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  • La testimonianza dei fossili
    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
    • Capitolo 5

      La testimonianza dei fossili

      1. Cosa sono i fossili?

      I FOSSILI sono resti di antiche forme di vita preservati nella crosta terrestre. Può trattarsi di scheletri o di parti d’essi, come ossa, denti o gusci. Un fossile può anche consistere in una traccia — ad esempio un’orma o un’impronta — lasciata da quello che un tempo era un organismo vivente. Molti fossili non contengono più la sostanza organica originale, ma sono costituiti da depositi minerali che, infiltratisi, ne hanno assunto la forma.

      2, 3. Perché i fossili sono importanti per l’evoluzione?

      2 Perché i fossili sono importanti per l’evoluzione? Un genetista, G. L. Stebbins, ne sottolinea una ragione fondamentale: “Nessun biologo ha effettivamente visto l’origine di un importante gruppo di organismi per evoluzione”.1 Perciò oggi non si vedono sulla terra organismi viventi che si evolvano in altre forme di vita. Al contrario, sono tutti morfologicamente completi e distinti dagli altri tipi. Come osservò il genetista Theodosius Dobzhansky, “il mondo vivente non è una singola sequenza . . . collegata da serie ininterrotte di gradi intermedi”.2 E Charles Darwin ammise che “la distinzione delle forme [viventi] specifiche, e il fatto che esse non sono collegate da innumerevoli anelli di transizione, costituisce una difficoltà molto evidente”.3

      3 Perciò le varietà distinte degli organismi oggi viventi non sostengono in alcun modo la teoria dell’evoluzione. È per questo che la documentazione fossile acquistò tanta importanza. Si pensava che almeno i fossili potessero fornire la conferma di cui la teoria dell’evoluzione aveva bisogno.

      Cosa cercare

      4-6. Se l’evoluzione fosse un fatto reale, cosa rivelerebbe la documentazione fossile?

      4 Se l’evoluzione fosse un fatto reale, la documentazione fossile rivelerebbe senz’altro la graduale trasformazione di una specie vivente in un’altra. E così dovrebbe essere, a prescindere da quale delle varie teorie evoluzionistiche si accetti. Gli stessi scienziati che sostengono la teoria dell’“equilibrio punteggiato” o “intermittente”, teoria che prevede cambiamenti più rapidi, riconoscono che i presunti cambiamenti si sarebbero comunque verificati nell’arco di molte migliaia d’anni. Non è quindi ragionevole pensare che non vi sia alcuna necessità di fossili di collegamento.

      5 Inoltre, se l’evoluzione si basasse sui fatti, la documentazione fossile dovrebbe mostrare abbozzi di nuovi organi nei viventi. Dovrebbero esistere almeno alcuni fossili con arti, ali, occhi, ossa e altri organi in fase di sviluppo. Per esempio, dovrebbero trovarsi pinne di pesce che si stavano trasformando in zampe di anfibio, con piedi e dita, e branchie che si stavano evolvendo in polmoni. Si dovrebbero trovare rettili con arti anteriori che si stavano trasformando in ali d’uccello, arti posteriori che si stavano mutando in zampe munite di artigli, squame che stavano diventando penne, e bocche che si stavano trasformando in becchi cornei.

      6 Parlando di questa teoria, il periodico britannico New Scientist dice: “Essa predice che una documentazione fossile completa consisterebbe in linee di organismi indicanti un cambiamento ininterrotto e graduale durante lunghi periodi di tempo”.4 Come asserì lo stesso Darwin, “veramente immenso deve essere il numero delle varietà intermedie che anticamente esistettero sulla terra”.5

      7. Se il racconto della creazione in Genesi è un fatto reale, cosa dovrebbe rivelare la documentazione fossile?

      7 D’altra parte, se il racconto della creazione in Genesi è reale, la documentazione fossile non dovrebbe contenere tracce di forme di vita in fase di trasformazione. Dovrebbe rispecchiare la dichiarazione di Genesi secondo cui ciascuna delle diverse forme di vita si sarebbe riprodotta solo “secondo la sua specie”. (Genesi 1:11, 12, 21, 24, 25) Inoltre, se i viventi vennero all’esistenza per mezzo di un atto creativo, nella documentazione fossile non si dovrebbero trovare ossa o organi incompleti, in fase di sviluppo. Tutti i fossili dovrebbero essere completi e altamente complessi, come i viventi d’oggi.

      8. Se i viventi furono creati, cos’altro dovrebbe attestare la documentazione fossile?

      8 Per di più, se i viventi furono creati, ci sarebbe da aspettarsi che apparissero all’improvviso nella documentazione fossile, senza collegamenti con forme di vita precedenti. Che succederebbe se si riscontrasse che le cose stanno così? Darwin ammise francamente: “Se molte specie . . . fossero realmente apparse improvvisamente, questo fatto sarebbe fatale alla teoria dell’evoluzione”.6

      Fino a che punto è completa la documentazione?

      9. Cosa disse Darwin circa le testimonianze disponibili ai suoi giorni?

      9 Comunque, è abbastanza completa la documentazione fossile da permettere, dopo un’onesta valutazione, di capire se sostiene la creazione o l’evoluzione? Più di un secolo fa, Darwin pensava di no. Cosa non andava nella documentazione fossile disponibile ai suoi giorni? Non conteneva gli anelli di transizione necessari per suffragare la sua teoria. Questo lo spinse a dire: “Perché dunque ogni formazione geologica e ogni strato non sono pieni di questi legami intermedi? Certo è che la geologia non rivela una tale catena organica perfettamente graduata; e questa è forse la più ovvia e seria obiezione che si possa fare alla teoria”.7

      10. Quale altra delusione menzionò Darwin?

      10 La documentazione fossile esistente ai giorni di Darwin fu per lui una delusione anche sotto un altro aspetto. Darwin spiegò: “La comparsa improvvisa di interi gruppi di specie, in alcune formazioni, è stata impugnata da diversi paleontologi . . . come obiezione decisiva alla teoria della trasformazione delle specie”. E ancora: “V’è una seconda difficoltà legata alla prima, e molto più seria. Mi riferisco alla comparsa subitanea di specie appartenenti a diverse fra le principali suddivisioni del regno animale nelle rocce fossilifere più profonde che si conoscano. . . . Il problema è attualmente insolubile; e può essere un valido argomento contro le opinioni [evoluzionistiche] qui esposte”.8

      11. Come cercò Darwin di superare le difficoltà?

      11 Darwin cercò di risolvere questi enormi problemi mettendo sotto accusa la documentazione fossile. Ad esempio disse: “Considero i dati geologici come una storia del mondo tramandata imperfetta. . . . La nobile scienza della geologia perde gloria per la estrema incompletezza dei documenti”.9 Sia lui che altri pensavano che col passar del tempo si sarebbero certamente trovati gli anelli fossili mancanti.

      12. Che si può dire della consistenza della documentazione fossile oggi?

      12 Ora, dopo ben oltre un secolo di scavi intensivi, è stata dissepolta una gran quantità di fossili. La documentazione è ancora altrettanto “imperfetta”? Il libro Processes of Organic Evolution (Processi di evoluzione organica) osserva: “La documentazione delle antiche forme di vita è ora esauriente e si arricchisce sempre più man mano che i paleontologi trovano, descrivono e comparano nuovi fossili”.10 E Porter Kier, ricercatore della Smithsonian Institution, aggiunge: “Nei musei di tutto il mondo ci sono cento milioni di fossili, tutti catalogati e identificati”.11 Pertanto in Guida alla storia della Terra si legge: “Con l’aiuto dei fossili i paleontologi possono oggi darci un eccellente quadro della vita nelle ere passate”.12

      13, 14. Perché gli evoluzionisti sono rimasti delusi dalle sempre più numerose testimonianze fossili?

      13 Dopo tutto questo tempo, e con tutti i milioni di fossili raccolti, cosa rivela ora la documentazione? Steven Stanley, evoluzionista, dice che i fossili “rivelano qualcosa di nuovo e di sorprendente sulla nostra origine biologica”.13 Il libro Una visione della vita, scritto da tre evoluzionisti, aggiunge: “Nei fossili si osservano moltissime tendenze evolutive che i paleontologi non sono stati capaci di spiegare”.14 Cos’hanno trovato di tanto “sorprendente” e ‘inspiegabile’ questi evoluzionisti?

      14 Ciò che lascia perplessi questi scienziati è il fatto che l’enorme quantità di fossili oggi disponibile rivela esattamente la stessa cosa che rivelava ai giorni di Darwin: le fondamentali specie viventi sono apparse all’improvviso e non hanno subìto mutamenti apprezzabili per lunghi periodi di tempo. Non sono mai stati trovati anelli di congiunzione fra due diverse specie fondamentali. Perciò la testimonianza dei fossili attesta esattamente il contrario di ciò che molti si aspettavano.

      15. Quale conclusione trasse un botanico dal suo studio della documentazione fossile?

      15 Dopo quarant’anni di ricerche, il botanico svedese Heribert Nilsson descrisse così la situazione: “Alla luce dei dati paleontologici non è possibile fare nemmeno una caricatura dell’evoluzione. La raccolta dei fossili è oggi così completa che . . . l’assenza di serie di transizione non può essere attribuita alla scarsità di materiale. Le lacune sono effettive, e non saranno mai colmate”.15

      La vita appare all’improvviso

      16. (a) Stando a ciò che dice uno scienziato, cosa ci si aspetterebbe di trovare nella documentazione fossile più antica? (b) La documentazione fossile soddisfa queste aspettative?

      16 Esaminiamo più da vicino le testimonianze. Nel suo libro Red Giants and White Dwarfs (Giganti rosse e nane bianche), Robert Jastrow afferma: “A un certo punto, nel corso del primo miliardo di anni, sulla superficie della terra apparve la vita. Lentamente, come attestano i fossili, gli organismi viventi iniziarono la loro ascesa dalle forme più semplici a quelle più complesse”. Da questa descrizione ci si aspetterebbe che la documentazione fossile attestasse un’evoluzione lenta dalle prime “semplici” forme di vita a quelle più complesse. Eppure lo stesso libro dice: “Quel cruciale primo miliardo di anni, durante il quale ebbe origine la vita, è fatto di pagine bianche nella storia della terra”.16

      17. Si possono definire “semplici” le prime forme di vita?

      17 E poi, è esatto definire “semplici” quelle prime forme di vita? “Se andiamo a ritroso nel tempo sino al periodo delle rocce più antiche”, dice Evoluzione dallo spazio, “i residui fossili di antiche forme di vita scoperti nelle rocce non rivelano un principio semplice. Anche se possiamo essere inclini a considerare semplici batteri fossili e alghe fossili e micromiceti rispetto a un cane o a un cavallo, il loro livello d’informazione rimane però enormemente elevato. La massima parte della complessità biochimica della vita era presente già all’epoca in cui si formarono le rocce più antiche della superficie terrestre”.17

      18. Esistono testimonianze fossili dell’evoluzione di organismi unicellulari in organismi pluricellulari?

      18 Da questo inizio, è possibile trovare una qualsiasi testimonianza indicante che organismi unicellulari si siano evoluti in organismi pluricellulari? “La documentazione fossile non contiene tracce di questi stadi preliminari nello sviluppo degli organismi pluricellulari”, dice Jastrow.18 E sempre lui afferma: “I reperti fossili conservati nelle rocce contengono molto poco oltre a batteri e piante unicellulari, finché, circa un miliardo di anni fa, dopo un progresso invisibile protrattosi per circa tre miliardi di anni, si ebbe un decisivo salto di qualità: sulla Terra comparvero i primi organismi pluricellulari”.19

      19. Cosa si verificò all’inizio del cosiddetto periodo cambriano?

      19 Pertanto, all’inizio di quello che viene definito periodo cambriano, si assiste nella documentazione fossile a un’inspiegabile svolta spettacolare. Una grande varietà di creature marine complesse e completamente sviluppate, molte delle quali dotate di un duro guscio esterno, appaiono così all’improvviso che, in relazione a questo periodo, si parla spesso di un’“esplosione” di creature viventi. Il libro Una visione della vita lo descrive così: “In un intervallo di 10 milioni di anni all’inizio del periodo Cambriano, comparvero tutti i principali gruppi di invertebrati con scheletro, dando luogo alla più grande esplosione di diversificazione registratasi sul nostro pianeta”. Apparvero gasteropodi, spugne, stelle di mare, trilobiti (un tipo di crostacei estinti), e molte altre creature marine. Fatto interessante, lo stesso libro afferma: “Alcune trilobiti estinte avevano occhi più complessi ed efficienti di quelli di ogni altro artropode vivente”.20

      20. Ci sono anelli fossili di congiunzione fra questa esplosione di vita nel Cambriano e forme di vita precedenti?

      20 Ci sono anelli fossili di congiunzione fra questa esplosione di vita e forme di vita precedenti? Ai tempi di Darwin questi anelli non esistevano. Egli ammise: “Non posso trovare risposta soddisfacente alla domanda perché non si trovino depositi ricchi di fossili appartenenti a questi presunti periodi primitivi, anteriori all’epoca cambriana”.21 È diversa la situazione oggi? A proposito dell’osservazione di Darwin sulla “comparsa improvvisa di interi gruppi di specie”, il paleontologo Alfred S. Romer scrisse: “Al di sotto [del Cambriano], ci sono formazioni sedimentarie di notevole spessore in cui dovrebbero trovarsi i progenitori delle forme riconoscibili nel Cambriano. Ma non si trovano; in questi strati antichi non vi è quasi traccia di vita, e si potrebbe dire che il quadro generale concordi con l’idea di una creazione speciale all’inizio del Cambriano. ‘Alla domanda perché non si trovino depositi ricchi di fossili appartenenti a questi presunti periodi primitivi, anteriori all’epoca cambriana’, disse Darwin, ‘non posso trovare risposta soddisfacente’. Né possiamo trovarla noi oggi”.22

      21. Quali ipotesi non hanno retto, e perché?

      21 Alcuni obiettano che le rocce precambriane sono state troppo modificate dal calore e dalla pressione per poter preservare gli anelli fossili di congiunzione, o che nei mari poco profondi non si ebbero sedimentazioni rocciose in grado di conservare i fossili. “Nessuna di queste ipotesi è stata confermata”, dicono gli evoluzionisti Salvador E. Luria, Stephen Jay Gould e Sam Singer. E aggiungono: “Sono state scoperte molte rocce precambriane non modificate, le quali non contengono fossili di organismi complessi”.23

      22. Alla luce di questi fatti, quali sono stati i commenti di un biochimico?

      22 Questi fatti hanno indotto il biochimico D. B. Gower a dire: “Il racconto della creazione contenuto nella Genesi e la teoria dell’evoluzione erano inconciliabili. Uno dei due doveva essere giusto e l’altro sbagliato. La storia dei fossili dava ragione al racconto della Genesi. Nelle rocce più antiche non abbiamo trovato una serie di fossili che mostrasse i cambiamenti graduali dalle creature più primitive alle forme sviluppate, ma piuttosto, nelle rocce più antiche, l’improvvisa comparsa di specie sviluppate. Fra una specie e l’altra c’era un’assenza totale di fossili intermedi”.24

      23. A quale conclusione è giunto uno zoologo?

      23 Lo zoologo Harold Coffin è giunto a questa conclusione: “Se l’ipotesi dell’evoluzione graduale dal semplice al complesso è esatta, si dovrebbero poter trovare gli antenati di queste creature viventi improvvisamente apparse nel Cambriano; ma non sono stati trovati, e gli scienziati ammettono che ci sono scarse speranze di trovarli in futuro. Stando esclusivamente ai fatti, sulla base di ciò che effettivamente si trova nella terra, la teoria più idonea è quella di un improvviso atto creativo che abbia dato origine alle principali forme di vita”.25

      Si ripetono le apparizioni improvvise; minimi mutamenti

      24. È identica la testimonianza dei fossili negli strati superiori al periodo cambriano?

      24 Negli strati superiori all’“esplosione” di vita del Cambriano, la testimonianza dei fossili è sempre la stessa: nuove specie animali e vegetali compaiono all’improvviso, senza alcun legame con forme di vita precedenti. E, una volta venute all’esistenza, si perpetuano con minimi mutamenti. Il libro L’evoluzione dell’evoluzione afferma: “Ora le testimonianze fossili rivelano che, nella maggior parte dei casi, le specie sopravvivono per centinaia di migliaia, o milioni, di generazioni senza evolversi in maniera apprezzabile. . . . Dal momento della loro origine in poi, le specie subiscono per lo più minime variazioni, prima di estinguersi”.26

      25. Quale straordinaria stabilità rivelano gli insetti?

      25 Per esempio, gli insetti appaiono all’improvviso nella documentazione fossile, e in grande abbondanza, senza alcun antenato evolutivo. E fino a oggi non sono cambiati molto. A proposito del rinvenimento di una mosca fossile alla quale sono stati attribuiti “40 milioni di anni”, il dott. George Poinar jr. dice: “L’anatomia interna di queste creature è straordinariamente simile a quella delle mosche attuali. Ali, zampe, testa e persino la struttura cellulare interna hanno un aspetto molto moderno”.27 E in un commento pubblicato sul Globe and Mail di Toronto si leggeva: “Dopo aver risalito per 40 milioni di anni la scala evolutiva, non hanno fatto in pratica nessun progresso apprezzabile”.28

      26. In che modo piante e animali mostrano la stessa stabilità?

      26 Un quadro analogo si riscontra a proposito delle piante. Nelle rocce si trovano foglie fossili di molti alberi e arbusti che differiscono ben poco da quelle delle stesse piante esistenti oggi: quercia, noce, noce americano, vite, magnolia, palma e molte altre. Le specie animali seguono lo stesso modello. Gli antenati di quelle oggi viventi compaiono all’improvviso nella documentazione fossile, e sono molto simili alle loro controparti viventi. Esistono molte varietà, ma sono tutte facilmente identificabili con la stessa “specie”. La rivista Discover ne sottolinea un esempio: “Il lìmulo [Xiphosura polyphemus] . . . esiste praticamente immutato da 200 milioni di anni”.29 Anche gli animali che si estinsero seguirono lo stesso schema. I dinosauri, per esempio, appaiono all’improvviso nella documentazione fossile, senza alcun legame con forme ancestrali. Si moltiplicarono considerevolmente, per poi estinguersi.

      27. Cosa dice una pubblicazione scientifica a proposito del “miglioramento” evolutivo?

      27 A questo riguardo, il Bulletin del Field Museum of Natural History di Chicago afferma: “Nella sequenza le specie appaiono in modo molto repentino, mostrano una stabilità assoluta o quasi nel corso della loro esistenza nella documentazione, e poi scompaiono bruscamente dalla medesima. E non sempre è chiaro — anzi, di rado lo è — se i loro discendenti fossero effettivamente più adatti dei loro predecessori. In altre parole, è difficile riscontrare un miglioramento biologico”.30

      Assenza di caratteristiche di transizione

      28. Sono mai stati rinvenuti organi o ossa indicanti l’esistenza di forme di transizione?

      28 Un’altra difficoltà per l’evoluzione è il fatto che nella documentazione fossile non si riscontrano in alcun modo ossa o organi parzialmente formati che possano interpretarsi come abbozzi di nuove caratteristiche. Esistono, ad esempio, fossili di vari tipi di creature volatili: uccelli, pipistrelli, pterodattili estinti. Secondo la teoria dell’evoluzione si sarebbero evoluti da forme ancestrali di transizione. Ma non ne è stata trovata nemmeno una. Non ne esiste la minima traccia. Ci sono fossili di giraffe col collo lungo due terzi o tre quarti di quello delle giraffe attuali? Ci sono fossili di uccelli il cui becco si stesse evolvendo da una mandibola rettiliana? Esiste tra i fossili qualche traccia di pesci che stessero sviluppando un bacino come quello degli anfibi, o di pesci le cui pinne si stessero trasformando in zampe, piedi e dita di anfibi? I fatti mostrano che la ricerca di queste caratteristiche di transizione nella documentazione fossile si è rivelata infruttuosa.

      29. Cosa riconoscono ora alcuni evoluzionisti in quanto alle presunte forme di transizione?

      29 New Scientist fa notare che l’evoluzione “predice che una documentazione fossile completa consisterebbe in linee di organismi indicanti un cambiamento ininterrotto e graduale durante lunghi periodi di tempo”. Ma ammette: “Purtroppo la documentazione fossile non soddisfa queste aspettative, perché raramente singole specie fossili sono collegate fra loro da forme intermedie conosciute. . . . sembra proprio che le specie fossili note non si evolvano nemmeno nell’arco di milioni di anni”.31 E il genetista Stebbins scrive: “Non si conoscono forme di transizione fra nessuno dei principali phyla animali o vegetali”. Egli parla del “grande divario esistente fra molte delle principali categorie di organismi”.32 Come riconosce il libro L’evoluzione dell’evoluzione, “la documentazione fossile non dimostra, infatti, in maniera convincente alcuna transizione da una specie a un’altra. Per di più, le specie sono perdurate per periodi di tempo sorprendentemente lunghi”.33 — Il corsivo è nostro.

      30. Cosa conferma un approfondito studio?

      30 Questo concorda con l’approfondito studio preparato dalla Società Geologica di Londra e dall’Associazione Paleontologica d’Inghilterra, sui cui risultati John N. Moore, docente di scienze naturali, ha scritto: “Circa 120 scienziati, tutti specialisti, hanno compilato i trenta capitoli di un lavoro monumentale di oltre 800 pagine, per presentare la documentazione fossile di piante e animali suddivisi in circa 2.500 gruppi. . . . Come si può notare, ciascuna principale forma o tipo di pianta e animale ha una storia separata e indipendente da quella di tutte le altre forme o tipi! Gruppi sia di piante che di animali appaiono all’improvviso nella documentazione fossile. . . . Balene, pipistrelli, cavalli, primati, elefanti, lepri, scoiattoli, ecc., quando apparvero per la prima volta erano tutti distinti fra loro come lo sono oggi. Non c’è traccia di un antenato comune, e ancor meno di collegamenti con qualche rettile, presunto progenitore”. Moore aggiunge: “Nella documentazione fossile non sono state trovate forme di transizione, molto probabilmente perché non esistono proprio forme di transizione a livello fossile. È molto probabile che non si sia mai verificata una transizione da una specie animale all’altra e/o da una specie vegetale all’altra”.34

      31. La documentazione fossile rivela oggi qualcosa di diverso rispetto ai giorni di Darwin?

      31 Perciò la situazione esistente ai giorni di Darwin non è cambiata. La testimonianza dei fossili è ancora quella descritta alcuni anni fa dallo zoologo D’Arcy Thompson nel suo libro On Growth and Form (Crescita e forma): “L’evoluzione darwiniana non ci ha spiegato in che modo gli uccelli discendono dai rettili, i mammiferi dai primi quadrupedi, i quadrupedi dai pesci, o i vertebrati dagli invertebrati. . . . Andare in cerca di anelli di congiunzione per colmare le lacune significa cercare invano, per sempre”.35

      E il cavallo?

      32. Cosa viene spesso presentato come un classico esempio di evoluzione?

      32 Comunque, spesso si è detto che almeno il cavallo è un classico esempio di evoluzione documentato dai fossili. La World Book Encyclopedia dice: “I cavalli sono fra gli esempi più documentati di sviluppo evolutivo”.36 Le figure usate per illustrare l’argomento cominciano con un piccolo animale e terminano con i grandi cavalli di oggi. Ma questo ha veramente il sostegno dell’evidenza fossile?

      33. I fossili sostengono davvero l’evoluzione del cavallo?

      33 L’Encyclopædia Britannica osserva: “L’evoluzione del cavallo non è mai stata rettilinea”.37 In altre parole, la testimonianza dei fossili non rivela affatto uno sviluppo graduale da quel piccolo animale al cavallo grande. L’evoluzionista Hitching, a proposito di questo tanto decantato modello evolutivo, dice: “Descritto un tempo come semplice e lampante, è ora così complicato che l’accettare una versione anziché un’altra è più una questione di fede che di scelta razionale. Eohippus, il presunto cavallo primitivo, che secondo gli esperti si sarebbe estinto molto tempo fa e che ci è noto solo attraverso i fossili, potrebbe in realtà essere vivo e vegeto e potrebbe non essere affatto un cavallo, bensì un timido animale delle dimensioni di una volpe, una procavia che si vede sfrecciare nella boscaglia africana”.38

      34, 35. (a) Perché ora alcuni mettono in dubbio la collocazione dell’Eohippus? (b) Sono mai stati trovati i presunti antenati delle varietà di cavalli fossili?

      34 Definire il piccolo Eohippus l’antenato del cavallo richiede uno sforzo d’immaginazione, specialmente alla luce di ciò che dice il libro L’evoluzione dell’evoluzione: “Per molto tempo . . . si credette che [l’Eohippus] si fosse lentamente, ma continuamente, trasformato in un animale dai caratteri più tipicamente equini”. Ma questo assunto è sostenuto dai fatti? “Le specie fossili di [Eohippus] mostrano scarse tracce di modificazioni evolutive”, risponde lo stesso libro. Parlando delle testimonianze fossili, ammette perciò che “non documentano l’intera storia della famiglia degli equidi”.39

      35 Pertanto ora alcuni scienziati dicono che il piccolo Eohippus non è mai stato un cavallo né un suo antenato. E ciascun tipo fossile inserito nella linea del cavallo rivela una straordinaria stabilità, senza forme di transizione fra esso e altri presunti antenati evolutivi. Non dovrebbe nemmeno destare sorpresa il fatto che esistano fossili di cavalli di forma e dimensioni diverse. Tuttora i cavalli variano dai piccoli pony ai grossi cavalli da tiro. Sono tutte varietà nell’ambito della famiglia dei cavalli.

      Ciò che dicono veramente i fossili

      36. Cosa mostra in realtà la documentazione fossile?

      36 Se si lascia parlare la documentazione fossile, la sua testimonianza non è a favore dell’evoluzione, ma della creazione. Mostra che molte diverse specie di creature viventi apparvero all’improvviso. Pur con un’ampia varietà in seno a ciascuna specie, esse non erano collegate in senso evolutivo con alcuna forma ancestrale, né erano unite da anelli evolutivi ad altre specie viventi venute dopo di loro. Varie specie mantennero una grande stabilità per lunghi periodi di tempo prima di estinguersi, mentre altre esistono tuttora.

      37. Cosa riconosce al riguardo un evoluzionista?

      37 “Il concetto di evoluzione non può essere considerato una spiegazione scientificamente comprovata della presenza delle diverse forme di vita”, conclude l’evoluzionista Edmund Samuel nel suo libro Order: In Life (Ordine: nella vita). Perché? “Nessuna analisi accurata della distribuzione biogeografica o della documentazione fossile”, aggiunge, “può sostenere in maniera diretta l’evoluzione”.40

      38. A quale conclusione giunge il ricercatore imparziale?

      38 Il ricercatore imparziale è chiaramente portato a concludere che i fossili non sostengono la teoria dell’evoluzione. Anzi, l’evidenza fossile accresce sensibilmente il peso degli argomenti a favore della creazione. Lo zoologo Coffin scrive: “Per gli scienziati laici, i fossili, tracce di vita passata, costituiscono l’ultima e decisiva corte d’appello, perché la documentazione fossile è l’unica storia autentica della vita di cui possa disporre la scienza. Se questa storia fossile non concorda con la teoria dell’evoluzione — e abbiamo visto che non concorda — cosa dobbiamo dedurne? Dobbiamo dedurne che le piante e gli animali furono creati nelle loro forme fondamentali. I fatti essenziali della documentazione fossile sostengono la creazione, non l’evoluzione”.41 L’astronomo Carl Sagan, nel suo libro Cosmo, riconosce che ‘i reperti fossili potrebbero conciliarsi con l’idea di un Grande Progettista’.42

      [Testo in evidenza a pagina 54]

      “Nessun biologo ha effettivamente visto l’origine di un importante gruppo di organismi per evoluzione”

      [Testo in evidenza a pagina 57]

      Darwin: “Se molte specie . . . fossero realmente apparse improvvisamente, questo fatto sarebbe fatale alla teoria dell’evoluzione”

      [Testo in evidenza a pagina 59]

      La documentazione fossile dice esattamente il contrario di ciò che aveva predetto la teoria dell’evoluzione

      [Testo in evidenza a pagina 60]

      “I residui fossili di antiche forme di vita scoperti nelle rocce non rivelano un principio semplice”

      [Testo in evidenza a pagina 61]

      Darwin: ‘Interi gruppi di specie compaiono all’improvviso’

      [Testo in evidenza a pagina 62]

      “Si potrebbe dire che il quadro generale concordi con l’idea di una creazione speciale”

      [Testo in evidenza a pagina 62]

      “C’era un’assenza totale di fossili intermedi”

      [Testo in evidenza a pagina 66]

      “L’evoluzione del cavallo non è mai stata rettilinea”

      [Testo in evidenza a pagina 67]

      ‘Il gruppo Equus, che include i cavalli attuali . . . compare improvvisamente . . . la loro origine non è documentata da testimonianze’b

      [Testo in evidenza a pagina 70]

      “Il concetto di evoluzione non può essere considerato una spiegazione scientificamente comprovata della presenza delle diverse forme di vita”

      [Riquadro a pagina 55]

      La teoria evoluzionistica Il modello creativo

      tradizionale prevedeva prevedeva una

      una documentazione fossile documentazione fossile

      che contenesse: che contenesse:

      1. La graduale comparsa di 1. L’improvvisa comparsa

      forme di vita molto di forme di vita

      elementari complesse

      2. Il graduale evolversi 2. Il riprodursi delle

      delle forme semplici forme di vita

      in forme complesse complesse ‘secondo le

      loro specie’ (famiglie

      biologiche), pur

      consentendo la varietà

      3. Molti “anelli” di 3. Nessun “anello” di

      transizione fra le transizione fra le

      varie specie diverse famiglie

      biologiche

      4. Abbozzi di nuovi organi, 4. Nessun organo in via

      arti, ossa di sviluppo; tutti

      completamente formati

      [Riquadro/Immagine a pagina 56]

      Un libro sull’evoluzione contiene un disegno come questo, con la didascalia: “DAL PESCE ALL’UOMO”. Dice che la figura “mostra come le ossa situate nella pinna del pesce si sono evolute sino a diventare le ossa del braccio e della mano dell’uomo”. Aggiunge che “i reperti fossili documentano molti stadi intermedi di questa transizione”. Ma è così?a

      [Diagramma]

      (Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

      Polso

      Avambraccio

      Gomito

      Braccio

      Spalla

      [Riquadro/Immagini alle pagine 68 e 69]

      Ciò che dicono i fossili . . . sull’origine dei viventi

      Sull’origine della vita:

      “Il libro delle età, inciso nella crosta terrestre, è costituito, per almeno tre quarti, da pagine bianche”. — Il mondo in cui viviamo⁠c

      “I primi passi . . . non sono noti; . . . non ne resta traccia”. — Red Giants and White Dwarfs⁠d

      Sulla vita pluricellulare:

      “Come abbiano avuto origine gli organismi animali pluricellulari, e se questo si sia verificato una o più volte e in uno o più modi, sono problemi difficili e continuamente dibattuti che risultano . . . ‘in ultima analisi, praticamente insolubili’”. — Science⁠e

      “La documentazione fossile non contiene tracce di questi stadi preliminari nello sviluppo degli organismi pluricellulari”. — Red Giants and White Dwarfs⁠f

      Sulla vita vegetale:

      “La maggior parte dei botanici si rivolge alla documentazione fossile per far luce sull’argomento. Ma . . . non è stato rinvenuto nessun elemento utile a questo fine. . . . Non c’è alcuna traccia di forme ancestrali”. — The Natural History of Palms⁠g

      Sugli insetti:

      “Le testimonianze fossili non forniscono nessuna informazione sull’origine degli insetti”. — Encyclopædia Britannica⁠h

      “Non si conoscono fossili che permettano di sapere quale aspetto avessero i progenitori degli insetti”. — The Insects⁠i

      Sui vertebrati:

      “I resti fossili, comunque, non forniscono informazioni sull’origine dei vertebrati”. — Encyclopædia Britannica⁠j

      Sui pesci:

      “Per quanto ne sappiamo, nessun ‘anello’ collegava questo nuovo animale ad alcuna precedente forma di vita. I pesci semplicemente comparvero”. — Marvels & Mysteries of Our Animal World⁠k

      Sui pesci che si sarebbero evoluti in anfibi:

      “Esattamente come o perché si evolsero è qualcosa che probabilmente non sapremo mai”. — The Fishes⁠l

      Sugli anfibi che si sarebbero evoluti in rettili:

      “Uno dei punti più deludenti nella storia dei fossili è il fatto che essa ci dice molto poco sulla evoluzione dei rettili durante il periodo in cui stavano sviluppando questa capacità di deporre uova col guscio”. — I rettili⁠m

      Sui rettili che si sarebbero evoluti in mammiferi:

      “Non c’è nessun anello [che colleghi] mammiferi e rettili”. — The Reptiles⁠n

      ‘I fossili, sfortunatamente, forniscono pochissime notizie circa gli animali che si ritiene siano stati i primi veri mammiferi’. — I mammiferi⁠o

      Sui rettili che si sarebbero evoluti in uccelli:

      “Il passaggio dai rettili agli uccelli è ancor più scarsamente documentato”. — Processes of Organic Evolution⁠p

      “Finora non è stato rinvenuto alcun fossile di un tale rettile simile a un uccello”. — The World Book Encyclopedia⁠q

      Sulle scimmie antropomorfe:

      “Purtroppo, la documentazione fossile che ci permetterebbe di far luce sulla comparsa delle scimmie antropomorfe è ancora irrimediabilmente incompleta”. — The Primates⁠r

      “Le attuali scimmie antropomorfe, ad esempio, sembrano essere venute fuori dal nulla. Non hanno un passato, nessuna testimonianza fossile”. — Science Digest⁠s

      Dalle scimmie antropomorfe all’uomo:

      “Non ci sono fossili o altre prove tangibili che colleghino direttamente l’uomo con le scimmie antropomorfe”. — Science Digest⁠t

      “La famiglia umana non consiste di una singola linea di discendenza, che conduce da un antenato scimmiesco fino alla nostra specie”. — L’evoluzione dell’evoluzione⁠u

      [Immagine a pagina 58]

      Sono stati rinvenuti milioni di fossili, che ora si trovano in musei e laboratori di tutto il mondo

      [Immagini a pagina 61]

      All’inizio di quello che viene definito periodo cambriano si assiste a una spettacolare “esplosione” di fossili dei principali gruppi di invertebrati, senza alcun collegamento evolutivo con forme di vita precedenti

      Spugna

      Trilobite

      Medusa

      [Immagini a pagina 63]

      Forme di vita differenti e molto complesse compaiono all’improvviso e completamente sviluppate

      Cavallo

      Tamia

      Farfalla

      Felce

      Rosa

      Pesce

      [Immagini a pagina 64]

      La teoria dell’evoluzione afferma che i volatili si siano evoluti da forme ancestrali di transizione; ma non ne è stata trovata nemmeno una

      Sterna

      Colibrì

      Aquila

      [Immagine a pagina 65]

      Non sono stati trovati fossili di giraffe col collo lungo due terzi o tre quarti di quello delle giraffe attuali

      [Immagini a pagina 67]

      Questo animale dall’aspetto di un roditore è ritenuto simile all’Eohippus, il presunto antenato del cavallo. Ma non c’è alcuna prova che l’Eohippus si sia evoluto in qualcosa di più simile al cavallo

  • Enormi abissi: può l’evoluzione colmarli?
    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
    • Capitolo 6

      Enormi abissi: può l’evoluzione colmarli?

      1. Cosa si nota a proposito delle lacune esistenti nella documentazione fossile?

      I FOSSILI forniscono prove tangibili delle varie forme di vita che esistevano molto prima dell’arrivo dell’uomo. Ma non hanno fornito agli evoluzionisti l’attesa conferma delle loro idee sull’origine della vita o su come siano venute all’esistenza nuove forme di vita. A proposito dell’assenza di fossili di organismi di transizione in grado di colmare le lacune biologiche, Francis Hitching osserva: “Il fatto curioso è che le lacune fossili seguono un modello costante: i fossili mancano in tutti i punti importanti”.1

      2. In che modo i pesci fossili forniscono un esempio di queste lacune?

      2 I punti importanti a cui Hitching si riferisce sono le lacune esistenti fra le principali suddivisioni della vita animale. Ne è un esempio la presunta evoluzione dei pesci dagli invertebrati, creature sprovviste di colonna vertebrale. “Nella documentazione fossile”, egli dice, “i pesci saltano fuori apparentemente dal nulla: misteriosamente, all’improvviso, completamente formati”.2 Lo zoologo N. J. Berrill commenta la sua spiegazione evoluzionistica della comparsa dei pesci dicendo: “In un certo senso questo è un racconto di fantascienza”.3

      3. Cosa dice la teoria dell’evoluzione circa le grandi suddivisioni della vita animale?

      3 Secondo la teoria dell’evoluzione, certi pesci sarebbero divenuti anfibi, certi anfibi si sarebbero trasformati in rettili, dai rettili si sarebbero evoluti mammiferi e uccelli e, infine, alcuni mammiferi sarebbero divenuti uomini. Nel capitolo precedente si è visto che queste asserzioni non hanno il sostegno della documentazione fossile. Questo capitolo si concentrerà sulla vastità dei cambiamenti che avrebbero dovuto contrassegnare i presunti stadi di transizione. Mentre andate avanti, chiedetevi quante probabilità ci sono che questi cambiamenti si verificassero spontaneamente sotto la spinta del cieco caso.

      L’abisso fra pesci e anfibi

      4, 5. Quali sono alcune delle differenze più rilevanti fra pesci e anfibi?

      4 Ciò che distingueva i pesci dagli invertebrati era la colonna vertebrale. Perché un pesce diventasse un anfibio — una creatura in grado di vivere sia in acqua che sulla terraferma — la colonna vertebrale avrebbe dovuto subire notevoli modificazioni. Bisognava aggiungere una pelvi, ma non si conoscono pesci fossili che mostrino come si sia sviluppata la pelvi degli anfibi. In certi anfibi, come le rane e i rospi, tutta la colonna vertebrale si sarebbe dovuta trasformare fino a diventare irriconoscibile. Anche le ossa del cranio sono diverse. Oltre a ciò, nella formazione degli anfibi secondo la teoria dell’evoluzione, le pinne dei pesci sarebbero dovute diventare zampe dotate di articolazioni e dita, il tutto accompagnato da notevoli modificazioni a livello muscolare e nervoso. Le branchie si sarebbero dovute trasformare in polmoni. Nei pesci, inoltre, il sangue viene pompato da un cuore a due cavità, mentre gli anfibi hanno un cuore a tre cavità.

      5 Per colmare la distanza fra pesci e anfibi sarebbe stato necessario un cambiamento radicale anche nel sistema uditivo. Di regola i pesci percepiscono i suoni attraverso il corpo, mentre la maggioranza dei rospi e delle rane è dotata di timpani. Anche la lingua avrebbe avuto bisogno di modifiche: nessun pesce ha una lingua estensibile, presente invece in anfibi come i rospi. Gli occhi degli anfibi hanno in più le palpebre, che possono muovere sul bulbo oculare per mantenerlo pulito.

      6. Quali creature sono state considerate anelli di collegamento fra pesci e anfibi, ma perché non lo sono?

      6 Sono stati compiuti enormi sforzi nel tentativo di collegare gli anfibi con qualche pesce da cui sarebbero derivati, ma senza successo. Fra i candidati favoriti c’erano i dipnoi, dato che, oltre che con le branchie, sono in grado di respirare mediante la vescica natatoria, sistema che impiegano quando si trovano temporaneamente fuori dell’acqua. Il libro The Fishes dice: “Si sarebbe tentati di credere che possano avere un legame diretto con gli anfibi che diedero origine ai vertebrati viventi sulla terraferma. Ma non è così; sono un gruppo completamente distinto”.4 David Attenborough scarta sia i dipnoi che i celacantidi perché “le ossa del loro cranio sono infatti così diverse da quelle dei primi anfibi fossili da far escludere una derivazione”.5

      L’abisso fra anfibi e rettili

      7. Qual è uno dei problemi più difficili da spiegare per giustificare il passaggio dagli anfibi ai rettili?

      7 Cercare di colmare la distanza fra anfibi e rettili pone altri seri problemi. Uno dei più complessi sta nello spiegare l’origine dell’uovo col guscio. Le creature precedenti ai rettili deponevano le loro uova molli e gelatinose in acqua, dove le uova venivano fecondate dall’esterno. I rettili vivono sulla terraferma e depongono lì le loro uova, ma all’interno d’esse gli embrioni hanno ugualmente bisogno di un ambiente acquoso. L’uovo col guscio era la soluzione, ma avrebbe richiesto anche un grande cambiamento nel processo di fecondazione: sarebbe stato necessario che la fecondazione avvenisse all’interno, prima che l’uovo fosse circondato dal guscio. Per fare questo sarebbero serviti nuovi organi sessuali, nuovi sistemi di accoppiamento e nuovi istinti: insomma, un enorme abisso separa anfibi e rettili.

      8, 9. Quali altre caratteristiche l’uovo col guscio rende necessarie?

      8 Racchiudere l’uovo in un guscio avrebbe richiesto altri straordinari cambiamenti che consentissero prima lo sviluppo e poi la fuoriuscita del rettile dal guscio. Per esempio, all’interno del guscio sono necessarie varie membrane e sacchi, come l’amnio. Questo trattiene il liquido nel quale l’embrione si sviluppa. Nel libro The Reptiles, Archie Carr descrive un’altra membrana detta allantoide: “L’allantoide riceve e accumula i rifiuti dell’embrione, funzionando come una specie di vescica. È anche provvisto di vasi sanguigni che prelevano l’ossigeno che penetra attraverso il guscio e lo portano all’embrione”.6

      9 L’evoluzione non spiega altre notevoli differenze ancora. Gli embrioni contenuti nelle uova dei pesci e degli anfibi liberano i loro rifiuti nell’acqua circostante sotto forma di urea solubile. Ma all’interno delle uova di rettile, provviste di guscio, l’urea ucciderebbe l’embrione. Ecco quindi che nell’uovo col guscio si assiste a un’importante trasformazione chimica: i rifiuti, sotto forma di acido urico insolubile, vengono depositati all’interno della membrana allantoidea. Considerate anche questo: il tuorlo dell’uovo serve di nutrimento per l’embrione del rettile, permettendogli di crescere e di raggiungere il pieno sviluppo prima che esso esca dal guscio: questo a differenza degli anfibi, che non escono dalle uova come individui allo stadio adulto. E per poter uscire dal guscio l’embrione ha un caratteristico “dente dell’uovo” col quale rompe il guscio che lo imprigiona.

      10. Di cosa si lamenta un evoluzionista?

      10 Per colmare la distanza che separa gli anfibi dai rettili occorrerebbero molte altre cose, ma questi esempi sono sufficienti a indicare che il cieco caso non può aver determinato tutte le numerose e complesse modificazioni necessarie per colmare un abisso così vasto. Non sorprende che l’evoluzionista Archie Carr si lamenti dicendo che “uno dei punti più deludenti nella storia dei fossili è il fatto che essa ci dice molto poco sulla evoluzione dei rettili durante il periodo in cui stavano sviluppando questa capacità di deporre uova col guscio”.7

      L’abisso fra rettili e uccelli

      11, 12. Qual è una grossa differenza fra rettili e uccelli, e in che modo alcuni cercano di risolvere l’enigma?

      11 I rettili sono animali a sangue freddo, il che significa che la loro temperatura interna aumenta o diminuisce al variare di quella esterna. Gli uccelli, invece, sono animali a sangue caldo. Il loro corpo mantiene una temperatura interna relativamente costante indipendentemente da quella esterna. Per risolvere l’enigma di come gli uccelli, a sangue caldo, si siano potuti evolvere dai rettili, a sangue freddo, alcuni evoluzionisti ora sostengono che certi dinosauri (i quali erano rettili) fossero animali a sangue caldo. Ma l’opinione generale è ancora quella espressa da Robert Jastrow: “I dinosauri, come tutti i rettili, erano animali a sangue freddo”.8

      12 Lecomte du Noüy, un evoluzionista francese, disse che l’ipotesi secondo la quale gli uccelli (a sangue caldo) deriverebbero dai rettili (a sangue freddo) “ci si presenta, oggi, come uno dei più grandi misteri dell’evoluzione”. Ammise anche che gli uccelli hanno “tutte le insoddisfacenti caratteristiche della creazione assoluta”.9 Insoddisfacenti, ovviamente, per la teoria dell’evoluzione.

      13. Cosa fanno gli uccelli per covare le uova?

      13 Pur essendo vero che sia i rettili che gli uccelli depongono uova, solo gli uccelli devono covarle. Per questo sono dotati di particolari caratteristiche. Molti uccelli hanno sul petto un’apposita zona sprovvista di penne e opportunamente vascolarizzata per trasmettere il calore alle uova. Alcuni uccelli, sprovvisti di una zona corporea adatta, si strappano le penne dal petto. Inoltre, perché gli uccelli covassero le uova, l’evoluzione avrebbe dovuto far nascere in loro nuovi istinti in rapporto alla costruzione del nido, al dischiudersi delle uova e all’alimentazione dei piccoli, tutti comportamenti altruistici e premurosi che richiedono abilità, fatica e una volontaria esposizione al pericolo. Tutto ciò costituisce un ampio divario fra rettili e uccelli. Ma c’è ancora dell’altro.

      14. Quali complesse caratteristiche delle penne non rendono credibile una loro derivazione da squame di rettile?

      14 Le penne sono una caratteristica esclusiva degli uccelli. Si vorrebbe sostenere che le squame dei rettili si siano accidentalmente trasformate in queste straordinarie formazioni. Dalla rachide, l’asse centrale della penna, si dipartono file di barbe. Ogni barba ha molte barbule, e ogni barbula ha centinaia di barbicelle e uncinetti. All’esame microscopico, una penna di piccione risultò avere diverse centinaia di migliaia di barbule e milioni di barbicelle e uncinetti.10 Questi uncini tengono unite tutte le parti della penna così da formare superfici piane o ricurve. Nulla supera le penne per aerodinamicità, e poche sostanze le uguagliano come isolante termico. Un uccello delle dimensioni di un cigno ha circa 25.000 penne.

      15. In che modo gli uccelli curano le loro penne?

      15 Se le barbe di queste penne si divaricano, vengono pettinate col becco. Il becco esercita pressione sulle barbe che vi passano in mezzo, e gli uncini situati sulle barbule si riagganciano come i denti di una chiusura lampo. La maggior parte degli uccelli possiede alla base della coda una ghiandola che secerne un liquido oleoso, col quale lubrificano le singole penne. Certi uccelli, sprovvisti di questa ghiandola, hanno particolari penne che, logorandosi in punta, producono una polvere finissima simile al talco la quale utilizzano per la cura delle penne. E di solito le penne si rinnovano per muda, una volta l’anno.

      16. Cosa ha detto un evoluzionista per spiegare l’origine delle penne?

      16 Alla luce di tutte queste informazioni sulle penne degli uccelli, notate quale sorprendente spiegazione si tenta di dare a proposito del loro sviluppo: “Qual è stata l’evoluzione di questa meravigliosa struttura? Non occorre un grande sforzo d’immaginazione per vedere la penna come una squama modificata, sostanzialmente simile a quella dei rettili, una squama di forma oblunga, non saldamente attaccata, i cui bordi si sono sfilacciati ed estesi, fino ad assumere quella struttura notevolmente complessa che presenta attualmente”.11 Questa spiegazione vi sembra scientifica o piuttosto fantascientifica?

      17. Che differenza c’è fra le ossa degli uccelli e quelle dei rettili?

      17 Si pensi poi al modo in cui gli uccelli sono progettati per il volo. Le ossa degli uccelli sono sottili e cave, mentre quelle dei rettili sono piene. Tuttavia per il volo sono necessarie ossa robuste, per cui all’interno quelle degli uccelli sono rinforzate, come le ali degli aeroplani. Questa particolare struttura delle ossa serve anche a un altro scopo, che evidenzia un’altra straordinaria caratteristica degli uccelli, cioè il loro apparato respiratorio.

      18. Quale sistema di raffreddamento aiuta gli uccelli nei lunghi viaggi?

      18 Il continuo lavoro muscolare necessario per battere le ali per ore o anche giorni di volo genera notevole calore. Gli uccelli, sprovvisti di ghiandole sudoripare che provvedano al raffreddamento, risolvono il problema raffreddando il “motore” ad aria. Un sistema di sacchi aerei permette all’aria di raggiungere quasi tutte le parti importanti del corpo, penetrando addirittura nelle cavità ossee, così che il corpo viene raffreddato da quest’aria che circola all’interno. Grazie a questi sacchi aerei, gli uccelli assumono l’ossigeno dall’aria in maniera molto più efficiente di qualsiasi altro vertebrato. In che modo?

      19. Cosa permette agli uccelli di respirare anche l’aria rarefatta?

      19 Nei rettili e nei mammiferi i polmoni aspirano ed espellono l’aria come mantici che si gonfiano e si sgonfiano alternativamente. Ma negli uccelli si ha un costante flusso di aria fresca che attraversa i polmoni sia nella fase di inspirazione che in quella di espirazione. In parole semplici, il sistema funziona così: nella fase di inspirazione, l’aria penetra in certi sacchi aerei che fungono da mantici per inviarla ai polmoni. Dai polmoni l’aria passa in altri sacchi aerei che infine la espellono. Ciò significa che i polmoni sono continuamente attraversati da un flusso d’aria fresca in un unico senso, come un flusso d’acqua che attraversa una spugna. Il sangue nei capillari dei polmoni scorre invece in senso opposto. È questo scorrere dell’aria e del sangue in direzioni opposte che rende eccezionale l’apparato respiratorio degli uccelli. Grazie ad esso, gli uccelli sono in grado di respirare l’aria rarefatta delle grandi altitudini, volando per giorni a oltre 6.000 metri di quota quando migrano a migliaia di chilometri di distanza.

      20. Quali altre caratteristiche accrescono il divario fra uccelli e rettili?

      20 Ci sono altre caratteristiche che allargano il divario fra uccelli e rettili. Una è la vista. Dalle aquile ai piccoli uccelli canori come la dendroica, gli uccelli hanno occhi che funzionano come telescopi e occhi che funzionano come lenti di ingrandimento. Ci sono più cellule sensoriali nei loro occhi di quante ne abbia qualsiasi altra creatura vivente. Anche le zampe degli uccelli sono particolari. Quando si posano su un ramo, i tendini fanno automaticamente in modo che le dita si serrino intorno al ramo. E, mentre i rettili hanno cinque dita, gli uccelli ne hanno solo quattro. Inoltre, gli uccelli non hanno corde vocali, ma una siringe dalla quale si sprigionano canti melodiosi come quello dell’usignolo e del mimo poliglotta. Il cuore dei rettili, poi, ha tre cavità, mentre quello degli uccelli ne ha quattro. Anche i vari tipi di becco distinguono gli uccelli dai rettili: becchi che funzionano come schiaccianoci, becchi che filtrano il cibo dall’acqua melmosa, becchi che, martellando, praticano fori negli alberi, becchi, come quello dei crocieri, che aprono le pigne. Una varietà che sembrerebbe infinita. Eppure si vorrebbe sostenere che il becco, indice di un progetto così specializzato, si sia evoluto per caso dal muso di un rettile! Vi sembra una spiegazione plausibile?

      21. Perché l’Archaeopteryx non è un anello di congiunzione fra rettili e uccelli?

      21 Un tempo gli evoluzionisti credevano che l’Archaeopteryx, che significa “ala antica” o “uccello antico”, fosse un anello di congiunzione fra rettili e uccelli. Ma oggi molti non ne sono più convinti. I suoi resti fossili rivelano penne perfettamente formate su ali dal profilo aerodinamico in grado di volare. Le ossa delle ali e degli arti inferiori erano sottili e cave. Le sue presunte caratteristiche rettiliane sono riscontrabili in certi uccelli tuttora esistenti. E non ha preceduto gli uccelli, perché fossili di altri uccelli sono stati rinvenuti in rocce dello stesso periodo di quelle in cui è stato trovato l’Archaeopteryx.12

      L’abisso fra rettili e mammiferi

      22. Quale diversità fra rettili e mammiferi è indicata dal nome stesso “mammiferi”?

      22 Notevoli differenze separano nettamente rettili e mammiferi. Il nome stesso, “mammiferi”, sottolinea subito una grossa differenza: l’esistenza di ghiandole mammarie che secernono latte per i piccoli, i quali sono partoriti vivi. Theodosius Dobzhansky formulò l’ipotesi che queste ghiandole mammarie fossero “ghiandole sudoripare modificatesi”.13 Ma i rettili non hanno nemmeno le ghiandole sudoripare. Per di più, le ghiandole sudoripare non producono una sostanza alimentare, ma eliminano prodotti di rifiuto. E a differenza dei rettili appena nati, i piccoli dei mammiferi hanno sia l’istinto che i muscoli necessari per succhiare il latte materno.

      23, 24. Quali altre caratteristiche presenti nei mammiferi sono assenti nei rettili?

      23 I mammiferi hanno anche altre caratteristiche che i rettili non possiedono. Nei mammiferi, le femmine gravide sono dotate di placenta, un organo assai complesso necessario per il nutrimento e lo sviluppo dei nascituri. I rettili non ce l’hanno. Sono anche sprovvisti di diaframma, mentre nei mammiferi un diaframma separa il torace dall’addome. L’organo del Corti, presente nell’orecchio dei mammiferi, manca in quello dei rettili. Questo minuscolo ma complesso organo è dotato di 20.000 cellule acustiche e 30.000 terminazioni nervose. I mammiferi hanno una temperatura corporea costante, i rettili no.

      24 Inoltre, i mammiferi hanno nell’orecchio tre ossicini, mentre i rettili ne hanno uno solo. Da dove sono venuti i due ossicini in più? La teoria dell’evoluzione tenta questa spiegazione: I rettili hanno almeno quattro ossa nella mandibola, mentre i mammiferi ne hanno uno solo; quando i rettili si trasformarono in mammiferi, vi sarebbe stato un rimescolamento delle ossa: alcune sarebbero passate dalla mandibola del rettile all’orecchio medio del mammifero a formarvi i tre ossicini, cosa che lasciò un osso per la mandibola dei mammiferi. Ma il problema, in questo ragionamento, è che non esiste la minima evidenza fossile che lo confermi. È solo una congettura basata sul desiderio che le cose siano andate così.

      25. Quali ulteriori diversità si riscontrano fra rettili e mammiferi?

      25 Un altro problema ancora riguarda le ossa: Nei rettili, le zampe si dipartono lateralmente dal corpo, così che il ventre è a contatto o quasi col suolo, mentre nei mammiferi le zampe si trovano sotto il corpo e lo tengono sollevato dal suolo. A proposito di questa diversità, Dobzhansky osservò: “Questo cambiamento, per quanto possa sembrare piccolo, ha richiesto notevoli modificazioni dello scheletro e della muscolatura”. Ammise poi l’esistenza di un’altra grossa differenza fra rettili e mammiferi: “I denti dei mammiferi sono notevolmente elaborati. Invece dei semplici denti a cuneo dei rettili, nei mammiferi esiste una grande varietà di denti idonei a serrare, afferrare, perforare, tagliare, schiacciare o triturare il cibo”.14

      26. Quale inversione di tendenza avrebbe dovuto subire l’evoluzione in quanto al sistema di eliminazione dei rifiuti?

      26 Un ultimo punto: Quando gli anfibi si sarebbero evoluti in rettili, i rifiuti sarebbero stati eliminati, come si è detto, non più come urea ma come acido urico. Ma quando, come ci vien detto, i rettili si trasformarono in mammiferi, la situazione cambiò di nuovo. I mammiferi tornarono al sistema degli anfibi, eliminando i rifiuti sotto forma di urea. L’evoluzione sarebbe quindi andata a ritroso, cosa che teoricamente non dovrebbe succedere.

      L’abisso maggiore

      27. Secondo un evoluzionista, cosa sarebbe ‘un tragico errore’?

      27 Dal punto di vista fisico, l’uomo rientra nella definizione generale di mammifero. Ma un evoluzionista ha osservato: “Non si potrebbe commettere errore più tragico che considerare l’uomo ‘un semplice animale’. L’uomo è unico; differisce da tutti gli altri animali sotto vari aspetti: il linguaggio, la tradizione, la cultura e un periodo enormemente lungo di sviluppo e cura parentale”.15

      28. In che senso il cervello dell’uomo lo distingue nettamente dagli animali?

      28 Ciò che distingue nettamente l’uomo da tutte le altre creature terrestri è il suo cervello. Le informazioni contenute nei circa 100 miliardi di neuroni del cervello umano riempirebbero una ventina di milioni di volumi! Le facoltà dell’astrazione e del linguaggio separano nettamente l’uomo da qualsiasi animale, e la capacità di accumulare conoscenza e ricordarla è una delle più straordinarie caratteristiche umane. L’uso di questa conoscenza gli ha permesso di superare tutte le altre specie viventi sulla terra, fino al punto di andare sulla luna e tornare. Come ha detto uno scienziato, veramente il cervello umano “è diverso e infinitamente più complesso di qualsiasi altro oggetto dell’universo conosciuto”.16

      29. Quale caratteristica fa dell’abisso fra l’uomo e gli animali il più grande di tutti?

      29 Un’altra caratteristica che fa dell’abisso fra l’uomo e gli animali il più grande di tutti sono i suoi valori morali e spirituali, qualità come amore, giustizia, sapienza, potenza, misericordia. È a questo che si riferisce il racconto di Genesi quando dice che l’uomo è fatto ‘a immagine e somiglianza di Dio’. E l’abisso più profondo è proprio quello che separa l’uomo dagli animali. — Genesi 1:26.

      30. Qual è in effetti la testimonianza dei fossili?

      30 Fra le principali suddivisioni dei viventi esistono quindi notevoli differenze. Molte diverse strutture anatomiche, istinti programmati e qualità le separano l’una dall’altra. È ragionevole pensare che esse siano il prodotto di eventi puramente casuali? Come abbiamo visto, questa opinione non è sorretta da testimonianze fossili. Non si trovano fossili che colmino le summenzionate lacune. Per dirla con Hoyle e Wickramasinghe, “nella documentazione [fossile] mancano forme intermedie. Ora vediamo il perché, ossia sostanzialmente perché non ci sono state forme intermedie”.17 Per quelli i cui orecchi sono disposti a udire, la testimonianza dei fossili è: “Creazione speciale”.

      [Testo in evidenza a pagina 72]

      Nessun pesce fossile mostra come si sia sviluppata la pelvi degli anfibi

      [Testo in evidenza a pagina 81]

      “Non si potrebbe commettere errore più tragico che considerare l’uomo ‘un semplice animale’”

      [Riquadro/Immagini a pagina 73]

      Non ci sono anelli di congiunzione fra le principali suddivisioni dei viventi. Come dice uno scienziato, “i fossili mancano in tutti i punti importanti”

      [Immagini]

      Ciascuno si riproduce “secondo la sua specie”

      Pesce

      Anfibio

      Rettile

      Uccello

      Mammifero

      Uomo

      [Riquadro/Immagini a pagina 76]

      Gli evoluzionisti affermano: “Non occorre un grande sforzo d’immaginazione per vedere la penna come una squama [di rettile] modificata”. I fatti indicano altrimenti

      [Immagini]

      Pappagallo

      Uccello del paradiso

      Pavone

      [Diagramma]

      Rachide

      Barbe

      Barbicelle

      Barbule

      [Immagine a pagina 71]

      “Nella documentazione fossile i pesci saltano fuori apparentemente dal nulla”

      [Immagini a pagina 72]

      La colonna vertebrale dei pesci è molto diversa da quella delle rane

      [Immagine a pagina 75]

      Gli uccelli hanno “tutte le insoddisfacenti caratteristiche della creazione assoluta”

      [Immagini a pagina 78]

      L’occhio dell’aquila funziona come un telescopio e quello di molti uccelli canori come una lente d’ingrandimento

      [Immagine a pagina 79]

      L’Archaeopteryx non è un anello di congiunzione fra rettili e uccelli

      [Immagine a pagina 80]

      I piccoli dei mammiferi sono partoriti vivi e vengono allattati dalla madre

      [Immagini a pagina 82]

      “Nella documentazione [fossile] mancano forme intermedie . . . perché non ci sono state forme intermedie”

      Pesce

      Anfibio

      Rettile

      Uccello

      Mammifero

      Uomo

      [Diagramma/Immagini a pagina 74]

      Le uova gelatinose degli anfibi non hanno guscio

      Le uova dei rettili hanno un guscio protettivo

      [Diagramma]

      (Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

      Sezione trasversale di un uovo col guscio

      guscio

      albume

      corion

      tuorlo

      amnio

      allantoide

      embrione

      camera d’aria

      membrana testacea

  • Gli “uomini-scimmia”: che cos’erano?
    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
    • Capitolo 7

      Gli “uomini-scimmia”: che cos’erano?

      1, 2. Secondo la teoria dell’evoluzione, chi sarebbero stati i nostri antenati?

      DA MOLTI anni si sente dire che sono stati ritrovati i resti fossili di uomini scimmieschi. La letteratura scientifica è piena di illustrazioni raffiguranti queste creature. Sono questi gli anelli evolutivi di transizione fra le bestie e l’uomo? I nostri antenati erano uomini scimmieschi? Gli scienziati evoluzionisti dicono di sì. Per questo spesso si leggono espressioni come questo titolo di un articolo apparso su una rivista scientifica: “Come la scimmia diventò uomo”.1

      2 Alcuni evoluzionisti, è vero, non credono che questi ipotetici antenati dell’uomo debbano essere definiti “scimmie”. Nondimeno, alcuni loro colleghi non vanno troppo per il sottile.2 Stephen Jay Gould ha detto: “Gli uomini si sono evoluti da antenati dall’aspetto scimmiesco”.3 E George Gaylord Simpson asserì: “Il comune antenato sarebbe sicuramente chiamato scimmia nel linguaggio popolare da chiunque lo vedesse. E dato che il termine scimmia, antropomorfa o no, è definito dall’uso popolare, gli antenati dell’uomo erano scimmie antropomorfe o erano scimmie”.4

      3. Perché la documentazione fossile è ritenuta importante per sapere da chi discende l’uomo?

      3 Perché la documentazione fossile è così importante per dimostrare che l’uomo discende da antenati scimmieschi? Perché nell’uomo e negli animali attuali non c’è nulla che sostenga questa tesi. Come detto al Capitolo 6, fra l’uomo e gli animali attuali, inclusa la famiglia delle scimmie antropomorfe, c’è un abisso. Poiché fra i viventi non si trova alcun collegamento fra l’uomo e la scimmia, si sperava di trovarlo nella documentazione fossile.

      4. Perché, dal punto di vista della teoria dell’evoluzione, l’assenza di “uomini-scimmia” viventi è molto strana?

      4 Dal punto di vista della teoria dell’evoluzione, l’evidente divario che oggi separa l’uomo dalle scimmie antropomorfe è strano. Secondo questa teoria, man mano che gli animali passavano a livelli superiori, diventavano più adatti a sopravvivere. Come mai, allora, la famiglia delle scimmie — creature “inferiori” — esiste ancora, mentre non esiste nemmeno una delle presunte forme intermedie ritenute più progredite nella scala evolutiva? Oggi vediamo scimpanzé, gorilla e oranghi, ma nessun “uomo-scimmia”. Vi sembra verosimile che tutti i più recenti e, a quel che si dice, più progrediti “anelli di collegamento” fra le creature scimmiesche e l’uomo moderno si siano estinti, ma non le inferiori scimmie antropomorfe?

      Che consistenza ha l’evidenza fossile?

      5. Quale impressione danno i resoconti relativi alla documentazione fossile a sostegno dell’evoluzione umana?

      5 Dai testi scientifici, da ciò che si vede nei musei e nei programmi televisivi, verrebbe da pensare che devono sicuramente esserci numerosissime testimonianze del fatto che l’uomo si sia evoluto da creature dall’aspetto scimmiesco. Ma è così? Per esempio, qual era a questo riguardo la documentazione fossile disponibile ai giorni di Darwin? Furono forse le testimonianze esistenti a incoraggiarlo a formulare la sua teoria?

      6. (a) Le prime teorie sull’evoluzione dell’uomo si basavano forse sulla testimonianza dei fossili? (b) Come ha potuto essere accettata l’evoluzione in assenza di prove concrete?

      6 The Bulletin of the Atomic Scientists dice: “Le prime teorie sull’evoluzione umana sono, se ci si pensa, davvero molto strane. David Pilbeam le ha definite ‘esenti da fossili’. Cioè, per logica, queste teorie sull’evoluzione umana si sarebbero dovute basare su qualche testimonianza fossile, ma in realtà i fossili o erano così pochi da non influire minimamente sulla teoria, o mancavano del tutto. Perciò fra i presunti parenti stretti dell’uomo e i primi fossili umani c’era solo l’immaginazione di scienziati del XIX secolo”. Questa pubblicazione scientifica ne spiega la ragione: “Volevano credere all’evoluzione dell’uomo, e questo influiva sui risultati del loro lavoro”.5

      7-9. Che consistenza ha oggi l’evidenza fossile a sostegno dell’evoluzione umana?

      7 Dopo più di un secolo di ricerche, che consistenza ha oggi l’evidenza fossile a sostegno della tesi degli “uomini-scimmia”? Richard Leakey ha detto: “Quelli che lavorano in questo campo hanno così pochi indizi su cui basare le loro conclusioni che spesso sono costretti a cambiarle”.6 New Scientist osserva: “A giudicare dalla quantità di testimonianze su cui si basa, lo studio dei fossili umani non merita d’essere considerato più che una branca secondaria della paleontologia o dell’antropologia. . . . La raccolta è terribilmente incompleta, e gli esemplari stessi sono spesso molto frammentari e non decisivi”.7

      8 Sullo stesso tono, il libro Origini: Nascita e possibile futuro dell’uomo ammette: “Appena, seguendo la via dell’evoluzione, ci spostiamo verso gli ominidi, il nostro cammino si fa sempre più incerto, ancora una volta a causa della scarsità dell’evidenza fossile”.8 La rivista Science aggiunge: “La principale documentazione scientifica consiste in una raccolta pietosamente limitata di ossa in base alla quale ricostruire la storia evolutiva dell’uomo. Un antropologo ha paragonato l’impresa a quella di ricostruire la trama di Guerra e pace partendo da tredici pagine scelte a caso”.9

      9 Qual è la consistenza effettiva dell’evidenza fossile relativa agli “uomini-scimmia”? Ecco alcuni pareri. Newsweek: “‘I fossili starebbero tutti su un’unica scrivania’, dice Elwyn Simons della Duke University”.10 The New York Times: “I resti fossili conosciuti degli antenati dell’uomo riempirebbero un tavolo da biliardo: una piattaforma piuttosto misera da cui scrutare gli ultimi milioni di anni”.11 Science Digest: “Fatto degno di nota, tutta l’evidenza materiale a sostegno dell’evoluzione umana non riempie ancora una singola bara! . . . Le attuali scimmie antropomorfe, per esempio, sembrano essere venute fuori dal nulla. Non hanno un passato, nessuna testimonianza fossile. E la vera origine dell’uomo moderno — questo essere a stazione eretta, nudo, costruttore di utensili, dal cervello voluminoso — è, se dobbiamo essere onesti con noi stessi, un fatto altrettanto misterioso”.12

      10. Cosa si rileva dalla documentazione fossile a proposito della comparsa degli uomini di tipo moderno?

      10 Gli uomini di tipo moderno, in grado di ragionare, fare progetti, inventare, edificare sulla conoscenza acquisita e usare lingue complesse, compaiono all’improvviso nella documentazione fossile. Nel suo libro The Mismeasure of Man, Gould dice: “Non ci sono tracce di cambiamenti biologici nelle dimensioni o nella struttura del cervello da quando l’Homo sapiens comparve nella documentazione fossile circa cinquantamila anni fa”.13 Pertanto il libro The Universe Within (L’universo all’interno) chiede: “Cosa spinse l’evoluzione . . . a produrre, dall’oggi al domani, l’uomo moderno col suo cervello altamente specializzato?”14 L’evoluzione non è in grado di rispondere. Ma la risposta non potrebbe trovarsi nella creazione di un essere vivente diverso e altamente complesso?

      Dove sono gli “anelli” di congiunzione?

      11. Qual è, per ammissione, la “norma” nella documentazione fossile?

      11 Ma gli scienziati non hanno trovato i necessari “anelli” che collegano l’uomo ad animali scimmieschi? Non secondo le testimonianze. Science Digest parla dell’“assenza di un anello mancante che spieghi la comparsa relativamente improvvisa dell’uomo moderno”.15 Newsweek ha commentato: “L’anello mancante fra l’uomo e le scimmie antropomorfe . . . non è che la più affascinante di un’intera gerarchia di creature fantasma. Nella documentazione fossile, gli anelli mancanti sono la norma”.16

      12. A cosa ha portato la mancanza di anelli di congiunzione?

      12 Non essendoci anelli di congiunzione, si devono fabbricare da testimonianze inconsistenti “creature fantasma” da spacciare come realmente esistite. Questo spiega il perché di contraddizioni come questa rilevata da una rivista scientifica: “Gli uomini si sono evoluti gradualmente dai loro antenati scimmieschi e non, come affermano alcuni scienziati, per salti improvvisi da una forma all’altra. . . . Ma altri antropologi, lavorando essenzialmente sugli stessi dati, sono giunti a quanto pare alla conclusione opposta”.17

      13. Qual è stato il risultato dell’incapacità di trovare gli “anelli mancanti”?

      13 Questo ci aiuta a capire meglio il commento dello stimato anatomista Solly Zuckerman, che, nel Journal of the Royal College of Surgeons of Edinburgh, scrisse: “La ricerca del proverbiale ‘anello mancante’ nell’evoluzione dell’uomo, il sacro graal di un’irriducibile setta di anatomisti e biologi, fa sì che la speculazione e il mito fioriscano altrettanto rigogliosi oggi come cinquanta o più anni fa”.18 Zuckerman osservò che troppo spesso si ignoravano i fatti per sostenere le opinioni in voga nonostante l’evidenza del contrario.

      L’“albero genealogico” dell’uomo

      14, 15. Che effetto ha avuto la testimonianza dei fossili sull’“albero genealogico” dell’evoluzione umana?

      14 Un risultato è che l’“albero genealogico” della presunta evoluzione dell’uomo da animali inferiori cambia in continuazione. Per esempio, a proposito di certi fossili rinvenuti in epoca più recente, Richard Leakey disse che la scoperta ‘segnava la fine del concetto secondo cui i fossili più antichi potessero disporsi in una sequenza ordinata di trasformazioni evolutive’.19 E in un resoconto della stessa scoperta pubblicato su un giornale si leggeva: “Tutti i testi di antropologia, tutti gli articoli sull’evoluzione dell’uomo, tutti i disegni dell’albero genealogico umano dovranno essere buttati via. A quanto pare sono in errore”.20

      15 L’ipotetico albero genealogico dell’evoluzione umana è disseminato di “anelli” un tempo accettati come tali e successivamente scartati. In un editoriale del New York Times si osserva che la scienza evoluzionistica “lascia tanto spazio alle congetture che le teorie sull’origine dell’uomo permettono di capire più cose sul conto dei relativi autori che sull’argomento. . . . Spesso chi trova un nuovo cranio sembra voler ridisegnare l’albero genealogico dell’uomo, mettendo la propria scoperta sulla linea centrale che porta all’uomo e tutti i crani degli altri su linee laterali che si perdono nel nulla”.21

      16. Perché nel loro libro due scienziati hanno eliminato qualsiasi albero genealogico evolutivo?

      16 Recensendo il libro The Myths of Human Evolution (I miti dell’evoluzione umana), degli evoluzionisti Niles Eldredge e Ian Tattersall, la rivista Discover osserva che gli autori omettono qualsiasi albero genealogico evolutivo. Perché? Dopo aver rilevato che, “per quanto riguarda gli anelli che compongono l’insieme degli antenati della specie umana, si può solo tirare a indovinare”, il periodico afferma: “Eldredge e Tattersall insistono nel dire che l’uomo cerca invano i propri antenati. . . . Se l’evidenza ci fosse, dicono, ‘ci si potrebbe fiduciosamente aspettare che, con la progressiva scoperta di altri fossili di ominidi, la storia dell’evoluzione umana diventasse più chiara. Invece, semmai, è successo il contrario’”.

      17, 18. (a) Come si può ‘ritrovare’ ciò che alcuni evoluzionisti considerano ‘perduto’? (b) Che conferma ne danno i fossili?

      17 Discover conclude dicendo: “La specie umana, come tutte le altre, rimarrà sotto un certo aspetto orfana, essendosi perduta nel passato l’identità dei suoi genitori”.22 “Perduta” forse dal punto di vista della teoria dell’evoluzione. Ma l’alternativa di Genesi non ha forse “ritrovato” i nostri genitori così come risultano effettivamente nella documentazione fossile, cioè uomini a tutti gli effetti, proprio come noi?

      18 I fossili rivelano che l’uomo e le scimmie antropomorfe hanno avuto un’origine distinta e indipendente. Per questo non c’è alcuna evidenza fossile di un legame fra l’uomo e animali dall’aspetto scimmiesco. Questi legami in realtà non sono mai esistiti.

      Che aspetto avevano?

      19, 20. Su cosa si basano i disegni che raffigurano gli “uomini-scimmia”?

      19 Se gli antenati dell’uomo non assomigliavano alle scimmie, come mai le pubblicazioni scientifiche e i musei di tutto il mondo sono pieni di ricostruzioni e riproduzioni di uomini scimmieschi? Su cosa si basano? Il libro The Biology of Race (La biologia della razza) risponde: “In queste ricostruzioni i tessuti muscolari e il pelo sono necessariamente frutto dell’immaginazione”. E aggiunge: “Il colore della pelle; il colore, la conformazione e la distribuzione del pelo; i lineamenti; l’aspetto facciale: circa questi caratteri, per quanto riguarda gli uomini preistorici, non sappiamo assolutamente nulla”.23

      20 Anche Science Digest afferma: “La stragrande maggioranza delle concezioni degli artisti si basa più sull’immaginazione che sull’evidenza. . . . Gli artisti devono creare qualcosa che sia una via di mezzo fra la scimmia e l’uomo; più il reperto è considerato antico, più scimmiesco è l’aspetto che gli attribuiscono”.24 Donald Johanson, ricercatore di fossili, ammette: “Nessuno può essere sicuro su come esattamente si presentasse un ominide estinto”.25

      21. Cosa sono in effetti queste rappresentazioni di “uomini-scimmia”?

      21 Come riferì New Scientist, non ci sono “sufficienti testimonianze fossili per far uscire le nostre teorie dal mondo della fantasia”.26 Perciò, come ammette un evoluzionista, le rappresentazioni degli “uomini-scimmia” sono “per lo più pura fantasia . . . inventati di sana pianta”.27 Nel libro Man, God and Magic (Uomo, Dio e magia) Ivar Lissner pertanto osserva: “Come stiamo lentamente imparando che gli uomini primitivi non sono necessariamente selvaggi, dobbiamo anche capire che i primi uomini dell’Epoca Glaciale non erano né bestie brutali né mezze scimmie né cretini. Donde l’ineffabile stupidità di tutti i tentativi di ricostruire l’uomo di Neanderthal o anche quello di Pechino”.28

      22. Come sono stati ingannati molti sostenitori dell’evoluzione?

      22 Presi dal desiderio di trovare tracce degli “uomini-scimmia”, alcuni scienziati sono caduti vittime di vere e proprie frodi, come quella, nel 1912, dell’uomo di Piltdown. Per circa 40 anni fu considerato autentico dalla maggioranza degli evoluzionisti. Infine, nel 1953, l’imbroglio venne a galla e, grazie alle tecniche moderne, si scoprì che ossa umane e di scimmia erano state messe insieme e invecchiate artificialmente. In un altro caso, fu disegnato e divulgato un “anello mancante” dall’aspetto scimmiesco. Ma in seguito si venne a sapere che l’“evidenza” disponibile consisteva in un solo dente, il quale apparteneva a un maiale estinto.29

      Che cos’erano?

      23. Cos’erano in realtà certi fossili presunti antenati dell’uomo?

      23 Se le ricostruzioni degli “uomini-scimmia” sono congetturali, cos’erano allora quelle antiche creature le cui ossa fossili sono state ritrovate? Uno di questi primi mammiferi considerati antenati dell’uomo è un piccolo animale dall’aspetto di un roditore che si dice sia vissuto circa 70 milioni di anni fa. Nel libro Lucy — Le origini dell’umanità gli autori Donald Johanson e Maitland Edey scrivono: “Erano quadrupedi insettivori, simili per dimensione e per forma agli scoiattoli”.30 Richard Leakey definisce questo mammifero un “primate simile ai topi”.31 C’è qualche prova concreta che questi animaletti fossero gli antenati dell’uomo? No, solo speculazioni illusorie. Nessuno stadio di transizione li ha mai collegati con qualcosa di diverso da ciò che in effetti erano: piccoli mammiferi simili a un roditore.

      24. Quali problemi sorgono quando si tenta di dimostrare che l’Aegyptopithecus era un antenato dell’uomo?

      24 Appresso, nell’elenco generalmente accettato, e con un “salto” riconosciuto di circa 40 milioni di anni, ci sono fossili rinvenuti in Egitto e chiamati Aegyptopithecus, scimmia d’Egitto. Si afferma che questa creatura sia vissuta circa 30 milioni d’anni fa. Riviste, giornali e libri hanno pubblicato illustrazioni di questa piccola creatura con titoli tipo: “Il nostro antenato era una creatura simile alla scimmia”. (Time)32 “Primate africano simile alla scimmia definito l’antenato comune dell’uomo e delle scimmie antropomorfe”. (The New York Times)33 L’“Aegyptopithecus . . . è un antenato che abbiamo in comune con le scimmie antropomorfe attuali”. (Origini)34 Ma dove sono gli anelli di collegamento fra esso e il precedente roditore? Dove sono gli anelli che dovrebbero collegarlo a quel che viene dopo nella sequenza evolutiva? Non ne è stato trovato nemmeno uno.

      Ascesa e caduta degli “uomini-scimmia”

      25, 26. (a) Cosa si disse del Ramapithecus? (b) Sulla base di quale evidenza fossile fu ricostruito come “uomo-scimmia”?

      25 Dopo un altro gigantesco buco nella documentazione fossile, troviamo un’altra creatura fossile che era stata presentata come la prima scimmia umanoide. Si disse che era vissuta circa 14 milioni di anni fa e fu chiamata Ramapithecus, scimmia di Rama (mitico principe indiano). Se ne trovarono tracce fossili in India circa mezzo secolo fa. Da quei fossili si procedette a ricostruire una creatura dall’aspetto scimmiesco a stazione eretta. Riguardo a essa, Origini dice: “Allo stato attuale delle conoscenze, è il primo di quei rappresentanti della famiglia umana noti col nome di ominidi”.35

      26 Su quale evidenza fossile poggiava questa conclusione? Lo stesso libro afferma: “La documentazione sul Ramapithecus è considerevole, sebbene in termini assoluti essa resti drammaticamente scarsa: i frammenti della mandibola superiore e inferiore e una raccolta di denti”.36 Vi sembra una “documentazione” così “considerevole” da permettere di ricostruire un “uomo-scimmia” a stazione eretta e definirlo antenato dell’uomo? Eppure questa creatura per lo più ipotetica fu raffigurata da artisti come un “uomo-scimmia”, e i relativi disegni invasero i testi evoluzionistici, tutto ciò sulla base di alcuni denti e frammenti di mascelle! Nondimeno, come riferiva il New York Times, per decenni il Ramapithecus “ha occupato con la massima stabilità il posto situato ai piedi dell’albero evolutivo dell’uomo”.37

      27. Cosa rivelarono successive testimonianze a proposito del Ramapithecus?

      27 Ma la situazione è cambiata. Fossili più completi scoperti di recente hanno rivelato che il Ramapithecus assomigliava molto alla famiglia delle scimmie antropomorfe attuali. Così ora New Scientist dice: “Il Ramapithecus non può essere stato il primo rappresentante della linea dell’uomo”.38 Queste nuove informazioni hanno indotto la rivista Natural History a chiedere: “Come ha potuto il Ramapithecus, . . . ricostruito sulla sola base di denti e mandibole — senza che si sapesse nulla del bacino, degli arti o del cranio — introdursi in questa processione che porta all’uomo?”39 È evidente che per far dire ai fossili quello che non dicono, come in questo caso, dev’esserci la volontà di credere vero quel che si desidera.

      28, 29. Cosa si asserì riguardo all’Australopithecus?

      28 Un altro notevole salto separa questa creatura dal successivo “uomo-scimmia” indicato come antenato dell’uomo. Si tratta dell’Australopithecus, o scimmia australe. I primi fossili di questa creatura furono trovati nell’Africa meridionale verso gli anni Venti. Aveva una piccola scatola cranica, che richiamava quella delle scimmie antropomorfe, mascella accentuata e, a quel che si diceva, camminava su due gambe, ricurva; il suo aspetto era peloso e scimmiesco. Si asserì che fosse vissuta a partire da tre o quattro milioni di anni fa. Col tempo fu accettata da quasi tutti gli evoluzionisti come antenato dell’uomo.

      29 Per esempio, il libro The Social Contract (Il contratto sociale) diceva: “Salvo una o due eccezioni, oggi tutti i ricercatori competenti convengono che le australopitecine . . . sono effettivamente antenate dell’uomo”.40 Il New York Times scrisse: “Fu l’Australopithecus . . . a evolversi infine nell’Homo sapiens, o uomo moderno”.41 E, nel libro Uomo, tempo e fossili, Ruth Moore scrisse: “A giudicare dal complesso dei fatti, l’uomo aveva finalmente incontrato i suoi predecessori”. E dichiarò con enfasi: “La prova fu schiacciante . . . alla fine era stato trovato l’anello mancante”.42

      30, 31. Cosa indicano testimonianze più recenti sul conto dell’Australopithecus?

      30 Ma quando, in qualsiasi campo, un’asserzione si basa su testimonianze fragili o addirittura inesistenti, oppure su vere e proprie frodi, prima o poi crolla. Così è stato per molti esempi passati di presunti “uomini-scimmia”.

      31 L’Australopithecus non fa eccezione. Ulteriori ricerche hanno rivelato che il suo cranio “si differenzia da quello dell’uomo per altri motivi, oltre al minor volume cerebrale”.43 L’anatomista Zuckerman scrisse: “Se lo si confronta con crani umani e di scimmia, il cranio delle australopitecine risulta essere inconfondibilmente scimmiesco, non umano. Sostenere il contrario equivarrebbe a dire che il nero sia bianco”.44 Disse pure: “Le nostre scoperte non lasciano praticamente dubbi sul fatto che . . . l’Australopithecus non assomiglia all’Homo sapiens ma alle attuali scimmie, antropomorfe e no”.45 Anche Donald Johanson dice: “Gli australopitecini . . . non erano uomini”.46 Similmente Richard Leakey ritiene “improbabile che i nostri diretti antenati discendano da queste [le australopitecine]”.47

      32. Se queste creature fossero ancora vive oggi, come verrebbero considerate?

      32 Se qualcuna delle australopitecine fosse trovata in vita oggi, verrebbe messa in uno zoo con le altre scimmie. Nessuno la chiamerebbe “uomo-scimmia”. Lo stesso può dirsi per gli altri “cugini” fossili che le assomigliano, come l’australopitecina di tipo più piccolo chiamata “Lucy”. Riguardo ad essa Robert Jastrow dice: “Il cervello dell’australopiteco non era grande in assoluto — solo un terzo del cervello umano”.48 È ovvio che anche questa creatura era semplicemente una “scimmia”. Infatti New Scientist afferma che il cranio di “Lucy” era “molto simile a quello di uno scimpanzé”.49

      33. Sull’identità umana di quale tipo fossile c’è incertezza?

      33 Un altro tipo fossile è chiamato Homo erectus, uomo a stazione eretta. Le dimensioni e la conformazione del suo cervello rientrano in effetti nei limiti inferiori di quelle dell’uomo moderno. Inoltre l’Encyclopædia Britannica osserva che “le ossa degli arti finora rinvenute non si distinguono da quelle dell’H[omo] sapiens”.50 Comunque, non è chiaro se si trattasse di una creatura umana o no. Se lo era, deve trattarsi semplicemente di un ramo estinto della famiglia umana.

      La famiglia umana

      34. Che cambiamento di opinione c’è stato riguardo all’uomo di Neanderthal?

      34 L’uomo di Neanderthal (così chiamato dalla valle di Neander, in Germania, dove ne fu trovato il primo fossile) era senza dubbio umano. All’inizio fu raffigurato come un essere ricurvo, dallo sguardo inebetito, peloso e scimmiesco. Ora si sa che questa erronea ricostruzione si basava su uno scheletro fossile gravemente deformato da una malattia. Da allora sono stati ritrovati molti fossili neanderthaliani, i quali hanno confermato che egli non era molto diverso dall’uomo moderno. Nel suo libro Ghiacci, Fred Hoyle afferma: “Non si ha alcuna evidenza che indichi che l’uomo di Neanderthal fosse in qualche modo inferiore a noi”.51 Nelle illustrazioni più recenti i neanderthaliani hanno quindi assunto un aspetto più moderno.

      35. Cosa si può dire degli uomini di Cro-Magnon?

      35 Un altro tipo di fossile che si incontra spesso nella letteratura scientifica è l’uomo di Cro-Magnon. Prende nome dalla località della Francia meridionale dove per la prima volta ne furono rinvenute le ossa. Questi esemplari erano “a tal punto indistinguibili da quelli di oggigiorno che perfino i più scettici dovettero concedere che erano umani”, dice il libro Lucy.52

      36. Alla luce dei fatti, cosa si può dire dei fossili dall’aspetto scimmiesco e di quelli dall’aspetto umano?

      36 È chiaro quindi che non esiste alcun fondamento per credere che siano esistiti “uomini-scimmia”. Gli uomini hanno tutte le caratteristiche di una creazione separata e distinta da qualsiasi animale. Si riproducono solo secondo la loro specie. Così è oggi e così è sempre stato. Tutte le creature scimmiesche vissute nel passato non erano altro che scimmie, antropomorfe o no, non uomini. E i fossili di uomini antichi che differiscono leggermente dall’uomo moderno sono semplicemente una prova della varietà esistente in seno alla famiglia umana, così come oggi troviamo molte varietà che vivono l’una accanto all’altra. Ci sono uomini che superano i due metri e ci sono i pigmei, con scheletri che variano per dimensioni e forma. Ma tutti appartengono alla stessa “specie” umana, non a qualche “specie” animale.

      Che dire della datazione?

      37. Secondo la cronologia biblica, da quanto tempo esiste l’uomo?

      37 La cronologia biblica indica che dalla creazione dell’uomo a oggi sono trascorsi circa 6.000 anni. Come mai, allora, spesso si legge di età molto più antiche attribuite a fossili di tipo umano?

      38. Le età in contrasto con la cronologia biblica calcolate in base al decadimento radioattivo dimostrano forse che la Bibbia è in errore?

      38 Prima di dire che la cronologia biblica sia in errore, si deve tener presente che i metodi di datazione basati sulla radioattività sono stati oggetto di dure critiche da parte di alcuni scienziati. Una rivista scientifica ha parlato di ricerche indicanti che “le età calcolate in base al decadimento radioattivo potrebbero essere errate non solo di qualche anno, ma di ordini di grandezza”. E ha detto: “L’uomo, anziché essere sulla terra da tre milioni e 600 mila anni, forse esiste solo da poche migliaia di anni”.53

      39. L’“orologio” al radiocarbonio è sempre attendibile?

      39 Si prenda ad esempio l’“orologio” al radiocarbonio. Questo metodo di datazione basato sul carbonio radioattivo fu sviluppato nell’arco di due decenni da scienziati di tutto il mondo. Fu accolto con soddisfazione come un metodo accurato per datare manufatti risalenti a periodi remoti della storia umana. Ma in seguito si tenne a Uppsala, in Svezia, una conferenza mondiale di esperti — fra cui radiochimici, archeologi e geologi — per mettere a confronto i risultati. Secondo il resoconto della conferenza, i presupposti fondamentali su cui si basavano le misurazioni risultarono più o meno inattendibili. Per esempio, si scoprì che la velocità con cui il carbonio radioattivo si forma nell’atmosfera non è rimasta costante nel tempo, e che questo metodo non è attendibile se si datano oggetti anteriori al 2000 a.E.V. circa. 54

      40. In che modo le testimonianze storiche concordano con la cronologia biblica in quanto all’età dell’uomo?

      40 Si tenga presente che le testimonianze veramente attendibili dell’attività dell’uomo sulla terra non sono espresse in milioni di anni, ma in migliaia di anni. Ad esempio, nel libro Il destino della Terra si legge: “Soltanto sei o settemila anni fa . . . è nata la civiltà, che ci ha permesso di edificare un mondo comune”. 55 La storia dell’uomo: gli ultimi due milioni di anni afferma: “Nel vecchio mondo, la maggior parte delle iniziative che condussero alla rivoluzione agricola fu presa tra il 10000 e il 5000 a.C.”. Dice pure: “Soltanto negli ultimi 5.000 anni l’uomo ha lasciato testimonianze scritte della sua esistenza”.56 Il fatto che la documentazione fossile attesti l’improvvisa comparsa dell’uomo moderno sulla terra, e che le testimonianze storiche attendibili siano per ammissione recenti, è in armonia con la cronologia biblica relativa alla vita umana sulla terra.

      41. Cosa disse un pioniere del metodo di datazione basato sul radiocarbonio a proposito delle età “preistoriche”?

      41 A questo riguardo, si noti ciò che dichiarò su Science il fisico nucleare e premio Nobel W. F. Libby, uno dei pionieri del metodo di datazione basato sul radiocarbonio: “La ricerca per sviluppare il metodo di datazione avveniva in due fasi: la datazione, rispettivamente, di esemplari di epoche storiche e preistoriche. Arnold [un collaboratore] e io avemmo la nostra prima sorpresa quando i nostri consulenti ci informarono che la storia risaliva a soli 5.000 anni fa. . . . Si leggono dichiarazioni secondo cui questa o quella civiltà o località archeologica ha 20.000 anni. Imparammo in maniera piuttosto brusca che queste cifre, queste epoche remote, non sono note con accuratezza”.57

      42. Cosa osservò uno scrittore inglese circa la divergenza fra le versioni evoluzionistiche e il racconto di Genesi?

      42 Recensendo un libro sull’evoluzione, lo scrittore inglese Malcolm Muggeridge parlò della mancanza di prove a sostegno dell’evoluzione. Osservò che si moltiplicavano le congetture, e disse: “In paragone, il racconto di Genesi sembra piuttosto serio, e come minimo ha il pregio di corrispondere a ciò che effettivamente conosciamo sugli esseri umani e sul loro comportamento”. Aggiunse che le infondate attribuzioni di milioni di anni all’evoluzione dell’uomo “e i repentini salti da un cranio all’altro non possono che apparire del tutto fantasiosi a chiunque non sia succube del mito [evoluzionistico]”. Muggeridge concluse dicendo: “I posteri si meraviglieranno senz’altro, e spero lo trovino molto divertente, che una teoria così sconclusionata e poco convincente abbia fatto presa con tanta facilità sulle menti del XX secolo e sia stata applicata così estesamente e con tanto poco criterio”.58

      [Testo in evidenza a pagina 84]

      Gli “uomini-scimmia” dovevano essere “superiori” alle scimmie: come mai queste sono sopravvissute e loro no?

      [Testo in evidenza a pagina 85]

      Le prime teorie sull’evoluzione umana erano frutto dell’“immaginazione di scienziati del XIX secolo”

      [Testo in evidenza a pagina 85]

      “La principale documentazione scientifica consiste in una raccolta pietosamente limitata di ossa”

      [Testo in evidenza a pagina 87]

      “La ricerca del proverbiale ‘anello mancante’ . . . fa sì che la speculazione e il mito fioriscano”

      [Testo in evidenza a pagina 88]

      “Tutti i disegni dell’albero genealogico umano dovranno essere buttati via”

      [Testo in evidenza a pagina 90]

      Non ci sono “sufficienti testimonianze fossili per far uscire le nostre teorie dal mondo della fantasia”

      [Testo in evidenza a pagina 93]

      “Il Ramapithecus non può essere stato il primo rappresentante della linea dell’uomo”

      [Testo in evidenza a pagina 95]

      “Non si ha alcuna evidenza che indichi che l’uomo di Neanderthal fosse in qualche modo inferiore a noi”

      [Testo in evidenza a pagina 98]

      “I posteri si meraviglieranno senz’altro . . . che una teoria così sconclusionata e poco convincente abbia fatto presa con tanta facilità sulle menti del XX secolo”

      [Riquadro/Immagini a pagina 94]

      Un tempo l’Australopithecus era considerato un antenato dell’uomo, “l’anello mancante”. Ora alcuni scienziati convengono che il suo cranio era “inconfondibilmente scimmiesco, non umano”

      [Immagini]

      Cranio di Australopithecus

      Cranio di scimpanzé

      Cranio umano

      [Immagine a pagina 84]

      Poiché fra i viventi non si trova alcun collegamento fra l’uomo e le bestie, gli evoluzionisti speravano di trovarlo fra i fossili

      [Immagine a pagina 86]

      Un evoluzionista ammette: “Non ci sono tracce di cambiamenti biologici nelle dimensioni o nella struttura del cervello da quando l’Homo sapiens comparve nella documentazione fossile”

      [Immagine a pagina 89]

      Su cosa si basano i disegni che raffigurano gli “uomini-scimmia”? Gli evoluzionisti rispondono: “immaginazione”, “per lo più pura fantasia”, “inventati di sana pianta”

      [Immagini a pagina 91]

      Un roditore simile al toporagno è ritenuto un antenato dell’uomo. Ma non c’è alcuna evidenza fossile di una tale parentela

      Questa creatura simile a una scimmia è considerata uno dei nostri antenati. Ma non esiste alcuna testimonianza fossile a sostegno di questa asserzione

      [Immagine a pagina 92]

      Sulla sola base di denti e frammenti di mascelle, il Ramapithecus fu definito ‘il primo rappresentante della famiglia umana’. Ulteriori testimonianze hanno dimostrato che non lo era

      [Immagine a pagina 96]

      Come nella documentazione fossile, anche oggi esistono uomini di varia statura e configurazione ossea. Ma appartengono tutti alla “specie” umana

      [Immagine a pagina 97]

      Gli uomini hanno tutte le caratteristiche di una creazione separata e distinta dalle scimmie

      [Diagramma/Immagine a pagina 90]

      L’uomo di Piltdown fu accettato come “anello mancante” per 40 anni, finché non fu smascherato come una frode. Frammenti di una mandibola e denti di orango erano stati messi insieme a frammenti di un cranio umano

      [Diagramma]

      (Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

      Le parti scure sono frammenti di un cranio umano

      Tutte le parti chiare sono ricostruite in gesso

      Le parti scure sono frammenti di mandibola e denti di un orango

  • Le mutazioni: una base per l’evoluzione?
    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
    • Capitolo 8

      Le mutazioni: una base per l’evoluzione?

      1, 2. Qual è uno dei presunti meccanismi basilari dell’evoluzione?

      C’È UN’ALTRA difficoltà che la teoria dell’evoluzione deve sormontare. In che modo l’evoluzione sarebbe avvenuta? Qual è un meccanismo fondamentale che si ritiene abbia permesso a una forma di vita di evolversi in un’altra? Gli evoluzionisti chiamano in causa vari cambiamenti all’interno del nucleo della cellula. E fra questi i più importanti sono i cambiamenti “accidentali” detti mutazioni. Si pensa che responsabili di queste mutazioni siano in particolare i geni e i cromosomi delle cellule sessuali, dal momento che le relative modificazioni possono essere trasmesse alla progenie.

      2 “Le mutazioni . . . sono la base dell’evoluzione”, dice la World Book Encyclopedia.1 Anche il paleontologo Steven Stanley chiama le mutazioni “la materia prima” dell’evoluzione.2 E il genetista Peo Koller disse che le mutazioni “sono necessarie per il processo evolutivo”.3

      3. Che tipo di mutazioni richiederebbe l’evoluzione?

      3 Ma ai fini dell’evoluzione non va bene una qualsiasi mutazione. Robert Jastrow sottolinea la necessità di “un lento accumulo di mutazioni vantaggiose”.4 E Carl Sagan aggiunge: “Le mutazioni — improvvisi cambiamenti nell’eredità — si riproducono fedelmente. Esse provvedono la materia prima dell’evoluzione. L’ambiente seleziona quelle poche mutazioni che favoriscono la sopravvivenza, col risultato di una serie di lente trasformazioni di una forma di vita nell’altra, l’origine di nuove specie”.5

      4. Quale difficoltà sorge se si asserisce che le mutazioni possano determinare rapidi cambiamenti evolutivi?

      4 C’è anche chi sostiene che le mutazioni possano contribuire a spiegare i rapidi cambiamenti postulati dalla teoria dell’“equilibrio punteggiato”. Scrivendo su Science Digest, John Gliedman ha detto: “I revisionisti dell’evoluzione credono che le mutazioni a livello di importanti geni regolatori possano essere proprio i martelli perforatori genetici necessari alla loro teoria ‘quantistica’ dell’evoluzione per salti”. Ma lo zoologo britannico Colin Patterson ha osservato: “La speculazione ha campo libero. Non sappiamo nulla di questi geni regolatori principali”.6 Ma a parte queste speculazioni, in genere si ritiene che le mutazioni responsabili della presunta evoluzione siano piccoli cambiamenti accidentali che si accumulano in un lungo periodo di tempo.

      5. Cosa provoca le mutazioni?

      5 Cosa provoca le mutazioni? Si pensa che la maggior parte d’esse si verifichi nel normale processo di riproduzione della cellula. Ma esperimenti hanno mostrato che possono anche essere provocate da agenti esterni come radiazioni e sostanze chimiche. Con che frequenza si verificano? Il materiale genetico della cellula si riproduce con notevole fedeltà. Relativamente parlando, in proporzione al numero di cellule che si dividono in un vivente, le mutazioni non sono molto frequenti. Come osserva l’Encyclopedia Americana, la riproduzione “delle catene di DNA che formano un gene è straordinariamente accurata. Gli errori di trascrizione o copiatura sono incidenti rari”.7

      Utili o dannose?

      6, 7. In che misura le mutazioni sono dannose anziché benefiche?

      6 Se uno dei meccanismi dell’evoluzione è rappresentato dalle mutazioni vantaggiose, in che percentuale esse sono tali? Su questo punto fra gli evoluzionisti c’è accordo totale. Per esempio, Carl Sagan afferma: “La maggior parte di esse risulta dannosa o letale”.8 Peo Koller dice: “La maggioranza delle mutazioni sono deleterie per l’individuo portatore del gene mutante. Gli esperimenti hanno rivelato che, per ogni mutazione utile o vantaggiosa, ce ne sono molte migliaia dannose”.9

      7 Perciò, escludendo le mutazioni “neutre”, il numero di quelle dannose supera di migliaia di volte quello delle mutazioni presumibilmente benefiche. “È normale che sia così quando in una qualsiasi struttura altamente organizzata si verificano modificazioni accidentali”, dice l’Encyclopædia Britannica.10 Per questo alle mutazioni sono attribuite centinaia di malattie di origine genetica.11

      8. Quali risultati concreti confermano ciò che dice un’enciclopedia?

      8 Data la natura dannosa delle mutazioni, l’Encyclopedia Americana riconosce: “Il fatto che la maggioranza delle mutazioni sia dannosa per l’organismo sembra difficile da conciliare con l’idea che le mutazioni forniscano la materia prima dell’evoluzione. In effetti i mutanti raffigurati nei testi di biologia sono una raccolta di malformazioni e mostruosità, e, più che un processo costruttivo, la mutazione sembra essere un processo distruttivo”.12 Ogni volta che insetti mutanti sono stati messi a competere con quelli normali, il risultato è stato sempre lo stesso. G. Ledyard Stebbins osservò: “Dopo un numero più o meno grande di generazioni i mutanti vengono eliminati”.13 Non erano in grado di competere perché non costituivano un miglioramento, ma forme degenerate e svantaggiate.

      9, 10. Perché l’ipotesi che le mutazioni determinino l’evoluzione è infondata?

      9 Nel suo libro The Wellsprings of Life (Le sorgenti della vita), lo scrittore scientifico Isaac Asimov ammette: “La maggioranza delle mutazioni sono peggiorative”. Ma poi afferma: “A lungo andare, non c’è dubbio, le mutazioni permettono all’evoluzione di progredire e svilupparsi”.14 Ma è così? Un qualsiasi processo che provocasse danni più di 999 volte su 1.000 sarebbe ritenuto benefico? Volendo costruire una casa, vi rivolgereste a un costruttore che, per ogni lavoro fatto bene, ne facesse migliaia di altri male? Se un automobilista prendesse migliaia di decisioni sbagliate per ogni decisione giusta, andreste in macchina con lui? Se un chirurgo commettesse migliaia di errori per ogni intervento riuscito, vi fareste operare da lui?

      10 Una volta il genetista Dobzhansky disse: “È difficile che un incidente, un cambiamento casuale, in un meccanismo delicato lo migliori. È improbabile che infilando una bacchetta nel meccanismo di un orologio o in un apparecchio radio lo si faccia funzionare meglio”.15 Perciò chiedetevi: È ragionevole credere che tutte le cellule, gli organi, gli arti e i processi straordinariamente complessi che esistono nei viventi siano stati costruiti da un meccanismo demolitore?

      Le mutazioni producono qualcosa di nuovo?

      11-13. Le mutazioni producono mai qualcosa di nuovo?

      11 Se anche tutte le mutazioni fossero vantaggiose, potrebbero produrre qualcosa di nuovo? No. Una mutazione può solo determinare la variazione di una caratteristica già esistente. Produce varietà, ma mai qualcosa di nuovo.

      12 La World Book Encyclopedia fa l’esempio di ciò che potrebbe avvenire grazie a una mutazione favorevole: “Una pianta in una zona arida potrebbe avere un gene mutante che le fa sviluppare radici più estese e più forti. La pianta avrebbe maggiori probabilità di sopravvivere rispetto ad altre piante della sua specie, perché le sue radici potrebbero assorbire più acqua”.16 Ma sarebbe forse comparso qualcosa di nuovo? No, la pianta è sempre la stessa. Non si sta evolvendo in qualcos’altro.

      13 Le mutazioni possono cambiare il colore o la struttura dei capelli di una persona. Ma i capelli rimangono sempre capelli. Non si trasformeranno mai in penne. Le mutazioni possono cambiare la conformazione di una mano, producendo dita anormali. A volte può anche svilupparsi una mano con sei dita o con qualche altra malformazione. Ma è sempre una mano. Non diventa mai qualcos’altro. Nulla di nuovo sta venendo all’esistenza, né mai potrà.

      Esperimenti con la drosofila

      14, 15. Cos’hanno rivelato decenni di esperimenti con la drosofila?

      14 Per quanto riguarda le mutazioni, pochi esperimenti possono uguagliare quelli estesamente condotti sul comune moscerino della frutta, la Drosophila melanogaster. Sin dai primi del Novecento gli scienziati hanno esposto milioni di questi insetti ai raggi X. Ciò ha intensificato la frequenza delle mutazioni di oltre un centinaio di volte rispetto al normale.

      15 Dopo tutti questi decenni, quali sono stati i risultati degli esperimenti? Dobzhansky ne menzionò uno: “I ben definiti mutanti della Drosophila, oggetto di gran parte delle ricerche classiche in campo genetico, sono, quasi senza eccezioni, inferiori per vitalità, fecondità e longevità all’insetto normale libero”.17 Un altro risultato è stato che le mutazioni non hanno mai prodotto alcunché di nuovo. Le drosofile presentavano malformazioni alle ali, alle zampe, al corpo e d’altro genere, ma restavano sempre drosofile. E, accoppiando fra loro gli insetti mutanti, si è riscontrato che, dopo un certo numero di generazioni, ricominciavano a nascere drosofile normali. Allo stato naturale, queste drosofile normali avrebbero infine avuto la meglio sui mutanti più deboli, sopravvivendo e perpetuando la drosofila nella sua forma originaria.

      16. In che modo il codice ereditario contribuisce alla preservazione degli organismi?

      16 Il codice ereditario, il DNA, ha la straordinaria capacità di riparare i propri danni genetici. Questo contribuisce alla preservazione del tipo di organismo che vi è codificato. Un articolo della rivista Le Scienze parla di come “la vita di ogni organismo e la sua continuità di generazione in generazione” siano garantite da “enzimi che, ininterrottamente, riparano le lesioni genetiche”. Nell’articolo si afferma: “In particolare, un danno significativo alle molecole di DNA può indurre una risposta di emergenza in cui vengono sintetizzate maggiori quantità degli enzimi di riparazione”.18

      17. Perché Goldschmidt fu deluso dagli esperimenti sulle mutazioni?

      17 Nel libro Darwin Retried, l’autore narra quanto segue a proposito del defunto e stimato genetista Richard Goldschmidt: “Dopo aver osservato per molti anni le mutazioni della drosofila, Goldschmidt cadde nella disperazione. I cambiamenti, con suo disappunto, erano così irrimediabilmente piccoli che, anche se in uno stesso esemplare si fossero verificate mille mutazioni, non ci sarebbe ugualmente stata nessuna nuova specie”.19

      La Biston betularia

      18, 19. Cosa si asserisce riguardo alla Biston betularia, e perché?

      18 Nei testi evoluzionistici la Biston betularia (una farfalla conosciuta anche come “geometra delle betulle”) dell’Inghilterra è spesso citata come un moderno esempio di evoluzione in atto. La International Wildlife Encyclopedia dice: “Questo è il più sensazionale cambiamento evolutivo che l’uomo abbia mai potuto osservare”.20 Jastrow, nel suo libro Red Giants and White Dwarfs, dopo aver ricordato il tormento di Darwin per non aver potuto dimostrare nemmeno un caso di evoluzione delle specie, aggiunge: “Se l’avesse saputo, aveva a portata di mano un esempio che gli avrebbe fornito la prova che cercava. Si trattava di un caso straordinariamente raro”.21 Il caso in questione era naturalmente quello della farfalla suddetta.

      19 Che cosa è successo alla Biston betularia? All’inizio la varietà più chiara di questa farfalla era più diffusa di quella scura. La varietà chiara si confondeva meglio col colore chiaro del tronco degli alberi ed era quindi più protetta dall’insidia degli uccelli. Ma in seguito, dopo anni e anni di inquinamento industriale, il tronco degli alberi si fece più scuro. Ora il colore chiaro delle farfalle era diventato un pericolo, perché gli uccelli le individuavano più rapidamente e le mangiavano. Di conseguenza la varietà più scura della Biston betularia, ritenuta un mutante, sopravvisse più agevolmente perché gli uccelli avevano difficoltà a individuarla sugli alberi anneriti dalla fuliggine. La varietà più scura divenne presto quella dominante.

      20. In che modo un periodico medico inglese ha fatto notare che la Biston betularia non si stava evolvendo?

      20 Ma la Biston betularia si stava forse evolvendo in qualche altro tipo di insetto? No, era sempre la stessa farfalla, semplicemente di colore diverso. Pertanto il periodico medico inglese On Call ha criticato il ricorso a questo esempio come presunta prova dell’evoluzione, dicendo: “Questa è un’ottima dimostrazione del ruolo del mimetismo, ma, dal momento che si inizia e si finisce con farfalle senza assistere alla formazione di alcuna nuova specie, è piuttosto irrilevante come prova dell’evoluzione”.22

      21. Cosa si può dire circa la presunta capacità dei germi di sviluppare una resistenza agli antibiotici?

      21 L’errata asserzione che la Biston betularia si stia evolvendo è comune a vari altri casi. Per esempio, dato che alcuni germi si sono rivelati resistenti agli antibiotici, c’è chi parla di evoluzione in atto. Ma i germi più resistenti sono sempre i medesimi germi: non si stanno evolvendo in qualcos’altro. E si riconosce pure che il cambiamento potrebbe essere stato determinato non da mutazioni, ma dal fatto che alcuni germi erano immuni fin dall’inizio. Quando gli altri sono stati uccisi dai farmaci, quelli immuni si sono moltiplicati acquistando il predominio. Il libro Evoluzione dallo spazio dice: “Dubitiamo però che in questi casi possa trovarsi qualcosa di più della selezione di geni già esistenti”.23

      22. Il fatto che alcuni insetti risultino immuni agli insetticidi significa che si stiano evolvendo?

      22 Lo stesso processo può essersi verificato anche nel caso di certi insetti risultati immuni a determinati insetticidi. Questi veleni o uccidevano gli insetti con cui venivano in contatto o risultavano inefficaci contro di loro. Gli insetti morti non potevano ovviamente sviluppare alcuna resistenza al veleno. La sopravvivenza degli altri poteva significare che erano immuni già dall’inizio. Questa immunità è un fattore genetico presente in certi insetti ma non in altri. In ogni caso, gli insetti rimanevano della stessa specie. Non si evolvevano in qualcos’altro.

      “Secondo la loro specie”

      23. Quale norma di Genesi è stata confermata anche dalle mutazioni?

      23 Ancora una volta le mutazioni confermano quanto formulato nel primo capitolo di Genesi: I viventi si riproducono solo “secondo la loro specie”. La ragione è che il codice genetico impedisce alla pianta o all’animale di discostarsi troppo dalla media. Può esserci un’ampia varietà (come si vede, ad esempio, fra gli uomini, fra i gatti o fra i cani), ma non fino al punto che un organismo vivente possa trasformarsi in un altro. Ciò è confermato da tutti gli esperimenti condotti sulle mutazioni. Viene anche confermata la legge della biogenesi, secondo cui la vita deriva solo da altra vita preesistente e l’organismo genitore e la sua progenie sono della stessa “specie”.

      24. In che modo esperimenti di riproduzione controllata hanno confermato che i viventi si riproducono solo “secondo la loro specie”?

      24 Ciò è confermato anche dagli esperimenti di riproduzione controllata. Mediante incroci, gli scienziati hanno cercato di produrre continue variazioni in diversi animali e piante. Volevano vedere se col tempo potevano produrre nuove forme di vita. Qual è stato il risultato? Il periodico On Call riferisce: “Gli esperti nel campo della riproduzione controllata riscontrano di solito che dopo alcune generazioni si raggiunge un optimum oltre il quale sono impossibili ulteriori miglioramenti, e che non si è formata nessuna nuova specie . . . Anziché sostenere l’evoluzione, quindi, le tecniche di riproduzione controllata sembrerebbero smentirla”.24

      25, 26. Cosa dicono alcune pubblicazioni scientifiche circa i limiti riproduttivi dei viventi?

      25 Più o meno la stessa cosa fa notare la rivista Science: “Le specie hanno in effetti la capacità di subire lievi modificazioni nelle loro caratteristiche fisiche e d’altro genere, ma questa capacità è limitata, e a lungo andare si riflette in una oscillazione intorno a valori medi”.25 Pertanto ciò che i viventi ereditano non è la possibilità di continuare a cambiare, ma, piuttosto, (1) stabilità e (2) un campo di variabilità limitato.

      26 Il libro Molecules to Living Cells (Dalle molecole alle cellule viventi) quindi afferma: “Le cellule di una carota o del fegato di un topo mantengono stabilmente la rispettiva identità tessutale e organica dopo innumerevoli cicli di riproduzione”.26 E Symbiosis in Cell Evolution (Simbiosi nell’evoluzione della cellula) dice: “Tutta la vita . . . si riproduce con incredibile fedeltà”.27 Anche Scientific American osserva: “I viventi differiscono enormemente per forma, ma questa è straordinariamente costante entro qualsiasi data linea di discendenza: i maiali rimangono maiali e le querce rimangono querce una generazione dopo l’altra”.28 E uno scrittore scientifico ha osservato: “I rosai portano sempre rose, mai camelie. E le capre danno alla luce capretti, mai agnelli”. Le mutazioni, conclude, “non possono spiegare l’evoluzione nel suo insieme, cioè perché esistano pesci, rettili, uccelli e mammiferi”.29

      27. Che errore commise Darwin nell’interpretare i risultati delle sue osservazioni sui fringuelli delle Galápagos?

      27 La variabilità nell’ambito della specie permette di spiegare qualcosa che contribuì a formare l’ipotesi evoluzionistica nella mente di Darwin. Quando si trovava nelle Galápagos, Darwin osservò dei fringuelli. Questi uccelli discendevano da quelli del continente sudamericano, da dove a quanto pare erano migrati. Ma presentavano curiose differenze, ad esempio nella forma del becco. Darwin lo interpretò come un caso di evoluzione in corso. Ma in effetti non era altro che uno dei tanti esempi di varietà nell’ambito di una specie, consentito dalla struttura genetica individuale. I fringuelli erano ancora fringuelli. Non si stavano trasformando in qualcos’altro, né l’avrebbero mai fatto.

      28. Perché si può quindi dire che i fatti scientifici sono in piena armonia con la norma menzionata in Genesi: “secondo la loro specie”?

      28 Ciò che dice Genesi è pertanto in piena armonia con i fatti scientifici. Quando si piantano dei semi, essi producono solo “secondo la loro specie”, così che si può piantare un giardino certi della fidatezza di questa legge. Quando una gatta partorisce, i piccoli sono sempre gattini. Quando gli esseri umani divengono genitori, i figli sono sempre creature umane. Ci sono variazioni di colore, dimensioni e forma, ma sempre nei limiti della specie. Personalmente avete mai visto qualcosa di diverso? Nemmeno ad altri è capitato di vederlo.

      Non sono una base per l’evoluzione

      29. Cosa disse delle mutazioni un biologo francese?

      29 La conclusione è chiara. Indipendentemente dalla loro quantità, i cambiamenti genetici accidentali non possono trasformare una specie vivente in un’altra. Il biologo francese Jean Rostand una volta disse: “No, non riesco proprio a convincermi che questi ‘scivoloni’ genetici siano stati in grado, anche con l’aiuto della selezione naturale, anche col vantaggio degli immensi periodi di tempo a disposizione dell’evoluzione, di produrre il mondo intero, con la sua profusione di forme strutturali e i suoi perfezionamenti, i suoi straordinari ‘adattamenti’”.30

      30. Che commento fece un genetista riguardo alle mutazioni?

      30 In modo analogo, il genetista C. H. Waddington disse a proposito delle capacità attribuite alle mutazioni: “Questa è in realtà la teoria secondo cui, partendo con quattordici righe qualsiasi in inglese coerente e cambiando una lettera alla volta — conservando solo quelle parti che hanno ancora un senso — si finirà per comporre uno dei sonetti di Shakespeare. . . . mi sembra una logica folle, e penso che dovremmo poter fare di meglio”.31

      31. Come è stata definita da uno scienziato l’ipotesi che le mutazioni siano la materia prima dell’evoluzione?

      31 La verità, come dichiara il prof. John Moore, è questa: “Se rigorosamente esaminata e analizzata, qualsiasi asserzione dogmatica . . . secondo cui le mutazioni genetiche siano la materia prima di un qualunque processo evolutivo che implichi la selezione naturale è l’espressione di un mito”.32

      [Testo in evidenza a pagina 99]

      “Le mutazioni . . . sono la base dell’evoluzione”

      [Testo in evidenza a pagina 100]

      Le mutazioni sono paragonate a “incidenti” nel meccanismo genetico. Ma gli incidenti sono dannosi, non benefici

      [Testo in evidenza a pagina 101]

      “Più che un processo costruttivo, la mutazione sembra essere un processo distruttivo”

      [Testo in evidenza a pagina 105]

      ‘Anche se in uno stesso esemplare si verificassero mille mutazioni, non ci sarebbe ugualmente nessuna nuova specie’

      [Testo in evidenza a pagina 107]

      “È piuttosto irrilevante come prova dell’evoluzione”

      [Testo in evidenza a pagina 107]

      Le mutazioni confermano che i viventi si riproducono solo “secondo la loro specie”

      [Testo in evidenza a pagina 108]

      “Anziché sostenere l’evoluzione, . . . le tecniche di riproduzione controllata sembrerebbero smentirla”

      [Testo in evidenza a pagina 109]

      “I maiali rimangono maiali e le querce rimangono querce una generazione dopo l’altra”

      [Testo in evidenza a pagina 110]

      Le mutazioni “non possono spiegare l’evoluzione nel suo insieme”

      [Testo in evidenza a pagina 110]

      “Mi sembra una logica folle, e penso che dovremmo poter fare di meglio”

      [Riquadro/Immagine alle pagine 112 e 113]

      Quale corrisponde ai fatti?

      Dopo aver letto i capitoli precedenti, è opportuno chiedersi: Quale delle due — evoluzione o creazione — corrisponde ai fatti? Le colonne sottostanti riportano lo schema evolutivo, quello creativo e i fatti come risultano nella realtà.

      Schema evolutivo Schema creativo Realtà dei fatti

      La vita è nata per La vita deriva solo (1) La vita

      caso dalla materia da vita precedente; deriva solo da

      inanimata per creata in origine vita precedente;

      evoluzione chimica da un Creatore (2) la formazione

      (generazione intelligente accidentale del

      spontanea) complesso codice

      genetico è

      impossibile

      I fossili I fossili I fossili

      dovrebbero mostrare: dovrebbero mostrare: mostrano:

      (1) l’origine (1) l’improvvisa (1) l’improvvisa

      graduale comparsa di comparsa di

      di forme di forme complesse; numerose forme

      vita semplici; (2) un netto divario di vita complesse;

      (2) forme di fra le specie (2) ogni nuova

      transizione principali; nessun specie distinta

      anello di dalle precedenti;

      congiunzione nessun anello

      di congiunzione

      Graduale comparsa Nessuna comparsa Nessuna comparsa

      di nuove specie; graduale di nuove graduale di nuove

      abbozzi di specie; assenza di specie, pur

      ossa e organi ossa o organi esistendo molte

      incompleti incompleti: ogni varietà; assenza

      in vari stadi parte completamente di ossa o organi

      di transizione formata incompleti

      Mutazioni: risultato Mutazioni: dannose Le piccole

      finale vantaggioso; per le forme di mutazioni

      determinano nuove vita complesse; sono dannose,

      caratteristiche non producono nulla le grandi sono

      di nuovo letali; non

      producono mai

      nulla di nuovo

      Origine graduale Civiltà: La civiltà

      della civiltà da contemporanea appare con l’uomo;

      inizi rozzi e all’uomo; eventuali

      primitivi complessa fin cavernicoli erano

      dall’inizio contemporanei alla

      civiltà

      Evoluzione del Linguaggio: Il linguaggio è

      linguaggio da contemporaneo contemporaneo

      semplici suoni all’uomo; lingue all’uomo; lingue

      animaleschi alle antiche complesse antiche più

      complesse lingue e complete complesse di

      moderne quelle moderne

      Comparsa dell’uomo Comparsa dell’uomo Gli scritti più

      milioni di anni fa circa 6.000 anni fa antichi risalgono

      solo a circa 5.000

      anni fa

      ...La conclusione logica

      Mettendo evoluzione e creazione a confronto con la realtà, non è evidente quale delle due corrisponde ai fatti e quale si scontra con essi? Sia le testimonianze del mondo vivente che quelle della documentazione fossile relativa a forme di vita esistite molto tempo fa portano alla stessa conclusione: la vita è stata creata; non si è evoluta.

      La vita non ha quindi avuto origine in qualche ignoto “brodo” primordiale. Gli uomini non derivano da antenati scimmieschi. Le numerose forme di vita furono invece create come famiglie distinte. Ciascuna poteva moltiplicarsi dando vita a una grande varietà in seno alla propria “specie”, ma non poteva varcare il confine che separa una specie dall’altra. Questo confine, come si vede chiaramente fra i viventi, è garantito dalla sterilità. E la separazione fra le specie è assicurata dal caratteristico codice genetico di ciascuna.

      Ma, oltre alla corrispondenza fra la realtà e le previsioni in base allo schema creativo, ci sono molte altre testimonianze dell’esistenza di un Creatore. Si pensi allo straordinario progetto e alla complessità delle cose che si trovano sulla terra e nel resto dell’universo. Anche queste attestano l’esistenza di un’Intelligenza suprema. Nei capitoli successivi prenderemo in esame alcune di queste meraviglie, dal maestoso universo alle complesse strutture del mondo microscopico.

      [Immagini a pagina 102]

      Vi rivolgereste a un costruttore che, per ogni lavoro fatto bene, ne facesse migliaia di altri male?

      Se un automobilista prendesse migliaia di decisioni sbagliate per ogni decisione giusta, andreste in macchina con lui?

      Se un chirurgo commettesse migliaia di errori per ogni intervento riuscito, vi fareste operare da lui?

      [Immagine a pagina 103]

      Dobzhansky: “È improbabile che infilando una bacchetta . . . in un apparecchio radio lo si faccia funzionare meglio”

      [Immagini a pagina 104]

      Gli esperimenti con le drosofile hanno prodotto molti mutanti deformi, ma le drosofile sono rimaste sempre drosofile

      Drosofile mutanti

      Drosofila normale

      [Immagine a pagina 106]

      Il cambiamento di colore della Biston betularia non è un esempio di evoluzione, ma semplice varietà in seno a una stessa specie

      [Immagine a pagina 108]

      La famiglia dei cani comprende molte varietà, ma i cani rimangono sempre cani

      [Immagine a pagina 109]

      Nella famiglia umana c’è un’ampia varietà, ma gli essere umani possono riprodursi solo “secondo la loro specie”

      [Immagine a pagina 111]

      I fringuelli che Darwin osservò nelle Galápagos rimangono sempre fringuelli; ciò che osservò era quindi un esempio di varietà, non di evoluzione

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