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Stati Uniti d’America (2)Annuario dei Testimoni di Geova del 1976
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parlò sul soggetto “Saluto alla bandiera”. Questo discorso fu stampato nell’opuscolo di 32 pagine Lealtà, distribuito a milioni. In questa risposta alla stampa Rutherford mostrò che mentre i testimoni di Geova rispettano la bandiera, i loro obblighi biblici e la loro relazione con Dio proibiscono loro in maniera rigorosa di salutare qualsiasi immagine. Per i testimoni di Geova questo sarebbe un atto di adorazione contrario ai princìpi espressi nei Dieci Comandamenti. (Eso. 20:4-6) La risposta mostrò anche che i genitori cristiani sono primariamente responsabili di insegnare ai loro figli e che ai figli si deve insegnare la verità secondo l’intendimento e l’apprezzamento che i genitori hanno delle Sacre Scritture.
Mentre molte autorità scolastiche e insegnanti erano di mente aperta, altri agirono arbitrariamente ed espulsero dalla scuola i figli dei testimoni di Geova perché si rifiutavano di salutare la bandiera. Per esempio, il 6 novembre 1935 due fanciulli testimoni furono espulsi per questa ragione da una scuola pubblica di Minersville, in Pennsylvania. Il loro padre, Walter Gobitis, intentò causa alle autorità scolastiche del distretto scolastico di Minersville. La causa fu dibattuta nella Corte Distrettuale degli Stati Uniti del Distretto Orientale di Pennsylvania e fu decisa a favore dei testimoni di Geova. Quando questa decisione fu contestata, i Testimoni ottennero un giudizio favorevole anche nella Corte d’Appello di Circoscrizione. Ma la causa fu portata poi alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Lì, nel giugno 1940, con una decisione di otto contro uno, la Corte revocò il giudizio favorevole, con conseguenze disastrose.
I cristiani furono perseguitati in un luogo dopo l’altro a causa del loro punto di vista biblico sul saluto alla bandiera. Per esempio, il 20 giugno 1940 una turba a cui si unirono alcuni poliziotti aggredì i testimoni di Geova durante un’adunanza biblica a Rockville, nel Maryland. Essendo riusciti a entrare nella Sala del Regno, il capo della turba alzò una bandiera e disse: “Vi do due minuti di tempo americano per salutare questa bandiera o qui ci sarà spargimento di sangue”. Sotir K. Vassil riferisce: “Per circa un minuto ci fu silenzio, quando tutto ad un tratto un uomo che era venuto all’adunanza per la prima volta, grandemente spaventato, saltò in piedi, salutò la bandiera e uscì fuori . . . Nessun altro salutò la bandiera. Scaduti i due minuti, il capo mi fece cadere ciò che avevo nelle mani e diede ordine alla turba di ‘rompere tutto’, sedie, e così via, e gli oggetti cominciarono a volare. I due poliziotti con le pistole ai fianchi stavano dentro con loro e io andai da loro e chiesi se potevano fare qualche cosa. Non aprirono nemmeno la bocca né intrapresero alcuna azione per fermare la turba”. La situazione peggiorò. “Cominciarono ad agire come un branco di demoni”, dice il fratello Vassil, “spingendoci e urtandoci fuori della sala. Continuavano a gridare: ‘Uccideteli! Uccideteli! Sono nazisti’. Alcuni bambini che erano nella sala cominciarono a piangere e alcuni della turba dissero di ‘gettare quei marmocchi fuori della finestra’. Letteralmente ci gettarono fuori dell’edificio e sulla strada e ora strillavano: ‘Cacciateli fuori della città! Cacciateli fuori della città!’”
In seguito, essendo sfuggito alla turba, il fratello Vassil si mise in contatto col servitore di zona, Charles Eberle, che immediatamente denunciò l’accaduto al procuratore generale degli Stati Uniti. Il giorno dopo la polizia federale cominciò a interessarsi della cosa. Alla fine ci fu la causa, e il fratello Vassil ci narra: “Dopo il processo, che fu deciso a nostro favore e alla gloria di Geova, il comune di Rockville mise un poliziotto a guardia della nostra Sala del Regno ogni volta che tenevamo un’adunanza così che non si verificasse un altro incidente del genere. Questa volta lo strumento usato da Satana per distruggere la nostra congregazione formata da poco e la Sala del Regno aveva fallito. — Isa. 54:17”.
Questo racconto è solo un esempio. Ci furono molti altri episodi. Per esempio, a Connersville, nell’Indiana, un avvocato dei Testimoni fu percosso e cacciato dalla città. I servitori di Dio sopportavano tale violenta persecuzione perché si attenevano strettamente alle Sacre Scritture e con coraggio sostenevano che la loro salvezza e la loro liberazione dai nemici e dai pericoli vengono non da qualche nazione, ma da Dio. In realtà, “la salvezza appartiene a Geova”. — Sal. 3:8; si paragoni American Standard Version.
SCUOLE DEL REGNO
L’obbligo di salutare la bandiera nelle scuole diede luogo all’espulsione di molti studenti che erano testimoni di Geova. Comunque, la Società Torre di Guardia aiutò i veri cristiani a provvedere istruzione ai loro figli. Sin dal 1935 si fece questo aprendo “Scuole del Regno” private. In queste, insegnanti qualificati di fra i testimoni di Geova dedicarono tempo ed energia, istruendo i figli dei Testimoni che erano stati espulsi dalle scuole pubbliche. Il popolo di Dio organizzò e finanziò queste scuole private in vari luoghi.
Una Scuola del Regno era situata a Lakewood, nel New Jersey. Secondo C. W. Erlenmeyer, che frequentò quella scuola, la Sala del Regno della congregazione di Lakewood era al pianterreno, insieme all’aula scolastica, una cucina e il refettorio. Le stanze da letto delle ragazze erano al primo piano e quelle dei ragazzi al secondo. “Naturalmente”, dice il fratello Erlenmeyer, “in maggioranza eravamo lì a pensione e tutt’al più andavamo a casa solo nei fine-settimana. Quelli che abitavano più lontano andavano a casa ogni due settimane, e l’ultimo anno di scuola, a causa del razionamento della benzina in tempo di guerra, andavamo a casa ogni tre settimane”.
Essendoci molto lavoro da fare, erano disponibili un cuoco e una governante. Ma anche i ragazzi avevano le loro assegnazioni: aiutare in cucina, lavare e asciugare i piatti, portare fuori l’immondizia, eccetera. Si faceva una considerazione della quotidiana scrittura biblica alla tavola della colazione, e ogni giorno di scuola cominciava con mezz’ora di studio biblico. Così i ragazzi erano cibati spiritualmente. Per giunta, avevano opportunità di mettere in pratica ciò che imparavano andando nel servizio di campo il sabato e la domenica.
Un’altra Scuola del Regno fu istituita a Gates, in Pennsylvania. Lì insegnava Grace A. Estep, un’insegnante di scuola pubblica che era stata licenziata perché non faceva fare nella sua classe la dichiarazione di fedeltà e il saluto alla bandiera. La sorella Estep ricorda che il primo anno di scuola fu “tumultuoso”, essendoci “funzionari” di ogni sorta che cercavano di trovare qualche ragione per chiuderla. Inoltre ella afferma: “L’aula scolastica era spesso invasa da funzionari, scolastici e d’altro genere, allo scopo di trovare difetti o causare ulteriore molestia. Per di più tra molti della popolazione non mancava il fervore patriottico. Una volta si radunò una folla che voleva far saltare o incendiare la scuola e fece un’adirata dimostrazione contro il proprietario che ce l’aveva affittata. Ma poiché il proprietario era un uomo in vista nella città, e poiché non potevano immaginare come potevano far saltare la scuola senza far saltare il negozio del barbiere [nello stesso edificio], rinunciarono all’idea”. Infine il gruppo degli studenti aumentò, richiedendo un giardino d’infanzia, otto classi della scuola elementare e quattro della scuola superiore.
Quale esito avevano gli studenti nella Scuola del Regno per quanto riguarda la loro istruzione? Lloyd Owen, che insegnava in quella di Saugus, nel Massachusetts, riferisce: “Tenevamo un esame per vedere quanto avevamo fatto bene. Il più delle volte gli studenti erano di mezzo anno o di un anno intero più avanti rispetto al normale programma scolastico. . . . Esaminavamo gli studenti almeno due volte l’anno, e continuavano ad avere questa eccellente classificazione”.
Fra quelli che prendevano parte alle Scuole del Regno prevaleva uno spirito eccellente. “Gli amici erano proprio straordinari, e offrivano aiuto in tanti modi”, dice la sorella Estep. “Era una sorta di comunità, e la ‘comunità’ era composta di tutti quelli che in qualche modo avevano a che fare con le Scuole del Regno. Il mio cuore trabocca d’amore e di apprezzamento quando ripenso a tutte le cose meravigliose che i cari amici facevano in quei giorni, e il loro amore per Geova non conosceva limiti. E benché ci fosse poco denaro, provvedevano le cose necessarie al massimo del loro tempo e delle loro forze”.
LA CORTE SUPREMA REVOCA LA PROPRIA SENTENZA
L’8 giugno 1942, con cinque voti contro quattro, la Corte Suprema degli Stati Uniti prese una decisione contraria ai testimoni di Geova nella causa sulla tassa per la licenza di Jones contro Opelika. È interessante, comunque, che, mettendo da parte la loro opinione avversa, i giudici Black, Douglas e Murphy ritrattarono il voto che avevano dato nel 1940 nella causa di Gobitis riguardo al saluto alla bandiera. Allora l’avvocato della Società Torre di Guardia presentò una denuncia alla Corte Distrettuale degli Stati Uniti nel Distretto Meridionale dello Stato del West Virginia contro il Consiglio dell’Istruzione dello Stato del West Virginia. Perché? Per impedire l’applicazione della legge sul saluto obbligatorio alla bandiera. Una corte di tre giudici decise unanimemente a favore dei testimoni di Geova, ma il Consiglio dell’Istruzione dello Stato del West Virginia fece appello. Il 14 giugno 1943, giorno dell’anniversario della bandiera americana, la Corte Suprema degli Stati Uniti revocò la sua decisione sulla causa di Gobitis sostenendo (nella causa del Consiglio dell’Istruzione dello Stato del West Virginia contro Barnette) che il consiglio scolastico non aveva il diritto di espellere dalla scuola i figli dei testimoni di Geova che non salutavano la bandiera, negando loro l’istruzione.
Quella decisione revocò la sentenza della Corte Suprema nella causa di Gobitis. Sebbene ciò non ponesse fine a tutti i problemi inerenti alla presa di posizione cristiana sul saluto alla bandiera, le Scuole del Regno non furono più necessarie. Quindi per la prima volta dopo circa otto anni i figli dei testimoni di Geova poterono tornare nelle scuole pubbliche.
‘DIFESA E STABILITA LEGALMENTE LA BUONA NOTIZIA’
I cristiani testimoni di Geova, siano essi giovani o vecchi, si attendono d’esser perseguitati. Dopo tutto, Gesù disse ai suoi discepoli: “Sarete oggetto di odio da parte di tutti a motivo del mio nome”. (Matt. 10:22) “Infatti”, scrisse Paolo, “tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione riguardo a Cristo Gesù saranno anche perseguitati”. (2 Tim. 3:12) A volte la persecuzione ha portato all’arresto di cristiani con false accuse, come quella di vendere senza autorizzazione o di disturbare la pace. In principio non si tennero statistiche, ma nel 1933 in tutti gli Stati Uniti furono riportati 268 arresti. Nel 1936 il numero era salito a 1.149. Indebitamente, i testimoni di Geova erano classificati come questuanti o venditori ambulanti, anziché come proclamatori del vangelo.
Tuttavia i testimoni di Geova non subirono arresti, processi e prigionia senza lottare. Essi adottarono la norma di fare appello contro le decisioni avverse delle corti. Con l’aiuto di Geova furono in grado di “difendere e stabilire legalmente la buona notizia”. — Filip. 1:7.
In poche pagine sarebbe impossibile narrare l’emozionante dramma e far rivivere le molte scene di intrepida lotta teocratica che i servitori di Geova condussero per ottenere la libertà di predicare. Ma possiamo ben cominciare con la furiosa “battaglia del New Jersey”. Il ‘primo colpo’ fu sparato nel 1928, quando alcuni servitori di Dio furono arrestati a South Amboy, nel New Jersey. Ma, in quello stato, Plainfield divenne il centro del campo di battaglia dei cattolici contro i Testimoni.
IL CASO DI PLAINFIELD
Considerata la preminenza che Plainfield ebbe riguardo alla persecuzione del popolo di Geova, J. F. Rutherford decise di tenervi un’adunanza pubblica sul soggetto “Perché in questo paese si pratica oggi l’intolleranza religiosa?” Col pretesto di proteggere il teatro, circa cinquanta poliziotti non invitati, non desiderati e non necessari intervennero a questa speciale riunione organizzata per il 30 luglio 1933. Senza dubbio erano lì su richiesta della gerarchia cattolica, che andava in cerca del modo di impedire l’adunanza e forse di eliminare l’oratore.
Arrivato al teatro, il fratello Rutherford nota che dietro le tende la polizia tiene due mitragliatrici puntate contro di lui e contro l’uditorio. Egli protesta, ma questo non fa spostare né i poliziotti né le loro armi. Essi dicono di aver ricevuto la ‘soffiata’ secondo cui ci sarà un tumulto e sono presenti per mantenere l’ordine. George Gangas dice che durante l’intero discorso l’atmosfera fu tesa. Verso la conclusione del discorso di Rutherford, egli fu specialmente scosso da queste dichiarazioni:
“Ma si vergognino i preti e gli ecclesiastici che hanno tramato e motivato la persecuzione dei testimoni di Geova allo scopo di mantenere il popolo nell’ignoranza della verità e di evitar d’essere essi stessi smascherati; si vergognino quei funzionari pubblici, che sono stati pronti e disposti a classificare i testimoni di Geova come egoistici venditori ambulanti e girovaghi, al fine di servire i propri interessi egoistici; si vergognino gli avvocati che esercitano la professione forense e, per timore di perdere qualche vantaggio personale, hanno ignorato la contesa e son venuti meno rifiutando di decidere giustamente la questione se si può impedire o no di predicare il vangelo del regno di Dio con l’approvazione e l’applicazione di ordinanze municipali dirette contro i venditori ambulanti e i girovaghi”.
Il fratello Gangas ammette: “Dicevo fra me: ‘Ora gli sparano! Ora lo arrestano!’ Ma, come dice l’introduzione dell’opuscolo (inglese) Intolleranza, ‘L’angelo di Geova si accampa tutto intorno a quelli che lo temono, e li libera’”. (Sal. 34:7) Nonostante la difficile situazione, il discorso del fratello Rutherford fu pronunciato senza incidenti. Fu accolto con entusiasmo, come lo fu l’opuscolo Intolleranza, stampato in seguito ed estesamente distribuito.
UN DITTATORE RICEVE UN MESSAGGIO DAI TESTIMONI
Non era solo negli Stati Uniti che i testimoni di Geova conducevano una battaglia per la libertà di parola e di adorazione. Nel giugno del cosiddetto “Anno santo” del 1933 il regime di Adolf Hitler confiscò la proprietà della Società Torre di Guardia a Magdeburgo e mise al bando le attività del popolo di Geova in Germania in quanto alle adunanze e alla distribuzione di letteratura, sebbene quell’ottobre la proprietà fosse restituita. Il 7 ottobre 1934 i Testimoni in Germania si radunarono in gruppi e, dopo aver fatto una solenne preghiera, inviarono per telegramma una protesta ai dirigenti del governo di Hitler. I servitori di Dio in altri paesi non rimasero, comunque, inoperosi.
“All’adunanza di servizio una sera del 1934, fummo invitati a essere la domenica alle 9 nel luogo di adunanza per qualche cosa di speciale”, ricorda Gladys Bolton. “Tutti erano emozionati! Di che cosa poteva trattarsi? La domenica mattina la casa era piena. L’oratore annunciò che le congregazioni dei testimoni di Geova in tutto il mondo si riunivano oggi per mandare a Hitler cablogrammi, tutti nello stesso tempo, chiedendogli di trattenersi dal perseguitare i testimoni di Geova in Germania”. Dopo aver pregato Geova, ciascun gruppo mandò il seguente cablogramma: “Governo di Hitler, Berlino, Germania. Il maltrattamento che fate ai testimoni di Geova sorprende tutte le persone buone della terra e disonora il nome di Dio. Astenetevi dal perseguitare ulteriormente i testimoni di Geova; altrimenti Dio distruggerà voi e il vostro partito nazionale”. Il messaggio fu firmato “TESTIMONI DI GEOVA” e vi si indicò il nome della città o del paese in cui era radunata la congregazione.
Quei telegrammi causarono molta agitazione, anche in alcuni uffici telegrafici degli Stati Uniti. “A Keysville, in Virginia, come in altri luoghi”, dice Melvin Winchester, “il telegrafista quasi svenne quando gli amici portarono il messaggio da trasmettere”.
Come reagì il regime nazista? La persecuzione dei testimoni di Geova fu intensificata. Ma in Germania e altrove il popolo di Dio era stato preparato per l’opposizione e le difficoltà che lo attendevano. Al tempo giusto, Geova aveva fatto in modo che ricevessero i consigli e l’incoraggiamento scritturali di cui avevano bisogno. Questi erano giunti verso la fine dell’anno 1933 per mezzo dell’articolo de La Torre di Guardia “Non li temete”. L’inimicizia della Chiesa Cattolica Romana fu smascherata, e l’articolo avvertì che l’opposizione avrebbe potuto portare alla morte alcuni fedeli servitori di Dio. Ma esortava il popolo di Dio a continuare a recare testimonianza al suo nome con intrepidezza e gioia, affinché potessero prendere parte alla rivendicazione di quel santo nome.
ASSISTENZA PER LA LORO DIFESA
Quei tempi misero alla prova la fede dei cristiani. Naturalmente, non ogni atto di aperta opposizione, e nemmeno ogni arresto, diede luogo a un processo legale. Ma molte volte i servitori di Geova si trovarono ad aver bisogno di aiuto per fare con successo una difesa nelle corti degli Stati Uniti. Per aiutare i proclamatori del Regno, la Società Torre di Guardia istituì un reparto legale nella sua sede principale di Brooklyn, in New York.
Pensando al passato, Robert E. Morgan ricorda: “Nelle nostre settimanali adunanze di servizio studiavamo la Norma di procedura preparata dalla Società, e ci sforzavamo di informarci sul modo di agire verso la polizia e i giudici che nel servizio di campo ci angariavano di continuo. Le nostre adunanze di servizio ci insegnavano come rispondere quando eravamo fermati dalla polizia, quali erano i nostri diritti di cittadini, e quali procedure non dovevamo mancare di seguire per stabilire una solida base per l’azione legale in difesa della buona notizia nell’eventualità che, se condannati, dovessimo fare appello alla corte superiore”.
“Nelle adunanze di servizio le dimostrazioni rappresentavano la procedura dal tempo dell’arresto alla conclusione del processo e all’archiviazione del caso”, ricorda Ray C. Bopp, aggiungendo: “Nella congregazione i servitori agivano come pubblico ministero e avvocato difensore, e alcuni ‘processi’ duravano settimane”.
ARRESTATI E MESSI IN CARCERE
L’assistenza legale provveduta dalla Società e l’eccellente addestramento alle adunanze di servizio aiutarono grandemente i servitori di Dio. Ma solo Geova stesso poteva rafforzarli per superare le difficoltà quando erano dietro le sbarre. Come disse Paolo: “Per ogni cosa ho forza in virtù di colui che m’impartisce potenza”. — Filip. 4:13.
I cristiani testimoni di Geova erano arrestati e messi in carcere a centinaia nei turbolenti anni trenta e quaranta. Riguardo ai problemi legali che il popolo di Geova incontrava in una zona, Homer L. Rogers dice: “La città di La Grange [in Georgia] aveva ideato un’ordinanza che impediva a chiunque di visitare una casa di La Grange per offrire al padrone qualsiasi pezzo di materiale stampato. Questa era rivolta contro i testimoni di Geova e fu applicata solo contro i testimoni di Geova”. Come poteva esserne certo? Gli abitanti della città attestavano che tutti gli altri materiali stampati erano distribuiti liberamente a La Grange senza ostacolo da parte delle autorità.
Il 17 maggio 1936 furono arrestati e messi in carcere a La Grange 176 Testimoni perché vi avevano predicato. Il giorno dopo le donne furono rilasciate, ma 76 uomini furono trattenuti quattordici giorni nella Prigione con campo recintato della Contea di Troup, a circa sei chilometri dalla città. I detenuti comuni erano legati l’uno all’altro in gruppi, ed erano effettivamente incatenati mentre lavoravano nelle strade dall’alba al tramonto. Secondo C. E. Sillaway, quando i Testimoni furono processati, furon dichiarati colpevoli e condannati a pagare un dollaro ciascuno o a trascorrere trenta giorni in carcere. Siccome il procuratore della città ordinò all’impiegato del comune di non firmare la richiesta per il riesame della causa, i fratelli persero il diritto d’appello e, il 28 maggio 1937, 57 di essi tornarono nel campo a scontare i trenta giorni di condanna. Nonostante la loro innocenza, questi Testimoni indossarono la tenuta da prigionieri, dovettero condividere nelle notti fredde una sola coperta in due e fare lavoro forzato nelle strade e altrove.
Molte furono le sofferenze di questi prigionieri. Tuttavia, ebbero anche l’opportunità di fare spiritualmente del bene. Il fratello C. E. Sillaway scrive: “Verso la fine dei nostri trenta giorni il mio gruppo e altri, dodici in tutto, fummo assegnati a un cimitero di persone di colore, isolato e quasi in campagna. Verso mezzogiorno giunse al cancello principale un corteo funebre e si fermò, mentre l’impresario delle pompe funebri si accostava a noi. Questa famiglia sembrava troppo povera per pagare al pastore il dovuto compenso per il funerale, per cui non era stato pronunciato né un sermone né una preghiera. Avrebbe uno di noi ministri detto alcune parole? Fu un privilegio parlare al piccolo gruppo di persone della vera condizione dei morti e della speranza della risurrezione. Essi non fecero caso alla tenuta da carcerati”.
Theresa Drake dice che la prima prova d’intolleranza contro il popolo di Dio l’ebbe all’inizio degli anni trenta allorché fu arrestata a Bergenfield, nel New Jersey. Ella continua: “Mi presero le impronte digitali la prima volta a Plainfield, nel New Jersey. Lì fui trattenuta una notte con 28 altre sorelle. Ci misero in una piccola cella e, poiché vi eravamo in 29, fu impossibile metterci a giacere per dormire. Infine ci portarono alla palestra nello stesso edificio dove ci diedero stuoie per poterci coricare. Ricordo che un poliziotto aprì la porta e guardando dentro verso di noi disse: ‘Come pecore condotte al macello’”.
Citando un altro caso, la sorella Drake scrive: “A Perth Amboy fummo arrestati e trattenuti dalle 10 alle 20. Fu allora che conobbi il fratello Rutherford. Egli venne per pagare la cauzione e far rilasciare 150 di noi che eravamo stati arrestati. Fummo tenuti in una grande stanza del tribunale. Di fuori, le persone prendevano i libri e le pubblicazioni dalle nostre auto e li gettavano in giro sul prato dinanzi al tribunale. Dietro l’edificio c’era una mezza dozzina di uomini che aspettava per prendere il fratello Rutherford. Essi lo minacciarono, ma non riuscirono a prenderlo perché all’uscita dal tribunale fu circondato da noi e poi entrò in fretta in un’auto che lo attendeva e che non era la sua”.
Delle città dell’Ohio e del West Virginia, Edna Bauer dice: “Molti amici erano fermati e portati al carcere con gli autocarri dei pompieri a sirene spiegate per richiamare rumorosamente l’attenzione sugli arresti che venivano fatti”. Spesso molti erano subito messi in carcere, senza considerazione per l’età. Per esempio, la sorella Bennecoff, moglie del fratello James W. Bennecoff, ricorda un episodio accaduto a Columbia, nella Carolina del Sud, “quando fummo arrestati e messi in carcere in 200. Il più giovane aveva sei settimane”.
Nel carcere le condizioni potevano essere molto angustiose. Earl R. Dale ricorda la sue ingiusta segregazione come cristiano a Somersworth, nel New Hampshire, e scrive: “Quella notte dormii, o cercai di dormire. La prigione non era troppo pulita. Di notte c’erano alcune creaturine che ci brulicavano addosso. Esse non piacevano a me, ma io piacevo a loro”. Nel 1941 il fratello R. J. Adair e sua moglie furono messi in carcere per settantotto giorni perché avevano predicato la buona notizia a Caruthersville, nel Missouri. La sorella Adair descrive il luogo della sua detenzione come una “prigione sotterranea”. Durante quel periodo di incarcerazione la salute della sorella Adair fu danneggiata. “Non fu una cosa piacevole dormire per settantotto giorni sul pavimento di cemento con una coperta e un cuscino”, ella ammette. “Ma la cosa importante era restare fedele a Geova”.
Benché negli Stati Uniti i testimoni di Geova fossero spesso messi in carcere perché avevano predicato il messaggio del Regno, questo non fece chiudere le loro labbra. Come prigionieri continuarono a dichiarare la buona notizia. Per esempio, Dora Wadams ebbe varie opportunità di predicare in carcere. Ecco ciò che ricorda di quanto accadde una volta, quando in un carcere di Newark, nel New Jersey, circolò la notizia del rilascio dei Testimoni: “Una notte, dopo essere stati chiusi a chiave nelle nostre celle, udimmo i prigionieri intorno a noi dire: ‘Domani quelli della Bibbia andranno via. Questo luogo non sarà mai più lo stesso. Sono come angeli mandati a visitarci’”.
IL LORO GIORNO IN CORTE
I testimoni di Geova erano pronti a difendere se stessi e l’opera che Dio aveva loro assegnata se il loro arresto avesse dato luogo a un processo. A volte non furono nemmeno difesi da avvocati. Per esempio, nel 1938 Roland E. Collier, associato alla congregazione di Orange, nel Massachusetts, ottenne il permesso di usare un’auto acustica nella vicina Athol. Egli e un altro fratello erano nell’auto acustica e facevano sentire il disco “Nemici” mentre altri proclamatori del Regno predicavano di porta in porta. Il fratello Collier fu arrestato e accusato di essere andato di casa in casa, benché in quell’occasione non vi fosse andato. Egli ci narra: “Attendemmo e ci preparammo con interesse per il processo. Studiai attentamente la Norma di procedura pubblicata dalla Società per prepararci a tali eventualità. Il giorno del processo i fratelli vennero nella sala d’udienza per farmi coraggio. Io seguii la dovuta procedura giudiziaria indicata dalla Società fino al punto di interrogare in contraddittorio il capo della polizia. Quando alla fine del dibattimento erano state udite tutte le prove, fui dichiarato non colpevole e i giornali riportarono un titolo che diceva: ‘CITTADINO DI ORANGE PREDICA E NON VA IN PRIGIONE’”.
Alcuni avvocati che non erano testimoni di Geova lavorarono strenuamente per difendere il popolo di Dio. Spesso, però, avvocati che erano Testimoni difesero dinanzi alle corti i loro conservi credenti. Fra questi fu Victor Schmidt. Sua moglie Mildred fra l’altro dice: “Dopo la decisione contraria della Corte Suprema degli Stati Uniti sul caso della bandiera, si riversò sui nostri fratelli quella che sembrò come una valanga di turbe e arresti in molti luoghi presso Cincinnati [nell’Ohio]. Poiché mio marito non guidava l’auto, fu necessario che io l’accompagnassi in questi vari luoghi. Per un certo tempo dovemmo andare quasi ogni giorno in un posto diverso. Perciò dovetti smettere di lavorare coi pionieri. . . . Victor aveva grande fede in Geova e questo mi rafforzava in modo da avere una fede simile. Mentre ci avvicinavamo alle città in cui doveva rappresentare i fratelli dinanzi alla corte, mi faceva accostare l’auto al margine della strada e pregava Geova di aprirgli la via perché potesse aiutare in qualche modo i fratelli e, se era volontà di Geova, di darci benignamente protezione e aiuto per non cedere mai al timore degli uomini. Molte volte vedemmo la prova della vigorosa potenza delle forze angeliche di Geova che operava in nostro favore!”
DINANZI ALLA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI
Varie cause che implicavano i testimoni di Geova giunsero infine alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Una fu quella di Lovell contro la città di Griffin. Sebbene i servitori di Dio fossero stati spesso arrestati per aver predicato la buona notizia a Griffin, in Georgia, in un’occasione un certo numero di essi fu arrestato per supposta violazione di un’ordinanza della città che proibiva “la pratica di distribuire . . . letteratura di qualsiasi specie, . . . senza aver prima ottenuto un permesso scritto dall’amministratore della città di Griffin”. Il fratello G. E. Fiske commenta: “C’erano diversi fratelli alti più di un metro e ottanta; gli agenti chiesero se erano disposti a lasciare che uno di loro fosse preso per rappresentare il gruppo, e i nostri sorveglianti acconsentirono. Quindi presero una sorella piccola e magrolina pensando che fosse una facile preda. Ma lei [Alma Lovell] aveva studiato la Norma di procedura . . . Nessuno degli uomini era preparato come questa piccola sorella, e quando fu dibattuta la causa, ella parlò alla corte per oltre un’ora, dando una meravigliosa testimonianza. Comunque, il giudice non le prestava nemmeno interesse e teneva i piedi appoggiati sulla scrivania. Quando ella si mise a sedere, il giudice tiro giù i piedi e disse: ‘Ha finito?’ Ella disse: ‘Sì, vostro onore’. Al che egli li dichiarò tutti colpevoli. L’avvocato della Società fece immediatamente appello”. Il 28 marzo 1938 la Corte Suprema sostenne unanimemente che l’ordinanza in questione non era valida.
Il 26 aprile 1938, mentre era impegnato a predicare il Regno, il testimone cristiano Newton Cantwell fu arrestato con i suoi due figli minorenni nell’atto di far ascoltare il disco “Nemici” e di distribuire il libro dallo stesso nome. La causa fu portata dinanzi alle corti del Connecticut in seguito alla denuncia di due cattolici romani. Furono imputati di presunto disturbo della pace e anche di supposta violazione di una legge del Connecticut che proibiva di sollecitare l’elargizione di denaro per opere di carità o per cause religiose senza l’approvazione del segretario del consiglio statale di salute pubblica. Ne seguì la condanna nelle corti del Connecticut, e R. D. Cantwell scrive: “La Società fece appello e la causa andò alla Corte Suprema degli Stati Uniti . . . la condanna fu revocata e la legge del Connecticut che richiedeva un permesso per offrire dietro compenso letteratura religiosa, o per accettare offerte per una causa religiosa, fu trovata incostituzionale com’era stata applicata ai testimoni di Geova. Un’altra vittoria del popolo di Geova!”
Ma l’8 giugno 1942 i testimoni di Geova persero un’importante causa alla Corte Suprema degli Stati Uniti per una decisione di cinque contro quattro. Fu la causa di Jones contro la città di Opelika. Questa causa concerneva l’opera con le riviste nelle vie e suscitò la questione se Rosco Jones era ritenuto giustamente colpevole di aver violato un’ordinanza di Opelika, in Alabama, per aver “venduto libri” senza aver ottenuto un’autorizzazione e pagato la tassa richiesta.
UN “GRAN GIORNO” PER IL POPOLO DI DIO
Venne poi il 3 maggio 1943. Potrebbe ben chiamarsi un “gran giorno” per i testimoni di Geova. Perché? Perché dodici cause su tredici furono allora decise a loro favore. Notevole fu la causa di Murdock contro Pennsylvania concernente la tassa per l’autorizzazione. Questa decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti revocò la precedente presa nel caso di Jones contro la città di Opelika. Nella decisione sul caso Murdock la Corte disse: “Si sostiene, comunque, che il fatto che la tassa per l’autorizzazione possa sopprimere o controllare questa attività non è importante se essa non produce tale effetto. Ma questo significa non avere riguardo per la natura di questa tassa. È una tassa per l’autorizzazione, una vera e propria tassa imposta all’esercizio di un privilegio garantito dalla ‘Dichiarazione dei diritti del cittadino’. Uno stato non può imporre un onere per il godimento di un diritto garantito dalla costituzione federale”. Riguardo alla causa di Jones, si disse: “In questo giorno il giudizio della causa di Jones contro Opelika è stato annullato. Liberati da quel precedente giudiziario, possiamo ristabilire nelle loro alte posizioni costituzionali le libertà di evangelisti viaggianti che disseminano le loro credenze religiose e le dottrine della loro fede per mezzo della distribuzione di letteratura”. La decisione favorevole nel caso Murdock pose fine all’ondata di cause intentate contro il popolo di Geova sulla controversia della tassa per l’autorizzazione.
I loro sforzi hanno influito sulla legge. Appropriatamente si è detto: “È chiaro che le attuali garanzie costituzionali di libertà personale, come sono state autorevolmente interpretate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, sono assai più ampie di quanto non fossero prima della primavera del 1938; e che questo ampliamento è dovuto per la maggior parte alle trentuno cause dei testimoni di Geova (con sedici sentenze definitive) di cui quella di Lovell contro la città di Griffin fu la prima. Se ‘il sangue dei martiri è il seme della chiesa’, qual è il debito della Legge Costituzionale verso la tenacia d’azione — o dovrei forse dire la devozione — di questo strano gruppo?” — Minnesota Law Review, Vol. 28, N. 4, marzo 1944, pag. 246.
LE TURBE VIOLENTE NON FANNO TACERE I LODATORI DI GEOVA
Mentre i testimoni di Geova combattevano battaglie legali per la libertà di adorazione e per il loro diritto di predicare la buona notizia, nel campo essi si trovavano alcune volte a faccia a faccia con le turbe violente. Questo, comunque, non era nulla di nuovo, poiché Gesù Cristo stesso ebbe esperienze di questa specie. (Luca 4:28-30; Giov. 8:59; 10:31-39) Il fedele Stefano subì il martirio per mano di una folla adirata. — Atti 6:8-12; 7:54–8:1.
Il congresso cristiano tenuto in tutto il mondo dal 23 al 25 giugno 1939 fu considerato dai teppisti come un’opportunità per angariare il popolo di Dio. New York, la città principale, fu direttamente collegata per telefono con gli altri luoghi dell’assemblea in Stati Uniti, Canada, Isole Britanniche, Australia e Hawaii. Mentre si annunciava il discorso “Governo e Pace” di J. F. Rutherford, i servitori di Geova appresero che gruppi dell’azione cattolica avevano disposto di impedire il 25 giugno l’adunanza pubblica. Quindi il popolo di Dio si preparò ad affrontare difficoltà. Blosco Muscariello ci narra: “Come Neemia che quando costruiva le mura di Gerusalemme provvide ai suoi uomini sia strumenti per costruire che strumenti per combattere (Nee. 4:15-22), così anche noi eravamo armati. Alcuni di noi giovani ricevemmo speciali istruzioni come uscieri. A ciascuno fu provveduto un forte bastone da usare in caso di interferenze durante il discorso principale”. Ma R. D. Cantwell aggiunge: “Ricevemmo istruzione di usarlo solo come ultima risorsa se fossimo stati costretti a difenderci”.
Benché non fosse generalmente noto, il fratello Rutherford non stava bene in salute quando quella domenica pomeriggio 25 giugno 1939 salì sul palco del Madison Square Garden di New York. Subito cominciò il discorso. Fra gli ultimi ad arrivare ci furono circa 500 seguaci dell’ecclesiastico cattolico romano Charles E. Coughlin, noto “sacerdote della radio” degli anni trenta, le cui regolari trasmissioni erano ascoltate da milioni di persone. Poiché il piano inferiore dell’auditorio era stato riservato ed era pieno di Testimoni, i seguaci di Coughlin, inclusi i sacerdoti, dovettero occupare una parte superiore del palco dietro l’oratore.
“Non si fumava in nessun altro luogo dell’uditorio”, scrisse un corrispondente di Consolazione, “ma diciotto minuti dopo l’inizio del discorso un uomo che era di fronte a sinistra in questo gruppo accese una sigaretta, poi un altro che era di fronte a destra; quindi le luci elettriche di quella sola sezione cominciarono a lampeggiare, e ancora in quest’unica parte ci furono fischi, strilli e grida di disapprovazione”. “Io ero nervosa”, dice la sorella Broad, moglie del fratello Edward Broad, “e attendevo che la confusione si estendesse a tutto il Garden. Ma, passati alcuni momenti, vidi che il disordine era limitato al gruppo direttamente dietro l’oratore. ‘Che cosa farà?’ mi chiesi. Sembrava impossibile continuare a parlare con gli oggetti che erano gettati sul palco e non sapendo se da un momento all’altro qualcuno avesse portato via il microfono”. Esther Allen ricorda che “selvagge urla ed espressioni come ‘Heil Hitler!’ ‘Viva Franco!’ e ‘Uccidete quel dannato Rutherford!’ riempirono l’aria”.
Avrebbe l’infermo fratello Rutherford ceduto a quei nemici violenti? “Più strillavano forte per soffocare la voce dell’oratore, più la voce del giudice Rutherford diveniva alta”, dice la sorella A. F. Laupert. Aleck Bangle osserva: “Il presidente della Società non si intimorì, ma coraggiosamente disse: ‘Notate che oggi i nazisti e i cattolici vorrebbero interrompere quest’adunanza, ma per grazia di Dio non lo potranno’”. “Questa fu l’opportunità di cui avevamo bisogno per esplodere in un sentito applauso, dando all’oratore il nostro sostegno entusiastico”, scrive Roger Morgan, aggiungendo: “Il fratello Rutherford tenne duro sino alla fine dell’ora. In seguito ci rallegravamo ogni volta che facevamo ascoltare i dischi di quella conferenza nelle case delle persone”.
C. H. Lyon ci narra: “Gli uscieri fecero bene il loro lavoro. Un paio dei più turbolenti seguaci di Coughlin ricevettero dei colpi di bastone sulla testa, e furono tutti scagliati senza cerimonie giù per le scale e fuori dell’auditorio. Uno di essi ricevette la mattina dopo qualche pubblicità su un giornale, che pubblicò una fotografia in cui lo si vedeva con la testa fasciata, come se portasse un turbante”.
Tre uscieri Testimoni furono arrestati e accusati di “aggressione”. Il 23 e il 24 ottobre 1939 furono processati dinanzi a tre giudici (due cattolici romani e un Ebreo) della Corte delle Sessioni Speciali della città di New York. Dinanzi alla corte fu mostrato che gli uscieri erano andati nella sezione del Madison Square Garden dove era scoppiato il disordine per eliminare i disturbatori. Quando gli uscieri furono attaccati dai rivoltosi, resisterono e trattarono con fermezza alcuni del gruppo radicale. I testimoni d’accusa fecero molte dichiarazioni contraddittorie. Non solo la corte assolse i tre uscieri, ma dichiarò inoltre che i Testimoni inservienti avevano agito entro i loro diritti.
LA GUERRA MONDIALE ALIMENTA LE FIAMME DELLA VIOLENZA
La violenza della turba era scoppiata all’assemblea dei testimoni di Geova del 1939. Ma le fiamme della violenza dovevano essere alimentate contro di loro con maggiore intensità man mano che il mondo entrava in guerra. Solo alla fine del 1941 gli Stati Uniti avrebbero dichiarato guerra a Germania, Italia e Giappone, ma già da molto tempo prima lo spirito del nazionalismo era forte in tutto il paese.
Durante questi primi mesi della seconda guerra mondiale, Geova Dio prese per il suo popolo un notevole provvedimento. Nel suo numero del 1º novembre 1939 La Torre di Guardia inglese pubblicò un articolo intitolato “Neutralità”. Per scrittura didascalica aveva queste parole di Gesù Cristo inerenti ai suoi discepoli: “Essi non sono parte del mondo come io non sono parte del mondo”. (Giov. 17:16) Quello studio scritturale sulla neutralità cristiana, giungendo al momento opportuno, preparò in anticipo i testimoni di Geova ai difficili tempi avvenire.
MINACCIATO DI INCENDIO IL PODERE DEL REGNO
Il podere del Regno, vicino a South Lansing, in New York, faceva una buona produzione di frutta, vegetali, carne, latte e formaggio per i componenti del personale della sede centrale della Società. David Abbuhl lavorava nel podere del Regno quando nel 1940 ne furono turbate la pace e la serenità. “La vigilia del 14 giugno 1940, anniversario dell’adozione della bandiera americana”, dice il fratello Abbuhl, “fummo avvertiti da un vecchio che passava ogni giorno per andare a comprarsi il whiskey nella taverna di South Lansing che gli abitanti della città e quelli della Legione Americana complottavano di incendiare tutti i nostri edifici e di rovinare le nostre macchine”. Fu avvertito lo sceriffo.
Infine il nemico comparve sulla scena. John Bogard, che allora era servitore del podere, fece una volta questo pittoresco racconto della difficoltà: “Verso le sei di sera le bande cominciarono ad adunarsi, un’auto dopo l’altra, finché ce ne furono trenta o quaranta piene. Lo sceriffo e i suoi uomini arrivarono e cominciarono a fermare le auto, chiedendo ai conducenti di esibire la patente e avvertendoli di non fare nessuna azione contro il podere del Regno. Essi continuarono ad andare avanti e indietro sulla via principale di fronte alla nostra proprietà fino a tarda notte, ma la presenza della polizia li tenne sulla via e frustrò il loro piano di distruggere il podere. Fu una notte molto emozionante per noi tutti lì nel podere, ma ci ricordammo vivamente dell’assicurazione che Gesù diede ai suoi seguaci: ‘Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Eppure non perirà nemmeno un capello della vostra testa’. — Luca 21:17, 18”.
Avvenne così che si scongiurarono quel minacciato attacco e quell’incendio premeditato. Si calcola che 1.000 auto, che portavano possibilmente 4.000 uomini, eran venute da tutte le parti occidentali dello stato di New York per distruggere il podere del Regno appartenente alla Società, ma invano. Kathryn Bogard dice: “Il loro scopo fallì, e alcune delle stesse persone che avevano fatto parte della turba sono ora Testimoni, sì, perfino nel ministero continuo!”
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Stati Uniti d’America (3)Annuario dei Testimoni di Geova del 1976
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Stati Uniti d’America (3)
SCOPPIA LA VIOLENZA A LITCHFIELD
Verso lo stesso tempo in cui il podere del Regno era stato minacciato di assalto e incendio, a Litchfield, nell’Illinois, divampò la persecuzione contro i testimoni di Geova. “In qualche modo i malfattori di Litchfield furono informati dei nostri piani così che quando andammo per predicare nella città erano pronti ad attenderci”, ricorda Clarence S. Huzzey. “Il sacerdote locale suonò le campane della chiesa come un segnale ed essi cominciarono a fare retate di fratelli e a portarli nel carcere locale. Alcuni fratelli furono malamente percossi e la turba minacciò perfino di incendiare il carcere. Alcuni della turba trovarono le auto dei fratelli e cominciarono a demolirle riducendole a uno sfasciume”.
Walter R. Wissman dice: “Dopo essere stati percossi dalla turba i fratelli furono portati nel carcere locale e protetti da una pattuglia della polizia stradale. Dopo che un fratello, Charles Cervenka, si rifiutò di salutare la bandiera, fu gettato a terra. Gli strofinarono in viso la bandiera e lo presero a calci e lo percossero con violenza sulla testa e nel corpo. Dei fratelli fu quello ferito più gravemente e non si riprese mai del tutto dalle percosse. Morì alcuni anni dopo. In seguito disse che mentre lo picchiavano pensava tra sé d’essere lieto che questo accadesse a lui e non a uno dei fratelli più nuovi poiché egli sapeva di poterlo sopportare, mentre uno più nuovo forse si sarebbe indebolito e avrebbe fatto compromesso”.
“La città di Litchfield fu molto orgogliosa della sua impresa”, ricorda il fratello Wissman. “Infatti, diversi anni dopo, durante gli anni cinquanta, Litchfield celebrò il centenario con carri da corteo che raffiguravano gli avvenimenti notevoli dei cento anni di storia della città. Uno di questi carri commemorava l’attacco organizzato nel 1940 contro i testimoni di Geova. Questo era considerato dai funzionari della città un avvenimento memorabile della loro storia. Geova li ricompensi!”
APPELLI NON ASCOLTATI
Gli attacchi violenti contro i testimoni di Geova erano così gravi e numerosi che il viceprocuratore generale degli Stati Uniti, Francis Biddle, e la sig.ra Eleanor Roosevelt (moglie del presidente Franklin D. Roosevelt) rivolsero pubblici appelli perché tali azioni fossero interrotte. Infatti, il 16 giugno 1940, lo stesso giorno dell’avvenimento di Litchfield, in un discorso radiodiffuso da una costa all’altra dalla rete della National Broadcasting Company, Biddle dichiarò:
“I testimoni di Geova sono stati ripetutamente assaliti e percossi. Essi non avevano commesso nessun reato; ma la turba li giudicò colpevoli, e inflisse loro il linciaggio. Il procuratore generale ha ordinato un’inchiesta immediata su questi atti di violenza.
“Il popolo dev’essere desto e vigile, e soprattutto calmo e assennato. Poiché la violenza della turba renderà il compito del governo assai più difficile, essa non sarà tollerata. Non sconfiggeremo il male del nazismo emulandone i metodi”.
Ma tali appelli non arrestarono l’ondata di ostilità contro i testimoni di Geova.
INTERROTTE LE ADUNANZE CRISTIANE
Durante quegli anni turbolenti, i cristiani negli Stati Uniti furono assaliti a volte mentre erano pacificamente radunati per studiare la Bibbia. Questo accadde, per esempio, nel 1940 a Saco, nel Maine. Una volta mentre i testimoni di Geova facevano preparativi nella loro Sala del Regno al primo piano per tenere un discorso biblico registrato si formò, secondo Harold B. Duncan, una turba composta di 1.500-1.700 persone. Egli ricorda chiaramente che un sacerdote era con loro, seduto in un’auto di fronte alla sala. “L’uomo della [vicina] bottega di radioriparazioni accese a pieno volume tutte le radio che poté per non far capire il discorso”, dice il fratello Duncan, e aggiunge: “Quindi la turba cominciò a lanciare sassi alle finestre. Poliziotti in abiti borghesi illuminavano con le torce le finestre da colpire con i sassi. Il comando di polizia era solo a un isolato e mezzo di distanza. Vi andai due volte e li informai di ciò che stava accadendo. Dissero: ‘Quando saluterete la bandiera americana vi aiuteremo!’ La turba ruppe 70 [piccoli pannelli di vetro] della parete e una pietra grande quanto il mio pugno mancò di poco la testa della sorella Gertrude Bob e staccò un pezzo di intonaco dall’angolo del muro”.
La violenza della turba scoppiò anche durante l’assemblea che si tenne nel 1942 a Klamath Falls, nell’Oregon. Secondo Don Milford, i partecipanti alla turba tagliarono i fili del telefono attraverso cui il discorso veniva trasmesso da un’altra città del congresso, ma un fratello che aveva una copia del discorso intervenne e il programma continuò. Infine la turba irruppe nella sala. I Testimoni si difesero e quando la porta fu di nuovo chiusa, uno degli attaccanti, “un uomo grande e grosso”, giaceva all’interno privo di sensi. Era un agente di polizia e gli fecero una fotografia con il distintivo accanto al viso. “Chiamammo la Croce Rossa”, dice il fratello Milford, “ed essa mandò due donne con una barella e lo portarono via. In seguito fu udito dire: ‘Non pensavo che si sarebbero difesi’”. La polizia si rifiutò di aiutare i Testimoni, e ci vollero più di quattro ore prima che la turba fosse dispersa dalla guardia nazionale.
AGGREDITI MENTRE COMPIONO L’OPERA CON LE RIVISTE NELLE VIE
Sebbene in alcuni luoghi la polizia rifiutasse di proteggere i testimoni di Geova, questo non accadde certo in ogni caso. Per esempio, anni fa, mentre faceva servizio con le riviste nelle vie di Tulsa, in Oklahoma, L. I. Payne notò che nelle vicinanze c’era sempre un poliziotto. “Così”, dice il fratello Payne, “un giorno gli chiesi perché stava sempre così vicino. Rispose che, benché la sua zona assegnata fosse vasta, sarebbe stato nelle vicinanze perché non voleva che mi cacciassero via o mi percuotessero. Aveva letto com’erano stati trattati i Testimoni nelle piccole città e non capiva perché qualcuno volesse impedire quest’opera”.
Sta di fatto che i servitori di Geova erano spesso aggrediti da turbe violente mentre davano testimonianza nelle vie con La Torre di Guardia e Consolazione. Per esempio, George L. McKee dice che una settimana dopo l’altra in una comunità dell’Oklahoma turbe di uomini infuriati, il cui numero andava dalle 100 alle 1.000 persone e più, assalivano i Testimoni che compivano l’opera con le riviste nelle vie. Il sindaco, il capo della polizia e altri funzionari non provvedevano nessuna protezione. Secondo il fratello McKee, in genere le turbe erano condotte da un ben noto medico, capo della Legione Americana e cugino di Belle Star, famigerata donna della malavita. Dapprima accoliti ubriachi cominciavano a dare fastidio. Quindi giungeva la turba armata di stecche da biliardo, bastoni, coltelli, mannaie da macellaio e pistole. Il loro obiettivo? Cacciare i Testimoni dalla città. Ma ogni sabato i proclamatori del Regno decidevano in anticipo per quanto tempo avrebbero compiuto l’opera nelle vie e, sebbene la turba si radunasse rapidamente, riuscivano a completarla nel tempo stabilito. Davano molte riviste a quelli che facevano la spesa.
Un sabato furono avvicinati circa quindici Testimoni. “Comprendemmo che dovevamo confidare in Geova Dio e usare buon giudizio se volevamo uscirne vivi”, dice il fratello Mckee, e continua: “Senza alcun preavviso, cominciarono ad aggredire tre di noi fratelli con coltelli e bastoni. . . . Con le braccia rotte, fratture al cranio e altre ferite, andammo da quattro diversi medici della comunità, ma tutti si rifiutarono di prestarci le cure necessarie. Dovemmo fare un viaggio di ottanta chilometri e andare in un’altra località per avere le cure di un medico comprensivo. Le ferite e i dolori guarirono presto, e il sabato seguente eravamo di nuovo all’angolo della strada con la buona notizia del Regno. Questo spirito prevalse durante tutti i tempi difficoltosi che attraversammo nel fuoco della persecuzione”.
VIOLENZA A CONNERSVILLE
Fra gli atti di violenza delle turbe furono notevoli gli avvenimenti che ebbero luogo nel 1940 a Connersville, nell’Indiana. Alcune donne cristiane vi erano sotto processo con la falsa accusa di “cospirazione sediziosa”. Mentre il fratello Rainbow, servitore di zona, e Victor e Mildred Schmidt uscivano dal tribunale il primo giorno del processo, circa venti uomini si posero davanti alla loro auto cercando di rovesciarla e li minacciarono di morte.
L’ultimo giorno del processo, il pubblico ministero dedicò la maggior parte del tempo a sua disposizione a incitare all’attacco, parlando a volte direttamente agli uomini armati che erano nell’aula. Alle ore 21 giunse il verdetto: “Colpevoli”. Quindi si scatenò una tempesta di violenza. La sorella Schmidt dice che lei e suo marito Victor, che era uno degli avvocati che avevano difeso la causa, e altri due fratelli, furono separati dagli altri Testimoni e aggrediti da una turba di due o trecento persone. Ella ci narra:
“Quasi immediatamente fummo sottoposti a un bombardamento di ogni sorta di frutta, vegetali e uova. Ci dissero in seguito che la turba aveva scaricato su di noi il carico di un intero autocarro.
“Cercammo di correre alla nostra auto, ma ce lo impedirono e ci spinsero fino alla strada principale che esce dalla città. Quindi la turba si avventò su di noi, colpendo i fratelli e dandomi sul dorso un colpo che ebbe l’effetto di una frustata. Intanto era scoppiata una tempesta in tutta la sua furia. La pioggia si riversava a torrenti e il vento sferzava con violenza. Tuttavia, la furia degli elementi era insignificante in paragone con la furia di questa turba indemoniata. A causa della tempesta, molti andarono nelle loro auto e ci passarono accanto strillando e maledicendoci, includendo sempre nelle loro maledizioni il nome di Geova. Oh, come questo feriva il nostro cuore!
“Ma nonostante la tempesta, sembrava che ci fossero almeno cento uomini a piedi che ci incalzavano. A un certo punto, al volante della sua auto piena di amici, la sorella Jacoby (ora sorella Crain) di Springfield, nell’Ohio, cercò di venire in nostro soccorso, ma la turba quasi capovolse l’auto, colpendola e strappandone gli sportelli. Ricevemmo altri colpi mentre la turba ci strappava via dall’auto. Gli amici furono costretti a proseguire senza di noi. Mentre eravamo sospinti e la tempesta continuava senza diminuire di intensità, la folla strillava incessantemente e ripeteva in coro: ‘Gettateli nel fiume! Gettateli nel fiume!’ Questa continua cantilena mi riempì il cuore di terrore. Ma mentre ci avvicinavamo al ponte per attraversare il fiume ad un tratto la cantilena cessò. Presto ci trovammo effettivamente dall’altra parte del ponte. Fu come se gli angeli di Geova avessero accecato la turba perché non vedesse dove ci trovavamo. Pensai: ‘Oh, Geova, ti ringrazio!’
“Poi gli uomini grossi e corpulenti ripresero a colpire i fratelli. Com’è doloroso veder percuotere una persona cara! Ogni volta che lo colpivano, Victor traballava, ma non cadde mai. Quei colpi erano per me colpi di orrore . . .
“Di tanto in tanto mi si avvicinavano alle spalle e mi colpivano dandomi quella rapida spinta simile a una sferzata. Infine ci separarono dai due fratelli e mentre camminavamo tenendoci per il braccio, Victor disse: ‘Non abbiamo sofferto quanto Paolo. Non abbiamo ancora resistito fino al sangue’. [Si paragoni Ebrei 12:4].
“Era molto buio e si faceva tardi (in seguito seppi che erano circa le 23). Avevamo oltrepassato i limiti della città ed eravamo quasi esausti quando all’improvviso si fermò molto vicino a noi un’auto. Una voce familiare disse: ‘Presto! Salite!’ Oh, quel bravo giovane pioniere, Ray Franz, era venuto a salvarci da quella turba scatenata! . . .
“Ancora una volta tutti sentimmo che gli angeli di Geova avevano qui accecato il nemico perché non ci vedesse salire sull’auto. Qui nell’auto al sicuro dalla turba erano il caro fratello Rainbow e sua moglie e tre altri. In qualche modo, quella piccola auto fece posto a tutti e otto noi. Tutti sentimmo che gli angeli di Geova avevano impedito al nemico di vederci salire sull’auto. La turba era ancora violentemente adirata contro di noi, e non dava alcun segno di volerci lasciar andare. Fu come se Geova tendesse verso di noi le sue amorevoli braccia e ci portasse in salvo! In seguito apprendemmo che, dopo essere stati separati da noi, i due fratelli avevano trovato rifugio in un fienile dove rimasero finché alcuni fratelli li trovarono di buon mattino. Uno dei fratelli era stato gravemente ferito da un oggetto che gli era stato lanciato contro.
“Arrivammo a casa verso le due del mattino, inzuppati e infreddoliti, poiché la tempesta aveva posto fine a un’ondata di calore e aveva portato aria fredda. I nostri fratelli e le nostre sorelle ci servirono, e perfino chiusero cinque ferite che erano aperte sul viso di Victor. Come fummo grati di essere amorevolmente curati dai nostri cari fratelli!”
Nonostante queste dure esperienze, Geova sostiene e rafforza comunque i suoi servitori. “Così”, osserva la sorella Schmidt, “avevamo subìto un’altra specie di prova che Geova ci aveva misericordiosamente aiutati a sopportare, affinché ‘la perseveranza avesse la sue opera compiuta’”. — Giac. 1:4.
ALTRI ATTI DI BRUTALITÀ DELLE TURBE
Molti furono gli atti di violenza delle turbe il cui bersaglio era i testimoni di Geova. Nel dicembre 1942 a Winnsboro, nel Texas, diversi testimoni di Geova furono molestati da una turba mentre compivano l’opera con le riviste nelle vie. Fra i Testimoni era O. L. Pillars, servitore per i fratelli (sorvegliante di circoscrizione). Mentre i componenti della turba si avvicinavano, i Testimoni conclusero che in tali circostanze l’opera nelle vie non poteva farsi. Cominciarono dunque a camminare verso la loro auto. “In mezzo alla via principale, nella sua auto acustica, era il predicatore battista C. C. Phillips”, ricorda il fratello Pillars. “Aveva predicato intorno a Cristo e alla sua crocifissione, ma appena ci vide cambiò il suo sermone. Cominciò a inveire e a strepitare per il fatto che i testimoni di Geova non salutano la bandiera. Disse che egli sarebbe stato felice di morire per la bandiera americana e che chiunque non salutava la bandiera doveva essere cacciato dalla città. Giunti all’altezza della sua auto, ci vedemmo davanti un’altra turba che avanzava verso di noi. Subito ci circondarono e ci trattennero finché il maresciallo della città venne e ci arrestò”.
Più tardi la turba entrò nell’ufficio del maresciallo, che non fece nessun tentativo per proteggere i Testimoni. Essi furono presi dai componenti della turba. Nella via il fratello Pillars, da parte sua, veniva percosso coi pugni. Egli racconta: “In quell’occasione ricevetti l’aiuto più straordinario. Mi stavano picchiando sul serio. Il sangue mi usciva a fiotti dal naso, dal viso e dalla bocca, ma sentivo poco dolore o non ne sentivo affatto. Già allora mi meravigliai di questo fatto e pensai che fosse una manifestazione dell’aiuto angelico. . . . Mi aiutò a capire come i nostri fratelli tedeschi avevano fedelmente sopportato l’ardore della persecuzione nazista senza vacillare”.
Il fratello Pillars fu ripetutamente percosso finché perse i sensi, quindi fu rianimato e percosso di nuovo. Infine, non riuscendo a farlo rinvenire, i componenti della turba lo inzupparono d’acqua fredda e cercarono di fargli salutare una bandiera di cinque centimetri per dieci, “la sola bandiera che”, egli narra, “questi grandi ‘patriotti’ potessero trovare”. Mentre essi la reggevano, gli sollevavano anche il braccio, ma egli lo lasciava cadere giù, mostrando di non voler fare il saluto. Ben presto gli misero una corda intorno al collo, lo gettarono a terra e lo trascinarono nella prigione. Debolmente li udì dire: “Andiamo a impiccarlo. Così ci saremo sbarazzati per sempre di quei Testimoni”. Poco dopo, cercarono di fare proprio questo. Il fratello Pillars scrive: “Mi misero al collo una nuova corda per impiccare grossa più di un centimetro, legandomi il nodo scorsoio dietro l’orecchio, e mi trascinarono nella via. Quindi gettarono l’altro capo della corda oltre un tubo che sporgeva dall’edificio. Quattro o cinque uomini cominciarono a tirare su la corda. Mentre venivo sollevato da terra, la corda si tese e persi i sensi”.
Quando il fratello Pillars riprese conoscenza, si ritrovò nel carcere non riscaldato. Un medico lo esaminava e diceva: “Se volete che questo ragazzo viva, fareste meglio a portarlo all’ospedale, perché ha perduto molto sangue e i suoi occhi sono dilatati”. A ciò il maresciallo ribatté: “È il più ostinato diavolo che abbia mai visto”. “Come mi incoraggiarono quelle parole”, osserva il fratello Pillars, “poiché mi assicurarono che non avevo fatto compromesso!”
Dopo che il medico se ne fu andato, i componenti della turba sfilarono nella prigione fredda e buia. Accendevano fiammiferi per vedere la faccia del fratello Pillars, ed egli li udì chiedere: “Non è ancora morto?” Qualcuno rispose: “No, ma sta per morire”. Gelato fino alle ossa e bagnato fradicio, il fratello Pillars cercò di non tremare, sperando che pensassero che era morto. Finalmente andarono via e si fece un gran silenzio. Da ultimo si aprì la porta, entrarono alcuni della Polizia di Stato del Texas e il fratello Pillars fu portato in ambulanza all’ospedale di Pittsburg, nel Texas. Egli era stato alla mercé della turba per sei ore. Ma che cosa era accaduto quando lo avevano impiccato? Perché era ancora vivo? “Trovai la risposta a queste domande il giorno dopo”, osserva il fratello Pillars, e aggiunge:
“Nella corsia dei detenuti nell’ospedale di Pittsburg, dove mi stavo ristabilendo, venne a trovarmi il fratello Tom Williams. Era un avvocato di Sulphur Springs e un vero combattente per la giustizia. Aveva cercato invano di trovarmi, e quando aveva minacciato di intentare causa alla città, gli avevano rivelato che ero in ospedale. Che piacere fu vedere la faccia di un fratello! Allora mi raccontò che in tutta la città si parlava di me: ero stato impiccato ma la corda si era spezzata!
“In seguito, quando l’F.B.I. fece un’investigazione ufficiale e questo diede luogo a un’inchiesta del gran giurì, un gruppo di pentecostali furono disposti a testimoniare. Essi dissero: ‘Oggi tocca ai testimoni di Geova. Domani toccherà a noi!’ Quando descrissero l’impiccagione, dissero: ‘Lo vedemmo penzolare dalla corda. Quindi la corda si spezzò. Al che comprendemmo che era stato il Signore a spezzarla’”.
Il maresciallo ed altri agenti fuggirono oltre il confine dello stato. Perciò non furono mai processati. Il fratello Pillars si ristabilì e riprese la sua attività di servitore per i fratelli in quella zona.
COME SOPPORTARE BRUTALE PERSECUZIONE
Può darsi che tu dica: “Non potrei mai sopportare tanta brutale persecuzione!” No, non con la tua propria forza. Ma Geova può renderti forte se ora ti vali dei suoi provvedimenti per l’edificazione spirituale. La ragione principale della persecuzione ha relazione con la contesa della sovranità universale. In effetti Satana sfidò Dio, asserendo che nessun uomo sarebbe rimasto fedele a Geova nella prova recata dal Diavolo. Quale privilegio è mantenere l’integrità verso Dio, provando così che Satana è un bugiardo e sostenendo nella contesa la parte di Geova! — Giob. 1:1–2:10; Prov. 27:11.
Negli anni dopo quei giorni turbolenti in cui le folle infuriate scatenarono molti attacchi contro i testimoni di Geova, il popolo di Dio si è reso sempre più consapevole del bisogno di dipendere pienamente da Geova. Mentre difenderanno se stessi e i loro cari in armonia con i princìpi cristiani, essi non si armeranno con armi mortali in attesa dell’attacco. (Matt. 26:51, 52; 2 Tim. 2:24) Piuttosto, riconoscono che ‘le armi della loro guerra non sono carnali’. — 2 Cor. 10:4, si veda La Torre di Guardia del 1º ottobre 1968, pagine 597-603.
ASSEMBLEA TEOCRATICA A SAINT LOUIS
L’umanità era immersa negli spasimi della seconda guerra mondiale e contro il popolo di Dio infuriava la persecuzione. Ma ‘Geova degli eserciti era con loro’. (Sal. 46:1, 7) Egli fece in modo che in senso spirituale fosse loro provveduta un’abbondanza di cose buone. Molto degna di nota fu a questo proposito l’assemblea teocratica dei testimoni di Geova che si tenne dal 6 al 10 agosto 1941 a Saint Louis, nel Missouri.
I servitori di Geova erano ansiosi di assistere a quell’assemblea. Così, molti di loro si misero in viaggio diretti a Saint Louis. “Subito apprendemmo”, dice la sorella A. L. McCreery, “che tutti i Testimoni mettevano al finestrino dell’auto una rivista [La Torre di Guardia o Consolazione] per farsi riconoscere; così anche noi facemmo la stessa cosa. Tutto il viaggio fu un continuo far cenni di saluto a persone completamente estranee che ci passavano accanto, ma dai sorrisi e dai cenni comprendevamo che erano nostri fratelli”.
Nonostante la pressione dell’Azione Cattolica e dei veterani delle guerre combattute all’estero, la direzione dell’Arena si rifiutò di annullare il contratto concluso con i testimoni di Geova. Comunque, le chiese cattoliche misero in giro false voci che indussero molti padroni di casa a non affittare più le stanze ai servitori di Dio. “Le monache andavano di porta in porta dicendo alle persone di non affittare le loro stanze ai testimoni di Geova”, dice Robert E. Rainer. Quindi, arrivati a Saint Louis, “i Testimoni senza alloggio erano tanti che si rese necessario fare materassi e riempirli perché potessero dormire sul luogo dell’Arena”, narra Margaret J. Rogers.
Circa il problema degli alloggi, il fratello G. J. Janssen e sua moglie dichiarano: “Durante il congresso il giornale pubblicò la fotografia di una madre Testimone e del suo bambino che dormivano di notte sul prato nel luogo del congresso. Fu quello che ci voleva. Gli abitanti locali, di cuore più tenero dei loro falsi
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