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“L’Iddio d’ogni conforto” è con noiLa Torre di Guardia 1983 | 15 maggio
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“L’Iddio d’ogni conforto” è con noi
“Benedetto sia . . . l’Iddio d’ogni conforto, che ci conforta in tutta la nostra tribolazione”. — II Corinti 1:3, 4.
1, 2. In II Corinti 1:3-7, cosa disse l’apostolo Paolo circa il conforto in tempi di tribolazione?
GEOVA è “l’Iddio d’ogni conforto”. L’apostolo Paolo lo sapeva per esperienza personale. Per incoraggiare i suoi conservi cristiani, egli scrisse quindi queste rincoranti parole:
2 “Benedetto sia . . . il Padre delle tenere misericordie e l’Iddio d’ogni conforto, che ci conforta in tutta la nostra tribolazione. . . . Ora, se siamo nella tribolazione, è per vostro conforto e salvezza; o se siamo confortati, è per il vostro conforto che opera per farvi perseverare nelle stesse sofferenze che anche noi soffriamo. E così la nostra speranza è riguardo a voi stabile, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, nello stesso modo parteciperete pure al conforto”. — II Corinti 1:3-7.
3. (a) Come sapeva Paolo che Geova è “l’Iddio d’ogni conforto”? (b) Cosa può confortare altri Testimoni e incoraggiarli a sopportare la tribolazione?
3 Sì, Paolo sapeva che Geova è “l’Iddio d’ogni conforto”. Aveva visto come il suo Padre celeste lo aveva confortato ed era stato teneramente misericordioso con lui, specialmente quando aveva sofferto “a causa della giustizia”. (Confronta Matteo 5:10). Perciò l’apostolo poteva confortare altri e incoraggiarli a sopportare la tribolazione. Col loro esempio di fedeltà e la loro espressione di fiducia in Geova, i cristiani testimoni di Geova che hanno sopportato la tribolazione incoraggiano i loro conservi credenti a rimanere fedeli a Dio. In quanto a sopportare le sofferenze, Paolo fu veramente d’esempio.
Noto per la sua fedele perseveranza
4, 5. (a) Quando fu che Paolo scrisse la seconda lettera ai Corinti? (b) Sotto che aspetto Paolo era uguale agli “apostoli sopraffini”, ma in che senso era superiore a loro?
4 Verso il 55 E.V. Paolo scrisse la sua seconda lettera ispirata ai cristiani di Corinto. Lì si opponevano a lui alcuni che egli definì sarcasticamente “apostoli sopraffini”. Paolo difese coraggiosamente il suo incarico di apostolo, non per amor proprio, ma “per Dio”, cioè per salvare la congregazione appartenente a Geova. (II Corinti 11:5, 12-14; 12:11; 5:12, 13) L’apostolo mostrò di essere uguale ai suoi oppositori dal punto di vista genealogico e poi indicò che era superiore a loro in quanto a fatiche, sofferenze, viaggi, pericoli e difficoltà, tutte esperienze avute quale ‘ministro di Cristo’. Egli scrisse:
5 “[I miei oppositori] sono ministri di Cristo? Rispondo come un pazzo: Io lo sono in maniera più preminente: in fatiche più abbondantemente, in prigioni più abbondantemente, in vergate ad eccesso, in pericoli di morte spesso. Dai Giudei ricevetti cinque volte quaranta colpi meno uno, tre volte fui battuto con le verghe, una volta fui lapidato, tre volte subii naufragio, ho trascorso una notte e un giorno nel profondo; in viaggi spesso, in pericoli di fiumi, in pericoli di banditi da strada, in pericoli da parte della mia razza, in pericoli da parte delle nazioni, in pericoli nella città, in pericoli nel deserto, in pericoli nel mare, in pericoli tra falsi fratelli, in fatica e lavoro penoso, in notti insonni spesso, nella fame e nella sete, nell’astinenza dal cibo molte volte, nel freddo e nella nudità”. — II Corinti 11:21-27.
6. (a) Dove troviamo la descrizione di certi fatti relativi alla vita cristiana di Paolo prima che scrivesse la seconda lettera ai Corinti? (b) Che beneficio possiamo trarre riflettendo sulla fedele perseveranza di Paolo?
6 Nel libro biblico di Atti degli Apostoli (da 9:3 a circa 20:4) sono menzionate alcune di queste cose accadute a Paolo da quando divenne cristiano fino a quando scrisse la seconda lettera ai Corinti. Soffermiamoci ora su questa sua fedele perseveranza. Senza dubbio questo ci incoraggerà a sopportare la tribolazione confidando che “l’Iddio d’ogni conforto” è con noi.
‘In fatiche e prigioni più abbondantemente’
7. (a) A quale opera si riferiscono le “fatiche” che Paolo compì “più abbondantemente”? (b) Secondo ciò che l’apostolo disse agli “anziani” della congregazione di Efeso, come aveva svolto egli il suo ministero? (c) Cosa spronò Paolo a faticare vigorosamente per promuovere la buona notizia e gli interessi del Regno?
7 In fatiche più abbondantemente: Come proclamatore della “buona notizia”, Paolo aveva “lavorato molto più duramente” dei suoi oppositori. (II Corinti 11:23, Today’s English Version) Aveva svolto l’opera di predicazione per un tempo più lungo e spesso in territori molto difficili. A Efeso, per esempio, dove si adorava la dea pagana Artemide e dove Paolo era stato assalito da una turba, i suoi sforzi nel ministero e a favore dei suoi conservi erano stati molto strenui, e in certi casi gli avevano perfino procurato angoscia. Ma ne erano risultati ottimi frutti spirituali. In seguito egli poté appropriatamente dire agli “anziani” della congregazione di Efeso: “Non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa. Ma ho completamente reso testimonianza a Giudei e Greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù”. (Atti 20:17, 20, 21, 31; 19:1-41) Perciò, prima che quegli anziani divenissero cristiani, l’apostolo Paolo aveva insegnato loro le verità fondamentali del cristianesimo nell’opera “di casa in casa”. La Parola di Geova e il suo spirito santo avevano agito sul cuore di Paolo spronandolo a faticare vigorosamente per divulgare la buona notizia e promuovere gli interessi del Regno. (Isaia 61:1, 2; Romani 10:8-10) Nel compiere tale vigorosa attività l’apostolo lasciò ai cristiani del ventesimo secolo uno splendido esempio.
8. (a) Perché Paolo poté dire di essere stato “in prigioni più abbondantemente” che non gli “apostoli sopraffini”? (b) Da che cosa trassero senz’altro conforto Paolo e Sila quando erano imprigionati a Filippi, e cosa fecero appena liberati mediante un terremoto? (c) Di che incoraggiamento possono essere le esperienze di Paolo nel carcere di Filippi?
8 In prigioni più abbondantemente: Clemente di Roma, scrivendo verso la fine del primo secolo E.V., dice che Paolo era stato imprigionato in sette occasioni. Prima di scrivere la seconda lettera ai Corinti era già stato in prigione più degli “apostoli sopraffini”. Il racconto degli Atti menziona una di queste occasioni, quando Paolo fu detenuto nella città macedone di Filippi. Evidentemente Paolo e Sila erano felici di soffrire “a causa della giustizia”, perché mentre erano lì in prigione pregavano Dio e lo lodavano con cantici. Trovarono conforto meditando sulle Scritture e sapendo che Dio udiva le loro preghiere e le esaudiva. (Salmo 65:2; 119:52) Quando furono liberati mediante un terremoto, non se la diedero a gambe, ma “dichiararono la parola di Geova [al carceriere] e a tutti quelli della sua casa”. Il risultato? Il carceriere e la sua famiglia divennero cristiani! (Atti 16:16-40) Questo racconto incoraggia veramente i testimoni di Geova oggi detenuti ad accettare la persecuzione con santa gioia, a pregare, a meditare sulla Parola di Dio e a dichiararla con baldanza! — Atti 4:29-31.
Intrepido nonostante le percosse e i pericoli mortali
9. Cosa indicano le parole “vergate ad eccesso”?
9 In vergate ad eccesso: Paolo era stato picchiato con estrema violenza. Viene anche detto che spesso fu “alle soglie della morte”. (Versetto 23, The Twentieth Century New Testament) Questo può indicare che in certe occasioni le vergate erano state così violente da lasciarlo praticamente morto.
10. (a) Come si era trovato Paolo “in pericoli di morte spesso”? (b) Cosa sorresse evidentemente l’apostolo “alle soglie della morte”?
10 In pericoli di morte spesso: Ciò non si limitava a quelle volte in cui era stato percosso. Precedentemente nella stessa lettera Paolo aveva detto: “Dappertutto portiamo sempre nel nostro corpo il trattamento mortifero riservato a Gesù”. (II Corinti 4:10, 11) L’apostolo aveva rischiato la vita o era stato sul punto di perderla a Damasco, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, Tessalonica e Berea. (Atti 9:23-25; 13:49-51; 14:1-6, 19, 20; 17:1, 5-9, 13, 14) Può anche darsi che venisse esposto ai letali pericoli dei giochi romani, se si tiene conto del suo accenno al ‘combattere in Efeso con le bestie selvagge’. (I Corinti 15:32; confronta Atti 19:23-41; II Corinti 1:8-11). Essendo la sua vita così spesso in pericolo, l’apostolo poté giustamente dire: “Ogni giorno mi espongo alla morte”. (I Corinti 15:31) Indubbiamente l’aiuto dello spirito santo di Geova e la fede nelle meravigliose promesse di Dio sorressero l’apostolo Paolo ogni volta che si trovò “alle soglie della morte”. — II Corinti 1:20-22.
11. Descrivete la fustigazione subita da Paolo per mano dei giudei.
11 Dai Giudei ricevetti cinque volte quaranta colpi meno uno: Paolo specifica che cinque delle fustigazioni subite “a causa della giustizia” gli furono inflitte dai giudei, forse nelle loro sinagoghe. (Versetto 24; Matteo 10:17) La legge mosaica prevedeva le battiture mediante bastone o verga, lasciando ai giudici la facoltà di determinare il numero di colpi a seconda della gravità dell’azione. Ma per ragioni umanitarie la punizione era limitata a 40 colpi, e i giudei li riducevano a 39 per evitare di superare per errore il limite legale. (Deuteronomio 25:1-3) La fustigazione era molto dolorosa. Ma “l’Iddio d’ogni conforto” rafforzò Paolo permettendogli di sopportare fedelmente questo trattamento.
12. (a) A quale trattamento si riferiva l’apostolo quando disse: “Tre volte fui battuto con le verghe”? (b) Cosa può aiutare a sopportare le percosse “a causa della giustizia”?
12 Tre volte fui battuto con le verghe: Evidentemente queste tre dure fustigazioni furono eseguite da soldati romani. (Versetto 25) Prima di eseguire la fustigazione con la verga, alla vittima venivano tolti i vestiti. Essendo cittadino romano, Paolo aveva il diritto legale di non essere fustigato. Ciò non impedì che lui e Sila ricevessero “molte vergate” prima di essere imprigionati a Filippi per aver proclamato la buona notizia. (Atti 16:19-24, 33, 35-40) Tali battiture potevano essere molto dolorose, ma con l’aiuto dello spirito di Dio, Paolo sopportò fedelmente questo duro trattamento “a causa della giustizia”. E con un simile sostegno divino molti cristiani odierni hanno mantenuto l’integrità verso Dio nonostante analoghe violenze fisiche.
13. Dove fu lapidato Paolo, ma fermò questo il suo ministero?
13 Una volta fui lapidato: A Listra giudei fanatici “lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, immaginando che fosse morto”. Quella lapidazione mirava chiaramente a ucciderlo. (Confronta Levitico 20:2; Atti 7:58-60). Ma, “avendolo i discepoli circondato, egli si alzò ed entrò nella città”, riprendendo il suo ministero viaggiante proprio il giorno successivo. — Atti 14:19-22.
Naufragio e pericoli nel mare
14. Quali naufragi menzionò Paolo, e quale effetto ebbero essi sui viaggi per promuovere la buona notizia?
14 Tre volte subii naufragio: Il libro degli Atti menziona solo un naufragio, posteriore al tempo in cui Paolo scrisse ai corinti. Avvenne mentre Paolo era in viaggio per Roma. (Atti capitolo 27) Ma prima di questo viaggio l’apostolo aveva spesso fatto viaggi per mare, e nei viaggi costieri i naufragi non erano insoliti. Quindi, anche se le Scritture non forniscono i particolari dei tre naufragi qui citati, è evidente che i rischi propri dei viaggi nel Mediterraneo non indussero Paolo a ridurre i suoi viaggi a favore della buona notizia.
15. (a) Cosa intendeva dire Paolo con le parole: “Ho trascorso una notte e un giorno nel profondo”? (b) In che modo “l’Iddio d’ogni conforto” aiutò Paolo nella suddetta circostanza, e che fiducia dovrebbe darci questo?
15 Ho trascorso una notte e un giorno nel profondo: Naturalmente l’apostolo non voleva dire di essere miracolosamente rimasto 24 ore sott’acqua. Come naufrago, trascorse forse quelle ore pericolose lottando per nuotare in acque agitate o aggrappato a qualche legno galleggiante o a parte del relitto. Anche se era su una zattera, quell’esperienza allucinante (non menzionata altrove nelle Scritture) richiese coraggiosa perseveranza finché l’apostolo non fu tratto in salvo o non arrivò a terra. Senz’altro Paolo ‘gridò a Geova nella sua strettezza, e dalle angosce su di lui Dio lo fece uscire’. (Confronta Salmo 107:23-31). Lo stesso “Iddio d’ogni conforto” può esaudire anche le nostre preghiere. — Confronta I Giovanni 5:13-15.
Il nostro Dio è fonte di inesauribile conforto
16, 17. Perché quando si soffre “a causa della giustizia” l’aiuto dello spirito santo di Geova è di valore inestimabile?
16 Abbiamo visto alcuni modi in cui Paolo fu confortato e aiutato a rimanere fedele a Geova nonostante la tribolazione. È il caso di metterli in risalto, poiché aiuteranno gli odierni testimoni di Geova a sopportare le sofferenze “a causa della giustizia”.
17 L’aiuto dello spirito santo di Geova è inestimabile. Specialmente durante la tribolazione dovremmo pregare per ricevere lo spirito, seguirne la direttiva e manifestarne il frutto. (Luca 11:13; Salmo 143:10; Galati 5:22, 23) L’operato dello spirito di Geova sul nostro cuore ci rende consapevoli del suo amore, e questa confortante assicurazione ci aiuterà a sopportare la tribolazione. — Romani 5:3-5; 8:35-39; II Tessalonicesi 3:5.
18. Quando soffriamo come cristiani, come può confortarci la fede nelle splendide promesse di Dio?
18 La fede nelle splendide promesse di Dio contenute nelle Scritture sarà pure motivo di conforto. (Romani 15:4) Ricordate che “per la gioia che gli fu posta dinanzi [Gesù Cristo] sopportò il palo di tortura”. (Ebrei 12:1, 2) Anche se dovessimo soffrire fino al punto di varcare le “soglie della morte”, abbiamo la meravigliosa prospettiva della risurrezione e della vita eterna nel nuovo ordine di Dio, sia che nutriamo la speranza celeste o terrena. (Matteo 10:28; Luca 23:43; Giovanni 5:28, 29; 17:3; I Corinti 15:53; II Pietro 3:13) Com’è “momentanea e leggera” la tribolazione se teniamo lo sguardo rivolto all’eternità! — II Corinti 4:16-18.
19. Di che conforto è la preghiera nelle tribolazioni?
19 La pace mentale e la forza che Dio ci provvede in risposta alle nostre preghiere sono un’altra grande fonte di conforto nella tribolazione. (Vedi Luca 22:32; Atti 4:23-31; Giacomo 5:16-18). Gesù rivolse fervide suppliche e richieste a Geova, “che poteva salvarlo dalla morte, . . . e fu favorevolmente udito per il suo santo timore”. Infatti Geova mandò un angelo a rafforzare Gesù in un momento di prova. (Ebrei 5:7; Luca 22:43) È senz’altro motivo di conforto vedere che Geova esaudisce le nostre preghiere in mezzo alle tribolazioni.
20. Quali altri modi in cui Paolo superava gli “apostoli sopraffini” di Corinto considereremo in seguito?
20 Se cerchiamo con vigore di perseverare fedelmente come cristiani testimoni di Geova, “l’Iddio d’ogni conforto” sarà con noi, come fu con l’apostolo Paolo. Finora abbiamo considerato le fatiche e le sofferenze di Paolo. Ma la sua difesa quale ‘ministro di Cristo’ mostra che superò gli “apostoli sopraffini” di Corinto anche in quanto a viaggi, pericoli e difficoltà. Cosa possiamo imparare da queste esperienze?
Ricordate questi punti?
◻ Come sapeva l’apostolo Paolo che Geova è “l’Iddio d’ogni conforto”?
◻ In che modo i cristiani che hanno sopportato la tribolazione possono incoraggiare i loro conservi a rimanere fedeli a Geova?
◻ Quale opera era inclusa nelle “fatiche” che l’apostolo aveva compiuto “più abbondantemente”?
◻ Cosa possiamo imparare dalle esperienze di Paolo in prigione?
◻ Quali sono alcuni modi in cui Geova Dio provvede inesauribile conforto?
[Immagine a pagina 13]
Paolo fu spesso imprigionato, come a Filippi con Sila
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Nel corso del suo ministero Paolo fece quattro volte naufragio
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Possiamo ‘perseverare sino alla fine’La Torre di Guardia 1983 | 15 maggio
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Possiamo ‘perseverare sino alla fine’
“Chi persevera pazientemente sino alla fine sarà salvato”. — Matteo 24:13, The Emphatic Diaglott.
1. (a) Per noi individualmente, quale può essere la “fine” menzionata da Gesù in Matteo 24:13? (b) Cosa è essenziale per la salvezza?
GESÙ CRISTO, nella grande profezia sulla sua “presenza”, fece questa rincorante dichiarazione: “Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”. (Matteo 24:3, 13) Per noi individualmente, la “fine” può essere il “termine del sistema di cose” oppure la nostra morte, forse dopo una lunga e dura prova. Comunque sia, per avere infine la salvezza è indispensabile perseverare fedelmente. — I Pietro 1:8. 9.
2, 3. (a) Perché possiamo aver fiducia di poter ottenere la salvezza nonostante la nostra imperfezione? (b) Cosa considereremo ora?
2 Gesù ci lasciò un perfetto esempio di perseveranza. (Ebrei 12:1-3) Ma, benché imperfetti, anche noi possiamo essere fedeli a Dio nonostante intense sofferenze e persecuzioni “a causa della giustizia”. (Matteo 5:10) Sì, per immeritata benignità di Geova possiamo essere salvati e ottenere la vita eterna mediante il sacrificio di riscatto del suo diletto Figlio Gesù Cristo. — Giovanni 3:16; I Giovanni 2:1, 2.
3 L’apostolo Paolo, pur essendo un uomo imperfetto, costituisce per noi un ottimo esempio di perseveranza che conduce alla salvezza. Considerando parte della sua difesa riportata in II Corinti 11:23-27, abbiamo visto che in fatiche e sofferenze fu “in maniera più preminente” ‘ministro di Cristo’ rispetto agli “apostoli sopraffini” di Corinto. Come vedremo, li superò quale ‘ministro di Cristo’ anche in quanto a viaggi, pericoli e difficoltà varie.
Viaggi pericolosi per promuovere la buona notizia
4. A quali viaggi si riferiva l’apostolo Paolo con l’espressione “in viaggi spesso”?
4 In viaggi spesso: Paolo fece frequenti viaggi per proclamare la buona notizia, superando di gran lunga sotto questo aspetto i suoi oppositori corinti. (Versetti 23, 26) Ovviamente dovette affrontare i pericoli comuni ai viaggiatori nel mondo romano. Ma i suoi viaggi furono molto lunghi e piuttosto estenuanti. Lo portarono in città come Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, Derbe, Filippi, Tessalonica, Berea, Atene e Corinto. — Atti 13:14–14:26; 16:11–18:17.
5. Cosa rendeva particolarmente faticosi e pericolosi i viaggi di Paolo, e cosa gli permise di compierli?
5 I viaggi dell’apostolo erano resi ancor più estenuanti e pericolosi dal fatto che egli era ‘oggetto di odio a motivo del nome di Cristo’. (Matteo 10:22) Ciò nonostante Geova diede a Paolo la vitalità e il coraggio necessari per i suoi faticosi viaggi. (Isaia 40:28-31) Operando strenuamente in qualità di ministro, l’apostolo lasciò agli odierni testimoni di Geova uno splendido esempio in quanto a promuovere gli interessi del Regno. — Matteo 6:33.
Sopportàti fedelmente vari pericoli
6. A quali “pericoli di fiumi” poteva riferirsi l’apostolo?
6 In pericoli di fiumi: Essendoci relativamente pochi ponti, Paolo dovette spesso trovarsi in pericolo nel guadare fiumi in piena. Per esempio, durante il suo primo viaggio missionario e nel viaggio di ritorno, egli attraversò la Pisidia, dove impetuosi torrenti di montagna rappresentavano un grave pericolo. (Atti 13:13, 14; 14:21, 24) I testimoni di Geova — in particolare i missionari e altri che compiono il loro ministero in zone isolate — possono trarre incoraggiamento dalla perseveranza di Paolo in tali circostanze.
7. (a) Quali “pericoli di banditi da strada” dovette affrontare Paolo? (b) Come possono incontrare pericoli simili gli odierni Testimoni?
7 In pericoli di banditi da strada: La parabola di Gesù circa il buon samaritano mostra che un viaggiatore del primo secolo poteva ‘cadere fra i ladroni, che lo spogliavano e gli infliggevano dei colpi, e se ne andavano, lasciandolo mezzo morto’. (Luca 10:25-37) I banditi erano comuni in molte zone che Paolo attraversò. Per esempio, quando con Barnaba si diresse a nord da Perga ad Antiochia di Pisidia, attraversarono un territorio montuoso infestato dai banditi. (Atti 13:13, 14) Quei pericolosi criminali tendevano imboscate alle vittime nei luoghi isolati e non esitavano a ricorrere alla violenza. Forse anche Paolo fu aggredito dai banditi. Gli odierni testimoni di Geova possono correre pericoli simili, e devono esercitare cautela. Come l’apostolo, però, possono perseverare fedelmente, non cedendo al timore ma confidando nella protezione di Geova. — Confronta Salmo 56:4.
8. Perché gli altri ebrei odiavano Paolo, desiderando perfino ucciderlo?
8 In pericoli da parte della mia razza: Paolo predicava un Messia messo al palo e risuscitato, rigettato dal suo stesso popolo in generale. (I Corinti 1:22-24; 2:2) Inoltre insegnava che si poteva essere dichiarati giusti non mediante le opere della legge mosaica, ma mediante la fede in Gesù Cristo. (Romani 3:20; 5:18-21; 6:14) Per questo gli altri ebrei consideravano Paolo un apostata, lo odiavano, lo percossero e desideravano addirittura ucciderlo. (Atti 9:23-25) Sembra inoltre che alcuni suoi connazionali fossero adirati perché egli convertiva al cristianesimo gentili che gli ebrei avevano invano cercato di rendere proseliti della loro religione. — Matteo 23:15; Atti 17:1-10.
9. Quali “pericoli da parte delle nazioni” dovette affrontare l’apostolo, ma servirono essi a metterlo a tacere?
9 In pericoli da parte delle nazioni: Paolo fu perseguitato anche dai gentili, cioè da persone delle nazioni. (Atti 19:11-41) A volte erano i suoi nemici giudei a istigare i gentili a compiere azioni violente contro l’apostolo. (Atti 14:1-7, 19, 20) Ma questi pericoli causati da giudei e gentili non misero mai a tacere quell’intrepido proclamatore del Regno. Similmente i cristiani testimoni di Geova che oggi sono perseguitati predicano intrepidamente a persone della propria razza e ad altri. — Atti 17:30; confronta Salmo 59:1-4.
10. Quali pericoli corse Paolo ‘in città’?
10 In pericoli nella città: In un modo o nell’altro Paolo fu perseguitato in città come Damasco, Gerusalemme, Listra ed Efeso. (Atti 9:23-30; 14:19; 19:29-31) A Filippi gli oppositori gentili dissero che Paolo e Sila ‘disturbavano la loro città’. Di conseguenza gli evangelizzatori furono aggrediti da una turba e subirono percosse e imprigionamento. (Atti 16:16-24) Ma questo non fermò quei proclamatori del Regno, come violenze analoghe non hanno messo a tacere i testimoni di Geova di oggi.
11. Quali potevano essere i “pericoli nel deserto”?
11 In pericoli nel deserto: L’apostolo non limitò la sua attività e i suoi movimenti alle zone molto popolate e alle strade frequentate. I suoi viaggi lo portarono anche in regioni scarsamente abitate, perfino “in zone selvagge”. (Today’s English Version [TEV]) Lì la possibilità di morire di fame, di essere colti da una tempesta, di perdersi, di essere aggrediti da bestie selvagge o di cadere in un’imboscata tesa da banditi costituiva un pericolo potenziale che Paolo affrontò coraggiosamente.
12. Quali “pericoli nel mare” affrontò Paolo, e lo distolsero essi dal compiere il suo ministero?
12 In pericoli nel mare: Quando per divulgare la buona notizia o aiutare i conservi credenti si rendeva necessario viaggiare “in alto mare” (TEV), c’era il pericolo di violente tempeste, come pure la possibilità di fare naufragio. Ma Paolo non permise che tali pericoli lo scoraggiassero dall’adempiere il suo ministero, così come oggi molti testimoni di Geova affrontano con coraggio pericoli simili quando devono viaggiare per promuovere gli interessi del Regno.
“Falsi fratelli”
13, 14. (a) Chi erano i “falsi fratelli”? (b) Perché i “falsi fratelli” erano particolarmente pericolosi? (c) Come sono stati spiritualmente rafforzati i testimoni di Geova per difendersi dai “falsi fratelli” che potrebbero insinuarsi nelle congregazioni?
13 In pericoli tra falsi fratelli: Il pericolo maggiore e indubbiamente anche più doloroso per Paolo erano gli ingannevoli “falsi fratelli” o “pseudo-fratelli”. (Traduzione interlineare del Regno delle Scritture Greche, greco-inglese) Dal tempo del traditore Giuda Iscariota, fra i seguaci di Cristo si sono a volte trovate persone del genere. Ai giorni di Paolo quei “falsi fratelli” includevano forse gli “apostoli sopraffini” di Corinto. I “falsi fratelli” erano particolarmente insidiosi perché ingannevolmente si mostravano amici, mentre in realtà erano sleali e traditori. Quegli uomini cercavano di trovare delle accuse contro Paolo. — II Corinti 11:5, 12-14; confronta Daniele 6:4, 5.
14 Alcuni “pseudo-fratelli” operavano nelle ‘congregazioni della Galazia’. Ma Paolo non cedette mai a tali uomini, “onde la verità della buona notizia rimanesse presso” i suoi conservi. (Galati 1:1, 2; 2:4, 5; confronta Giuda 3, 4). Come aiutò Paolo, così Geova ha rafforzato spiritualmente i Suoi attuali testimoni affinché “la verità della buona notizia” rimanesse presso di loro. Nelle ispirate lettere ai cristiani di Corinto e della Galazia, essi trovano l’aiuto spirituale necessario per difendersi dai “falsi fratelli” che possono infiltrarsi nelle congregazioni.
Difficoltà nel “sacro servizio”
15. A cosa si riferiva Paolo dicendo di essere “in maniera più preminente” ministro di Cristo “in fatica e lavoro penoso”?
15 In fatica e lavoro penoso: Successivamente Paolo menziona le difficoltà che lo rendevano “in maniera più preminente” ‘ministro di Cristo’ rispetto ai suoi oppositori. (Versetti 23, 27) ‘La fatica e il lavoro penoso’ qui menzionati potrebbero in parte riferirsi all’estenuante lavoro manuale che Paolo compiva per mantenersi nel ministero. (Atti 18:1-4; I Corinti 4:11, 12; II Tessalonicesi 3:7, 8) Ma tutto ciò che l’apostolo faceva era imperniato sul servizio di Geova. Quindi questa “fatica e lavoro penoso” includeva senza dubbio gli sforzi e la stanchezza dovuti ai viaggi faticosi, all’esposizione agli elementi, alle privazioni e ad altre difficoltà sopportate nel “sacro servizio” che rendeva a Geova. — Romani 12:1.
16. Quali potevano essere le cause delle frequenti “notti insonni” di Paolo?
16 In notti insonni spesso: Non volendo porre un peso economico su quelli ai quali predicava la buona notizia, Paolo svolgeva lavori manuali “notte e giorno”, probabilmente con frequente e notevole perdita di sonno. (I Tessalonicesi 2:9) Tutto ciò era naturalmente collegato con l’attività dell’apostolo quale ‘ministro di Cristo’. Le sue “notti insonni” non erano dovute all’ansia per le necessità materiali, perché Geova fa in modo che i suoi servitori abbiano il necessario. (Matteo 6:25-34) Ma alcune di quelle notti insonni erano forse dedicate alla preghiera o trascorse con profonda preoccupazione per i suoi conservi. (Confronta Luca 6:12-16; II Corinti 11:28, 29). Una volta egli ritenne necessario parlare ai fratelli radunati “fino a mezzanotte”, anzi, per tutta la notte “fino all’alba”. (Atti 20:7-12) Inoltre molte di quelle notti insonni dovettero essere causate da disagi, pericoli e altre difficoltà incontrate dall’apostolo nello svolgimento del suo ministero.
17. In quali occasioni l’apostolo può aver provato ‘fame e sete’?
17 Nella fame e nella sete: Paolo poté provare ‘fame e sete’ mentre viaggiava attraverso zone impervie o calde zone desertiche. Forse a volte provò la fame e la sete dovendo dipendere da estranei o da ciò che poteva procurarsi con il proprio lavoro in ambienti sconosciuti. Eppure Geova fece sempre in modo che Paolo sopravvivesse, anche se a volte aveva ben poco a disposizione. “L’Iddio d’ogni conforto” provvede anche oggi ai suoi servitori il necessario per sostenersi. — Salmo 37:25; Luca 11:2, 3.
18. A cosa potrebbe riferirsi l’“astinenza dal cibo molte volte”?
18 Nell’astinenza dal cibo molte volte: Qui (al versetto 27) Paolo vuol forse fare un contrasto tra ‘fame e sete’ involontarie e la deliberata “astinenza dal cibo [letteralmente “digiuni”] molte volte”. In certe occasioni può aver digiunato volontariamente, per esempio quando si dedicava alla preghiera o doveva trattare questioni spirituali molto gravose. (Confronta Atti 13:3; 14:23). Se invece qui egli stava elencando solo una serie di difficoltà, allora si riferiva al rimanere involontariamente senza cibo, forse a causa di una malattia come la dissenteria o a privazioni incontrate nel ministero. (Confronta II Corinti 6:5). Accingendosi a intraprendere certi viaggi per il ministero, Paolo poteva ovviamente rendersi conto che cibo e acqua sarebbero scarseggiati o non sarebbero stati disponibili. Ma questo non lo trattenne dal promuovere gli interessi cristiani. — Filippesi 4:12.
19. In quali circostanze Paolo soffrì forse ‘freddo e nudità’?
19 Nel freddo e nella nudità: L’apostolo sopportò anche le difficoltà dovute al freddo e a una relativa nudità, o “esposizione” alle intemperie. (The New English Bible) Non andava ‘scarsamente vestito’ per pigrizia. Paolo lavorava per soddisfare le sue necessità. (I Corinti 4:11, 12; confronta Atti 20:33, 34). ‘Freddo e nudità’ erano difficoltà che l’apostolo sopportava quando era vestito in modo inadeguato a causa di persecuzione, quando incontrava tempo inclemente nei suoi viaggi o quando svolgeva il suo ministero in condizioni difficili.
‘Perseverate sino alla fine’!
20, 21. (a) Perché non si può dire che Paolo fosse un uomo forte come una torre? (b) Che paragoni si possono fare fra gli odierni testimoni di Geova e l’apostolo Paolo?
20 Dopo aver esaminato alcune delle fatiche, sofferenze, viaggi, pericoli e difficoltà dell’apostolo Paolo, si potrebbe essere portati a considerarlo un uomo forte come una torre. Ma come ognuno di noi era un uomo imperfetto. (Romani 7:21-25) Infatti i suoi oppositori di Corinto lo disprezzavano dicendo: “Le sue lettere sono gravi e vigorose, ma la sua presenza personale è debole e la sua parola spregevole”. (II Corinti 10:10) Per di più Paolo aveva una “spina nella carne”, forse un disturbo alla vista. — II Corinti 12:7; Atti 23:1-5; Galati 4:15; 6:11.
21 In modo simile noi testimoni di Geova moderni siamo imperfetti, anche se, come Paolo, ci sforziamo sinceramente di piacere a Dio. (I Corinti 9:24-27) Il mondo ci disprezza, come alcuni disprezzavano l’apostolo, anche se ci preoccupiamo vivamente del benessere spirituale del prossimo. (Matteo 22:39) Come Paolo, molti di noi soffrono di qualche disturbo. Ma questo ci fa confidare ancora di più nella forza di Dio, e, nella nostra debolezza, la sua potenza è resa specialmente manifesta fra quelli ai quali predichiamo. — II Corinti 12:7-10.
22. (a) Se dovessimo soffrire “a causa della giustizia”, come saremmo confortati da Geova? (b) Solo come possiamo ‘perseverare sino alla fine’?
22 Non c’è dubbio che fino alla sua morte quale imperfetto ma fedele testimone di Geova, Paolo fu sostenuto dalla potenza dall’alto. (II Corinti 4:7; II Timoteo 4:6-8) In modo analogo è solo grazie alla forza di Dio che potremo fedelmente ‘perseverare sino alla fine’ di questo malvagio sistema di cose o fino alla nostra morte. (Salmo 29:11; Matteo 10:28; 24:3, 13; Marco 13:13) Se siamo chiamati a soffrire “a causa della giustizia”, siamo grandemente confortati dallo spirito santo di Geova, dalle sue splendide promesse e dalle sue risposte alle nostre preghiere. Queste cose ci rendono fiduciosi che “l’Iddio d’ogni conforto” è con noi. Come l’apostolo Paolo, potremmo essere “perplessi, ma non assolutamente senza via d’uscita; . . . perseguitati, ma non abbandonati; . . . abbattuti, ma non distrutti”. (II Corinti 4:8, 9) Il nostro Dio ci dà la forza di proclamare intrepidamente la buona notizia nonostante persecuzioni e difficoltà. E con la forza di Geova potremo senz’altro ‘perseverare sino alla fine’.
Sapreste rispondere a queste domande?
◻ Cosa significa ‘perseverare sino alla fine’?
◻ A quale tipo di viaggi si riferiva l’apostolo Paolo quando parlò di “viaggi spesso”?
◻ Com’era minacciato l’apostolo da “falsi fratelli”, e in che modo gli odierni testimoni di Geova sono stati spiritualmente rafforzati per resistere a tali persone?
◻ In quali circostanze Paolo provò ‘fame e sete’, ‘freddo e nudità’?
◻ Pur essendo imperfetti, come lo era Paolo, cosa ci permetterà di ‘perseverare sino alla fine’?
[Immagine a pagina 18]
Nei viaggi che compiva per il ministero Paolo era spesso esposto al pericolo di banditi da strada
[Immagine a pagina 19]
Paolo era esposto a pericoli da parte delle nazioni, come avvenne a Listra
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