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“Lo voglio”!La Torre di Guardia 1982 | 15 gennaio
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“Lo voglio”!
IN UNA certa città della Galilea era giunta notizia che Gesù Cristo guariva i malati ed espelleva i demòni. Un lebbroso che vi si trovava gli andò incontro.
L’uomo cadde con la faccia a terra e cominciò a supplicare in ginocchio Gesù, dicendo: “Se vuoi, mi puoi rendere puro”. “Allora”, dice la Bibbia, Gesù “fu mosso a pietà, e stesa la mano lo toccò, e gli disse: ‘Lo voglio. Sii reso puro’. E immediatamente la lebbra sparì da lui e divenne puro”. — Mar. 1:40-42; Luca 5:12, 13.
Quell’uomo aveva la lebbra, una malattia allora ripugnante. Terrorizzata dalla paura del contagio, la gente provava di solito repulsione per i lebbrosi. Ma cosa fece Gesù? Si fece avanti e toccò il lebbroso. Non ebbe paura. Piuttosto, provò compassione per lui.
Nonostante fosse molto occupato, Gesù cercò sempre di capire i sentimenti, i bisogni e le circostanze delle persone. Abbiamo molti istruttivi esempi dell’interesse che Gesù aveva per gli altri. Questa qualità di Gesù ci spinge ad amarlo, ci conforta e ci rafforza. Ciò che egli prova per coloro che anche oggi hanno bisogno di aiuto non potrebbe essere espresso in modo più chiaro di quello che disse al lebbroso: “Lo voglio”.
Sotto questo aspetto Gesù rifletteva brillantemente la personalità del Padre suo, Geova Dio. Questi, essendo l’Iddio d’eternità e perfezione, non aveva bisogno di nulla. Ciò nondimeno volle condividere il suo amore e la sua sapienza con altri. Perciò creò sia in cielo che sulla terra forme di vita coscienti e intelligenti, dotate della capacità di amare. E non solo egli provvede generosamente per le sue creature in senso collettivo, ma s’interessa personalmente di ciascuno di noi, ascoltando le nostre preghiere e scrutando il nostro cuore. — Rom. 8:26, 27.
Interessandosi altruisticamente degli altri, i veri discepoli di Gesù danno prova di essere imitatori di Geova Dio e di fare la Sua volontà, a volte senza nemmeno accorgersene.
“VOGLIO RITORNARCI”
Gesù comandò ai suoi discepoli di predicare la buona notizia del regno di Dio. (Matt. 24:14; 28:19, 20; Atti 1:8) Poiché prendono molto seriamente questo incarico, i testimoni di Geova bussano ad ogni porta, ansiosi di condividere il messaggio biblico con chi desidera ascoltare.
Coloro che hanno più successo nell’opera di evangelizzazione sono quelli che s’interessano sinceramente delle persone del loro territorio. Questo interesse spingerà i proclamatori della “buona notizia” ad ascoltare le persone per poterle conoscere il più possibile. Un bravo medico non dà una ricetta al paziente prima di averlo visitato attentamente. In modo analogo anche il cristiano, se ha nel cuore il vivo desiderio di aiutare le persone, vorrà conoscerle. Solo allora il testimone di Geova sarà in grado di assisterle efficacemente.
Quindi la migliore preparazione che i testimoni di Geova possano fare per l’opera di predicazione non è tanto quella di imparare a memoria qualche presentazione, quanto di preparare il proprio cuore. Se nel nostro cuore proviamo sincero interesse per le persone che incontriamo, le parole non ci mancheranno mai. Sapremo cosa dire e cosa fare per aiutarle spiritualmente.
Se nel nostro ministero proviamo questo interesse per gli altri, anche dopo essercene andati continueremo a pensare a quelli a cui abbiamo parlato. Sentiremo il desiderio di rivisitarli.
Un giorno una testimone di Geova del Connecticut (U.S.A.) disse alla madre di aver incontrato una giovane signora nell’opera di predicazione di casa in casa. “Con quei suoi grandi occhi azzurri mi ha guardato e ha detto: ‘Non credo in Dio’”, raccontò la ragazza alla madre. “Ma sento che lì c’è qualcosa, mamma, e voglio ritornarci”.
La Testimone vi tornò. Fu iniziato uno studio biblico. Sei mesi dopo la giovane signora cominciò a partecipare alla predicazione di casa in casa e dopo un po’ fu battezzata come cristiana. Oggi questa ex atea è la moglie di un sorvegliante viaggiante dei testimoni di Geova.
Per il fatto che imitiamo Geova e Gesù nell’interessarci personalmente degli altri, le persone si sentono attratte da noi e dalla verità della Parola di Dio che insegniamo.
‘ABBIATE CURA GLI UNI DEGLI ALTRI’
Ciò che unisce i discepoli di Gesù nella congregazione cristiana è l’amorevole interesse che mostrano l’uno per l’altro. (Giov. 13:35; Gal. 6:10) L’apostolo Paolo paragonò la congregazione cristiana al corpo umano per descrivere l’interdipendenza e il reciproco interesse che esistono fra i suoi membri. Egli scrisse:
“L’occhio non può dire alla mano: ‘Non ho bisogno di te’; o, ancora, la testa non può dire ai piedi: ‘Non ho bisogno di voi’” . . . ‘nel corpo non dev’esserci divisione, ma le sue membra devono avere la stessa cura le une per le altre’. — I Cor. 12:14-25.
In greco l’espressione ‘avere la stessa cura le une per le altre’ significa letteralmente ‘essere ansiose le une per le altre’. (Traduzione Interlineare del Regno, greco-inglese) Questo mette in risalto l’intensità dell’interesse che i membri della congregazione dovrebbero avere gli uni per gli altri. Paolo ne fornisce una ragione convincente, dicendo: “Se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con esso; o se un membro è glorificato, tutte le altre membra si rallegrano con esso”. — I Cor. 12:26.
Interessandoci personalmente degli altri, li aiutiamo a manifestare i loro lati migliori. Vediamo in altri un potenziale positivo e lo alimentiamo.
La Bibbia ci dice che Barnaba si interessò personalmente di Giovanni, soprannominato Marco, portandolo con sé come missionario. Barnaba capì che Marco aveva delle buone qualità che dovevano essere sviluppate, nonostante le difficoltà che aveva creato a Paolo e a Barnaba nel loro primo viaggio missionario. Come risultato, Marco fu aiutato a crescere spiritualmente e a divenire un ottimo servitore di Dio. (Atti 13:5, 13; 15:36-39; II Tim. 4:9-11) Marco fu infine benedetto da Dio con l’eccezionale privilegio di scrivere sotto ispirazione il libro biblico che porta il suo nome.
In modo analogo negli Stati Uniti un anziano cristiano s’interessò personalmente di un ragazzo adolescente della congregazione. Lo invitava a dargli una mano nei lavori di costruzione della Sala del Regno, il luogo in cui si riunisce la congregazione. Sulla via del ritorno si fermavano a bere qualcosa e a parlare. Ora il ragazzo è cresciuto e presta servizio come sorvegliante di circoscrizione. Ma ricorda ancora l’interesse mostratogli da quell’anziano come una delle cose che lo hanno aiutato a crescere spiritualmente.
Come veri cristiani, possiamo provare ulteriore gioia e soddisfazione nella vita interessandoci personalmente degli altri, quelli a cui portiamo il messaggio della Bibbia e anche i nostri fratelli e le nostre sorelle spirituali della congregazione, inclusi i giovani, quelli d’età avanzata, i malati, le vedove, gli orfani e i nostri stessi familiari. Potremo così riempire la loro vita di felicità.
Nello stesso tempo abbiamo fiducia che Dio ricompenserà anche noi in molti modi. Gesù assicurò che “vi è più felicità nel dare che nel ricevere”. (Atti 20:35) Tutti quelli che veramente amano Dio dovrebbero quindi imitare il Padre celeste mostrando di interessarsi personalmente degli altri. Gesù ce ne diede l’esempio quando disse al lebbroso: “Lo voglio”.
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Le chiese hanno timoreLa Torre di Guardia 1982 | 15 gennaio
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Le chiese hanno timore
RAPPRESENTANTI di quasi tutte le religioni che operano negli Stati Uniti si sono di recente incontrati in un’inconsueta conferenza dal tema “Ingerenze governative negli affari religiosi”. Definito da un funzionario “forse il più completo congresso del genere nella storia americana”, è stato indetto da un movimento che cerca di contrastare la crescente ondata di ingerenze governative negli affari religiosi. “Queste intromissioni del governo sono sensibilmente aumentate negli scorsi dieci anni”, ha detto il principale dirigente della Chiesa Presbiteriana Unita e “recentemente la loro frequenza è cresciuta”. Egli ha osservato che “nessuno di questi sviluppi, di per sé, è così allarmante da rendere necessario un convegno come questo . . . ma la tendenza che emerge considerandoli nell’insieme è allarmante, ed ecco perché siamo qui”.
Nel frattempo 2.000 delegati a una riunione congiunta delle Radiodiffusioni Religiose Nazionali e dell’Associazione Nazionale Evangelica venivano informati che “in questo paese umanisti laici hanno dichiarato guerra al cristianesimo e avanzano rapidamente”.
Negli Stati Uniti una situazione simile sarebbe stata impensabile anche solo dieci anni fa, ma per la religione i tempi sono cambiati. La Bibbia previde questo sviluppo e, chiamando la falsa religione una “grande meretrice” a motivo delle sue ingerenze politiche, preannunciò che i suoi ex amanti politici avrebbero cominciato a ‘odiare la meretrice’ e che ‘l’avrebbero resa devastata e nuda’. (Riv. 17:1, 16) Evidentemente questo risentimento da parte del mondo politico comincia a farsi sentire.
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