-
Perché ricorrono alla violenzaLa Torre di Guardia 1998 | 1° novembre
-
-
Perché ricorrono alla violenza
A DENVER, in Colorado, nasce un prematuro di 27 settimane. Il piccolo sopravvive, e dopo tre mesi di ospedale i genitori lo portano a casa. Tre settimane dopo è di nuovo in ospedale. Perché? Per una gravissima lesione cerebrale provocatagli dal padre, che lo ha scosso violentemente perché non sopportava il suo pianto. Il bambino rimane cieco e disabile. La medicina moderna lo ha salvato dal trauma della nascita, ma non ha potuto salvarlo dalla violenza del padre.
Innumerevoli bambini vengono maltrattati, seviziati o uccisi in uno dei posti più violenti che esistano: la casa! Secondo alcune stime, ogni anno, nei soli Stati Uniti, ben 5.000 bambini vengono uccisi dai genitori! E i bambini non sono le uniche vittime. Secondo un periodico sanitario, negli Stati Uniti “la principale causa di lesioni fra le donne in età feconda sono i maltrattamenti da parte del coniuge”. (World Health) Che dire degli altri paesi? “Un sondaggio condotto [in paesi in via di sviluppo] ha rivelato che da un terzo a oltre la metà delle donne dicono di essere state picchiate dal partner”. Le vittime della violenza, specialmente domestica, sono quindi numerose.
Molti coniugi cercano di risolvere i loro dissapori con la violenza. In certi paesi genitori e insegnanti sfogano violentemente la propria ira sui ragazzi. A volte i prepotenti si divertono proprio a infierire sui più deboli. Perché gli esseri umani diventano così violenti?
Perché si diventa violenti
C’è chi dice che gli uomini sono violenti per natura. Negli Stati Uniti, nonostante i reati violenti siano complessivamente diminuiti, c’è stato un aumento della violenza fra i giovani. Anche l’interesse per la violenza è aumentato. Le tre maggiori reti televisive hanno raddoppiato il numero delle cronache su episodi di violenza e triplicato i servizi sugli omicidi. La criminalità vende bene! “Non solo tolleriamo la violenza”, dice lo psichiatra Karl Menninger, “ma le dedichiamo la prima pagina dei giornali. Un terzo o un quarto dei programmi televisivi intrattengono i nostri bambini con scene di violenza. Altro che condonarla! Cari amici, noi la amiamo!”
Recenti studi scientifici portano a ritenere che tanto la struttura biologica del cervello quanto l’ambiente abbiano un preciso legame con l’aggressività umana. “La conclusione a cui tutti stiamo pervenendo è che le situazioni ambientali negative a cui sempre più bambini sono esposti stanno provocando una vera e propria epidemia di violenza”, dice il dott. Markus J. Kruesi, dell’istituto di ricerche sulla gioventù dell’Università dell’Illinois. “I fattori ambientali determinano dei cambiamenti nella struttura molecolare del cervello che spingono gli individui ad agire con maggiore impulsività”. Un libro afferma che fattori come “lo scompaginamento della struttura familiare, il drammatico aumento delle famiglie monoparentali, la povertà cronica e l’uso abituale di droga possono veramente alterare la chimica del cervello dando luogo a un temperamento aggressivo, cosa che un tempo si riteneva impossibile”. — Ronald Kotulak, Inside the Brain.
Si sostiene che i cambiamenti che avvengono nel cervello includano l’abbassamento del livello di serotonina, una sostanza chimica presente nel cervello che si ritiene tenga a freno l’aggressività. Alcuni studi hanno dimostrato che l’alcool può abbassare il livello di serotonina nel cervello, e hanno così fornito una certa base scientifica al ben noto legame fra violenza e abuso di alcolici.
Anche un altro fattore contribuisce all’odierna ondata di violenza. “Devi sapere”, dice un fidato libro di profezie, la Bibbia, “che negli ultimi tempi si avranno giorni difficili. Gli uomini saranno egoisti, avari, fanfaroni, orgogliosi . . . Saranno senza amore, duri, maldicenti e intrattabili. Saranno violenti, nemici del bene, traditori e accecati dalla superbia . . . Sta’ lontano anche da questa gente!” (2 Timoteo 3:1-5, Parola del Signore) La violenza a cui assistiamo oggi adempie dunque la profezia biblica sugli “ultimi giorni”.
C’è qualcos’altro che rende particolarmente violenti i nostri tempi. “Guai alla terra e al mare”, dice la Bibbia, “perché il Diavolo è sceso a voi, avendo grande ira, sapendo che ha un breve periodo di tempo”. (Rivelazione [Apocalisse] 12:12) Il Diavolo e le sue orde demoniche sono stati scacciati dal cielo e ora sfogano tutta la loro malvagità sul genere umano. Essendo “il governante dell’autorità dell’aria”, il Diavolo plasma “lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza”, facendo della terra un luogo sempre più violento. — Efesini 2:2.
Come possiamo dunque far fronte all’“aria” violenta del mondo odierno? E come possiamo appianare le divergenze senza ricorrere alla violenza?
[Testo in evidenza a pagina 3]
Innumerevoli bambini vengono maltrattati, seviziati o uccisi in uno dei posti più violenti che esistano: la casa!
-
-
Come risolvere i problemi pacificamenteLa Torre di Guardia 1998 | 1° novembre
-
-
Come risolvere i problemi pacificamente
LA VIOLENZA è vecchia quasi quanto l’uomo. La Bibbia la fa risalire a Caino, fratello di Abele e figlio maggiore della prima coppia umana. Quando Dio mostrò di preferire l’offerta di Abele alla sua, Caino “si accese di grande ira”. Come affrontò la situazione? “Caino assaliva Abele suo fratello e lo uccideva”. In seguito dovette fare i conti con Dio. (Genesi 4:5, 8-12) La violenza non risolse il problema di Caino, cioè la cattiva opinione che il Creatore aveva di lui.
Come possiamo evitare di imitare la tendenza di Caino di risolvere i problemi con la forza?
Dalla violenza alla tolleranza
Prendete il caso di un uomo che aveva seguito con compiacimento l’assassinio di Stefano, il primo martire cristiano. (Atti 7:58; 8:1) Quell’uomo, Saulo di Tarso, non condivideva le idee religiose di Stefano e ne aveva approvato l’omicidio come mezzo per porre fine alle attività di Stefano. È vero che forse Saulo non era violento in ogni aspetto della sua vita, ma era disposto ad accettare la violenza come mezzo per risolvere i problemi. Subito dopo la morte di Stefano, “Saulo . . . cominciò a devastare la congregazione [cristiana]. Invadendo una casa dopo l’altra e trascinando fuori uomini e donne, li consegnava alla prigione”. — Atti 8:3.
Secondo il biblista Albert Barnes, la parola greca qui tradotta “devastare” è usata per indicare le devastazioni che possono essere provocate da bestie selvagge come leoni e lupi. “Saulo”, spiega Barnes, “infuriava contro la chiesa come una bestia selvaggia, un’espressione forte che sottolinea lo zelo e la furia con cui portava avanti la persecuzione”. Quando partì per Damasco per arrestare altri seguaci di Cristo, Saulo ‘spirava ancora minaccia e assassinio contro i discepoli del Signore [Cristo]’. Mentre era in cammino, gli parlò il risuscitato Gesù, e questo lo portò a convertirsi al cristianesimo. — Atti 9:1-19.
Dopo la conversione Saulo cambiò atteggiamento verso gli altri. Un episodio verificatosi circa 16 anni dopo lo dimostra. Nella sua congregazione, ad Antiochia, arrivò un gruppo di persone che incitò i cristiani locali a conformarsi alla Legge mosaica. Ne risultò “non poco dissenso”. Saulo, ormai meglio conosciuto come Paolo, prese posizione nella disputa, che a quanto pare si era fatta abbastanza accesa. Tuttavia Paolo non ricorse alla violenza. Fu d’accordo con la decisione della congregazione di sottoporre la cosa agli apostoli e agli anziani della congregazione di Gerusalemme. — Atti 15:1, 2.
Anche all’adunanza degli anziani che si tenne a Gerusalemme ci fu “molta disputa”. Paolo attese finché “l’intera moltitudine tacque” e poi narrò le magnifiche cose che lo spirito di Dio aveva compiuto fra i credenti incirconcisi. Dopo una considerazione scritturale, gli apostoli e gli anziani di Gerusalemme pervennero all’“accordo unanime” di non porre sui credenti incirconcisi nessun peso inutile, ma di esortarli ad ‘astenersi dalle cose sacrificate agli idoli e dal sangue e da ciò che è strangolato e dalla fornicazione’. (Atti 15:3-29) Sì, Paolo era cambiato. Aveva imparato a risolvere i problemi senza ricorrere alla violenza.
Quando si hanno tendenze violente
“Lo schiavo del Signore non ha bisogno di contendere”, disse in seguito Paolo, “ma di essere gentile verso tutti, qualificato per insegnare, mantenendosi a freno nel male, istruendo con mitezza quelli che non sono favorevolmente disposti”. (2 Timoteo 2:24, 25) Esortò Timoteo, un sorvegliante più giovane, a mantenere la calma in situazioni difficili. Paolo era realista. Sapeva che anche ai cristiani può capitare di perdere la calma. (Atti 15:37-41) Giustamente consigliò: “Siate adirati, eppure non peccate; il sole non tramonti sul vostro stato d’irritazione”. (Efesini 4:26) Il modo giusto di reagire in tali situazioni è quello di controllarsi per evitare esplosioni d’ira. Ma come ci si può riuscire?
Oggi non è facile tenere l’ira sotto controllo. “Comportarsi da villani va di moda”, dice la dott. Deborah Prothrow-Stith, della Harvard School of Public Health. “Di solito le qualità che permettono di andare d’accordo — disponibilità a trattare, venire a patti, mettersi nei panni degli altri, saper perdonare — sono di fatto considerate prerogativa degli imbranati”. Eppure sono qualità virili, essenziali per tenere sotto controllo le tendenze violente che potrebbero svilupparsi in noi.
Divenuto cristiano, Paolo imparò che c’era un modo migliore della violenza per risolvere le divergenze d’opinione. Era basato sugli insegnamenti della Bibbia. Da profondo conoscitore del giudaismo, Paolo aveva dimestichezza con le Scritture Ebraiche. Di sicuro conosceva passi biblici come questi: “Non divenire invidioso dell’uomo di violenza, e non scegliere nessuna delle sue vie”. “Chi è lento all’ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città”. “Come una città diroccata, senza mura, è l’uomo che non tiene a freno il suo spirito”. (Proverbi 3:31; 16:32; 25:28) Ma tale conoscenza non gli aveva impedito, prima di convertirsi, di ricorrere alla violenza contro i cristiani. (Galati 1:13, 14) Cosa aiutò Paolo, divenuto cristiano, a risolvere situazioni molto tese facendo ricorso al ragionamento e alla persuasione anziché alla violenza?
Paolo ci aiuta a capirlo quando dice: “Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. (1 Corinti 11:1) Apprezzava molto ciò che Gesù Cristo aveva fatto per lui. (1 Timoteo 1:13, 14) Cristo era divenuto il suo modello. Paolo sapeva quanto aveva sofferto Gesù per amore del genere umano peccatore. (Ebrei 2:18; 5:8-10) Aveva le prove che in Gesù si era adempiuta la profezia di Isaia relativa al Messia: “Fu messo alle strette, e si lasciava affliggere; ciò nonostante non apriva la bocca. Era portato proprio come una pecora al macello; e come un’agnella che davanti ai suoi tosatori è divenuta muta, neanche apriva la bocca”. (Isaia 53:7) L’apostolo Pietro scrisse: “Quando [Gesù] era oltraggiato, non rese oltraggio. Quando soffriva, non minacciò, ma continuò ad affidarsi a colui che giudica giustamente”. — 1 Pietro 2:23, 24.
Paolo fu indotto a cambiare grazie all’apprezzamento per il modo in cui Gesù Cristo affrontava le situazioni tese. Poté così esortare i suoi conservi: “Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se qualcuno ha motivo di lamentarsi contro un altro. Come Geova vi perdonò liberalmente, così fate anche voi”. (Colossesi 3:13) Il semplice riconoscere che non bisogna essere violenti non è sufficiente. L’apprezzamento per ciò che Geova e Gesù Cristo hanno fatto per noi ci dà la forza necessaria per dominare le inclinazioni violente.
È possibile?
In Giappone c’era un uomo che aveva bisogno di questa forza interiore. Suo padre, un militare dal temperamento irascibile, in famiglia era un despota violento. Essendo vittima della violenza e vedendo la madre soffrire per la stessa ragione, quest’uomo sviluppò una personalità violenta. Portava due spade da samurai di lunghezza diversa che brandiva per risolvere i problemi e per minacciare altri.
Quando la moglie cominciò a studiare la Bibbia, lui si limitò ad assistere senza convinzione. Tuttavia, dopo aver letto un opuscolo intitolato “Questa buona notizia del regno”,a cambiò atteggiamento. Perché? “Quando lessi le informazioni dei sottotitoli ‘Gesù Cristo’ e ‘Il riscatto’, mi vergognai”, spiega. “Nonostante conducessi una vita poco raccomandabile, cercavo di essere gentile con chi mi era simpatico. Mi piaceva far felici i miei amici, ma solo se la mia vita non ne risentiva. Gesù, invece, il Figlio di Dio, era stato disposto a dare la sua vita per il genere umano, inclusi quelli come me. Rimasi stordito come se avessi ricevuto una mazzata”.
Quest’uomo smise di frequentare gli amici di un tempo e dopo un po’ si iscrisse alla Scuola di Ministero Teocratico in una congregazione dei testimoni di Geova. Questa scuola aiuta gli iscritti a imparare l’arte di insegnare la Bibbia ad altri. Egli ne trasse anche un altro beneficio. Ricorda: “Da giovane ricorrevo alle minacce e alla violenza perché non riuscivo a comunicare i miei sentimenti. Man mano che imparavo a farlo, cominciavo a ragionare con gli altri anziché ricorrere alla violenza”.
Anche lui, come Paolo, aveva fatto proprio il modo di vivere di Cristo? La sua fede fu messa alla prova quando un ex amico, al quale era legato dal giuramento di una confraternita, cercò di impedirgli di diventare cristiano. L’“amico” lo colpì e bestemmiò il suo Dio, Geova. L’uomo un tempo violento si controllò e si scusò perché non poteva onorare il giuramento fatto. Deluso, il “confratello” lo lasciò perdere.
Vincendo le sue inclinazioni violente, quell’uomo precedentemente intrattabile ha acquistato molti veri fratelli e sorelle spirituali, uniti dall’amore per Dio e per il prossimo. (Colossesi 3:14) Sono passati 20 anni da quando divenne un cristiano dedicato, e ora presta servizio come sorvegliante viaggiante dei testimoni di Geova. Che gioia prova essendo in grado di dimostrare con la Bibbia che uomini dall’indole aggressiva possono imparare a risolvere i contrasti senza ricorrere alla violenza, come egli stesso ha imparato a fare! E che privilegio è per lui poter additare il grandioso adempimento di queste parole profetiche: “Non faranno danno né causeranno rovina in tutto il mio monte santo; perché la terra sarà certamente piena della conoscenza di Geova come le acque coprono il medesimo mare”! — Isaia 11:9.
Come l’apostolo Paolo e quest’uomo un tempo violento, anche voi potete imparare ad affrontare situazioni tese in modo da risolverle pacificamente. I testimoni di Geova della vostra località saranno felici di aiutarvi.
[Nota in calce]
a Pubblicato dalla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania.
[Testo in evidenza a pagina 5]
Paolo era realista. Sapeva che anche ai cristiani può capitare di perdere la calma
[Immagine a pagina 7]
L’apprezzamento per ciò che Dio ha fatto per noi favorisce i rapporti pacifici
-