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Lo spirito che torna a DioÈ questa vita tutto quello che c’è?
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Capitolo VI
Lo spirito che torna a Dio
NELLA mente di ogni sincero indagatore non dovrebbe esserci alcun dubbio che ciò di cui la Bibbia parla come “anima” non è qualche parte immortale dell’uomo che continui dopo la morte un’esistenza cosciente. Tuttavia quando è stata mostrata la schiacciante evidenza della vera natura dell’anima, alcuni presentano altri argomenti nello sforzo di sostenere la loro credenza che dentro l’uomo qualche cosa abbia continuato a esistere dopo la morte.
Una scrittura biblica che si usa spesso è Ecclesiaste 12:7, che dice: “La polvere torna alla terra proprio come era e lo spirito stesso torna al vero Dio che l’ha dato”. Nel suo Commentary, il teologo metodista wesleyano Adam Clarke scrive su questo versetto: “Il saggio fa qui un’evidentissima distinzione fra il corpo e l’anima: non sono la stessa cosa; non sono entrambi materia. Il corpo, che è materia, torna alla polvere, il suo originale; ma lo spirito, che è immateriale, torna a Dio”. In modo simile, A Catholic Commentary on Holy Scripture dice: “L’anima ritorna a Dio”. Così entrambi i commentari implicano che anima e spirito siano la stessa cosa.
È però interessante che altri eruditi cattolici romani e protestanti presentano una veduta del tutto diversa. Nel “Glossario dei termini della teologia biblica” che compare nella cattolica New American Bible (edita da P. J. Kenedy & Sons, New York, 1970), leggiamo: “Quando ‘spirito’ si usa in contrasto con ‘carne’, . . . la mira non è quella di distinguere una parte materiale da una immateriale dell’uomo . . . ‘Spirito’ non significa anima”. In Ecclesiaste 12:7 questa traduzione usa non la parola “spirito”, ma l’espressione “alito vitale”. L’Interpreter’s Bible protestante osserva riguardo allo scrittore di Ecclesiaste: “Il Koheleth non intende che la personalità dell’uomo continui a esistere”. In vista di tali diverse conclusioni, possiamo esser certi di ciò che è esattamente lo spirito e di come torna a Dio?
In Ecclesiaste 12:1-7 gli effetti della vecchiaia e della morte sono rappresentati con linguaggio poetico. Dopo la morte, il corpo infine si decompone e diviene di nuovo parte della polvere della terra. Lo “spirito”, d’altra parte, “torna al vero Dio”. Così la morte dell’uomo è collegata al ritorno dello spirito a Dio, e questo indica che la vita dell’uomo dipende in qualche modo da tale spirito.
Nella lingua originale del versetto di Ecclesiaste 12:7, la parola ebraica tradotta “spirito” o “alito vitale” è ruʹahh. Il termine greco corrispondente è pneuʹma. Mentre la nostra vita dipende in effetti dal processo respiratorio, la parola italiana “respiro” (come numerosi traduttori spesso rendono le parole ruʹahh e pneuʹma) non è sempre un’altra versione idonea per “spirito”. Per giunta, le altre parole ebraica e greca, cioè ne·shamahʹ (ebraico) e pno·eʹ (greco), son pure tradotte “respiro” o “alito”. (Si vedano Genesi 2:7 e Atti 17:25) Ciò nondimeno è degno di nota che, usando “respiro” come un’altra versione per “spirito”, i traduttori mostrano che i termini della lingua originale si applicano a qualche cosa che non ha personalità ma è essenziale per la continuazione della vita.
IDENTIFICATO LO SPIRITO
Che la vita dell’uomo dipenda dallo spirito (ruʹahh o pneuʹma) è precisamente dichiarato nella Bibbia. Leggiamo: “Se [tu, Geova,] porti via il loro spirito [ruʹahh], spirano, e tornano alla loro polvere”. (Salmo 104:29) “Il corpo senza spirito [pneuʹma] è morto”. (Giacomo 2:26, Versione di mons. Garofalo) Quindi, lo spirito è ciò che anima il corpo.
Ma questa forza animatrice non è semplicemente il respiro. Perché no? Perché la vita rimane nelle cellule del corpo per un breve periodo di tempo dopo che è cessata la respirazione. Per questa ragione gli sforzi per rianimare un uomo possono riuscire, e organi del corpo possono essere trapiantati da una persona all’altra. Ma queste cose devono farsi subito. Una volta che la forza vitale se n’è andata dalle cellule del corpo, gli sforzi per prolungarne la vita sono vani. Tutto il respiro del mondo non potrebbe ravvivare nemmeno una cellula. Visto sotto questa luce, lo “spirito” è evidentemente una forza vitale invisibile, attiva in ogni cellula vivente del corpo umano.
È questa forza vitale attiva solo nell’uomo? Ciò che si afferma nella Bibbia può aiutarci a pervenire su questo argomento a una conclusione corretta. Riguardo alla distruzione della vita umana e della vita animale in un diluvio universale, la Bibbia narra: “Tutto ciò nelle cui narici era attivo l’alito [ne·shamahʹ] della forza [ruʹahh, spirito] della vita, cioè tutto ciò che era sulla terra asciutta, morì”. (Genesi 7:22) In Ecclesiaste 3:19 viene espresso relativamente alla morte lo stesso punto basilare: “C’è un’eventualità circa i figli del genere umano e un’eventualità circa le bestie, e hanno la stessa eventualità. Come muore l’uno, così muore l’altro; e tutti hanno un solo spirito [ruʹahh], così che non c’è nessuna superiorità dell’uomo sulla bestia”. Conformemente, l’uomo non è superiore agli animali quando si tratta dello spirito che ne anima il corpo. Lo stesso spirito invisibile o forza vitale è comune a entrambi.
In un certo senso, lo spirito o forza vitale attiva sia negli animali che nell’uomo può paragonarsi a un flusso di elettroni o all’elettricità che attraversa una macchina o apparecchio. L’invisibile elettricità si può usare per compiere varie funzioni, secondo il tipo di macchina o apparecchio a cui fornisce energia. Si può far produrre calore alle stufe, vento ai ventilatori, risolvere problemi ai calcolatori, e riprodurre immagini, voci e altri suoni ai televisori. La stessa forza invisibile che produce suono in un apparecchio può produrre calore in un altro, calcoli matematici in un altro. Ma assume mai la corrente elettrica le caratteristiche spesso complesse delle macchine o degli apparecchi in cui funziona o è attiva? No, essa rimane semplicemente elettricità, una mera forza o forma di energia.
Similmente, sia gli uomini che gli animali “hanno un solo spirito”, una sola forza animatrice. Lo spirito o forza vitale che permette all’uomo di compiere le funzioni della vita non differisce in nessun modo dallo spirito che permette agli animali di fare la stessa cosa. Tale spirito non ritiene le caratteristiche delle cellule del corpo morto. Per esempio, nel caso delle cellule cerebrali, lo spirito non ritiene le informazioni che vi sono state depositate e non continua i processi dei pensieri separatamente da queste cellule. La Bibbia ci dichiara: “Il suo spirito [ruʹahh] se ne esce, egli torna alla sua terra; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. — Salmo 146:4.
Stando così le cose, il ritorno del ruʹahh o spirito a Dio semplicemente non potrebbe significare la continuazione dell’esistenza cosciente. Lo spirito non continua i processi dei pensieri umani. È solo una forza vitale che non ha separatamente dal corpo nessuna esistenza cosciente.
COME LO SPIRITO TORNA A DIO
Come, allora, questa invisibile, impersonale forza o spirito torna a Dio? Torna alla sua letterale presenza in cielo?
Il modo in cui la Bibbia usa la parola “torna” non richiede che, in ogni caso, pensiamo a un effettivo movimento da un luogo all’altro. Per esempio, agli infedeli Israeliti fu detto: “‘Tornate a me, e per certo io tornerò a voi’, ha detto Geova degli eserciti”. (Malachia 3:7) Ovviamente questo non significò che gli Israeliti dovessero lasciare la terra e andare alla medesima presenza di Dio. Né significò che Dio lasciasse il suo posto nei cieli e cominciasse a dimorare con gli Israeliti sulla terra. Piuttosto, il “ritorno” d’Israele a Geova significò una conversione dalla condotta errata e l’osservanza di nuovo della giusta via di Dio. E il “ritorno” di Geova agli Israeliti significò che volgesse ancora una volta al suo popolo la sua favorevole attenzione. In entrambi i casi il ritorno implicò un’attitudine, non un movimento letterale da un luogo geografico all’altro.
Che il ritorno di qualche cosa non richieda l’effettivo movimento si potrebbe illustrare con ciò che accade ad un trasferimento di impresa o proprietà dal controllo di una parte a un’altra. Per esempio, in un certo paese il controllo delle ferrovie potrebbe passare dalle mani di un’impresa privata a quelle del governo. Quando tale trasferimento avviene, le apparecchiature ferroviarie e anche tutte le registrazioni possono rimanere dove sono. È l’autorità su di esse che cambia mani.
Così è nel caso dello spirito o forza vitale. Alla morte non deve aver luogo nessun movimento effettivo dalla terra al reame celeste affinché esso ‘torni a Dio’. Ma il dono o la concessione dell’esistenza quale creatura intelligente, come fu goduto una volta dalla persona morta, ora torna a Dio. Ciò che occorre per animare la persona, cioè lo spirito o forza vitale, è nelle mani di i Dio. — Salmo 31:5; Luca 23:46.
La situazione potrebbe paragonarsi a quella di un uomo accusato che dice al giudice: ‘La mia vita è nelle sue mani’. Egli intende che ciò che ne sarà della sua vita dipende dal giudice. L’accusato non ha scelta in proposito. È al di fuori delle sue possibilità.
In modo simile, nel caso di un uomo morto, egli non ha controllo sul suo spirito o forza vitale. Questo è tornato a Dio nel senso che egli controlla le prospettive di vita futura dell’individuo. Spetta a Dio decidere se ridarà al deceduto lo spirito o forza vitale.
Ma esclude questo per necessità ogni possibilità di vita dopo la morte? Non c’è qualche altra cosa da considerare?
CHE DIRE DELLA RINASCITA O REINCARNAZIONE?
Milioni di persone di varie credenze religiose, si chiamino cristiane o non cristiane, credono che gli uomini avessero prima della loro vita attuale un’esistenza anteriore e che continuino a vivere dopo la loro morte. Sebbene i loro concetti varino grandemente, condividono la comune convinzione che qualche parte dell’uomo rinasca o si rincarni in un altro corpo.
Presentando un argomento a favore della credenza nella rinascita, A Manual of Buddhism afferma: “A volte ci accadono cose strane che non si possono spiegare se non con la rinascita. Quanto spesso incontriamo persone che non abbiamo mai conosciute prima eppure dentro di noi sentiamo che ci sono abbastanza note? Quanto spesso visitiamo luoghi eppure abbiamo l’impressione di conoscerne perfettamente i dintorni?”
Vi sono mai capitate tali cose? Dopo aver conosciuto una persona, avete mai avuto la sensazione d’averla conosciuta da molto tempo? Che cosa spiega tale avvenimento?
Nelle persone ci sono molte somiglianze. Forse, dopo averci pensato un po’, vi siete resi conto che la persona aveva tratti di personalità e caratteristiche fisiche somiglianti a quelli di un parente o di un amico.
Similmente potete esser vissuto in una particolare città o averne visto le illustrazioni. Quando visitate poi un’altra città, potete notare certe somiglianze così che pensate di non essere in realtà in ambienti estranei e sconosciuti.
Or dunque, non è ragionevole concludere che i sentimenti di familiarità circa persone e luoghi sconosciuti in precedenza sono non il prodotto di qualche vita passata, ma il risultato di avvenimenti della vita presente? In realtà, se tutti avessero effettivamente avuto esistenze precedenti, non dovrebbero tutti esserne consapevoli? Perché, allora, milioni di individui non hanno la benché minima sensazione o pensiero d’aver vissuto una vita anteriore? Per giunta, come si possono evitare gli errori delle vite precedenti se non si possono nemmeno ricordare? Di quale beneficio sarebbero tali vite antecedenti?
Alcuni possono dare la spiegazione che ‘la vita sarebbe un peso se la gente conoscesse i particolari delle sue esistenze antecedenti’. In questo modo si espresse Mohandas K. Gandhi, dicendo: “È una benignità della natura che non ricordiamo le nascite passate. Dov’è poi l’utilità di conoscere nei particolari le innumerevoli nascite che abbiamo avute? La vita sarebbe un peso se portassimo un tale enorme carico di ricordi. Il saggio dimentica deliberatamente molte cose, come anche l’avvocato dimentica le cause e i loro particolari appena sono risolte”. Questa è una spiegazione interessante, ma poggia su un fondamento solido?
Mentre la nostra facoltà di ricordare molte cose che ci sono accadute può esser limitata, per certo la nostra mente non ne è totalmente vuota. L’avvocato può dimenticare i precisi particolari di certe cause, ma l’esperienza che ha acquistata dibattendole diventa parte del suo bagaglio di conoscenza. Egli sarebbe invero in uno stato molto svantaggioso se dimenticasse effettivamente ogni cosa. E poi, che cosa turba di più, la memoria cattiva o la memoria buona? Non si trova forse il vecchio che ha buona memoria del suo bagaglio di conoscenza ed esperienza meglio del vecchio che ha dimenticato quasi ogni cosa?
Realmente, quale “benignità” ci sarebbe nel dover imparare di nuovo le cose già apprese in un’esistenza anteriore? Lo considerereste una “benignità della natura” se ogni dieci anni della vostra vita dimenticaste quasi ogni cosa conosciuta e doveste ricominciare a imparare una lingua e quindi iniziare ad accumulare un bagaglio di conoscenza ed esperienza, solo perché vi sia strappato via? Non farebbe questo provare frustrazione? Non causerebbe enormi regressi? Perché, allora, immaginare che accade ogni settanta o ottanta anni? Potete supporre che un Dio amorevole abbia potuto fare di tale rinascita parte del suo proposito per il genere umano?
Molti che accettano la dottrina della rinascita credono che quelli che conducono una vita cattiva rinasceranno in una casta inferiore o come insetti, uccelli o bestie. Ma perché, allora, c’è una grande esplosione della popolazione umana in un tempo in cui delitti e violenze aumentano in proporzioni senza precedenti? Inoltre, perché anche quelli delle caste più basse possono eccellere quando si offrono loro le opportunità di istruirsi? Per esempio, il Times di New York del 26 ottobre 1973 riferì che una ragazza sedicenne di una casta bassa era la ragazza più brillante nella scuola di Kallipashim, in India. Ella era più intelligente di una ragazza della casta più alta, una brahmana. Come potrebbe spiegarsi questo? Non è forse vero che la dottrina della rinascita o reincarnazione non può provvedere spiegazioni soddisfacenti per tali cose?
E pensate al frutto che tale insegnamento ha prodotto. Non ha forse privato molti uomini di una reputazione dignitosa, costringendoli a fare lavori servili in misere condizioni di lavoro, con poca possibilità di migliorare la loro sorte nella vita per mezzo dell’istruzione?
INSEGNA LA BIBBIA LA RINASCITA?
Naturalmente, alcuni potrebbero indicare che le deduzioni logiche non escludono inevitabilmente la possibilità della rinascita. La loro risposta ai summenzionati argomenti potrebbe essere: ‘Anche la Bibbia insegna la rinascita. Questa è solo una delle molte cose che gli uomini non possono spiegare pienamente’.
Poiché i credenti nella rinascita portano in effetti la Bibbia nella discussione, dovremmo voler considerare ciò che essa veramente dice. Con esattezza quali prove bibliche ci sono per credere nella rinascita? Il libro What Is Buddhism? risponde: “Per il lettore cristiano vorremmo indicare che [la dottrina della rinascita] è chiaramente presente in quei mutilati frammenti degli insegnamenti di Cristo che ancora esistono. Considerate, per esempio, le voci estesamente divulgate che egli fosse Giovanni Battista, Geremia o Elia venuto di nuovo (Matt. xvi, 13-16). Pare che anche Erode pensasse che egli era ‘Giovanni Battista risorto dai morti’”.
Che dire di tali argomenti? Pretese Gesù Cristo stesso di essere Giovanni Battista, Geremia o Elia? No, queste pretese furono accampate da persone che non accettavano Gesù per quello che veramente era, cioè il promesso Messia o Cristo. Gesù semplicemente non poté essere Giovanni Battista, poiché quando aveva circa trent’anni l’uomo più giovane, Gesù, fu battezzato da Giovanni, che era più anziano. (Matteo 3:13-17; Luca 3:21-23) Il re Erode pervenne all’irragionevole conclusione che Gesù fosse Giovanni destato dai morti, a causa dei suoi sentimenti di estrema colpa per aver giustiziato Giovanni.
Ma non ci sono dirette dichiarazioni di Gesù Cristo che sono considerate come un sostegno per la credenza nella rinascita o reincarnazione? Sì, ce n’è una. In un’occasione Gesù Cristo mise Giovanni Battista in relazione con l’antico profeta Elia, dicendo: “Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto ma han fatto con lui quello che hanno voluto. . . . Quindi i discepoli compresero ch’egli aveva parlato loro di Giovanni Battista”. (Matteo 17:12, 13) Dichiarando: “Elia è già venuto”, intese dire Gesù che Giovanni Battista fosse Elia rinato?
La risposta a questa domanda si deve determinare in base a ciò che dice la Bibbia nel suo insieme. Già al tempo del ministero terreno di Gesù, molti Ebrei pensavano in effetti che Elia sarebbe tornato letteralmente. E la profezia di Malachia additava il tempo in cui Geova Dio avrebbe mandato il profeta Elia. (Malachia 4:5) Giovanni Battista non si considerò comunque come Elia in persona o come una reincarnazione di quel profeta ebreo. In un’occasione certi Giudei gli chiesero: “Sei tu Elia?” Giovanni rispose: “Non lo sono”. (Giovanni 1:21) Comunque, era stato predetto che Giovanni avrebbe preparato la via dinanzi al Messia “con lo spirito e la potenza di Elia”. (Luca 1:17) Conformemente, quando Gesù mise Giovanni Battista in relazione con Elia solo mostrava come la profezia si era adempiuta in Giovanni che aveva fatto un’opera simile a quella dell’Elia dell’antichità.
Un altro passo della Scrittura a cui si riferiscono i credenti nella reincarnazione è Romani 9:11-13: “Quando [Esaù e Giacobbe] non erano ancora nati né avevano praticato alcuna cosa buona o vile, onde il proposito di Dio riguardo all’elezione continuasse a dipendere non dalle opere, ma da Colui che chiama, [a Rebecca] fu detto: ‘Il più vecchio sarà lo schiavo del più giovane’. Come è scritto [in Malachia 1:2, 3]: ‘Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù’”. Non mostra questo passo che l’elezione di Dio si basò su ciò che Giacobbe ed Esaù avevano fatto durante le loro vite anteriori, prima che nascessero da Rebecca?
Perché non rileggerlo? Notate che esso dice esattamente come l’elezione di Dio era stata fatta prima che sia l’uno che l’altro avessero praticato cose buone o cattive. L’elezione di Dio non dipese dunque dal ricordo di opere passate, compiute in qualche vita precedente.
In base a che cosa, quindi, avrebbe potuto Dio fare un’elezione prima della nascita dei figli? La Bibbia rivela che Dio è in grado di vedere l’embrione e, perciò, conosce la costituzione genetica degli uomini prima della nascita. (Salmo 139:16) Esercitando la sua prescienza, Dio percepì come sarebbero stati i due figli basilarmente in quanto a temperamento e personalità e poté così fare la scelta di quello che sarebbe stato più adatto per la benedizione superiore. Le opere compiute dai due figli nella vita confermano la sapienza dell’elezione di Dio. Mentre Giacobbe dimostrò interesse spirituale e fede nelle promesse di Dio, Esaù manifestò un’inclinazione materialistica e mancanza di apprezzamento per le cose sacre. — Ebrei 11:21; 12:16, 17.
In quanto alla citazione che l’apostolo Paolo fa da Malachia circa il fatto che Dio ‘amò Giacobbe’ e ‘odiò Esaù’, anche questo ha relazione con la veduta che Geova ne ebbe in base alla loro costituzione genetica. Pur essendo stata scritta da Malachia molti secoli dopo la loro vita, la dichiarazione confermò ciò che Dio aveva indicato riguardo ai figli prima della loro nascita.
Una domanda fatta dai discepoli di Gesù è un altro esempio ancora che viene citato da alcuni a sostegno della reincarnazione. Riguardo a un uomo cieco dalla nascita, i discepoli chiesero: “Chi ha peccato, quest’uomo o i suoi genitori, perché nascesse cieco?” (Giovanni 9:2) Non rivelano queste parole che l’uomo dovette avere un’esistenza precedente?
No! Gesù Cristo non seguì nessuna idea che il bambino avesse peccato da sé mentre si formava nel seno di sua madre prima della nascita. Gesù disse: “Né quest’uomo né i suoi genitori han peccato, ma è affinché nel suo caso siano manifeste le opere di Dio”. (Giovanni 9:3) Vale a dire che le imperfezioni e i difetti umani come la cecità di quest’uomo provvidero l’opportunità di manifestare le opere di Dio nella forma di guarigioni miracolose. Se nessuno fosse mai nato cieco, gli uomini non avrebbero saputo che Dio può dare la vista a un nato cieco. Geova Dio, consentendo a una razza peccaminosa di venire all’esistenza, ne ha usato le imperfezioni e i difetti per mostrare ciò che può fare per loro.
Mentre possono esserci dunque scritture bibliche che alcuni ritengono siano a sostegno del concetto della rinascita, un esame più attento dà un’indicazione diversa. Infatti, non troviamo in nessun luogo della Bibbia alcuna menzione della rinascita o trasmigrazione di un’anima, di uno spirito, o di qualche altra cosa che sopravviva alla morte del corpo. Alcuni han cercato di ‘leggere nelle’ Sacre Scritture l’idea della rinascita o reincarnazione. Non è una dottrina biblica.
La Bibbia mostra chiaramente che l’esistenza cosciente non continua per mezzo di un’anima o di uno spirito che lasci il corpo alla morte. Quando condannò a morte il primo uomo per la disubbidienza, Dio non gli pose dinanzi nessuna prospettiva di rinascita o reincarnazione. Ad Adamo fu detto: “Col sudore della tua faccia mangerai il pane finché tornerai alla terra, poiché da essa sei stato tratto. Poiché polvere sei e in polvere tornerai”. (Genesi 3:19) Sì, l’uomo doveva tornare alla polvere della terra priva di vita.
Dobbiamo dunque comprendere che questa vita è tutto quello che c’è? O c’è un provvedimento per la vita futura che è disponibile in qualche altro modo? Potrebbe questo provvedimento rendere necessario che i vivi aiutino i morti, o non possono i morti ricevere dai vivi nessun aiuto?
[Immagine a pagina 51]
Lo spirito è molto simile all’elettricità, che fa funzionare molte cose ma non ne assume le qualità
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I morti hanno bisogno del vostro aiuto?È questa vita tutto quello che c’è?
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Capitolo VII
I morti hanno bisogno del vostro aiuto?
“SERVIRE quelli ora morti come se fossero vivi”, dice un vecchio proverbio cinese, “è il più alto risultato della vera pietà filiale”. Se i morti veramente esistessero in un altro reame e potessero trarre beneficio dai servizi di quelli rimasti sulla terra, sarebbe una cosa amorevole mostrar loro considerazione.
Naturalmente, molti solo seguono i movimenti dell’osservanza delle antiche tradizioni, pur non essendo in realtà fermi credenti che l’esistenza continui dopo la morte. Ma altri sono convinti che i morti abbiano bisogno del loro aiuto.
In quasi tutta l’Asia e in parti dell’Africa, milioni di persone credono di dover rendere omaggio agli antenati morti per tutta la propria vita. Dinanzi a tavolette ancestrali dei loro parenti morti, bruciano incenso, pregano, mettono fiori e anche offrono cibo. Si pensa che tale venerazione aiuti i morti a godere nella vita successiva un’esistenza piacevole e che impedisca loro di divenire spiriti ostili.
Specie in relazione con il lutto e i funerali i superstiti compiono costosi sforzi per aiutare i deceduti. Considerate le seguenti pratiche tradizionali che furono compiute in Oriente alla morte di un preminente consigliere governativo:
I riti furono diretti da sacerdoti buddisti. Per scacciare gli spiriti maligni si spararono petardi. Si bruciarono carte di riso contenenti preghiere, credendo che questo recasse beneficio allo spirito dell’uomo morto. Cibo, bevanda e tabacco furono posti vicino al cadavere così che lo spirito potesse ristorarsi quando l’avesse desiderato.
Il cadavere fu messo poi nella bara, che rimase in una stanza dell’agenzia funebre quarantanove giorni. Per sei giorni il figlio maggiore vi fece la veglia funebre. Il settimo giorno tornò a dormire a casa, fece il bagno e si cambiò gli abiti. Il ciclo di sei giorni di veglia e un giorno di riposo fu quindi ripetuto per tutto il periodo dei quarantanove giorni. Quasi senza nessuna interruzione nell’intero periodo, si spararono petardi, mentre per ventiquattro ore al giorno si suonarono flauti, tamburi e fragorosi cembali.
Il quarantanovesimo giorno si vide l’impressionante marcia funebre. Suonarono le bande. Lungo il percorso si accesero mortaretti legati a pali del telefono, a lampioni della luce e ad alberi. Sulle tavole dell’altare si misero cibo, bevanda e tabacco, e si arsero su piccoli ricettacoli eretti lungo tutto il percorso carta contenente preghiere e anche bastoncelli di incenso. Attraenti carri di carta, foglie dorate e bambù resero la marcia funebre ancor più pittoresca. Molti di quelli che facevano cordoglio portavano lanterne, e lo scopo di tali lanterne era quello di illuminare il cammino allo spirito dell’uomo morto. Presso il sepolcro i bei carri, che rappresentavano palazzi, aeroplani, navi, eserciti, servitori e altre cose, furono incendiati.
Nel caso delle persone che hanno mezzi e preminenza minori, si seguono procedure simili ma in proporzioni assai più piccole. Per esempio, si bruciano meno oggetti di carta che sono meno elaborati.
La credenza nel purgatorio è la ragione per cui si bruciano oggetti di carta. Si crede che, dopo la morte della persona, lo spirito vaghi per due anni in purgatorio, ma abbia bisogno d’aiuto per entrare in cielo. Le offerte fatte in forma di oggetti di carta servono a mostrare che l’uomo morto visse una vita buona e ha tutto ciò che occorre per operare nel mondo avvenire. Stando così le cose, molti Cinesi credono che il suo spirito debba esser liberato più presto dal purgatorio.
Come reagite a tali complesse e costose cerimonie? Prendereste parte a pratiche simili? In caso affermativo, perché?
Se credete che i morti hanno bisogno del vostro aiuto, quale positiva evidenza avete che qualche cosa di cosciente sopravvive alla morte del corpo? Che cosa vi assicura che i mezzi usati per aiutare i morti sono efficaci? Come, per esempio, si potrebbe provare che le lanterne per illuminare il cammino allo spirito, i petardi per scacciare gli spiriti maligni e gli oggetti di carta bruciati possono aiutare lo spirito del deceduto a entrare nella beatitudine celeste? Quale base c’è per asserire che tali cose sono mezzi efficaci per aiutare gli spiriti dei morti?
Mentre nella vostra zona le cerimonie religiose per aiutare i morti possono essere abbastanza diverse, potrebbe qualcuno dimostrarvi in maniera soddisfacente che quello che si fa reca risultati utili?
Vale anche la pena di considerare quanta giustizia e imparzialità si trovano in questi sforzi per aiutare i morti. Quelli che hanno grandi ricchezze possono naturalmente acquistare più petardi, più oggetti di carta o altre cose che si suppone siano d’aiuto ai morti. Che dire, dunque, del povero? Sebbene abbia vissuto una buona vita, dopo la sua morte sarebbe in una condizione svantaggiosa se non facesse nulla nessuno. Inoltre, il povero che acquista le cose per aiutare i morti assume un grave carico pecuniario, mentre il ricco ne risente solo minimamente.
Che ne pensate di tali ovvie parzialità? Vi sentireste attratti verso un dio che favorirebbe i ricchi a discapito dei poveri senza considerazione per ciò che sono come persone? L’Iddio della Bibbia non mostra tali parzialità. Di lui, le Sacre Scritture dicono: “Presso Dio non vi è nessuna parzialità”. — Romani 2:11.
Supponete ora che una persona abbia compreso come le cerimonie religiose a favore dei morti siano senza valore, completamente in disaccordo con la volontà dell’Iddio imparziale. Sarebbe ragionevole da parte sua fare queste cose solo per amore della tradizione e per evitare d’esser diversa dai suoi vicini? È logico sostenere le cerimonie religiose che si considerano falsità? È giusto seguire qualche cosa che favorisce i ricchi e crea difficoltà ai poveri?
CREDENZA NEL PURGATORIO DELLA CRISTIANITÀ
La credenza che i morti abbiano bisogno d’aiuto per uscire dal purgatorio non si limita alle religioni non cristiane. La New Catholic Encyclopedia dice:
“Le anime in purgatorio possono essere aiutate con opere di pietà, come preghiere, indulgenze, elemosine, digiuni e sacrifici. . . . Mentre uno non può imporre che Dio applichi il soddisfacente valore delle sue opere alle povere anime, si può certo sperare che Dio oda le sue invocazioni e aiuti i componenti della Chiesa che soffrono”.
Quale salda garanzia viene offerta che tali sforzi recheranno beneficio? L’Encyclopedia continua:
“Siccome l’applicazione di queste opere buone dipende dall’invocazione che si fa a Dio, non c’è nessuna infallibile assicurazione che le preghiere che si fanno aiutino una singola anima del purgatorio, o chiunque d’essi, che ora vi si trovi. Ma la misericordia e l’amore di Dio per le anime del purgatorio, che già Gli sono così vicine, di sicuro Lo spingono ad affrettare la loro liberazione dal periodo di purificazione quando sulla terra i fedeli innalzano preghiere a questo scopo”.
Così non viene data nessuna vera assicurazione che le cose fatte a favore di quelli che si crede siano in purgatorio compiano realmente alcuna cosa. E non c’è nessuna base per dare tale assicurazione, poiché la Bibbia non fa questo. Essa non contiene nemmeno la parola “purgatorio”. La New Catholic Encyclopedia riconosce: “In ultima analisi, la dottrina cattolica sul purgatorio si basa sulla tradizione, non sulla Sacra Scrittura”. — Vol. 11, pag. 1034.
Si riconosce che la tradizione non è necessariamente cattiva. Ma questa tradizione particolare non è in armonia con la Parola di Dio. Le Scritture non insegnano che l’“anima” sopravviva alla morte del corpo. Quindi, è ovvio che non può essere assoggettata a un periodo di purificazione in purgatorio. Pertanto, le parole che Gesù Cristo rivolse ai capi religiosi giudei potrebbero giustamente rivolgersi a quelli che insegnano la dottrina del purgatorio: “Avete reso la parola di Dio senza valore a causa della vostra tradizione. Ipocriti, Isaia profetizzò appropriatamente di voi, quando disse: ‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano comandi di uomini come dottrine’”. — Matteo 15:6-9.
Considerate inoltre i mezzi per aiutare quelli che sono in purgatorio, alla luce di ciò che si insegna nelle Sacre Scritture. Come nota la New Catholic Encyclopedia, la preghiera è una delle opere di pietà che si suppone possano aiutare le anime del purgatorio. Riguardo a tali preghiere, l’opuscolo Assist the Souls in Purgatory (edito dal Convento Benedettino per l’Adorazione Perpetua) dice:
“Una preghiera breve ma fervente è spesso di maggior beneficio per le povere anime che una prolungata forma di devozione priva d’attenzione. Le brevi preghiere giaculatorie a cui la Chiesa ha concesso indulgenze sono innumerevoli e si applicano tutte alle povere anime. . . . Quanto facilmente possiamo moltiplicare questi piccoli dardi infuocati di preghiera durante il giorno mentre passiamo da una faccenda all’altra e anche mentre abbiamo le mani impegnate in qualche occupazione! . . . Quante anime potremmo non alleviare o liberare dal purgatorio se durante il giorno offrissimo frequentemente questa breve preghiera indulgenziata della Chiesa per i defunti: ‘Dà loro riposo eterno, o Signore, e risplenda su loro luce perpetua. Riposino in pace. Amen’ (Ind[ulgenza] di 300 giorni per volta. ‘Manuale delle indulgenze’, 582). Se ripetiamo con fervida devozione i santi nomi di ‘Gesù, Maria, Giuseppe’ si può ottenere ogni volta un’indulgenza di sette anni”.
Non vi pare strano che la ripetizione di tre nomi sia otto volte più efficace di una preghiera considerevolmente più lunga, di venti parole? È la ripetizione di una preghiera fatta più volte ciò che Dio approva? Su ciò, Gesù Cristo disse: “Nel pregare, non dire ripetutamente le stesse cose, come fanno le persone delle nazioni, poiché esse immaginano d’essere ascoltate per il loro uso di molte parole. Non siate dunque come loro”. — Matteo 6:7, 8.
Anziché dire ripetute volte frasi imparate a memoria, la Bibbia incoraggia nella preghiera le espressioni sentite di cuore.
Da non trascurare è il ruolo che il denaro ha avuto in relazione con la dottrina del purgatorio. Certo, si potrebbe argomentare che l’interesse di ottener denaro per la chiesa non sia la ragione di tale insegnamento. Ma questo non cambia il fatto che le organizzazioni religiose che aderiscono alla dottrina del purgatorio si compiacciono di ricevere offerte materiali. Nessuno è mai censurato dalla chiesa per aver cercato di comprare l’uscita propria o di qualcun altro dal purgatorio. Nessuno riceve mai dalla chiesa il consiglio che sia meglio impiegare i propri limitati mezzi materiali per soddisfare le necessità della vita. Per secoli sia ricchi che poveri hanno riempito le casse per le offerte delle organizzazioni religiose nella speranza di ridurre il tempo che essi e i loro cari siano in purgatorio. L’autore Corliss Lamont, nel suo libro The Illusion of Immortality, osserva:
“Le cerimonie religiose relative ai defunti hanno significato per la Chiesa incalcolabili ricchezze. Questo è avvenuto in particolar modo nelle fedi cattolica romana e ortodossa orientale dove si dà molto risalto a mèsse, preghiere e altri buoni uffici a favore dei morti, dei moribondi e di tutti quelli che in qualsiasi modo si preoccupano del loro stato futuro.
“Dall’inizio del Medio Evo, per mezzo della sola concessione delle indulgenze, la Chiesa Cattolica ha ottenuto somme enormi sia da ricchi che da poveri. Queste indulgenze, date in cambio dei versamenti di denaro, elemosine o altre specie di offerte stabiliscono che alla propria anima o all’anima di un parente o amico deceduto sia risparmiata in tutto o in parte la punizione a cui è destinata in purgatorio. . . . In Russia la Chiesa Ortodossa accumulò enormi ricchezze per mezzo di intercessioni simili a favore dei morti. Oltre alle continue entrate da operai e contadini ansiosi di mitigare la retribuzione divina, molti appartenenti alla nobiltà e alla classe superiore dotarono monasteri e chiese a condizione che preghiere quotidiane fossero dette per le anime dei loro defunti”.
Se fosse vero che tali offerte materiali abbiano recato beneficio ai morti, questo significherebbe che Dio s’interessi al denaro. Ma egli non ha bisogno del denaro o dei possedimenti materiali di nessuno. Parlando per mezzo dell’ispirato salmista, Dio dichiara: “Di sicuro non prenderò dalla tua casa un toro, dai tuoi chiusi dei capri. Poiché a me appartiene ogni animale selvaggio della foresta, le bestie su mille monti. Conosco bene ogni alata creatura dei monti, e la moltitudine degli animali della campagna sono con me. Se avessi fame, non lo direi a te; poiché a me appartiene il paese produttivo e la sua pienezza”. — Salmo 50:9-12.
In realtà, tutte le ricchezze del mondo non possono aiutare un uomo morto. Il denaro e i possedimenti materiali non possono nemmeno salvarlo dalla morte. Come la Bibbia dice: “Quelli che confidano nei loro mezzi di sostentamento, e che continuano a vantarsi dell’abbondanza delle loro ricchezze, nemmeno uno d’essi può con alcun mezzo redimere sia pure un fratello, né dare a Dio un riscatto per lui; (e il prezzo di redenzione della loro anima è così prezioso che è cessato a tempo indefinito) perché ancora viva per sempre e non veda la fossa”. — Salmo 49:6-9.
Non può esserci dubbio che gli sforzi per aiutare i morti sono non scritturali. L’insegnamento che i morti possano essere aiutati dai vivi ha solo posto sulle persone gravi pesi. La conoscenza della Parola di Dio libera comunque da questa falsa idea. Ciò può fornirci il vero incentivo a fare il nostro meglio mentre i componenti della nostra famiglia sono ancora in vita per farli sentire necessari, amati e apprezzati. Dopo la loro morte è troppo tardi perché chiunque compensi i trascurati atti di benignità e considerazione.
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Si dice che i riti taoisti liberino l’anima dal purgatorio
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Si dice che i riti cattolici aiutino le anime del purgatorio
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Dovreste temere i morti?È questa vita tutto quello che c’è?
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Capitolo VIII
Dovreste temere i morti?
NON tutti considerano i morti come quelli che hanno bisogno d’aiuto. Ancor più diffusa è la credenza che quelli che hanno bisogno d’aiuto sono i vivi, che devono essere salvaguardati dai morti. Di notte, spesso i cimiteri sono evitati. È strano che, anche parenti e amici che da vivi furono amati, dopo la morte possono essere considerati fonte di spavento e terrore.
Fra gli Indiani che abitano sulle colline del Chiapas Centrale, nel Messico, il giorno della sepoltura si brucia pepe di Caienna. Questo si fa con la speranza che il fumo sgradevole allontani dalla casa l’anima dell’estinto.
In alcune parti dell’Europa, aprono presto tutte le porte e le finestre appena è avvenuta la morte. Questo si fa in vista della “liberazione” dell’anima. Affinché non ricada nessun malanno su nessuno, un componente della famiglia pone le mani del morto sul cuore di lui e gli chiude gli occhi con le monete.
Quando un buddista della Mongolia muore in una tenda, il suo cadavere non è portato fuori attraverso l’apertura regolare. Si può fare nella tenda un’altra apertura e, quando è stato tolto il cadavere, questa apertura si chiude. O di fronte alla porta regolare si può mettere una mascheratura di paglia. Dopo che il cadavere è stato portato fuori, la mascheratura di paglia è bruciata. Lo scopo di tale azione è quello d’impedire che lo spirito dell’uomo morto torni nell’abitazione a nuocere ai vivi.
In molte parti dell’Africa quando la malattia colpisce una famiglia, quando muore un bambino, quando va male un’impresa o accade qualche altra specie di sfortuna, un uomo presto consulta il sacerdote dei feticci. Di solito il sacerdote gli dice che è stato offeso un componente morto della famiglia. Si consulta l’oracolo e sono prescritti i sacrifici. Il sacerdote richiede per questo molto denaro e ottiene anche la carne di qualsiasi animale offerto in sacrificio.
Dovrebbero gli uomini avere tale timore dei morti, fino a subire una considerevole spesa per proteggersi?
Dei morti la Bibbia dice: “Il loro amore e il loro odio e la loro gelosia son già periti, e non hanno più alcuna porzione a tempo indefinito in alcuna cosa che deve farsi sotto il sole”. (Ecclesiaste 9:6) Quindi non c’è nessun danno che possa venire su di voi dai morti. E nessuno può confutare questa dichiarazione della Bibbia.
È vero che le persone possono attribuire agli spiriti dei morti certe manifestazioni. Possono asserire d’aver ottenuto sollievo da malattie, da rovesci economici e simili dopo aver placato gli spiriti dei morti. Ma non potrebbe esserci un’altra fonte di tali difficoltà e apparente sollievo dall’avversità?
Non è strano che la gente non si renda conto d’aver offeso un parente morto finché non consulta un sacerdote dei feticci o qualcuno che occupa un posto simile? E perché dovrebbe lo spirito di un padre, madre, figlio o figlia morta voler minacciare la felicità e il benessere di quelli che, nel passato, furono profondamente amati? Che cosa indurrebbe lo “spirito” di un uomo morto a essere vendicativo dal momento che questa non era una caratteristica dell’uomo quando era vivo? Poiché ciò che si attribuisce al defunto è spesso molto contrario alla personalità che egli aveva quando era vivo, non sarebbe questo un forte sostegno per la conclusione che gli “spiriti” dei morti non vi sono implicati? Certissimamente. La Bibbia è davvero giusta quando dice che i morti non hanno ‘alcuna porzione in nulla che deve farsi sotto il sole’.
Considerate anche il dannoso effetto che il timore dei morti ha sui vivi. Molti sono stati resi schiavi dei sacerdoti dei feticci o di altri capi religiosi i quali pretendono che le fortune o sfortune di un uomo o di una i donna vengono in gran parte controllate dagli “spiriti” dei morti. Questi uomini hanno preteso di correggere le questioni presso i morti offesi. Credendo alle loro pretese, molti hanno speso tanto denaro per costose cerimonie, denaro che avrebbero potuto altrimenti usare per le cose necessarie alla vita. Benché alcuni sostengano d’essere stati senz’altro aiutati per mezzo di tali cerimonie, ha forse la loro esperienza generato dentro di loro vera gioia per aver avuto il privilegio di fare qualche cosa che ha ristabilito buoni rapporti con un caro defunto? Piuttosto, non agiscono in modo molto simile a quello di una persona a cui è stato estorto qualche cosa?
E poi, pensate ai metodi ingannevoli che sono frequentemente seguiti — bruciare pepe di Caienna, far passare il defunto attraverso un’altra apertura della tenda e simili — per impedire che lo “spirito” del morto torni a disturbare i vivi. Vorreste essere ingannato in questo modo durante la vostra vita? È ragionevole che una persona cerchi d’ingannare i morti che non avrebbe mai voluto ingannare da vivi?
La medesima pratica di ricorrere all’inganno può pure avere un effetto dannoso. Una volta che un individuo ha approvato di ingannare il morto che considera come se continuasse a condurre un’esistenza cosciente, non indebolirà egli la propria coscienza fino al punto di tentar d’ingannare i vivi quando ciò sembrerà vantaggioso?
Colui che nella Bibbia si identifica come il vero Dio non potrebbe mai approvare le pratiche che son venute dal timore dei morti. Perché no? Perché tali pratiche, oltre a basarsi su un’idea falsa, sono completamente in disarmonia con la Sua personalità, con le sue vie e con le sue azioni. “Dio non è un uomo che dica menzogne”.(Numeri 23:19) Egli non approva l’inganno a cui si ricorre per guadagno egoistico. La Bibbia dice: “Geova detesta l’uomo di . . . inganno”. — Salmo 5:6.
Poiché la Bibbia rivela che i morti sono inconsci, perché dovreste temerli? (Salmo 146:4) Essi non possono né aiutarvi né nuocervi. Ora sapete dalla Bibbia che “l’“anima” muore e che lo “spirito” non ha separatamente dal corpo un’esistenza cosciente. Le manifestazioni che hanno suscitato timore dei morti, di qualunque genere esse siano, devono venire perciò da un’altra fonte. Poiché in alcuni casi le persone asseriscono di ottenere qualche miglioramento nei loro problemi in seguito alle azioni compiute per placare i morti, questa fonte dovrebbe esser disposta a recare tale temporaneo sollievo, ma per un motivo errato. Qual è il suo scopo? Quello di tenere le persone schiave e cieche rispetto a una vita libera dal timore e dal terrore.
È importante identificare questa fonte.
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Il timore dei morti spinge molti a consultare i sacerdoti dei feticci
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Potete parlare con i morti?È questa vita tutto quello che c’è?
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Capitolo IX
Potete parlare con i morti?
NELLA vita, noi uomini sentiamo vivamente il desiderio di parlare con quelli che amiamo. Vogliamo sapere che i nostri cari stanno bene e sono felici. Quando le cose vanno loro bene, siamo incoraggiati. Ma quando sappiamo che vanno incontro a grave pericolo a causa di un disastro “naturale” o di qualche altra calamità, cominciamo a preoccuparci. Aspettiamo con ansia le loro notizie. Appena sappiamo che sono salvi proviamo sollievo.
Il desiderio di acquistar conoscenza del benessere delle persone amate ha spinto molti a voler parlare con i morti. Essi vogliono sapere se i loro cari estinti son felici ‘nell’aldilà’. Ma è possibile parlare con i morti?
Alcuni sostengono d’avere periodicamente sentito la presenza di un parente o amico deceduto e di averne udito la voce. Altri hanno avuto esperienze simili con l’aiuto di medium spiritici. Essi credono d’aver udito per mezzo di questi medium voci dall’‘aldilà’. Che cosa dicono loro tali voci? Basilarmente questo: ‘I morti sono assai felici e contenti. Essi continuano a interessarsi della vita dei loro cari sopravvissuti e possono vedere e udire tutto ciò che fanno’.
Riguardo a tali messaggi, François Grégoire, nel suo libro L’au-delà (L’oltretomba), osserva: “Cosa hanno da dirci questi Spiriti? ‘Soprattutto, sembrano ansiosi di provare la loro identità e che esistono ancora’ . . . ma sulla natura dell’altro mondo, nulla di essenziale, nemmeno la più piccola rivelazione”.
Che ne pensate di questi messaggi? Credete che i morti parlino realmente? Poiché, come la Bibbia mostra, nessun’anima o spirito sopravvive alla morte del corpo per continuare un’esistenza cosciente, potrebbero queste voci essere davvero le voci dei morti?
IL CASO DEL RE SAUL
Alcuni fra quelli che credono che i morti possano dare messaggi ai vivi indicano la Sacra Bibbia per confermare la loro veduta. Un esempio che essi citano è un caso che implica il re Saul dell’antico Israele.
A causa della sua infedeltà verso Geova Dio, il re Saul fu stroncato dalla guida divina per adempiere le sue responsabilità. Perciò, quando i Filistei vennero a far guerra contro di lui, nella disperazione cercò l’aiuto di una medium spiritica. Le chiese di far salire il morto profeta Samuele. In quanto a ciò che poi accadde, la Bibbia narra:
“Quando la donna [la medium] vide ‘Samuele’ gridava con quanto fiato aveva; e la donna continuò a dire a Saul: ‘Perché mi hai imbrogliata, quando tu stesso sei Saul?’ Ma il re le disse: ‘Non aver timore, ma che cosa hai visto?’ E la donna continuò a dire a Saul: ‘Ho visto salire dalla terra un dio’. Subito egli le disse: ‘Qual è la sua forma?’ al che ella disse: ‘Sale un uomo vecchio, ed è avvolto in un manto senza maniche’. Allora Saul riconobbe che era ‘Samuele’, e s’inchinava con la faccia a terra e si prostrava. E ‘Samuele’ diceva a Saul: ‘Perché mi hai disturbato facendomi salire?’” — 1 Samuele 28:12-15.
In questo caso, fu in effetti Saul messo in contatto con il morto profeta Samuele? Come poteva avvenire questo, giacché la Bibbia pone in relazione con la morte il silenzio, non la parola? Leggiamo: “I morti stessi non lodano Iah [Geova], né alcuno che scende nel silenzio”. — Salmo 115:17.
Altri passi delle Sacre Scritture fanno luce sull’argomento. Prima di tutto, è chiaro che ciò che Saul fece consultando una medium spiritica era una violazione della legge di Dio. Sia i medium spiritici che quelli che li consultavano eran giudicati colpevoli di delitto capitale. (Levitico 20:6, 27) La legge che Dio diede a Israele dichiarava: “Non vi rivolgete ai medium spiritici, e non consultate quelli che predicono gli avvenimenti per mestiere, in modo da divenirne impuri”. (Levitico 19:31) “Quando sei entrato nel paese che Geova tuo Dio ti dà, non devi imparare a fare secondo le cose detestabili di quelle nazioni. Non si dovrebbe trovare in te nessuno . . . che consulti un medium spiritico né chi predìca gli avvenimenti per mestiere né alcuno che interroghi i morti”. — Deuteronomio 18:9-11; Isaia 8:19, 20.
Se i medium spiritici avessero potuto effettivamente mettersi in contatto con i morti, perché, allora, la legge di Dio classificò la loro pratica come qualche cosa di “impuro”, di “detestabile” e di meritevole di morte? Se la comunicazione era, per esempio, con cari morti, perché un Dio di amore lo avrebbe definito un terribile delitto? Perché avrebbe voluto privare i vivi di qualche confortante messaggio dei morti? Non indica la veduta di Dio che le persone non parlano in realtà con i morti ma che dev’esservi implicato un terribile inganno? Le prove scritturali mostrano che questo è quanto avviene.
Tenendo presente questa storia, considerate il caso di Saul. Circa la comunicazione divina con lui, Saul riconobbe: “Dio stesso si è dipartito da me e non mi ha più risposto, né per mezzo dei profeti né con sogni; così che chiamo te [Samuele] per sapere che cosa farò”. (1 Samuele 28:15) È ovvio che Dio non avrebbe permesso a una medium spiritica di aggirare l’ostacolo dell’interrotta comunicazione divina, facendola mettere in contatto con un profeta morto e lasciandogli pronunciare a Saul un messaggio di Dio. E poi, nell’ultima parte della sua vita, Samuele stesso, fedele profeta di Dio, aveva smesso di avere alcuna relazione con Saul. Non sarebbe perciò irragionevole concludere che Samuele fosse disposto a parlare a Saul per mezzo di una medium spiritica, disposizione che era condannata da Dio?
È manifesto che dovette esservi implicato l’inganno, qualche cosa di così impuro che i medium spiritici e quelli che li consultavano meritavano la condanna a morte. Quello stesso inganno deve nascondersi oggi dietro la pretesa comunicazione con i morti.
Questo è indicato dal fatto che, sotto l’influenza di supposte “voci” dall’aldilà, molti hanno commesso suicidio. Hanno ceduto il loro più prezioso possesso, la vita, nel tentativo di unirsi ai cari morti. Altri hanno cominciato a provare spavento a tali voci, poiché i messaggi sono stati tetri annunci di qualche terribile incidente o di morte. Come potrebbero tali voci venire da una fonte buona? Chi o che cosa potrebbe nascondersi dietro a queste voci?
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A En–Dor, chi parlò a Saul per mezzo di una medium spiritica?
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Potrebbe essere un abile inganno?È questa vita tutto quello che c’è?
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Capitolo X
Potrebbe essere un abile inganno?
PER secoli gli uomini hanno visto i più strani avvenimenti. Pietre, bicchieri e simili si son visti volare in aria come se mossi da mani invisibili. Voci, colpi e altri rumori sono stati uditi sebbene non ce ne fosse nessuna evidente fonte o causa. Sono apparse e quindi scomparse rapidamente immagini d’ombra. A volte tali avvenimenti sono stati così ben documentati che c’è poco da dubitarne.
Molti considerano le manifestazioni di questa specie come prova che la morte non pone fine all’esistenza cosciente. Alcuni credono che gli spiriti dei defunti cerchino in qualche modo di avere l’attenzione dei vivi e di comunicare con loro.
Ma si potrebbe chiedere: Se questi sono davvero cari defunti che cercano di mettersi in contatto con i vivi, perché le loro manifestazioni spaventano in genere gli osservatori? Che c’è che si nasconde in realtà dietro tali cose?
La Bibbia mostra con chiarezza che la morte pone fine a ogni esistenza cosciente. (Ecclesiaste 9:5) Quindi, altre forze devono essere responsabili delle cose che spesso sono attribuite agli spiriti dei morti. Quali potrebbero essere queste forze? Potrebbero esse essere intelligenti? In tal caso, potrebbero essere colpevoli di perpetrare un abile inganno a scapito del genere umano?
Noi non vogliamo sicuramente essere ingannati. Essere ingannati significherebbe per noi perdita e, forse, pervenire a una condizione di grave pericolo. Per questo abbiamo buone ragioni di esaminare le prove disponibili, di ragionare su di esse, per assicurarci di non esser caduti vittime di un abile inganno. Dovremmo esser disposti a risalire il più possibile nella storia umana nello sforzo di giungere alla verità della questione.
La Bibbia ci consente di far questo. Ci riporta al tempo in cui venne all’esistenza la prima coppia umana. Nel terzo capitolo di Genesi, la Bibbia narra una conversazione che a molti può oggi sembrare incredibile. Tuttavia non è immaginaria. Questa conversazione ci indica se un abile ingannatore opera negli avvenimenti umani.
INIZIO DELL’INGANNO
Un giorno, mentre non era in compagnia del marito, la prima donna, Eva, udì una voce. Secondo tutte le apparenze era la voce di un serpente. Riguardo alla conversazione, la Bibbia narra:
“Ora il serpente mostrò d’essere il più cauto di tutte le bestie selvagge del campo che Geova Dio aveva fatte. Diceva dunque alla donna: ‘È realmente così che Dio ha detto che non dovete mangiare di ogni albero del giardino?’ A ciò la donna disse al serpente: ‘Del frutto degli alberi del giardino possiamo mangiare. Ma in quanto a mangiare del frutto dell’albero che è nel mezzo del giardino, Dio ha detto: “Non ne dovete mangiare, no, non lo dovete toccare affinché non moriate”’. A ciò il serpente disse alla donna: ‘Positivamente voi non morrete. Poiché Dio sa che nel medesimo giorno in cui ne mangerete i vostri occhi davvero si apriranno e voi sarete davvero simili a Dio, conoscendo il bene e il male’. Di conseguenza la donna vide che il frutto dell’albero era buono come cibo e che era qualche cosa che metteva voglia agli occhi, sì, l’albero era desiderabile a guardarsi”. — Genesi 3:1-6.
Il messaggio trasmesso dal serpente fu una menzogna. Quella menzogna fu la prima a esser dichiarata. Conformemente, la sua fonte dev’essere l’originatore o il padre delle menzogne. Poiché la menzogna portò conseguenze mortifere, il mentitore fu anche assassino. È ovvio che questo mentitore non fu il serpente letterale, creatura che non è dotata della facoltà della parola. Ma dietro il serpente dovette nascondersi qualcuno, qualcuno che, mediante ciò che potrebbe chiamarsi ventriloquio, fece apparire che il serpente parlasse. Questo non dovrebbe sembrarci così strano in questo ventesimo secolo quando un cono nell’altoparlante di una radio o di un televisore può farsi vibrare in modo tale da riprodurre la voce umana. Ma chi parlava dietro il serpente?
UN INGANNATORE INVISIBILE
Egli è identificato da Gesù Cristo, che era venuto egli stesso dai cieli e sapeva ciò che avveniva nel reame invisibile. (Giovanni 3:13; 8:58) Quando certi capi religiosi cercavano di ucciderlo, Gesù disse loro: “Voi siete dal padre vostro il Diavolo e desiderate fare i desideri del padre vostro. Egli fu omicida quando cominciò, e non si attenne alla verità, perché in lui non vi è verità. Quando dice la menzogna, parla secondo la propria disposizione, perché è bugiardo e padre della menzogna”. — Giovanni 8:44.
Essendo bugiardo e omicida, il Diavolo è ovviamente qualcuno che possiede intelligenza. Questo fa sorgere la domanda: Come venne egli all’esistenza?
La Bibbia rivela che prima ancora che la terra fosse fatta, vivevano invisibili persone spirituali. Giobbe 38:7 parla di queste persone spirituali, dei “figli di Dio”, dicendo che emettevano “urla d’applauso” quando fu creata la terra. Come “figli di Dio”, avevano ricevuto la vita da lui. — Salmo 90:2.
Quindi, chi ingannò Eva per mezzo del serpente dovette essere uno di questi figli spirituali, una delle intelligenti creature di Dio. Contraddicendo l’avvertimento di Dio circa l’albero della conoscenza del bene e del male, costui calunniò il suo Creatore e fece apparire Dio come mentitore. Egli è perciò giustamente chiamato “Diavolo”, giacché questa parola è tratta dal termine greco di·aʹbo·los, che significa “falso accusatore, chi svisa i fatti, calunniatore”. Con la sua condotta questa creatura oppose resistenza a Dio e in tal modo fece di se stesso Satana (ebraico, sa·tanʹ; greco, sa·ta·nasʹ), che significa “colui che oppone resistenza”.
Non si può dare a Geova Dio la colpa di ciò che fece questa creatura. “La sua attività è perfetta”, dice la Bibbia riguardo a Dio, “poiché tutte le sue vie sono dirittura. Un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia; egli è giusto e retto”. (Deuteronomio 32:4) Egli creò i suoi intelligenti figli, spirituali e umani, con la facoltà del libero arbitrio. Non li costrinse a rendergli servizio ma volle che facessero questo volontariamente, per amore. Li dotò della capacità di nutrire sempre più amore verso di lui come loro Dio e Padre.
La creatura spirituale che si rese oppositrice e calunniatrice di Dio non preferì comunque perfezionare il proprio amore verso il suo Creatore. Lasciò che nel suo cuore mettessero radice ambizioni egoistiche. (Si paragoni I Timoteo 3:6). Questo si rifletté nella condotta del “re di Tiro” su cui fu fatto nella profezia di Ezechiele un canto funebre. Nel canto funebre, si dice al re di Tiro che divenne traditore del regno d’Israele:
“Tu suggelli un modello, pieno di sapienza e perfetto in bellezza. Mostrasti d’essere in Eden, il giardino di Dio. . . . Tu sei l’unto cherubino che copri, e io ti ho posto. Mostrasti d’essere sul santo monte di Dio. Camminavi in mezzo alle pietre di fuoco. Eri senza fallo nelle tue vie dal giorno che fosti creato finché in te non si trovò ingiustizia. . . . Il tuo cuore s’insuperbì a causa della tua bellezza. Riducesti la tua sapienza in rovina a motivo del tuo brillante splendore”. — Ezechiele 28:12-17.
Il ribelle figlio spirituale di Dio, simile al traditore “re di Tiro”, si considerò troppo alto. L’orgoglio lo portò a voler controllare la razza umana, e tentò di raggiungere i suoi fini con l’inganno. Fino a questo giorno la maggioranza del genere umano è ancora vittima di questo inganno. Rifiutandosi di fare la volontà di Dio com’è esposta nella sua Parola, la Bibbia, si mettono in realtà dalla parte di Satana. Ciò facendo, accettano la stessa menzogna che accettò Eva, cioè che la preferenza di agire contro la volontà di Dio possa recare vero guadagno.
Poiché la Parola di Dio condanna la comunicazione con i morti, quelli che cercano di parlare con i morti si mettono dalla parte di Satana. Mentre possono pensar di parlare con i morti, son divenuti vittime di un tranello. Proprio come Satana fece apparire a Eva che a parlare fosse un serpente, così può altrettanto facilmente far apparire che a parlare per mezzo dei medium siano i morti. Significa questo che Satana è direttamente responsabile di tutti gli strani fenomeni che spesso si attribuiscono agli spiriti dei morti? O vi sono implicati anche altri?
ALTRI INGANNATORI INVISIBILI
La Bibbia rivela che Satana non è la sola creatura spirituale ribelle. Rivelazione 12:3, 4, 9 mostra che ci sono altri. In questo brano della Scrittura, Satana il Diavolo è simbolicamente raffigurato come un “gran dragone color fuoco” che ha una “coda” che “trascina un terzo delle stelle del cielo”. Sì, Satana è in grado di usare la sua influenza, come una coda, per indurre altre “stelle”, figli spirituali di Dio, a unirsi con lui nel corso di ribellione. (Si paragoni Giobbe 38:7, dove i figli spirituali di Dio son chiamati “stelle del mattino”). Questo accadde prima del diluvio universale dei giorni di Noè. Numerosi angeli, contrariamente al proposito di Dio, “abbandonarono il proprio luogo di dimora” nei cieli, materializzarono corpi umani, vissero come mariti con donne e generarono una progenie ibrida nota come Nefilim. Di ciò, ci viene narrato:
“Or avvenne che quando gli uomini cominciarono a crescere di numero sulla superficie della terra e nacquero loro delle figlie, i figli del vero Dio notavano che le figlie degli uomini erano di bell’aspetto; e si presero delle mogli, cioè tutte quelle che scelsero. . . . I Nefilim mostrarono d’essere sulla terra in quei giorni, e anche dopo, quando i figli del vero Dio continuarono ad avere relazione con le figlie degli uomini ed esse partorirono loro dei figli: essi furono i potenti dell’antichità, gli uomini famosi”. — Genesi 6:1-4.
Durante il Diluvio questi figli di Dio persero le loro mogli e la loro progenie ibrida. Essi stessi dovettero smaterializzarsi. In quanto a ciò che accadde loro in seguito, la Bibbia riferisce: “Dio non si trattenne dal punire gli angeli che peccarono, ma gettandoli nel Tartaro, li consegnò a fosse di dense tenebre per esser riservati al giudizio”. (2 Pietro 2:4) E in Giuda 6 essa aggiunge: “Gli angeli che non mantennero la loro posizione originale ma abbandonarono il proprio luogo di dimora egli li ha riservati al giudizio del gran giorno con legami sempiterni, sotto dense tenebre”.
Visto che queste descrizioni si riferiscono alle creature spirituali, è evidente che le “fosse di dense tenebre” e i “legami sempiterni” non sono letterali. Queste espressioni semplicemente ci comunicano un quadro di restrizione, una condizione di abbassamento separatamente da ogni luce divina.
Non c’è nessuna base scritturale per concludere che questi angeli disubbidienti siano in un luogo simile al Tartaro mitologico dell’Iliade di Omero, cioè nella più bassa prigione dove si diceva che fossero confinati Crono e gli altri spiriti titanici. L’apostolo Pietro non credette a nessuno di tali dèi mitologici. Non c’è dunque nessuna ragione per concludere che usando l’espressione greca ‘gettare nel Tartaro’ facesse neanche accenno all’esistenza del luogo mitologico a cui circa nove secoli prima si era riferito Omero. Infatti, in greco l’espressione ‘gettare nel Tartaro’ è una sola parola, un verbo, tar·ta·roʹo. Essa si usa anche per significare la degradazione all’infimo grado.
Per illustrare, la parola italiana “abbassare” contiene il nome “basso”. Tuttavia il nostro uso della parola non significa che nell’atto di abbassare sia implicato qualche geografico luogo basso. Similmente non si deve ritenere che il verbo greco reso ‘gettare nel Tartaro’ suggerisca l’idea dell’esistenza in un posto reale, ma fa pensare a una condizione.
In I Pietro 3:19, 20 alle degradate creature spirituali si fa riferimento come a “spiriti in prigione, che una volta erano stati disubbidienti quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre era costruita l’arca”. Così la Bibbia rende chiaro che dopo il Diluvio gli “angeli che peccarono” vennero sotto una forma di restrizione. Non c’è nessuna indicazione biblica che dopo il Diluvio essi fossero in grado di materializzarsi e di svolgere sulla terra un’attività visibile. Logicamente ne consegue che la restrizione sotto cui vennero dunque a trovarsi rese loro impossibile rivestirsi nuovamente di carne.
GUARDATEVI DALL’INFLUENZA DEMONICA
Si dovrebbe comunque notare che gli angeli disubbidienti, che ora furono conosciuti come demoni, ebbero un forte desiderio d’essere in intima compagnia con le creature umane. Furono disposti ad abbandonare la loro posizione celeste per il piacere di vivere come mariti insieme alle donne. Le prove scritturali mostrano che, pur essendo ora sotto la restrizione che impedisce loro tale contatto fisico, non hanno mutato i loro desideri. Tentano con ogni mezzo alla loro portata di mettersi in contatto con gli uomini e perfino di controllarli. Gesù Cristo si riferì a questo, usando un linguaggio figurativo allorché disse:
“Quando uno spirito impuro è uscito da un uomo, passa per luoghi aridi in cerca d’un luogo di riposo e non lo trova. Quindi dice: ‘Tornerò alla mia casa da cui sono uscito’; e arrivato la trova non occupata ma pulita e adorna. Quindi se ne va e prende con sé altri sette spiriti più malvagi di lui, ed entrati, vi dimorano; e le condizioni finali di quell’uomo sono peggiori delle prime”. — Matteo 12:43-45.
Perciò, è essenziale stare in guardia per non cedere all’influenza demonica. Si può essere molto incerti di sé e del futuro. Si può disperatamente volere qualche assicurazione che le cose miglioreranno. O si può trovare un certo fascino nelle strane e spaventevoli manifestazioni delle pratiche occulte. Si può udire che qualcuno, secondo quanto si narra, può predire con accuratezza il futuro. O si può apprendere che sono usati vari mezzi di divinazione: tavolette ouija, ESP (percezione extrasensoriale), disegni di foglie di tè nelle tazze, figure d’olio nell’acqua, bacchette di rabdomanti, pendoli, posizione e movimento di stelle e pianeti (astrologia), l’abbaiar dei cani, il volo degli uccelli, il movimento dei serpenti, guardare nel globo di cristallo e simili. La situazione può apparire così disperata o il fascino essere così attraente da essere indotti a consultare uno che predice la fortuna o un medium o da ricorrere a qualche forma di divinazione. Si potrebbe voler provare per una sola volta qualsiasi cosa.
È saggio questo? Certamente no. La curiosità può portare a essere invasati dai demoni. Anziché ricevere da tale condotta sollievo e conforto, la propria situazione può solo peggiorare. I disturbi soprannaturali possono privare del sonno e riempire di terrore perfino nelle ore diurne. Si può cominciare a udire strane voci, che suggeriscono di uccidere se stessi o qualcun altro.
Non è dunque saggio evitare tale rischio e star lontani da ogni forma di divinazione? Geova Dio non considera una tale questione alla leggera. Per proteggere gli Israeliti dall’inganno e dal danno degli spiriti malvagi, egli fece della pratica della divinazione una trasgressione capitale, dicendo nella Legge: “In quanto all’uomo o alla donna in cui risulti d’essere uno spirito medianico o spirito di predizione, devono esser messi a morte senza fallo”. — Levitico 20:27.
La veduta di Dio circa medium spiritici, stregoni e divinazione non è cambiata. Un decreto divino è ancora in vigore contro tutti quelli che praticano lo spiritismo. — Rivelazione 21:8.
Perciò esèrcitati per resistere all’inganno delle malvage creature spirituali. Se tu dovessi udire mai una voce strana, che pretenda d’esser quella di un amico o parente deceduto, non le prestare nessuna attenzione. Invoca il nome del vero Dio, Geova, affinché ti aiuti a non venire sotto l’influenza demonica. Come consigliò lo stesso Figlio di Dio, prega supplicando: ‘Liberami dal malvagio’. (Matteo 6:13) Circa gli oggetti che hanno rapporto con la divinazione, imita l’esempio di quelli che nell’antica Efeso accettarono la vera adorazione. “Un gran numero di quelli che [lì] avevano praticato le arti magiche portarono insieme i loro libri e li bruciarono dinanzi a tutti”. Per quanto quegli oggetti fossero costosi, non si trattennero dal distruggerli. — Atti 19:19.
Tenuto conto di questo esempio, pensi che sarebbe giusto accompagnarsi deliberatamente con quelli che si interessano all’occulto e accettare da loro regali? Non potrebbero essi divenire strumenti mediante cui potreste venire sotto l’influenza demonica?
Un importante fattore per non farci ingannare è quello di riconoscere che spesso gli spiriti maligni sono responsabili di ciò che si vede o si ode e di manifestazioni spaventevoli: voci, battere colpi e ombre di persone per cui non c’è nessuna causa evidente. Questa conoscenza ci libererà dal timore dei morti e dal praticare a loro favore riti privi di utilità. Essa ci aiuterà pure a impedire che diveniamo vittime degli spiriti malvagi.
Ma se vogliamo esser protetti da ogni aspetto dell’inganno che Satana e i suoi demoni han perpetrato riguardo ai morti, dobbiamo credere e agire in armonia con l’intera Bibbia. Possiamo far questo perché essa tutta è l’ispirata Parola di Dio.
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