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  • Dio forma l’“eterno proposito” riguardo al suo Unto
    L’“eterno proposito” di Dio ora trionfa per il bene dell’uomo
    • Capitolo V

      Dio forma l’“eterno proposito” riguardo al suo Unto

      1. Quale specie di vita è proposito di Dio che il genere umano abbia sulla terra?

      SULLA terra la vita umana può esser bella. La vita del Creatore dell’uomo è bella. È Sua volontà che la vita della Sua creazione umana pure sia bella. È stato il genere umano a fare della propria esistenza una rovina. Comunque, non tutti i componenti del genere umano han fatto questo. Nonostante che finora il genere umano abbia fallito, il benevolo proposito del Creatore ora è che uomini e donne abbiano ancora l’opportunità di rendersi bella la vita sulla terra.

      2. (a) Con quale specie di vita iniziò il genere umano? (b) Che cosa mostra se Dio pianificasse per l’uomo il corso che l’avrebbe condotto alla morte?

      2 In principio la vita del genere umano fu bella. Cominciò quasi seimila anni fa in un Paradiso terrestre. Vivervi era una delizia, perciò fu chiamato Giardino di Eden, o Paradiso di Delizie. (Genesi 2:8, Versione di mons. Martini) I nostri primogenitori umani, il primo uomo e la prima donna, furono perfetti, con abbondante salute e con la prospettiva di non morire mai. Essendo umani, erano mortali, ma avevano dinanzi a sé l’opportunità offerta dal loro Creatore di vivere nel Paradiso di Delizie in ogni tempo avvenire, eternamente. Così il loro celeste Datore di vita sarebbe potuto divenire il loro Padre Eterno. Egli non prestabilì che morissero seguendo il corso che avrebbe condotto alla morte. Il suo desiderio fu che vivessero in eterno come suoi figli imperituri. Più di tremila anni dopo Egli espresse i suoi sinceri sentimenti sull’argomento, quando disse al suo popolo eletto:

      “‘Prendo forse alcun diletto nella morte ‘di qualcuno malvagio’, è l’espressione del Signore Geova, ‘e non che si volga dalle sue vie ed effettivamente continui a vivere?’” — Ezechiele 18:23.

      3. Poiché il desiderio di Dio fu che il genere umano continuasse a vivere in un Paradiso, quale domanda oggi ci si presenta?

      3 Il Creatore non ebbe dunque nessun desiderio che nel Paradiso di Delizie l’innocente coppia umana divenisse “malvagia” e meritasse di morire. Il Suo desiderio fu che continuassero a vivere, sì, che vivessero per vedere l’intera terra debitamente empita di progenie proprio così perfetta e felice come lo erano loro, in pacifica, amorevole relazione con il loro Creatore, il loro Padre celeste. Ma, oggi, tutto il genere umano muore, e la nostra terra inquinata è lungi dall’essere un paradiso. Perché avviene questo? Il Creatore dell’uomo ne ha fatto scrivere la spiegazione nella Bibbia.

      4. Perché fu strano che un serpente si rendesse osservabile a una creatura umana nel Paradiso?

      4 Mentre comincia il capitolo tre del libro biblico di Genesi, il luogo è il Paradiso di Delizie. Tutte le inferiori forme di creature terrestri sono sottoposte ai nostri primogenitori umani, Adamo ed Eva. Essi non temono nessuna di queste inferiori creature terrestri, nemmeno i serpenti. Sì, nel Paradiso di Delizie c’erano i serpenti, ed erano interessanti da osservare. Il loro modo di muoversi senza arti era meraviglioso, una manifestazione della diversificata sapienza di progettazione di Dio. Esse sono comunque creature schive. Genesi 3:1 fa un commento su questa specie di rettile, dicendo: “Ora il serpente [na·hhashʹ] mostrò d’essere il più cauto di tutte le bestie selvagge del campo che Geova Dio aveva fatte”. Quindi invece di mettersi in agguato per nuocere un uomo, era incline a ritrarsi dal contatto con gli uomini. Ma ora, stranamente, esso era del tutto osservabile, sia che si trovasse a terra o su un albero. Perché?

      5. Perché fu strano che il serpente facesse a Eva una domanda, e perché non era indirettamente la voce di Dio?

      5 Genesi 3:1 prosegue, dicendo: “Diceva dunque alla donna: ‘È realmente così che Dio ha detto che non dovete mangiare di ogni albero del giardino?’” Or bene, come aveva il serpente udito una tal cosa? O come capì una tal cosa? Inoltre, come mai prima di allora non aveva mai parlato ad Adamo, marito della donna? Come mai poteva affatto parlare con il linguaggio umano? Prima di allora nessun serpente aveva mai parlato a un uomo, e non lo ha mai fatto da allora in poi. Eva non stava immaginando che le parlasse qualcuno. Ella non parlava a se stessa nella propria mente, solo pensando. Sembrò che la voce simile a quella umana venisse dalla bocca del serpente. Come poteva avvenire questo? La sola altra voce oltre quella di suo marito Adamo che Eva aveva udita nel giardino era stata quella di Dio, ma direttamente, non per mezzo di qualche subumana creatura animale. Da tutte le apparenze, secondo ciò che il serpente disse, la voce non era quella di Dio. La voce chiedeva a Eva ciò che Dio aveva detto.

      6. In che modo agiva l’inquisitore che per fare la domanda si serviva del serpente, e perché Eva rispose?

      6 Quando Eva rispose alla domanda, ella non parlò a quel serpente, ma all’intelligenza invisibile che si serviva del serpente come un ventriloquo. Era questo invisibile parlatore intelligente amichevole verso Dio o no? Per certo il metodo che il non visto parlatore seguiva per parlare a Eva era ingannevole, e la induceva a pensare che a compiere l’atto di parlare fosse il serpente. L’inquisitivo parlatore nascondeva la sua identità dietro un serpente visibile e agiva così ingannevolmente. Eva non scoprì e non comprese comunque che quel parlatore che si serviva del serpente cercava malignamente d’ingannarla. Senza sospettare Eva diede la sua risposta.

      “A ciò la donna disse al serpente: ‘Del frutto degli alberi del giardino possiamo mangiare. Ma in quanto a mangiare del frutto dell’albero che è nel mezzo del giardino, Dio ha detto: “Non ne dovete mangiare, no, non lo dovete toccare affinché non moriate”’”. — Genesi 3:2, 3.

      7. Dove Eva aveva ottenuto l’informazione sull’albero che era nel mezzo del giardino?

      7 Designandolo come “l’albero che è nel mezzo del giardino”, Eva intese dire l’albero della conoscenza del bene e del male. Ma come aveva fatto Eva a sapere che c’era quell’albero? Dovette averglielo detto Adamo, come profeta di Dio. Prima della creazione di Eva, fu ad Adamo che quando era tutto solo Dio disse: “D’ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai positivamente morrai”. (Genesi 2:16, 17) Secondo Eva, Dio disse anche di non toccare l’albero proibito. Eva non ignorava dunque la pena per la violazione della legge di Dio. Essa era la morte.

      8. Che cosa mostra se il non visto inquisitore semplicemente chiedesse un’informazione?

      8 Se il non visto parlatore che si nascondeva dietro il serpente avesse chiesto una semplice informazione, avrebbe posto fine alla conversazione dopo che l’informazione gli era stata data. Non si afferma se, in questo tempo, il serpente fosse nel mezzo del giardino dove si trovava l’albero proibito, e se il serpente fosse a terra o sull’albero. Almeno, il discorso era su quell’“albero che è nel mezzo del giardino”.

      9, 10. Come il non visto parlatore che si nascondeva dietro il serpente si rese bugiardo, Diavolo, Satana?

      9 Come avrebbe potuto un semplice serpente sapere o avere l’autorità di dire ciò che ora Eva udì? “A ciò il serpente disse alla donna: ‘Positivamente voi non morrete. Poiché Dio sa che nel medesimo giorno in cui ne mangerete i vostri occhi davvero si apriranno e voi sarete davvero simili a Dio, conoscendo il bene e il male’”. — Genesi 3:4, 5.

      10 Il non visto parlatore che si nascondeva dietro il serpente visibile qui si rese bugiardo, poiché contraddiceva Geova Dio. Avendo flagrantemente dichiarato che Dio aveva motivi errati per proibire ad Adamo ed Eva di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, il non visto parlatore si rese calunniatore, Diavolo, verso Geova Dio. Egli non era amorevolmente interessato alla vita eterna di Eva, ma ne architettava la morte. Infatti, cercava di farle perdere il timore della morte, non della morte recata da lui, ma della morte recata da Geova Dio per averne violato il noto comando. Il non visto parlatore opponeva resistenza a Dio e in questa maniera faceva di se stesso Satana, che significa Colui che oppone resistenza. Egli si interessava che qualcun altro resistesse a Dio e che qualcun altro si mettesse dalla parte di Satana. Noi sappiamo chi era il vero parlatore che disse tale menzogna e calunnia. Non era il serpente!

      11. Come Eva non mostrò ora lealtà verso Dio e rispetto verso il proprio marito, e si lasciò tentare?

      11 Infelicemente, Eva non disputò questa dichiarazione mendace e calunniosa. Non venne amorevolmente e lealmente in difesa del suo Padre celeste. Non riconobbe ora l’autorità che suo marito Adamo aveva su di lei e non andò a chiedergli se approvava che ella agisse al riguardo in maniera egoistica o no. Egli avrebbe potuto smascherare l’inganno. Ma Eva si lasciò ingannare completamente. Intrattenne l’idea sbagliata presentatale da un bugiardo, da un calunniatore che si opponeva a Dio suo Padre celeste. Ella fece svanire il timore della terribile pena per la disubbidienza. Lasciò che il desiderio egoistico cominciasse a formarsi nel suo cuore. Si fece trascinare e allettare da tale desiderio. Dio aveva detto che mangiare del frutto proibito sarebbe stato per lei e per Adamo un male, ma ella decise di stabilire per proprio conto ciò che era male e ciò che era bene. Conformemente decise di dar prova che il suo Padre celeste e Dio era un bugiardo. Così quando Eva ora contemplò l’albero, esso divenne attraente.

      12. Mangiando il frutto proibito, Eva che cosa divenne, inescusabilmente?

      12 “Di conseguenza la donna vide che il frutto dell’albero era buono come cibo e che era qualche cosa che metteva voglia agli occhi, sì, l’albero era desiderabile a guardarsi. Ella prendeva dunque del suo frutto e lo mangiava”. (Genesi 3:6) In questo modo ella trasgredì contro Dio, divenendo peccatrice. Il fatto che fosse completamente ingannata non la scusò. Ella perse la sua perfezione morale.

      13. Mangiando, che cosa mancò di fare Adamo, con quale effetto su di lui?

      13 Suo marito non era lì per impedirle l’azione indipendente. Quando in seguito fu con lui, dovette usare la persuasione per farlo mangiare, perché non fu affatto ingannato. Egli non preferì dar prova che colui che aveva parlato per mezzo del serpente era un bugiardo e rivendicare Geova Dio come Colui che usava la Sua sovranità universale in maniera giusta, in maniera utile. Che cosa accadde dunque, quando Adamo si unì a Eva nella trasgressione? Genesi 3:6, 7 ci narra:

      “Ne diede poi anche a suo marito quando fu con lei ed egli lo mangiava. Quindi gli occhi d’entrambi si aprirono e comprendevano d’esser nudi. Per cui cucirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture per coprirsi i lombi”.

      14. Che cosa indusse Adamo ed Eva a condannarsi prima che li condannasse Dio, e come agirono al suo appressarsi?

      14 Ora eran divenuti “simili a Dio, conoscendo il bene e il male”, in quanto non accettavano più le norme del bene e del male stabilite da Geova Dio ma eran divenuti giudici di se stessi riguardo a ciò che era bene e a ciò che era male. Nonostante ciò, la loro coscienza cominciò a rimorderli. Si sentirono scoperti, nel bisogno di coprirsi. La nudità del loro corpo non era più ai loro occhi uno stato puro, innocente, in cui apparire dinanzi a Geova Dio. Cominciarono così a fare i sarti e si coprirono le parti intime che Dio aveva loro date per l’onorevole scopo di riprodurre la loro specie. Quindi sotto la condanna della testimonianza della loro propria coscienza, essi si condannarono, prima ancora che li condannasse il Sovrano Signore Geova. Per cui, leggiamo:

      “Udirono poi la voce di Geova Dio che camminava nel giardino verso l’ora del giorno in cui soffiava la brezza, e l’uomo e sua moglie andarono a nascondersi dalla faccia di Geova Dio fra gli alberi del giardino. E Geova Dio chiamava l’uomo, dicendogli: ‘Dove sei?’ Infine egli disse: ‘Ho udito la tua voce nel giardino, ma ho avuto timore perché ero nudo e perciò mi sono nascosto’. Allora disse: ‘Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai mangiato dell’albero di cui t’avevo comandato di non mangiare?’” — Genesi 3:8-11.

      15. (a) Che cosa mostra che non ci fu da parte di Adamo ed Eva nessun pentimento? (b) Che cosa disse quindi Dio al serpente?

      15 Notate che ora non c’è da parte di Adamo ed Eva nessuna espressione di pentimento, ma, piuttosto, lo sforzo di scusarsi: La colpa era di qualcun altro. “E l’uomo proseguì, dicendo: ‘La donna che tu desti perché fosse con me, mi ha dato del frutto dell’albero e quindi io l’ho mangiato’. Allora Geova Dio disse alla donna: ‘Che cos’è questo che tu hai fatto?’ A ciò la donna rispose: ‘Il serpente, mi ha ingannata e io ho mangiato’”. (Genesi 3:12, 13) Comunque, le scuse non assolsero questi trasgressori volontari. Ma che dire del serpente?

      “E Geova Dio diceva al serpente: ‘Perché hai fatto questo, sei il maledetto fra tutti gli animali domestici e fra tutte le bestie selvagge del campo. Striscerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno’”. — Genesi 3:14, 15.

      16, 17. (a) A chi si applicarono realmente le parole che Dio disse al serpente? (b) Uno scrittore del primo secolo a che cosa paragonò questo abbassamento?

      16 Questa non fu una maledizione sull’intera famiglia del serpente. Sembra che le parole di Dio fossero rivolte a quel serpente letterale, ma Egli sapeva che esso era stato solo una vittima per servire come uno strumento di una sovrumana persona spirituale invisibile, di uno che finora era stato un ubbidiente figlio celeste di Dio. Anche questi si era lasciato trascinare e allettare da un desiderio di specie egoistica. Fu un desiderio di sovranità sul genere umano, indipendente dalla sovranità universale di Geova. Egli aveva lasciato che questo desiderio mettesse radici nel suo cuore e l’aveva coltivato, finché era divenuto fertile producendo la trasgressione, la ribellione contro il Sovrano Signore Geova. Questo trasgressore spirituale si rese quindi bugiardo, calunniatore o Diavolo e uno che opponeva resistenza o Satana, proprio lì nel Paradiso di Delizie.

      17 Come fa capire l’abbassamento che fu dichiarato su quella vittima, sul serpente, Dio abbassò questo Bugiardo, Diavolo, Satana, che era sorto da poco. Un commentatore della Bibbia del primo secolo paragona questo abbassamento a un ‘gettare Satana nel Tartaro’, a un disapprovato stato di tenebre spirituali senza nessuna luce da Dio. — 2 Pietro 2:4.

      PREDETTO L’UNTO DI DIO

      18. Quale cosa nuova fu qui annunciata, con quali inerenti caratteristiche?

      18 Qui Geova Dio formò un nuovo proposito, e l’annunciò. Era sorto il mentitore Satana il Diavolo, e ora Dio ebbe il proposito di suscitare un Unto, un Ma·shiʹahh (Messia) secondo la lingua di Adamo. (Daniele 9:25) Dio parlò di questo Unto, di questo Messia, come del “seme” della “donna”. Dio avrebbe posto inimicizia fra questo Unto e Satana il Diavolo, ora simboleggiato dal serpente. Questa inimicizia si sarebbe estesa anche fra l’Unto e il “seme” del grande Serpente.

      19. (a) A quale conflitto questa “inimicizia” avrebbe dato luogo? (b) Perché l’Unto del proposito di Geova avrebbe dovuto esser celeste?

      19 La predetta inimicizia doveva dar luogo a una battaglia che avrebbe avuto penosi effetti, ma sarebbe finita con la vittoria del “seme” della “donna”. Come un serpente che morde il calcagno della gamba (Genesi 49:17), il grande Serpente, Satana il Diavolo, avrebbe ferito il calcagno del “seme” della donna. Questa ferita al calcagno non sarebbe stata mortale. Sarebbe stata sanata, per permettere al “seme” della donna di ferire la testa del grande Serpente in maniera mortale. Così il grande Serpente sarebbe perito, e il suo “seme” con lui. Una cosa essenziale da notare in questo conflitto è questo: Affinché il “seme” della donna ferisse e schiacciasse la testa del grande Serpente, Satana il Diavolo, il “seme” della donna avrebbe dovuto essere una celeste persona spirituale, non un semplice figlio umano di una donna sulla terra. Perché mai? Perché il grande Serpente è una sovrumana persona spirituale, un ribelle figlio celeste di Dio. Un mero “seme” umano di donna terrestre non sarebbe stato abbastanza potente da distruggere l’invisibile Satana il Diavolo nel reame spirituale. Pertanto l’Unto del proposito di Geova doveva essere un Messia celeste.

      20. Chi è, quindi, la “donna” di Genesi 3:15?

      20 Or dunque, che dire della “donna” di cui l’Unto o Messia è il “seme”? Essa pure doveva esser celeste. Proprio come il serpente che fu condannato ad avere la testa schiacciata non fu quel serpente letterale che era stato impiegato per ingannare Eva, così la “donna” della profezia di Geova contenuta in Genesi 3:15 non fu una donna letterale sulla terra. Eva fu una trasgressora personale della legge di Dio e allettò suo marito Adamo nella trasgressione. Essa stessa fu dunque indegna d’essere la madre personale del “seme” promesso. La “donna” della profezia di Dio dev’essere una donna simbolica. È esattamente come quando Geova Dio parla del suo popolo eletto come se fosse sua moglie, la sua donna, dicendo loro: “Tornate, o figli traviati, dice il Signore; poiché io sono divenuto tuo marito”. (Geremia 3:14; 31:31, Leeser [31:32, NM]) In modo simile la celeste organizzazione dei santi angeli di Dio è per Geova Dio come una moglie, ed essa è la celeste madre del “seme”. Essa è “la donna”. È fra questa “donna” e il Serpente che Dio pone inimicizia.

      L’ORIGINALE PROPOSITO NON DOVRÀ ESSERE UN FALLIMENTO

      21. Doveva ora l’originale proposito di Dio riguardo alla terra fallire a causa del sorgere della trasgressione?

      21 Che dire, però, del proposito di Dio riguardo alla terra come fu dichiarato ad Adamo ed Eva al termine del sesto “giorno” creativo? Doveva ora fallire a causa della trasgressione di Eva e Adamo, che meritavano d’esser messi a morte? Questo proposito originale era quello di fare di tutta la superficie della terra un Paradiso, popolato dai discendenti dei primi uomo e donna originali sulla terra, Adamo ed Eva. Il fallimento non poteva avvenire col dichiarato proposito di Dio. Nessun Satana il Diavolo può far fallire il proposito di Dio e ricoprirLo d’ignominia. Che l’originale proposito di Dio dovesse ancora progredire verso il trionfante adempimento è indicato in ciò che ora alla donna Eva fu detto da Geova Dio il Supremo Giudice.

      22. (a) Da parte di chi doveva continuare a popolarsi la terra? (b) Era ragionevole credere che la ferita alla testa del serpente avrebbe recato beneficio al genere umano?

      22 “Alla donna disse: ‘Aumenterò grandemente la pena della tua gravidanza; con doglie partorirai figli, e la tua brama si volgerà verso tuo marito, ed egli ti dominerà’”. (Genesi 3:16) Questo significò che si doveva permettere che da questa originale coppia umana si generassero altri abitanti della terra. Ciò è continuato finora, e oggi si fanno preoccupanti discorsi sull’“esplosione della popolazione”. Poiché il grande Serpente, Satana il Diavolo, aveva fatto venire la morte su tutti i discendenti della prima coppia umana, è evidente che la ferita alla “testa” di questo grande Serpente avrebbe dovuto recare beneficio a quei discendenti che erano stati danneggiati dalla sua trasgressione. Esattamente come? Questo era qualche cosa che Geova Dio avrebbe chiarito a suo tempo. Ciò avrebbe contribuito al successo del Suo originale proposito.

      23-25. (a) Quando fu pronunciata su Adamo la sentenza di morte per la sua trasgressione? (b) In che modo, quindi, Adamo morì nel giorno in cui mangiò il frutto proibito, e che ne fu della sua progenie?

      23 Infine, venne poi il turno dell’uomo, il terzo nell’ordine della trasgressione. Dio gli aveva detto che nel giorno in cui avesse mangiato del frutto proibito sarebbe positivamente morto. (Genesi 2:17) Affinché sua moglie Eva generasse figli con dolori di parto, Adamo avrebbe dovuto continuare a vivere come suo marito e padre dei suoi figli. Come si adempì dunque l’avvertimento che Dio gli aveva dato?

      24 Genesi 3:17-19 lo mostra chiaramente: “E ad Adamo disse: ‘Perché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero circa il quale ti avevo dato questo comando: “Non ne devi mangiare”, la terra è maledetta per causa tua. Con pena ne mangerai i prodotti tutti i giorni della tua vita. Ed essa ti produrrà spine e triboli, e dovrai mangiare la vegetazione del campo. Col sudore della tua faccia mangerai il pane finché tornerai alla terra, poiché da essa sei stato tratto. Poiché polvere sei e in polvere tornerai’”. Con queste parole di giudizio, Geova Dio pronunciò sui trasgressori la sentenza di morte, e questo entro lo stesso giorno in cui Adamo aveva trasgredito.

      25 Giudiziariamente, dal punto di vista di Dio, Adamo morì quello stesso giorno, e morì anche la sua moglie trasgressora Eva. Essi furono entrambi stroncati dall’opportunità e dalla prospettiva di vivere per sempre nella felicità nel Paradiso di Delizie. Ora egli era morto nella sua trasgressione. Da questo momento in poi egli poté tramandare alla sua progenie generata mediante Eva solo un’esistenza moritura e una condanna, a causa dell’ereditata imperfezione umana. Tutta la sua progenie avrebbe dovuto dire, come il salmista Davide disse migliaia d’anni dopo: “Ecco, con errore fui dato alla luce con dolori di parto, e mia madre mi concepì nel peccato”. (Salmo 51:5) A tutto il genere umano peccatore Dio può dire, come disse al suo popolo eletto: “Il tuo proprio padre, il primo, ha peccato”. (Isaia 43:27) Tutto il genere umano morì in Adamo il giorno che il Supremo Giudice pronunciò su lui la sentenza per il suo peccato. Dopo che Adamo ebbe ricevuto la sua sentenza, la morte fisica fu per lui inevitabile.

      26. Anche quando un “giorno” è considerato come mille anni, come Adamo morì nel giorno della sua trasgressione, e che cosa cessò di essere?

      26 Molto appropriatamente, il “libro della storia di Adamo” ci narra: “Generò figli e figlie. Tutti i giorni che Adamo visse ammontarono dunque a novecentotrent’anni e morì”. (Genesi 5:1-5) Egli visse settant’anni meno di mille anni. Nessuno della sua progenie è vissuto per mille anni interi, e Metusela, il più vecchio, visse solo novecentosessantanove anni. (Genesi 5:27) Anche dal punto di vista di Dio che considera mille anni come un giorno, Adamo morì entro il primo “giorno” di mille anni d’esistenza del genere umano. Dove andò alla sua morte fisica? Neanche la sua “anima” (nefʹesh) era stata presa dal cielo, ed egli non vi ‘tornò’. Egli tornò effettivamente alla polvere della terra, perché, come Dio disse, di lì Adamo era stato tratto. Cessò quindi d’essere un’“anima vivente”. (Genesi 2:7) Cessò di esistere. Quando sua moglie Eva morì di morte fisica, ella pure cessò d’essere un’“anima vivente”. Non ci fu nessun’anima che, secondo la mitologia religiosa babilonese, vivesse per i secoli dei secoli.

      PERDITA DEL PARADISO

      27. A quale parte della terra si applicò la maledizione del suolo, e che cosa significò per Adamo ed Eva che egli lavorasse la terra maledetta?

      27 L’espressione della sentenza di Dio su Adamo, specialmente le parole circa la “terra . . . maledetta”, significò che Adamo doveva perdere il Paradiso. Egli lo perse. Il Paradiso non fu maledetto a causa della trasgressione di Eva e Adamo; esso continuò a essere un luogo di vita, avendo ancora entro di sé l’“albero della vita”. Genesi 3:20-24 ci informa:

      “Dopo ciò Adamo mise a sua moglie il nome di Eva, perché doveva divenire la madre di tutti i viventi. E Geova Dio faceva lunghe vesti di pelle per Adamo e sua moglie e li vestiva. E Geova Dio proseguì, dicendo: ‘Ecco, l’uomo è divenuto simile a uno di noi conoscendo il bene e il male, e ora onde non stenda la mano ed effettivamente prenda anche il frutto dell’albero della vita e mangi e viva a tempo indefinito, . . .’ Allora Geova Dio lo mandò fuori del giardino d’Eden, perché coltivasse la terra dalla quale era stato tratto. E così cacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino d’Eden i cherubini e la fiammeggiante lama d’una spada che ruotava continuamente per custodire la via dell’albero della vita”.

      28. Perché non fu più possibile per Adamo la vita a tempo indefinito?

      28 Avendo il potere della morte, Geova Dio pose l’uomo fuori della portata dell’albero della vita, per rendere esecutiva su Adamo la pena di morte. La moglie di Adamo seguì suo marito per divenire la madre dei figli di lui. Se Dio cacciasse il serpente ch’era stato impiegato per tentare Eva, il racconto non lo indica. Per Adamo ed Eva la vita a tempo indefinito non fu più possibile.

      29. (a) Come Dio pose ora “inimicizia” fra la “donna” e il “serpente”? (b) Quale effetto ebbe l’annunciato proposito di Dio sul suo originale proposito per la terra, e perché possiamo ora rallegrarci?

      29 Non c’è nessuna testimonianza che, fuori del giardino d’Eden, Eva educasse i suoi figli a odiare i serpenti. Ma la celeste organizzazione dei santi angeli di Dio, la vera “donna” a cui la profezia di Dio fa riferimento in Genesi 3:15, cominciò immediatamente a odiare il grande Serpente, Satana il Diavolo. L’amore verso Geova Dio come suo celeste marito spinse l’organizzazione assomigliata a una donna a far questo. Dio pose invero inimicizia fra la Sua “donna” e il grande Serpente. Quando ella dovesse partorire il “seme”, che avrebbe ferito la testa del grande Serpente, venne a far parte del proposito di Geova Dio. Egli aveva ora formato il suo proposito riguardo al suo Unto, al suo Messia, e aveva reso noto questo fatto al cielo e alla terra, quasi seimila anni fa. Ciò avveniva tanto tempo fa. Tale proposito ulteriore rinforzò il proposito originale di Dio riguardo a una terra paradisiaca e ne rese certo l’adempimento. L’immutabile Dio ancora si attiene a tale annunciato proposito del suo Unto, del suo Messia. Possiamo grandemente rallegrarci che esso ora trionfi per il bene dell’uomo.

  • Vita umana fuori del Paradiso fino al Diluvio
    L’“eterno proposito” di Dio ora trionfa per il bene dell’uomo
    • Capitolo VI

      Vita umana fuori del Paradiso fino al Diluvio

      1. Quale aspetto relativo al “seme” del suo proposito Dio fece conoscere, e quale domanda questo suscita?

      CON l’andar del tempo il celeste Benefattore dell’uomo fece conoscere un aspetto del suo “eterno proposito” che tocca una sensibile corda del nostro cuore. Fu quello che il proposto “seme” della sua celeste “donna” avrebbe avuto una temporanea esistenza fra il genere umano sulla terra. Immediatamente questo suscita nella nostra mente la domanda: Poiché il “seme” sarebbe nato nella nostra razza umana, da quale linea di discendenza di Adamo ed Eva sarebbe dunque venuto il “seme”?

      2. A che cosa Dio limitò principalmente il contenuto della Bibbia, e perché abbiamo bisogno di studiare la Bibbia?

      2 La storia della linea di discendenza umana del “seme” è per noi la cosa importante da conoscere. La storia dei popoli e delle nazioni che non hanno nulla a che fare con il corso di vita di questo “seme” non ha indispensabile importanza o valore. Ecco perché Geova Dio limitò il contenuto della Sacra Bibbia principalmente per comunicarci come questa linea di discendenza avrebbe portato a questo “seme”. Acquistando conoscenza di questa storia biblica, potremo identificare chi è questo “seme” che ferirà il Serpente, e non ci esporremo in modo da essere ingannati e sviati da un simulatore, un seme falso. L’inganno potrebbe condurci alla distruzione eterna. Il grande Ingannatore, che pose nel giardino di Eden il falso inganno e che è nemico del vero “seme”, ancora ricorre ai suoi vecchi trucchi. Egli vorrebbe ingannarci tutti, sviandoci dal “seme” dell’“eterno proposito” di Dio. Abbiamo perciò bisogno di studiare la Bibbia.

      3. Chi fu il figlio primogenito di Adamo, e quale domanda sorge dunque riguardo a Set figlio di Adamo?

      3 Nella Bibbia Ebraica, per ultimo sono elencati i due libri di Cronache, e non il libro profetico di Malachia. Ora, se ci rivolgiamo al primo libro di Cronache notiamo che comincia con una linea di dieci generazioni che discendono da Adamo, come segue: “Adamo, [1] Set, [2] Enos, [3] Chenan, [4] Maalalel, [5] Iared, [6] Enoc, [7] Metusela, [8] Lamec, [9] Noè, [10] Sem, Cam e Iafet”. (1 Cronache 1:1-4) Set non fu il figlio primogenito di Adamo fuori del Paradiso di Delizie. Lo fu Caino, e Abele fu il successivo figlio di Adamo ed Eva che viene nominato. (Genesi 4:1-5) Perché, dunque, Set fu quello che venne elencato nella linea di discendenza che condusse a Noè?

      4. Che cosa mostra che Dio non predispose che Set fosse il primo a essere elencato nella linea di discendenza da Adamo?

      4 Predispose Geova Dio le cose in questo modo? No, poiché questo avrebbe voluto dire che Dio prestabilì che Caino doveva assassinare il suo fratello più giovane Abele e così squalificarsi dall’essere colui per mezzo del quale oggi il genere umano avrebbe potuto tracciare la propria discendenza. Né Dio predispose che, mediante infame assassinio, Abele fosse prematuramente stroncato prima di avere la necessaria progenie e che Set fosse così sostituito al suo posto. (Genesi 4:25) Che Dio non predisponesse l’assassinio di Abele per far posto a Set è evidente dall’avvertimento che Dio diede a Caino per non farlo cadere vittima del grave peccato motivato da risentimento perché la sua offerta a Dio era stata rifiutata ma il sacrificio di suo fratello Abele era stato accettato. — Genesi 4:6, 7.

      5, 6. Che cosa significò per Set che egli nacque a somiglianza e immagine di Adamo, e come dando a suo figlio il nome Enos fu mostrata la comprensione di questo fatto?

      5 No, Geova Dio non predispose che gli avvenimenti si verificassero in questo modo, ma ci volle molto tempo prima che ad Adamo nascesse un figlio la cui linea di discendenza avrebbe portato fino alla nascita nella carne del promesso “seme”, il Messia. Questo tardo inizio della favorita linea di discendenza di Adamo è mostrato in Genesi 5:3, dove leggiamo: “E Adamo visse ancora centotrent’anni. Quindi generò un figlio a sua somiglianza, a sua immagine, e gli mise nome Set”. Essendo a somiglianza e immagine di Adamo, o, essendo della specie di Adamo, Set fu imperfetto, avendo ereditato il peccato ed essendo perciò sotto la condanna di morte. La comprensione di questo fatto pare sia mostrata dal nome che Set diede a suo figlio, del quale leggiamo: “E anche a Set nacque un figlio e gli mise nome Enos”. (Genesi 4:26) Il nome ha il significato di “malaticcio, malsano, incurabile”.

      6 In armonia con ciò la parola ebraica e·noshʹ, quando non è usata come nome proprio, viene tradotta “uomo mortale”. Per esempio, quando Giobbe nella sua dolorosa afflizione dice: “Che cos’è l’uomo mortale [ebraico: e·noshʹ] che tu debba farci tanto caso, e che tu ponga a lui il tuo cuore?” — Si vedano Giobbe 7:17; 15:14; e, Salmo 8:4; 55:13; 144:3; Isaia 8:1.

      7-9. (a) Quale pratica religiosa fu iniziata ai giorni di Enos? (b) Che cosa indica se questa pratica fu per l’uomo utile o no?

      7 Il tempo della vita di Enos nipote di Adamo fu contrassegnato da qualche cosa di notevole, su cui Genesi 4:26 richiama la nostra attenzione, dicendo con riferimento a Enos che nacque a Set: “In quel tempo si cominciò a invocare il nome di Geova”. Enos nacque quando Set aveva centocinque anni, il che significherebbe duecentotrentacinque anni dopo la creazione di Adamo. (Genesi 5:6, 7) Allora la popolazione umana della terra era aumentata mediante i matrimoni dei molti figli e figlie di Adamo fra loro e mediante i matrimoni della loro progenie. Che fra questa crescente popolazione si cominciasse a “invocare il nome di Geova” fu forse qualche cosa di favorevole per il genere umano e servì a onorare Dio? Fu ciò che i moderni evangelisti chiamerebbero un “risveglio religioso”? L’antica versione greca dei Settanta, fatta dai Giudei di Alessandria d’Egitto, traduce questo passo ebraico: “E Set ebbe un figlio, e gli mise nome Enos: egli sperò d’invocare il nome del Signore Dio”. — Genesi 4:26, LXX, edizione di S. Bagster and Sons Limited.

      8 La traduzione della Bibbia di Gerusalemme (edizione inglese) esprime un pensiero simile, dicendo: “Quest’uomo fu il primo a invocare il nome di Yahweh”. Ma questa traduzione non tiene conto dell’accettevole adorazione resa a Geova dal fedele Abele prima d’essere assassinato dal geloso Caino. In quanto alla New English Bible, essa dice: “In quel tempo gli uomini cominciarono a invocare il SIGNORE per nome”. (Anche, The New American Bible) Comunque, l’antico Targum palestinese assume una veduta sfavorevole dell’avvenimento. Il famoso Rashi (rabbino Shelomoh Yitschaki, del 1040-1105 E.V.) rende Genesi 4:26: “Quindi il profano fu chiamato con il Nome del Signore”. A uomini e a oggetti inanimati si attribuirono cioè le qualità di Geova e furon chiamati conformemente. Ciò significherebbe che allora cominciò l’idolatria nel nome di Geova.

      9 Che il nome di Geova non fosse invocato nel senso di rivolgersi a Dio è indicato dal fatto che non nacque un uomo che ricevesse il riconoscimento di Dio se non trecentottantasette anni dopo la nascita di Enos. Questi fu Enoc.

      CAMMINARE CON DIO FUORI DEL PARADISO

      10. Che si dica che Enoc camminò col vero Dio come si riflette su suo padre Iared che visse più a lungo?

      10 Di questo pronipote di Enos che nacque nel 3404 a.E.V. (o 622 A.M.), è scritto: “Ed Enoc visse ancora sessantacinque anni. Quindi generò Metusela. E dopo aver generato Metusela, Enoc continuò a camminare col vero Dio per trecento anni. Nel frattempo generò figli e figlie. Tutti i giorni di Enoc ammontarono dunque a trecentosessantacinque anni”. (Genesi 5:21-23) Questa fu una vita comparativamente breve per Enoc, il cui padre Iared visse novecentosessantadue anni e il cui figlio Metusela visse novecentosessantanove anni divenendo l’uomo più vecchio della storia. Eppure Enoc ‘camminò col vero Dio’. Questo non fu detto di suo padre Iared, che dopo la nascita di Enoc continuò a vivere per ottocento anni. (Genesi 5:18, 19) È dunque evidente che la fede di Iared non fu paragonabile alla fede in Dio di Enoc e che egli non camminò secondo la volontà di Dio o non ne annunciò il proposito.

      11. Quale profezia fece Enoc, e su quale condizione del popolo questo dovette riflettersi?

      11 Accuratamente si narra che Enoc fu un profeta del vero Dio. In una lettera scritta nel primo secolo E.V., è scritto: “Sì, il settimo uomo nella discendenza da Adamo, Enoc, pure profetizzò riguardo a loro, quando disse: ‘Ecco, Geova è venuto con le sue sante miriadi, per eseguir giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le loro empie opere che hanno empiamente fatte e di tutte le cose offensive che gli empi peccatori han dette contro di lui’”. (Giuda 14, 15) Questa profezia si riflette senza dubbio sulla condizione religiosa esistente in quel remoto giorno di Enoc. Altrimenti, qual era la base per fare una tale ispirata profezia che avvertiva della venuta contro tutti gli empi del giudizio di Geova, che era così sicuro come se fosse già avvenuto? Siccome Enoc non era uno degli empi del suo giorno, Dio poté impiegarlo per dichiarare la profezia. Quantunque dimorasse fuori del Paradiso custodito dai cherubini che ancora esisteva al giorno di Enoc, egli “continuò a camminare col vero Dio”.

      12, 13. Secondo il pensiero giudaico, e quello della cristianità, dove fu preso Enoc?

      12 Perché, dunque, Enoc visse una vita comparativamente così breve per quei tempi? Genesi 5:24 ci informa: “Ed Enoc continuò a camminare col vero Dio. Quindi non fu più, poiché Dio lo prese”.

      13 Probabilmente Enoc si trovò in qualche terribile situazione quando Dio lo prese. I nemici di Enoc minacciavano forse di ucciderlo, e Dio lo tolse perciò dalla scena per risparmiargli una morte violenta? Non lo sappiamo. Sorge la domanda: Dove lo prese Dio? Qualche pensiero giudaico è che Dio lo prendesse in cielo. Questo è oggi anche il pensiero della cristianità. Per esempio, in una lettera scritta agli Ebrei del primo secolo E.V., si fa su Enoc un commento ed ecco come A New Translation of the Bible, del dott. James Moffatt, di questo secolo, rende Ebrei 11:5, nella maniera seguente: “Fu per fede che Enoc fu portato in cielo, così che non morì mai (non fu raggiunto dalla morte, poiché Dio lo aveva portato via)”. The New English Bible qui dice: “Per fede Enoc fu portato via in un’altra vita senza passare attraverso la morte; egli non doveva esser trovato, perché Dio l’aveva preso. Poiché la Scrittura attesta che prima d’esser preso egli era piaciuto a Dio”. — Si veda anche La Bibbia di Gerusalemme.

      14. Che cosa mostra se l’aver ‘camminato con Dio’ desse a Enoc il diritto di venire assunto in cielo?

      14 Comunque, Salmo 89:48 pone la domanda: “Quale uomo robusto che è in vita non vedrà la morte? Può provvedere scampo alla sua anima dalla mano dello Sceol?” Anche Enoc aveva ricevuto dunque dal peccatore Adamo l’eredità della morte, e anche lui fu costretto a morire, nonostante che avesse camminato col vero Dio. Del pronipote di Enoc si scrisse in seguito che questi pure “camminò col vero Dio”; e tuttavia la vita di quest’ultimo non fu abbreviata. Egli visse più di Adamo, novecentocinquant’anni, cinquant’anni meno di mille. (Genesi 6:9; 9:28, 29) Di conseguenza, che Enoc camminasse con Dio per un tempo minore di quanto vi camminasse il suo pronipote non gli diede diritto di andare in cielo o di passare a un’altra vita, come il fatto che Noè camminò con Dio per tanto tempo non gli diede diritto a una tal cosa.

      15. Come Enoc poté dunque essere trasferito in modo da non vedere la morte?

      15 Il profeta Mosè morì all’età di centovent’anni e Dio lo seppellì, così che fino a questo giorno nessun uomo sa dov’è sepolto Mosè. (Deuteronomio 34:5-7) Così Dio tolse improvvisamente Enoc dalla scena dei suoi contemporanei, e non si sa dove Enoc morì o non si conosce nessuna tomba. Egli non morì di morte violenta per mano dei suoi nemici. Essendo profeta, può darsi che mentre era in un trance profetico avesse una visione del nuovo ordine di cose di Dio nel quale Dio “effettivamente inghiottirà la morte per sempre”. (Isaia 25:8) Enoc attendeva di vivere in quel nuovo ordine su una terra paradisiaca. Mentre Enoc era sotto il potere di una tale visione di dove il genere umano sarà liberato dalla morte mediante il misericordioso provvedimento di Dio, Dio poté toglierlo dalla scena e porre fine alla sua vita attuale, così che Enoc non si rese conto di morire. In tale modo meraviglioso si sarebbe adempiuto ciò che è scritto in Ebrei 11:5:

      “Per fede Enoc fu trasferito in modo da non vedere la morte e non fu trovato in nessun luogo perché Dio l’aveva trasferito; poiché prima del suo trasferimento ebbe la testimonianza d’essere stato accetto a Dio”. — Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture.

      I GIORNI PRIMA DEL DILUVIO

      16. Come stabiliamo che Adamo e Metusela si conoscessero l’un l’altro?

      16 Metusela figlio di Enoc nacque 969 anni prima del diluvio universale, e morì così l’anno del Diluvio. Sebbene Metusela fosse l’ottavo nella linea da Adamo, conobbe egli Adamo suo primogenitore umano? Sì. Adamo fu creato 1.656 anni prima del Diluvio. Visse 930 anni. Se aggiungiamo la sua età a quella di Metusela, abbiamo 1.899 anni. Sottraendo 1.656 anni da questo totale, la differenza è di 243 anni. Così le vite di Adamo e Metusela si sovrapposero l’una all’altra di 243 anni. — Genesi 5:5, 21, 25-27.

      17. Quale profezia fu proferita da Lamec figlio di Metusela alla nascita di Noè, e perché questo nome fu appropriato?

      17 Metusela visse abbastanza a lungo da udire gli avvertimenti proclamati sul diluvio universale avvenire, e quasi vide completare i preparativi fatti per la sopravvivenza di alcuni del genere umano da quella catastrofe mondiale. Egli fu in grado di vedere suo nipote Noè predicare la giustizia e preparare il mezzo per la sopravvivenza umana. Di tutti i figli di Metusela, Lamec fu quello che generò Noè. Fu alla nascita di Noè che Lamec fu ispirato a proferire riguardo a lui una profezia. Questo rivelò che Dio si proponeva di impiegare Noè figlio di Lamec. Su ciò leggiamo: “E Lamec visse ancora centottantadue anni. Quindi generò un figlio. E gli metteva nome Noè, dicendo: ‘Questo ci recherà conforto dalla nostra opera e dalla pena delle nostre mani derivante dalla terra che Geova ha maledetta’”. Lamec continuò a vivere fino a cinque anni dal Diluvio. (Genesi 5:27-31) Il nome Noè fu in armonia con la profezia di Lamec, poiché significa “Riposo” e dà l’idea della consolazione che viene dal riposo. La maledizione di Dio doveva essere tolta dalla terra che Egli aveva maledetta a motivo della trasgressione di Adamo. — Genesi 3:17.

      18. Quando, nella vita di Noè, cominciò il diluvio, e in seguito finì?

      18 Il diluvio venne entro il seicentesimo anno della vita di Noè e continuò nel suo seicentesimoprimo anno di vita. (Genesi 7:11; 8:13; 7:6) La catastrofe mondiale che avvenne nel giorno di Noè prefigurò la più grande catastrofe mondiale che avverrà fra breve entro la nostra generazione, e per questa ragione merita che la consideriamo. — Proverbi 22:3.

      19. Come Noè nel corso della sua vita fu simile a Enoc?

      19 Noè, nato nel 2970 a.E.V. (1056 A.M.), fu per secoli senza figli: “E Noè aveva cinquecento anni. Dopo ciò Noè generò Sem, Cam e Iafet”. (Genesi 5:32) Quali furono i precedenti di Noè, prima ancora che divenisse padre? “Questa è la storia di Noè. Noè fu uomo giusto. Egli si mostrò senza difetto fra i suoi contemporanei. Noè camminò col vero Dio”. (Genesi 6:9, 10) Noè fu dunque simile a Enoc.

      20. Perché sorge una domanda riguardo ai “figli del vero Dio” che si riferì erano sulla terra ai giorni di Noè?

      20 Nonostante che Noè fosse discendente di Set e di Enoc e che inoltre ‘camminasse col vero Dio’, tuttavia Noè non fu chiamato ‘figlio del vero Dio’. Se egli non fu chiamato così, chi altro sulla terra poté esser chiamato così in quei giorni di discendenza dal peccatore Adamo? Chi furono, quindi, quelli che si riferì che apparivano sulla terra ai giorni di Noè, circa i quali ora leggiamo? “Or avvenne che quando gli uomini cominciarono a crescere di numero sulla superficie della terra e nacquero loro delle figlie, i figli del vero Dio notavano che le figlie degli uomini erano di bell’aspetto; e si presero delle mogli, cioè tutte quelle che scelsero. Dopo ciò Geova disse: ‘Il mio spirito non dovrà agire verso l’uomo indefinitamente, in quanto egli è anche carne. Pertanto i suoi giorni dovranno ammontare a centoventi anni’”. — Genesi 6:1-3.

      21. Chi erano quei “figli del vero Dio”, e cosa mai desiderarono?

      21 Quei “figli del vero Dio” dovettero essere angeli dal cielo, che fino a quel tempo erano stati parte dell’organizzazione celeste di Geova composta dai santi “figli del vero Dio”, la simbolica “donna” di Geova che doveva divenire la madre del promesso “seme”. Alla fondazione della terra come dimora umana, essi avevano osservato l’opera creativa di Geova e avevano emesso urla d’applauso. (Giobbe 38:7; Genesi 3:15) Osservando il matrimonio che si faceva fra il genere umano, specialmente con le donne di bell’aspetto, si fecero allettare dal desiderio di vivere per proprio conto sulla terra la vita sessuale insieme alle donne.

      22. Come quei “figli del vero Dio” soddisfecero il loro desiderio e in tal modo peccarono?

      22 Come avrebbero potuto da creature spirituali avere essi sulla terra rapporti sessuali con donne carnali? Con la materializzazione in corpi carnali come uomini desiderabili e prendendo mogli umane e avendo con loro rapporti sessuali. Poiché il Creatore e Padre celeste aveva autorizzato il matrimonio fra le carnali creature terrestri di natura simile e non fra creature spirituali e carnali creature umane, questi “figli del vero Dio” non vennero a materializzarsi come uomini carnali per rendere servizio quali messaggeri di Geova Dio, da Lui incaricati e inviati. Essi causavano una confusione delle nature, spirituale e umana, celeste e terrestre. (Levitico 18:22, 23) Manifestamente quei “figli del vero Dio” peccavano.

      23. Con quale spirito Dio aveva agito per lungo tempo verso il peccaminoso genere umano, ma ora che cosa dichiarò?

      23 Eran passati più di mille anni da quando Adamo si era ribellato in Eden contro la sovranità universale di Geova Dio. Geova aveva agito verso il peccaminoso genere umano con spirito di pazienza e sopportazione, poiché sin dai giorni di Enoc bisnonno di Noè l’umanità in genere era divenuta notoriamente ‘empia’. E ora intraprendevano una nuova forma di corruzione morale e perversione sessuale con i matrimoni fra donne e angeli materializzati. Doveva venire il tempo in cui il paziente Creatore avrebbe smesso di agire con spirito di tolleranza e sopportazione verso il genere umano che si andava degradando. Pienamente giustificato, Dio infine dichiarò: “Il mio spirito non dovrà agire verso l’uomo indefinitamente, in quanto egli è anche carne. Pertanto i suoi giorni dovranno ammontare a centoventi anni”. — Genesi 6:3.

      24. (a) Imponeva qui Dio un limite di età all’uomo, come nel caso di Mosè? (b) Quindi che cosa cominciò, e perché fu concesso un generoso periodo di tempo?

      24 Questo non fu un limite di età imposto all’uomo come nel caso del profeta Mosè, che visse fino a centovent’anni. Fu un decreto divino secondo cui l’empio mondo del genere umano doveva avere solo altri centovent’anni d’esistenza sino al diluvio universale. Così questo decreto divino fu emanato nel 1536 A.M. o 2490 a.E.V. Ciò volle dire che per quel mondo empio dei giorni di Noè era cominciato il “tempo della fine”. Il Dio di propositi prestabiliva gli avvenimenti. Benché non avesse prestabilito che nel caso dei “figli del vero Dio” si verificasse un avvenimento così sorprendente, ciò nondimeno egli aveva ancora il pieno controllo e poteva mantenersi padrone della situazione. Egli è onnisapiente, onnipotente. Concedendo un tale esteso periodo di tempo prima della fine di quell’empio mondo, mostrò molta considerazione. Perché? Perché il decreto divino fu emanato vent’anni prima che Noè divenisse padre e a lui permise pure d’avere tre figli e a questi tre figli di crescere e sposarsi e di unirsi al loro padre nei preparativi necessari per sopravvivere al sovrastante diluvio. — Genesi 5:32; 7:11.

      I NEFILIM

      25, 26. Come fu chiamata la progenie dei matrimoni degli angeli e delle donne, e perché?

      25 I giorni dei matrimoni fra i passionali “figli del vero Dio” e le donne furono numerati. Ma era possibile che da questa confusione di nature fra spiriti materializzati e carnali creature femminili con facoltà procreative venisse qualche progenie? Riferendoci i fatti, Genesi 6:4 risponde:

      “I Nefilim mostrarono d’essere sulla terra in quei giorni, e anche dopo, quando i figli del vero Dio continuarono ad avere relazione con le figlie degli uomini ed esse partorirono loro dei figli: essi furono i potenti dell’antichità, gli uomini famosi”.

      26 I figli di questi matrimoni promiscui furono ibridi e furono chiamati Nefilim. Questo nome significa “Abbattitori”, per indicare che tali potenti figli ibridi abbattevano con violenza altri o causavano la caduta degli uomini più deboli. Ci volle considerevole tempo perché questi Nefilim fossero concepiti e nascessero e poi crescessero fino a intraprendere la loro carriera di violenza. Essendo ibridi, normalmente non erano in grado di riprodurre la loro specie promiscua.

      27. Che cosa Dio si propose di spazzare via dalla superficie della terra, e perché?

      27 La famiglia umana non trasse beneficio da una così intima unione dei disubbidienti materializzati “figli del vero Dio” con le creature umane. “Di conseguenza Geova vide che la malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo. E Geova si rammaricò d’aver fatto gli uomini sulla terra, e se ne addolorò nel suo cuore. Dunque Geova disse: ‘Io cancellerò gli uomini che ho creati dalla superficie della terra, dall’uomo all’animale domestico, all’animale che si muove e alla creatura volatile dei cieli, perché in effetti mi rammarico d’averli fatti’. Ma Noè trovò favore agli occhi di Geova”. (Genesi 6:5-8) Geova si rammaricò che l’uomo che Egli aveva creato fosse sceso così in basso moralmente e spiritualmente. Era deplorevole che sulla terra ci fossero uomini con tali personalità degradate. Questi erano quelli che Egli si propose di spazzare via dalla terra, ma non la razza umana di cui Noè era un giusto componente.

      28. Perché oggi possiamo esser grati che Dio si proponesse di porre fine a quello stato di violenza antidiluviano sulla terra?

      28 In netto contrasto con Noè e la sua famiglia, “la terra si rovinò alla vista del vero Dio e la terra fu piena di violenza. Dio vide dunque la terra, ed ecco, era rovinata, perché ogni carne aveva rovinato la sua via sulla terra”. (Genesi 6:11, 12) In quei giorni prima del Diluvio il mondo del genere umano era entrato nell’èra della violenza. Oggi il mondo è entrato in un’“èra di violenza”, come la chiamano gli osservatori, dall’anno 1914 E.V., anno in cui la prima guerra mondiale si scatenò in tutta la sua violenza. Quindi potremmo ben chiederci: Quale sarebbe oggi la condizione del mondo se Dio Onnipotente avesse fatto continuare senza interruzione l’“èra di violenza” che esisteva prima del Diluvio? Il pensiero delle possibilità ci fa rabbrividire. Molto prima d’ora la terra sarebbe divenuta un luogo troppo pericoloso per viverci. Possiamo esser grati che Dio si propose di porre fine a quell’“èra di violenza” antidiluviana.

      UN MONDO FINISCE, UNA RAZZA SOPRAVVIVE

      29. I comandi che Geova diede a Noè furono in armonia con quale proposito di Dio per la terra?

      29 Geova Dio si attenne al suo originale proposito di far pienamente abitare la terra da discendenti del primo uomo e della prima donna in condizioni paradisiache. Inoltre, la linea di discendenza che portava alla generazione del Messia doveva essere preservata. Conforme a ciò, Geova diede all’ubbidiente Noè comando di costruire un’arca (o, una cassa galleggiante) di tale ampiezza da contenere Noè e la sua famiglia e basilari esemplari di animali terrestri e creature volatili dei cieli come la colomba e il corvo. Nell’arca nessuno spazio fu occupato da un motore a vapore o da un motore Diesel e da provviste di combustibile per sospingere l’arca in qualche luogo; essa semplicemente galleggiò con i suoi occupanti vivi e con provviste di cibo sufficienti per un anno o più. — Genesi 6:13–7:18.

      30. Per rendere possibile tale diluvio planetario, quale fu sopra e intorno alla terra lo stato naturale sin dal secondo “giorno” creativo?

      30 Per capire le possibilità di un tale planetario diluvio d’acqua, dobbiamo immaginare di vedere lo stato di cose del nostro globo nel suo insieme. Sulla sua superficie erano masse di asciutto grandi e piccole, che emergevano dai mari. Al di sopra di tutto questo era una volta o distesa contenente l’atmosfera che il genere umano e altre creature viventi respiravano. Ma al di fuori di questo c’era una profonda volta acquea che circondava la terra come una fascia e che il Creatore aveva fatto sollevare nel secondo “giorno” creativo a un’altezza scientificamente accurata. Ivi rimase sospesa come un avvolgimento intorno al globo terrestre, per ricadere sulla terra solo secondo il proposito del Creatore e al Suo comando. (Genesi 1:6-8) Un ispirato commentatore biblico del primo secolo E.V. lo descrisse piacevolmente, dicendo: “Nei tempi antichi vi erano i cieli, e la terra era solidamente fuori dell’acqua e nel mezzo dell’acqua mediante la parola di Dio”. — 2 Pietro 3:5.

      31, 32. Che cosa mostrarono le statistiche di Noè riguardo al Diluvio?

      31 Il diluvio universale non è un mito che venga da fonti babiloniche. È un fatto storico che fino a questo giorno ha lasciato i suoi effetti sulla terra. Furono indicati data e tempo. Secondo il giornale di bordo o dell’arca di Noè, cominciò il diciassettesimo giorno del secondo mese dell’anno lunare, nel seicentesimo anno della sua vita.

      32 Quindi Noè annotò che la precipitazione dell’acqua dai cieli continuò per quaranta giorni. Anche le cime dei monti di allora furono coperte dalle acque del diluvio per una profondità di quindici cubiti. Il diciassettesimo giorno del settimo mese lunare l’arca toccò terra sui monti di Ararat. Secondo la potenza del Creatore, nella crosta esterna del globo terrestre si formarono nuovi bacini per raccogliere le acque diluviane che si prosciugavano. Il primo giorno del primo mese del nuovo anno lunare il processo di prosciugamento fu completato. Il ventisettesimo giorno del secondo mese del nuovo anno lunare, o un anno lunare e dieci giorni dopo l’inizio del diluvio, Dio disse a Noè di uscire dall’arca e di farne venire fuori anche tutti gli animali. — Genesi da 7:11 a 8:19.

      33. Che cosa perì nel Diluvio, e che cosa sopravvisse?

      33 In questo modo, sotto la protezione divina, la razza umana discendente da Adamo sopravvisse al diluvio universale, ma un mondo empio o un mondo di persone empie giunse alla fine. Ciò significò anche che furono distrutti quegli infami ibridi Nefilim, essendo essi carnali come tutto il resto del genere umano. Con linguaggio semplice e comprensibile, l’ispirato commentatore biblico del primo secolo lo descrisse correttamente, dicendo:

      “[Dio] non si trattenne dal punire il mondo antico, ma conservò Noè, predicatore di giustizia, con sette altri quando portò il diluvio su un mondo di empi; . . . mediante tali mezzi il mondo di quel tempo subì la distruzione quando fu inondato dall’acqua”. — 2 Pietro 2:5; 3:6.

      34. Secondo Mosè, che cosa accadde alle creature viventi che erano sulla terra e a quelle che erano nell’arca?

      34 Questo è in armonia con la dichiarazione del profeta Mosè: “Tutto ciò nelle cui narici era attivo l’alito della forza della vita, cioè tutto ciò che era sulla terra asciutta, morì. Così cancellò ogni cosa esistente che era sulla superficie della terra, dall’uomo alla bestia, all’animale che si muoveva e alla creatura volatile dei cieli, ed essi furono cancellati dalla terra; e sopravvivevano solo Noè e quelli che erano con lui nell’arca. E le acque continuarono a prevalere sulla terra per centocinquanta giorni”. — Genesi 7:22-24.

      35. Se non vogliamo essere riservati al “giorno cattivo” dell’esecuzione del giudizio di Dio, che cosa dobbiamo ora fare, come Noè?

      35 Questo diluvio di proporzioni universali fu davvero un “atto di Dio”. In maniera drammatica illustra un punto che noi oggi dovremmo prendere a cuore. Quale? “Geova sa liberare le persone di santa devozione dalla prova, ma riservare gli ingiusti al giorno del giudizio perché siano stroncati”. (2 Pietro 2:9) “Geova ha fatto ogni cosa per il suo scopo, sì, pure il malvagio per il giorno cattivo”. (Proverbi 16:4) Or dunque, se non desideriamo essere riservati al “giorno cattivo” che si avvicina rapidamente, al “giorno” stabilito da Geova stesso per eseguire il suo giusto giudizio contro tutte le persone ingiuste sulla terra, ci conviene ‘camminare con Dio’, come fece Noè, conformandoci al Suo proposito.

      36. (a) Al Diluvio, che cosa accadde ai Nefilim? (b) Inoltre, quali conseguenze subirono i “figli del vero Dio” che erano stati disubbidienti?

      36 Al Diluvio, il giudizio divino non fu eseguito solo contro gli uomini ingiusti e i Nefilim, ma il meritato giudizio fu attuato anche contro quei disubbidienti “figli di Dio”. È vero che, quando il Diluvio prevalse sull’intera terra, quei “figli del vero Dio” lasciarono le loro mogli e le loro famiglie e si smaterializzarono senza annegare. Ma che accadde quando tornarono nella loro condizione spirituale, che era il loro proprio luogo di dimora? Ripresero quindi la precedente intimità che avevano avuta con Dio? Fu la loro relazione con Lui uguale a quella precedente? Continuarono a essere nella sua santa organizzazione celeste ancora come “figli del vero Dio”? No; ma in queste disubbidienti creature spirituali vediamo l’origine dei “demoni (indipendentemente da Satana il Diavolo) di cui parla il profeta Mosè. (Deuteronomio 32:17; anche Salmo 106:37) Ma i commentatori biblici del primo secolo sono più specifici in quanto al modo in cui Geova Dio trattò quegli spiriti disubbidienti, dicendo:

      “Gli angeli che non mantennero la loro posizione originale ma abbandonarono il proprio luogo di dimora egli li ha riservati al giudizio del gran giorno con legami sempiterni, sotto dense tenebre”. (Giuda 6) “Gli spiriti in prigione, che una volta erano stati disubbidienti quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre era costruita l’arca, in cui alcune persone, cioè otto anime, furono salvate attraverso l’acqua”. (1 Pietro 3:19, 20) “Dio non si trattenne dal punire gli angeli che peccarono, ma, gettandoli nel Tartaro, li consegnò a fosse di dense tenebre per esser riservati al giudizio”. — 2 Pietro 2:4.

      37. Tornati che furono nel reame spirituale, in quale stato vennero a trovarsi i “figli del vero Dio” che erano stati disubbidienti?

      37 Così la smaterializzazione dei disubbidienti “figli del vero Dio” e il loro ritorno nel reame spirituale non li trasformarono di nuovo in angeli santi. Essi si trovarono dalla parte di Satana il Diavolo, l’originale ribelle contro Geova Dio. Non erano più adatti per un luogo nell’organizzazione celeste di Geova paragonata a una moglie e composta di santi, ubbidienti “figli del vero Dio”. Per questa ragione furono degradati allo stato di “demoni”. Di questo basso stato privo di onore si parlò appropriatamente come del Tartaro, nome preso a prestito dalla lingua greca. La versione siriaca della Bibbia ne parla come dei “luoghi infimi”. (Si veda anche Giobbe 40:15; 41:23 nella versione greca dei Settanta). Quegli spiriti disubbidienti non furono più favoriti con la luce spirituale come quella che Dio ritenne opportuno conferire ai suoi fedeli figli angelici. In questo modo furono gettati in dense tenebre e vi furon tenuti come in “legami sempiterni”, perché fossero riservati al “giudizio del gran giorno”. Così non possono impartire al genere umano nessuna vera luce.

      38. Di chi divennero il “seme” quegli spiriti disubbidienti, e in che modo operano per ingannare e asservire gli uomini?

      38 Tali spiriti disubbidienti divennero l’invisibile “seme” del grande Serpente, Satana il Diavolo. Che fossero messi in tartaree “fosse di dense tenebre” insieme a Satana il Diavolo non fu la ferita alla testa del serpente per opera del promesso “seme” della celeste “donna” di Dio. Il santo “seme” non era stato ancora generato, e quegli imprigionati spiriti malvagi erano ansiosi di sapere chi sarebbe stato per potersi unire nell’azione di ferire il “calcagno” di quel “seme”. (Genesi 3:15) Per tale motivo quegli spiriti malvagi al comando di Satana loro capo si tennero presso il genere umano, per ingannarlo e farlo volgere contro il “seme” quando fosse arrivato. Essi cercano di comunicare con gli uomini per mezzo di medium spiritici, poiché a loro stessi è impedita l’ulteriore materializzazione carnale. Pretendono d’essere “anime private del corpo” di uomini deceduti. Ossessionano o sconvolgono e importunano le persone di mente debole, e perfino si impossessano delle persone che acconsentono. Il profeta Mosè fu ispirato ad avvertire il popolo di Dio di non avere nulla a che fare con tali demonici nemici di Dio. (Deuteronomio 18:9-13) Guardatevi dunque dallo spiritismo!

      39. Se non ai demoni, a chi dovremmo quindi rivolgerci per essere illuminati spiritualmente?

      39 Siccome desideriamo essere illuminati sull’“eterno proposito” di Geova Dio, dobbiamo evitare quelle spiritiche potenze delle tenebre che accecano la maggioranza del genere umano rispetto alla verità di Dio. La scritta Parola di Dio, la Sacra Bibbia, è per noi il canale della luce spirituale, secondo le ispirate parole del salmista, che disse a Geova Dio: “La tua parola è una lampada al mio piede, e una luce al mio cammino”. — Salmo 119:105.

      40. Nonostante la ribellione degli uomini e degli angeli, che cosa c’è per mostrare la lealtà e la cooperazione dell’organizzazione celeste di Dio?

      40 Alla luce della Parola di Dio abbiamo considerato i primi 1.656 anni dell’esistenza umana sulla terra, dalla creazione di Adamo fino al diluvio del giorno di Noè. Nonostante la ribellione sia degli angeli che degli uomini, l’immutabile Dio si attenne al primo proposito che formò riguardo al genere umano sulla terra. Malgrado un taciuto numero di angeli cedesse al desiderio egoistico ed essi peccassero e dovessero venire espulsi dalla sua organizzazione celeste paragonata a una moglie, questi non sono da confrontare con quelli che Gli rimasero fedeli entro la sua santa organizzazione, come una moglie fedele verso un marito amorevole. Millenni dopo il profeta Daniele vide in visione cento milioni di angeli leali che ancora rendevano servizio all’Iddio Altissimo, “l’Antico dei Giorni”. (Daniele 7:9, 10) Questa “donna” celeste, la futura madre del predetto “seme”, era in “inimicizia” con il grande Serpente, Satana il Diavolo, e con il suo “seme”. Essa era decisa a cooperare con Geova Dio perseguendo fermamente il nuovo proposito ch’egli aveva annunciato di generare a suo tempo un “seme”.

      41. Che cosa Satana tentò malignamente di provare dinanzi a tutta la creazione, e vi riuscì completamente anche prima del Diluvio?

      41 Sulla terra e nel Paradiso di Delizie, alla loro creazione nella perfezione umana Adamo ed Eva erano stati resi parte visibile dell’organizzazione universale di Geova. Sotto la tentazione non avevano mantenuto la loro integrità verso il loro Creatore, il loro Padre celeste. Condannati a morte, furono espulsi dall’organizzazione universale di Geova e non furono più considerati Suoi figli. Ma che ne sarebbe stato della loro progenie? A giudicare da Adamo ed Eva che avevano infranto la loro integrità, la loro progenie nata nell’imperfezione ed erede del peccato non sarebbe stata in grado di mantenere verso il Creatore l’integrità sotto la tentazione e la pressione del grande Serpente, Satana il Diavolo. È ovvio che Satana il Diavolo tentava di provare dinanzi a tutta la creazione in cielo e sulla terra che non ci sarebbe riuscito nessuno d’essi. Lo poté provare, anche prima del Diluvio? Il racconto biblico che esprime sull’argomento il punto di vista di Dio mostra che almeno tre uomini mantennero la loro integrità, cioè Abele, Enoc e Noè.

      42, 43. (a) I casi di Abele, Enoc e Noè stabilirono quale prova? (b) Come la previsione di Geova fu accurata in quanto a provvedere ulteriore prova?

      42 Quei tre fedeli uomini timorati di Dio sostennero la sovranità universale di Geova loro Creatore. Essi diedero prova che Satana il Diavolo è un presuntuoso bugiardo quando sostiene che Dio Onnipotente non possa mettere sulla terra un uomo che, nemmeno in un ambiente paradisiaco, mantenga verso Geova l’integrità se sottoposto alle tentazioni e alle pressioni di Satana il Diavolo. I casi di Abele, Enoc e Noè provano che Dio il Creatore fu giustificato lasciando continuare a esistere sulla terra la razza umana, discesa dai peccatori Adamo ed Eva. Altri uomini, oltre alle donne, sarebbero comparsi in aggiunta ad Abele, Enoc e Noè nelle file del genere umano mentre la vita umana continuava sulla terra fuori del Paradiso, accumulando così altre prove contro le menzogne e le calunnie del Diavolo contro Dio.

      43 La previsione di Geova fu accurata, e il suo proposito doveva avere successo. Il suo proposito messianico che fu annunciato alla presenza del grande Serpente nel giardino di Eden aggiunse forza all’originale proposito di Dio e ne rese sicuro l’adempimento. La sovranità universale di Dio sulla terra, come fu potentemente dimostrato nel diluvio universale, non cesserà mai sul genere umano.

  • La linea di discendenza umana del “Seme”
    L’“eterno proposito” di Dio ora trionfa per il bene dell’uomo
    • Capitolo VII

      La linea di discendenza umana del “Seme”

      1. Perché i casi di Abele, Enoc e Noè resero più disperato Satana il Diavolo nella sua intenzione di rovinare il promesso “seme”?

      ALLA base dell’“eterno proposito” di Dio è il “seme” che dev’essere generato dalla “donna” di Dio. La controversia che cominciò nel giardino d’Eden fra Satana e Dio si imperniò su questo misterioso “seme”. Dovette essere così, perché questo “seme” doveva a suo tempo esser generato per ferire la testa del grande Serpente, e Satana il Diavolo sapeva che la “testa” a cui si faceva riferimento era la sua. (Genesi 3:15) Satana era deciso a infrangere l’integrità del “seme” avvenire e a renderlo così inidoneo per il proposito di Dio. Al Diluvio la prima ripresa della contestazione fra Satana e Dio ebbe termine, ma con una esibizione contro Satana. Egli non era riuscito a infrangere l’integrità di almeno tre uomini che eran discesi da quel primo uomo e da quella prima donna di cui aveva tramato di rovinare l’integrità. Abele, Enoc e Noè avevano indebolito il fiducioso atteggiamento di Satana e l’avevan reso più disperato nella sua intenzione di rovinare il “seme”.

      2. Oggi il genere umano dovrebbe esser grato che Noè dopo il diluvio gli diede quale specie di inizio nella vita? Come mai?

      2 Dopo la fine del Diluvio i successivi seicentocinquantotto anni dovevano risultare molto rivelatori circa i particolari del “seme” della “donna” di Dio. Dopo il diluvio tutto il genere umano ha potuto seguire fino a oggi la sua discendenza a cominciare da Noè il costruttore dell’arca che sopravvisse al diluvio. Così al mondo del genere umano fu dato ora un giusto inizio, poiché Noè “camminò col vero Dio”. (Genesi 6:9) Per eredità egli fu imperfetto, ma, moralmente, fu dinanzi a Dio irreprensibile, senza difetto. Quale gratitudine dovremmo provarne noi, suoi discendenti! Subito dopo che uscì dall’arca e mise piede sul monte Ararat, Noè condusse il genere umano nell’adorazione verso il Preservatore del genere umano, Geova Dio.

      “Noè edificava un altare a Geova e prendeva alcune di tutte le bestie pure e di tutte le creature volatili pure e offriva olocausti sull’altare. E Geova sentiva un odore riposante, e Geova disse dunque in cuor suo: ‘Io non invocherò più il male sulla terra a motivo dell’uomo, perché l’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia sin dalla sua giovinezza; e non colpirò più ogni cosa vivente proprio come ho fatto. Per tutti i giorni che la terra durerà, sementa e mietitura, e freddo e caldo, ed estate e inverno e giorno e notte, non cesseranno mai’”. — Genesi 8:20-22; si paragoni Isaia 54:9.

      3. Come la profezia che Lamec pronunciò alla nascita di Noè risultò veritiera, e di che cosa l’arcobaleno divenne un simbolo?

      3 La profezia che Lamec padre di Noè pronunciò su di lui alla sua nascita risultò giustificata. (Genesi 5:29) La maledizione divina pronunciata sulla terra fuori del giardino d’Eden dopo la trasgressione di Adamo fu tolta, e Noè (il cui nome significa “Riposo”) dai suoi olocausti fece ascendere a Dio un odore riposante, inducendo Dio a invocare per il genere umano un riposo dalla fatica di coltivare la terra maledetta. Dio fece anche apparire il primo arcobaleno di cui si narri alla luce del sole che ora risplendeva direttamente sulla terra a causa della rimozione della volta acquea. Riferendosi a quell’arcobaleno come a un segno di garanzia, Geova promise che “le acque non diverranno più un diluvio per ridurre in rovina ogni carne”. Non ci sarà più un diluvio d’acqua. — Genesi 9:8-15.

      4. Essendo i tre figli di Noè e le loro mogli sopravvissuti al diluvio con Noè, quale domanda ora sorse circa il promesso “seme”?

      4 Sem, Cam e Iafet, i tre figli di Noè, e le loro mogli sopravvissero con lui e con sua moglie. Quale di questi tre figli sarebbe stato ora colui dal quale sarebbe venuta la linea di discendenza che avrebbe portato alla comparsa del “seme” della “donna” di Dio sulla terra? La scelta da fare avrebbe influito diversamente sulle tre razze che sarebbero discese dai tre patriarchi, Sem Cam e Iafet. La profezia che Dio ispirò Noè a pronunciare sui suoi tre figli in un’occasione critica stabilì in quale modo si sarebbero manifestati il favore e la benedizione divini. Quale ne fu la base?

      5. Che cosa indusse Noè a pronunciare una maledizione su Canaan figlio di Cam?

      5 Ubbidendo al comando che Dio aveva dato ai figli di Noè onde portassero frutto sulla terra, Sem generò Arpacsad due anni dopo l’inizio del diluvio. (Genesi 11:10) A suo tempo Cam generò Canaan. (Genesi 9:18; 10:6) Qualche tempo dopo la nascita di Canaan ci fu un’occasione in cui Noè, per qualche motivo non dichiarato, si ubriacò col vino della sua vigna. Cam entrò nella tenda di Noè e vide che giaceva scoperto, nudo, ma non fece nulla per nascondere la nudità del padre. Anzi, lo riferì a Sem e a Iafet. Con dovuto rispetto per il loro padre, Sem e Iafet si rifiutarono di guardare la nudità di Noè, e camminando con le spalle voltate verso il loro padre, stesero su di lui un panno. Non approfittarono della nudità del loro padre, e mostrarono e mantennero il loro alto rispetto verso di lui come loro padre e come profeta di Geova.

      “Infine Noè si svegliò dal suo vino e seppe ciò che gli aveva fatto il suo figlio più giovane. Allora disse: ‘Maledetto sia Canaan. Divenga il più basso schiavo dei suoi fratelli’. E aggiunse: ‘Benedetto sia Geova, il Dio di Sem, e Canaan gli divenga schiavo. Dio conceda ampio spazio a Iafet, e risieda nelle tende di Sem. Canaan divenga schiavo anche a lui’”. — Genesi 9:20-27.

      6. Secondo la profezia di Noè, da quale figlio doveva venire la linea di discendenza del Messia?

      6 Noè era sobrio quando pronunciò queste parole. Non maledisse l’intera razza discesa da Cam, a causa della mancanza di rispetto di Cam, specialmente verso il profeta di Dio. Dio ispirò dunque Noè a maledire un solo figlio di Cam, cioè Canaan, i cui discendenti presero residenza nel paese di Canaan in Palestina. I Cananei divennero in effetti schiavi dei discendenti di Sem, quando Dio condusse gli Israeliti nel paese di Canaan secondo la promessa che aveva fatta ad Abraamo l’Ebreo. Sem visse cinquecentodue anni dopo l’inizio del Diluvio, così che la sua vita si sovrappose a quella di Abraamo di centocinquant’anni. (Genesi 11:10, 11) Noè dichiarò che Geova era l’Iddio di Sem. Geova doveva esser benedetto, perché era il Suo timore a far mostrare a Sem dovuto rispetto verso Noè quale profeta di Dio. Iafet doveva esser trattato come un ospite nelle tende di Sem, e non come uno schiavo a somiglianza di Canaan. Così, essendo ospite di suo fratello Iafet, Sem era considerato superiore a lui nell’enunciazione della profezia. In armonia con ciò, la linea di discendenza di Sem doveva condurre al Messia.

      FONDATA BABILONIA

      7. Quale nipote di Cam stabilì il primo Impero Babilonese, e come?

      7 Un altro discendente di Cam che non fece una buona riuscita fu suo nipote Nimrod. Sopravvissuto all’inizio del diluvio per trecentocinquant’anni, Noè visse in modo da vedere l’ascesa e senza dubbio la rovina di questo suo pronipote. (Genesi 9:28, 29) Nimrod fondò un’organizzazione che agiva come la parte visibile del “seme” del grande Serpente, Satana il Diavolo. Genesi 10:8-12 dice: “E Cus generò Nimrod. Egli cominciò a divenire potente sulla terra. Si mostrò potente cacciatore in opposizione a Geova. Perciò c’è un detto: ‘Proprio come Nimrod potente cacciatore in opposizione a Geova’. E il principio del suo regno fu Babele ed Erec e Accad e Calne, nel paese di Sinar. Da quel paese andò in Assiria e si mise a edificare Ninive e Reobot-Ir e Cala e Resen fra Ninive e Cala: questa è la gran città”. Secondo ciò, Nimrod stabilì il primo Impero Babilonese.

      8, 9. (a) Perché Geova non scelse Babele come la città su cui porre il suo nome? (b) A Babele la lingua di chi non fu mutata?

      8 Fu a Babele (chiamata Babilonia dagli Ebrei di lingua greca) che avvenne la confusione della lingua del genere umano, quando Geova Dio mostrò la sua disapprovazione per la costruzione della città e in essa di una falsa torre religiosa, perché i costruttori si eran proposti di farsi un nome celebre e di non ‘disperdersi in tutta la superficie della terra’. Essi non previdero la decadenza delle città che oggi ha luogo. (Genesi 11:1-9) Benché fosse sulla terra il primo impero, questo Impero Babilonese di Nimrod non divenne la Prima Potenza Mondiale della storia biblica. Lo divenne l’antico Egitto. La potenza politica di Babele si indebolì, perché i suoi costruttori, ora disuniti dalle diverse lingue, furon così da Geova fatti spargere in tutta la terra.

      9 Geova Dio non scelse Babilonia come la città su cui porre il suo nome. Noè e il suo figlio benedetto Sem non presero parte alla costruzione di Babele e della sua torre di falsa religione, e la loro lingua non fu confusa.

      10, 11. (a) Ai giorni di Sem la linea di discendenza del promesso “seme” fu ristretta a quale dei suoi discendenti? (b) Questo fu indicato da quale rivelazione, a chi?

      10 Due anni dopo la morte di Noè nel 2020 a.E.V., Abraamo nacque nella linea di discendenza di Sem, che era ancora vivo. Questo discendente diede prova d’essere un adoratore di Geova, l’Iddio di Sem. Sem poté provare grande soddisfazione quando apprese la rallegrante rivelazione che Geova aveva fatta ad Abraamo. Questo provò che Geova si atteneva al suo “eterno proposito” formato nel giardino di Eden dopo la trasgressione di Eva e Adamo. Ciò restrinse la venuta del “seme” della “donna” di Dio alla linea di discendenza di Abraamo, di fra tutti i discendenti di Sem. Ma quale rivelazione Dio aveva fatta ad Abraamo, che in quel tempo si chiamava Abramo?

      11 Abramo (Abraamo) era in Mesopotamia, nella città di Ur dei Caldei non lontano da Babilonia (Babele), quando gli fu fatta la rivelazione. Genesi 12:1-3 ci narra: “E Geova diceva ad Abramo: ‘Esci dal tuo paese e dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre e va al paese che io ti mostrerò; e farò di te una grande nazione e ti benedirò e di sicuro farò grande il tuo nome; e mostrati una benedizione. E di sicuro benedirò quelli che ti benediranno, e maledirò colui che invocherà su di te il male, e tutte le famiglie della terra per certo si benediranno per mezzo di te’”.

      12. Per chi quella rivelazione fu una “buona notizia”, e quale èra può dirsi che cominciò a quella rivelazione?

      12 “Tutte le famiglie della terra”, questo comprende oggi le nostre famiglie di questo ventesimo secolo! Quelli delle nostre famiglie si possono procurare una benedizione per mezzo di questo antico Abramo (Abraamo)! Questa è una buona notizia, veramente! E fu presentata allora nel ventesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare, dopo il Diluvio, a quel remoto mondo del genere umano. Ciò che questo significava è commentato in seguito da queste ispirate parole: “Sicuramente sapete che quelli che aderiscono alla fede, quelli son figli di Abraamo. Ora la Scrittura, vedendo in anticipo che Dio avrebbe dichiarato giuste le persone delle nazioni a motivo della fede, dichiarò in precedenza la buona notizia ad Abraamo, cioè: ‘Per mezzo di te tutte le nazioni saranno benedette’”. (Galati 3:7, 8) In vista di ciò può giustamente dirsi che l’Èra della Buona Notizia (l’Era Evangelica, come alcuni potrebbero volerla chiamare) cominciò in quel tempo poco prima che Abraamo ubbidisse al comando divino.

      13. (a) Qual era lo stato della carne di Abraamo quando gli fu rivolto il comando di Dio, e che cosa fu dunque a contare presso Dio? (b) Quando Abraamo attraversò il fiume Eufrate?

      13 Un fatto che qui bisogna notare è anche che, al tempo in cui Dio lo scelse perché fosse il canale di benedizione per tutte le famiglie e le nazioni, Abraamo non era circonciso nella carne. Il comando che Dio gli diede di circoncidere se stesso e i maschi della sua casa non giunse che almeno ventiquattro anni dopo, l’anno avanti la nascita del suo figlio Isacco (1918 a.E.V.). Se non fu la condizione carnale di Abraamo, che cosa fu, dunque, a contare presso Dio? Fu la fede di Abraamo. Geova Dio sapeva che Abraamo aveva fede in Lui. Non invano Egli emanò ad Abraamo il comando di lasciare la sua patria. Abraamo partì prontamente e con la sua casa si trasferì verso nord-ovest ad Haran, e di lì, dopo la morte in Haran di suo padre Tera, attraversò il fiume Eufrate e si spostò verso il paese che Dio stava per mostrargli. Egli attraversò il fiume Eufrate il 14 Nisan nella primavera dell’anno 1943 a.E.V., o 430 anni prima della celebrazione della prima Pasqua dei discendenti di Abraamo in Egitto. — Esodo 12:40-42; Galati 3:17.

      14. Geova che cosa disse ad Abraamo nel paese di Canaan, e dopo ciò che cosa fece Abraamo?

      14 Il profeta Mosè ne fece la narrazione, scrivendo: “Allora Abramo andò proprio come Geova gli aveva parlato, e Lot andò con lui. E Abramo aveva settantacinque anni quando uscì da Haran. Abramo prese dunque Sarai sua moglie e Lot figlio di suo fratello e tutti i beni che avevano accumulati e le anime che avevano acquistate in Haran, e uscirono per andare al paese di Canaan. Infine giunsero nel paese di Canaan. E Abramo attraversò il paese fino al luogo di Sichem, vicino ai grossi alberi di More; e in quel tempo i Cananei erano nel paese. Geova apparve ora ad Abramo e disse: ‘Darò questo paese al tuo seme’. Dopo ciò edificò lì un altare a Geova, che gli era apparso”. — Genesi 12:4-7; Atti 7:4, 5.

      15. Perché la promessa di un “seme” che Dio fece ad Abraamo richiedeva un miracolo, e questo esigeva quale miracolo ancora più grande?

      15 Così, nonostante che in quel tempo Abramo, all’età di settantacinque anni, non avesse nessun figlio, nessun bambino dalla sua moglie sessantacinquenne Sarai, tuttavia Geova promise che Abramo avrebbe avuto un seme o progenie, a cui Geova avrebbe dato il paese di Canaan. Abramo accettò con fede questa promessa divina. Dato che, secondo le femminili facoltà di riproduzione di quel tempo, questo era come promettere un miracolo. Ventiquattro anni dopo, quando Abraamo udì che doveva avere un figlio da sua moglie Sara rise e in cuor suo disse: “Nascerà un figlio a un uomo di cent’anni, e Sara, sì, una donna di novanta anni, partorirà?” (Genesi 17:17; 18:12-14) Se questo era “straordinario”, ancor più meraviglioso sarebbe stato il miracolo che avrebbe adempiuto la profezia divina di Genesi 3:15. Questo accadeva perché la “donna” di Dio era celeste e il promesso “seme” di lei sarebbe stato celeste e ciò nondimeno quel “seme” sarebbe stato collegato con la terrestre linea di discendenza di Abraamo. In questo modo tale “seme” della “donna” di Dio si sarebbe potuto chiamare “il seme di Abraamo”, sì, “figlio di Abraamo”.

      16. La promessa di Dio di far venire da Abraamo e Sara nazioni e re quali domande fece sorgere riguardo al “seme”?

      16 Al tempo in cui Dio, mediante il suo angelo, assicurò ad Abraamo che doveva avere da sua moglie Sara un figlio, a cui si doveva mettere nome Isacco, Dio disse ad Abraamo: “Davvero ti renderò assai, assai fecondo e ti farò divenire nazioni, e da te usciranno dei re. . . . E io per certo la benedirò [Sara] e anche ti darò da lei un figlio; e io per certo la benedirò ed ella diverrà nazioni; re di popoli verranno da lei”. (Genesi 17:6, 16) Or dunque, quale di quelle “nazioni” sarebbe stata la nazione favorita da Geova? Avrebbe avuto essa un re? Il “seme” della “donna” di Dio sarebbe divenuto quel re? Non è che naturale fare tali domande.

      MELCHISEDEC

      17. Quale fu il più notevole contatto con i re del paese di Canaan nella carriera di Abraamo, e perché Abraamo gli pagò un decimo?

      17 Prima di ciò, Abraamo aveva avuto contatto con re terreni. Il più significativo di tali contatti c’era stato quando aveva incontrato il notevole re del paese di Canaan. Abraamo aveva appena dovuto liberare suo nipote Lot dalle mani di quattro re che avevano invaso il paese di Canaan, sconfiggendo cinque suoi re e portando via prigionieri, compreso Lot. Quando tornò, dopo avere sconfitto quei quattro re predoni, Abraamo si appressò alla città di Salem, sui monti a ovest del mar Morto. “E Melchisedec re di Salem portò pane e vino, ed era sacerdote dell’Iddio Altissimo. Quindi lo benedisse, dicendo: ‘Benedetto sia Abramo dall’Iddio Altissimo, che ha fatto il cielo e la terra; e benedetto sia l’Iddio Altissimo, che ha consegnato i tuoi nemici oppressori nella tua mano!’ Allora Abramo gli diede un decimo di ogni cosa”. (Genesi 14:18-20) Poiché, come Melchisedec disse ad Abraamo, l’Iddio Altissimo aveva consegnato nella mano di Abraamo i suoi oppressori, era più che appropriato che Abraamo desse un decimo di tutte le spoglie a Melchisedec, sacerdote dell’Iddio Altissimo.

      18. Perché la benedizione che Melchisedec diede ad Abraamo non fu un’espressione vuota, e come Davide mostrò l’importanza che quel personaggio ha nel proposito di Dio?

      18 La benedizione che Melchisedec diede ad Abraamo non fu un’espressione vuota. Valeva per qualche cosa, ed era conforme alla promessa di Geova che Abraamo doveva essere una benedizione per tutte le famiglie della terra: tutte le famiglie si sarebbero dovute procurare una benedizione per mezzo di lui. (Genesi 12:3) Questo misterioso re-sacerdote Melchisedec, sebbene se ne faccia nella storia tale scarsa menzione, non fu perduto di vista. Novecento anni dopo l’Iddio Altissimo ispirò un altro re di Salem, re Davide di Gerusalemme, a profetizzare e a mostrare quanto Melchisedec fosse stato significativo entro il proposito dell’Iddio Altissimo. Secondo ciò, Melchisedec fu la prefigurazione di un re ancor più grande, uno perfino più grande di Davide, uno che lo stesso Davide sarebbe stato costretto a chiamare “mio Signore”. Questo prefigurato re non poté essere altri che il Messia, il “seme” della “donna” di Dio. Così, sotto il potere dello spirito santo di Dio, Davide scrisse, in Salmo 110:1-4:

      “Espressione di Geova al mio Signore: ‘Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi’. La verga della tua forza Geova manderà da Sion, dicendo: ‘Sottoponi in mezzo ai tuoi nemici’. Il tuo popolo si offrirà volenterosamente nel giorno delle tue forze militari. Negli splendori della santità, dal seno dell’aurora, hai la tua compagnia di giovani proprio come le gocce di rugiada. Geova ha giurato (e non si rammaricherà): ‘Tu sei sacerdote a tempo indefinito secondo la maniera di Melchisedec!’”

      19. Di chi sarebbe stato il discendente colui che secondo la profezia sarebbe stato mandato dal monte Sion a brandire la verga della forza, e perché Davide non profetizzava di re che sarebbero venuti da Salomone a Sedechia?

      19 Notate il significato di queste ispirate parole. Il fatto che il re Davide disse che Geova avrebbe mandato da Sion la verga della forza del Re indica come il Re sarebbe stato un discendente carnale di Davide. Secondo il patto che Geova aveva stipulato con Davide per un regno eterno, nessuno si sarebbe assiso come re sul monte Sion per brandire uno scettro di forza simile a una verga eccetto un discendente carnale di Davide. (2 Samuele 7:8-16) Quindi, questi la verga della cui forza sarebbe stata mandata da Sion sarebbe stato chiamato “figlio di Davide”. Ma in questo caso Davide non si riferiva profeticamente a suo figlio, re Salomone, il quale fu il più glorioso re della discendenza di Davide ad assidersi sul trono sopra il monte Sion e a regnare sopra tutte le dodici tribù del suo popolo. Davide non si rivolse mai a suo figlio Salomone come “mio Signore”, né a nessun altro dei re che si assisero su Sion dopo Salomone fino al re Sedechia. Per giunta, né Salomone né alcuno dei successivi re che si assisero sul monte Sion furono sacerdoti e anche re, come lo fu Melchisedec. — 2 Cronache 26:16-23.

      20. Come questo personaggio profetico, pur essendo figlio di Davide, sarebbe stato tuttavia “Signore” di Davide?

      20 Comunque, poiché questo promesso governante doveva essere un “figlio” del re Davide, perché si sarebbe Davide riferito a lui come al “mio Signore”? Questo era da attribuire al fatto che questo notevole “figlio di Davide” sarebbe stato un re molto più grande di Davide. Sebbene Davide sedesse sul “trono di Geova” sul terrestre monte Sion, egli non ascese mai in cielo, nemmeno alla sua morte, per sedere alla “destra” di Geova. Ma colui che sarebbe divenuto il “Signore” di Davide vi si sarebbe assiso. Al suo posto reale in cielo alla destra di Geova ci si poteva riferire come al monte Sion celeste perché era raffigurato dal monte Sion terrestre, che una volta era entro le mura di Gerusalemme ma oggi non più. Come disse Geova stesso, in Salmo 89:27, riguardo al Messia: “Inoltre, io stesso lo porrò come primogenito, il più alto dei re della terra”. Non solo sarebbe stato un regale Signore più alto di Davide, ma sarebbe anche stato per sempre “sacerdote” dell’Iddio Altissimo, come Melchisedec il re dell’antica Salem. — Salmo 76:2; 110:4.

      21. Perché il nome di Abraamo sarebbe dunque divenuto grande?

      21 In quel lontano ventesimo secolo a.E.V., Abraamo non si rese conto che i “re” dei quali egli e sua moglie Sara sarebbero divenuti gli antenati avrebbero incluso il re messianico prefigurato da Melchisedec, a cui Abraamo pagò la decima di tutte le spoglie della vittoria. Non c’è da meravigliarsi se il nome di Abraamo doveva divenire grande a causa della sua relazione con un tale Re-Sacerdote! Non c’è da meravigliarsi se per mezzo di questo Re-Sacerdote simile a Melchisedec tutte le famiglie della terra si sarebbero benedette o si sarebbero procurate una benedizione mediante Abraamo! — Genesi 12:3.

      “AMICO” DI DIO

      22. Come illustrò Dio che la Sua nazione eletta sarebbe venuta dal figlio ed erede naturale di Abraamo?

      22 Dopo il vittorioso incontro di Abraamo con i quattro re invasori, Dio promise ad Abraamo la necessaria protezione e anche che il suo “erede” sarebbe stato un suo figlio naturale. Che la nazione eletta di Dio venisse da questo figlio ed erede, Dio lo assicurò ad Abraamo per mezzo di un’illustrazione: “Ora lo fece uscire e gli disse: ‘Guarda in alto, suvvia, nei cieli e conta le stelle, se sei in grado di contarle’. E proseguì, dicendogli: ‘Così diverrà il tuo seme’. E ripose fede in Geova; ed egli glielo attribuiva a giustizia”. — Genesi 15:1-6.

      23. In base a che cosa fu attribuita ad Abraamo la giustizia, e per che cosa fu egli giustificato?

      23 Non dimentichiamo che, in questo tempo, Abraamo era ancora un Ebreo incirconciso. Quindi, la giustizia non poté essere attribuita ad Abraamo a causa della circoncisione nella carne; gli fu attribuita a causa della sua fede in Geova, che rivelava ad Abraamo parte del Suo proposito. Abraamo fu dunque considerato giusto dinanzi a Dio; fu così giustificato per l’amicizia con Geova Dio. Secoli dopo il re Giosafat di Gerusalemme chiamò Abraamo l’amico o “amante” di Geova. Ancora più tardi, per mezzo del profeta Isaia, Geova parlò di lui come di “Abraamo mio amico”. (2 Cronache 20:7; Isaia 41:8) Questo prova quanto preziosa, quanto vitale sia realmente la fede in Geova riguardo al suo “seme”.

      24. Come Abraamo generò Ismaele, e come generò poi Isacco?

      24 Nell’anno 1932 a.E.V., per suggerimento della sua sterile moglie anziana Sara, Abraamo ebbe un figlio dalla fanciulla egiziana Agar schiava di lei e gli mise nome Ismaele. (Genesi 16:1-16) Tredici anni dopo, nel 1919 a.E.V., Geova disse ad Abraamo che Ismaele non doveva servire da vero “seme”, ma sarebbe stato scelto come “seme” un figlio della sua vera moglie Sara. Sarebbe stato un figlio della donna libera. E così, l’anno dopo, nacque Isacco quando Sara aveva novant’anni. “E Abraamo aveva cento anni quando gli nacque suo figlio Isacco”. L’ottavo giorno di vita Isacco fu circonciso, proprio come lo era stato suo padre Abraamo appena l’anno prima. — Genesi 21:1-5.

      25. Mostra forse il racconto se Geova fece una nazione comprendente tutti i figli naturali di Abraamo?

      25 È interessante notare che Dio non fece ora una nazione dei suoi due figli, Ismaele il primogenito e Isacco, una nazione di due tribù. No, ma cinque anni dopo, per urgente richiesta di sua moglie Sara, Abraamo mandò via Agar e suo figlio Ismaele dalla propria casa, perché provvedessero a se stessi, andando ovunque desiderassero. (Genesi 21:8-21) Né in seguito, dopo la morte di Sara nel 1881 a.E.V., Dio fece una nazione di Isacco e degli altri figli che Abraamo ebbe da una concubina, Chetura, una nazione di sette tribù. “Abraamo diede in seguito tutto ciò che aveva a Isacco, ma ai figli delle concubine che Abraamo aveva Abraamo diede dei doni. Quindi, mentre egli era ancora in vita, li mandò via da Isacco suo figlio, verso est, al paese dell’Oriente”. — Genesi 25:1-6.

      26. Per quale ammirevole dimostrazione di fede Abraamo ricevette nel paese di Moria una benedizione speciale, e che cosa diceva essa?

      26 Un’ammirevolissima dimostrazione di fede da parte di Abraamo portò una grande benedizione per questo “amico” di Geova. Venne dopo una penetrante prova della fede e dell’ubbidienza di Abraamo verso l’Iddio Altissimo. La benedizione dell’approvazione divina fu pronunciata in cima a un monte nel paese di Moria, da molti considerato il luogo dove secoli dopo il re Salomone edificò il magnifico tempio di Geova. (2 Cronache 3:1) Lì, nel posto da Geova designato, e sopra la legna sparsa sull’altare di pietra che aveva appena fatto, giaceva la forma d’un ragazzo nell’età dello sviluppo. Era Isacco. Accanto all’altare, suo padre Abraamo aveva in mano un coltello per scannare. Stava proprio sul punto di adempiere il comando di Dio d’uccidere in sacrificio Isacco, offrendolo come olocausto all’Iddio che gli aveva dato il ragazzo miracolosamente. Allora:

      “L’angelo di Geova lo chiamava dai cieli e diceva: ‘Abraamo, Abraamo! . . . Non stendere la mano contro il ragazzo e non gli fare proprio nulla, poiché ora davvero so che temi Dio, in quanto non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, da me’. . . . E l’angelo di Geova chiamava dai cieli Abraamo la seconda volta, dicendo: ‘Giuro in effetti per me stesso’, è l’espressione di Geova, ‘che siccome hai fatto questo e non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sul lido del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce’”. — Genesi 22:1-18.

      27. Che cosa mostrò questa dichiarazione divina in quanto all’elezione del “seme” e in quanto a procurarsi per mezzo d’esso una benedizione?

      27 Questo significò che il promesso “seme” per mezzo del quale tutte le nazioni si sarebbero procurata una benedizione sarebbe venuto dalla linea di discendenza di Isacco. In tal modo Geova Dio mostrò che faceva l’elezione della linea di discendenza, e che tutti i fratellastri di Isacco non avrebbero avuto nessuna parte nel provvedere quel “seme”. Ciò nondimeno, le nazioni discese dai fratellastri di Isacco avrebbero potuto per mezzo di quel “seme” procurarsi una benedizione. Tutte le nazioni d’oggi, cioè le persone che oggi sono d’ogni nazionalità, possono similmente procurarsi una benedizione per mezzo del “seme” di Abraamo.

      28. Sem visse abbastanza a lungo da apprendere quali avvenimenti relativi alla sua linea di discendenza?

      28 Il patriarca Sem, superstite del diluvio universale, continuò a vivere e apprese che era stata pronunciata su Abraamo quella benedizione divina; infatti, Sem continuò a vivere e seppe che Isacco aveva sposato la bella Rebecca di Haran in Mesopotamia. Sem visse fino al 1868 a.E.V., dieci anni dopo quel matrimonio, ma non continuò a vivere per vedere la progenie di quel matrimonio. Ma Abraamo la vide. — Genesi 11:11; 25:7.

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