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  • Becorat
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • BECORAT

      (Becòrat) [primogenito].

      Antenato del re Saul; della tribù di Beniamino. — 1Sa 9:1.

  • Bedad
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • BEDAD

      (Bèdad).

      Padre di Adad re di Edom, che regnava ad Avit prima che alcun re regnasse su Israele. — Ge 36:31, 35; 1Cr 1:43, 46.

  • Bedan
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • BEDAN

      (Bèdan).

      1. Elencato insieme a Gedeone (Ierubbaal), Iefte e Samuele che liberarono Israele dai nemici. (1Sa 12:11) Bedan però non è menzionato in nessun altro passo della Bibbia né nella storia secolare. Un commentario biblico osserva a proposito di questo versetto: “È estremamente improbabile che Samuele abbia menzionato qui un giudice di cui non si fa cenno nel libro di Giudici per la sua relativamente scarsa importanza”. — C. F. Keil e F. Delitzsch, Commentary on the Old Testament, 1973, vol. II, 1 Samuele, p. 118.

      Secondo alcuni Bedan sarebbe Barac. Il contesto di 1 Samuele 12:11 indica un importante liberatore e ricorda l’oppressione dovuta a Sisera e la conseguente liberazione, in cui Geova si servì di Barac. Barac è menzionato insieme a Gedeone e Iefte in Ebrei 11:32. Sia la Settanta greca che la Pescitta siriaca hanno “Barac” in 1 Samuele 12:11. Altri ritengono che Bedan si riferisca al giudice Abdon. — Vedi BARAC.

      2. Discendente di Manasse. — 1Cr 7:17.

  • Bedeia
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • BEDEIA

      (Bedeìa).

      Uno dei 12 figli di Bani che, dietro consiglio di Esdra, mandarono via le mogli straniere e i figli. — Esd 10:10, 11, 34, 35, 44.

  • Beeliada
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • BEELIADA

      (Beeliàda) [proprietario conosce].

      Figlio di Davide nato dopo la sua venuta a Gerusalemme. (1Cr 14:3-7) Chiamato “Eliada” (che significa “Dio ha conosciuto”) in 2 Samuele 5:16 e 1 Cronache 3:8.

  • Beelzebub
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • BEELZEBUB

      (Beelzebùb) [forse variante di Baal-Zebub, che significa “proprietario delle mosche”, il Baal adorato dai filistei a Ecron. Altre varianti sono Beelzeboul e Beezeboul, che forse significano “proprietario della nobile dimora (abitazione)”; o, se è un gioco di parole col termine ebraico extrabiblico zèvel (letame), “proprietario del letame”].

      “Beelzebub” è un appellativo di Satana, il principe, o governante, dei demoni. I capi religiosi accusarono empiamente Gesù Cristo di espellere i demoni per mezzo di Beelzebub. — Mt 10:25; 12:24-29; Mr 3:22-27; Lu 11:15-19; vedi BAAL-ZEBUB.

  • Beemot
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • BEEMOT

      (Beemòt).

      Il nome “Beemot”, che ricorre in Giobbe 40:15, è stato variamente considerato (1) una derivazione di un termine egiziano per “bue d’acqua”, (2) un termine forse d’origine assira che significa “mostro” e (3) un plurale intensivo del termine ebraico behemàh (bestia; animale domestico) che si ritiene significhi “bestia grossa” o “bestia enorme”. Nella Settanta greca il termine therìa (bestie selvagge) traduce l’ebraico behemòhth. Evidentemente però s’intende un solo animale, com’è indicato dal fatto che viene descritta una singola bestia, generalmente ritenuta l’ippopotamo (Hippopotamus amphibius). Infatti, diverse traduzioni della Bibbia (ATE, CEI, Ga, NM, VR), per identificare questa creatura menzionata da Dio, usano la parola “ippopotamo” nel testo principale o nelle note in calce.

      L’ippopotamo è un mammifero enorme, dalla pelle spessa, quasi senza pelo, che frequenta fiumi, laghi e acquitrini. Ha gambe corte, mascelle enormi e testa grossa, che si dice possa pesare fino a una tonnellata. Le mascelle e i denti sono così potenti che con un morso solo può trapassare la corazza di un coccodrillo. Un ippopotamo adulto può essere lungo 4-5 m e pesare 36 q. Essendo un anfibio, nonostante la sua prodigiosa mole può muoversi con relativa rapidità sia nell’acqua che fuori. Si nutre di piante d’acqua dolce, erba, canne e cespugli, ingerendo ogni giorno oltre 90 kg di vegetazione per riempire il suo stomaco, che ha una capienza di 150-190 litri.

      La pelle, specie quella del ventre, è estremamente spessa, quindi in grado di resistere a urti e scorticature mentre l’ippopotamo si muove su stecchi e sassi nel letto dei fiumi. Le narici situate strategicamente alla sommità del muso, e gli occhi in alto sulla fronte, permettono all’ippopotamo di respirare e di vedere anche quando è quasi completamente sommerso. Quando si immerge, gli orecchi e le narici si chiudono completamente. Anche mentre dorme, quando nel sangue l’anidride carbonica raggiunge un certo livello, l’animale emerge automaticamente in cerca d’aria fresca e poi s’immerge di nuovo.

      Un tempo l’ippopotamo si trovava in quasi tutti i grandi laghi e fiumi dell’Africa, ma, per la caccia datagli dall’uomo, è scomparso da molte regioni e pare sia sconosciuto a N delle cateratte di Khartoum, nel Sudan. È possibile che nell’antichità l’ippopotamo fosse presente anche nelle acque del Giordano. Infatti si dice che zanne e ossa d’ippopotamo siano state rinvenute in varie parti della Palestina.

      Il 40º capitolo del libro di Giobbe offre una vivida immagine di questo enorme mammifero, Beemot. È descritto in modo accurato come un animale erbivoro (v. 15). Viene indicato che la sua tremenda forza ed energia risiede nei fianchi

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