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  • La televisione ha cambiato il mondo
    Svegliatevi! 1991 | 22 maggio
    • La televisione ha cambiato il mondo

      LA SCORSA estate la televisione ha trasformato il pianeta in un unico grande stadio. A Roma le strade erano deserte. Circa 25 milioni di italiani hanno seguito i campionati mondiali di calcio. Anche a Buenos Aires le strade erano vuote, e per la stessa ragione. Nel Camerun si vedeva dalle finestre la stessa tremolante luce azzurrina, mentre milioni di africani acclamavano all’unisono. Nel Libano dilaniato dalla guerra, i soldati appoggiavano i televisori sui carri armati fermi per guardare le partite. Si calcola che quando la manifestazione sportiva ha raggiunto il culmine un quinto della popolazione terrestre era incollato al televisore, attratto come falene dalla luce, coi volti illuminati dal suo pallido bagliore.

      Questo colossale evento televisivo non è stato l’unico. Nel 1985 quasi un terzo della popolazione terrestre — circa 1.600.000.000 di persone — seguì il concerto rock Live Aid. Una dozzina di satelliti trasmisero il programma in circa 150 paesi, dall’Islanda al Ghana.

      TV, l’onnipresente scatola che è stata alla base di un’insidiosa rivoluzione. Questo mezzo tecnologico si è evoluto dai piccoli, tremolanti schermi degli anni ’20 e ’30 ai sofisticati schermi d’oggi, con il loro colore vivo e le nitide immagini; contemporaneamente si è diffuso in tutto il globo. Nel 1950 c’erano meno di cinque milioni di televisori nel mondo. Oggi ce ne sono circa 750 milioni.

      Avvenimenti come i campionati mondiali di calcio ci danno solo un’idea del potere che la televisione ha di unire il globo attraverso un’unica rete di informazione. La TV ha cambiato il modo in cui la gente viene a conoscenza di quello che succede nel mondo. È servita a diffondere da un paese all’altro notizie e idee, perfino cultura e valori, superando senza sforzo confini politici e geografici che un tempo impedivano questo. La televisione ha cambiato il mondo. Alcuni dicono che può cambiare anche voi.

      Molti riconoscono a Johann Gutenberg il merito di avere rivoluzionato le comunicazioni di massa quando nel 1455 produsse con la sua macchina da stampa la prima Bibbia. Con la stampa si poteva improvvisamente inviare un singolo messaggio a un pubblico molto più vasto in un tempo più breve e con una spesa molto inferiore. I governi capirono subito il potere della stampa e cercarono di assumerne il controllo emanando leggi per regolamentarla. Ma la pagina stampata raggiungeva un pubblico sempre più vasto. Nella prima parte dell’Ottocento lo storico Alexis de Tocqueville osservò che i giornali avevano lo straordinario potere di imprimere la stessa idea in 10.000 menti in un solo giorno.

      La televisione, però, può imprimere la stessa idea in centinaia di milioni di menti, nello stesso istante! E a differenza della pagina stampata, non è necessario che i telespettatori conoscano la difficile arte della lettura né che debbano formare immagini e idee nella propria mente. Essa invia i suoi messaggi attraverso le immagini e il suono e tutti gli allettamenti che questi sono in grado di produrre.

      I politici non ci hanno messo molto a capire l’enorme potenzialità della televisione. Nel 1952 Dwight D. Eisenhower fece un abile uso della TV nella sua campagna presidenziale. Secondo un libro (Tube of Plenty—The Evolution of American Television), Eisenhower vinse le elezioni perché risultò essere il candidato più “reclamizzabile” attraverso i mass media. Il succitato libro mostra che la TV potrebbe avere avuto un ruolo anche maggiore nella vittoria conseguita da John F. Kennedy su Richard M. Nixon nelle elezioni del 1960. Nel dibattito televisivo fra i candidati, Kennedy ebbe un indice di gradimento maggiore fra gli spettatori rispetto a Nixon. Tuttavia coloro che ascoltarono lo stesso dibattito alla radio li valutarono di pari merito. Perché questa differenza? Nixon appariva pallido e smunto, mentre Kennedy era robusto e abbronzato, l’immagine della sicurezza e della vitalità. Dopo le elezioni Kennedy disse della televisione: “Senza quell’aggeggio non avremmo avuto la minima possibilità di vincere”.

      “Quell’aggeggio” continuò a far sentire il suo potere in tutto il mondo. Alcuni cominciarono a chiamarlo la terza superpotenza. Con i satelliti le emittenti televisive potevano trasmettere i loro segnali al di là dei confini nazionali e perfino degli oceani. I capi del mondo si servivano della TV per raccogliere consensi internazionali e denunciare i rivali. Alcuni governi se ne sono serviti per fare propaganda nei paesi nemici. E come i governi avevano cercato di controllare l’invenzione di Gutenberg una volta compreso il suo potere, così molti governi hanno messo le mani sulla televisione. Nel 1986 quasi metà delle nazioni del mondo trasmettevano solo programmi controllati dallo stato.

      La tecnologia, comunque, ha reso sempre più difficile controllare la TV. Oggi i satelliti trasmettono segnali che possono essere ricevuti anche in case munite soltanto di piccole antenne paraboliche. Grazie a piccole videocamere portatili e videocassette, e a una marea di operatori dilettanti, si ha una valanga spesso inarrestabile di immagini di quasi tutti gli avvenimenti che fanno notizia.

      La CNN (Cable News Network), una televisione via cavo americana, raccoglie notizie in circa 80 paesi e le ritrasmette in tutto il mondo. Trasmettendo notizie in tutto il globo 24 ore su 24 può trasformare quasi all’istante qualsiasi avvenimento in un fatto di portata internazionale.

      La televisione, nata per riprendere gli avvenimenti mondiali, contribuisce sempre più a influenzarli. La TV ha avuto un ruolo chiave nella serie di rivoluzioni che nel 1989 hanno scosso l’Europa dell’Est. A Praga, la gente urlava per le strade chiedendo ‘trasmissioni televisive dal vivo’. E mentre un tempo i rivoluzionari si impadronivano di palazzi governativi, fortezze o sedi della polizia con spargimento di sangue, i rivoluzionari del 1989 hanno lottato anzitutto per accedere alle stazioni televisive. Anzi, il nuovo regime della Romania ha cominciato a governare il paese dalla stazione televisiva! Perciò dire che la TV è la terza superpotenza potrebbe non essere molto lontano dalla realtà.

      La televisione però ha fatto più che influenzare la politica. Anche ora sta cambiando la cultura e i valori. Gli Stati Uniti sono spesso accusati di ‘imperialismo culturale’, cioè di imporre al mondo la propria cultura attraverso la televisione. Dato che gli Stati Uniti sono stati il primo paese a produrre una gran quantità di programmi commerciali redditizi, alla fine degli anni ’40 e negli anni ’50 i produttori americani poterono vendere programmi ad altre nazioni per una frazione di ciò che queste nazioni avrebbero speso per produrli.

      Alla fine degli anni ’80 il Kenya importava fino al 60 per cento dei suoi spettacoli televisivi, l’Australia il 46 per cento, l’Ecuador il 70 per cento e la Spagna il 35 per cento. La maggior parte di questi programmi era importata dagli Stati Uniti. La casa nella prateria, una serie di episodi di produzione americana, è stata trasmessa in 110 paesi. Dallas è stato visto in 96 nazioni. Alcuni si sono lamentati che la televisione stava perdendo il suo sapore locale e che il consumismo e il materialismo americano si stavano diffondendo.

      In molte nazioni si fa un gran parlare dell’‘imperialismo culturale’. In Nigeria le emittenti televisive si sono lamentate che l’afflusso di spettacoli stranieri erode la cultura nazionale. Si preoccupano perché i telespettatori nigeriani sembrano più informati sugli Stati Uniti e sulla Gran Bretagna che sulla Nigeria. Gli europei la pensano allo stesso modo. Recentemente, davanti al Congresso americano, Robert Maxwell, proprietario di molte emittenti televisive, ha detto con rabbia: “Nessuna nazione dovrebbe tollerare che la sua cultura sia dominata da un’altra”. Perciò alcune nazioni hanno cominciato a imporre dei limiti al numero di programmi non nazionali che le stazioni possono trasmettere.

      L’‘imperialismo culturale’ può danneggiare non solo la cultura dei singoli paesi. Può danneggiare anche il pianeta. Il consumismo della società occidentale, il volere tutto e subito, ha contribuito a inquinare l’aria, ad avvelenare l’acqua e a rovinare in vari modi la terra. Un giornalista dell’Independent, un quotidiano londinese, ha scritto: “La televisione ha posto davanti al mondo l’allettante prospettiva della liberazione materiale — della prosperità occidentale — una prospettiva illusoria, poiché si può ottenere solo a costo di danneggiare irreparabilmente l’ambiente naturale”.

      È chiaro che oggigiorno la televisione sta cambiando il mondo, e non sempre in meglio. Ma produce anche effetti molto più specifici sui singoli. Voi siete vulnerabili?

      [Testo in evidenza a pagina 4]

      I giornali possono mettere un’idea in diecimila menti in un giorno

      [Testo in evidenza a pagina 5]

      La televisione può mettere un’idea in centinaia di milioni di menti in un istante

  • La televisione vi ha cambiati?
    Svegliatevi! 1991 | 22 maggio
    • La televisione vi ha cambiati?

      “UNA finestra sul mondo”. Così è stata definita la televisione. Lo scrittore Erik Barnouw osserva in un suo libro che al principio degli anni ’60 la televisione “era diventata per la maggioranza delle persone una finestra sul mondo. Sembrava offrire una panoramica del mondo intero. Avevano fiducia che fosse autentica e completa”. — Tube of Plenty—The Evolution of American Television.

      Tuttavia una semplice finestra non può scegliere il panorama che vi offre; non può stabilire la luce o l’angolazione del panorama; né può bruscamente cambiare il panorama solo per tener vivo il vostro interesse. La televisione può farlo. Questi fattori influiscono in modo notevole sui vostri sentimenti e sulle vostre conclusioni relative a quello che guardate, eppure sono controllati dai produttori dei programmi televisivi. Anche il più imparziale dei telegiornali o dei documentari è soggetto a manipolazioni di questo genere, anche se involontarie.a

      Maestra di seduzione

      Il più delle volte, però, coloro che controllano la televisione cercano apertamente di influenzare i telespettatori. Nella pubblicità, ad esempio, possono usare praticamente ogni seducente trovata a loro disposizione per farvi venire la voglia di comprare. Colore. Musica. Bella gente. Erotismo. Magnifiche scene. Il loro repertorio è vasto e lo impiegano in modo magistrale.

      Uno che aveva svolto per 15 anni lavoro manageriale nel campo della pubblicità, ha scritto: “Ho imparato che attraverso i mass media [come la TV] è possibile entrare direttamente nella testa delle persone e poi, come farebbe qualcuno dotato di poteri soprannaturali, lasciarvi delle immagini tali da indurle a fare qualcosa che altrimenti non avrebbero mai pensato di fare”.

      Che la televisione eserciti sulle persone un potere così grande si capiva già negli anni ’50. Una ditta produttrice di rossetti che aveva un fatturato di 50.000 dollari all’anno cominciò a fare la pubblicità alla televisione americana. Nel giro di due anni le vendite salirono niente meno che a 4.500.000 dollari all’anno! Una banca fu improvvisamente sommersa da depositi per un valore di 15.000.000 di dollari dopo avere pubblicizzato i suoi servizi su un programma televisivo molto seguito dalle donne.

      Oggi l’americano medio vede oltre 32.000 spot all’anno. La pubblicità fa leva sulle emozioni. Crispin Miller, infatti, scrive in un suo libro: “Quello che vediamo influisce senz’altro su di noi. Gli spot di cui è piena la nostra vita quotidiana ci influenzano incessantemente”. Questa influenza, aggiunge, “è pericolosa proprio perché spesso non è facile avvertirla, e quindi non fallirà nel suo intento finché non impareremo a percepirla”. — Boxed In—The Culture of TV.

      La televisione, comunque, non vende solo rossetti, idee politiche e cultura. Vende anche princìpi morali, o la mancanza d’essi.

      TV e princìpi morali

      Pochi si sorprenderebbero apprendendo che la televisione americana rappresenta sempre più di frequente il comportamento sessuale. Da uno studio pubblicato su Journalism Quarterly nel 1989 è emerso che in 66 ore di trasmissioni televisive, nella fascia oraria di massimo ascolto, c’erano complessivamente 722 casi di comportamento sessuale, sottinteso, espresso a parole o effettivamente rappresentato. Gli esempi andavano dalle carezze erotiche ai rapporti sessuali, alla masturbazione, all’omosessualità e all’incesto. In media c’erano 10,94 casi del genere all’ora!

      Gli Stati Uniti non sono certo i soli a questo riguardo! I film trasmessi dalla televisione francese contengono scene esplicite di sadismo sessuale. La TV italiana trasmette spogliarelli. A notte inoltrata la TV spagnola trasmette film violenti ed erotici. E la lista potrebbe continuare.

      La violenza è un altro tipo di immoralità televisiva. Negli Stati Uniti un critico della rivista Time che recensisce i programmi televisivi si è recentemente espresso in termini lusinghieri riguardo all’“umorismo macabro” di una serie di programmi dell’orrore. Contenevano scene di decapitazione, mutilazione, impalamento e possesso demonico. È ovvio che non tutta la violenza televisiva è così raccapricciante, ma è comunque presa per scontata. Quando recentemente è stata fatta vedere la televisione occidentale in un remoto villaggio della Côte d’Ivoire (Africa occidentale), un vecchio, perplesso, non ha potuto fare a meno di chiedere: “Perché i bianchi stanno sempre ad accoltellarsi, spararsi e prendersi a pugni?”

      La risposta, naturalmente, è che produttori televisivi e sponsor vogliono dare ai telespettatori quello che questi ultimi vogliono. La violenza attira gli spettatori. Altrettanto dicasi del sesso. Così la televisione propina queste cose in gran quantità, ma non troppo in fretta, altrimenti i telespettatori ne sarebbero disgustati. Infatti Donna McCrohan scrive: “La maggioranza degli spettacoli più seguiti si spinge sin dove è possibile in quanto a parolacce, sesso, violenza o altri contenuti; poi, una volta raggiunto il limite insiste su quello fino alla noia. Dopo di che il pubblico è pronto per raggiungere un altro limite”. — Prime Time, Our Time.

      Per esempio, una volta il soggetto dell’omosessualità era considerato oltre “il limite” del buon gusto per la televisione. Ma una volta abituatisi, i telespettatori erano pronti per dell’altro. Un giornalista francese ha affermato: “Oggi nessun produttore oserebbe mai presentare l’omosessualità come una deviazione morale . . . Ad essere strane sono invece la società e la sua intolleranza”. Nel 1990 una televisione americana via cavo ha presentato per la prima volta in 11 città una ‘telenovela gay’. In alcune scene si vedevano dei maschi a letto insieme. Il produttore dello spettacolo ha detto alla rivista Newsweek che queste scene erano state ideate da omosessuali per ‘desensibilizzare i telespettatori affinché si rendessero conto che siamo come tutti gli altri’.

      Fantasia e realtà

      Gli autori dello studio di cui Journalism Quarterly ha pubblicato i risultati fanno notare che, poiché alla televisione non vengono quasi mai fatte vedere le conseguenze dei rapporti sessuali illeciti, il “continuo bombardamento con immagini sessualmente stuzzicanti” equivale a una campagna di disinformazione. Essi citano un altro studio secondo cui il principale messaggio delle telenovele è questo: Il sesso è per partner non sposati, e nessuno prende malattie a causa del sesso.

      Il mondo che conoscete è proprio così? Rapporti prematrimoniali senza gravidanze tra giovanissime o senza malattie trasmesse per via sessuale? Omosessualità e bisessualità senza la paura di contrarre l’AIDS? Violenza e lesioni personali da cui i buoni escono vittoriosi e i cattivi umiliati, ma gli uni e gli altri spesso, stranamente, senza ammaccature? La TV crea un mondo beato in cui le azioni sono senza conseguenze. Le leggi della coscienza, della morale e della padronanza di sé sono rimpiazzate dalla legge del piacere immediato.

      È chiaro che la televisione non è “una finestra sul mondo”, per lo meno non sul mondo reale. Infatti, un libro sulla televisione uscito di recente è intitolato The Unreality Industry (L’industria dell’irrealtà). Gli autori affermano che la TV è “diventata una delle forze più potenti nella nostra vita. Di conseguenza la TV non solo delinea ciò che è realtà, ma, cosa più importante e più inquietante, la TV cancella la stessa distinzione, la stessa linea di demarcazione fra realtà e irrealtà”.

      Queste parole possono suonare allarmistiche per coloro che ritengono di non essere influenzati dalla televisione. ‘Non credo a tutto quello che vedo’, sostengono alcuni. È vero, può anche darsi che abbiamo la tendenza a diffidare della TV. Ma gli esperti avvertono che questo istintivo scetticismo può non difenderci dai modi insidiosi in cui la TV fa leva sulle nostre emozioni. Uno scrittore ha detto: “Uno dei migliori stratagemmi della TV è di non far mai capire quanto influisce veramente sui meccanismi della psiche”.

      In che modo influisce

      Secondo un annuario (1990 Britannica Book of the Year), gli americani passano in media sette ore e due minuti davanti al televisore ogni giorno. Secondo una stima più moderata la cifra è di circa due ore al giorno, ma questo nondimeno ammonterebbe a sette anni di televisione nell’arco di una vita! Com’è possibile che dosi così massicce di TV non producano un effetto sui telespettatori?

      Non sorprende leggere che alcuni fanno fatica a distinguere fra televisione e realtà. Da uno studio pubblicato sul periodico inglese Media, Culture and Society emerge che la TV induce veramente alcuni a crearsi “una visione alternativa del mondo reale”, cullandoli nel pensiero che i loro desideri circa la realtà costituiscano la realtà stessa. Queste conclusioni sembrano essere confermate da altri studi, come quelli preparati dall’Istituto Nazionale di Igiene Mentale (USA).

      Dal momento che la televisione è capace di influire sui comuni concetti di ciò che è realtà, come è possibile che non influisca sulla vita e sui comportamenti? Donna McCrohan scrive: “Quando uno spettacolo televisivo classificato di alto livello infrange i tabù o usa un linguaggio spinto, noi pure ci sentiamo più liberi di fare altrettanto. Analogamente, siamo influenzati quando . . . la promiscuità è la norma, o quando un macho dice che fa uso di profilattici. In ciascun caso la TV funge — ad azione ritardata — da specchio di chi possiamo essere convinti di essere, e quindi in linea di massima di chi diventiamo”. — Prime Time, Our Time.

      L’era della televisione ha visto senz’altro un corrispondente aumento di immoralità e violenza. Una coincidenza? Difficilmente. Da uno studio emerge che in tre paesi l’indice della criminalità e della violenza è aumentato solo dopo che in ciascuno di questi paesi era stata introdotta la TV. Dove la TV era stata introdotta prima, l’indice della criminalità era aumentato prima.

      Per quanto sorprenda, la TV non è neppure quel rilassante passatempo che tanti pensano che sia. Studi eseguiti in un periodo di 13 anni su 1.200 soggetti hanno portato alla conclusione che, di tutti i passatempi, quello di guardare la TV era probabilmente il meno rilassante. Piuttosto tendeva a lasciare i telespettatori passivi, ma tesi e incapaci di concentrarsi. Specie dopo aver guardato la televisione per lunghi periodi i telespettatori erano d’umore peggiore di prima. La lettura, invece, rendeva le persone più distese, d’umore migliore e più capaci di concentrarsi!

      Ma per quanto possa essere costruttiva la lettura di un buon libro, la TV, che è così brava a rubarci tempo, può facilmente spingere i libri in secondo piano. Nei primi tempi in cui la televisione fu introdotta nella città di New York, le biblioteche pubbliche registrarono subito un calo nella circolazione dei libri. Naturalmente questo non vuol dire che la lettura stia per scomparire. Tuttavia è stato detto che oggi i lettori sono meno pazienti, che si distraggono subito se non vengono bombardati da appariscenti immagini visive. Forse statistiche e studi non avvalorano questi vaghi timori. Tuttavia, non si perde in termini di profondità di pensiero e di autodisciplina se si ha perennemente bisogno degli spettacoli che la televisione propina a ritmo continuo, spettacoli fatti apposta per tener viva l’attenzione, istante dopo istante?

      Figli della TV

      È riguardo ai bambini, comunque, che il soggetto della televisione diventa veramente pressante. In linea di massima, ciò che la TV può fare agli adulti, può farlo senz’altro ai bambini, solo in misura maggiore. Dopo tutto i bambini sono più portati a considerare reali i mondi fantastici che vedono alla TV. Un periodico tedesco (Rheinischer Merkur/Christ und Welt) citava un recente studio da cui emerge che spesso i bambini “sono incapaci di distinguere la vita reale da quello che vedono sullo schermo. Trasferiscono nel mondo reale ciò che vedono nel mondo irreale”.

      Oltre 3.000 studi scientifici effettuati durante decenni di ricerche confermano la conclusione che la violenza televisiva esercita effetti negativi sui bambini e sugli adolescenti. Organizzazioni di tutto rispetto come l’Accademia Americana di Pediatria, l’Istituto Nazionale di Igiene Mentale (USA) e l’Associazione Medica Americana sono tutte del parere che la violenza televisiva provoca nei bambini un comportamento aggressivo e antisociale.

      Gli studi evidenziano altri fatti inquietanti. Per esempio, l’obesità nell’infanzia è stata messa in relazione con il guardare troppo la TV. Pare che ci siano due ragioni: (1) Le ore passive trascorse davanti al televisore sostituiscono le ore attive di gioco. (2) Gli spot pubblicitari riescono con gran facilità a convincere i bambini a mangiare merendine piene di grassi ma poco nutrienti. Altre ricerche fanno pensare che i bambini che guardano troppo la TV non vadano bene a scuola. Sebbene questa conclusione sia più controversa, la rivista Time riferiva di recente che, secondo molti psichiatri e insegnanti, la TV sarebbe responsabile del notevole calo nelle capacità di lettura e nel rendimento scolastico dei ragazzi.

      Anche in questo caso l’elemento tempo è determinante. Quando l’adolescente americano medio ottiene il diploma di scuola media superiore ha trascorso 17.000 ore davanti al televisore rispetto alle 11.000 ore trascorse a scuola. Per molti ragazzi, la TV rappresenta la principale attività del tempo libero se non la principale attività in assoluto. Un libro (The National PTA Talks to Parents: How to Get the Best Education for Your Child) fa notare che metà dei bambini della quinta elementare (di dieci anni) trascorre a casa quattro minuti al giorno a leggere, ma 130 minuti a guardare la TV.

      In ultima analisi sono probabilmente pochissimi coloro i quali sosterrebbero seriamente che la TV non presenta pericoli più che reali sia per i bambini che per gli adulti. Ma cosa vogliamo dire con questo? I genitori dovrebbero forse vietare di guardare la TV? La gente in generale dovrebbe forse difendersi contro la sua influenza gettando via il televisore o relegandolo in soffitta?

      [Nota in calce]

      a Vedi “Si può credere alle notizie?” nel numero di Svegliatevi! del 22 agosto 1990.

      [Testo in evidenza a pagina 7]

      “Perché i bianchi stanno sempre ad accoltellarsi, spararsi e prendersi a pugni?”

      [Immagine a pagina 9]

      Spegnete il televisore, aprite i libri

  • Siate padroni, non schiavi della televisione
    Svegliatevi! 1991 | 22 maggio
    • Siate padroni, non schiavi della televisione

      LA TELEVISIONE ha straordinarie possibilità. Quando l’industria televisiva americana cercava di persuadere le nazioni in via di sviluppo ad adottare la TV, presentò la televisione in una luce utopistica. Interi paesi sarebbero stati trasformati in aule scolastiche, e perfino nei luoghi più remoti ci si sarebbe potuti sintonizzare su programmi educativi riguardanti soggetti così importanti come tecniche agricole, conservazione del suolo e pianificazione familiare. I ragazzi avrebbero potuto studiare la fisica e la chimica e trarre vantaggio da scambi culturali sempre più ampi.

      Naturalmente la realtà della televisione commerciale non fece avverare queste previsioni, anche se non le cancellò del tutto. Perfino Newton Minow, presidente della Commissione Federale per le Comunicazioni (USA) che definì la televisione “un vasto deserto spirituale”, nello stesso discorso del 1961 ammise che la TV aveva al suo attivo alcuni grandi risultati e alcuni spettacoli veramente belli.

      Questo può dirsi senz’altro anche oggi. I notiziari televisivi ci tengono informati sugli avvenimenti mondiali. I programmi sulla natura ci permettono di farci un’idea di cose che forse altrimenti non vedremmo mai: la grazia squisita di un colibrì filmato al rallentatore, così da darci l’impressione che ondeggi nell’aria; o la strana danza di un’aiuola di fiori ripresa a tempo, mentre spuntano dal suolo in un tripudio di colori. Ci sono poi avvenimenti culturali come balletti classici, concerti sinfonici e opere liriche. E ci sono commedie, film e altri programmi, alcuni veramente istruttivi, altri semplicemente sani e divertenti.

      Esistono programmi educativi per bambini. L’Istituto Nazionale di Igiene Mentale (USA) riferisce che i bambini, come possono diventare aggressivi vedendo spettacoli violenti in televisione, possono anche imparare ad essere altruisti, amichevoli e padroni di sé vedendo buoni esempi in TV. Grazie a programmi che insegnavano cosa fare in situazioni di emergenza è stata anche salvata la vita a dei bambini. Vance Packard, infatti, scrive in un suo libro: “I genitori disgustati o infastiditi che mettono il televisore in soffitta stanno probabilmente esagerando, a meno che sia loro impossibile controllare la situazione con i figli”. — Our Endangered Children.

      Come esserne padroni

      Si tratti di adulti o di bambini, è chiaro che il segreto sta nell’essere padroni della televisione. Ne siamo padroni o schiavi? Come afferma Packard, per alcuni il solo modo d’esserne padroni è quello di eliminarla. Ma molti altri hanno trovato il sistema per essere padroni della TV sfruttandone i lati positivi. Seguono alcuni suggerimenti.

      ✔ Per una o due settimane prendete nota attentamente del tempo che la vostra famiglia dedica a guardare la TV. Alla fine del periodo sommate le ore e chiedetevi se vale la pena dedicare tutto quel tempo alla TV.

      ✔ Guardate i programmi televisivi, non solo la TV. Scorrete l’elenco dei programmi televisivi per vedere se c’è qualcosa che meriti d’essere guardato.

      ✔ Riservate scrupolosamente del tempo alla famiglia, per conversare o fare altre cose insieme.

      ✔ Alcuni esperti avvertono di non permettere ai bambini o agli adolescenti di avere il televisore nella propria stanza. Potrebbe essere più difficile per i genitori controllare quello che un figlio o una figlia vede.

      ✔ Un videoregistratore, se ve lo potete permettere, può essere utile. Noleggiando delle buone videocassette o registrando programmi di qualità potete decidere cosa vedere e quando. Ma badate, se non state più che attenti, il videoregistratore può farvi dedicare anche più tempo alla televisione o farvi entrare in casa videocassette immorali.

      Da chi vi fate ammaestrare?

      L’essere umano è una vera e propria macchina per imparare. I nostri sensi assorbono informazioni di continuo, inviando al cervello oltre 100.000.000 di dati al secondo. Possiamo fino a un certo punto determinare il contenuto di questa massa di informazioni stabilendo con che cosa alimentare la mente attraverso i sensi. Come illustra chiaramente la storia della TV, la mente e lo spirito possono essere contaminati da ciò che guardiamo con la stessa facilità con cui il corpo può essere contaminato da quello che mangiamo o che beviamo.

      In che modo impareremo le cose sul mondo che ci sta intorno? Quali fonti di informazioni sceglieremo? Da chi o da che cosa ci faremo ammaestrare? A questo proposito possiamo riflettere sulle parole di Gesù Cristo: “Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro”. (Luca 6:40 CEI) Se trascorriamo troppo tempo davanti alla televisione facendoci ammaestrare da essa, possiamo cominciare a imitarla, ad adottare i valori e le norme che ci presenta. Infatti Proverbi 13:20 dice: “Chi cammina con le persone sagge diverrà saggio, ma chi tratta con gli stupidi se la passerà male”.

      Anche quando la TV non fa entrare in casa nostra personaggi stupidi o immorali, le manca sempre qualcosa di indispensabile. In tutto ciò che appare in TV c’è pochissimo che appaghi sia pure lontanamente un bisogno comune a tutti gli esseri umani: il bisogno spirituale. La TV sa mostrare molto bene lo stato deplorevole in cui il mondo si trova, ma sa dirci la ragione per cui l’uomo non riesce a governarsi? Sa mostrare molto bene le bellezze del creato, ma sa avvicinarci al Creatore? Ci porta fino ai quattro angoli del globo, ma può dirci se l’uomo ci vivrà mai in pace?

      Nessuna “finestra sul mondo” ci dà una visione completa se non risponde a questi importanti interrogativi di natura spirituale. Questo è precisamente il motivo per cui la Bibbia è tanto preziosa. Ci offre “una finestra sul mondo” dal punto di vista del Creatore. È stata scritta per aiutarci a capire lo scopo della vita e per darci una speranza sicura per l’avvenire. Vi si possono facilmente trovare risposte soddisfacenti agli interrogativi più inquietanti della vita. Bisogna solo leggerle nelle pagine della Bibbia, che non finiscono mai di affascinarci.

      Se però non siamo padroni della TV, come troveremo il tempo per farlo?

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