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  • Quale guida seguite nella vostra vita?
    La Torre di Guardia 1983 | 1° gennaio
    • Quale guida seguite nella vostra vita?

      “Felici sono gli irreprensibili nella loro via, quelli che camminano nella legge di Geova”. — Salmo 119:1.

      1. Cosa mostra la storia circa le cose che contribuiscono di più alla felicità?

      ‘COSA ci vuole per essere felici nella vita?’ Molti risponderebbero menzionando cose materiali, come vitto, vestiario e alloggio, o vari tipi di svago e piaceri. Eppure la storia mostra che ai fini della felicità contano più il concetto che si ha della vita e il proprio modo di vivere. Per esempio, nei vostri rapporti col datore di lavoro, con gli amici e con i familiari, pensate di dover dire la verità? Prendereste cose che non vi appartengono? Partecipereste a qualche lavoro o svago discutibile?

      2. Da cosa si fanno guidare alcuni nella vita, e questo fa sorgere quali domande?

      2 Nel prendere decisioni di questo tipo, alcuni preferiscono seguire precise regole che già conoscono o di cui vanno in cerca all’occorrenza. Altri fanno quello che sembra giusto alla loro coscienza. Ma forse chiederete: Che cos’è la “coscienza”, visto che la Bibbia ne parla tanto? Come funziona? Ha un ruolo determinante nel prendere decisioni e nel trovare la felicità? E come possiamo essere in grado di dire anche noi, come l’apostolo Paolo: “Fino a questo giorno mi sono comportato dinanzi a Dio con perfetta buona coscienza”? — Atti 23:1.

      Che cos’è la coscienza?

      3, 4. Cos’è la “coscienza”, e chi ce l’ha?

      3 Per molti la coscienza è un vago senso del bene e del male. Ma al riguardo abbiamo una fonte di informazioni più accurata, la Parola di Dio. La Bibbia ci aiuta a capire che la coscienza è un testimone interiore. Infatti Paolo disse: “La mia coscienza rende testimonianza con me nello spirito santo”. (Romani 9:1) Egli usò la parola greca synèidesis, che letteralmente significa ‘conoscenza con se stessi’. La coscienza è quindi la facoltà di osservare se stessi e di esprimere un giudizio su se stessi, di recare testimonianza a se stessi.

      4 La coscienza non è una semplice conseguenza del progresso sociale, perché la Bibbia indica che Dio dotò della coscienza la prima coppia umana. (Genesi 3:7, 8) Parlando del fatto che sia giudei che gentili erano da considerarsi responsabili, Paolo scrisse: “Tutte le volte che persone delle nazioni [gentili] che non hanno legge fanno per natura le cose della legge, queste persone, benché non abbiano la legge, sono legge a se stesse. Esse sono le medesime che dimostrano come le cose della legge siano scritte nei loro cuori, mentre la loro coscienza rende testimonianza con loro e, nei loro propri pensieri, sono accusate o scusate”. (Romani 2:14, 15, NW) Sì, anche popoli che non avevano ricevuto da Dio una legge scritta consideravano sbagliate azioni come l’omicidio, il furto e l’incesto. Da questi versetti notiamo pure che la coscienza è il frutto della cooperazione fra il cuore e la mente (i “pensieri”).

      5. Qual è un modo in cui agisce la coscienza?

      5 La funzione della coscienza che probabilmente conosciamo meglio è quella di giudicare la nostra condotta davanti al “fatto compiuto”, dopo che l’azione errata è stata commessa. Quando comprendiamo di avere sbagliato o agito in modo poco onorevole, la nostra coscienza ci accusa e ci condanna. (Confronta II Samuele 24:10; I Giovanni 3:20). Se la ascoltiamo, la coscienza, con questo suo ruolo, può aiutarci inducendoci a evitare di ripetere l’errore. E può spingerci a pentirci, a chiedere scusa e anche a rimediare al danno compiuto. — Salmo 32:3, 5; Matteo 5:23, 24; Luca 19:1-8.

      6. In quale altro modo agisce la coscienza?

      6 La nostra coscienza può agire anche in un altro modo. Sebbene alcuni dicano che la buona coscienza è quella che non si sente, quando ci troviamo davanti a una decisione o a un problema la nostra coscienza dovrebbe farsi sentire e spronarci a fare ciò che è giusto. Ne abbiamo un buon esempio nel caso di Giuseppe allorché respinse le proposte della moglie di Potifar. Quantunque Dio non avesse ancora dato una legge scritta contro l’adulterio, la coscienza di Giuseppe lo spinse a rifiutare l’immoralità. (Genesi 39:1-9) Se, prima di agire, diamo ascolto alla nostra coscienza, possiamo risparmiarci le pene di una coscienza tormentata.

      7. Cosa vogliamo determinare in questo studio?

      7 Resta la domanda: Fino a che punto dovrebbe influire la coscienza? Pensate che la maggior parte delle questioni morali e personali debbano essere decise secondo coscienza? O è meglio seguire delle norme o regole? È importante saperlo. Inoltre, ci sono pericoli da cui bisogna guardarsi? Cosa indica la Parola di Dio, la quale è “utile per insegnare, per rimproverare, per correggere, per disciplinare nella giustizia”? — II Timoteo 3:16.

      Due estremi

      8. In quali due modi opposti è stata intesa la moralità?

      8 Il conflitto fra regole e coscienza è antichissimo. Alla voce “Casistica”, l’Encyclopædia Britannica (11ª edizione), spiega che la moralità “è stata intesa a volte come una legge esterna, a volte come un’inclinazione interiore. . . . I fautori della legge confidano nell’autorità o nella logica; mentre i fautori dell’inclinazione interiore confidano principalmente nelle nostre facoltà istintive: coscienza, buon senso, sentimenti”. Ai giorni di Gesù e degli apostoli c’erano idee estremiste su entrambe queste posizioni. Esaminando la situazione allora esistente possiamo capire meglio il giusto equilibrio e la divina saggezza della Bibbia.

      9, 10. (a) Quale punto di vista estremista avevano i farisei? (b) Quale concezione opposta era comune fra i greci e i romani?

      9 Fra i giudei, i farisei erano accesi sostenitori delle regole. Non contenti della legge di Mosè, avevano escogitato numerose regole o “comandi di uomini”, che rendevano senza valore i comandi di Dio. Oltre a stabilire regole che andavano oltre ciò che Dio richiedeva, la loro concezione legalistica incoraggiava l’idea che la giustizia dipendesse dal conoscere e osservare questi precetti umani. — Matteo 15:1-20; 23:1-5; Luca 18:9-12.

      10 “All’estremo opposto c’era la Grecia antica”, osserva Samuel H. Butcher, studioso dei classici. “Fra i greci . . . non fu mai trasmesso in forma documentata alcun sistema di dottrina e di osservanze, nessun manuale di autorevoli norme morali. . . . Norme immutabili avrebbero pietrificato l’azione”. In quanto ai romani, l’Encyclopædia Britannica dice: “Cicerone e Seneca scelsero come guida il buon senso. Consideravano ogni problema come un caso a sé, attribuendo più importanza allo spirito che alla lettera”. Questa filosofia greco-romana era diffusa nel primo secolo. Avrebbe attratto i cristiani? Paolo scrisse: “State attenti: vi può essere qualcuno che vi porti via come sua preda per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno . . . secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo”. — Colossesi 2:8; Atti 17:18-21.

      11. Come si sono manifestati i due estremi in epoche successive?

      11 Anche nei secoli successivi entrambi gli estremi ebbero i loro sostenitori, anche fra coloro che si definivano cristiani. I gesuiti divennero famosi per l’importanza attribuita a una moralità basata su innumerevoli leggi canoniche. Dopo la Riforma, il protestantesimo diede risalto all’individualismo e alla coscienza, cosa che ha portato alla teoria attuale dell’“etica del momento”, propagandata dal dottor Joseph Fletcher, membro della Chiesa Episcopale. Un giornale (The National Observer) riferisce: “Il dottor Fletcher ha spiegato nei particolari un controverso manifesto che inneggia alla libertà e alla responsabilità individuali, basato sull’etica dell’amore fraterno, la quale, egli dice, dovrebbe liberare l’uomo da rigide regole e codici arcaici come i ‘Dieci Comandamenti’. . . . Avendo come unica guida l’amore, dunque, aborto, rapporti sessuali prematrimoniali, divorzio, . . . e altri peccati tradizionali diventano per il dottor Fletcher accettabili in determinate situazioni”.

      12. Da quale pericolo dobbiamo guardarci?

      12 È chiaro che gli uomini tendono ad andare agli estremi, nel farsi guidare o da regole o dalla coscienza. Alcuni che si rendono conto degli aspetti negativi di un estremo reagiscono in maniera sproporzionata e vanno all’estremo opposto, proprio come un pendolo oscilla da un’estremità all’altra. In passato, per esempio, il pendolo oscillò fra la mentalità legalistica dei gesuiti all’importanza attribuita dai riformatori alla libertà e alla coscienza. E forse conoscete certi genitori che erano troppo severi nell’educare i figli. Quando questi sono cresciuti hanno reagito andando all’estremo opposto, permettendo ai loro figli di prendersi qualsiasi libertà, con risultati disastrosi. È evidente la veridicità di queste parole della Bibbia: “So bene, o Geova, che non appartiene all’uomo terreno la sua via. Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo”. — Geremia 10:23.

      L’utile ed equilibrata guida di Dio

      13. Quale aiuto ci dà la Bibbia per quanto riguarda la morale e la coscienza?

      13 Geova ha provveduto ai cristiani un aiuto equilibrato nelle Scritture, così che possiamo (1) evitare di dare legalisticamente troppa importanza alle regole, cosa che può portare a una concezione meschina e rigida della vita e dell’adorazione, e (2) evitare di dare troppo risalto alla libertà di coscienza, cosa che ha condotto alcuni a giustificare addirittura il male con ragionamenti umani. Per assimilare gli equilibrati consigli della Parola di Dio e trarre profitto da questa guida dobbiamo avere lo stesso spirito che aveva Davide, il quale disse: “Fammi conoscere le tue proprie vie, o Geova; insegnami i tuoi propri sentieri. Fammi camminare nella tua verità e insegnami, poiché tu sei il mio Dio di salvezza”. — Salmo 25:4, 5.

      14, 15. Cosa impariamo dalle Scritture Greche Cristiane sul punto di vista dei giudei circa la Legge e sul punto di vista di Dio?

      14 La Bibbia rivela che Gesù disapprovò la mentalità legalistica degli scribi e dei farisei. Alcuni giudei che non volevano usare le facoltà mentali date loro da Dio erano forse contenti di avere delle regole da seguire circa l’altezza del braccio fino alla quale dovevano lavarsi, cosa costituiva “lavoro” di sabato,a su quali messi si doveva pagare la decima, e così via. Questo modo di vedere le cose portava a formulare regole oppressive, richiedeva interminabili interpretazioni e distoglieva l’attenzione dallo spirito e dagli aspetti più importanti delle Scritture. Gesù disse ai capi religiosi: “Date la decima della menta e dell’aneto e del comino, ma avete trascurato le cose più importanti della Legge, cioè la giustizia e la misericordia e la fedeltà”. — Matteo 23:23; Marco 7:3, 4.

      15 La legge mosaica contribuiva alla spiritualità, alla moralità e alla salute degli ebrei, mostrando contemporaneamente loro che, essendo peccatori, avevano bisogno del Messia. (Galati 3:19, 23-25; Romani 7:7-14) Poiché la Legge era una norma perfetta, nessun israelita poteva osservarla impeccabilmente e ottenere così una perfetta coscienza. (Ebrei 9:9, 10) Quindi, anche se questo codice legale era di origine divina, Dio, una volta che il Suo proposito in relazione ad esso fu adempiuto, lo tolse di mezzo. Dopo di che, invece di trattare col popolo che portava il Suo nome sulla base di un lungo codice scritto, Dio avrebbe ‘posto le sue leggi nella loro mente e nel loro cuore’. — Geremia 31:33; Ebrei 10:16; II Corinti 3:5-11.

      16. Quale lezione insegna questo (a) a coloro che sono molto esigenti con se stessi e (b) a noi circa il modo di considerare le regole?

      16 Con questo in mente, chi oggi sorveglia o coordina le attività di altri deve stare attento a non opprimerli con inutili regole umane. La tendenza a far questo può essere forte in quelli che sono molto severi o esigenti con se stessi e che quindi pensano che gli altri debbano vedere le cose allo stesso modo. Paolo, però, scrisse ai cristiani: “Non che noi siamo i signori sulla vostra fede, ma siamo compagni d’opera per la vostra gioia, poiché voi state in piedi mediante la vostra fede”. (II Corinti 1:24) In relazione a questo, i cristiani in generale dovrebbero guardarsi dal volere che qualcuno che ha autorità stabilisca regole su ogni cosa. Dovremmo invece accrescere la nostra conoscenza di ciò che dice la Parola di Dio per poter addestrare la nostra coscienza e le nostre facoltà di percezione. — Ebrei 5:14.

      17. Da quale altro punto di vista inesatto dobbiamo guardarci?

      17 C’è comunque il pericolo di andare all’estremo opposto, pensando che ogni cristiano sia libero di fare praticamente qualsiasi cosa la sua coscienza gli consenta. Di recente alcuni ne hanno fatto una questione, dicendo che “il cristianesimo non è una religione di regole” e facendo riferimento a passi come questo: “Voi, naturalmente, foste chiamati a libertà, fratelli; solo non usate questa libertà come un’occasione per la carne, ma per mezzo dell’amore fate gli schiavi gli uni agli altri. Poiché l’intera Legge è adempiuta in una sola parola, cioè: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. (Galati 5:13, 14) È vero che i cristiani non sono sotto la legge mosaica né sotto qualche altro esteso codice di leggi divine. Ma dovremmo stare attenti che ‘nessuno ci inganni con parole seducenti (“con argomenti persuasivi”, Traduzione del Nuovo Mondo)’, perché un onesto esame della Bibbia mostra che in effetti Dio ha stabilito alcune leggi o regole per noi. — Colossesi 2:4, Versione Riveduta.

      I cristiani non sono senza legge

      18, 19. Qual è la situazione dei cristiani per quanto riguarda le leggi e le norme bibliche?

      18 Paolo scrisse ai corinti dicendo loro di espellere un uomo che aveva commesso fornicazione, e aggiunse che idolatri, adulteri, omosessuali, ladri, avidi, ubriaconi, oltraggiatori e rapaci “non erediteranno il regno di Dio”. (I Corinti 5:1, 6, 7, 11-13; 6:9-11) Leggiamo anche che i cristiani devono ‘astenersi dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose strangolate e dalla fornicazione’ e che i sedicenti fratelli che promuovono falsi insegnamenti devono essere espulsi. (Atti 15:28, 29; Tito 3:10; II Giovanni 9-11) È chiaro che qui sono implicate delle leggi. Chi pratica tali peccati non può essere accettato come vero cristiano. E se un servitore di Dio pratica questi peccati e non se ne pente, dev’essere disassociato.

      19 Nella Bibbia troviamo delle norme o regole che riguardano anche questioni diverse dai peccati che portano alla disassociazione. Per esempio Paolo scrisse che i cristiani devono sposarsi “solo nel Signore” e ordinò che “se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. (I Corinti 7:39; II Tessalonicesi 3:10) Qualcuno potrebbe fare questo ragionamento: ‘Siccome non verrò espulso per aver disubbidito a questi consigli, vuol dire che non si tratta di norme importanti’. Questa è un’idea molto sbagliata! Queste norme sono importanti agli occhi di Dio. Paolo non disse forse ai tessalonicesi di ‘segnare’ e ‘smettere di associarsi’ con persone pigre che disubbidivano intenzionalmente alla norma che imponeva di lavorare? — II Tessalonicesi 3:14, 15.b

      20, 21. Cosa si può dire circa le norme che regolano le attività di congregazione, e come dovremmo considerarle?

      20 Alcune norme o regole servono specificamente per il bene della congregazione. Per esempio nell’antichità c’erano dei cristiani che parlavano in lingue. Paolo diede istruzioni affinché solo due o tre di loro parlassero in una data occasione, lo facessero a turno e fosse presente un traduttore: queste erano norme che promuovevano la pace e l’ordine. (I Corinti 14:26-33) In modo analogo oggi gli anziani di una congregazione potrebbero dare istruzioni su come mantenere sgombre le uscite della Sala del Regno, non riservare inutilmente dei posti o parcheggiare i veicoli in modo da tener conto dei vicini e della sicurezza. Queste norme di congregazione non vanno contro le Scritture, perché hanno lo stesso scopo (mantenere la pace e l’ordine) dei consigli di Paolo circa il parlare in lingue. Con questo ha relazione il consiglio biblico: “Siate ubbidienti a quelli che prendono la direttiva fra voi”. (Ebrei 13:17) Dato che evitare peccati come la menzogna o il furto riguarda l’ubbidienza a Dio, questo versetto deve riferirsi all’ubbidienza alla guida degli anziani nelle questioni di congregazione. E non è difficile ubbidire loro se essi non stabiliscono leggi per ‘signoreggiare su quelli che sono l’eredità di Dio’. — I Piet. 5:3.

      21 Ci sono altre “regole” o modi di fare le cose che sono utili a tutto il gregge mondiale. Per esempio, si richiede che i testimoni di Geova consegnino un rapporto della loro attività di testimonianza. (Confronta Atti 2:41, 42; 8:14). Chi tende verso l’estremo della libertà individuale può non essere d’accordo con questa prassi. Ma pensate al vantaggio derivante dalla possibilità, per quelli che sorvegliano il gregge, di sapere, grazie ai rapporti, in che misura è stata data testimonianza in merito al Regno, dove serve aiuto e quando si possono formare congregazioni di nuovi discepoli. Inoltre, non ci rallegriamo leggendo i rapporti mondiali? (Ezechiele 9:11; Marco 6:30; Atti 14:21-23; 15:3; 19:1-6) Avendo fiducia che Dio guida il suo popolo, possiamo manifestare uno spirito di sostegno e di cooperazione.

      22. Perché dobbiamo approfondire l’argomento della coscienza?

      22 Oltre a specifiche leggi o regole, le Scritture contengono utili princìpi che i cristiani saggi possono applicare per essere “irreprensibili nella loro via”. (Salmo 119:1) I princìpi sono particolarmente utili per sintonizzare la nostra coscienza con il modo di pensare di Dio. Ma che relazione ha questo con le ‘questioni di coscienza’? Alcuni pensano: ‘Se una cosa è lasciata alla mia coscienza, quello che farò è una questione strettamente personale’. Nel prossimo articolo esamineremo questo argomento e vedremo ulteriormente come si può addestrare la coscienza per trarne il massimo beneficio.

      [Note in calce]

      a Vedi “Domande dai lettori” a pagina 30.

      b Vedi La Torre di Guardia del 15 dicembre 1981, pagine 20 e 21; del 15 giugno 1982, pagina 31.

      Sapreste spiegare . . .

      ◻ Cos’è la coscienza e in quali modi può aiutarvi?

      ◻ Quali due estremi si notano in campo morale?

      ◻ Come ci aiuta la Bibbia ad avere il giusto punto di vista sulla guida in campo morale?

      ◻ Quale punto di vista scritturale dobbiamo avere circa le leggi o regole?

      [Immagine a pagina 18]

      In campo morale, spesso gli uomini oscillano da un estremo all’altro

      SENSO DEL DOVERE SENTIMENTI COSCIENZA

      LEGGI REGOLE AUTORITÀ

  • Traiamo beneficio dalla coscienza che Dio ci ha dato
    La Torre di Guardia 1983 | 1° gennaio
    • Traiamo beneficio dalla coscienza che Dio ci ha dato

      “La legge del suo Dio è nel suo cuore; i suoi passi non vacilleranno”. — Salmo 37:31.

      1, 2. Perché dovremmo interessarci di come ci guida la nostra coscienza? (Proverbi 12:15; 14:12)

      PUR non avendo dato ai cristiani un esteso codice di leggi, Dio ci ha dato certe leggi, o regole ben precise, come pure molti princìpi da applicare in armonia con la nostra fede e coscienza. Ma un conto è avere la coscienza e un altro è trarne pienamente beneficio. Molti pensano: ‘Se una cosa non turba la mia coscienza, vuol dire che va bene’. È esatto questo ragionamento?

      2 La Bibbia indica che a causa della peccaminosità della nostra carne, la nostra coscienza può trarci in inganno; può essere debole, fuorviata o contaminata. Possiamo comprendere meglio il pericolo dell’idea di ‘lasciarsi guidare dalla propria coscienza’ considerando per esempio il caso degli abitanti di Creta nel primo secolo, noti come “bugiardi, dannose bestie selvagge, ghiottoni disoccupati”. — Tito 1:10-12.

      3. Che effetto aveva sui cretesi la loro coscienza?

      3 Come tutti i popoli, i cretesi avevano una coscienza innata. Ma non era loro di nessun profitto. Scrivendo a Tito, che si trovava a Creta, l’apostolo Paolo disse: “Tutte le cose sono pure alle persone pure. Ma alle persone contaminate e infedeli nulla è puro, ma la loro mente e la loro coscienza sono contaminate”. (Tito 1:15; Romani 2:14, 15) La maggioranza dei cretesi avevano una coscienza insensibile che non li aiutava ad agire in modo morale o puro. (I Timoteo 4:2) Per molti cretesi ‘nulla era puro’. Perché? Avendo una coscienza contaminata, consideravano ogni situazione come un’opportunità di fare il male. Forse dicevano: ‘Non turba la mia coscienza’, quando invece avrebbe dovuto turbarli! Alcuni giudei o proseliti di Creta, però, erano a Gerusalemme alla Pentecoste del 33 E.V. La loro conoscenza spirituale li avrebbe aiutati a non essere bugiardi, individui pericolosi o ghiottoni. E quelli che accettarono Gesù furono ulteriormente aiutati dal suo insegnamento ad avere una coscienza buona e sensibile. — Atti 2:5, 11; Tito 1:5; 2:2-5; 3:3-7.

      4, 5. Cosa impariamo in merito alla coscienza dal caso di Paolo?

      4 Tuttavia la coscienza può trarre in inganno anche chi è esposto all’influenza della Parola di Dio e vuol fare ciò che è giusto. Saulo, o Paolo, conosceva le Scritture e adorava zelantemente Dio secondo la Legge. Ma non si tenne al passo con il progressivo sviluppo della volontà di Dio. Dopo l’arrivo, la predicazione e la morte del Messia in adempimento delle profezie, Paolo continuò a praticare il giudaismo farisaico. La sua coscienza non gli impedì di ‘perseguitare la congregazione’ e di ‘spirare minaccia e assassinio contro i discepoli del Signore’. — Filippesi 3:4-6; Atti 9:1, 2.

      5 Questi esempi mostrano che la nostra coscienza può trarci in inganno. Dovendo prendere molte decisioni che non sono previste da specifiche leggi bibliche ma che sono questioni di coscienza, dobbiamo sapere come possiamo addestrare la nostra coscienza per trarne il massimo beneficio. Ci sono tre aspetti che ora considereremo.

      Cosa indica la Parola di Dio?

      6, 7. Qual è un modo in cui la Parola di Dio può aiutarci nelle questioni di coscienza?

      6 La perfetta Parola di Dio contiene molte informazioni o princìpi che possono farci capire come la pensa Dio ed educare la nostra coscienza. Come abbiamo già visto, Giuseppe non aveva nessuna legge scritta di Dio contro l’adulterio. Ma la sua coscienza era dovutamente addestrata. Senza dubbio Giuseppe ragionò sul fatto che Dio si era proposto che marito e moglie (“i due”) fossero una sola carne, senza l’intrusione di una terza parte adulterina. Inoltre Giuseppe conosceva di certo un episodio che aveva avuto come protagonista Abraamo, l’amico di Dio, e che faceva luce sul pensiero di Dio circa l’adulterio. — Matteo 19:5; Genesi 2:24; 20:1-18.

      7 Anche noi possiamo trarre beneficio dalle Scritture, in modo analogo. Per esempio, supponiamo di dover decidere se accettare un invito a pranzo o a trattare affari con una persona di un’altra nazionalità, razza o estrazione sociale. Questa è una decisione di natura personale. Se però abbiamo assimilato dalla Bibbia lo spirito imparziale e leale di Dio, la nostra coscienza educata neutralizzerà qualsiasi pregiudizio esista nell’ambiente in cui siamo cresciuti. Quindi ci comporteremo di conseguenza. (Atti 10:34, 35; Giacomo 2:1-4) I princìpi biblici possono dunque aiutare anche noi.

      8. Davanti a una decisione di coscienza, cosa dovremmo fare?

      8 Quando dobbiamo prendere una decisione su una questione in modo da ‘mantenere una buona coscienza’, dovremmo vedere quello che dice Geova sull’argomento, perché questo può e deve influire sulla nostra coscienza e sulla nostra decisione. (I Pietro 3:16) Oltre a vedere se vi sono leggi esplicite, dovremmo anche vedere se ci sono princìpi biblici che hanno relazione con l’argomento. Gesù disse o fece qualcosa da cui possiamo capire come la pensava in merito? Possiamo fare ricerche nelle pubblicazioni bibliche che trattano il soggetto. Possiamo anche consultare altri conservi cristiani che potrebbero aiutarci a individuare importanti princìpi biblici. Naturalmente questo non si deve fare con l’idea di scaricare su altri la nostra responsabilità, né si dovrebbe chiedere: ‘Se fossi tu al posto mio, cosa faresti?’ — Galati 6:5.

      9. Con quale obiettivo dovremmo prendere una decisione di coscienza?

      9 In situazioni che richiedono una decisione personale, i cristiani sinceri devono agire in maniera tale da non rimanere turbati e da avere la coscienza a posto dinanzi a Dio. Dovrebbero veramente poter dire: “La nostra coscienza rende testimonianza . . . che con santità e santa sincerità . . . ci siamo comportati nel mondo, ma più specialmente verso di voi”. (II Corinti 1:12) Il cristiano può dimostrare quanto ama Geova e i suoi princìpi col modo in cui affronta i problemi di coscienza.

      Che effetto avrà sugli altri?

      10, 11. Quale secondo aspetto relativo alle questioni di coscienza è illustrato da un problema sorto nell’antica Corinto in relazione al cibo?

      10 I cristiani vogliono che la loro coscienza li spinga a imitare Dio, per cui un fattore principale nel prendere decisioni che implicano la coscienza dovrebbe essere l’amorevole preoccupazione per gli altri. Questo aspetto fu trattato da Paolo quando scrisse in merito a varie questioni relative al cibo.

      11 Nella congregazione di Corinto era sorto uno scrupolo circa la carne che era stata sacrificata agli idoli. Per il cristiano sarebbe stata idolatria mangiare la carne del sacrificio nel corso di una cerimonia idolatrica. Ma Paolo spiegò che non era peccato mangiare la carne avanzata che veniva venduta in una specie di ristoranti annessi ai templi o nei pubblici macelli. (I Corinti 8:10; 10:25; Atti 15:29) Tuttavia alcuni cristiani che un tempo erano stati adoratori di idoli avevano degli scrupoli (avevano cioè una coscienza debole) a mangiare tale carne anche quando era venduta pubblicamente senza alcuna connessione religiosa. Pur non condonando le coscienze deboli, Paolo esortò gli altri a tener conto di questi fratelli. Non sarebbe stato amorevole fare qualcosa che potesse farli inciampare o farli sentire liberi in coscienza di partecipare di nuovo a riti idolatrici.

      12, 13. Perché si deve tenere conto delle opinioni e della coscienza altrui? Illustrate.

      12 Paolo manifestò lo spirito che tutti dovremmo avere: “Se il cibo [o qualsiasi altra cosa] fa inciampare il mio fratello, non mangerò mai più carne”. Se in una questione che è lasciata alla nostra coscienza, e in cui siamo quindi liberi di agire, non teniamo conto della coscienza altrui e in tal modo ‘roviniamo i nostri fratelli per i quali Cristo è morto’, potremmo perdere il favore di Dio. Paolo chiese: “Perché sarebbe la mia libertà giudicata dalla coscienza di un’altra persona?” (I Corinti 8:3, 11-13; 10:29) Anche se la persona pensa che una faccenda sia una ‘questione personale di coscienza’, se danneggia altri può attirare su di sé l’avverso giudizio di Geova. Questo mostra quanto può essere ingannevole pensare che ‘se la mia coscienza me lo permette, è tutto a posto’.

      13 Prendete il caso di una coppia di coniugi che studiavano la Bibbia, frequentavano le adunanze ed erano prossimi al battesimo. Un anziano della congregazione raccontò al marito di essere andato a vedere un certo film, e che gli era piaciuto. L’uomo esclamò: ‘Vuoi dire che vai a vedere quel genere di film?’a L’anziano cercò di scusarsi, dicendo che alcuni di quei film vietati (che persino il mondo considera discutibili) hanno un certo valore se non si fa caso agli aspetti spiacevoli. Ma a quanto pare l’uomo ne rimase turbato, e dopo quell’episodio il suo progresso fu più lento di quello della moglie. Se l’anziano avesse riflettuto su scritture come Colossesi 3:2-8, Efesini 5:3-5 e Matteo 7:12, forse esse avrebbero influito sulla sua coscienza e sulla sua condotta. — I Corinti 9:22, 25-27.

      14, 15. Come può influire la coscienza del corpo degli anziani su certe questioni personali?

      14 La considerazione per gli altri include anche il non chiedere loro di approvare qualcosa che va contro la loro coscienza. Per esempio, gli anziani della congregazione hanno la responsabilità di decidere se permettere che nella Sala del Regno si tenga una cerimonia nuziale, come sarà tenuta, come sarà addobbata la Sala, e così via.b Gli anziani di una congregazione scrivono: “In un matrimonio tutte le damigelle sono sfilate nel corridoio centrale della Sala sventagliandosi. Nel matrimonio successivo si è voluto superare il primo, per cui le damigelle sono sfilate facendo roteare gli ombrellini. Il successivo doveva essere ancora più bello e sfarzoso; volevano venti damigelle e altrettanti accompagnatori dello sposo. La Sala cominciava a diventare un circo”.

      15 Era ‘una questione di coscienza’ da decidersi privatamente? No. Anche se la coscienza dei due fidanzati poteva permettere loro di esagerare andando agli eccessi, non si poteva ignorare la coscienza collettiva degli anziani. Questi ultimi, pur non volendo imporre i loro gusti personali, hanno a cuore la pace, l’armonia e la spiritualità dell’intera congregazione. E dovrebbero coscienziosamente aiutare gli altri affinché ‘sappiano come devono condursi nella casa di Dio, che è la congregazione dell’Iddio vivente, colonna e sostegno della verità’. — I Timoteo 3:15; I Corinti 10:31.

      16. Dovendo prendere una decisione che spetta alla vostra coscienza, cosa dovreste considerare?

      16 Quando dobbiamo prendere una decisione su ‘una questione di coscienza’, abbiamo quindi bisogno di riflettere (1) su ciò che dice in merito la Parola di Dio e (2) su come la nostra decisione può influire su altri o coinvolgerli. C’è comunque un terzo aspetto importante da considerare.

      Che effetto avrà su di noi?

      17. Come influì la coscienza su un fratello di New York?

      17 Una rivista (Natural History, agosto 1981) parlava in un articolo di un gruppo di fattorini di New York che consegnano in bicicletta pacchi e lettere a uomini d’affari in tutta la città. Fra i vari esempi di persone che hanno intrapreso questo tipo di lavoro, c’era il seguente: “Donald, un fattorino di 41 anni, riesce a mantenere la moglie e un figlio di 15 anni con quello che guadagna. Prima Donald sviluppava pellicole fotografiche, ma ha abbandonato tale professione perché, come testimone di Geova, non poteva acconsentire ad avere in alcun modo a che fare con la produzione di materiale pornografico. Come fattorino, non solo ha la coscienza a posto, ma può anche smettere il lavoro quando vuole per dedicare più tempo al proselitismo”.

      18. (a) Come può essere arrivato a tale decisione questo fratello? (b) Che lezione possiamo trarre da questo?

      18 Vari fattori influiscono sulle decisioni che riguardano il lavoro. (Vedi riquadro qui sotto). Come nel caso di Donald, supponiamo che un cristiano lavori per una ditta che sviluppa pellicole: istantanee, filmini, spezzoni pubblicitari, pellicole cinematografiche. Gradualmente la ditta comincia a trattare materiale pornografico. A un certo punto la coscienza del cristiano comincerà a disturbarlo. Forse si accorge che lo stanno coinvolgendo nella pornografia o in altre attività illecite. Per il fatto che viene identificato con una ditta che tratta materiale pornografico o per quello che gli viene chiesto di fare, egli può capire che deve andarsene, se vuole continuare a essere “irreprensibile”. Questo interessa in particolare coloro che hanno o aspirano ad avere privilegi nella congregazione. Nel cercare un altro lavoro, egli può avere fiducia nella benedizione di Geova. (I Timoteo 3:2, 8-10; Romani 13:5) Senza dubbio ci sono molti cristiani che hanno lasciato lavori simili per non essere contaminati dall’impurità. (Confronta Matteo 5:28). Perciò, quando ci troviamo davanti a una decisione di coscienza, dovremmo chiederci: ‘Se faccio o non faccio questa cosa, che effetto avrà su di me?’ Non dobbiamo assolutamente ignorare la nostra coscienza, desensibilizzandola e aumentando così le probabilità di fare il male in futuro. — I Timoteo 4:2; Giuda 10; Efesini 4:18, 19.

      19, 20. (a) In che modo sia la coscienza che la fede possono influire sul nostro ministero? (b) Ricchi o no, quale dovrebbe essere il nostro desiderio?

      19 Riflettendo sulla coscienziosa decisione presa da Donald, notiamo che oltre al suo desiderio di avere una buona relazione con Geova egli desiderava proclamare maggiormente la sua fede. Questo concorda col fatto che Paolo abbinò la coscienza alla fede, dicendo: “L’obiettivo di questo mandato è l’amore da un cuore puro e da una buona coscienza e dalla fede senza ipocrisia”. — I Timoteo 1:5.

      20 È lodevole quando la fede di una persona e il suo desiderio di avere una buona coscienza la spingono a fare cambiamenti affinché ‘i suoi passi non vacillino’ e possa dedicare più tempo e attenzione a proclamare “tutto il consiglio di Dio”. (Atti 20:26, 27) Ma come dovremmo considerare quelli le cui circostanze sembrerebbero permettere loro di predicare di più ma che però non lo fanno? Forse guadagnano molto col loro lavoro o con qualche impresa commerciale e sembrano aver già raggiunto una notevole agiatezza economica che consentirebbe loro di vivere comodamente in questo sistema. Eppure, invece di rallegrarsi nel fare discepoli a tempo pieno come pionieri, continuano a lavorare per ampliare le loro attività commerciali, avere una casa ancora più bella e altre comodità.c (Confronta Marco 10:17-22; Luca 12:16-21). Non spetta a noi giudicare gli altri sotto questo aspetto, perché “ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio”. Piuttosto, la nostra fede senza ipocrisia ci spinga a servire pienamente Dio così da poter avere una buona coscienza. — Romani 14:1-4, 10-12.

      Guidati da una buona coscienza

      21. Che effetto positivo può avere la nostra coscienza su di noi?

      21 Una coscienza cristiana dovutamente educata e sensibile ci guiderà aiutandoci a fare il bene. Fu così nel caso di Paolo. Egli aveva talmente a cuore ‘i suoi fratelli’, i suoi connazionali ebrei, che scrisse: “La mia coscienza rende testimonianza con me nello spirito santo, che ho in cuore grande dolore e incessante pena”. (Romani 9:1-3) Sì, fece tutto il possibile per portare loro la buona notizia del cristianesimo.

      22. Perché la coscienza può spingerci ad agire più di quanto possano fare le regole?

      22 Lo stesso dovrebbe potersi dire di noi. Se apprezziamo l’importanza della coscienza che Dio ci ha dato, non saremo inclini a pensare solo in termini di regole. Le regole o norme possono indicare le esigenze o mete minime. Ma una coscienza spronata dall’amore e dalla fede esigerà probabilmente da noi qualcosa di più, spingendoci a fare maggiori sacrifici e a prodigarci. In questo modo trarremo senz’altro beneficio dalla nostra coscienza, la quale ci impedirà di fare cose che possono farci incorrere nel disfavore di Dio e ci aiuterà a fare cose che egli sicuramente approva. Sarà così in particolare mentre la nostra coscienza ci guiderà verso una maggiore partecipazione alla proclamazione della buona notizia. Quale beneficio maggiore potrebbe esserci di quello che Paolo menzionò a Timoteo? Egli disse: “Presta costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento. Attieniti a queste cose, poiché facendo questo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”. — I Timoteo 4:16.

      [Note in calce]

      a Si trattava di un film contrassegnato negli Stati Uniti dalla sigla R. Questi film sono vietati ai minori di 17 anni (a meno che non siano accompagnati da un genitore o tutore) a motivo del soggetto o delle scene di sesso e violenza o del linguaggio osceno.

      b Vedi La Torre di Guardia del 1º ottobre 1974, pagine 598-601.

      c La congregazione locale trarrà beneficio da un maggior numero di pionieri. Tuttavia molte persone interessate che hanno fame in senso spirituale si trovano in zone dove pochi possono trasferirsi, per il fatto che lì non si trova lavoro. Che benedizione quando cristiani che non hanno problemi economici rispondono a queste richieste di aiuto! — Atti 16:9, 10.

      Ricordate?

      ◻ Perché è pericoloso pensare che ‘se una cosa non turba la propria coscienza, vuol dire che tutto è a posto’?

      ◻ Dovendo prendere una decisione lasciata alla coscienza individuale, quali sono tre fattori da considerare seriamente?

      ◻ Che relazione ha la coscienza col lodare pubblicamente Dio?

      [Riquadro a pagina 26]

      Fattori da considerare circa il lavoro

      Dovendo prendere una decisione in merito a un certo lavoro il cristiano dovrebbe prima di tutto riflettere sul compito che dovrà effettivamente svolgere. Potrebbe considerare questi due aspetti:

      Quel particolare lavoro è condannato dalla Bibbia?

      La Bibbia condanna azioni come il furto, l’idolatria e l’uso errato del sangue, per cui è chiaro che un cristiano non può svolgere un lavoro in cui debba promuovere direttamente queste cose.

      Il lavoro in questione collegherebbe così strettamente la persona con una pratica condannata da renderla apertamente complice di tale pratica?

      Anche un custode o un portiere di una banca del sangue o di una fabbrica che produce esclusivamente armi da guerra è direttamente collegato con un lavoro contrario alla Parola di Dio. — Levitico 17:13, 14; Isaia 2:2-4.

      Oltre a ciò che la persona dovrebbe effettivamente compiere, ci sono altri fattori che potrebbero influire sul quadro generale:

      Il lavoro consiste in un servizio umano non errato dal punto di vista biblico?

      Il servizio di un portalettere consiste nel consegnare la posta ad abitazioni e ditte. Sarebbe condannabile il cristiano se fra i luoghi in cui consegna la posta vi fossero alcune case di ladri o una ditta che vende idoli? — Matteo 5:45.

      Fino a che punto la persona ha autorità su quanto viene fatto?

      Un cristiano che è proprietario di un negozio non terrebbe e non venderebbe idoli o salsicce di sangue. Il suo caso è diverso da quello del dipendente di un supermercato che vende sigarette o sanguinaccio fra migliaia di altri prodotti.

      In che misura è coinvolta la persona?

      Un dipendente che lavora alla cassa e che maneggia sigarette solo di tanto in tanto potrebbe concludere che la sua situazione non è uguale a quella di un altro dipendente che per tutto il giorno deve sistemarle sugli scaffali.

      Da chi sarà pagata la persona e dove si svolgerà il lavoro?

      In un paese in cui lo stato delega a una chiesa il compito di sovrintendere a tutti i programmi sociali, uno potrebbe ricevere la busta paga da un ente religioso. Ma in effetti il suo lavoro di manutenzione dei parchi pubblici non si svolge in luoghi di proprietà della chiesa. Non è un lavoro di natura religiosa e non è visto come qualcosa che promuova la falsa adorazione.

      Qual è l’effetto generale derivante dal compiere quel particolare lavoro?

      Compiere quel dato lavoro farebbe inciampare molti, rendendo la persona ‘riprensibile’? (I Timoteo 3:2, 10) Che effetto avrebbe sulla coscienza della persona stessa?

      [Immagine a pagina 23]

      Altri cristiani possono aiutarvi a trovare ciò che dice la Parola di Dio su una questione di coscienza

      [Immagine a pagina 25]

      Pensate all’effetto che le vostre azioni o decisioni possono avere su altri

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