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Immortalità innata o risurrezione?La Torre di Guardia 1982 | 1° ottobre
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Immortalità innata o risurrezione?
Vi invitiamo a esaminare attentamente i seguenti quattro articoli a cominciare da questa pagina. Essi spiegano il punto di vista biblico su ciò che accade all’anima alla morte, sulla risurrezione, sul divino Giorno del Giudizio e sulla tribolazione finale, collegando questi argomenti col tema della Parola di Dio, il Regno.
OGNI anno più di un quarto degli abitanti della terra celebra la cosiddetta “Pasqua di Risurrezione”. Ciò significa che i milioni di persone che la domenica di Pasqua commemorano la risurrezione di Cristo esprimono in effetti la speranza di essere un giorno risuscitati. Eppure, strano a dirsi, la maggioranza di queste persone crede che la vita dopo la morte non dipenda dalla risurrezione, bensì dalla sopravvivenza della loro “anima immortale”.
Anche altre centinaia di milioni di persone, che non celebrano la Pasqua, credono che la loro speranza di vivere dopo la morte non dipenda da una risurrezione, ma dalla sopravvivenza della loro “anima”. Tutti questi, sia che facciano parte o no della cristianità, ritengono ovviamente che dev’esserci qualcosa dopo il breve arco di vita sulla terra. Si sentirebbero frustrati al pensiero che l’uomo viva e muoia come un animale. Il loro desiderio di una vita futura è abbastanza naturale. Forse anche voi lo condividete. Ma come è possibile vivere dopo la morte?
Vita dopo la morte: Come?
I “libri sacri” di varie religioni propongono in genere due soluzioni a questo problema. Alcuni insegnano la sopravvivenza automatica dell’“anima” o “spirito” del defunto. La Bibbia invece spiega che i morti saranno riportati in vita mediante una risurrezione. — Ebrei 11:17-19; Luca 20:37, 38; Giovanni 5:28, 29; 11:24.
Le religioni orientali insegnano che l’“anima” o “spirito” sopravvive automaticamente. Questo non sorprende, perché la storia documentata mostra che questa credenza ebbe origine in Oriente. Gli antichi babilonesi credevano in un oltretomba popolato dalle anime dei defunti e dominato dal dio Nergal e dalla dea Ereshkigal. Anche gli antichi egizi credevano nell’immortalità dell’anima e avevano il loro “oltretomba”. Adoravano Osiride quale “dio dei morti”. Come gli egiziani, gli antichi persiani credevano che dopo la morte le “anime” venissero “pesate”. Molti antichi filosofi greci adottarono questo concetto orientale di un’anima immortale, concetto che venne infine definito da Platone nel IV secolo a.E.V.
Ciò che sorprende è che il giudaismo e le religioni della cristianità abbiano adottato l’idea che la vita futura dipenda dal possesso di un’anima immortale. Questo non è affatto un insegnamento biblico, come rivela un’enciclopedia ebraica: “La Bibbia non formula una dottrina dell’immortalità dell’anima, né essa emerge chiaramente nei primi testi rabbinici. . . . Col tempo l’idea che qualche elemento della personalità dell’uomo sia eterno e indistruttibile entrò a far parte delle credenze rabbiniche e venne quasi universalmente accettata nel tardo giudaismo”. — The Concise Jewish Encyclopedia (1980).
I teologi della cristianità seguirono l’esempio dei rabbini ebrei e adottarono il concetto babilonese, egizio, persiano e greco secondo cui l’uomo avrebbe un’anima immortale. Ma poiché le chiese della cristianità asseriscono di credere nella Bibbia, adottando questa dottrina non cristiana si trovano dinanzi a un dilemma: come possono attenersi all’insegnamento biblico della risurrezione e contemporaneamente insegnare che si sopravvive alla morte grazie all’immortalità dell’anima?
Come pensano di uscire da questo dilemma le chiese della cristianità? Un’enciclopedia cattolica dice: “Secondo il IV Concilio Lateranense, tutti gli uomini, sia i buoni che i reprobi, ‘risorgeranno con lo stesso corpo che hanno ora’. Nel linguaggio dei credi e delle professioni di fede, questo ritorno alla vita è chiamato risurrezione del corpo [risurrezione della carne]”. In altre parole si afferma che la risurrezione dei morti consista semplicemente nel rivestire di un corpo carnale un’anima immortale. Ma questo non è ciò che insegna la Bibbia.
La vera speranza della risurrezione
Molti eruditi biblici ammettono che le dottrine dell’immortalità innata e della “risurrezione del corpo” non sono insegnate dalla Bibbia. George Auzou, professore cattolico francese di Sacra Scrittura, scrive: “Il concetto di ‘anima’ come realtà puramente spirituale e immateriale, distinta dal ‘corpo’, . . . non esiste nella Bibbia”. “Il Nuovo Testamento non parla mai di ‘risurrezione della carne’, ma di ‘risurrezione dei morti’”.
In modo analogo, il teologo protestante francese Oscar Cullmann scrive: ‘Esiste una differenza radicale fra l’attesa cristiana della risurrezione dei morti e la credenza greca nell’immortalità dell’anima. . . . Se poi il cristianesimo successivo ha stabilito, più tardi, un legame fra le due credenze e se il cristiano medio oggi le confonde bellamente fra loro, ciò non ci è parsa sufficiente ragione per tacere su un punto che, con la maggioranza degli esegeti, consideriamo come la verità; . . . tutta la vita e tutto il pensiero del Nuovo Testamento sono dominati dalla fede nella risurrezione. . . . l’uomo intero, che era davvero morto, è richiamato alla vita da un nuovo atto creatore di Dio’. — Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?, Paideia Editrice, 1970.
La vera speranza biblica di una vita futura poggia quindi sulla risurrezione, sul “risorgere dai morti”, non sulla sopravvivenza automatica di un’anima immortale. La Bibbia dichiara esplicitamente: “Vi sarà una risurrezione sia dei giusti che degli ingiusti”. (Atti 24:15) Nel prossimo articolo esamineremo come si è prodotta una tale confusione religiosa sulla vita dopo la morte.
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Questa immagine di un’anima che si libra sopra un corpo morto mostra che gli antichi egizi credevano nella sopravvivenza dell’anima
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Risurrezione, Giorno del Giudizio e apostasiaLa Torre di Guardia 1982 | 1° ottobre
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Risurrezione, Giorno del Giudizio e apostasia
LE CHIESE cattolica, ortodossa e protestante hanno voltato le spalle alle chiare verità bibliche relative alla condizione dei morti e alla speranza di riavere la vita dopo la morte. Preferiscono l’antico concetto non scritturale dell’immortalità dell’anima. Come abbiamo visto, esso ebbe origine in Babilonia e fu perfezionato dal filosofo greco Platone nel IV secolo a.E.V.
I teologi della cristianità asseriscono che ogni uomo, donna e bambino vivente ha un’anima che alla morte abbandona il corpo. Per sostenere questo insegnamento, hanno inventato luoghi come il limbo, il purgatorio e l’inferno di fuoco, che ospiterebbero le anime disincarnate indegne del “paradiso”, luogo che secondo loro ha sede in cielo.
Le chiese inoltre dicono che i morti non sono effettivamente morti. Secondo quanto affermano, l’anima continuerebbe a vivere. Non possono quindi insegnare la vera dottrina biblica della risurrezione, definita come “un ritorno alla vita”. Perciò i loro teologi hanno inventato la cosiddetta risurrezione del corpo, o della carne, secondo cui nel Giorno del Giudizio i corpi dei giusti e dei reprobi si ricongiungeranno con le rispettive anime per godere le beatitudini celesti o subire la dannazione nell’inferno di fuoco. Poiché credono che tali “anime” non devono aspettare il Giorno del Giudizio per essere assegnate al “cielo”, all’“inferno” o a sale d’attesa come il “limbo” o il “purgatorio”, i teologi della cristianità hanno pure inventato la storia dei due giudizi. Il primo, detto giudizio individuale, avrebbe luogo quando l’“anima” lascia il corpo alla morte. Il secondo, detto giudizio universale, avrebbe luogo quando i corpi vengono “risuscitati” e si ricongiungono con le rispettive “anime” nel Giorno del Giudizio.
Risurrezione e apostasia
Tutte le summenzionate invenzioni dei teologi sorsero perché la Chiesa Cattolica Romana, seguita sotto certi aspetti fondamentali dalle chiese ortodossa e protestante, non si attenne ai chiari insegnamenti biblici riguardanti la risurrezione e argomenti attinenti come la morte, l’anima umana e il giudizio finale.
A questo riguardo l’apostasia iniziò molto presto nella storia del cristianesimo. Solo una ventina d’anni, o poco più, dopo la morte e la risurrezione di Cristo, l’apostolo Paolo scrisse da Efeso alla giovane congregazione cristiana di Corinto, in Grecia: “Se ora si predica che Cristo è stato destato dai morti, come mai alcuni fra voi [cristiani unti] dicono che non vi è risurrezione dai morti?” — I Corinti 15:12.
Può darsi che alcuni dei cristiani di Corinto ai quali Paolo scriveva fossero ancora sotto l’influenza della filosofia greca. Pochi anni prima Paolo aveva dichiarato la “buona notizia di Gesù e la risurrezione” ai filosofi greci di Atene. Ma, “avendo udito della risurrezione dei morti, alcuni se ne facevano beffe”. (Atti 17:18, 32) Epicurei e stoici avevano le loro teorie su quello che succedeva all’anima dopo la morte. Altri filosofi greci, seguaci di Socrate e di Platone, credevano nell’immortalità dell’anima. Nessuno di loro credeva nella risurrezione così come la insegnava la Bibbia.
Può anche darsi che alcuni cristiani di Corinto seguissero già, per quanto concerne la risurrezione, le idee apostate che l’apostolo Paolo condannò dieci anni dopo. Scrivendo a Timoteo, che all’epoca si trovava probabilmente ad Efeso, Paolo lo avvertì, dicendo: “Evita i discorsi vuoti che violano ciò che è santo; poiché essi progrediranno sempre più in empietà, e la loro parola si spargerà come cancrena. Imeneo e Fileto sono di tale numero. Questi stessi uomini han deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione sia già avvenuta; e sovvertono la fede di alcuni”. — II Timoteo 2:16-18.
Dicendo che ‘la risurrezione era già avvenuta’, quegli apostati non intendevano dire che i cristiani deceduti fossero già stati destati dai morti. A quanto pare credevano che i cristiani viventi fossero già stati risuscitati in senso puramente simbolico, spirituale. Negavano l’esistenza di una futura risurrezione dai morti. Queste idee ‘sovvertivano la fede di alcuni’, per cui l’apostolo Paolo mise energicamente in guardia contro quegli insegnanti apostati.
L’apostasia ‘si sparge come cancrena’
Questo Imeneo era indubbiamente lo stesso menzionato da Paolo nella sua prima lettera a Timoteo. Era stato disassociato dalla congregazione cristiana, insieme a un certo Alessandro, perché ‘avevano fatto naufragio riguardo alla loro fede’. Paolo consigliò a Timoteo di ‘continuare a combattere l’eccellente guerra’ contro tali apostati. — I Timoteo 1:18-20.
Mentre erano ancora in vita, gli apostoli avevano dato l’esempio nel combattere l’apostasia. Ma quando non furono più presenti per ‘agire da restrizione’, i timori di Paolo si avverarono, e la “parola” degli apostati ‘si sparse come cancrena’. — II Tessalonicesi 2:3-12; Atti 20:29, 30.
Idee su una risurrezione puramente simbolica, come quelle insegnate da Imeneo e Fileto a Efeso, furono in seguito sviluppate dagli gnostici. Nel II secolo E.V. e all’inizio del III, gli gnostici (dal termine greco gnosis, “conoscenza”) fusero il cristianesimo apostata con la filosofia greca e il misticismo orientale. Sostenevano che tutta la materia fosse male e asserivano che la salvezza era raggiungibile tramite la “conoscenza” mistica (gnosis) e non mediante la fede in Cristo quale redentore.
Ma lo gnosticismo non fu l’unica forma di apostasia che ‘si sparse come cancrena’. Nel IV secolo il vero cristianesimo insegnato da Cristo e dai suoi fedeli apostoli e discepoli era ormai diventato corrotto per opera di altri che avevano “deviato dalla verità”. Un autorevole dizionario teologico ammette che “nel corso della storia della Chiesa molte rappresentazioni, idee e motivi extrabiblici entrarono a far parte del concetto di paradiso”. Questo dizionario biblico prosegue parlando del “fatto che la dottrina dell’immortalità dell’anima prese il posto dell’escatologia [l’indagine sugli stadi finali dell’uomo e del mondo] neotestamentaria con la sua speranza della risurrezione dei morti”. — The New International Dictionary of New Testament Theology.
Come abbiamo già visto sopra e nel precedente articolo, il rifiuto della realtà della morte e l’accettazione dell’idea pagana della sopravvivenza automatica di un’anima immortale allontanarono sempre più le chiese cattolica e ortodossa dai chiari insegnamenti biblici relativi alla risurrezione e al giudizio. Si giunse al dogma — diffamatorio nei riguardi di Dio — dell’inferno e del purgatorio, e all’assurda idea dei corpi carnali risuscitati per andare a fluttuare qua e là in cielo o per essere tormentati in eterno nell’“inferno”.
La “cancrena” non si fermò qui. Nei secoli successivi i riformatori protestanti aggiunsero le loro teorie non bibliche circa la morte, la risurrezione e il giudizio finale. In gran parte seguirono il dogma cattolico dell’immortalità innata dell’anima, che li obbligò ad accettare anche la dottrina della “risurrezione del corpo”. Molte chiese protestanti insegnano anche l’inferno di fuoco. Pure i teologi protestanti hanno dato prova della loro inventiva formulando altre dottrine che non esistono nella Bibbia. Alcune chiese calviniste riformate, per esempio, insegnano che Dio predestina certe anime alla salvezza e altre alla dannazione eterna. Altri protestanti credono nella salvezza universale, cioè nella salvezza finale di tutte le anime, comprese quelle dei malvagi.
Attenetevi alla verità biblica
Dopo aver messo in guardia contro l’apostasia di Imeneo e Fileto in merito alla risurrezione, Paolo aggiunse: “Per tutto questo, il solido fondamento di Dio rimane in piedi, avendo questo suggello: ‘Geova conosce quelli che gli appartengono’”. — II Timoteo 2:19.
Dopo aver visto lo sviluppo storico dei concetti apostati riguardanti l’anima, la morte, la risurrezione e il giudizio finale, e aver notato la confusione esistente su questi importanti soggetti, cosa farete? Il cristiano sincero sarà più convinto che mai del bisogno di attenersi in queste cose al “solido fondamento di Dio”, esposto nella Sua Parola, la Bibbia.
Comunque, pur accettando il chiaro insegnamento biblico circa l’anima umana, la morte e la risurrezione, alcuni cristiani possono, per ragioni emotive, avere delle idee riguardo al giudizio finale che apparentemente esaltano l’amorevole benignità di Geova, ma che, in realtà, metterebbero in dubbio la sua giustizia e il suo diritto di distruggere i malvagi. Allo scopo di chiarire questi argomenti, i seguenti articoli prenderanno in esame ciò che dice la Bibbia circa la vera speranza della risurrezione in relazione al regno di Dio e al divino giorno del giudizio. Vi invitiamo a leggerli.
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Ciò che dice la Bibbia circa l’anima, la morte, la risurrezione e il giudizio finale
L’uomo non ha un’anima; È un’anima. — I Corinti 15:45.
L’anima, cioè l’intera persona, muore. — Ezechiele 18:4.
La morte è un nemico, non un amico. — I Corinti 15:26.
La vita dopo la morte è possibile solo mediante una risurrezione. — Giovanni 5:28, 29.
La ricompensa per la fedeltà è la vita eterna. — Giovanni 10:27, 28.
Il giudizio per il peccato volontario è la morte eterna, non il tormento eterno. — Romani 6:23.
[Riquadro a pagina 18]
Un insegnamento ufficiale delle chiese della cristianità
Il simbolo atanasiano, ufficialmente accettato dalla Chiesa Cattolica, da quella anglicana e da altre chiese protestanti, afferma: “[Gesù] salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente, di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Alla sua venuta tutti gli uomini risorgeranno con il loro corpo, e renderanno conto delle loro opere. E quelli che avranno fatto il bene entreranno nella vita eterna, e quelli che hanno fatto il male nel fuoco eterno”.
[Riquadro a pagina 19]
Opinioni della chiesa circa la risurrezione
“È difficile dimostrare razionalmente la risurrezione universale, anche se possiamo mostrarne la coerenza. (a) Poiché l’anima ha una propensione naturale per il corpo, la sua perpetua separazione da esso sembrerebbe innaturale. (b) Poiché il corpo è complice dei crimini commessi dall’anima e compagno delle sue virtù, sembra che la giustizia divina esiga la partecipazione del corpo al castigo o al premio dell’anima. (c) Poiché l’anima separata dal corpo è naturalmente imperfetta, affinché se ne realizzi la felicità completa sembra indispensabile la risurrezione del corpo”. — “Catholic Encyclopedia” (le sottolineature sono nostre).
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Il Regno e la speranza della risurrezioneLa Torre di Guardia 1982 | 1° ottobre
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Il Regno e la speranza della risurrezione
“Ti ordino solennemente dinanzi a Dio e a Cristo Gesù, che è destinato a giudicare i vivi e i morti, e per la sua manifestazione e per il suo regno”. — II Timoteo 4:1.
1. Considerando il numero degli esseri umani finora vissuti, perché la speranza della risurrezione è così importante? Quali domande però sorgono?
SI CALCOLA che il numero degli uomini vissuti finora sulla terra sia compreso fra i 14 e i 20 miliardi. A prescindere da quella che può essere la cifra esatta, due fatti sono certi: (1) Geova Dio conosce il numero esatto di quelli che sono vissuti e ha il potere di riportare in vita tutti quelli che desidera; (2) gli attuali 4 miliardi e 400 milioni di abitanti della terra, sebbene siano un numero senza precedenti, non sono che una piccola parte del totale di quelli finora vissuti. La conclusione è inevitabile: la stragrande maggioranza di coloro che sono esistiti è morta, e per essi qualsiasi speranza di vita futura dipende dalla risurrezione. Ma perché sono morti? Che speranza c’è che tornino a vivere?
2. Cosa disse Pietro circa la risurrezione di Cristo e il Suo incarico in relazione con la speranza della risurrezione?
2 Nel 36 E.V. l’apostolo Pietro dichiarò: “Per certo io comprendo che Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accettevole. . . . Questi [Gesù Cristo] Dio destò il terzo giorno e gli concesse di manifestarsi, non a tutto il popolo, ma a testimoni in anticipo costituiti da Dio, a noi, che mangiammo e bevemmo con lui dopo che era sorto dai morti. Ed egli ci ordinò di predicare al popolo e di dare una completa testimonianza secondo cui questi è Colui che Dio ha decretato esser giudice dei vivi e dei morti. A lui tutti i profeti rendono testimonianza, che chiunque ripone fede in lui ottiene per mezzo del suo nome il perdono dei peccati”. — Atti 10:34-43.
3. (a) Perché sono morti così tanti miliardi di persone? (b) Spiegate perché la risurrezione si basa sulla morte e risurrezione di Cristo.
3 Il motivo per cui miliardi di morti sono finiti nella tomba è infatti il peccato ereditato dal primo uomo Adamo. “Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini. . . . Per il fallo di un solo uomo la morte ha regnato”. (Romani 5:12, 17) Ma Cristo morì e fu “reso vivente nello spirito”. (I Pietro 3:18) Riponendo fede nel sangue che egli ha sparso, “chiunque” di fra “i vivi e i morti” può ottenere “il perdono dei peccati” ed essere liberato dalla tirannide della regina Morte. A tal fine la maggioranza dell’umanità avrà bisogno della risurrezione. Quindi Paolo scrive: “Siccome la morte è per mezzo di un uomo [Adamo], la risurrezione dai morti è pure per mezzo di un uomo [Gesù]”. (I Corinti 15:21) Cristo lo confermò quando disse a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi esercita fede in me, benché muoia, tornerà in vita”. (Giovanni 11:25) La morte e la risurrezione di Cristo sono la base su cui poggia la speranza della risurrezione.
La “prima risurrezione”
4, 5. (a) Cosa scrisse Giovanni circa la “prima risurrezione”, e quale potere e incarico è affidato a quelli che vi prendono parte? (b) Cosa disse Gesù agli undici fedeli apostoli in merito al loro incarico futuro?
4 La Bibbia mostra che Cristo non sarà solo nel giudicare “i vivi e i morti”. Descrivendo una visione avuta sotto ispirazione, l’apostolo Giovanni scrisse: “E vidi dei troni, e vi eran quelli che sedettero su di essi, e fu data loro la potenza di giudicare. Sì, vidi le anime di quelli che furono giustiziati con la scure per la testimonianza che avevan resa a Gesù e per aver parlato intorno a Dio, e quelli che non avevano adorato né la bestia selvaggia [l’organizzazione politica di Satana] né la sua immagine e che non avevano ricevuto il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano. Ed essi vennero alla vita e regnarono col Cristo per mille anni. Felice e santo è chiunque prende parte alla prima risurrezione; su questi non ha autorità la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni”. — Rivelazione 20:4, 6.
5 Fra i primi di quei re e giudici futuri a morire come fedeli testimoni di Gesù e del Padre suo Geova vi furono gli undici apostoli leali. In Luca 22:28-30 Gesù li descrive seduti su troni con lui nel suo regno “per giudicare le dodici tribù d’Israele [cioè le dodici tribù non sacerdotali, che rappresentano il resto dell’umanità]”.
6. Quanti giudici coadiuveranno Cristo quando egli giudicherà i vivi e i morti, e che trasformazione subiscono alla loro risurrezione?
6 Altre scritture mostrano che questo eccezionale privilegio di essere re e giudici insieme a Cristo nel suo regno è limitato a un “piccolo gregge” di 144.000 fedeli cristiani “comprati dalla terra”, “comprati di fra il genere umano”. (Luca 12:32; Rivelazione 14:1-4) Questi rinunciano alla normale e naturale speranza di vivere per sempre sulla terra, per poter essere ‘uniti a Cristo nella somiglianza della sua risurrezione’. (Romani 6:5) Riguardo a loro Paolo scrisse: “Così è anche la risurrezione dei morti. È seminato nella corruzione, è destato nell’incorruzione. . . . È seminato corpo fisico, è destato corpo spirituale. . . . Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio . . . Questo che è mortale deve rivestire l’immortalità”. — I Corinti 15:24-53.
7. Cosa dice un dizionario a proposito dell’immortalità, e cosa scrissero Paolo e Pietro circa la risurrezione celeste?
7 È interessante che un dizionario teologico (The New International Dictionary of New Testament Theology) smentisce l’idea non scritturale secondo cui tutti avrebbero un’anima immortale. Difatti dice: “L’immortalità non è qualcosa che tutti gli uomini posseggono allo stato attuale, ma una futura acquisizione dei cristiani. Stando a I Corinti 15:42, 52 ss., è solo dopo la trasformazione della risurrezione che i credenti ‘rivestono’ l’immortalità. . . . non può esservi immortalità senza una previa risurrezione”. In realtà il premio dell’immortalità è concesso non a tutti i cristiani, ma solo a quelli che partecipano alla “risurrezione dai morti che ha luogo più presto”. Per loro “un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole . . . è riservata nei cieli”. — Filippesi 3:10, 11; I Pietro 1:3, 4.
Tempo della “prima risurrezione”
8. (a) Secondo le Scritture, quando doveva aver luogo la “prima risurrezione”? (b) Spiegate il senso di I Tessalonicesi 4:14-17 e I Corinti 15:51, 52.
8 Le Scritture collegano questa “prima risurrezione” con la “presenza [in greco parousìa]” di Cristo. (I Corinti 15:23) L’apostolo Paolo scrive: “Il Signore stesso scenderà dal cielo con una chiamata di comando, con voce di arcangelo e con tromba di Dio, e quelli che son morti unitamente a Cristo [a cominciare dal primo secolo fino alla venuta di Cristo al tempio spirituale nel 1918] sorgeranno per primi”. Paolo prosegue quindi dicendo che gli unti cristiani ‘che sopravvivono fino alla presenza [parousìa] del Signore’, e che poi muoiono durante la parousìa, vengono immediatamente risuscitati e ‘rapiti nelle nubi per incontrare il Signore nell’aria’. (I Tessalonicesi 4:14-17) Non devono ‘dormire’ nella tomba in attesa della risurrezione. Alla morte vengono “mutati, in un momento, in un batter d’occhio”. — I Corinti 15:51, 52.
9. (a) Quando ha avuto inizio l’invisibile presenza di Cristo? (b) Cosa doveva aver luogo durante la sua presenza, e perché gli unti cristiani che muoiono durante la presenza di Cristo si possono considerare “felici”?
9 Gli avvenimenti in adempimento delle profezie bibliche indicano che la presenza o parousìa di Cristo ha avuto inizio nel fatidico anno 1914. (Matteo 24:3, 7-14) Allora “il regno del mondo è divenuto il regno del nostro Signore [Geova] e del suo Cristo”. Dopo questo avvenimento, tale da scuotere il mondo, venne “il tempo fissato di giudicare i morti”. Questo giudizio e la ricompensa di coloro che erano meritevoli cominciò con quelli che presero parte alla “prima risurrezione” dalla venuta di Cristo al tempio in poi. (Rivelazione 11:15-18) I cristiani unti che muoiono fedelmente dopo l’istituzione del regno di Dio sono chiamati “felici”. Perché? Perché vengono risuscitati all’istante, e questo consente loro di intraprendere immediatamente le loro nuove mansioni in cielo con Cristo Gesù. — Rivelazione 14:13.
10. Per quali ragioni la risurrezione dei 144.000 è chiamata la “prima risurrezione”?
10 La risurrezione dell’intero numero dei 144.000 unti cristiani chiamati a regnare con Cristo in cielo è appropriatamente chiamata la “prima risurrezione”. Questo perché precede in ordine di tempo la risurrezione dell’umanità in generale alla vita sulla terra, per cui i 144.000 divengono “primizie a Dio e all’Agnello”. (Rivelazione 14:1, 4; Giacomo 1:18) Occupano quindi una posizione importante, in quanto nessun altro uomo può ‘essere reso perfetto senza’ questi 144.000 sacerdoti, re e giudici. (Ebrei 11:40b; Rivelazione 22:1, 2) Inoltre è superiore a qualsiasi risurrezione terrena, poiché i 144.000 vengono destati ‘nella somiglianza della risurrezione di Cristo’ alla vita incorruttibile e immortale quali figli spirituali di Dio. — Romani 6:5.
La risurrezione terrena
11. Quale altra risurrezione è menzionata in Rivelazione capitolo 20?
11 Se c’è una “prima risurrezione”, ne consegue che deve essercene una successiva. Descrivendo quello che avverrà durante il millenario Giorno del Giudizio menzionato prima nello stesso capitolo, l’apostolo Giovanni scrisse:
“E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono, e dei rotoli furono aperti. Ma fu aperto un altro rotolo; è il rotolo della vita. E i morti furono giudicati dalle cose scritte nei rotoli secondo le loro opere”. — Rivelazione 20:12.
12, 13. (a) Perché non è logico pensare che il resto dei morti venga risuscitato solo alla fine del millennio? (b) Qual è dunque il significato dell’espressione ‘venire alla vita’ che troviamo in Rivelazione 20:5? (c) Come si determinerà alla fine quali nomi scrivere nel “rotolo della vita”?
12 Questi “morti” sono gli stessi che vengono chiamati “il resto dei morti” nel versetto 5 del medesimo capitolo, e riguardo ai quali è detto che ‘non vennero alla vita finché i mille anni non furono finiti’. Questo non può voler dire che essi vengano risuscitati soltanto dopo il millenario Giorno del Giudizio, perché quelli che prendono parte alla “prima risurrezione” ricevono “la potenza di giudicare” e sono “sacerdoti” e ‘re’ con Cristo “per i mille anni”. (Rivelazione 20:4-6) Chi giudicherebbero, su chi regnerebbero e a beneficio di chi officerebbero quali sacerdoti se “il resto dei morti” venisse risuscitato solo alla fine del millennio?
13 Di conseguenza l’espressione ‘venire alla vita’ deve riferirsi alla situazione esistente alla fine del millenario Giorno del Giudizio. Quelle persone ‘verranno alla vita’ nel senso che raggiungeranno finalmente la perfezione umana. Saranno nelle stesse condizioni perfette in cui erano Adamo ed Eva nel giardino di Eden. Come determinerà allora Geova quali nomi scrivere nel “rotolo della vita” o “libro della vita”? Mediante una prova finale a cui verrà sottoposta l’umanità. (Rivelazione 20:7-10, 12, 15) Coloro che dimostreranno la loro fedeltà a Dio superando la prova finale saranno ‘dichiarati giusti’ da Geova stesso ed entreranno nella “gloriosa libertà dei figli di Dio” sulla terra. (Romani 8:21, 33) Riceveranno la garanzia divina della vita eterna, a differenza di Adamo che venne meno nella prova e al quale i cherubini inviati da Dio vietarono l’accesso all’“albero della vita”. — Genesi 2:9; 3:22-24.
14. Rispetto a che cosa la risurrezione sulla terra durante il millennio offrirà opportunità migliori?
14 Poiché tutto “il resto dei morti” risuscitati durante il regno millenario di Cristo avranno in tal modo l’opportunità di dimostrarsi degni di far scrivere permanentemente il loro nome nel “rotolo della vita” di Geova e di vivere per sempre sotto il regno di Dio, si può dire che la loro risurrezione offre opportunità migliori rispetto a quella delle poche persone risuscitate nei tempi biblici, le quali morirono di nuovo. (I Re 17:17-24; II Re 4:17-37; 13:20, 21; Matteo 9:18, 23-26; Luca 7:11-15; Giovanni 11:38-44; Atti 9:36-41; 20:7-12) Per poter ottenere una “risurrezione migliore” sotto il regno o “città” del Messia, uomini e donne dell’antichità rimasero fedeli a Geova fino alla morte. — Ebrei 11:10, 13, 14, 35.
Risurrezione e giudizio
15, 16. (a) Il Giorno del Giudizio è qualcosa da temere? Spiegate. (b) Chi eseguirà il giudizio, e in base a che cosa?
15 Abbiamo visto che “il resto dei morti” viene risuscitato durante il millennio affinché essi siano “giudicati . . . secondo le loro opere” in tale periodo. (Rivelazione 20:12) La raccapricciante idea di un giorno del giudizio in cui tutti coloro che sono vissuti dovrebbero rendere conto dei peccati commessi nel passato non si basa sulla Bibbia. Il contesto mostra che saranno aperti “rotoli” o libri di leggi divine e che i morti risuscitati saranno giudicati “dalle cose scritte nei rotoli secondo le loro opere”, cioè secondo la loro ubbidienza o disubbidienza a tali istruzioni divine.
16 Chi eseguirà il giudizio? L’apostolo Paolo scrisse che Cristo Gesù “è destinato a giudicare i vivi e i morti”, e nello stesso tempo parlò della ‘manifestazione e del regno di Cristo’. (II Timoteo 4:1) Seduti su “troni” con Cristo durante il suo regno millenario vi saranno altri 144.000 giudici. (Luca 22:28-30; Rivelazione 20:4, 6) Paolo scrisse: “Non sapete che i santi giudicheranno il mondo?” — I Corinti 6:2.
17, 18. (a) C’è forse contraddizione fra Giovanni 5:29 e Rivelazione 20:12? Spiegate. (b) In che senso alcuni “verranno fuori . . . a una risurrezione di giudizio”?
17 Riferendosi a ciò che sarebbe accaduto durante il suo regno millenario, che coincide con il millenario Giorno del Giudizio, Gesù dichiarò: “Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio. . . . Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone alla risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili alla risurrezione di giudizio”. — Giovanni 5:22-29.
18 Contraddice questo Rivelazione 20:12, dove si legge che i morti saranno “giudicati dalle cose scritte nei rotoli”, rotoli che non saranno “aperti” se non durante il millennio? Niente affatto. Bisogna comprendere le parole di Gesù in Giovanni capitolo 5 alla luce della sua successiva rivelazione a Giovanni. (Rivelazione 1:1) Sia “quelli che hanno fatto cose buone” che “quelli che hanno praticato cose vili” saranno fra i “morti” che verranno “giudicati individualmente secondo le loro opere”, opere che compiranno dopo la loro risurrezione. (Rivelazione 20:13) Nel contrapporre la “risurrezione di vita” alla “risurrezione di giudizio [in greco anàstasis krìseos]”, Gesù si riferiva al risultato finale di tali risurrezioni. Un dizionario greco-inglese (Thayer’s Greek-English Lexicon) definisce anàstasis krìseos come una risurrezione “seguita da una condanna”. L’individuo non viene risuscitato per essere automaticamente condannato, ma la sua risurrezione sarà seguita da un giudizio di condanna se egli si rifiuterà di osservare le “cose scritte nei rotoli”, e il suo nome non verrà quindi “scritto nel libro della vita”. Egli morrà allora di “seconda morte”, senza alcuna speranza di risurrezione futura. — Rivelazione 20:14, 15; 21:8.
19. e nota in calce. (a) Come è reso Giovanni 5:29 in una traduzione francese della Bibbia, e solo quando sarà evidente se una risurrezione sarà stata “di vita” o “di giudizio”? (b) I “giusti” e gli “ingiusti” menzionati in Atti 24:15 vengono fuori rispettivamente a una “risurrezione di vita” e a una “risurrezione di giudizio”? Spiegate.
19 È interessante notare che la “Traduzione Ecumenica” francese (pubblicata da un gruppo di studiosi cattolici e protestanti) rende così Giovanni 5:29: “Quelli che hanno fatto il bene verranno fuori per la risurrezione che porta alla vita; quelli che hanno praticato il male, per la risurrezione che porta al giudizio”. Solo quando diventerà chiaro il risultato finale della risurrezione dell’individuo si potrà sapere se la sua è stata una “risurrezione di vita” o una “risurrezione di giudizio”.a
20. (a) Chi avrà bisogno di bere dell’“acqua della vita”, e perché? (b) Quale domanda sarà esaminata nel prossimo articolo?
20 Sia i morti risuscitati che la “grande folla” di superstiti dell’imminente “grande tribolazione” dovranno bere dell’“acqua della vita”, cioè accettare con gratitudine il sacrificio di riscatto di Cristo e tutti gli altri provvedimenti presi da Geova per liberare l’uomo dal peccato e dalla morte. (Rivelazione 7:9, 10, 14, 17; 22:1, 2) Questi provvedimenti saranno amministrati durante il regno millenario da Cristo e dai 144.000 giudici sacerdotali a lui associati. Ma tutti i morti torneranno in vita per essere giudicati, inclusi quelli che morranno nell’imminente “grande tribolazione”? Lo esamineremo nel prossimo articolo.
[Nota in calce]
a Non si devono confondere quelli destati a una “risurrezione di vita” o a una “risurrezione di giudizio” con i “giusti” e gli “ingiusti” menzionati da Paolo in Atti 24:15, dove Paolo parla della condizione delle persone al momento in cui vengono risuscitate, a seconda della condotta che avevano prima di morire. I “giusti” dovranno continuare il loro giusto modo di vivere ubbidendo alle cose scritte nei “rotoli”. Altrimenti la loro risurrezione potrebbe rivelarsi una “risurrezione di giudizio”. Viceversa, la risurrezione di qualsiasi persona ‘ingiusta’ che si penta, accetti il sacrificio di riscatto di Cristo e ubbidisca alle cose scritte nei “rotoli”, potrà rivelarsi una “risurrezione di vita”.
DOMANDE DI RIPASSO
◻ In che senso Cristo è “la risurrezione e la vita”?
◻ Chi prende parte alla “prima risurrezione”, e in quali attività assisteranno il re Gesù Cristo?
◻ Perché è appropriata l’espressione “prima risurrezione”?
◻ In che senso “il resto dei morti” ‘viene alla vita’ dopo il millennio, e sotto quale aspetto la loro risurrezione è migliore di quella delle persone riportate in vita sulla terra nei tempi biblici?
◻ In base a che cosa saranno giudicati i morti risuscitati, e di cosa avranno bisogno per essere liberati dal peccato e dalla morte?
[Testo in evidenza a pagina 21]
“L’immortalità non è qualcosa che tutti gli uomini posseggano allo stato attuale, ma una futura acquisizione dei cristiani. . . . non può esservi immortalità senza una previa risurrezione”. — “The New International Dictionary of New Testament Theology”
[Immagine a pagina 23]
La Bibbia mostra che molti saranno riportati in vita sulla terra
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Sopravvivenza o distruzione alla “grande tribolazione”La Torre di Guardia 1982 | 1° ottobre
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Sopravvivenza o distruzione alla “grande tribolazione”
“Questi andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna”. — Matteo 25:46.
1, 2. Che opinione hanno alcuni, e perché è pericolosa e dev’essere evitata?
L’IDEA che certuni possano essere distrutti per sempre ripugna ad alcuni, per esempio agli universalisti, i quali credono che alla fine si salveranno tutti. Nel lontano III secolo E.V. il teologo Origene auspicava la salvezza finale di tutti. Senza andare così lontano, oggi alcuni che dicono di essere cristiani esprimono l’opinione che forse tutti gli uomini saranno risuscitati, inclusi tutti coloro che morranno nella futura “grande tribolazione”. — Matteo 24:21, 22.
2 Senza accorgersene, coloro che condividono questa opinione si avvicinano pericolosamente alla dottrina della cristianità circa una “risurrezione universale”. Le chiese principali insegnano che i corpi morti di TUTTI i defunti saranno risuscitati per ricongiungersi con le rispettive anime in cielo o all’“inferno”. Ma la Bibbia non insegna la “risurrezione universale”, così come la intende la cristianità, né che TUTTI i morti, inclusi i malvagi, saranno risuscitati o riportati in vita.
Non tutti i morti saranno risuscitati
3. Come indicò Gesù che non tutti sarebbero stati risuscitati?
3 Gesù indicò che non tutti sarebbero stati risuscitati. Rispondendo a una domanda tranello rivoltagli dai sadducei, i quali credevano che non sarebbe stato risuscitato nessuno, egli parlò di “quelli che sono stati considerati degni di guadagnare quel sistema di cose e la risurrezione dai morti”. (Luca 20:35) Le sue parole lasciano intendere che non tutti sarebbero stati degni di essere risuscitati nel promesso nuovo sistema di cose di Dio.
4. Secondo Rivelazione capitolo 20, da dove verranno fuori i morti, ma quale luogo simbolico non restituirà i suoi morti?
4 In Rivelazione capitolo 20, che parla della risurrezione del “resto dei morti”, i quali non prendono parte alla “prima risurrezione”, la Bibbia dice che il “mare” e l’“Ades” daranno i morti che sono in essi. Non dice che i morti usciranno dal “lago di fuoco” o “seconda morte”, altrove chiamato “Geenna” (Gei Hinnòm, in ebraico). (Luca 12:5) Come la parola “mare” indica la tomba acquea comune di quelli morti negli abissi e i cui corpi non furono mai ricuperati e sepolti sulla terraferma, così la parola greca hàdes non si riferisce a una particolare tomba individuale, ma alla comune tomba terrestre del genere umano. Corrisponde alla parola “Sceol” delle Scritture Ebraiche. Gesù dichiara: “Fui morto, ma, ecco, vivo per i secoli dei secoli, e ho le chiavi della morte e dell’Ades”. (Rivelazione 1:18) Durante il suo regno millenario egli userà queste “chiavi” per liberare “quelli che sono stati considerati degni di guadagnare quel sistema di cose e la risurrezione dai morti”.
5. Di cosa è simbolo la “Geenna”?
5 Le Scritture, però, non dicono da nessuna parte che Cristo abbia le chiavi della Geenna. Parlando della Geenna egli disse: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; abbiate timore piuttosto di [Geova,] colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. (Matteo 10:28) Commentando questo versetto, il teologo Oscar Cullmann scrive: “Psykhè [anima] non definisce l’idea greca di anima, ma dovrebbe essere piuttosto tradotto con ‘vita’. . . . W. G. Kümmel . . . scrive pure a ragione: Mt. 10,28 ‘non riguarda il valore dell’anima immortale, ma sottolinea che Dio solo può distruggere, oltre alla vita terrestre, anche la vita celeste”. (Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?, p. 36) Sì, la Geenna rappresenta la distruzione completa da cui non c’è risurrezione. Un commentario biblico (The New Bible Commentary, seconda edizione, p. 786) definisce la Geenna come “una descrizione della ‘seconda morte’”. — Rivelazione 21:8.
6. Mostrate con la Bibbia che alcuni vanno nella Geenna prima del millenario Giorno del Giudizio, non avendo quindi alcuna speranza di risurrezione.
6 Ebbene, la Bibbia indica esplicitamente che alcuni finiscono nella simbolica Geenna prima dell’inizio del millenario Giorno del Giudizio. Gesù disse agli impenitenti scribi e farisei che essi e i loro proseliti gentili erano ‘soggetti alla Geenna’ o, letteralmente, ‘figli della Geenna’. (Matteo 23:15, 33-35; vedi anche Giovanni 9:39-41; 15:22-24). Se un semplice proselito dei farisei diventava soggetto alla Geenna ‘il doppio di loro’, quanto più questo vale per Giuda Iscariota, che stipulò con loro un patto ignominioso per tradire il Figlio di Dio! Gesù lo lasciò intendere quando chiamò Giuda “il figlio di distruzione”. (Giovanni 17:12) In modo simile gli apostati impenitenti, quando muoiono, non vanno nello Sceol o Ades, ma nella Geenna. (Ebrei 6:4-8; II Pietro 2:1) Lo stesso vale per i cristiani dedicati che persistono nel peccato volontario o per quelli che “tornano indietro”. (Ebrei 10:26-31, 38, 39) Questi sono solo alcuni esempi per mostrare che, anche “in questo sistema di cose”, alcuni commettono il peccato per il quale non c’è perdono, nemmeno nel sistema di cose “avvenire”. (Matteo 12:31, 32; confronta I Giovanni 5:16). Perciò questi non saranno risuscitati.
Carattere definitivo dei giudizi di Geova
7. Quale altra conferma abbiamo che Geova pronuncia un giudizio definitivo contro alcuni anche durante l’attuale sistema di cose?
7 Il fatto stesso che Gesù dichiarò che “la bestemmia contro lo spirito” non sarebbe stata perdonata “né in questo sistema di cose né in quello avvenire” dovrebbe convincere chiunque avesse dubbi al riguardo che Geova emette un giudizio definitivo contro alcuni anche durante “questo sistema”. Essi sono colpevoli “di eterno peccato”. ‘Non hanno perdono in eterno’. (Marco 3:28, 29) Perché mai dovrebbero essere risuscitati?
8. (a) Perché dovremmo condividere il punto di vista di Geova? (b) Perché dovremmo avere fiducia in Geova e nel suo Figlio quali Giudici, e che esempio si può fare per illustrare il carattere definitivo del giudizio divino?
8 Naturalmente, quali dignitosi testimoni del nostro Dio, Geova, non andiamo in giro a minacciare la gente di distruzione. Condividiamo il punto di vista di Geova. Di lui è detto che è “paziente”, perché “non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. (II Pietro 3:9) D’altra parte, dovremmo evitare di farci prendere dal sentimentalismo e, forse inconsapevolmente, criticare il modo di agire di Geova. Geova è un Giudice perfetto. (Deuteronomio 32:4) Lo stesso può dirsi di Cristo Gesù. (Giovanni 5:30) Quando una causa viene esaminata da imperfetti giudici umani e percorre tutto l’iter giudiziario dalla corte inferiore fino alla più alta corte del paese, gli uomini ritengono che sia stata fatta giustizia, e diventa impossibile qualsiasi ulteriore appello. Perché mai, dunque, dovremmo dubitare dei giudizi di Geova e del loro carattere definitivo? — Salmo 119:75.
9. In che modo Matteo 10:28 indica il carattere definitivo dei giudizi di Geova?
9 Per quanto Geova si sia mostrato meravigliosamente “paziente” perché “desidera che tutti pervengano al pentimento”, egli sa che non tutti gli uomini si pentiranno. Per questo Gesù ci avvertì di ‘temere colui che può distruggere sia l’anima [la vita] che il corpo nella Geenna’. Commentando questo versetto, un dizionario teologico dice: “Matt. 10:28 non insegna l’immortalità potenziale dell’anima, ma l’irreversibilità del giudizio divino contro gli impenitenti”. — The New International Dictionary of New Testament Theology.
10. Cosa dichiarò Gesù circa i “molti” e i “pochi”, e cosa significa la parola greca tradotta “distruzione”?
10 Nel Sermone del Monte Gesù dichiarò: “Entrate per la porta stretta; perché ampia e spaziosa è la strada che conduce alla distruzione [in greco apòleia], e molti sono quelli che vi entrano; mentre stretta è la porta e angusta la strada che conduce alla vita, e pochi son quelli che la trovano”. (Matteo 7:13, 14) I dizionari di greco definiscono apòleia “annientamento”, “distruzione eterna” (Arndt & Gingrich) o “distruzione definitiva, non semplicemente nel senso di estinzione dell’esistenza fisica”. (Theological Dictionary of the New Testament) Non c’è quindi alcuna base biblica per credere con sentimentalismo che le persone oggi viventi, le quali vanno incontro alla più grande “tribolazione” di tutta la storia, abbiano altra scelta che quella fra la “vita” e la “distruzione”. — Matteo 24:21, 22.
Sopravvivenza o distruzione
11. (a) Cosa significa l’espressione “giorno di Geova”? (b) Quale “grande giorno di Geova” è ancora futuro, e cosa accadrà allora?
11 ‘Il grande giorno di Geova è vicino’. (Sofonia 1:14) Mai come oggi queste parole hanno avuto un significato così sinistro. Ci sono stati, sì, altri periodi della storia in cui Geova ha eseguito il suo giudizio e ha glorificato il suo santo nome, ciascuno dei quali è stato un “giorno di Geova” in piccola scala. L’infedele Gerusalemme, Babilonia e l’Egitto sperimentarono tali ‘giorni’. (Isaia 2:1, 6-17; 13:1-6; Geremia 46:1-10) Ma il più grande “giorno di Geova” è ancora futuro. È il “giorno” in cui il giudizio di Geova sarà eseguito sulla cristianità, sul resto del falso impero religioso mondiale di Satana e su tutto il suo sistema malvagio. “È un giorno di furia, un giorno di strettezza e di angoscia, un giorno di bufera e di desolazione”. La profezia continua dicendo: “‘E dovrò causare angustia al genere umano, . . . perché han peccato contro Geova. . . . Né il loro argento né il loro oro li potrà salvare nel giorno della furia di Geova; ma dal fuoco del suo zelo sarà divorata l’intera terra, perché egli farà uno sterminio, in realtà terribile, di tutti gli abitanti della terra’. . . . Prima che venga su di voi il giorno dell’ira di Geova, cercate Geova, voi tutti mansueti della terra, che avete praticato la Sua propria decisione giudiziaria. Cercate la giustizia, cercate la mansuetudine. Probabilmente potrete esser nascosti nel giorno dell’ira di Geova”. — Sofonia 1:15–2:3.
12. La profezia di Sofonia si riferisce solo a Giuda o ha un’applicazione più ampia?
12 Persino molti studiosi biblici della cristianità riconoscono che questa profezia non ebbe esclusivamente adempimento su Giuda, ma prediceva “un giudizio universale sul mondo intero”. (Keil-Delitzsch), “la fine di un’èra di peccato” (la Bibbia ecumenica francese), “il ‘giorno’ in cui il giudizio universale si abbatterà su tutta la malvagità e l’ira di Dio si verserà su tutti quelli che non conoscono Dio e che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù Cristo”. — New Bible Commentary, seconda edizione.
13. (a) Secondo Paolo, quando deve aver luogo il “giorno di Geova”? (b) Chi è l’“uomo dell’illegalità”, e quale giudizio attende quest’“uomo” simbolico?
13 L’apostolo Paolo mise in relazione il “giorno di Geova” con la “presenza del nostro Signore Gesù Cristo”. (II Tessalonicesi 2:1, 2) Dopo aver parlato dell’“apostasia” che infine produsse l’“uomo dell’illegalità” — l’apostata classe del clero delle chiese della cristianità — Paolo aggiunge: “Allora, in realtà, sarà rivelato l’illegale, che il Signore Gesù sopprimerà con lo spirito della sua bocca e ridurrà a nulla mediante la manifestazione della sua presenza”. (II Tessalonicesi 2:3, 8) Il clero apostata sarà ‘soppresso’ o ‘ridotto a nulla’ all’inizio stesso della “grande tribolazione”. (Rivelazione 17:1-5, 16, 17) Tale classe è anche definita “il figlio della distruzione [apòleia]”, il che significa che va incontro alla “distruzione eterna” nella Geenna, come la rispettiva controparte dei giorni di Gesù. — II Tessalonicesi 2:3; Matteo 23:33.
14. Perché molti altri ‘periranno’? Quale alternativa si presenta dunque a tutta l’umanità?
14 Che dire di quelli che avranno seguito il clero e il suo “ingiusto inganno”? L’apostolo Paolo li chiama “quelli che periscono [letteralmente: “che si distruggono”], quale retribuzione perché non hanno accettato l’amore della verità affinché fossero salvati. E per questo Dio fa andare da loro un’operazione d’errore, affinché credano alla menzogna, onde sian tutti giudicati perché non hanno creduto alla verità ma han preso piacere nell’ingiustizia”. (II Tessalonicesi 2:10-12) Oggi il mondo è diventato un ricettacolo di malvagità, immoralità e corruzione. La maggioranza delle persone ‘prende piacere nell’ingiustizia’ e ‘non accetta l’amore della verità così da essere salvata’. (Confronta Ezechiele 9:4-7). Saranno quindi ‘giudicate’ e periranno “quale retribuzione”. L’alternativa alla veniente “grande tribolazione” è molto chiara: sopravvivenza o distruzione.
Fuga al Regno per sopravvivere
15. In che modo la parabola delle “pecore” e dei “capri” indica la scelta che si presenta a tutte le nazioni dell’umanità?
15 Sì, “il grande giorno di Geova viene. Esso è vicino, e avanza in gran fretta”. (Sofonia 1:14) Viviamo in un tempo di giudizio in cui “tutte le nazioni” sono radunate davanti a Cristo Gesù. Le persone di tutte queste nazioni vengono separate in due classi, le “pecore” e i “capri”. Il risultato finale è esplicitamente dichiarato: “vita eterna” per le “pecore”, e “stroncamento eterno” per i “capri”. — Matteo 25:31-33, 46.
16, 17. (a) In che modo II Tessalonicesi 1:6-9 mostra il carattere definitivo del giudizio di Geova alla “grande tribolazione”? (b) Oltre ai persecutori del popolo di Dio, chi altri sarà distrutto e perché?
16 Come ulteriore conferma del carattere definitivo del giudizio di Geova, Paolo scrive: “È giusto da parte di Dio rendere tribolazione a quelli che vi fanno tribolare, ma, a voi che soffrite tribolazione, sollievo con noi alla rivelazione [apokàlypsis] del Signore Gesù dal cielo con i suoi potenti angeli in un fuoco fiammeggiante, allorché recherà vendetta su quelli che non conoscono Dio e su quelli che non ubbidiscono alla buona notizia intorno al nostro Signore Gesù. Questi stessi subiranno la punizione giudiziaria della distruzione eterna”. — II Tessalonicesi 1:6-9.
17 Si noti che la “punizione giudiziaria della distruzione eterna” è eseguita non solo su ‘quelli che fanno tribolare’ il popolo di Dio, ma anche su “quelli che non conoscono Dio” e su “quelli che non ubbidiscono alla buona notizia”. Nella sua lettera ai Romani Paolo spiega perché “quelli che non conoscono Dio” sono “inescusabili”, e perché saranno giudicati. (Romani 1:18-20; 2:5-16) L’ ‘angelo che vola in mezzo al cielo’, menzionato in Rivelazione capitolo 14, invita tutti “quelli che dimorano sulla terra” a ‘temere Dio e dargli gloria, perché l’ora del suo giudizio è arrivata’. Le persone sono quindi esortate ad ‘adorare Colui che fece il cielo e la terra e il mare’. Chi non lo adora e tutti coloro che confidano nella politica “bestia selvaggia” di Satana invece che nel messianico regno di Dio, saranno distrutti con quella “bestia” nel “grande strettoio dell’ira di Dio”. — Rivelazione 14:6, 7, 9, 10, 14-20; 19:11-21.
18. (a) Cosa devono fare ora tutti quelli che desiderano sopravvivere? (b) Secondo la Bibbia, chi sopravvivrà alla “grande tribolazione”, e con quale prospettiva?
18 Tutti quelli che desiderano essere “nascosti nel giorno dell’ira di Geova” devono ‘cercare la giustizia, cercare la mansuetudine’ e, anziché criticarla, ‘praticare la decisione giudiziaria di Geova’. (Sofonia 2:2, 3) Tutti quelli che sperano che il Giudice costituito da Geova li consideri “pecore” da risparmiare alla “grande tribolazione” devono dimostrarsi “giusti”, aiutando e sostenendo attivamente gli unti “fratelli” di Cristo, che formano la classe dello “schiavo fedele e discreto”. (Matteo 25:33, 40, 46; 24:45-47) Gli unici ai quali la Bibbia offre la speranza di sopravvivere alla “grande tribolazione” sono i “fratelli” di Cristo, cioè gli “eletti”, e la “grande folla” di “pecore” che ‘rendono a Dio sacro servizio’ senza posa, dicendo di continuo così che tutti odano: “La salvezza la dobbiamo al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello”. Come battezzati discepoli tratti di fra “tutte le nazioni”, questa “grande folla” è guidata dall’Agnello Cristo Gesù alle inesauribili “fonti delle acque della vita”. “E Dio asciugherà ogni lagrima dai loro occhi”. — Matteo 24:21, 22; 25:34; 28:19, 20; Rivelazione 7:9-17.
DOMANDE DI RIPASSO
◻ Cosa intendono le chiese della cristianità con la “risurrezione universale” dei morti, ma questa è una dottrina biblica?
◻ Quali scritture indicano che non tutti i morti saranno risuscitati?
◻ Cos’è la “Geenna”?
◻ Come sappiamo che Geova pronuncia un giudizio definitivo contro alcuni anche durante l’attuale sistema di cose?
◻ Cosa avverrà nel “giorno di Geova”, e coloro che saranno giustiziati verranno poi risuscitati?
◻ Cosa bisogna fare per sopravvivere, per cui quale opera è più urgente che mai?
[Immagine a pagina 27]
Giuda, “il figlio di distruzione”, è uno di quelli che non saranno risuscitati
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