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Uno sguardo alle scuole delle grandi cittàSvegliatevi! 1985 | 22 settembre
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Uno sguardo alle scuole delle grandi città
I ragazzi passano molte ore della giornata a scuola. L’ambiente scolastico può esercitare una profonda influenza. I genitori però hanno solo una vaga idea di come sono le scuole. Svegliatevi! prende quindi in esame la situazione delle scuole in quattro diversi paesi, cominciando dagli Stati Uniti.
NELL’APRILE del 1983 venne pubblicata una relazione, scritta sotto gli auspici del governo, che mise in allarme genitori ed educatori. Aveva un titolo inquietante, Una nazione in pericolo. Preparata da un’eminente équipe di esperti, la relazione cominciava dicendo: “La nostra nazione è in pericolo . . . Le fondamenta dell’istruzione della nostra società sono al presente erose da una crescente ondata di mediocrità che minaccia il nostro stesso futuro di Nazione e di popolo”. La prova:
◼ “Circa 23 milioni di americani adulti sono funzionalmente analfabeti per quanto concerne le più semplici attività quotidiane quali leggere, scrivere e comprendere”.
◼ “Circa il 13 per cento di tutti i 17enni degli Stati Uniti può essere considerato funzionalmente analfabeta”.
◼ “Nella maggioranza degli esami standardizzati le medie degli studenti della scuola superiore [secondaria] sono ora più basse di quelle di 26 anni fa”.
Dopo questa relazione le scuole americane sono state oggetto di un attento esame. Ma forse in nessun luogo i problemi dell’istruzione in America sono più evidenti che nelle scuole delle grandi città. Esse stanno subendo le disastrose conseguenze di mezzi finanziari sempre più inadeguati da una parte e di classi sempre più numerose dall’altra. Stipendi bassi, violenza nelle aule e l’elevata percentuale di coloro che interrompono gli studi scoraggiano molti bravi insegnanti o addirittura li allontanano. A tutto questo alcuni genitori reagiscono mandando i loro figli in scuole private o extraurbane.a
Ad ogni modo, i libri e gli articoli scritti sui problemi delle scuole cittadine non offrono un quadro completo. Così con l’aiuto di un amico che è ispettore scolastico, un cronista di Svegliatevi! ha deciso di visitare personalmente alcune scuole. Ecco quanto riferisce:
Una visione d’insieme
“Ci troviamo all’esterno di una delle più grandi scuole elementari della città. Decine di giovani che hanno marinato la scuola ‘bighellonano’ nei paraggi con atteggiamento provocatorio. ‘Non ci si può permettere di assumere personale sufficiente per far entrare in classe questi ragazzi’, spiega l’amico che mi sta facendo da guida.
“Gli edifici scolastici manifestano i segni del decadimento urbano. Ci rechiamo nell’ufficio del direttore e cerchiamo di farci sentire in mezzo all’assordante frastuono di voci, macchine da scrivere e telefoni che squillano. Il direttore appare stanco e stravolto, e sono soltanto le 10 di mattina. È gentile, e ci porta a visitare la prima aula.
“Vi troviamo un giovane energico che ci fa vedere cos’è capace di fare un bravo insegnante. ‘Quale vorreste conoscere?’, chiede ai suoi allievi. ‘Un animale che ha la lingua nel naso, un albero ambulante della Florida o un uccello che non sa volare?’ Affascinati, gli studenti optano per il primo, il formichiere. Aprono ansiosi i libri per fare un comune esercizio di lettura. Ma l’insegnante ha fatto nascere in loro il desiderio di imparare.
“Le scuole cittadine presentano molti aspetti contrastanti. Visitiamo ora una scuola che, benché vecchia, è pulita e in perfetto ordine. Non ci sono giovani a bighellonare fuori. Nei corridoi regna il silenzio. ‘Questa scuola ha un bravo direttore’, spiega il mio amico.
“Purtroppo anche gli amministratori efficienti hanno enormi problemi da risolvere: la burocrazia che tiene occupati gli insegnanti a riempire moduli anziché a insegnare, leggi che intralciano la disciplina scolastica, insegnanti che temono per il proprio equilibrio emotivo e per la loro stessa incolumità, studenti che non vogliono studiare ma che pretendono il diploma, denaro che invece di essere speso in libri e attrezzature va sprecato per riparare gli elevati danni causati dal vandalismo. C’è da sorprendersi se le scuole delle grandi città riescono ancora a cavarsela!”
Per fortuna, la Fondazione Carnegie per il Progresso dell’Insegnamento dice: “Crediamo . . . che la pubblica istruzione in America cominci a migliorare”. C’è solo un modo, comunque, per sapere com’è la scuola di vostro figlio: Andare voi stessi a vedere.
[Nota in calce]
a Dal 1955 le iscrizioni a scuole private sono aumentate del 60 per cento.
[Testo in evidenza a pagina 4]
“Le fondamenta dell’istruzione della nostra società sono al presente erose da una crescente ondata di mediocrità”. — Una nazione in pericolo.
[Riquadro a pagina 3]
Problemi che investono le scuole americane
“Molti corsi tradizionali e impegnativi sono stati sostituiti da altri meglio definiti svaghi istruttivi”. — The Literacy Hoax, di Paul Copperman.
“Il problema della droga è così esteso . . . Le scuole sono diventate un’appendice della strada per quanto riguarda il crimine”. — Prof. Lewis Ciminillo, Indiana University Northwest.
“La popolazione scolastica della nazione è cambiata radicalmente negli scorsi 15 anni, essendoci stato un forte aumento nel numero dei ragazzi provenienti da famiglie divise o disagiate”. — The Express, Easton, Pennsylvania.
Vi “è stato un inquietante calo di qualità fra gli insegnanti”. — U.S.News & World Report.
“La disciplina degli studenti, inclusi problemi come assenze ingiustificate e la droga, è la questione più urgente per il Consiglio dell’Istruzione di Denver”. — Rocky Mountain News.
“Molti ragazzi vengono a scuola con coltelli e pistole, e 100 studenti hanno firmato una petizione chiedendo di installare un rivelatore di metalli all’ingresso”. — The New York Times.
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Giappone: la corsa all’istruzioneSvegliatevi! 1985 | 22 settembre
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Giappone: la corsa all’istruzione
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone
“NULLA, in effetti, è più importante nella società giapponese o più fondamentale per il successo del Giappone del suo sistema educativo”, dice il prof. Edwin O. Reischauer della Harvard University.
Ultimamente, però, le scuole giapponesi sono state oggetto di critiche. Il cronista Yoshiko Sakurai dice: “Il sistema educativo del Giappone si è ridotto a una gara per superare gli esami anziché essere un mezzo mediante cui viene alimentato l’intelletto degli studenti”. Sasuke Kabe, direttore di una scuola giapponese, avrebbe similmente confessato: “Abbiamo tradizionalmente dato risalto all’acquisto di nozioni anziché alla formazione di persone mature”.
Molti educatori pertanto affermano che in Giappone la scuola si sia ridotta a una corsa all’istruzione, a una sfida estenuante e competitiva. Perché è sorta una situazione del genere? Soprattutto perché i giapponesi danno molta importanza al fatto d’essere rispettati e d’avere successo. Quindi un posto in una società o ditta dal nome prestigioso è molto apprezzato. Ma di solito per ottenere un posto del genere bisogna essersi laureati in un’università prestigiosa.
Ma se uno non ha frequentato una certa scuola media superiore ha pochissime probabilità di accedere a una di queste università. E con tutta probabilità non si potrà frequentare la scuola media superiore giusta se non si è riusciti a entrare nella scuola media inferiore appropriata; e questo non accadrà se nella scuola elementare che si è frequentata un ragionevole numero di alunni non ha superato gli esami di ammissione alla scuola media inferiore. Perfino l’asilo che uno ha frequentato potrebbe un giorno determinare fino a che punto farà carriera!
L’“inferno degli esami”
Non c’è quindi da meravigliarsi se il giornalista Kimpei Shiba, scrivendo in merito alle madri che hanno il pallino dell’istruzione, dice che “[cominciano] facendo preparare i loro bambini di appena 2 anni per gli esami di ammissione all’asilo affinché possano poi accedere alle scuole elementari migliori”. La competizione è così accanita che solo un alunno su nove vi è ammesso.
Una volta iniziata la scuola elementare, i successivi dodici anni vengono impiegati a prepararsi per gli esami di ammissione agli istituti di istruzione superiore. Il giornalista Shiba dice: “La competizione [è] così accesa che è stata coniata l’espressione ‘inferno degli esami’. Quando i ragazzi iniziavano la sesta classe di una scuola primaria, correvano a casa per fare i compiti che richiedevano circa due ore di studio. Poi mandavano giù in fretta il pranzo prima di correre a una scuola privata detta ‘juku’, specializzata nel preparare gli studenti per gli esami di ammissione alla scuola media inferiore, dove erano sottoposti a tre ore di intenso addottrinamento sette giorni la settimana”.
Sarebbe naturale supporre che, dopo essere sopravvissuti a simili prove infuocate, gli iscritti all’università siano tutti ottimi studenti ansiosi di imparare. No, dice il giornalista Kimpei Shiba. Egli descrive l’universitario medio come uno studente che “può prendere le cose alla leggera, che spesso gioca a mah-jong per mezza giornata durante le ore di lezione perché è sicuro di prendere la laurea. Tutto quello di cui ha bisogno è di aver superato il richiesto numero di esami”. A quanto sembra la maggioranza dei datori di lavoro si preoccupa poco di quanto i laureati hanno effettivamente imparato. I posti sono per coloro che semplicemente si laureano nelle università giuste.
I frutti della competizione
Non sorprende che in questa atmosfera competitiva siano sorti problemi e corruzione di ogni genere. Ogni anno genitori preoccupati danno bustarelle per far entrare i loro figli nelle università, nelle scuole medie superiori e inferiori. Alcuni genitori arrivano al punto di fingere di divorziare affinché un genitore e il figlio possano registrare il proprio indirizzo nel territorio di una scuola prestigiosa. Ma quando migliaia di studenti cercano di entrare in una scuola dove ci sono solo alcune centinaia di posti liberi, la maggioranza resterà delusa. Questo ha portato alcuni al suicidio. Altri hanno sfogato la propria frustrazione con atti di violenza.
Forse l’aspetto più penoso di tutto ciò sono gli effetti che questo ambiente spietato ha sugli studenti. Fatto degno di nota, il gabinetto del primo ministro ha incaricato un gruppo di esperti di paragonare la mentalità dei giovani dai 18 ai 24 anni in 11 paesi. Fra le varie domande c’era questa: ‘Desideri l’agiatezza economica?’ Il Giappone era in testa ai paesi che hanno risposto sì. D’altra parte, è stato anche chiesto loro se desideravano aiutare il prossimo facendo lavoro di assistenza sociale. I giovani giapponesi erano in fondo alla lista. Perciò, anche se le scuole giapponesi eccellono sul piano accademico, alcuni non darebbero loro la sufficienza quando si tratta di creare delle personalità equilibrate, premurose e mature.
Un metodo pedagogico con cui si sprona ad avere successo a qualunque costo potrebbe avere altri effetti negativi sugli studenti? Considerate un problema che è sorto nelle scuole tedesche.
[Testo in evidenza a pagina 5]
“Il sistema educativo del Giappone si è ridotto a una gara per superare gli esami anziché essere un mezzo mediante cui viene alimentato l’intelletto degli studenti”
[Immagine a pagina 5]
La competizione comincia presto
[Fonte]
Centro Informazioni del Giappone
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“Schulangst”: Il prezzo del successo?Svegliatevi! 1985 | 22 settembre
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“Schulangst”: Il prezzo del successo?
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Germania
SCHULANGST: questa parola tedesca è stata coniata per descrivere un problema che sta diventando rapidamente di portata internazionale. E sebbene la traduzione non ne renda tutte le sfumature, approssimativamente il termine significa “ansia causata dalla scuola”.
Dieci anni fa il pediatra tedesco Eckhard Schrickel disse: “Due terzi buoni dei ragazzi che curo non sono malati fisicamente nel senso comune del termine. Hanno il mal di scuola”. Il periodico medico Deutsche Ärzteblatt afferma che da allora il numero dei bambini curati per disturbi connessi con la scuola si è decuplicato!
In effetti, se si deve credere all’Associazione Tedesca dei Giovani Insegnanti, il sistema delle scuole pubbliche nella Repubblica Federale è in crisi. Essa cita i 280.000 studenti che ogni anno non sono promossi — quasi uno su 30 — e i 18.000 che per ragioni connesse con la scuola tentano il suicidio. Ogni anno centinaia di essi ci riescono.
Le cause
Forse il fattore che maggiormente causa Schulangst è l’incessante pressione esercitata sugli studenti affinché riescano. In Germania genitori e insegnanti dicono ai giovani che se vogliono accedere a un’università o trovare un lavoro interessante, dovranno ottenere dei risultati eccezionali a scuola. Nel caso di molti, però, il timore di essere bocciati crea tensioni che spesso causano la bocciatura! Il professore tedesco Walter Leibrecht avverte: “Noi genitori dobbiamo renderci conto che un’ambizione esagerata da parte nostra può solo danneggiare i nostri figli”.
Certo, i voti possono spronare gli studenti a impegnarsi e possono evidenziare campi in cui devono migliorare. E se un genitore non si interessa dell’istruzione di suo figlio, il ragazzo può perdere lo stimolo a imparare. Ciò nondimeno, Leibrecht condanna “la forte pressione esercitata dal voto”. Se si dà troppa importanza ai voti, ragazzi di intelligenza media o anche superiore alla media possono sentirsi inferiori. “Se i voti diventano una leva per fare pressione”, dice la rivista tedesca Eltern, “non lasciando spazio per lo sviluppo personale, quando alterano l’equilibrio sociale, allora c’è qualcosa di marcio nel sistema. E sono i nostri figli a soffrirne”.
Anche nelle famiglie in cui ci sono continui disaccordi o in cui i genitori sono divorziati o separati, i figli possono soffrire di Schulangst. In tali famiglie i figli si sentono spesso confusi, a disagio o addirittura non amati. Fatto degno di nota, il dott. Gerhardt Nissen, direttore della Clinica Psichiatrica per i Minori dell’Università Julius-Maximilian di Würzburg, spiega: “Si può notare che gli studenti tentano il suicidio solo quando esistono gravi difetti nella relazione fra genitore e figlio o anche nella struttura della personalità del figlio”. — Il corsivo è nostro.
Un altro fattore ancora che causa Schulangst è rivelato da un undicenne: “Sono sicuro che potrei risolvere il problema che l’insegnante presenta se solo potessi capirlo”. Particolarmente dalla fine degli anni ’60 nelle aule delle scuole tedesche la semplicità è stata sempre più sostituita da un complicato gergo scientifico e tecnico. La Schulangst è alimentata dalla frustrazione che ne consegue.
Anche guardare a lungo la TV può contribuirvi. Un educatore afferma che gli spettatori televisivi tendono a dimenticare in fretta quello che vedono per potersi meglio concentrare su quello che vedranno subito dopo. Il risultato? Tendono a dimenticare altrettanto in fretta i compiti scolastici!
A volte gli studenti sono sottoposti a “minacce, ricatti e maltrattamenti”. L’Hamburger Abendblatt fa un ulteriore commento: “Spesse volte la paura della scuola è anche paura della violenza dei propri compagni di scuola . . . Gli studenti reagiscono allo stress con la violenza”.
Un prezzo troppo alto?
Anche se Schulangst è una parola tedesca, non si tratta certo di un fenomeno tipico della Germania. È solo un’altra inquietante indicazione del fatto che molte scuole non superano l’esame. I risultati accademici sono ottimi. Ma quando i ragazzi cominciano ad avere una paura quasi morbosa della scuola, i genitori devono chiedersi se il prezzo del successo non sia troppo alto.
In gran parte del mondo, però, le scuole fanno fatica anche solo a insegnare le cose più elementari, come leggere e scrivere. Fino a che punto il Terzo Mondo, cioè l’insieme delle nazioni del mondo in via di sviluppo, riesce in questa difficile impresa?
[Testo in evidenza a pagina 7]
Le pressioni esercitate sui giovani da insegnanti e genitori affinché riescano fanno nascere in molti di loro una paura quasi morbosa della scuola
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Il Terzo Mondo sta vincendo la lotta contro l’analfabetismo?Svegliatevi! 1985 | 22 settembre
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Il Terzo Mondo sta vincendo la lotta contro l’analfabetismo?
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Nigeria
OLTRE 800 milioni di persone — un terzo della popolazione adulta del mondo — non sono capaci di leggere queste parole. Sono analfabete. E in Africa solo il 40 per cento circa della popolazione sa leggere e scrivere. Ciò nonostante, nelle nazioni africane le opportunità di farsi un’istruzione sono in aumento. La Nigeria, ad esempio, ha migliaia di scuole primarie e secondarie, e oltre 20 università. Eppure l’analfabetismo persiste.
Nell’Africa del Nord da migliaia d’anni esistono comunità dove la gente sa leggere e scrivere. L’influenza dei musulmani nordafricani portò l’alfabetizzazione anche nell’Africa subsahariana. In genere, però, imparavano a leggere e scrivere solo quelli che facevano studi religiosi in arabo. Gli altri erano per la maggior parte analfabeti.
Lettura e scrittura di tipo europeo cominciarono a essere introdotte da mercanti portoghesi già nel XVI secolo. Ma fu nel XIX secolo che vennero stabilite le scuole delle missioni cattoliche e protestanti man mano che i territori africani venivano a trovarsi sotto il dominio coloniale. Come nell’Europa di quel tempo, l’istruzione era limitata a pochi. La società agricola andava piano a riconoscere l’utilità di imparare dai libri. I ragazzi costituivano una parte essenziale della forza lavorativa, e c’era riluttanza a lasciarli liberi per frequentare le lezioni.
Le questioni religiose sono un ostacolo
Non volendo che i loro figli subissero l’influenza di un’altra religione, anche i capi musulmani si opposero ai tentativi di stabilire le scuole delle missioni. Gli emiri della Nigeria settentrionale si opposero perfino alle scuole governative, finché l’amministrazione coloniale acconsentì a che non fosse insegnata la religione. Ma neanche allora le ragazze potevano iscriversi alla scuola.
Gradualmente, però, si ebbero miglioramenti e un’espansione dei sistemi scolastici. Furono aperte scuole femminili. L’istruzione giunse nelle zone isolate. Ma nel complesso la popolazione non ne beneficiò. Così le nuove nazioni africane indipendenti ereditarono una popolazione le cui masse erano analfabete o quasi.
Recenti progressi
Quasi tutti i governi hanno lanciato programmi per l’educazione delle masse. Circa il 60 per cento della popolazione della Tanzania, che conta circa 20 milioni di abitanti, sa ora leggere e scrivere. Anche l’Etiopia comunica di avere ottenuto buoni risultati. I programmi dell’Africa occidentale, però, non sono andati avanti speditamente a causa dei frequenti cambiamenti di governo e delle instabili condizioni economiche. Alfred Kwakye, un ministro dei testimoni di Geova del Ghana, osserva che “il livello di rendimento [scolastico] è talmente sceso che il bambino medio non sa quasi leggere e scrivere in nessuna lingua dopo dieci anni di scuola”. Abiola Medeyinlo, studente universitario nigeriano, deplora similmente il fatto che spesso “i diplomati delle scuole secondarie non sanno scrivere o leggere correttamente parole elementari in inglese”.
Il programma UPE (Istruzione primaria universale) della Nigeria illustra come i piani per l’istruzione gratuita sono spesso intralciati da finanziamenti inadeguati e dal fatto che edifici scolastici, materiale didattico e personale insegnante qualificato sono insufficienti. È vero che la popolazione delle scuole pubbliche è aumentata da 8 milioni duecentomila unità nel 1976 quando iniziò il programma a 16 milioni e mezzo nel 1983. Ad ogni modo, subito dopo l’inizio del programma, le classi avevano un numero eccessivo di studenti, che dovettero frequentare la scuola col sistema dei turni o seguire le lezioni sotto gli alberi. Molti dovevano sedere su sassi o portarsi da casa lo sgabello e altro materiale scolastico. Furono reclutati migliaia di insegnanti non qualificati per integrare il numero relativamente limitato di quelli qualificati. Ciò nonostante, però, il numero dei bambini nigeriani che non sanno leggere e scrivere sta diminuendo.
In Nigeria ci sono problemi simili anche riguardo ai programmi di alfabetizzazione degli adulti. Perciò comunità, famiglie e insegnanti hanno dovuto istituire i propri programmi. I componenti delle famiglie che sanno leggere sono incoraggiati ad aiutare quelli che sono analfabeti in base al criterio ‘ognuno insegni a un altro’. Istituzioni religiose, organismi di assistenza sociale, strumenti di informazione — radio, TV e giornali — sono tutti invitati a istituire programmi per insegnare a leggere e scrivere.
Come si fa però a insegnare a leggere a persone che parlano solo una delle 250 lingue della Nigeria se in quella particolare lingua c’è poco o nessun materiale di lettura? E anche se queste persone imparano a leggere e scrivere, come possono coltivare quello che hanno imparato se nella loro lingua non ci sono né libri né giornali da leggere? Queste sono ragioni per cui molti non si prendono neppure la briga di cercar di imparare, e per cui alcuni che imparano poi ridiventano analfabeti. Non è strano che in Nigeria ci siano ancora 27 milioni di adulti analfabeti. Dato che questi non possono aiutare i figli a fare i compiti, questi ragazzi potrebbero a loro volta ricadere nell’analfabetismo una volta terminata la scuola.
La Nigeria, ciò nondimeno, si è posta l’obiettivo piuttosto ambizioso di eliminare l’analfabetismo entro il 1992. Il passato, però, dà poche ragioni per essere tanto ottimisti.
[Riquadro a pagina 9]
La lotta dell’India contro la corruzione nelle scuole
La giornalista indiana Salome Parikh ha scritto di recente: “In India nel campo dell’istruzione si sta lentamente diffondendo un’atmosfera da bazar. È un mercato favorevole alle vendite e aumentano ogni anno l’indifferenza e la corruzione che si manifestano come necessarie conseguenze di qualsiasi situazione di penuria”.
Un corrispondente in India pure scrive: “La corruzione è estesa. I funzionari scolastici prosperano con le bustarelle e i ‘doni’ sfacciati di genitori ansiosi di far entrare i loro figli nelle scuole. Gli imbrogli da parte degli studenti sono sfacciati e sempre più diffusi. Nelle zone rurali gli insegnanti scompaiono spesso per 10-15 giorni di seguito per andare a prendersi cura dei loro poderi. Ricompaiono però quando l’ispettore viene a visitare la scuola. Allora questi ispettori si aspettano lauti doni sotto forma di frumento, riso e zucchero da parte degli abitanti del villaggio e anche degli insegnanti. In cambio scrivono splendidi rapporti su come si sta sconfiggendo l’analfabetismo nel villaggio!”
[Riquadro a pagina 9]
La scuola superiore e il Terzo Mondo
Lo scrittore Gene Maeroff osserva che “in molti paesi del mondo non ci sono abbastanza scuole superiori per tutta la popolazione . . . La proporzione degli adolescenti che frequentano la scuola superiore è del
19 per cento in Algeria,
18 per cento in Brasile,
9 per cento in Gambia,
28 per cento in India,
20 per cento in Indonesia,
38 per cento in Iraq,
15 per cento in Kenya,
17 per cento in Pakistan,
26 per cento in Thailandia”.
[Immagini a pagina 9]
A scuola nel Bhutan...
[Fonte]
Foto FAO/F. Mattioli
...e nel Swaziland
[Fonte]
Foto FAO/F. Botts
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L’istruzione di vostro figlio e voiSvegliatevi! 1985 | 22 settembre
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L’istruzione di vostro figlio e voi
“Ciò che vostro figlio pensa dell’istruzione e della sua importanza dipende da voi. Dovete essere un esempio vivente di ciò che vi aspettate che i vostri figli onorino ed emulino”. — La Commissione Nazionale Americana per un’Istruzione Ottimale.
COME sono le scuole nella zona dove abitate? Che siano eccezionali o che siano carenti, probabilmente vostro figlio vi trascorre un bel po’ di tempo. A quali influenze è esposto? Il solo modo per saperlo con certezza è quello di recarvi regolarmente alla scuola di vostro figlio e fare conoscenza con gli insegnanti. Mantenete anche aperto il dialogo con i vostri figli. Siate desti per scorgere qualsiasi problema o causa di ansia che potrebbero avere in relazione con la scuola.
È vero che molti genitori sono essi stessi privi di istruzione. Ma il direttore di una scuola elementare di New York ha detto a Svegliatevi!: “Anche un genitore analfabeta può affrontare in modo positivo il problema dell’istruzione di suo figlio. Può incoraggiarlo ad andare a scuola. Può accertarsi che faccia i compiti a casa e che abbia l’ambiente giusto in cui studiare. Può avvalorare quello che viene insegnato a scuola chiedendo: ‘Cos’hai imparato oggi a scuola?’”
Ricordate inoltre che l’istruzione più importante che un genitore possa impartire è quella che riguarda ‘la disciplina e l’autorevole consiglio di Geova’. (Efesini 6:4) Il bambino così ammaestrato ha un forte incentivo a imparare quello che la scuola insegna. (Confronta Deuteronomio 17:18, 19; I Timoteo 4:13 e 5:8). Vedrà anche nella giusta luce il rendimento scolastico ed eviterà la competizione spietata, essendo così maggiormente in grado di resistere allo stress e alla tensione causati dalla scuola.a — Ecclesiaste 4:4; Galati 5:26.
Il fallimento delle scuole è solo un aspetto della crescente prova che il dominio dell’uomo non soddisfa. (Geremia 10:23) Gli avvenimenti del mondo dimostrano al di là di ogni dubbio che presto Dio prenderà in mano l’amministrazione della terra. (Luca 21:10-28) Sotto il suo regno non ci sarà né analfabetismo né schulangst. Infatti tutti gli abitanti della terra “saranno persone ammaestrate da Geova”. (Isaia 54:13) E “la terra sarà per certo piena della conoscenza di Geova come le acque coprono il medesimo mare”. — Isaia 11:9.
Nel frattempo, però, interessatevi dell’istruzione di vostro figlio. Anche se le scuole non superano l’esame, questo non deve dirsi di vostro figlio.
[Nota in calce]
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