi quando saremo perseguitati, sapendo che il peggio che l’uomo possa fare è solo uccidere il corpo. — Giob. 2:9; 13:15; Sal. 37:1; Rom. 12:19; 1 Giov. 2:15-17; Matt. 10:28.
18 E, soprattutto, l’amore ci aiuta a coltivare la padronanza di noi stessi. Se amiamo Geova con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e con tutta la nostra forza, per certo cercheremo di piacergli esercitando la padronanza di noi stessi. Essa ci renderà attenti così che non recheremo biasimo sul suo nome con la cattiva condotta. E l’amore verso il nostro prossimo come verso noi stessi pure richiederà che esercitiamo padronanza di noi stessi, in modo da non causargli dolore o danno, e specialmente in modo da non farlo inciampare. Le parole di Paolo mostrano la relazione fra l’amore e la padronanza di sé: “Poiché questo è ciò che Dio vuole, la vostra santificazione, che vi asteniate dalla fornicazione; che ciascuno di voi sappia possedere il proprio vaso in santificazione e onore [il che richiede padronanza di sé], non in concupiscenza di appetito sessuale come l’hanno anche le nazioni che non conoscono Dio; che nessuno giunga al punto di danneggiare e usurpare i diritti del fratello in queste cose, poiché Geova è uno che esige la punizione per tutte queste cose”. L’amore per i nostri fratelli non ci farà sbagliare in queste cose mediante la mancanza di padronanza di noi stessi, come pure ci permetterà di ubbidire al consiglio: “Continuate a fare sentieri diritti per i vostri piedi, affinché ciò che è zoppo non si sloghi, ma anzi sia sanato”. Paolo ci diede un eccellente esempio in questo: “Se il cibo fa inciampare il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non fare inciampare il mio fratello”. — 1 Tess. 4:3-8; Ebr. 12:13; 1 Cor. 8:13.
UTILITÀ E RICOMPENSE DELLA PADRONANZA DI SÉ
19. Quali utilità derivano al corpo e alla mente dalla padronanza di sé?
19 L’utilità e le ricompense che derivano dalla padronanza di sé sono invero grandi. Così dev’essere, giacché Geova il giusto Dio è il Sovrano universale. Come la mancanza d’esercitare la padronanza di sé dà luogo a un danno del tutto sproporzionato agli immediati vantaggi e piaceri provati, così si può dire che l’esercizio della padronanza di sé dà luogo a utilità del tutto sproporzionate agli sforzi compiuti. Prima di tutto, la padronanza di sé contribuisce alla salute del corpo e della mente. Infatti un eminente esperto di alimentazione americano dichiarò che “la salute è la ricompensa della temperanza” o padronanza di sé, e che “esser magro con un temperamento posato significa lunga vita”, e una recente ricerca ha mostrato che le pazienti psichiatriche sono assai più numerose fra le studentesse universitarie che tengono una condotta promiscua che non fra quelle che mantengono la loro virtù.
20. L’esercizio della padronanza di sé quali benefici spirituali reca?
20 Ancor più importante è il fatto che la padronanza di noi stessi ci aiuta ad avere amor proprio. Tutti conosciamo ciò che Dio richiede da noi individualmente e, nella misura in cui cerchiamo con premura e sincerità di osservarne la norma, avremo una chiara coscienza e amor proprio. (1 Piet. 3:16) Essa ci impedirà inoltre di seguire “la folla per fini empi”. (Eso. 23:2) Per giunta, l’esercizio della padronanza di noi stessi ci aiuterà grandemente a coltivare gli altri frutti dello spirito. Non possiamo provare gioia a meno che non discipliniamo la nostra mente, il nostro cuore e il nostro corpo, poiché la gioia cristiana non è un semplice sentimento ma si basa sul principio. La stessa cosa può dirsi della pace. Come possiamo aver pace se continuiamo a metterci in difficoltà a causa della mancanza di controllarci? E com’è già stato notato, la longanimità va a braccetto con la padronanza di sé. In maniera simile, per esser benigni e miti quando realmente ha importanza, come quando si è provati, ci vuole grande padronanza di sé, come ce ne vuole pure per attenersi alla bontà dinanzi alle tentazioni di cedere all’egoismo. — Gal. 5:22, 23.
21. Come il nostro esercizio di padroneggiarci reca beneficio ad altri?
21 La padronanza di sé reca benedizioni non solo a noi, ma anche ad altri. Dapprima, ci impedirà di far inciampare altri. (Filip. 1:9, 10) Ci aiuterà a divenire per loro buoni esempi. Contribuisce alle buone relazioni entro la nostra propria famiglia, dove così spesso si trascura l’esercizio della padronanza di sé, e contribuisce ad avere buone relazioni nella congregazione cristiana, nel proprio posto di lavoro e a scuola. Nella misura in cui abbiamo incarichi di responsabilità o vi aspiriamo, in tale misura dobbiamo sforzarci ancora di più esercitando padronanza di noi stessi, poiché tali incarichi la richiedono maggiormente. Pertanto una domanda chiave in base a cui i musicisti delle orchestre sinfoniche giudicano i maestri di musica è: “Si mantiene padrone di sé quando è sotto pressione?” Sì, il sorvegliante cristiano dev’essere “di abitudini moderate . . . ordinato, . . . ragionevole”, e tutto questo significa che si deve ‘padroneggiare’. — 1 Tim. 3:1-7; Tito 1:6-9.
22. Al di sopra di ogni altra cosa, quale risultato porta l’esercizio della padronanza di noi stessi?
22 Ma al di sopra di ogni cosa, la padronanza di sé contribuisce ad avere buone relazioni con Geova Dio e alla rivendicazione del suo nome. Solo esercitando padronanza di noi stessi ci possiamo mostrare saggi e rallegrare il suo cuore, così che egli possa rispondere a chi lo vitupera. Davvero al bisogno della padronanza di sé non si darà mai risalto abbastanza! — Prov. 27:11.
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