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BiasimoAusiliario per capire la Bibbia
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diffamatorie sul suo conto. (Sal. 15:1, 3) Chi defrauda o deride gli umili in effetti biasima Dio (Prov. 14:31; 17:5), come fanno pure coloro che lanciano critiche contro i servitori di Dio. (Sal. 74:18-23) Alla fine chi biasima altri vedrà la propria calamità. — Sof. 2:8-10.
GEOVA METTE A TACERE CHI BIASIMA IL SUO POPOLO
Quando gli israeliti si davano alla falsa adorazione o a pratiche peccaminose, recavano biasimo a Geova Dio perché facevano apparire la sua adorazione non migliore di quella delle nazioni circostanti. (Isa. 65:7) Per la loro infedeltà Dio permise che la calamità si abbattesse su di loro, rendendoli oggetto di biasimo fra le nazioni. (Ezec. 5:14, 15) Non rendendosi conto che il castigo veniva da Dio, altre nazioni lo attribuivano alla sua incapacità di salvare Israele e quindi ulteriore biasimo ricadeva su Geova. Perciò, ristabilendo gli israeliti a motivo del loro pentimento, Geova liberò il suo nome da tale biasimo. — Ezec. 36:15, 20, 21, 30-36.
Ogni volta che si presentano situazioni in cui sembra che Dio abbia abbandonato il suo popolo, altri concludono che non lo protegge o non lo benedice e perciò riversano il biasimo su di esso. (Sal. 31:9-11; 42:10; 74:10, 11; 79:4, 5; 102:8, 9; Gioe. 2:17-19) Ma alla fine Geova manifesta i suoi atti salvifici e così mette a tacere quelli che biasimano. — Nee. 1:3; 2:17; 4:4; 6:16.
SOPPORTARE IL BIASIMO PER AMORE DI CRISTO
Anche nell’adempiere il loro incarico i servitori di Geova sono stati oggetto di biasimo da parte di coloro ai quali erano stati mandati. Questa fu l’esperienza di Geremia (Ger. 6:10; 15:15-18; 20:8), di Cristo Gesù (Matt. 27:44; Mar. 15:32; Rom. 15:3) e dei suoi seguaci. (Ebr. 10:33) È motivo di gioia essere biasimati per amore di Cristo, perché si avrà una grande ricompensa nei cieli (Matt. 5:11; Luca 6:22, 23) ed è una prova che si ha lo spirito di Dio. (I Piet. 4:14) Perciò non si dovrebbe temere il biasimo. A coloro che conoscono la giustizia Geova dice: “Non abbiate timore del biasimo degli uomini mortali, e non siate colpiti da terrore proprio a causa delle loro parole oltraggiose”. — Isa. 51:7.
Pur sapendo che grande biasimo sarebbe ricaduto su di lui, Gesù si assoggettò volontariamente alla volontà del Padre suo fino al punto di morire di una morte vergognosa su un palo di tortura. (Isa. 53:3-7; Giov. 10:17, 18; Ebr. 12:2; 13:12, 13) Per fare il bene ad altri, non cercò di compiacere se stesso ma fu pronto a subire il biasimo da parte di coloro che a parole e con le azioni biasimavano Geova Dio. L’apostolo Paolo lo sottolineò mettendo in risalto il giusto atteggiamento da avere verso chi è spiritualmente debole: “Noi che siamo forti dobbiamo portare però le debolezze di quelli che non sono forti, e non piacere a noi stessi. Ciascuno di noi cerchi di piacere al prossimo in ciò che è bene per la sua edificazione. Poiché anche Cristo non fece piacere a se stesso; ma come è scritto: ‘I biasimi di quelli che ti biasimavano son caduti su di me’”. (Rom. 15:1-3) Nel capitolo precedente (Rom. 15:14), Paolo aveva considerato le debolezze di alcuni che avevano scrupoli di coscienza a proposito di certi cibi o dell’osservanza di un certo giorno; aveva spiegato che bisognava evitare di essere causa d’inciampo per costoro, e che bisognava rafforzarli. Questo significa che chi è forte in quanto a intendimento, fede e coscienza deve limitarsi nell’esercizio dei propri diritti, e ciò può essere alquanto spiacevole. Ciò nonostante deve “portare” (verbo che qui ha sia il senso di addossarsi che di sopportare [confronta Galati 6:2; Rivelazione 2:21) qualunque peso tali debolezze possano costituire, imitando Cristo. (Confronta Matteo 17:17-20; come pure le parole di Mosè in Numeri 11:10-15). Inoltre non devono limitarsi a cercare personalmente il favore, le benedizioni e le ricompense di Dio, schivando come un ostacolo quelli spiritualmente deboli o permettendo che siano preda dell’avversario per mancanza di comprensione e aiuto da parte di chi è forte. — Confronta I Corinti 9:19-23; 10:23-33.
EVITARE IL BIASIMO DELLA TRASGRESSIONE
Pur aspettandosi di essere oggetto di biasimo per amore della giustizia, il cristiano non dovrebbe mai ‘soffrire quale assassino, ladro, malfattore, o per essersi intromesso negli affari altrui’. (I Piet. 4:15, 16) Uno dei requisiti di un sorvegliante nella congregazione cristiana è quello di “avere un’eccellente testimonianza da persone di fuori, onde non cada nel biasimo”. Ciò impedirebbe di recare disonore all’incarico che ricopre ed eviterebbe il diffondersi di voci sfavorevoli sui veri cristiani a motivo della condotta di uno degli uomini più in vista della congregazione. — I Tim. 3:7.
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Bibbia
Sacre Scritture, l’ispirata Parola di Geova, riconosciuta come il massimo libro di tutti i tempi per antichità, divulgazione, numero di lingue in cui è stato tradotto, per il suo insuperabile valore letterario, e a motivo della straordinaria importanza che ha per tutto il genere umano. Indipendente da tutti gli altri libri, non ne imita né copia nessuno. Grazie ai propri meriti, fa onore al suo unico Autore. La Bibbia si distingue anche per aver superato polemiche più violente di qualsiasi altro libro, odiata com’è da una folta schiera di nemici.
Il nome “Bibbia” deriva attraverso il latino dalla parola greca biblìa, che a sua volta è derivata da bìblos, termine che indica la parte interna della pianta di papiro da cui si ricavava una specie di carta.
SUDDIVISIONE
Sessantasei singoli libri da Genesi a Rivelazione compongono il canone biblico. La scelta di questi particolari libri, a esclusione di molti altri, è una prova che l’Autore divino non solo ne ha ispirato la stesura ma ne ha anche salvaguardato la raccolta e preservazione nel catalogo sacro. Trentanove dei sessantasei libri, pari a tre quarti della Bibbia, sono chiamati Scritture Ebraiche, poiché sono stati tutti scritti inizialmente in quella lingua a eccezione di alcuni brani scritti in aramaico. (Esd. 4:8-6:18; 7:12-26; Ger. 10:11; Dan. 2:4b–7:28) Unendo alcuni di questi libri gli ebrei avevano solo 22 o 24 libri, che però includevano lo stesso materiale. Sembra inoltre che fosse loro abitudine suddividere le Scritture in tre parti: ‘la legge di Mosè, i Profeti e i Salmi’. (Luca 24:44) L’ultima parte della Bibbia è chiamata Scritture Greche Cristiane, perché i ventisette libri che la compongono sono stati scritti in greco. Il fatto che questi libri sono stati scritti, raccolti e ordinati nel canone biblico dimostra la supervisione di Geova dall’inizio alla fine.
La suddivisione della Bibbia in capitoli e versetti (nell’AV, 1.189 capitoli e 31.173 versetti) non è opera degli scrittori originali, ma è un’aggiunta molto utile fatta secoli dopo. I masoreti divisero le Scritture Ebraiche in versetti; poi nel XIII secolo E.V. si aggiunse la divisione in capitoli. E l’edizione della Vulgata latina pubblicata da Robert Estienne nel 1555 è la prima Bibbia completa con l’attuale divisione in capitoli e versetti.
I sessantasei libri della Bibbia formano tutti insieme un’opera unica, completa. La divisione della Bibbia secondo la lingua predominante in cui ci sono pervenuti i manoscritti, come pure l’indicazione dei capitoli e versetti fatta solo per facilitare lo studio, non vuole infrangerne l’unità. Abbiamo perciò Scritture Ebraiche e Scritture Greche, queste ultime con l’ulteriore designazione di “Cristiane” per distinguerle dalla Settanta, che è la traduzione greca delle Scritture Ebraiche.
L’AUTORE
L’accluso prospetto indica che circa quaranta scrivani o segretari umani furono impiegati dall’unico Autore per redigere l’ispirata Parola di Geova. “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”, e ciò include gli scritti delle Scritture Greche Cristiane insieme al “resto delle Scritture”. (II Tim. 3:16; II Piet. 3:15, 16) L’espressione “ispirata da Dio” traduce il termine greco Theòpneustos che significa “soffiato da Dio”. ‘Soffiando’ su uomini fedeli, Geova Dio fece in modo che il suo spirito o forza attiva divenisse operante su di loro e indicasse attivamente quello che voleva far scrivere, poiché, come è scritto, “profezia non fu mai recata dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. — II Piet. 1:21; Giov. 20:21, 22; vedi ISPIRAZIONE.
Nessun altro libro ha richiesto tanto tempo per essere completato. Nel 1513 a.E.V. Mosè cominciò a scrivere la Bibbia, e fino a dopo il 443 a.E.V. quando Neemia e Malachia terminarono i loro libri, altri scritti sacri furono aggiunti alle Scritture ispirate. Poi ci fu un intervallo di quasi cinque secoli nella stesura della Bibbia, finché l’apostolo Matteo mise per iscritto il suo racconto storico. Quasi sessant’anni dopo Giovanni, l’ultimo degli apostoli, aggiunse il suo Vangelo e tre lettere completando il canone. Quindi ci son voluti in tutto quasi 1.610 anni per produrre la Bibbia. Tutti gli scrittori erano ebrei e perciò facevano parte del popolo a cui “furono affidati i sacri oracoli di Dio”. — Rom. 3:2.
CONTENUTO
Il contenuto di questo Libro dei Libri rivela il passato, spiega il presente e predice il futuro, cose che solo Chi conosce la fine dal principio poteva fare. (Isa. 46:10) Dopo l’iniziale menzione della creazione del cielo e della terra nell’infinito passato, la Bibbia fornisce un resoconto completo degli oltre 42.000 anni durante i quali la terra venne preparata per essere abitata dall’uomo. Poi viene data la spiegazione veramente scientifica dell’origine dell’uomo — di come la vita proviene da un Datore di vita — cose che solo il Creatore in veste di Autore poteva spiegare. (Gen. 1:26-28; 2:7) Indicando la ragione per cui l’uomo muore viene introdotto il tema predominante dell’intera Bibbia. Questo tema, la santificazione e rivendicazione del nome di Geova, era incluso nella prima profezia relativa al ‘seme della donna’. (Gen. 3:15) Trascorsero più di duemila anni prima che questa promessa di un “Seme” fosse menzionata di nuovo quando Dio disse ad Abraamo: “Per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno”. (Gen. 22:18) Oltre ottocento anni dopo la promessa fu rinnovata al re Davide, discendente di Abraamo, e in seguito i profeti di Geova tennero accesa la fiamma di questa speranza. (II Sam. 7:12, 16; Isa. 9:6, 7) Altri mille anni dopo Davide, più di 4.000 anni dopo la profezia originale in Eden, apparve il promesso Seme, Gesù Cristo, l’erede legittimo al “trono di Davide suo padre”. (Luca 1:31-33; Gal. 3:16) Colpito a morte dal seme terreno del “serpente”, questo “Figlio dell’Altissimo” provvide il prezzo di riscatto necessario a riacquistare il diritto alla vita che la progenie di Adamo non aveva più, fornendo così l’unico mezzo per cui il genere umano può avere vita eterna. Fu poi innalzato in attesa del tempo fissato per scagliare “l’originale serpente, colui che è chiamato Diavolo e Satana”, giù sulla terra, dove alla fine dovrà essere distrutto per sempre. Così il grandioso tema annunciato in Genesi e sviluppato e ampliato in tutto il resto della Bibbia giunge nei capitoli conclusivi a un glorioso apice, mentre viene rivelato il proposito di Geova portato a compimento per mezzo del Regno. — Riv. 11:15; 12:1-12, 17; 19:11-16; 20:1-3, 7-10; 21:1-5; 22:3-5.
Questo regno retto da Cristo il Seme promesso è il mezzo mediante cui si compie la santificazione e rivendicazione del nome di Dio, Geova. Continuando su questo tema la Bibbia magnifica il nome di Geova più di qualsiasi altro libro il nome ricorre più di 6.800 volte nel testo masoretico ebraico, oltre alla forma abbreviata “Iah”, e a decine di altre volte in cui fa parte di altri nomi composti come “Gesù”, che significa “Geova è salvezza”. Non avremmo conosciuto il nome del Creatore, né la grande contesa relativa al suo nome sollevata dalla ribellione edenica, né il proposito di Dio di santificare e rivendicare tale nome davanti a tutta la creazione, se queste cose non fossero state rivelate nella Bibbia.
In questa biblioteca di sessantasei libri il tema del Regno e del nome di Geova s’intrecciano con informazioni su molti argomenti. I riferimenti a campi dello scibile quali agricoltura, architettura, astronomia, chimica, commercio, etnologia, filologia, governo, igiene, ingegneria, musica, poesia e strategia, contribuiscono tutti allo sviluppo del tema e non sono a sé stanti. Comunque la Bibbia è una vera miniera d’informazioni per archeologi e paleografi. In generale questo vasto campo d’informazione può essere diviso in quattro argomenti: (1) storia e profezia; (2) verità e dottrine basilari; (3) principi fondamentali; (4) ministero cristiano.
Essendo un’accurata opera storica che penetra nel più remoto passato, la Bibbia supera di gran lunga tutti gli altri libri. Ma il suo valore è ancora più grande nel campo della profezia, poiché predice il futuro che solo il Re d’eternità può rivelare con esattezza. profezie a lunga scadenza della Bibbia predicono la marcia delle potenze mondiali nel corso dei secoli e persino l’inizio e la fine delle istituzioni attuali.
In modo molto pratico la Parola di Verità di Dio libera gli uomini da ignoranza, superstizione, filosofie e insensate tradizioni umane. (Giov. 8:32) “La parola di Dio è vivente ed esercita potenza”. (Ebr. 4:12) Senza la Bibbia non conosceremmo Geova, non conosceremmo i meravigliosi benefici del sacrificio di riscatto di Cristo, non capiremmo i requisiti che dobbiamo soddisfare per vivere in eterno come parte del giusto regno di Dio o sotto di esso.
La Bibbia è il libro più pratico anche sotto altri aspetti, infatti dà ai cristiani sani consigli su come vivere ora, come svolgere il loro ministero e come sopravvivere a questo sistema di cose avido di piaceri e nemico di Dio. Ai cristiani viene detto di ‘cessare di conformarsi a questo sistema di cose’ allontanando dalla mente il modo di pensare mondano; e possono far questo avendo l’umile disposizione mentale “che fu anche in Cristo Gesù”, spogliandosi della vecchia personalità per rivestire la nuova. (Rom. 12:2; Filip. 2:5-8; Efes. 4:23,24; Col. 3:5-10) Questo significa manifestare i frutti dello spirito di Dio, “amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé”, di cui tanto è scritto in tutto il libro. — Gal. 5:22, 23; Col. 3:12-14; Vedi MANOSCRITTI DELLA BIBBIA.
[Prospetto alle pagine 178 e 179]
I LIBRI DELLA BIBBIA IN ORDINE DI COMPILAZIONE
(L’ordine in cui furono scritti i libri della Bibbia e la posizione dl ciascuna rispetto agli altri sono approssimativi; alcune date [e luoghi] sono incerti. Il simbolo a. significa “avanti” o “prima”; d., “dopo”, ca., “circa”).
SCRITTURE EBRAICHE (a.E.V.)
Libro Scrittore Quando Tempo a cui Dove
fu completato si riferisce fu scritto
Genesi Mosè 1513 Dopo cap. 1, v. 2: Deserto
46026–1657
Esodo Mosè 1512 1657–1512 Deserto
Levitico Mosè 1512 1 mese (1512) Deserto
Giobbe Mosè 1473 ca. Oltre 140 anni Deserto
fra 1657–1473
Numeri Mosè 1473 1512–1473 Deserto
e Pianura
di Moab
Deuteronomio Mosè 1473 2 mesi (1473) Pianura
di Moab
Giosuè Giosuè 1450 ca. 1473–1450 ca. Canaan
Giudici Samuele 1100 ca. 1450 ca.-1120 ca. Israele
Rut Samuele 1090 ca. 11 anni di Israele
dominio dei
giudici
I Samuele Samuele 1077 ca. 1180 ca.–1077 Israele
Gad, Natan
II Samuele Gad, Natan 1040 ca. 1077–1040 ca. Israele
Cantico Salomone 1020 ca. Gerusalemme
di Salomone
Ecclesiaste Salomone a. 1000 Gerusalemme
Giona Giona 844 ca.
Gioele Gioele 820 ca. (?) Giuda
Amos Amos 803 ca. Giuda
Osea Osea d. 745 a. 803–d. 745 Samaria
(Regione)
Isaia Isaia 732 ca. 778 ca.–732 Gerusalemme
Michea Michea a. 716 777 ca.–716 Giuda
Proverbi Salomone 716 ca. Gerusalemme
Agur, Lemuel
(forse lo stesso
Salomone o Ezechia)
Sofonia Sofonia a. 648 Giuda
Naum Naum a. 632 Giuda
Abacuc Abacuc 628 ca. (?) Giuda
Lamentazioni Geremia 607 Presso
Gerusalemme
Abdia Abdia 607 ca.
Ezechiele Ezechiele 591 613–591 ca. Babilonia
I e II Re Geremia 580 1040 ca.–580 Giuda ed
Egitto
Geremia Geremia 580 647–580 Giuda ed
Egitto
Daniele Daniele 536 ca. 618–536 ca. Babilonia
Aggeo Aggeo 520 112 giorni (520) Gerusalemme
Zaccaria Zaccaria 518 520–518 Gerusalemme
Ester Mardocheo 474 ca. 484 ca.–474 Susan
I e II Esdra 460 ca. Dopo I Cronache Gerusalemme
Cronache cap. 9:1077–537 (?)
Esdra Esdra 460 ca. 537–467 ca. Gerusalemme
Salmi Davide, 460 ca.
Mosè e altri
Neemia Neemia d. 443 456–d. 443 Gerusalemme
Malachia Malachia d. 443 Gerusalemme
SCRITTURE GRECHE CRISTIANE (E.V.)
Libro Scrittore Quando Tempo a cui Dove fu
fu completato si riferisce scritto
Matteo Matteo 41 ca. 2 a.E.V. 33 E.V. Palestina
I Paolo 50 ca. Corinto
Tessalonicesi
II Paolo 51 ca. Corinto
Tessalonicesi
Galati Paolo 50–52 ca. Corinto
o Antiochia
di Siria
I Corinti Paolo 55 ca. Efeso
II Corinti Paolo 55 ca. Macedonia
Romani Paolo 56 ca. Corinto
Luca Luca 56–58 ca. 3 a.E.V.-33 E.V. Cesarea
Efesini Paolo 60–61 ca. Roma
Colossesi Paolo 60–61 ca. Roma
Filemone Paolo 60–61 ca. Roma
Filippesi Paolo 60–61 ca. Roma
Ebrei Paolo 61 ca. Roma
Atti Luca 61 ca. 33–61 ca. Roma
Giacomo Giacomo a. 62 Gerusalemme
Marco Marco 60–65 ca. 29–33 Roma
I Timoteo Paolo 61–64 ca. Macedonia
Tito Paolo 61–64 ca. Macedonia (?)
I Pietro Pietro 62–64 ca. Babilonia
II Pietro Pietro 64 ca. Babilonia (?)
II Timoteo Paolo 65 ca. Roma
Giuda Giuda 65 ca. Palestina (?)
Rivelazione Giovanni 96 ca. Patmos
Giovanni Giovanni 98 ca. Dopo il prologo: Efeso, o
29–33 dintorni
I Giovanni Giovanni 98 ca. Efeso,
o dintorni
II Giovanni Giovanni 98 ca. Efeso,
o dintorni
III Giovanni Giovanni 98 ca. Efeso,
o dintorni
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BilaAusiliario per capire la Bibbia
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Bila
(Bìla) [forse, semplice, semplicità].
Una delle serve della casa di Labano che egli diede come serva alla figlia Rachele al tempo del suo matrimonio con Giacobbe. (Gen. 29:29) Ciò avvenne nel 1774 a.E.V. a Paddan-Aram, che si trovava sull’altopiano settentrionale della Mesopotamia. Quando col passar del tempo Rachele si accorse di essere sterile, diede Bila a Giacobbe come moglie secondaria affinché per mezzo della sua serva anche lei potesse avere figli, come Sara. (Gen. 16:2) Giacobbe in quel tempo aveva almeno ottantotto anni. Così Bila ebbe il privilegio di diventare la madre di due figli, Dan e Neftali, i cui discendenti formarono due delle dodici tribù d’Israele. (Gen. 30:3-8; 35:25; I Cron. 7:13) Quando Giacobbe tornò nel paese di Canaan, Bila, insieme ai suoi figli, fu presentata personalmente a Esaù, fratello gemello di Giacobbe. Dopo la morte di Rachele, il figlio maggiore di Giacobbe, Ruben, commise fornicazione con Bila. — Gen. 35:22; 49:3, 4.
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BildadAusiliario per capire la Bibbia
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Bildad
(Bildàd) [figlio di contesa, cioè litigioso; oppure, Bel ha amato].
Uno dei tre amici di Giobbe, chiamato il Suhita; discendente di Shua, figlio di Abraamo e Chetura. (Giob. 2:11; Gen. 25:2; I Cron. 1:32) Essendo il secondo a parlare nei tre cicli di dibattiti, Bildad di solito riprendeva il tema lasciato in sospeso da Elifaz; i suoi discorsi erano più brevi e più pungenti, non però come quelli di Zofar. Bildad è il primo ad accusare i figli di Giobbe di trasgressione e perciò meritevoli della calamità abbattutasi su di loro. Con un ragionamento specioso fa quest’esempio: come il papiro e le canne senz’acqua si seccano e muoiono, così muoiono “tutti quelli che dimenticano Dio”; affermazione vera in se stessa, ma del tutto fuori luogo applicata a Giobbe, uomo timorato di Dio. (Giob. cap. 8) Come Elifaz, anche Bildad considerava erroneamente le afflizioni di Giobbe pari a quelle che si abbattono sui malvagi; secondo Bildad il povero Giobbe non avrebbe avuto ‘posterità né progenie’. (Giob. cap. 18) Col terzo breve discorso, in cui Bildad sostiene che l’uomo è “un baco” e “un verme” e perciò impuro agli occhi di Dio, finiscono le parole di “conforto” dei tre amici di Giobbe. (Giob. cap. 25) Alla fine Bildad, insieme agli altri due, riceve da Dio il comando di offrire un olocausto mentre Giobbe intercederà per loro. — Giob. 42:7-9.
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BirraAusiliario per capire la Bibbia
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Birra
Bevanda dal contenuto alcolico piuttosto basso, prodotta con la lenta fermentazione di grano o altro cereale.
Tavolette cuneiformi rivelano che la fabbricazione della birra dai cereali era praticata nell’antica Mesopotamia già nel III millennio a.E.V. Quando Abraamo giunse per la prima volta in Egitto trovò probabilmente che la birra era già una bevanda comune. Si dice che in seguito Ramsete III tenesse in così gran conto la birra da offrirne quasi 115.000 litri l’anno ai suoi dèi. Sono stati trovati molti boccali da birra filistei con relativo filtro. Sembra che tali nazioni avessero una gran varietà di birra per soddisfare tutti i gusti — birra dolce, birra scura, birra profumata, birra spumosa, birra aromatizzata — che veniva servita calda o fredda, allungata con acqua oppure densa e sciropposa. — Isa. 1:22; Osea 4:18; Naum 1:10.
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BisacciaAusiliario per capire la Bibbia
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Bisaccia
Borsa, di solito di pelle, portata sulla spalla da viaggiatori, pastori, agricoltori e altri. Serviva per portare cibo, indumenti e altre provviste, ed era diversa dalla borsa più piccola che si portava alla cintura per riporvi monete d’oro, d’argento e di rame. (Matt. 10:9; Mar. 6:8) La “borsa da pastore” di Davide era senza dubbio una bisaccia. (I Sam. 17:40) Gesù Cristo, nel mandare prima i dodici apostoli e poi i settanta discepoli, disse loro di non portare bisacce per il cibo. (Matt. 10:5, 9, 10; Luca 9:3; 10:1, 4; 22:35, 36) Dovevano dunque aver fiducia che Geova Dio avrebbe provveduto il necessario per il loro ministero e non essere ansiosi per le cose materiali, per quello che avrebbero mangiato o indossato l’indomani. — Matt. 6:25-34.
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BitiniaAusiliario per capire la Bibbia
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Bitinia
(Bitìnia).
Provincia romana dell’Asia Minore settentrionale, in quella che ora è la Turchia NO, a E di Costantinopoli, lungo la sponda meridionale del Mar Nero. Durante il secondo viaggio missionario, dopo che Timoteo li aveva raggiunti a Listra, Paolo e Sila avevano intenzione di recarsi in Bitinia, ma “lo spirito di Gesù non lo permise loro”. (Atti 16:7) Non è menzionato che gli apostoli predicassero nella zona, ma evidentemente c’erano dei cristiani quando Pietro scrisse la sua prima lettera canonica verso il 62–64 E.V. (I Piet. 1:1) Plinio il Giovane, scrivendo all’inizio del II secolo all’imperatore romano dalla Bitinia dove si trovava come legato imperiale, menziona che i cristiani erano numerosi in quella provincia. Del cristianesimo dice: “Il contagio di questa superstizione si è diffuso non solo nelle città ma anche nei villaggi e nelle campagne”.
In epoca precristiana la zona era governata da una dinastia di re indipendenti, l’ultimo dei quali, Nicomede IV, nel 74 a.E.V. la lasciò in eredità alla repubblica romana. Ai giorni degli apostoli la Bitinia confinava a O con la Propontide e la Misia, a S con l’Asia e la Galazia e a E col Ponto, anche se i romani l’avevano unita a quest’ultimo per farne un’unica provincia del Ponto e della Bitinia (65–63 a.E.V.). La Bitinia è un paese fertile, generalmente collinoso, che si presta alla coltivazione
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BilanciaAusiliario per capire la Bibbia
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Bilancia
Strumento per pesare. Presso gli antichi era nota la bilancia semplice. Consisteva di un’asta orizzontale o giogo che faceva perno al centro essendo appoggiata su un piolo o appesa a una corda, con un piatto o un uncino alle due estremità. L’oggetto da pesare veniva messo su uno dei piatti (o appeso al gancio, se si trattava ad esempio di un sacchetto di monete) e i pesi convenzionali dall’altra parte. (Ger. 32:10; Isa. 46:6; Gen. 23:15, 16; Ezec. 5:1; vedi MONETA). In tempo di carestia anche i generi alimentari si pesavano con cura sulla bilancia. Il cavaliere del cavallo nero descritto in Rivelazione 6:5 aveva in mano una bilancia “per pesare il pane, segno... di tempi cattivi, quando anche i generi di prima necessità diventavano terribilmente costosi”. — The Expositor’s Greek Testament, Vol. V, p. 390.
Geova aveva comandato di essere onesti e accurati nell’usare la bilancia (Lev. 19:35, 36), perché la bilancia ingannatrice gli era detestabile. (Prov. 11:1; 16:11; Ezec. 45:10) La bilancia non segnava il peso esatto se aveva bracci di lunghezza disuguale, o era meno sensibile se aveva bracci troppo corti o il giogo troppo spesso e pesante. A volte gli israeliti usavano la bilancia in modo fraudolento (Osea 12:7; Amos 8:5), e moltiplicavano l’inganno servendosi di pesi inesatti, un tipo di pesi per comprare e un altro per vendere. — Prov. 20:23.
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