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  • Meraviglie viventi
    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
    • Capitolo 11

      Meraviglie viventi

      1, 2. (a) Cosa mostra che gli scienziati riconoscono la necessità di un progettista? (b) Dov’è, però, che si contraddicono?

      QUANDO gli antropologi, nel corso dei loro scavi, trovano una selce triangolare aguzza, concludono che dev’essere stata ideata da qualcuno che intendeva farne la punta di una freccia. Questi oggetti progettati con uno scopo, affermano gli scienziati, non possono essere frutto del caso.

      2 Spesso, però, quando si tratta di viventi, non viene seguita la stessa logica. Un progettista non è più ritenuto necessario. Ma il più semplice organismo unicellulare, o anche solo il DNA che ne racchiude il codice genetico, è assai più complesso di una selce sagomata. Eppure gli evoluzionisti insistono nel dire che queste cose non hanno avuto un progettista, ma che si sono formate per una serie di eventi casuali.

      3. Di quale necessità era consapevole Darwin, e come cercò di risolvere il problema?

      3 Darwin, comunque, riconobbe la necessità di una forza strutturatrice e ne affidò il compito alla selezione naturale. “Si può dire”, affermò, “che la selezione naturale sottoponga a scrutinio, giorno per giorno e ora per ora, le più lievi variazioni in tutto il mondo, scartando ciò che è cattivo, conservando e sommando tutto ciò che è buono”.1 Questa opinione, però, va ora perdendo consensi.

      4. Quale cambiamento di opinione è in atto a proposito della selezione naturale?

      4 Come riferisce Stephen Gould, ora molti evoluzionisti sostengono che “quantità sostanziali di mutamento genetico potrebbero non essere soggette alla selezione naturale e potrebbero diffondersi in modo casuale all’interno di popolazioni”.2 Gordon Taylor è d’accordo e dice: “La selezione naturale spiega una piccola parte di ciò che avviene: il grosso resta da spiegare”.3 Il geologo David Raup afferma: “Attualmente un’importante alternativa alla selezione naturale ha a che fare con gli effetti del puro caso”.4 Ma il “puro caso” è progettista? È in grado di produrre le complesse strutture in cui si articola la vita?

      5. Cosa ammette uno zoologo circa il progetto e il suo ideatore?

      5 Lo zoologo Richard Lewontin dice che gli organismi “sembrano essere stati progettati con arte e attenzione”. Li definisce “la massima prova dell’esistenza di un Supremo Architetto”.5 Sarà utile considerare alcuni aspetti di questa prova.

      Il mondo microscopico

      6. Gli organismi unicellulari sono davvero semplici?

      6 Cominciamo dai più piccoli organismi viventi, quelli unicellulari. Secondo un biologo, gli animali unicellulari sono in grado di “procurarsi il cibo, digerirlo, eliminare i rifiuti, spostarsi, costruire abitazioni, svolgere un’attività sessuale”, e, pur “senza tessuti, senza organi, senza un cuore e senza una mente, in realtà hanno tutto ciò che abbiamo noi”.6

      7. Come e a che scopo le diatomee producono una sostanza vetrosa, e che importanza rivestono per la vita marina?

      7 Le diatomee, organismi unicellulari, utilizzano il silicio e l’ossigeno dell’acqua di mare per produrre una sostanza vetrosa con la quale costruiscono minuscole “scatolette” che contengono la loro verde clorofilla. Uno studioso ne esalta sia la bellezza che l’importanza dicendo: “Queste foglie verdi racchiuse in cofanetti costituiscono i nove decimi dell’alimento base di tutto ciò che vive nei mari”. Il valore alimentare delle diatomee è in gran parte dovuto all’olio che esse producono, e che serve anche a farle galleggiare vicino alla superficie dove la loro clorofilla può usufruire della luce del sole.

      8. Quali complesse forme possono assumere i gusci delle diatomee?

      8 I loro splendidi cofanetti vitrei, dice questo stesso studioso, si presentano in una “sbalorditiva varietà di forme — circolare, quadrata, romboidale, triangolare, ellittica, rettangolare — sempre squisitamente decorati con incisioni geometriche. Sono filigrane in vetro puro di una finezza tale che, per entrare negli spazi vuoti, un capello umano dovrebbe essere diviso in quattrocento parti nel senso della lunghezza”.7

      9. Cosa si può dire della complessità di certe abitazioni costruite dai radiolari?

      9 Un gruppo di organismi animali che vivono negli oceani, i radiolari, producono anch’essi una sostanza vetrosa con cui costruiscono “formazioni silicee a raggiera, con lunghi e sottili elementi spiniformi, trasparenti, che si irradiano da una sfera centrale di cristallo”. Oppure “puntelli di vetro formano esagoni che sostengono semplici cupole geodetiche”. Riguardo a un particolare costruttore microscopico è stato detto: “Questo superarchitetto non si accontenta di una sola cupola geodetica; possiede tre cupole silicee concentriche ricamate a merletto”.8 Le parole non bastano per descriverne gli splendidi disegni: bisogna vederli.

      10, 11. (a) Che struttura hanno le spugne, e cosa fanno le singole cellule quando la coesione di una spugna viene completamente infranta? (b) A quale domanda circa lo scheletro delle spugne gli evoluzionisti non sanno rispondere, ma cosa sappiamo?

      10 Le spugne sono formate da milioni di cellule scarsamente differenziate. Un testo universitario spiega: “Le cellule non sono organizzate in tessuti od organi, pur esistendo fra di loro un qualche sistema di riconoscimento che le tiene unite e le organizza”.9 Se si fa passare una spugna attraverso un setaccio finissimo suddividendola così nei suoi milioni di cellule, queste cellule si riorganizzeranno e riformeranno la spugna. Certe spugne costruiscono scheletri vitrei di grande bellezza. Una delle più straordinarie è la “navicella di Venere”.

      11 Al riguardo, uno studioso dice: “Quando osserviamo lo scheletro complesso di una spugna, come quello, formato di spicole silicee, noto come ‘navicella di Venere’ (Euplectella), la nostra immaginazione rimane confusa. Come è possibile che cellule microscopiche quasi indipendenti abbiano collaborato nella secrezione di un milione di frammenti vitrei e abbiano costruito una struttura tanto bella e complessa? Non lo sappiamo”.10 Ma una cosa sappiamo: non è probabile che il progetto sia da attribuirsi al caso.

      Collaborazione

      12. Cosa si intende per simbiosi, e quali ne sono alcuni esempi?

      12 Si conoscono molti casi di organismi che sembrano essere stati progettati per vivere insieme in coppia. Questa collaborazione è chiamata simbiosi (“vita insieme”). Certi fichi e certe vespe hanno bisogno gli uni delle altre per potersi riprodurre. Le termiti mangiano il legno, ma, per digerirlo, hanno bisogno dei protozoi che vivono nel loro corpo. In modo analogo, bovini, capre e cammelli non potrebbero digerire la cellulosa contenuta nell’erba senza l’aiuto di batteri e protozoi che vivono in essi. In un periodico scientifico si legge: “La parte dello stomaco di una mucca, dove avviene questa particolare digestione ha un volume di circa 136 litri e contiene 10 [miliardi] di microrganismi per ogni goccia”.11 L’associazione di un’alga con un fungo dà vita ai licheni. Solo così possono crescere sulla nuda roccia e cominciare a trasformarla in suolo.

      13. Quali domande fa sorgere la collaborazione fra certe formiche e le acacie?

      13 Certe formiche del genere Pseudomyrma vivono nelle spine cave delle acacie. Tengono lontani dall’albero gli insetti che divorano le foglie, e recidono e uccidono le piante rampicanti che cercano di avvolgere l’albero. In cambio l’albero secerne un liquido zuccherino che piace alle formiche, e produce anche piccoli pseudofrutti che le formiche utilizzano come cibo. Ha cominciato la formica a proteggere l’albero e poi l’albero l’ha ricompensata con i frutti? O l’albero ha prodotto i frutti per la formica e quindi questa lo ha ringraziato proteggendolo? O le due cose si sono verificate insieme per puro caso?

      14. Quali particolari accorgimenti e meccanismi usano i fiori per attrarre gli insetti che provvedono all’impollinazione?

      14 Esistono molti esempi di tale collaborazione fra insetti e fiori. Gli insetti impollinano i fiori, e in cambio i fiori forniscono agli insetti polline e nettare. Alcuni fiori producono due tipi di polline. Uno feconda i semi, l’altro è sterile, ma nutre gli insetti che visitano il fiore. Molti fiori hanno segni e odori speciali che guidano gli insetti fino al nettare. Strada facendo, gli insetti impollinano il fiore. Certi fiori sono dotati di meccanismi a scatto. Quando gli insetti toccano il fermo, il congegno scatta ed essi vengono colpiti dalle antere contenenti il polline.

      15. In che modo l’Aristolochia si assicura l’impollinazione incrociata, e a quali domande dà luogo questo?

      15 Per esempio, l’Aristolochia non può autofecondarsi, ma ha bisogno che insetti le portino il polline da un altro fiore. Il fiore di questa pianta ha una corolla tubolare rivestita di cera. Gli insetti, attratti dall’odore del fiore, atterrano sulla corolla e precipitano lungo la parete scivolosa, finendo in un ricettacolo sul fondo. Gli stigmi maturi ricevono il polline portato dagli insetti, e così ha luogo l’impollinazione. Ma per altri tre giorni gli insetti restano intrappolati lì da setole e dalle pareti ricoperte di cera. A quel punto il polline del fiore giunge a maturazione e imbratta gli insetti. Solo allora le setole si afflosciano, e lo scivolo incerato si piega fino a trovarsi in piano. Gli insetti escono e, con la nuova scorta di polline, volano su un altro fiore dello stesso tipo per impollinarlo. Agli insetti la visita di tre giorni non dispiace, dato che possono banchettare col nettare conservato lì per loro. Tutto questo è avvenuto per caso? O è da attribuirsi a un progetto intelligente?

      16. Cosa fanno certe orchidee per farsi impollinare?

      16 I petali di certe orchidee del genere Ophrys riproducono le sembianze di una vespa femmina, completa di occhi, antenne e ali. Emanano addirittura l’odore di una femmina pronta per l’accoppiamento! Il maschio va per accoppiarsi, e invece impollina il fiore. Un’altra orchidea, del genere Coryanthes, produce un nettare fermentato che fa barcollare l’ape; l’insetto scivola in un piccolo secchiello di liquido e, per uscirne, è costretto a strisciare sotto una protuberanza che lo cosparge di polline.

      “Fabbriche” naturali

      17. In che modo foglie e radici collaborano per nutrire le piante?

      17 Direttamente o indirettamente, le foglie verdi delle piante nutrono il mondo. Ma non possono funzionare senza l’aiuto di sottili radici. Milioni di piccole radici — ciascuna munita in punta di una cuffia protettiva lubrificata — si fanno strada nel suolo. Peli radicali situati dietro la cuffia oleosa assorbono acqua e minerali, che, percorrendo minuscoli canali nell’alburno, raggiungono le foglie. Nelle foglie vengono prodotti zuccheri e amminoacidi, e queste sostanze nutritizie vengono inviate in tutto l’albero, radici comprese.

      18. (a) Come fa l’acqua a salire dalle radici fino alle foglie, e cosa mostra che questo sistema è più che soddisfacente? (b) Cos’è la traspirazione, e come contribuisce al ciclo dell’acqua?

      18 Certe caratteristiche dell’apparato circolatorio degli alberi e delle piante sono così sbalorditive che molti scienziati le considerano quasi un miracolo. Innanzi tutto, come fa l’acqua a essere pompata fino ad altezze di 60-90 metri dal suolo? Inizialmente sale per la pressione a cui è sottoposta nelle radici, ma nel fusto interviene un altro meccanismo. Le molecole d’acqua aderiscono per coesione. Grazie a questa coesione, man mano che l’acqua evapora dalle foglie le sottili colonne d’acqua vengono sollevate come funi, funi che vanno dalle radici alle foglie, a una velocità di circa 60 metri l’ora. Si pensa che questo sistema potrebbe sollevare l’acqua in un albero alto più di tre chilometri! Man mano che l’acqua in eccesso evapora dalle foglie (processo detto di traspirazione), miliardi di tonnellate d’acqua vengono restituite all’aria per ricadere poi come pioggia: un sistema progettato alla perfezione!

      19. A quale funzione essenziale assolve la collaborazione fra certe radici e certi batteri?

      19 C’è dell’altro. Per produrre i necessari amminoacidi, le foglie hanno bisogno di assorbire dal suolo nitrati e nitriti. In parte questi si accumulano nel suolo grazie ai fulmini e a certi batteri liberi. Composti dell’azoto vengono anche prodotti in quantità adeguate da leguminose come i piselli, il trifoglio, i fagioli e l’erba medica. Certi batteri penetrano nelle loro radici, che forniscono loro carboidrati, e i batteri trasformano, o fissano, l’azoto del suolo in nitrati e nitriti utilizzabili, producendone intorno ai 225 chilogrammi per ettaro all’anno.

      20. (a) Cosa fa la fotosintesi, dove ha luogo e chi ne comprende il processo? (b) Cosa ha detto in merito un biologo? (c) Come si potrebbero definire le piante verdi? Sotto quali aspetti eccellono, e quali domande è opportuno farsi?

      20 C’è dell’altro ancora. Le foglie verdi utilizzano l’energia del sole, l’anidride carbonica dell’aria e l’acqua assorbita dalle radici per produrre zucchero e liberare ossigeno. Questo processo è chiamato fotosintesi, e ha luogo in elementi cellulari chiamati cloroplasti, così piccoli che ce ne starebbero 400.000 sul punto alla fine di questa frase. Questo processo non è pienamente compreso dagli scienziati. “La fotosintesi comporta una settantina di diverse reazioni chimiche”, dice un biologo. “È qualcosa di veramente miracoloso”.12 Le piante verdi sono state definite le “fabbriche” della natura: belle, silenziose, non inquinanti, producono ossigeno, riciclano l’acqua e sfamano il mondo. Sono opera del caso? È credibile un’asserzione del genere?

      21, 22. (a) Cos’hanno detto due insigni scienziati a proposito dell’intelligenza manifesta nel mondo della natura? (b) Quale ragionamento fa la Bibbia al riguardo?

      21 Alcuni dei più famosi scienziati del mondo stentano a crederci. Vedono nel mondo della natura l’impronta di una intelligenza. Robert A. Millikan, premio Nobel per la fisica, pur credendo nell’evoluzione disse a un convegno dell’American Physical Society: “C’è una Divinità che plasma i nostri fini . . . una filosofia puramente materialistica, secondo me, è il massimo della non intelligenza. I saggi di tutte le epoche hanno sempre visto abbastanza da manifestare come minimo uno spirito riverente”. Nel suo discorso citò le famose parole di Albert Einstein, che disse di aver cercato “umilmente di comprendere una parte sia pure infinitesima dell’intelligenza manifesta nella natura”.13

      22 Tutto intorno a noi vediamo testimonianze di un progetto, con un’infinita varietà e una straordinaria complessità, a indicare l’esistenza di un’intelligenza superiore. A questa conclusione fa eco la Bibbia, che attribuisce il progetto a un Creatore le cui “invisibili qualità, perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte, così che sono inescusabili”. — Romani 1:20.

      23. A quale ragionevole conclusione perviene il salmista?

      23 Con tutte le evidenze di un progetto nelle forme di vita che ci circondano, sembra davvero ‘inescusabile’ attribuire tutto ciò al cieco caso. Non è certo irragionevole da parte del salmista attribuirne il merito a un Creatore intelligente, quando dice: “Quanto numerose sono le tue opere, o Geova! Le hai fatte tutte in sapienza. La terra è piena delle tue produzioni. In quanto a questo mare così grande e ampio, lì ci sono cose che si muovono senza numero, creature viventi, sia piccole che grandi”. — Salmo 104:24, 25.

      [Testo in evidenza a pagina 151]

      “La fotosintesi comporta una settantina di diverse reazioni chimiche. È qualcosa di veramente miracoloso”

      [Riquadro/Immagini alle pagine 148 e 149]

      La sorprendente struttura dei semi

      Semi maturi e pronti per partire!

      Una varietà di meccanismi ingegnosi provvede alla disseminazione. I semi dell’orchidea sono così leggeri che fluttuano nell’aria come particelle di polvere. Quelli del dente di leone (o “soffione”) sono dotati di paracadute, mentre quelli dell’acero hanno ali e svolazzano come farfalle. Certe piante acquatiche producono semi dotati di galleggianti ad aria che permettono loro di navigare.

      Alcune piante hanno baccelli che, aprendosi di scatto, catapultano i semi. I semi delle amamelidi vengono prima compressi e poi sparati fuori dal frutto, come i semi di cocomero che i bambini si divertono a schiacciare fra il pollice e l’indice. E il cocomero asinino (detto anche “schizzetto”) sfrutta un principio idraulico. Man mano che cresce, le pareti si ispessiscono verso l’interno, comprimendo sempre più la parte centrale liquida; quando i semi sono maturi, la pressione è tale che fa saltare il picciolo come il tappo di sughero di una bottiglia, e i semi vengono sparati fuori.

      [Immagini]

      Dente di leone

      Acero

      Cocomero asinino

      Semi che misurano le precipitazioni

      I semi di certe piante annue del deserto si rifiutano di germogliare finché non sono caduti almeno 12 millimetri di pioggia. Sembra anche che sappiano da quale direzione viene l’acqua: se viene da sopra germogliano, se viene da sotto no. Nel suolo ci sono sali che impediscono ai semi di germogliare. Per disperdere questi sali ci vuole la pioggia. L’acqua che proviene da sotto non può farlo.

      Se queste piante annue del deserto cominciassero a crescere dopo una semplice pioggerella, morrebbero. Per proteggere le piante da successivi periodi di siccità, ci vuole una pioggia forte che bagni a sufficienza il suolo. Così aspettano che essa arrivi. Caso o progetto intenzionale?

      Un gigante in un minuscolo involucro

      Uno dei semi più piccoli racchiude il più grande organismo vivente della terra: la gigantesca sequoia. Supera i 90 metri d’altezza. A poco più di un metro dal suolo può avere un diametro di 11 metri. Un solo albero può fornire legname sufficiente a costruire 50 case di sei stanze l’una. La corteccia, spessa una sessantina di centimetri, contiene tannino, un composto che tiene lontani gli insetti, e la sua struttura spugnosa, fibrosa, la rende resistente al fuoco quasi come l’amianto. Le sue radici si estendono per oltre un ettaro e mezzo. Vive più di 3.000 anni.

      Eppure i semi che la sequoia lascia cadere a milioni non sono molto più grandi di una capocchia di spillo, circondata da minuscole alette. Un uomo in piedi alla base della sequoia non può che ammirarne in silenzio l’imponente grandiosità. Ha senso credere che questo maestoso gigante e il minuscolo seme che lo racchiude non siano stati progettati da nessuno?

      [Riquadro/Immagini a pagina 150]

      Virtuosi del canto

      Il mimo poliglotta è famoso per le sue capacità imitative. Un mimo imitò in un’ora 55 uccelli diversi. Ma ciò che lascia estasiati sono i melodiosi gorgheggi che il mimo poliglotta crea spontaneamente, e che vanno senz’altro molto più in là delle poche semplici note necessarie per ribadire i propri diritti territoriali. Che servano a rallegrare sia lui che noi?

      Certi scriccioli canori dell’America del Sud sono altrettanto sorprendenti. Le coppie, come altri uccelli tropicali, cantano duetti. Riguardo alle loro eccezionali esecuzioni musicali, un’enciclopedia osserva: “La femmina e il maschio possono cantare le stesse melodie insieme, melodie diverse o brani diversi della stessa melodia alternativamente; possono essere così sincronizzati che l’intera melodia sembra cantata da un unico uccello”.a Come sono deliziosi questi delicati dialoghi musicali fra coppie di scriccioli! Semplice frutto del caso?

      [Immagini a pagina 142]

      Ha richiesto un progettista

      Non ha richiesto un progettista?

      [Immagini a pagina 143]

      Scheletri vitrei di piante microscopiche

      Diatomee

      [Immagini a pagina 144]

      Scheletri vitrei di animali microscopici: i radiolari

      “Navicella di Venere”

      [Immagine a pagina 145]

      Molti fiori hanno segnali che guidano gli insetti al nettare nascosto

      [Immagini a pagina 146]

      Certi fiori hanno pareti incerate che intrappolano gli insetti così da permettere l’impollinazione

      Perché questa orchidea assomiglia a una vespa femmina?

      [Immagine a pagina 147]

      Si pensa che la coesione fra le molecole d’acqua potrebbe sollevare l’acqua in un albero alto più di tre chilometri!

  • Chi l’ha fatto per primo?
    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
    • Capitolo 12

      Chi l’ha fatto per primo?

      1. Cosa dice un biologo circa gli inventori umani?

      “HO IL sospetto”, dice un biologo, “che non siamo quegli innovatori che crediamo di essere; siamo solo degli imitatori”.1 In molti casi gli inventori umani non fanno che ripetere ciò che piante e animali fanno già da migliaia di anni. L’idea di copiare dalle creature viventi è così diffusa che le è stato dato un nome: bionica.

      2. Cosa dice un altro scienziato paragonando la tecnologia umana con quella della natura?

      2 Secondo uno scienziato, praticamente tutti i settori fondamentali della tecnologia umana “sono stati ideati e sfruttati da creature viventi . . . prima che la mente umana imparasse a comprenderne le funzioni e a farle proprie”. E aggiunge: “In molti campi la tecnologia umana è ancora molto indietro rispetto alla natura”.2

      3. Quali domande sarebbe bene tenere a mente nell’esaminare alcuni esempi di bionica?

      3 Mentre riflettete sulle complesse capacità che gli inventori umani hanno cercato di copiare da creature viventi, vi sembra ragionevole credere che si siano sviluppate per puro caso e che ciò sia successo non una volta sola, ma molte volte, in creature indipendenti l’una dall’altra? L’esperienza non ci insegna forse che strutture così complesse possono solo essere opera di un brillante progettista? Pensate davvero che il semplice caso potesse creare cose per copiare le quali in seguito ci sono voluti uomini dotati di grande ingegno? Tenete presenti queste domande mentre esaminate i seguenti esempi:

      4. (a) In che modo le termiti rinfrescano le loro abitazioni? (b) A quale domanda gli scienziati non sanno rispondere?

      4 ARIA CONDIZIONATA. La tecnologia moderna permette di rinfrescare l’aria in molte abitazioni. Ma le termiti lo facevano già molto tempo fa, e ancora lo fanno. Il loro nido è situato al centro di un grosso monticello. Da lì l’aria calda sale, penetrando in una rete di condotti d’aria in prossimità della superficie. Qui l’aria viziata si disperde attraverso le pareti porose, e aria fresca filtra all’interno e scende in una camera d’aria situata alla base del monticello, da dove entra in circolazione nel nido. Alcuni monticelli sono dotati alla base di aperture che permettono all’aria fresca di entrare e, quando fuori fa caldo, all’acqua del sottosuolo di evaporare, rinfrescando così l’aria. Come fanno milioni di cieche termiti operaie a coordinare i loro sforzi per costruire strutture così ingegnosamente progettate? Un biologo risponde: “Il semplice fatto che manifestino quella che sembra un’intelligenza collettiva è un mistero”.3

      5-8. Cos’hanno imparato gli ingegneri aeronautici studiando le ali degli uccelli?

      5 AEROPLANI. Al progetto delle ali degli aeroplani ha contribuito nel corso degli anni lo studio delle ali degli uccelli. In questi ultimi, la curvatura dell’ala fornisce la portanza necessaria per vincere la forza di gravità. Ma se l’inclinazione dell’ala è eccessiva, c’è il pericolo di andare in stallo. Per evitare lo stallo, le ali degli uccelli sono dotate sul bordo anteriore di una serie di penne che, man mano che l’inclinazione dell’ala aumenta, si sollevano fungendo da ipersostentatori (1, 2). Queste penne mantengono la portanza impedendo alla corrente d’aria principale di distaccarsi dalla superficie alare.

      6 Un altro dispositivo che permette di tenere sotto controllo la turbolenza e di evitare lo stallo è l’àlula (3), un ciuffo di penne che l’uccello può sollevare come un pollice.

      7 Alla punta delle ali sia degli uccelli che degli aeroplani si producono vortici che generano resistenza. Gli uccelli riducono il problema in due modi. Alcuni, come i rondoni e gli albatri, hanno lunghe ali snelle che terminano con una punta sottile, conformazione che elimina la maggior parte dei vortici. Altri, come i grossi falchi e gli avvoltoi, hanno ali ampie che genererebbero grossi vortici, ma evitano il problema allargando, come se fossero dita, le penne remiganti all’estremità delle ali. Le estremità compatte si trasformano così in numerose punte sottili che riducono i vortici e la resistenza (4).

      8 Gli ingegneri aeronautici hanno adottato molti di questi accorgimenti. La curvatura delle ali favorisce la portanza. Vari dispositivi ipersostentatori e sporgenze servono a controllare la corrente d’aria o fungono da elementi frenanti. Per ridurre la resistenza alle estremità delle ali, alcuni aeromobili di piccole dimensioni sono dotati di placche perpendicolari al piano dell’ala. Comunque, le ali degli aeroplani non raggiungono ancora la perfezione tecnica di quelle degli uccelli.

      9. Quali animali e piante hanno preceduto l’uomo nell’uso di sostanze antigelo, e con che efficacia?

      9 ANTIGELO. Gli uomini usano il glicol etilenico come liquido antigelo per i radiatori delle automobili. Ma certe piante microscopiche dei laghi antartici usano, per non gelare, una sostanza chimicamente simile, la glicerina. Essa è presente anche in certi insetti che sopravvivono a temperature di 20° sotto zero. Ci sono pesci che producono il proprio antigelo, riuscendo così a sopravvivere nelle gelide acque dell’Antartide. Certi alberi resistono a temperature di 40° sotto zero perché contengono “acqua purissima, priva di particelle di polvere o impurità su cui possano formarsi cristalli di ghiaccio”.4

      10. Cosa fanno certi coleotteri acquaioli per poter respirare sott’acqua?

      10 RESPIRAZIONE SUBACQUEA. Munendosi di autorespiratori, i sub possono restare sott’acqua fino a un’ora. Certi coleotteri acquaioli lo fanno in modo più semplice e riescono a stare sott’acqua più a lungo. Afferrano una bolla d’aria e si immergono. La bolla funge da polmone. Prende l’anidride carbonica del coleottero e la disperde nell’acqua, dalla quale a sua volta assorbe l’ossigeno che viene utilizzato dal coleottero.

      11. Che diffusione hanno in natura gli orologi biologici, e quali ne sono alcuni esempi?

      11 OROLOGI. Molto prima che l’uomo inventasse la meridiana, organismi viventi erano dotati di orologi in grado di calcolare accuratamente il passare del tempo. Quando c’è la bassa marea, alcune piante microscopiche, le diatomee, vengono in superficie nella rena umida. Quando arriva l’alta marea, le diatomee scompaiono di nuovo sotto la sabbia. Eppure, in laboratorio, senza il flusso e il riflusso del mare, i loro orologi continuano a farle andare su e giù nella sabbia in sincronia con le maree. Durante la bassa marea, alcuni granchi del genere Uca assumono un colore più scuro e vengono fuori, mentre durante l’alta marea riassumono un colore più chiaro e si ritirano nelle loro tane. Osservati in laboratorio, lontano dall’oceano, continuano a cambiare colore in sincronia con l’alternarsi delle maree. Gli uccelli possono orientarsi col sole e con le stelle, che col passar del tempo cambiano posizione. Per compensare questi spostamenti devono possedere un orologio interno. (Geremia 8:7) Dalle piante microscopiche all’uomo, esistono milioni di orologi interni.

      12. Quando fu che l’uomo iniziò a usare bussole rudimentali, ma perché si può dire che erano già in uso da molto tempo?

      12 BUSSOLE. Verso il XIII secolo E.V. l’uomo cominciò a usare come rudimentale bussola un ago magnetico galleggiante in una scodella d’acqua. Ma non era nulla di nuovo. Ci sono batteri che contengono filamenti di particelle di magnetite delle dimensioni sufficienti a formare una bussola. Se ne servono per raggiungere il loro ambiente preferito. La presenza di magnetite è stata accertata in molti altri organismi, come uccelli, api, farfalle, delfini e molluschi. Esperimenti indicano che i piccioni viaggiatori possono ritrovare la via di casa percependo il campo magnetico della terra. Oggi è opinione comune che uno dei modi in cui gli uccelli migratori ritrovano la strada è grazie a bussole magnetiche contenute nella loro testa.

      13. (a) Come fanno le mangrovie a vivere nell’acqua salata? (b) Quali animali possono bere l’acqua di mare, e perché?

      13 DISSALAZIONE. L’uomo costruisce enormi stabilimenti per dissalare l’acqua di mare. Le mangrovie hanno radici che assorbono l’acqua di mare, filtrandola attraverso membrane che eliminano il sale. Una mangrovia, l’Avicennia, elimina il sale in eccesso tramite ghiandole situate sotto le foglie. Uccelli marini, come i gabbiani, i pellicani, i cormorani, gli albatri e le procellarie, bevono l’acqua di mare e, mediante ghiandole contenute nella loro testa, eliminano dal sangue il sale eccedente. Anche i pinguini, le tartarughe di mare e le iguane marine bevono l’acqua di mare, eliminando poi i sali in eccesso.

      14. Quali sono alcuni esempi di creature che generano elettricità?

      14 ELETTRICITÀ. Esistono circa 500 varietà di pesci dotati di batterie che producono elettricità. Il pesce gatto elettrico dell’Africa può raggiungere i 350 volt. La gigantesca torpedine dell’Atlantico settentrionale emette scariche di 50 ampere a 60 volt. È stato accertato che l’anguilla elettrica sudamericana può emettere scariche di ben 886 volt. Secondo un chimico, “si conoscono undici diverse famiglie di pesci che includono specie dotate di organi elettrici”.5

      15. Quali attività agricole sono svolte da animali?

      15 AGRICOLTURA. Da secoli l’uomo coltiva il suolo e alleva bestiame. Ma molto prima di lui, le formiche tagliafoglie facevano le orticultrici. Coltivavano funghi a scopo alimentare in una composta formata da foglie e dai loro residui organici. Alcune formiche allevano afidi da cui mungono una secrezione zuccherina e addirittura costruiscono stalle per ospitarli. Le formiche mietitrici accumulano semi in granai sotterranei. (Proverbi 6:6-8) Un coleottero pota le mimose. Certi roditori, come l’ocotona e la marmotta, tagliano il fieno, lo fanno seccare e lo mettono da parte.

      16. (a) In che modo le tartarughe di mare, alcuni uccelli e certi alligatori provvedono all’incubazione delle rispettive uova? (b) Perché il compito del fagiano australiano maschio è davvero impegnativo, e come lo svolge?

      16 INCUBATRICI. L’uomo costruisce incubatrici per far schiudere le uova, ma sotto questo aspetto è l’ultimo arrivato. Le tartarughe marine e alcuni uccelli depongono le uova nella sabbia calda. Altri uccelli le depongono nelle calde ceneri vulcaniche. A volte gli alligatori coprono le loro uova con residui vegetali in decomposizione che generano calore. Ma a questo riguardo il vero esperto è il fagiano australiano. Il maschio scava una grossa buca, la riempie di residui vegetali e la ricopre di sabbia. La vegetazione, fermentando, scalda il cumulo, nel quale la femmina depone un uovo alla settimana per sei mesi; durante tutto questo tempo il maschio controlla la temperatura infilando il becco nel cumulo. Aggiungendo sabbia o togliendola, questo uccello mantiene stabile la temperatura dell’incubatrice sui 33°C, sia che la temperatura esterna sia caldissima o scenda sotto zero.

      17. In che modo sia il polpo che il calamaro sfruttano la propulsione a getto, e quali altri animali non collegati fra loro se ne servono?

      17 PROPULSIONE A GETTO. Oggi i viaggi aerei si fanno di solito su aviogetti. Anche molti animali, da millenni, sfruttano un sistema di propulsione a getto. Sia il polpo che il calamaro eccellono sotto questo aspetto. Risucchiano l’acqua in un vano apposito, dopo di che, con i loro potenti muscoli, la espellono, proiettandosi in avanti. Della propulsione a getto si servono anche il nautilo perligeno, i pettini, le meduse, le larve di libellula e anche elementi del plancton oceanico.

      18. Quali sono alcuni dei molti animali e piante che producono luce, e in che senso la loro luce è più efficiente di quella prodotta dall’uomo?

      18 ILLUMINAZIONE. A Thomas Edison è attribuita l’invenzione della lampadina. L’efficienza della lampadina non è però molto elevata, perché parte dell’energia va perduta sotto forma di calore. Le lucciole fanno di meglio allorché accendono le loro luci intermittenti. Producono luce fredda, senza perdita di energia. Molte spugne, funghi, batteri e bruchi sono luminescenti. Certi bruchi assomigliano a trenini in miniatura, mentre si muovono col loro “faro anteriore” rosso e le loro 11 coppie di “finestrelle” bianche o verde pallido. Molti sono i pesci che emettono luce: un pesce rospo degli abissi, il pesce lanterna, l’ascia d’argento e varie altre specie. Milioni di microrganismi che vivono in superficie negli oceani si accendono e brillano.

      19. Chi fabbricava già la carta molto prima dell’uomo, e in che modo uno di questi produttori di carta provvede all’isolamento termico della propria abitazione?

      19 CARTA. Gli egiziani la fabbricavano migliaia di anni fa. Ciò nonostante, erano molto indietro rispetto alle vespe e ai calabroni. Questi operai alati masticano il legno stagionato e producono una carta grigiastra con cui costruiscono il nido. Certe vespe appendono i grossi nidi sferici agli alberi. Il rivestimento esterno è fatto di molti strati di cartone, separati da camere d’aria. Questo assicura al nido un isolamento termico pari a quello di una parete di mattoni spessa oltre 40 centimetri.

      20. Come si sposta un particolare batterio, e quali commenti hanno fatto gli studiosi?

      20 MOTORE ROTATIVO. Batteri microscopici precedettero l’uomo di migliaia di anni nella costruzione di un motore rotativo. Un batterio è dotato di prolungamenti filamentosi ritorti che formano una spirale rigida simile a un cavatappi. Il batterio si sposta in avanti facendo girare questa spirale come l’elica di una nave. Può addirittura far girare il motore al contrario! Ma non si sa bene come questo dispositivo funzioni. Secondo uno studio, il batterio può raggiungere velocità equivalenti a circa 50 chilometri orari, e vi si afferma che “la natura, in effetti, aveva inventato la ruota”.6 Un ricercatore conclude: “Uno dei più fantastici concetti biologici si è avverato: la natura ha veramente prodotto un motore rotativo, con tanto di organi di accoppiamento, albero motore, cuscinetti e trasmissione”.7

      21. Che impiego fanno del sonar diversi animali completamente indipendenti l’uno dall’altro?

      21 SONAR. Il sonar dei pipistrelli e dei delfini supera le imitazioni umane. In una stanza oscurata, piena di fili sottili tesi in ogni direzione, i pipistrelli riescono a volare senza mai toccare i fili. I loro segnali ultrasonici vengono riflessi dagli oggetti, e i pipistrelli si servono dell’ecolocazione per evitarli. Focene e altri cetacei fanno la stessa cosa in acqua. I guàciari, uccelli che nidificano in caverne buie, usano l’ecolocazione per entrare e uscire, emettendo stridii acuti e penetranti.

      22. In che modo vari animali dissimili fra loro impiegano il principio dell’equilibrio idrostatico sfruttato nei sommergibili?

      22 SOMMERGIBILI. Molti sommergibili esistevano prima che l’uomo li inventasse. Minuscoli radiolari contengono nel protoplasma goccioline oleose con cui variano il proprio peso, muovendosi così su e giù nel mare. Molti pesci regolano la propria galleggiabilità immettendo gas nella vescica natatoria o espellendolo. All’interno della conchiglia, il nautilo perligeno possiede serbatoi di galleggiamento: modificando in essi il rapporto acqua/gas, il nautilo regola la propria profondità. La seppia ha un osso poroso (corrispondente a una conchiglia calcarea interna). Per regolare la propria galleggiabilità, questo mollusco pompa fuori l’acqua dal suo scheletro e lascia che la struttura porosa si riempia di gas. Così i pori dell’osso di seppia funzionano come le “casse di zavorra” dei sommergibili.

      23. Quali animali sono dotati di sensori termici, e cosa si può dire del loro livello di accuratezza?

      23 TERMOMETRI. Dal XVII secolo l’uomo ha messo a punto dei termometri, che sono però rudimentali in paragone con alcuni che si trovano in natura. Le antenne di una zanzara possono percepire una variazione termica di 2 millesimi di grado centigrado. Un serpente a sonagli è dotato sulla testa di sensori con i quali avverte una variazione di un millesimo di grado. Il tempo di reazione di un boa constrictor a una variazione termica di una frazione di grado è di 35 millisecondi. Il becco del fagiano australiano e del tacchino di boscaglia è sensibile a una variazione termica di mezzo grado centigrado.

      24. Quali parole ci fanno venire in mente questi esempi?

      24 Tutti questi casi in cui l’uomo ha copiato dagli animali fanno venire in mente il suggerimento espresso dalla Bibbia in questi termini: “Interroga pure le bestie, perché ti ammaestrino, gli uccelli del cielo, perché ti informino, o i rettili della terra, perché ti istruiscano, o i pesci del mare perché te lo faccian sapere”. — Giobbe 12:7, 8, CEI.

      [Testo in evidenza a pagina 152]

      L’idea di copiare dalle creature viventi è così diffusa che le è stato dato un nome

      [Diagramma a pagina 153]

      (Per la corretta impaginazione, vedi edizione stampata)

      Nido raffreddato per evaporazione

      Aria viziata

      Aria esterna

      Acqua dal sottosuolo

      [Diagramma a pagina 154]

      (Per la corretta impaginazione, vedi edizione stampata)

      1 2 3 4

      1 2 3

      [Immagine a pagina 155]

      Bolla d’aria

      [Immagine a pagina 159]

      Sezione trasversale di un nautilo perligeno

  • L’istinto: saggezza programmata prima della nascita
    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
    • Capitolo 13

      L’istinto: saggezza programmata prima della nascita

      1. Cosa disse Darwin riguardo all’istinto?

      “MOLTI istinti sono talmente meravigliosi che il loro sviluppo potrà apparire al lettore una difficoltà sufficiente a demolire completamente la mia teoria”, scrisse Darwin. Evidentemente non pensava che il problema dell’istinto si potesse risolvere, dal momento che subito dopo disse: “Debbo premettere che non ho la pretesa di voler ricercare l’origine delle facoltà mentali, più di quanto abbia quella di cercare l’origine della vita stessa”.1

      2. Cosa pensano oggi dell’istinto alcuni scienziati?

      2 Oggi gli scienziati non sono in grado di spiegare l’istinto più di quanto lo fosse Darwin. Un evoluzionista dice: “La verità è che non c’è alcun motivo per ritenere che il meccanismo genetico possa trasmettere specifici modelli di comportamento. . . . Quando ci chiediamo come si sia potuto sviluppare in primo luogo un modello comportamentale istintivo e come sia potuto diventare ereditario, non abbiamo risposta”.2

      3, 4. Cosa dice un libro circa il modo in cui nacque l’istinto migratorio, ma perché tale spiegazione non soddisfa?

      3 Comunque, a differenza di Darwin e di molti evoluzionisti, un noto libro sugli uccelli non esita a spiegare così uno degli istinti più misteriosi, quello della migrazione: “Non vi è dubbio che il fenomeno abbia subito una evoluzione: gli uccelli originari dei climi caldi probabilmente si diffusero alla ricerca di cibo”.3

      4 Può una tale risposta semplicistica spiegare le straordinarie imprese di molti uccelli migratori? Gli studiosi sanno che tali eventuali viaggi esplorativi e comportamenti acquisiti non vengono incorporati nel codice genetico, per cui non sono ereditati dalla progenie. Si ammette che la capacità di migrare è istintiva e “indipendente dalle esperienze passate”.4 Vediamone alcuni esempi.

      Straordinarie imprese degli uccelli migratori

      5. Perché fra i migratori il record della distanza spetta alla sterna artica, e quale domanda fa uno scienziato?

      5 Per quanto riguarda la distanza percorsa, il record spetta alle sterne artiche. Nidificano a nord del Circolo Polare Artico, ma alla fine dell’estate volano verso sud per trascorrere l’estate antartica sulla banchisa nei pressi del Polo Sud. Prima di tornare nell’Artide facendo rotta verso nord, possono circumnavigare l’intero continente antartico. La loro migrazione annuale tocca pertanto i 35.000 chilometri. Entrambe le regioni polari sono ricche di cibo, per cui uno scienziato chiede: “Come poterono scoprire l’esistenza di fonti di cibo così lontane l’una dall’altra?”5 L’evoluzione non lo spiega.

      6, 7. Cosa c’è di particolare nella migrazione della Dendroica striata, e quali domande ci fanno capire la straordinarietà del suo comportamento?

      6 Altrettanto inspiegabile per l’evoluzione è la migrazione della Dendroica striata. Questo uccellino pesa solo una ventina di grammi. Eppure in autunno lascia l’Alaska per raggiungere la costa orientale del Canada o della Nuova Inghilterra, dove mangia in abbondanza, accumula grasso e quindi aspetta un fronte freddo. Quando questo arriva, l’uccellino prende il volo. Benché la sua destinazione sia l’America del Sud, inizialmente fa rotta verso l’Africa. Poi, sull’Atlantico, a circa 6.000 metri di altezza, incrocia un vento dominante che lo trasporterà nell’America del Sud.

      7 Come fa questo uccellino a sapere che deve aspettare il fronte freddo e che esso significherà bel tempo e vento di coda? Chi gli dice di salire sempre più in alto, dove l’aria è fredda e rarefatta, e dove la percentuale di ossigeno è ridotta del 50 per cento? Come fa a sapere che solo a quell’altezza incrocerà un vento contrario che lo trasporterà nell’America del Sud? Chi gli dice che deve dirigersi verso l’Africa per sfruttare la corrente sudoccidentale di questo vento? L’uccellino non è cosciente di tutto ciò. In questo volo di circa 3.800 chilometri su mari privi di punti di riferimento, in un viaggio che dura tre o quattro giorni e notti, è guidato soltanto dall’istinto.

      8. Quali altre imprese migratorie si possono menzionare?

      8 La cicogna bianca trascorre l’estate in Europa, ma affronta un viaggio di quasi 13.000 chilometri per andare a svernare nell’Africa Meridionale. Il piviere dorato lascia la tundra artica per recarsi nella pampa argentina. Alcuni piro piro migrano 1.600 chilometri oltre la pampa, alla punta estrema dell’America Meridionale. Certi chiurli (Phaeopus tahitiensis) volano dall’Alaska fino a Tahiti e ad altre isole, percorrendo oltre 9.500 chilometri sull’oceano. In un volo molto più breve, ma altrettanto straordinario considerate le sue dimensioni, il colibrì dalla gola rossa, che pesa meno di tre grammi, attraversa il Golfo del Messico in una migrazione di circa 950 chilometri, battendo le minuscole ali con una frequenza di 75 volte al secondo per 25 ore: più di sei milioni di volte senza interruzione!

      9. (a) Cosa mostra che le capacità migratorie non sono acquisite ma devono essere programmate prima della nascita? (b) Quali esperimenti con un puffino e con i piccioni viaggiatori sottolineano la versatilità di questi navigatori?

      9 In molti casi, a migrare sono uccelli giovani senza l’assistenza di individui adulti. Giovani cuculi della Nuova Zelanda raggiungono con un viaggio di quasi 6.500 chilometri le isole del Pacifico, dove si ricongiungono ai genitori che erano partiti prima di loro. I puffini o berte minori migrano dal Galles al Brasile, lasciandosi dietro i piccoli, che li seguiranno appena saranno in grado di volare. Uno di questi uccelli ha compiuto il viaggio in 16 giorni, con una media di 736 chilometri al giorno. Un puffino fu portato dal Galles a Boston, molto al di fuori della sua normale rotta migratoria. Eppure fece ritorno a casa, nel Galles — distante oltre 5.000 chilometri — in 12 giorni e mezzo. Piccioni viaggiatori, portati a 1.000 chilometri di distanza in ogni direzione, hanno fatto ritorno alle rispettive colombaie in un giorno.

      10. Quale esperimento ha evidenziato le capacità di orientamento dei pinguini di Adelia?

      10 Un ultimo esempio riguarda uccelli che non volano, ma che camminano e nuotano: i pinguini di Adelia. Portati a oltre 1.900 chilometri di distanza dalle loro colonie e lasciati liberi, si sono immediatamente orientati, avviandosi in linea retta non verso la colonia d’origine, ma verso il mare aperto e il cibo. Hanno poi fatto ritorno via mare alla colonia di appartenenza. Essi trascorrono l’inverno, quasi completamente buio, in mare. Come fanno i pinguini a non perdere l’orientamento durante l’oscurità dell’inverno? Nessuno lo sa.

      11. Cosa devono avere gli uccelli per poter compiere simili straordinarie imprese di navigazione?

      11 Come fanno gli uccelli a compiere queste imprese di navigazione? Da esperimenti fatti, si ritiene che si avvalgano del sole e delle stelle. A quanto pare, sono dotati di orologi interni che compensano il movimento di questi corpi celesti. Ma come fanno quando il cielo è coperto? Almeno alcuni uccelli sono muniti di bussole magnetiche incorporate da usare in casi del genere. L’indicazione di una bussola però non è sufficiente. Devono avere in testa una “carta geografica”, su cui siano indicati il punto di partenza e quello di arrivo. La carta geografica deve inoltre riportare la rotta, che di rado consiste in una linea retta. Tutto questo sarebbe però inutile se non sapessero localizzare sulla carta geografica il punto in cui si trovano! Il puffino liberato a Boston doveva sapere dove si trovava per determinare in che direzione era il Galles. I piccioni viaggiatori, per poter ritrovare la via di casa, dovevano prima sapere dove si trovavano.

      12. (a) Cosa disse Geremia circa la migrazione, quando lo disse, e perché ciò è degno di nota? (b) Perché potremmo non scoprire mai tutti i particolari relativi alla migrazione?

      12 Nel Medioevo molti dubitavano che gli uccelli compissero estese migrazioni, mentre la Bibbia ne parlava già nel VI secolo a.E.V.: “La cicogna nel cielo conosce le sue stagioni, la tortora, la rondine e la gru sanno il tempo della loro migrazione”. Fino a oggi si sono apprese molte cose, ma molte altre restano un mistero. Che lo si ammetta o no, queste parole della Bibbia risultano vere: “[Dio] ha pure immesso nel cuore dell’uomo l’idea dell’eternità; senza che l’uomo possa scoprire quello che Dio ha fatto dall’inizio alla fine”. — Geremia 8:7; Ecclesiaste 3:11, Mariani.

      Altri animali che sanno orizzontarsi

      13. A parte gli uccelli, quali sono alcuni altri animali che migrano?

      13 In inverno i caribù dell’Alaska migrano a sud percorrendo quasi 1.300 chilometri. Molte balene, partendo dal Mar Glaciale Artico, percorrono fra andata e ritorno circa 10.000 chilometri. Certe foche vanno dalle Isole Pribilof alla California meridionale, distante 4.800 chilometri. La testuggine franca fa la spola fra la costa del Brasile e la minuscola isola di Ascensione, a circa 2.250 chilometri di distanza nell’Atlantico. Certi granchi migrano per quasi 250 chilometri sul fondo marino. Il salmone lascia il corso d’acqua in cui è nato e trascorre alcuni anni in mare aperto, dopo di che ripercorre le centinaia di chilometri che lo separano dal luogo d’origine e torna nel medesimo corso d’acqua. Giovani anguille nate nell’Atlantico, nel Mare dei Sargassi, passano gran parte della loro vita in acque dolci dell’Europa e degli Stati Uniti, ma tornano a moltiplicarsi nel Mare dei Sargassi.

      14. Cosa c’è di straordinario nella migrazione di certe farfalle del genere Danaus, e cosa resta un mistero?

      14 Certe farfalle del genere Danaus lasciano il Canada in autunno, e molte di loro vanno a svernare in California o nel Messico. Alcuni percorsi superano i 3.000 chilometri; una farfalla percorse 128 chilometri in un giorno. Si posano su piante ombrose, sugli stessi boschetti, perfino sugli stessi alberi, di anno in anno. Ma non sono le stesse farfalle! Nel viaggio di ritorno, in primavera, depongono le uova su piante che secernono latice. Le nuove farfalle che nascono proseguono la migrazione verso nord, e l’autunno seguente compiono lo stesso viaggio di 3.000 chilometri fatto dai loro genitori, e ricoprono come un manto lo stesso boschetto. Il libro The Story of Pollination osserva: “Le farfalle che partono per il sud in autunno sono individui giovani che non hanno mai visto i luoghi di svernamento. Cosa permetta loro di trovarli è ancora uno dei più fitti misteri della Natura”.6

      15. Quale unica parola risponde a varie domande sulla saggezza degli animali?

      15 La saggezza istintiva non si limita alla migrazione. Una breve rassegna è sufficiente a dimostrarlo.

      Cosa permette a milioni di termiti cieche di sincronizzare il loro lavoro per costruire le loro complesse abitazioni e dotarle di aria condizionata? Istinto.

      Come fa la Pronuba yuccasella, una piccola falena, a sapere quali sono i vari passi da compiere per impollinare il fiore di yucca, procedimento che consente la riproduzione sia della pianta che della falena? Istinto.

      Come fa il ragno che vive sott’acqua in una “campana di immersione” a sapere che quando l’ossigeno è terminato occorre praticare un foro nella campana subacquea, far uscire l’aria viziata e portare giù un’altra provvista d’aria fresca? Istinto.

      Come fa il coleottero detto “incisore della mimosa” a sapere che deve deporre le uova sotto la corteccia di un ramo, tornare indietro di una trentina di centimetri verso il tronco e incidere la corteccia tutt’intorno per far morire il ramo, dato che le sue uova si schiudono solo nel legno morto? Istinto.

      Come fa il canguro neonato, lungo solo un paio di centimetri, cieco e immaturo, a sapere che per sopravvivere deve arrampicarsi con le sue sole forze su per il pelo dell’addome materno, infilarsi nel marsupio e attaccarsi a uno dei capezzoli? Istinto.

      Come fa un’ape a comunicare mediante una danza alle altre api dove si trova il nettare, in che quantità, a che distanza, in che direzione e su quale tipo di fiori? Istinto.

      16. Cosa presuppone tutta la saggezza evidente nel comportamento animale?

      16 Con queste domande si potrebbe riempire un libro, ma la risposta sarebbe sempre la stessa: Queste creature “sono istintivamente sagge”. (Proverbi 30:24) “Come ha potuto”, chiede uno studioso, “una conoscenza istintiva così complessa svilupparsi e trasmettersi alle generazioni successive?”7 L’uomo non sa spiegarlo. All’evoluzione non lo si può attribuire. Ma questa intelligenza presuppone una fonte intelligente. Questa saggezza presuppone una mente saggia, un Creatore intelligente e sapiente.

      17. Quale atteggiamento tipico di molti evoluzionisti è bene evitare?

      17 Nondimeno, molti che credono nell’evoluzione rifiutano a priori tutte queste indicazioni a favore della creazione, giudicandole irrilevanti dal punto di vista scientifico. Non lasciate però che questa mentalità ristretta vi impedisca di valutare i fatti. Esamineremo altre informazioni nel prossimo capitolo.

      [Testo in evidenza a pagina 160]

      Darwin: “Non ho la pretesa di voler ricercare l’origine delle facoltà mentali”

      [Testo in evidenza a pagina 160]

      Alla domanda su come l’istinto si sia sviluppato e sia diventato ereditario “non abbiamo risposta”

      [Testo in evidenza a pagina 167]

      “Sono istintivamente sagge”

      [Riquadro/Immagini alle pagine 164 e 165]

      Costruzione di nidi e istinto

      “Non c’è la minima indicazione”, afferma lo scrittore scientifico G. R. Taylor a proposito del meccanismo genetico, “che esso possa trasmettere alcuno specifico programma comportamentale, come la serie di operazioni necessarie per costruire un nido”.a Nondimeno, la saggezza istintiva necessaria per costruire un nido viene in effetti trasmessa, non insegnata. Vediamone alcuni esempi.

      Buceri dell’Africa e dell’Asia. La femmina di questi uccelli mura col fango la cavità di un albero fino a potervi a malapena entrare. Il maschio le porta dell’altro fango con cui la femmina chiude il buco lasciando soltanto una piccola fessura, attraverso la quale il maschio nutre lei e i piccoli allorché nascono. Quando il maschio non riesce più a procurare sufficiente cibo, la femmina rompe la parete e si libera. Questa volta l’apertura è riparata dai piccoli, ai quali entrambi i genitori portano il cibo. Diverse settimane dopo i piccoli abbattono la parete e lasciano il nido. Fra parentesi, non è indice di un progetto intelligente il fatto che, mentre è confinata nel nido e non può volare, la femmina muti il piumaggio, dotandosi di un nuovo guardaroba?

      Salangane e rondoni. Le salangane costruiscono il nido con la saliva. Prima che inizi il periodo degli amori, le loro ghiandole salivarie si gonfiano e secernono una sostanza viscosa. Quando giunge il tempo, la saggezza istintiva dice loro cosa farne. La spalmano su una superficie rocciosa e vi aggiungono altri strati man mano che si solidifica, portando così a termine un nido a forma di coppa. Il rondone delle palme costruisce nidi non più grandi di un cucchiaino, li incolla alle foglie di palma e poi incolla le uova nel nido.

      I pinguini imperatori sono dotati di un nido “incorporato”. Durante l’inverno antartico la femmina depone un uovo e se ne va a pesca per due o tre mesi. Il maschio si mette l’uovo sulle zampe, riccamente vascolarizzate, e lo ricopre con un’apposita piega della pelle del suo addome. La madre, comunque, non si dimentica del compagno e del piccolo. Poco dopo lo schiudersi dell’uovo, essa torna con lo stomaco pieno di cibo e lo rigurgita per loro. A questo punto il maschio se ne va a pescare e si rimette in forze, mentre la madre custodisce il piccolo nel proprio nido “incorporato”.

      Gli uccelli tessitori dell’Africa costruiscono un nido pendulo intrecciando fili d’erba e altre fibre. Eseguono per istinto vari tipi di trame e nodi. Un tessitore, il passero repubblicano, costruisce una specie di condominio, fabbricando su rami robusti un tetto di paglia del diametro di 4 metri e mezzo, sotto il quale diverse coppie appendono il loro nido. Vengono aggiunti altri nidi, così che infine sotto uno stesso tetto se ne possono trovare più di un centinaio.

      L’uccello sarto dell’Asia meridionale fabbrica un filo con cotone o fibre vegetali e tela di ragno, unendo insieme piccoli pezzi per farne di più lunghi. Col becco pratica dei fori nel margine di una grande foglia. Poi, servendosi del becco come di un ago, cuce col filo le due estremità della foglia, così come si infila un laccio delle scarpe. Quando il filo finisce, o lo annoda per fermarlo o vi attacca un altro pezzo di filo e continua a cucire. Così l’uccello sarto trasforma la foglia in una sacca in cui fa il nido.

      Il pendolino fabbrica un nido pendulo che sembra quasi di feltro, perché utilizza fibre vegetali lanuginose e fili d’erba. La struttura a maglia del nido è ottenuta basilarmente intrecciando lunghe fibre vegetali, le cui estremità l’uccello infila col becco. Prende poi fibre più corte, lanuginose, e le infila nel tessuto, con un procedimento che ricorda la tecnica dell’annodatura usata dai fabbricanti di tappeti orientali. La robustezza di questi nidi è tale che alcuni li usano come borsette o ciabatte per i bambini.

      Le folaghe crestate nidificano di solito su piccoli isolotti. Tuttavia, nel luogo in cui vivono, questi isolotti sono molto rari. Allora le folaghe se li costruiscono da sole! Scelgono nell’acqua il posto adatto e cominciano a trasportarvi sassi col becco. Li ammucchiano nell’acqua, profonda 60-90 centimetri, fino a formare un isolotto la cui base può avere un diametro di ben quattro metri, mentre il mucchio di sassi può arrivare a pesare più di una tonnellata. Su questo isolotto di sassi le folaghe costruiscono quindi il nido.

      [Immagini a pagina 161]

      La sterna artica percorre ogni anno 35.000 chilometri nella sua migrazione

      Come fa questa Dendroica dal minuscolo cervello a conoscere così tante cose circa il clima e la navigazione?

      [Immagini a pagina 162]

      Quando migra, questo colibrì batte le ali con una frequenza di 75 volte al secondo per 25 ore

      Nati con una “carta geografica” in testa, gli uccelli migratori sanno dove si trovano e dove stanno andando

      [Immagine a pagina 163]

      I pinguini possono rimanere in mare per mesi in condizioni di oscurità quasi totale e poi ritrovare infallibilmente la via del ritorno

      [Immagini a pagina 166]

      Dopo un viaggio di 3.000 chilometri verso sud, certe farfalle del genere Danaus raggiungono i loro luoghi di svernamento

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