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L’Olocausto: Perché dovrebbe interessarvi?Svegliatevi! 1989 | 8 aprile
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L’Olocausto: Perché dovrebbe interessarvi?
‘C’È STATO davvero l’Olocausto? Ha qualche importanza? Perché mai dovrebbe interessarmi?’ chiederà qualcuno.
Una ragione per cui l’umanità dovrebbe interessarsene è quella di evitare che la storia si ripeta. Primo Levi, sopravvissuto ai campi di concentramento, espresse dei dubbi circa il fatto che la mentalità concentrazionaria fosse veramente morta. In un suo libro egli chiedeva: “Quanto è tornato o sta tornando? che cosa può fare ognuno di noi, perché in questo mondo gravido di minacce, almeno questa minaccia venga vanificata?” — I sommersi e i salvati, Einaudi, 1986, p. 11.
Pertanto il Levi esprimeva la preoccupazione di molti che si chiedono se orrori di questo genere potrebbero verificarsi di nuovo. Cosa risponde la storia recente? La storia delle atrocità, dei genocidi, delle torture, degli squadroni della morte e delle persone “scomparse” e “liquidate” in vari paesi dal 1945 è la prova che la mentalità che giustificò i campi di concentramento è ancora ben viva.
E per coloro che sono sopravvissuti — i figli, i parenti e gli amici dei morti — la realtà storica è molto importante. La storia si basa su avvenimenti realmente accaduti e su persone realmente esistite. Ha qualche importanza che Gesù fosse o no un mito? O che Napoleone o Maometto, il profeta dell’islam, fossero personaggi reali o immaginari? Certo che è importante. Questi uomini hanno cambiato il corso della storia.
Analogamente, l’Olocausto è stato forse il più sconvolgente colpo mai inflitto in tutta la storia all’amor proprio dell’uomo civile. Primo Levi disse: “Mai tante vite umane sono state spente in così breve tempo, e con una così lucida combinazione di ingegno tecnologico, di fanatismo e di crudeltà”. — Op. cit., p. 12.
Alcuni però dubitano che questo sia accaduto. Dubitano che l’Olocausto sia un fatto storico.
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L’Olocausto: Sì, c’è stato!Svegliatevi! 1989 | 8 aprile
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L’Olocausto: Sì, c’è stato!
PER quanto sia sorprendente, c’è una piccola minoranza di persone le quali pretendono che l’Olocausto, come lo descrive la storia moderna, non abbia mai avuto luogo. Nella sua pubblicazione intitolata Auschwitz o della soluzione finale — Storia di una leggenda, Richard Harwood afferma: “Il fatto di pretendere che durante la seconda guerra mondiale siano morti sei milioni di Ebrei, vittime di un piano tedesco di sterminio, [costituisce] un’accusa assolutamente priva di fondamento”. — Le Rune, 1978, p. 3.
Sorgono dunque queste domande: I nazisti ordinarono realmente lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale? Morirono veramente da quattro a sei milioni di ebrei nei campi di concentramento? Esistevano davvero le camere a gas? Oppure la storia tedesca è stata travisata?
Certi revisionisti della storia pretendono che questi avvenimenti non si siano mai verificati. Sostengono che al massimo siano morte solo alcune migliaia di ebrei e che la maggioranza sia stata trasferita in altri paesi.
Una recente causa dibattuta in Canada ha evidenziato questa controversia. Un tedesco immigrato in Canada è stato perseguito a termini di legge per avere “consapevolmente pubblicato false informazioni che potevano nuocere alla tolleranza sociale o razziale” negando che l’Olocausto abbia mai avuto luogo, scriveva il Globe and Mail di Toronto (Canada). Di conseguenza egli è stato condannato a 15 mesi di carcere ed è stata vietata la pubblicazione delle sue idee revisioniste circa l’Olocausto.
Nella Germania Occidentale una legge contro la diffamazione è stata emendata nel 1985 per consentire anche ai non ebrei di sporgere querela contro “chiunque insulta, calunnia, diffama o scredita coloro che ‘hanno perso la vita come vittime del nazionalsocialismo o di altre forme di dominio tirannico o dispotico’”. Secondo l’Hamburger Abendblatt, per effetto di questa legge “il negare l’assassinio degli ebrei nei campi di concentramento durante la dittatura nazista diventa un reato punibile”.
La “menzogna di Auschwitz”: così viene comunemente chiamato il negare l’Olocausto. Auschwitz (Oświȩcim) era l’abominevole campo di concentramento polacco dove i nazisti compirono stragi collettive. Secondo i mezzi di informazione della Germania Occidentale, alcuni estremisti di destra hanno tentato di nascondere questi avvenimenti o di negare che si siano mai verificati e così è stata coniata l’espressione “menzogna di Auschwitz”.
Emigrazione o sterminio?
Oggi esistono milioni di ebrei di origine europea e questa è la prova che i nazisti non riuscirono ad annientare gli ebrei d’Europa. Il fatto che molti ebrei sfuggirono al tentativo di annientarli nei campi di concentramento è confermato dallo storico William L. Shirer, che nel suo libro Gli anni dell’incubo 1930-1940 ha scritto: “Non tutti gli ebrei austriaci perirono nei campi e nelle prigioni nazisti. A molti fu concesso di sfuggire, pagando, alla prigionia e di andare all’estero. Di solito il prezzo fu l’intera fortuna della vittima. . . . Quasi la metà, forse, dei 180.000 ebrei di Vienna riuscì a comprarsi la libertà prima dell’inizio dell’Olocausto”. (Mondadori, 1986, trad. dall’inglese di A. Sarti, pp. 242-3) Questa politica fu seguita specialmente durante gli anni ’30.
Shirer spiega tuttavia che sebbene fosse istituito un “Ufficio per l’emigrazione ebraica”, diretto da Reinhard Heydrich, “in seguito sarebbe diventato un ente non di emigrazione ma di sterminio, e avrebbe organizzato il massacro sistematico di più di quattro milioni di ebrei”. Questa “soluzione finale” fu diretta da Karl Adolf Eichmann, che fu infine giustiziato in Israele per i suoi crimini di guerra. — Gli anni dell’incubo 1930-1940, cit., p. 243.
I campi di concentramento non erano il solo modo per eliminare ciò che i nazisti consideravano razze subumane e inferiori. C’erano anche i temuti Einsatzgruppen (Gruppi speciali d’azione), squadre di sterminio che seguivano l’esercito invasore “e il cui solo obiettivo era l’uccisione in massa degli ebrei. . . . Seguendo da vicino la linea del fronte avanzante così che pochi potessero sfuggire alla loro rete, nei primi sei mesi della campagna gli Einsatzgruppen uccisero brutalmente con armi da fuoco, baionette, fuoco, torture, bastonate o seppellendoli vivi quasi mezzo milione di ebrei”. — Hitler’s Samurai — The Waffen-SS in Action, di Bruce Quarrie.
Una cifra incredibile? Equivale a una media di meno di un omicidio al giorno per ciascuno dei 3.000 che componevano il gruppo. Allorché questi gruppi speciali d’azione raggiunsero i territori sovietici, il numero dei morti, secondo dati parziali, era salito a “più di 900.000, il che rappresenta solo i due terzi circa del totale degli ebrei rimasti vittime di operazioni mobili”. — The Destruction of the European Jews, di Raul Hilberg.
Il comandante confessa
Quali testimonianze abbiamo da parte degli stessi che parteciparono alle esecuzioni nei campi di concentramento? Rudolf Höss, ex comandante del campo di Auschwitz, si lamentò: ‘Credetemi, non era sempre un piacere vedere quelle montagne di cadaveri, sentire continuamente l’odore di bruciato’. Egli disse pure con “stupita disapprovazione che i Sonderkommandos [reparti speciali] composti da ebrei erano pronti, per ottenere un prolungamento della loro vita, a prestare il loro aiuto nell’uccisione con il gas dei propri compagni”. (Il volto del Terzo Reich, di Joachim C. Fest, Mursia, 1970, trad. dal tedesco di L. Berlot, p. 445) Lo scrittore tedesco Fest aggiunge: “C’è qualcosa dell’orgoglio professionale per la perfezione raggiunta nella dichiarazione di Höss sul fatto che ‘secondo la volontà del RFSS [Heinrich Himmler], Auschwitz divenne il più grande impianto di sterminio in massa che mai sia esistito’, oppure in quella dove, con la soddisfazione del funzionario cui è riuscito bene un progetto, afferma che le camere a gas del proprio campo possedevano una capacità dieci volte superiore rispetto a quelle di Treblinka”. — Il volto del Terzo Reich, cit., p. 445.
Nella sua autobiografia Höss scrisse: “Inconsapevolmente, ero diventato un ingranaggio nella grande macchina di sterminio del Terzo Reich”. “Il Reichsführer delle SS [Himmler] inviava spesso alti funzionari del Partito e delle SS ad Auschwitz, affinché assistessero alle operazioni di sterminio degli ebrei. Alcuni di costoro . . . diventavano molto silenziosi e pensosi”.a — Comandante ad Auschwitz, Einaudi, 1985, trad. dal tedesco di G. Panzieri Saija, pp. 137, 166.
Evidentemente erano colpiti dalla differenza tra le parole “soluzione finale della questione ebraica” e l’orrenda realtà delle camere a gas. Quando gli chiedevano come facesse a resistere, Höss rispondeva sempre: ‘Tutte le emozioni umane devono tacere di fronte alla ferrea coerenza con la quale dobbiamo attuare gli ordini del Führer’. — Comandante ad Auschwitz, cit., p. 137.
Pertanto Höss, il sadico burattino, ammise liberamente che l’Olocausto era una realtà e che come comandante del campo di Auschwitz ne era stato uno dei perpetratori.
Catherine Leach, traduttrice di Values and Violence in Auschwitz (Valori e violenza ad Auschwitz), un libro pubblicato la prima volta in polacco, dice che 3.200.000 ebrei polacchi persero la vita a motivo di esecuzioni collettive, torture e lavori forzati nei campi di concentramento. La Leach dice: “L’olocausto degli ebrei d’Europa ebbe luogo sul territorio polacco”.
Morti affogati
Nei campi si poteva morire in diversi modi, per fame, malattia, una pallottola nella nuca, camera a gas, percosse, impiccagione, decapitazione e affogamento. Quello dell’affogamento era un metodo particolarmente raffinato.
Lo scrittore Terrence Des Pres spiega: “Il fatto è che i detenuti erano sistematicamente sottoposti a sozzure. Erano il bersaglio deliberato del lancio di escrementi. . . . I detenuti nei campi nazisti affogavano letteralmente tra i propri rifiuti, e morire per via degli escrementi era una cosa comune. A Buchenwald, per esempio, le latrine consistevano di fosse aperte lunghe otto metri, profonde quattro metri e larghe quattro metri. . . . Queste stesse fosse, sempre traboccanti, venivano svuotate di notte da detenuti che non avevano altro per farlo che piccoli secchi”. Un testimone oculare racconta: “Il posto era scivoloso e non illuminato. Dei trenta uomini assegnati a questo lavoro, dieci in media cadevano nella fossa durante il turno di ogni notte. Agli altri non era consentito tirar fuori i malcapitati. Quando il lavoro era stato ultimato e la fossa era vuota, allora e solo allora avevano il permesso di rimuovere i cadaveri”.
Si potrebbero citare molte altre testimonianze per dimostrare che i nazisti attuarono sempre più la politica dello sterminio man mano che venivano occupati altri paesi europei. La bibliografia su questo argomento è senza fine e le dichiarazioni dei testimoni oculari, unite alla documentazione fotografica, sono terrificanti. Ma furono gli ebrei le uniche vittime dell’Olocausto? Quando i nazisti invasero la Polonia, erano solo gli ebrei che volevano liquidare?
[Nota in calce]
a Per i suoi crimini di guerra, Rudolf Höss, l’organizzatore sommamente scrupoloso del campo e il burocrate che ubbidiva ciecamente, fu impiccato ad Auschwitz nell’aprile del 1947.
[Testo in evidenza a pagina 5]
“Se questi prigionieri [trasferiti nei campi di lavoro] fossero stati mandati subito nelle camere a gas di Auschwitz, si sarebbero risparmiati loro molti tormenti”. — Rudolf Höss in Comandante ad Auschwitz, cit., p. 142
[Testo in evidenza a pagina 6]
‘Credetemi, non era sempre un piacere vedere quelle montagne di cadaveri, sentire continuamente l’odore di bruciato’. — Rudolf Höss
[Testo in evidenza a pagina 8]
“Continuavano ad arrivarne altri e altri ancora, e non avevamo i mezzi per ucciderli. . . . Le camere a gas non ce la facevano a smaltire il carico”. — Franz Suchomel, ufficiale delle SS
[Riquadro a pagina 6]
Pagamento come prova
“Una ricompensa di 50.000 dollari offerta come ‘prova’ che i nazisti uccisero le vittime ebree nelle camere a gas dei campi di concentramento dovrà essere pagata a un superstite di Auschwitz in base alle condizioni di un accordo stipulato dal tribunale, ha detto oggi l’avvocato del superstite.
“Il giudice Robert Wenke della Corte Superiore [di Los Angeles] ha approvato l’accordo che impone all’Istituto per la Revisione della Storia di pagare [la ricompensa a] Mel Mermelstein, superstite di Auschwitz. . . .
“L’istituto, il quale dice non esserci mai stato nessun Olocausto, deve anche pagare al sig. Mermelstein 100.000 dollari per le sofferenze e i danni causati dall’offerta della ricompensa, ha detto l’avvocato. . . .
“‘La vittoria del sig. Mermelstein in questa causa’ [ha detto l’avvocato Gloria Allred] ‘costituirà un chiaro messaggio per tutti coloro che, in ogni parte del mondo, cercano di travisare la storia e di causare infelicità e sofferenze agli ebrei [nel senso che] i sopravvissuti dell’Olocausto risponderanno attraverso la legge per difendere se stessi e per sostenere la verità in merito alla propria vita’”. — The New York Times, 25 luglio 1985.
[Riquadro a pagina 7]
Sachsenhausen
Un “campo di custodia protettiva”?
Sachsenhausen era veramente un campo di sterminio? O era semplicemente un “campo di custodia protettiva”?
Risponde Max Liebster, un ebreo sopravvissuto all’Olocausto:
“La mia dichiarazione si basa sulla mia personale esperienza e su ciò che ho visto in quel campo. Non ho bisogno della descrizione di un estraneo per sapere com’era Sachsenhausen. È vero che i mezzi di informazione e il governo nazista sostenevano che fosse uno Schutzhaftlager, vale a dire un ‘campo di custodia protettiva’. Le seguenti esperienze parlano da sé:
“Nel gennaio del 1940, mentre venivo trasferito dalla Gestapo (polizia segreta di Stato) da Pforzheim alla prigione di Karlsruhe, fui informato dalla Gestapo che ero diretto a un campo di sterminio. La Gestapo mi coprì di improperi, dicendo: ‘Du Stinkjude wirst dort verecken, kommst nicht mehr zurück!’ (Ebreo schifoso, morirai come un animale. Non tornerai più!)
“I maltrattamenti cui fummo assoggettati al nostro arrivo a Sachsenhausen sono qualcosa di incomprensibile per la mente umana. Gli ebrei furono mandati in un campo separato all’interno del campo principale. Le loro condizioni erano peggiori di quelle degli altri. Per esempio, gli ebrei non avevano tavolacci a castello su cui dormire, solo sacchi di paglia per terra. Le baracche erano così sovraffollate che quando si sdraiavano erano come le sardine, con i piedi di uno che toccavano la testa dell’altro. La mattina si trovavano i morti sdraiati accanto ai vivi. Non c’era assistenza medica per gli ebrei.
“Sentii che mio padre si trovava tre baracche più in là. Lo trovai sdraiato dietro il mucchio dei sacchi di paglia, con le gambe gonfie d’acqua e le mani congelate. Quando morì dovetti trasportarne il corpo sulle spalle fino al crematorio. Lì vidi più morti accatastati di quelli che riuscivano a bruciare.
“Migliaia di persone morirono a Sachsenhausen per il trattamento disumano. Per molte vittime fu peggio morire a Sachsenhausen che nelle camere a gas di Auschwitz”.
[Riquadro a pagina 8]
‘Non deve rimanerne nessuna traccia’
“Quando l’ultima fossa comune fu aperta, riconobbi tutta la mia famiglia. Mia madre e le mie sorelle. Tre sorelle con i loro bambini. Erano tutti lì. Erano rimasti sottoterra per quattro mesi, ed era inverno”. “Il capo della Gestapo di Vilnius ci disse: ‘Ci sono novantamila persone lì, e non deve rimanerne assolutamente nessuna traccia’”. — Testimonianza di sopravvissuti ebrei, Motke Zaïdl e Itzhak Dugin.
“Proprio mentre passavamo, stavano aprendo le porte delle camere a gas e la gente ne cadeva fuori come patate. . . . Ogni giorno venivano scelti cento ebrei per trascinare i cadaveri sino alle fosse comuni. La sera gli ucraini trasportavano quegli ebrei alle camere a gas o gli sparavano. Ogni giorno! . . . Continuavano ad arrivarne altri e altri ancora, e non avevamo i mezzi per ucciderli. . . . Le camere a gas non ce la facevano a smaltire il carico”. — Franz Suchomel, ufficiale delle SS (Unterscharführer): le sue prime impressioni sul campo di sterminio di Treblinka.
(Queste citazioni sono prese da interviste del documentario Shoah).
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L’Olocausto: Le vittime dimenticateSvegliatevi! 1989 | 8 aprile
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L’Olocausto: Le vittime dimenticate
“La politica di genocidio attuata dai nazisti provocò la morte di un numero pressoché uguale di non ebrei polacchi e di ebrei polacchi, rendendo sia gli uni che gli altri vittime di un ‘Olocausto dimenticato’”. — “The Forgotten Holocaust”, di Richard C. Lukas
OLOCAUSTO: cosa si intende con questa parola? Secondo alcuni dizionari, fu il genocidio degli ebrei europei perpetrato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Ciò potrebbe facilmente dare l’impressione che gli ebrei siano stati gli unici a soffrire e morire per mano dei nazisti. Tuttavia, è giusto e vero dire che il termine “Olocausto” si applica solo alle vittime ebree dell’era nazista?
Lo scrittore Richard Lukas afferma: “Udendo la parola Olocausto la maggioranza pensa alla tragedia di cui furono vittime gli ebrei sotto i tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Da un punto di vista psicologico, è facile capire perché oggi gli ebrei preferiscono che il termine sia usato unicamente in riferimento all’esperienza degli ebrei . . . Tuttavia, escludendo altri dall’Olocausto, gli orrori di cui furono vittime polacchi, altri slavi e zingari per mano dei nazisti sono spesso ignorati, se non dimenticati”.
Lukas dichiara inoltre: “Per loro [gli storici], l’Olocausto riguardò unicamente gli ebrei, per cui hanno poco se non nulla da dire dei nove milioni di non ebrei, inclusi tre milioni di polacchi [non ebrei], che pure perirono nella più grande tragedia che il mondo abbia mai conosciuto”.
La sete di spazio vitale di Hitler
Quando gli eserciti di Hitler invasero la Polonia nel settembre del 1939, avevano ordine di attuare la politica di Hitler per procurare il Lebensraum, lo spazio vitale, per il popolo tedesco. Richard Lukas infatti dichiara: “Per i nazisti, i polacchi erano Untermenschen (subumani) che occupavano un suolo facente parte del Lebensraum (spazio vitale) desiderato ardentemente dalla razza tedesca superiore”. Hitler, pertanto, autorizzò le sue truppe a uccidere “senza pietà o compassione ogni uomo, donna e bambino di discendenza o lingua polacca. Solo in questo modo possiamo ottenere lo spazio vitale di cui abbiamo bisogno”.
Il settembre del 1939 vide l’inizio di una inesorabile campagna di orrori per il popolo polacco. Hitler aveva detto: “La guerra sarà una guerra di annientamento”. Heinrich Himmler, uno degli scagnozzi di Hitler, aveva dichiarato: “I polacchi spariranno completamente dalla faccia della terra. . . . È essenziale che il grande popolo tedesco consideri la distruzione di tutti i polacchi come uno dei compiti più importanti”. Pertanto l’Olocausto non aveva per obiettivo solo gli ebrei polacchi; aveva per obiettivo “tutti i polacchi”.
“La politica del terrore fu attuata in tutti i paesi occupati. . . . Ma in Polonia tutti furono assoggettati a tale brutalità, e le esecuzioni in massa basate sul principio della colpa collettiva furono assai più frequenti perché ogni polacco, indipendentemente da età, sesso o salute, faceva parte di una nazione condannata, condannata da quei membri del partito e del governo nazista che decidevano la politica”, dichiara Catherine Leach, traduttrice del libro polacco Values and Violence in Auschwitz. Essa dice che Himmler considerava i polacchi una razza inferiore da tenere in schiavitù.
“Anche dopo la resa della Polonia [28 settembre 1939], la Wehrmacht [l’esercito tedesco] continuò a prendere seriamente l’esortazione rivolta da Hitler il 22 agosto 1939, quando aveva autorizzato a uccidere ‘senza pietà o compassione ogni uomo, donna e bambino di discendenza o lingua polacca’”. Come si potevano indurre l’esercito tedesco e le SS a uccidere così senza pietà? Imbevendoli della dottrina della supremazia della razza ariana e dell’inferiorità di tutte le altre razze. Infatti Lukas dichiara in The Forgotten Holocaust (L’Olocausto dimenticato): “La teoria nazista dell’impero coloniale in Polonia si basava sul negare la dignità umana ai polacchi che, dopo gli ebrei, erano quelli che Hitler odiava di più”.
“Politica demografica negativa”
Nella prefazione alla versione inglese del libro Comandante ad Auschwitz, lord Russell di Liverpool dice: “Durante la guerra probabilmente non meno di dodici milioni di uomini, donne e bambini nei territori invasi e occupati furono messi a morte dai tedeschi. Secondo una stima moderata, otto milioni di essi perirono nei campi di concentramento. Di questi, non meno di cinque milioni erano ebrei. . . . Il numero reale, però, non si saprà mai”. Solo in base a queste cifre, almeno sette milioni di vittime non erano ebree.
Un’altra testimonianza è quella di Catherine Leach, che scrive: “La Polonia fu il primo paese in cui venne attuata la ‘politica demografica negativa’ di Hitler, il cui scopo era quello di preparare i vasti territori dell’‘Est’ per la nuova colonizzazione da parte dei tedeschi, e di tutti i paesi occupati la Polonia fu quello che subì la più alta perdita di vite: 220 ogni 1000 abitanti. Fonti polacche affermano che non meno di 6.028.000 cittadini polacchi . . . persero la vita”. Di questi, 3.200.000 erano ebrei. Ciò vuol dire che quasi il 50 per cento dei morti polacchi non erano ebrei.
È innegabile che c’è stato un “Olocausto dimenticato” di milioni di vittime non ebree, soprattutto di origine slava. Tra queste vanno inclusi i milioni di russi trucidati dai nazisti. Quei russi non avevano scelta. A motivo della dottrina razziale nazista, furono inesorabilmente condannati a morte.
Queste statistiche, però, non tengono conto delle migliaia di tedeschi non ebrei che pure soffrirono come vittime dell’Olocausto perché osarono opporsi a Hitler e alla sua filosofia della supremazia della razza. Tra questi ci furono migliaia di testimoni di Geova che rifiutarono di collaborare per la realizzazione delle pretese militaristiche di Hitler. Sì, sparse qua e là in tutta la Germania e nei paesi occupati dai nazisti c’erano migliaia di persone che fecero una scelta volontaria che le portò nei campi di concentramento oppure, nel caso di molte, al martirio.
Pertanto una domanda pertinente è questa: Che differenza c’è tra coloro che furono vittime dell’Olocausto e coloro che furono martiri?
[Cartina/Immagini a pagina 10]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Alcuni campi di concentramento e di sterminio nazisti d’Europa. C’erano inoltre 165 campi di lavori forzati
OCEANO ATLANTICO
LETTONIA
Riga
LITUANIA
Kaunas
PRUSSIA OR.
POLONIA
Stutthof
Treblinka
Chelmno
Sobibor
Lublin
Skarżysko-Kamienna
Majdanek
Plaszow
Belzec
Auschwitz
GERMANIA
Papenburg
Neuengamme
Belsen
Ravensbrück
Sachsenhausen
Oranienburg
Lichtenberg
Dora-Nordhausen
Torgau
Buchenwald
Gross-Rosen
Ohrdruf
Flossenbürg
Dachau
Landsberg
OLANDA
Westerbork
Vught
BELGIO
LUSS.
FRANCIA
Natzweiler-Struthof
SVIZZERA
ITALIA
AUSTRIA
Mauthausen
Sachsenburg
CECOSLOVACCHIA
Theresienstadt
[Immagine]
Hitler disse: “La guerra sarà una guerra di annientamento” e autorizzò a uccidere “senza pietà o compassione ogni uomo, donna e bambino di discendenza o lingua polacca”
[Fonte]
Biblioteca del Congresso
[Immagine]
Himmler dichiarò: “I polacchi spariranno completamente dalla faccia della terra”
[Fonte]
UPI/Bettmann Newsphotos
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L’Olocausto: Vittime o martiri?Svegliatevi! 1989 | 8 aprile
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L’Olocausto: Vittime o martiri?
PERCHÉ distinguere tra vittime e martiri? Perché tutti coloro che hanno sofferto a causa dell’Olocausto sono stati vittime, ma solo una minoranza sono stati veramente martiri a rigor di termini. Che differenza c’è?
Vittima è “chi subisce danni, gravi perdite, tormenti, persecuzioni e la morte stessa, senza sua colpa”. (Grande Enciclopedia Universale, Curcio) Le vittime, di solito, non hanno scelta.
Martire è “chi è ucciso perché si rifiuta di trasgredire la legge di Dio” o “chi soffre o si sacrifica per una nobile causa”. (Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET) Pertanto la vittima è tale di solito involontariamente, mentre il martire lo è volontariamente.
Tre tipi di vittime
In occasione di una conferenza sulle vittime non ebree dei nazisti, il dott. Gordon Zahn, dell’Università del Massachusetts, raggruppò le vittime dei nazisti in tre categorie: (1) coloro che soffrirono per ciò che erano: ebrei, slavi, zingari; (2) coloro che soffrirono per ciò che facevano: omosessuali, attivisti politici e oppositori; (3) e coloro che soffrirono per ciò che si rifiutavano di fare: obiettori di coscienza, testimoni di Geova e altri.
Milioni di ebrei soffrirono e morirono semplicemente perché erano di razza ebraica. Per i seguaci di Hitler non aveva importanza se erano ebrei ortodossi o atei. Erano condannati alla “soluzione finale”, come veniva chiamato il sistema di Hitler per liberare l’Europa da tutti gli ebrei, vale a dire lo sterminio. Analogamente gli slavi, che per la crociata di Hitler erano soprattutto i polacchi, i russi e gli ucraini, erano condannati solo perché slavi, ‘una razza inferiore’ in paragone con la “suprema” stirpe ariana.
Ma il caso dei testimoni di Geova in Europa era diverso. Erano di molte nazionalità ma vennero erroneamente considerati una minaccia pacifista per il regime nazionalsocialista tedesco a motivo della loro neutralità cristiana e del rifiuto di partecipare allo sforzo bellico di qualsiasi nazione. Hitler li definì una ‘genia da sterminare’. Quanto era grande questa “genia”, e fu veramente sterminata?
Una “minuscola setta”: una minaccia per i nazisti
Alla summenzionata conferenza, la dottoressa Christine King presentò alcuni fatti relativi ai Testimoni nella Germania nazista. Essa riferì: ‘A prima vista sorprende che questa minuscola setta — 20.000 membri su una popolazione di 65 milioni di persone, 20 milioni delle quali erano cattoliche e 40 milioni protestanti — richiamasse l’attenzione delle autorità. Ma quando si considerano i loro stretti legami con l’America, le loro aspirazioni internazionali e le loro riconosciute simpatie comuniste e sioniste è subito chiaro che non potevano essere tollerati’. Ovviamente i testimoni di Geova non erano né comunisti né sionisti ma erano neutrali nei confronti delle questioni politiche e razziali. I nazisti, però, non lo comprendevano.
La campagna nazista contro i testimoni di Geova cominciò nel 1933 quando Hitler andò al potere. Nel 1934, dopo avere ricevuto telegrammi di protesta da Testimoni di ogni parte del mondo, Hitler ebbe un’esplosione d’ira e urlò: “Questa genia sarà sterminata in Germania!” La persecuzione contro i Testimoni si intensificò.
Helmut Krausnick e Martin Broszat affermano in un loro libro (Anatomy of the SS State): “Un’ulteriore categoria di prigionieri sottoposti a custodia protettiva che dopo il 1935 formò un gruppo considerevole di detenuti dei campi di concentramento proveniva dai membri dell’Internationale Vereinigung der Ernsten Bibelforscher [i testimoni di Geova]. L’organizzazione era stata sciolta nel Terzo Reich nel 1933 e qualsiasi attività di proselitismo o propaganda compiuta per conto dei testimoni di Geova era stata vietata per legge perché l’organizzazione era considerata soprattutto uno strumento di attività pacifista”.
“Nel febbraio del 1936 fu emanato l’ordine di sottoporre a custodia protettiva ‘per un periodo massimo di due mesi’ tutti gli ex capi dell’Internationale Bibelforschervereinigung (IBV). A metà maggio del 1937 furono presi ulteriori provvedimenti. La Gestapo emanò il seguente ordine: Tutti coloro che in qualsiasi forma promuovono gli obiettivi dell’illegale IBV o l’unità dei suoi seguaci saranno sottoposti a custodia protettiva e portati immediatamente davanti alla corte perché sia emesso un mandato di cattura effettivo”. Nella maggioranza dei casi questa “custodia protettiva” ebbe come risultato il trasferimento in un campo di concentramento.
Gli autori fanno pure notare: “Nel 1937/8 la stragrande maggioranza dei detenuti di Dachau era costituita da prigionieri politici mentre a Sachsenhausen c’era anche a quei giorni un numero ugualmente elevato di cosiddetti elementi antisociali, omosessuali, testimoni di Geova e delinquenti abituali”.
La seconda guerra mondiale e la neutralità
Nel 1939, quando scoppiò la guerra fra la Germania e gli Alleati, Gran Bretagna e Francia, la situazione dei Testimoni peggiorò. Cosa accadde?
Il ventitreenne August Dickmann di Dinslaken era uno dei 600 Testimoni detenuti a Sachsenhausen nel 1939.a Quando in settembre scoppiò la guerra, il comandante del campo, Baranowsky, vide un’opportunità di infrangere la volontà dei Testimoni. August rifiutò di arruolarsi nell’esercito e Baranowsky chiese a Himmler il permesso di giustiziare il giovane Dickmann alla presenza di tutti i detenuti del campo. Era convinto che molti Testimoni avrebbero rinnegato la fede se avessero veramente assistito a un’esecuzione. Tre uomini delle SS spararono a Dickmann alla schiena e poi un ufficiale delle SS gli diede il colpo di grazia, sparandogli alla testa con la pistola.
Gustav Auschner, un testimone oculare, riferì in seguito: “Fucilarono Dickmann e ci dissero che saremmo stati fucilati tutti se non avessimo firmato la dichiarazione di ripudio della nostra fede. Saremmo stati portati alla cava di sabbia 30 o 40 alla volta e ci avrebbero fucilati tutti. Il giorno dopo le SS portarono a ognuno di noi due righe da firmare, altrimenti ci avrebbero fucilato. Avreste dovuto vedere il loro disappunto quando se ne andarono senza una sola firma. Avevano sperato di spaventarci con l’esecuzione pubblica. Ma noi avevamo più paura di dispiacere a Geova che delle loro pallottole. Non fucilarono più nessuno di noi in pubblico”.
Si verificò una situazione analoga nel campo di Buchenwald il 6 settembre 1939. L’ufficiale nazista Rödl disse ai Testimoni: “Se qualcuno di voi rifiuta di combattere contro la Francia o l’Inghilterra, morirete tutti!” Fu un momento di prova. C’erano due compagnie di SS armate di tutto punto che aspettavano al cancello. Tuttavia “neppure un testimone di Geova rispose all’invito dell’ufficiale di combattere per la Germania. Ci fu un breve silenzio poi giunse l’ordine improvviso: ‘Mani in alto! Vuotatevi le tasche!’”, scrive Eugen Kogon in The Theory and Practice of Hell (L’inferno in teoria e in pratica). Furono fucilati? No, furono assaliti e derubati dagli uomini delle SS e poi assegnati al massacrante lavoro nelle cave. Venne anche negata loro ogni assistenza ospedaliera.
La già citata dottoressa King spiegò: ‘Benché i nazisti ne fossero sorpresi, neppure i Testimoni poterono essere eliminati. Più forti erano le pressioni più divenivano saldi, adamantini nella loro resistenza. Hitler li costrinse a una battaglia escatologica, ed essi mantennero la fede. Col loro triangolo viola (il segno di riconoscimento sul braccio) formarono gruppi che collaboravano strettamente nei campi; la loro esperienza è materiale prezioso per tutti coloro che studiano i casi di sopravvivenza sotto forte pressione. Poiché essi sopravvissero’.
Anna Pawełczyńska, sopravvissuta ad Auschwitz, ha scritto nel suo libro Values and Violence in Auschwitz: “Raffrontato all’immensa comunità di Auschwitz, i testimoni di Geova formavano solo un piccolo gruppetto poco appariscente . . . Ciò nondimeno, il colore [viola] del loro distintivo triangolare spiccava così nettamente nel campo che il piccolo numero non rispecchia la forza effettiva di quel gruppo. Questo gruppetto di detenuti costituiva una salda forza ideologica ed essi vinsero la loro battaglia contro il nazismo. Il gruppo tedesco della setta era stato una minuscola isola d’instancabile resistenza in seno a una nazione terrorizzata, e continuarono ad avere quello stesso spirito impavido nel campo di Auschwitz”. Essa aggiunge: “Tutti sapevano che nessun testimone di Geova avrebbe ubbidito a un ordine contrario alla sua fede e alle sue convinzioni religiose”.
Un esempio rimarchevole a questo proposito ci è dato dalla famiglia Kusserow di Bad Lippspringe in Germania. Franz e Hilda avevano una famiglia numerosa: 11 figli, 6 maschi e 5 femmine. Sotto il regime nazista, 12 dei 13 componenti della famiglia furono condannati a un totale di 65 anni da scontare in prigioni e campi di concentramento. Nel 1940 Wilhelm, all’età di 25 anni, fu fucilato come obiettore di coscienza. Due anni dopo suo fratello Wolfgang, di 20 anni, fu decapitato per la stessa ragione nel penitenziario di Brandeburgo. Nel 1946 suo fratello Karl-Heinz, di 28 anni, morì di tubercolosi che aveva contratto a Dachau. Sia i genitori che le figlie trascorsero del tempo in prigione e nei campi di concentramento. (Per un racconto particolareggiato di questa straordinaria famiglia di martiri, vedi La Torre di Guardia del 1º settembre 1985, ediz. inglese, pagine 10-15).
Nel suo libro (The Theory and Practice of Hell) Eugen Kogon osserva: “Non si può evitare l’impressione che, psicologicamente parlando, le SS non furono mai all’altezza della sfida presentata loro dai testimoni di Geova”.
Se questo minuscolo gruppo di Testimoni cristiani poté tener testa a Hitler, sulla base delle proprie credenze bibliche, non si può fare a meno di chiedere: Perché i milioni di protestanti e di cattolici vennero meno sotto questo aspetto? Dov’era la chiara e inequivocabile guida religiosa in merito ai princìpi cristiani che avrebbe privato il nazismo dell’appoggio di circa 60 milioni di tedeschi? (Vedi riquadro a pagina 13).
Cosa li sostenne?
Nel suo libro I sommersi e i salvati, Primo Levi afferma: “Nella macina della vita quotidiana [nei campi di concentramento], i credenti [di credo religioso o politico] vivevano meglio . . . erano accomunati dalla forza salvifica della loro fede”. — Einaudi, 1986, p. 118.
Egli aggiunge: “Il loro universo era più vasto del nostro, più esteso nello spazio e nel tempo, soprattutto più comprensibile: avevano . . . un domani millenario . . . un luogo in cielo o in terra in cui la giustizia e la misericordia avevano vinto, o avrebbero vinto in un avvenire forse lontano ma certo”. — Op. cit., p. 118.
L’incrollabile fede dei testimoni di Geova in un Millennio avvenire è meglio rappresentata dalle seguenti lettere di Testimoni tedeschi condannati a morte:
“Miei cari fratello, cognata, genitori, e tutti gli altri fratelli compresi,
“Devo scrivervi la penosa notizia che quando riceverete questa lettera io non sarò più in vita. Non siatene eccessivamente rattristati. Ricordate che per l’Iddio Onnipotente è semplice risuscitarmi dai morti. . . . Sappiate che nella mia debolezza ho cercato di servirlo e sono completamente convinto che è stato con me sino alla fine. Mi affido alla sua cura. . . . E ora, miei cari madre e padre, lasciate che vi ringrazi entrambi per tutte le buone cose che avete fatto per me. . . . Geova vi ricompensi di tutto ciò che avete fatto.
“[Firmato] Ludwig Cyranek”.
Ludwig Cyranek fu giustiziato a Dresda per il fatto che era testimone di Geova.
Johannes Harms, dopo essere stato condannato alla decapitazione, ricevette sette opportunità di rinnegare la sua fede di Testimone. Poco prima dell’esecuzione avvenuta nel 1940, mandò questa lettera a suo padre Martin, anch’egli in prigione perché Testimone.
“Caro papà,
“Mancano ancora tre settimane al 3 dicembre, il giorno che ci vedemmo due anni fa per l’ultima volta. Riesco ancora a vedere il tuo caro sorriso di quando lavoravi nel sotterraneo della prigione e io camminavo fuori nel cortile della prigione.
“In questo tempo ti ho considerato con orgoglio e anche con meraviglia per il modo in cui hai portato il tuo peso fedelmente verso il Signore. E ora è stata data anche a me l’opportunità di provare al Signore la mia fedeltà fino alla morte, sì, la fedeltà non solo fino alla morte, ma anche nella morte.
“La mia condanna a morte è già stata annunciata e sono incatenato sia di giorno che di notte — i segni (sulla carta) sono quelli delle manette — ma non ho ancora vinto pienamente. . . . Ho ancora un’opportunità di salvare la mia vita terrena, ma solo per perdere in tal modo la vera vita.
“Quando tu, caro papà, sarai di nuovo a casa, fa quindi in modo di avere particolare cura della mia cara Lieschen [sua moglie], poiché per lei sarà particolarmente difficile, sapendo che il suo diletto non tornerà. So che farai questo e ti ringrazio anticipatamente. Caro papà, ti invoco nello spirito, rimani fedele, come io ho cercato di rimaner fedele, e quindi ci rivedremo. Penserò a te proprio sino alla fine.
“Tuo figlio Johannes”.
Questi sono soltanto due delle centinaia di martiri, testimoni di Geova, che morirono perché osarono essere obiettori di coscienza sotto un regime malvagio. La storia completa del loro martirio collettivo riempirebbe molti volumi.b
[Note in calce]
a Per un racconto particolareggiato del martirio di August Dickmann, vedi l’Annuario dei testimoni di Geova del 1975, pubblicato dalla Watchtower Bible and Tract Society of New York, Inc., pp. 166-9.
b Per un resoconto più particolareggiato sulla storia dei testimoni di Geova nei campi di concentramento, vedi l’Annuario dei testimoni di Geova del 1975, pagine 108-213, e l’Annuario dei testimoni di Geova del 1989, pagine 111-34.
[Riquadro a pagina 13]
I testimoni di Geova furono vittime di Hitler
Da “The New York Times” del 14 maggio 1985
Al direttore:
Mia moglie ed io, entrambi tedeschi, abbiamo passato fra tutt’e due un totale di 17 anni nei campi di concentramento nazisti. Io sono stato a Dachau e Mauthausen, e mia moglie Gertrud è stata a Ravensbrück. Fummo tra le migliaia di tedeschi non ebrei che soffrirono perché facemmo quello che non fecero i criminali nazisti: obiettammo per motivi di coscienza all’idolatria e al militarismo imposti da Hitler. Migliaia di noi sopravvissero ai campi, ma molti no.
Le recenti lettere da lei pubblicate dove si parla di tedeschi comuni che soffrirono sotto il regime nazista di Hitler (quella di Sabina Lietzmann, del 25 aprile, e quella di Anna E. Reisgies, del 30 aprile) mi spingono a menzionare una minoranza, di solito ignorata, che la Gestapo perseguitò ferocemente. Erano chiamati Ernste Bibelforscher (Zelanti Studenti Biblici) o Jehovas Zeugen (testimoni di Geova).
Non appena andò al potere nel 1933, Hitler intraprese una sistematica persecuzione dei testimoni di Geova per la loro presa di posizione neutrale nei confronti della politica e della guerra. Come conseguenza, migliaia di Testimoni tedeschi, molti dei quali erano miei amici, divennero non solo vittime ma anche martiri dell’Olocausto. Perché questa sottile differenza? Perché avremmo potuto uscire in qualsiasi momento dai campi di concentramento se solo fossimo stati disposti a firmare un foglio di ripudio delle nostre convinzioni religiose.
Due brevi esempi mostreranno quale spirito ardeva nel petto di alcuni tedeschi che resisterono all’hitlerismo. Wilhelm Kusserow, un venticinquenne, di Bad Lippspringe, fu fucilato il 27 aprile 1940 perché si era rifiutato di prestare servizio nell’esercito di Hitler.
Due anni dopo, Wolfgang, fratello di Wilhelm, fu decapitato nella prigione di Brandeburgo per la stessa ragione. A quel tempo, Hitler considerava la fucilazione un sistema troppo dignitoso per gli obiettori di coscienza. Wolfgang aveva 20 anni.
Potrei narrare di centinaia di uomini e donne tedeschi i quali andarono incontro a una sorte simile per il fatto che, nel nome di Dio, avevano osato opporsi alla tirannide. Perché fra i tedeschi non ci siano stati milioni di persone di principio, anziché qualche migliaio soltanto, che avessero il coraggio delle proprie opinioni è una domanda a cui forse toccherà ad altri rispondere.
Martin Poetzinger
Brooklyn, 1º maggio 1985
[Immagine a pagina 15]
La famiglia Kusserow: Wilhelm (secondo da destra) fu fucilato; Wolfgang (terzo da sinistra) fu decapitato; Karl-Heinz (secondo da sinistra) morì di tubercolosi dopo la liberazione da Dachau
[Immagine a pagina 16]
Martin Poetzinger (morto nel 1988) e sua moglie Gertrud trascorsero circa 9 anni ciascuno nei campi di concentramento nazisti
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L’Olocausto: Perché Dio l’ha permesso?Svegliatevi! 1989 | 8 aprile
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L’Olocausto: Perché Dio l’ha permesso?
L’OLOCAUSTO ha avuto un effetto traumatico sulla fede di molte persone. Sia ebrei che non ebrei chiedono: Se c’è un Dio, perché l’ha permesso? È sufficiente considerarlo l’ennesima barbarie perpetrata dall’uomo contro il suo simile? O ci sono altri fattori che spiegano come uomini e donne di società “civili” abbiano potuto condonare, insegnare, tollerare o partecipare attivamente a stragi e genocidi approvati dallo Stato?
La comunità degli ebrei conservatori degli Stati Uniti ha recentemente pubblicato una “Dichiarazione di princìpi del giudaismo conservatore” nella quale affermano: “L’esistenza del male ha sempre costituito il più serio impedimento alla fede. Data l’enormità degli orrori perpetrati ad Auschwitz e Hiroshima, questo dilemma ha assunto nella nostra generazione una nuova, terrificante dimensione. La domanda su come un Dio giusto e possente abbia potuto permettere l’annientamento di tante vite innocenti tormenta la coscienza religiosa e supera l’immaginazione”.
I testimoni di Geova, insieme a milioni di altri, si sono interessati a questa domanda, e ciò è comprensibile, poiché molti loro compagni di fede sono periti nei campi di concentramento nazisti. Perché, dunque, Dio ha tollerato il male?
Il libero arbitrio e la contesa
La summenzionata pubblicazione ebraica risponde in parte alla domanda, dicendo: “Creando esseri umani dotati di libero arbitrio, Dio limitò necessariamente il proprio futuro raggio d’azione. Se gli uomini, davanti al bene e al male, non avessero veramente la possibilità di fare una scelta sbagliata, l’intero concetto della scelta non avrebbe senso. Il fatto che l’umanità sia stata dotata del libero arbitrio può essere visto come un atto di amore divino che lascia spazio alla nostra integrità e crescita, anche se le nostre decisioni possono causare pure grande dolore”.
Questa opinione è in armonia con quanto è riportato nelle Scritture Ebraiche. Sin dall’inizio l’umanità ha avuto la libertà di scegliere: sia nel caso di Adamo ed Eva che scelsero di disubbidire a Dio (Genesi 3:1-7) che nel caso di Caino che scelse di assassinare suo fratello Abele. (Genesi 4:2-10) Anche davanti agli israeliti dell’antichità Geova pose una scelta: “Vedi, realmente oggi pongo davanti a te la vita e il bene, e la morte e il male. . . . E devi scegliere la vita per continuare a vivere, tu e la tua progenie”. — Deuteronomio 30:15, 19.
Ma la succitata Dichiarazione ignora un elemento essenziale. Colui che si ribellò a Dio e in seguito causò le sofferenze del fedele Giobbe è ancora attivo e perverte la mente degli uomini inducendoli a fare scelte diaboliche che in certi casi hanno portato a campi di concentramento, torture e stragi collettive. Nel libro di Giobbe è chiaramente indicato che si tratta di un ribelle figlio angelico di Dio, cioè Satana, l’Avversario. — Giobbe 1:6; 2:1, 2.
Oggi l’influenza di Satana e le scelte che egli offre permeano il mondo, conducendo alla violenza e al disprezzo per la vita e i valori morali. Qualsiasi cosa distolga l’attenzione dell’umanità dalla speranza del dominio del Regno di Dio — filosofie politiche, divisioni razziali e religiose, abuso di droga, piaceri eccessivi, idoli umani — fa il gioco di Satana. Non c’è da meravigliarsi leggendo la profezia biblica secondo cui, quando questo malvagio sarebbe stato cacciato giù nelle vicinanze della terra, ne sarebbero risultati “guai alla terra e al mare, perché il Diavolo è sceso a voi, avendo grande ira, sapendo che ha un breve periodo di tempo”! Dal 1914 viviamo in quel periodo di violenta ira. — Rivelazione 12:12.
L’umanità ha avuto e ha ancora la possibilità di scegliere se sottoporsi al dominio di Dio o a quello del suo Avversario, Satana. Questa stessa scelta è legata a una contesa di vecchia data sorta fra Dio e Satana circa 6.000 anni fa. La Bibbia, comunque, indica che Geova Dio ha fissato un limite di tempo per risolvere questa contesa, e dal 1914 l’umanità vive nel tempo della fine di questo sistema dominato da Satana. — 2 Timoteo 3:1-5, 13.
Il dominio del Regno di Dio distruggerà presto ogni malvagità e quelli che la preferiscono. A coloro che scelgono di fare il bene verrà concessa la vita eterna nella sottomissione a Dio su una terra perfetta e non inquinata. — Rivelazione 11:18; 21:3, 4.
“Ecco, faccio ogni cosa nuova”
Il futuro che Dio si è proposto per questa terra e i suoi abitanti ubbidienti cancellerà il passato dalla nostra mente: “Non saranno ricordate le cose precedenti e non verranno più alla memoria”. — Isaia 65:17, Antico Testamento (1978), Bibbia rabbinica, ed. Marietti (ATE).
Pertanto, allorché il dominio di Dio eserciterà il suo potere su tutta la terra, il ricordo di qualsiasi sofferenza svanirà infine dalla mente degli uomini. A quel tempo le gioie scacceranno il ricordo di tutti i precedenti incubi, poiché come promette la Bibbia, Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti sono passate”. — Rivelazione 21:4, 5.
La Bibbia mostra chiaramente che è vicino il tempo in cui Dio userà il suo onnipossente potere per togliere di mezzo coloro che causano sofferenze, siano essi uomini o demoni. Proverbi 2:21, 22 dichiara: “Gli uomini retti abiteranno la terra, e gli integri vi rimarranno; invece i malvagi saranno recisi dalla terra”. (ATE) Sì, Dio ridurrà “in rovina quelli che rovinano la terra”. (Rivelazione 11:18) Tra questi ci sarà infine anche Satana il Diavolo.
Dio non permetterà ai malvagi di continuare per molto tempo a rovinare la terra; né permetterà loro di tormentare, torturare e imprigionare altri uomini. E chi non sceglierà di conformarsi alle Sue giuste leggi non sarà tollerato. Solo quelli che rispettano la volontà e la legge di Dio continueranno a vivere.
Oltre 4.000 anni fa Dio “vide che la malvagità dell’uomo nella terra era grande e che ogni creazione del pensiero dell’animo di lui era costantemente soltanto male”. Egli intervenne mandando il grande Diluvio. (Genesi 6:5, ATE) Dio è ancor più giustificato a intervenire di nuovo. Ma se ora rendiamo a Dio la lode che gli è dovuta, avremo la gioia di ricevere presto la vita eterna. — Isaia 65:17-25; Giovanni 17:3; 1 Timoteo 6:19.
Che dire però dei milioni di morti che sono nelle tombe, incluse le vittime dell’Olocausto? Che speranza c’è per loro? Saranno dimenticati?
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L’Olocausto: Quei morti torneranno?Svegliatevi! 1989 | 8 aprile
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L’Olocausto: Quei morti torneranno?
C’È SPERANZA per i milioni di vittime morte nell’Olocausto? Ci si può aspettare che Dio compia qualche supremo atto di giustizia a favore di queste vittime del nazismo?
Le Scritture Ebraiche offrono una speranza che sorresse i fedeli profeti e servitori di Dio migliaia di anni fa. Si basava forse sull’antico concetto greco di un’anima immortale che sopravvivrebbe al corpo? Difficilmente, visto che gli scritti e gli insegnamenti ebraici precedono di secoli la filosofia greca.
L’anima umana è mortale
Il racconto ebraico di Genesi ci dice riguardo alla creazione del primo uomo: “Il Signore Dio formò l’uomo di polvere della terra, gli ispirò nelle narici il soffio vitale e l’uomo divenne essere [ebraico, lenèfesh] vivente”. (Genesi 2:7, ATE) La traduzione della Jewish Publication Society del 1917 rende lenèfesh con “anima”. Pertanto un’anima, o nèfesh, è un essere, una creatura, sia essa animale o umana.
In nessuna parte delle Scritture Ebraiche si attribuisce l’immortalità a nèfesh. Infatti la parola “immortale” non compare neppure nelle Scritture Ebraiche. Al contrario, la Bibbia ebraica indica che nèfesh è la persona, l’anima vivente. (Ezechiele 18:4, 20) La morte, perciò, è la fine, almeno temporanea, della persona come anima vivente. È una condizione di totale inattività, simile a un profondo sonno, come ne parla il salmista Davide: “Guarda, rispondimi, o Signore Dio mio, dà luce ai miei occhi sì che io non dorma il sonno della morte”. — Salmo 13:4, ATE.
Seguendo la stessa semplice logica, le Scritture Ebraiche ci dicono: “I morti non sanno nulla, non hanno nessuna ricompensa, poiché la loro memoria è dimenticata . . . Tutto quello che sai fare, fallo con la tua forza, poiché non c’è opera, non c’è ragionamento, non c’è conoscenza, non c’è sapienza là nello Sheol [la comune tomba del genere umano], dove tu te ne andrai”. (Ecclesiaste 9:5, 10, ATE) Questo è in armonia con ciò che pensava Giobbe mentre era al colmo della sua sofferenza: “Perché non sono morto quando uscii dal corpo di mia madre? . . . Ché allora giacerei tranquillo, dormirei e avrei la quiete”. (Giobbe 3:11, 13, ATE) Certo Giobbe non pensava che dopo la morte sarebbe stato “vivo in modo palpabile” quale anima immortale, come asserisce la “Dichiarazione di princìpi del giudaismo conservatore”.
Questo vuol forse dire che la morte significhi l’oblio totale? Pochissimi oggi riescono a ricordare i nomi dei propri antenati di cinque o dieci generazioni addietro, ma che dire di Dio? Li ricorda egli? Li ricorderà? Ricorderà i milioni di vittime della persecuzione nazista? I milioni di persone morte in guerre insensate? Il profeta Daniele credeva che Dio può ricordare i morti. La sua profezia indicò che ci sarebbe stata una risurrezione dei morti, poiché disse: “Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si desteranno, gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per un’eterna infamia”. — Daniele 12:2, ATE.
Una futura risurrezione alla vita terrena era la vera speranza nutrita dai fedeli profeti e re dell’antico Israele. Non avevano il concetto di un’anima immortale immateriale che svolazzasse in un aldilà. Questa stessa speranza di una risurrezione alla vita perfetta sulla terra è valida oggi. Come lo sappiamo?
Speranza per le vittime dell’Olocausto
Oltre 1.900 anni fa un insegnante ebreo offrì questa speranza quando disse: “Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio”. (Giovanni 5:28, 29) L’espressione “tombe commemorative” sottintende che quelli che sono in esse vengono custoditi nella memoria di Dio fino al giorno in cui verranno risuscitati e riportati in vita sulla terra.
In questo senso, perciò, la “Dichiarazione di princìpi” emanata dal giudaismo conservatore degli Stati Uniti è corretta: “L’idea di olam ha-ba (una vita futura) può offrire la speranza che non saremo abbandonati nella tomba, che non cadremo nell’oblio”. Grazie all’amorevole benignità e alla giustizia di Dio, quei risuscitati avranno l’opportunità, ubbidendo a Dio, di scegliere la vita eterna sotto il dominio del Regno di Gesù Cristo, il Messia.
Cosa significa dunque tutto questo per i milioni di ebrei, slavi e altri che furono vittime dell’Olocausto? Significa che sono nella memoria di Dio, in attesa della risurrezione, quando sarà posta davanti a loro una scelta: ubbidire a Dio con la prospettiva della vita o disubbidirgli con la prospettiva del giudizio avverso. La nostra speranza è che milioni di loro facciano la scelta giusta!
Che siate ebrei o no, se desiderate sapere di più in merito a questa speranza per i morti, contattate la locale congregazione dei testimoni di Geova o scrivete agli editori di questa rivista.
[Immagine a pagina 20]
La Bibbia promette che ci sarà una risurrezione e che “le cose precedenti non saranno ricordate”. — Isaia 65:17
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