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Un antico racconto della creazione: Ci si può credere?Esiste un Creatore che si interessa di noi?
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Capitolo sei
Un antico racconto della creazione: Ci si può credere?
“CHI può dire da dove tutto è venuto, e come avvenne la creazione?” Questa domanda si trova nel poema “L’inno della creazione”. Composto in sanscrito più di 3.000 anni fa, esso fa parte del Rigveda, un libro sacro indù. Il poeta dubitava che persino i molti dèi indù potessero sapere “come avvenne la creazione” perché “gli dèi stessi sono posteriori alla creazione”. — Il corsivo è nostro.
Testi babilonesi ed egizi propongono miti analoghi relativi alla nascita dei loro dèi in un universo preesistente. Un punto essenziale, comunque, è che questi miti non spiegavano da dove era venuto tale universo. Riscontrerete invece che esiste un racconto della creazione che è diverso. Questo particolare documento, la Bibbia, inizia con le parole: “In principio Dio creò i cieli e la terra”. — Genesi 1:1.
Mosè scrisse questa affermazione semplice ed estremamente significativa circa 3.500 anni fa. Essa si incentra su un Creatore, Dio, che trascende l’universo materiale perché egli stesso l’ha creato e quindi esisteva prima di esso. Questo stesso libro insegna che “Dio è uno Spirito”, il che significa che esiste in una forma che i nostri occhi non possono vedere. (Giovanni 4:24) Forse oggi è più facile afferrare un concetto del genere, dal momento che gli scienziati hanno descritto potenti stelle a neutroni e buchi neri: oggetti cosmici invisibili la cui presenza si può rilevare solo grazie agli effetti che producono.
Fatto significativo, la Bibbia dichiara: “Ci sono corpi celesti, e corpi terrestri; ma la gloria dei corpi celesti è di una sorta, e quella dei corpi terrestri è di una sorta diversa”. (1 Corinti 15:40, 44) Qui non si sta parlando della materia cosmica invisibile che è oggetto degli studi degli astronomi. I “corpi celesti” qui menzionati sono corpi di esseri spirituali intelligenti. Forse vi chiedete: ‘Chi altri, oltre al Creatore, possiede un corpo spirituale?’
Creature celesti invisibili
Secondo il racconto biblico, il reame visibile non è stato la prima opera creativa. Questo antico racconto della creazione riferisce che il primo atto creativo consisté nel portare all’esistenza un’altra persona spirituale, il Figlio primogenito. Egli fu “il primogenito di tutta la creazione”, “il principio della creazione di Dio”. (Colossesi 1:15; Rivelazione [Apocalisse] 3:14) Questo primo essere creato era straordinario.
Fu l’unica creazione prodotta direttamente da Dio, ed era dotato di grande sapienza. Infatti in seguito uno scrittore, un re famoso egli stesso per la sua sapienza, definì questo Figlio “un artefice”, che venne impiegato in tutte le successive opere creative. (Proverbi 8:22, 30; vedi anche Ebrei 1:1, 2). Di lui l’insegnante del I secolo di nome Paolo scrisse: “Per mezzo di lui tutte le altre cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili”. — Colossesi 1:16; confronta Giovanni 1:1-3.
Quali sono le cose invisibili nei cieli che il Creatore portò all’esistenza mediante suo Figlio? Anche se gli astronomi parlano di miliardi di stelle e di invisibili buchi neri, qui la Bibbia si riferisce a centinaia di milioni di creature spirituali, dotate di un corpo spirituale. Qualcuno potrebbe chiedersi: ‘A che scopo creare tali esseri invisibili e intelligenti?’
Proprio come studiando l’universo si può trovare la risposta ad alcune domande circa la sua Causa, così studiando la Bibbia si possono trovare informazioni importanti circa il suo Autore. Ad esempio, la Bibbia ci dice che egli è il “felice Dio”, le cui intenzioni e azioni riflettono amore. (1 Timoteo 1:11; 1 Giovanni 4:8) Possiamo quindi concludere, per logica, che Dio decise di circondarsi di altre persone spirituali intelligenti che fossero anch’esse in grado di godere la vita. Ciascuna di esse avrebbe compiuto un lavoro soddisfacente per il bene reciproco e avrebbe contribuito ad adempiere il proposito del Creatore.
Non c’è nulla che faccia pensare che queste creature spirituali dovessero ubbidire a Dio come degli automi. Al contrario, Dio le dotò di intelligenza e di libero arbitrio. La Bibbia indica che Dio incoraggia la libertà di pensiero e la libertà di azione, certo che queste non rappresentano una minaccia permanente per la pace e l’armonia dell’universo. Paolo, usando il nome personale del Creatore come ricorre nella Bibbia ebraica, scrisse: “Ora Geova è lo Spirito; e dov’è lo spirito di Geova, lì c’è libertà”. — 2 Corinti 3:17.
Cose visibili nei cieli
Quali sono le cose visibili che Dio creò mediante il suo Figlio primogenito? Ad esempio, il sole e tutti gli altri miliardi di stelle e le altre forme di materia che compongono l’universo. La Bibbia ci dà qualche indicazione su come Dio produsse tutte queste cose dal nulla? Vediamolo esaminando la Bibbia alla luce della scienza moderna.
Nel XVIII secolo lo scienziato Antoine-Laurent Lavoisier, studiando il peso delle sostanze, notò che dopo una reazione chimica il peso dei prodotti era pari alla somma dei pesi delle sostanze di partenza. Ad esempio, se si brucia della carta in presenza di ossigeno, la cenere e i gas che ne risultano pesano esattamente quanto la carta e l’ossigeno da cui si è partiti. Lavoisier formulò una legge: la ‘conservazione della massa, ovvero della materia’. Nel 1910 l’Encyclopædia Britannica spiegava: “La materia non si può né creare né distruggere”. Questo sembrava ragionevole, almeno allora.
Ma l’esplosione di una bomba atomica sopra la città giapponese di Hiroshima, nel 1945, dimostrò pubblicamente che la legge di Lavoisier non aveva una validità assoluta. In un caso del genere una massa supercritica di uranio esplode dando luogo a diversi tipi di materia, la cui massa totale è però inferiore a quella dell’uranio iniziale. A cosa è dovuta questa diminuzione? Al fatto che parte della massa dell’uranio si converte in un possente lampo di energia.
Un altro problema per la legge di conservazione della materia enunciata da Lavoisier sorse nel 1952 con la detonazione di un ordigno termonucleare (bomba all’idrogeno). In quell’esplosione atomi di idrogeno si combinarono formando elio. La massa dell’elio risultante, però, era inferiore a quella dell’idrogeno iniziale. Una parte della massa dell’idrogeno si era convertita in energia esplosiva, determinando un’esplosione molto più devastante di quella della bomba sganciata sopra Hiroshima.
Come hanno dimostrato queste esplosioni, una piccola quantità di materia equivale a un’enorme quantità di energia. Questo legame tra materia ed energia spiega la potenza del sole, dal quale dipende la nostra stessa vita. Qual è questo legame? Ebbene, una quarantina d’anni prima, nel 1905, Einstein aveva previsto una relazione tra materia ed energia. Molti conoscono la sua equazione E=mc2.a Una volta che Einstein ebbe formulato questa relazione, altri scienziati poterono spiegare in che modo il sole ha continuato a splendere per miliardi di anni. All’interno del sole avvengono continue reazioni termonucleari: ogni secondo il sole converte circa 564 milioni di tonnellate di idrogeno in 560 milioni di tonnellate di elio. Questo significa che circa 4 milioni di tonnellate di materia vengono convertite in energia solare, una minima parte della quale raggiunge la terra e sostiene la vita.
Fatto significativo, anche il processo inverso è possibile. “L’energia si trasforma in materia quando particelle subatomiche collidono ad alta velocità creando nuove particelle, più pesanti”, spiega un’enciclopedia. (The World Book Encyclopedia) Gli scienziati ottengono questi risultati su piccola scala usando apparecchiature enormi dette acceleratori di particelle, in cui particelle subatomiche vengono fatte collidere a velocità fantastiche, creando materia. “Stiamo ripetendo uno dei miracoli dell’universo: trasformare l’energia in materia”, spiega Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica.
‘D’accordo’, potrebbe dire qualcuno, ‘ma che c’entra questo con il racconto della creazione che si legge nella Bibbia?’ Ebbene, la Bibbia, pur non essendo un libro di testo scientifico, si è dimostrata aggiornata e in armonia con i fatti scientifici. Dall’inizio alla fine, essa addita Colui che ha creato tutta la materia dell’universo, lo Scienziato per eccellenza. (Neemia 9:6; Atti 4:24; Rivelazione 4:11) E mostra chiaramente la relazione che esiste tra energia e materia.
Ad esempio, la Bibbia rivolge questo invito ai suoi lettori: “Alzate gli occhi in alto e vedete. Chi ha creato queste cose? Colui che ne fa uscire l’esercito perfino a numero, che tutte chiama perfino per nome. A motivo dell’abbondanza di energia dinamica, essendo egli anche vigoroso in potenza, non ne manca nessuna”. (Isaia 40:26) Sì, qui la Bibbia dice che una fonte di enorme energia dinamica — il Creatore — ha portato all’esistenza l’universo materiale. Questo è del tutto in armonia con la tecnologia moderna. Già questo è un motivo sufficiente per nutrire profondo rispetto per il racconto biblico della creazione.
Dopo aver creato cose invisibili e cose visibili nei cieli, il Creatore e il suo Figlio primogenito rivolsero l’attenzione alla terra. Da dove è venuta la terra? Dio potrebbe aver prodotto direttamente i vari elementi chimici che compongono il nostro pianeta trasformando un’immensa quantità di energia dinamica in materia, cosa che oggi i fisici riconoscono possibile. Oppure, come credono molti scienziati, la terra potrebbe essere stata formata a partire da materia espulsa nell’esplosione di una supernova. E non si può nemmeno escludere che possa essere stata impiegata una combinazione di metodi, questi che abbiamo appena menzionato e altri ancora che gli scienziati non hanno ancora scoperto. Qualunque sia stato il procedimento impiegato, il Creatore è la Fonte dinamica degli elementi che compongono il nostro pianeta, compresi tutti i minerali di cui abbiamo bisogno per mantenerci in vita.
Potete capire che fondare la terra implicava molto più che provvedere tutti gli elementi nelle giuste proporzioni. Anche le dimensioni della terra, la sua velocità di rotazione e la sua distanza dal sole, come pure l’inclinazione del suo asse di rotazione e la forma quasi circolare della sua orbita dovevano essere regolate con precisione, ed essere proprio quelle che sono. È chiaro che il Creatore mise in moto i cicli naturali che rendono il nostro pianeta adatto a sostenere una grande varietà di forme di vita. Abbiamo ogni ragione per rimanere stupiti da tutto questo. Ma immaginate la reazione dei figli spirituali celesti mentre assistevano alla creazione della terra e della vita su di essa! Un libro biblico dice che “gridarono gioiosamente insieme” ed “emettevano urla di applauso”. — Giobbe 38:4, 7.
Capire il capitolo 1 di Genesi
Il primo capitolo della Bibbia ci dà qualche ragguaglio su alcuni passi essenziali che Dio fece per preparare la terra per l’uomo. Questo capitolo non provvede tutti i dettagli; quando lo leggiamo non dobbiamo scoraggiarci se omette particolari che gli antichi lettori non avrebbero comunque potuto comprendere. Ad esempio, scrivendo questo capitolo Mosè non menzionò la funzione delle alghe microscopiche o dei batteri. Queste forme di vita divennero visibili agli uomini solo dopo l’invenzione del microscopio, nel XVI secolo. Né Mosè menzionò specificamente i dinosauri, la cui esistenza venne dedotta dai fossili nel XIX secolo. Al contrario, Mosè fu ispirato a usare parole comprensibili ai suoi contemporanei, ma nello stesso tempo accurate in tutto ciò che dicevano circa la creazione della terra.
Leggendo il capitolo 1 di Genesi, dal versetto 3 in poi, noterete che è suddiviso in sei “giorni” creativi. Alcuni sostengono che questi furono giorni letterali di 24 ore, e che quindi l’intero universo e la vita sulla terra furono creati in meno di una settimana! Tuttavia, potete scoprire facilmente che la Bibbia non insegna questo. Il libro di Genesi fu scritto in ebraico. In questa lingua il termine “giorno” indica un periodo di tempo. Può trattarsi di un periodo molto lungo come pure di un giorno letterale di 24 ore. Nello stesso libro di Genesi si parla collettivamente di tutti e sei i “giorni” come di un unico lungo periodo: il ‘giorno in cui Geova fece terra e cielo’. (Genesi 2:4; confronta 2 Pietro 3:8). In realtà la Bibbia rivela che i “giorni” o periodi creativi abbracciano migliaia d’anni.
Lo si capisce da ciò che la Bibbia dice del settimo “giorno”. La narrazione relativa a ciascuno dei primi sei “giorni” termina con le parole “e si faceva sera e si faceva mattina, un primo giorno”, e così via. Eppure non troverete questo commento dopo la narrazione del settimo “giorno”. Anzi, nel I secolo E.V., dopo circa 4.000 anni di storia, la Bibbia indicava che il settimo “giorno” di riposo era ancora in corso. (Ebrei 4:4-6) Perciò il settimo “giorno” è un periodo che abbraccia migliaia di anni, e possiamo logicamente trarre la stessa conclusione per quanto riguarda i primi sei “giorni”.
Il primo e il quarto “giorno”
A quanto pare, prima dell’inizio dei sei “giorni” o periodi di speciali opere creative la terra era già in orbita attorno al sole ed era un globo coperto d’acqua. “C’erano tenebre sulla superficie delle acque dell’abisso”. (Genesi 1:2) In quello stadio primitivo doveva esserci qualcosa — forse una miscela di vapore acqueo, altri gas e polvere vulcanica — che impediva alla luce del sole di raggiungere la superficie della terra. La Bibbia descrive così il primo periodo creativo: “Dio diceva: ‘Ci sia luce’; e la luce venne gradualmente all’esistenza”, ovvero raggiunse la superficie della terra. — Genesi 1:3, traduzione di James W. Watts.
L’espressione “venne gradualmente” riflette accuratamente la forma del verbo ebraico impiegato, la quale indica un’azione progressiva che richiede del tempo per essere completata. Chi sa leggere l’ebraico può trovare questa forma verbale una quarantina di volte in Genesi capitolo 1: questa è una delle chiavi per capire il capitolo. Ciò che Dio iniziava nella sera simbolica di un periodo creativo diveniva progressivamente chiaro, o evidente, dopo la mattina di tale “giorno”.b Inoltre, non è detto che quanto veniva iniziato in un periodo dovesse essere già portato a termine quando iniziava il periodo successivo. Per fare un esempio, la luce cominciò a comparire gradualmente il primo “giorno”, ma fu solo nel quarto periodo creativo che si poterono distinguere il sole, la luna e le stelle. — Genesi 1:14-19.
Il secondo e il terzo “giorno”
Prima di far comparire la terraferma nel terzo “giorno” creativo, il Creatore sollevò parte delle acque. Di conseguenza, la terra fu circondata da una coltre di vapore acqueo.c L’antico racconto non specifica quali processi furono usati per far questo, né c’è bisogno che lo faccia. La Bibbia richiama invece l’attenzione sulla distesa esistente fra le acque di sopra e quelle superficiali. La chiama “cielo”. Tuttora si usa questo termine per indicare l’atmosfera in cui volano uccelli e aeroplani. A suo tempo Dio riempì questi cieli atmosferici di una miscela di gas essenziali per la vita.
Durante i “giorni” creativi le acque superficiali si ritirarono, lasciando emergere la terraferma. Sembra che, forse impiegando forze geologiche che stanno ancora muovendo le zolle tettoniche della terra, Dio abbia sollevato alcune dorsali oceaniche per formare i continenti. In questo modo si sarebbero prodotte le terre emerse e profonde valli sottomarine, che ora gli oceanografi hanno cartografato e stanno studiando con attenzione. (Confronta Salmo 104:8, 9). Una volta formatosi l’asciutto, ebbe luogo un altro sviluppo meraviglioso. Leggiamo: “Dio proseguì, dicendo: ‘La terra faccia germogliare erba, vegetazione che faccia seme, alberi fruttiferi che portino frutto secondo le loro specie, il cui seme sia in esso, sopra la terra’. E così si fece”. — Genesi 1:11.
Come abbiamo visto nel capitolo precedente (“Cosa c’è dietro a tutto questo?”), la fotosintesi è essenziale per le piante. Una cellula di una pianta verde contiene molti organuli chiamati cloroplasti, che ricavano energia dalla luce solare. “Queste fabbriche microscopiche”, spiega un libro, “producono zuccheri e amidi . . . Nessun essere umano ha mai progettato una fabbrica più efficiente di un cloroplasto, o i cui prodotti siano più richiesti”. — Planet Earth.
In effetti, la vita animale che sarebbe venuta in seguito sarebbe dipesa dai cloroplasti per la propria sopravvivenza. Inoltre, se non fosse per le piante verdi l’atmosfera terrestre sarebbe troppo ricca di anidride carbonica, e noi moriremmo per il caldo e per la mancanza di ossigeno. Certi studiosi spiegano la comparsa degli organismi che dipendono dalla fotosintesi in maniera sorprendente. Ad esempio, dicono che quando il nutrimento degli organismi acquatici unicellulari cominciò a scarseggiare, “alcune cellule all’avanguardia finirono per trovare una soluzione. Inventarono la fotosintesi”. Ma è possibile una cosa del genere? La fotosintesi è talmente complessa che gli scienziati stanno ancora tentando di svelarne i segreti. Pensate che organismi fotosintetici capaci di riprodursi siano sorti spontaneamente e in maniera inesplicabile? O trovate più ragionevole credere che esistono come risultato di una creazione intelligente e intenzionale, come riferisce Genesi?
Non è detto che la comparsa di nuove varietà di vita vegetale sia cessata nel terzo “giorno” creativo. Potrebbe essere continuata addirittura fino al sesto “giorno”, quando il Creatore “piantò un giardino in Eden” e “fece crescere dal suolo ogni albero desiderabile alla vista e buono come cibo”. (Genesi 2:8, 9) E come abbiamo menzionato, nel quarto “giorno” l’atmosfera dovette schiarirsi, permettendo a una maggiore quantità di luce proveniente dal sole e da altri corpi celesti di raggiungere la terra.
Il quinto e il sesto “giorno”
Nel corso del quinto “giorno” creativo il Creatore riempì i mari e i cieli atmosferici di una nuova forma di vita, distinta dalla vegetazione: “anime viventi”. Fatto interessante, i biologi parlano, fra le altre cose, di regno vegetale e regno animale, che poi suddividono in ulteriori classificazioni. Il termine ebraico tradotto “anima” significa “uno che respira”. La Bibbia dice anche che le “anime viventi” hanno sangue. Possiamo quindi concludere che nel quinto periodo creativo cominciarono ad apparire creature dotate di un apparato respiratorio e di un apparato circolatorio: gli abitatori dei mari e dei cieli. — Genesi 1:20; 9:3, 4.
Il sesto “giorno” Dio prestò maggiore attenzione alla terra asciutta. Creò animali ‘domestici’ e animali ‘selvaggi’ (una specificazione, questa, significativa al tempo in cui Mosè mise per iscritto questo racconto). (Genesi 1:24) Fu perciò in questo sesto periodo creativo che furono formati i mammiferi terrestri. Ma che dire degli esseri umani?
Questa antica narrazione ci dice che alla fine il Creatore decise di produrre sulla terra una forma di vita davvero straordinaria. Al suo celeste Figlio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza, e tengano sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e gli animali domestici e tutta la terra e ogni animale che si muove sopra la terra”. (Genesi 1:26) L’uomo avrebbe quindi rispecchiato l’immagine spirituale del proprio Fattore, manifestando le Sue stesse qualità. E sarebbe stato capace di assimilare un’enorme mole di conoscenza. Questo gli avrebbe permesso di agire con un grado di intelligenza superiore a quello di qualsiasi animale. Inoltre, a differenza degli animali, l’uomo fu creato con la capacità di agire secondo il proprio libero arbitrio, non essendo guidato principalmente dall’istinto.
Negli ultimi anni gli scienziati hanno studiato a fondo il patrimonio genetico dell’uomo. Confrontando le caratteristiche genetiche di persone di varie parti del mondo, hanno trovato chiare prove del fatto che tutti gli esseri umani provengono da un antenato comune, da cui è derivato il DNA di tutte le persone che siano mai esistite, noi compresi. Nel 1988 la rivista Newsweek pubblicò queste scoperte in un articolo intitolato “Alla ricerca di Adamo ed Eva”. Quegli studi si basavano su un tipo di DNA mitocondriale, materiale genetico che è trasmesso solamente dalla madre. Nel 1995 i risultati di ricerche condotte sul DNA maschile additarono la stessa conclusione: “c’è stato un antico ‘Adamo’ il cui materiale genetico relativo al cromosoma [Y] è comune a ogni uomo attualmente in vita”, per citare le parole della rivista Time. Che siano accurate in ogni particolare o no, queste scoperte illustrano come il racconto storico che troviamo in Genesi è assolutamente degno di fede, dato che il suo Autore era presente all’epoca dei fatti.
Che momento culminante fu quando Dio unì alcuni elementi della terra per formare il suo primo figlio umano, a cui diede nome Adamo! (Luca 3:38) La narrazione storica ci dice che il Creatore della terra e della vita su di essa mise l’uomo che aveva fatto in un giardino “perché lo coltivasse e ne avesse cura”. (Genesi 2:15) Può darsi che in quel tempo il Creatore stesse ancora producendo nuove specie animali. La Bibbia dice: “Dio formava dal suolo ogni bestia selvaggia del campo e ogni creatura volatile dei cieli, e le conduceva all’uomo per vedere come avrebbe chiamato ciascuna; e in qualunque modo l’uomo la chiamasse — ciascun’anima vivente — quello era il suo nome”. (Genesi 2:19) La Bibbia non dice nulla che faccia pensare che il primo uomo, Adamo, fosse semplicemente una figura mitica. Al contrario, Adamo era una persona reale, un essere umano in grado di pensare e di provare sentimenti, che poteva provare gioia lavorando nella sua dimora paradisiaca. Ogni giorno che passava, Adamo imparava qualcosa di più circa le opere del suo Creatore e circa il Creatore stesso, come le sue qualità e la sua personalità.
Poi, dopo un periodo di tempo non specificato, Dio creò la prima donna perché fosse la moglie di Adamo. Inoltre, Dio rese la loro vita più significativa dando loro questo incarico soddisfacente: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, e tenete sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e ogni creatura vivente che si muove sopra la terra”. (Genesi 1:27, 28) Niente può cambiare questo dichiarato proposito del Creatore, ovvero che l’intera terra venga trasformata in un paradiso pieno di esseri umani felici in pace fra loro e con gli animali.
L’universo materiale, che comprende il nostro pianeta e la vita su di esso, attesta chiaramente la sapienza di Dio. È ovvio quindi che Dio poteva prevedere la possibilità che, con il tempo, alcuni esseri umani decidessero di agire in modo indipendente o ribelle, nonostante egli fosse il Creatore e il Datore della vita. Tale ribellione avrebbe potuto interferire con la grandiosa opera di estendere il paradiso a tutta la terra. La narrazione dice che Dio pose davanti ad Adamo ed Eva una semplice prova che avrebbe ricordato loro il bisogno di essere ubbidienti. Se avessero disubbidito, disse Dio, avrebbero perso la vita che egli aveva dato loro. Da parte del Creatore era una dimostrazione di premura mettere in guardia i nostri primogenitori contro una condotta errata che avrebbe guastato la felicità dell’intera razza umana. — Genesi 2:16, 17.
Entro la fine del sesto “giorno” il Creatore aveva compiuto tutto ciò che era necessario per adempiere il suo proposito. Poteva giustamente dire che tutto ciò che aveva fatto era “molto buono”. (Genesi 1:31) A questo punto la Bibbia introduce un altro importante periodo di tempo dicendo che Dio “si riposava il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatto”. (Genesi 2:2) Dal momento che il Creatore “non si stanca né si affatica”, perché qui viene detto che si riposava? (Isaia 40:28) Questo indica che cessò di compiere opere di creazione fisica; inoltre, Dio si riposa essendo consapevole che nulla, nemmeno la ribellione in cielo o sulla terra, può impedire al suo grandioso proposito di adempiersi. Con fiducia, Dio pronunciò una benedizione sul settimo “giorno” creativo. Le creature intelligenti leali a Dio, che si tratti di esseri umani o di creature spirituali invisibili, possono quindi essere certe che alla fine del settimo “giorno” pace e felicità regneranno in tutto l’universo.
Si può credere al racconto di Genesi?
Ma si può davvero riporre fede in questo racconto della creazione e nelle prospettive che offre? Come abbiamo notato, le moderne ricerche in campo genetico stanno confermando ciò che la Bibbia diceva da molto tempo. Inoltre, alcuni scienziati hanno riflettuto sull’ordine in cui sono descritti gli avvenimenti in Genesi. Ad esempio, il noto geologo Wallace Pratt fece questo commento: “Se come geologo fossi chiamato a spiegare in breve i nostri moderni concetti sull’origine della terra e sullo sviluppo della vita su di essa a un popolo di semplici pastori, come le tribù alle quali era rivolto il Libro della Genesi, difficilmente potrei fare di meglio che seguire piuttosto da vicino gran parte delle espressioni contenute nel primo capitolo della Genesi”. Pratt fece pure notare che l’ordine in cui Genesi colloca l’origine degli oceani e l’emergere dell’asciutto, come pure la comparsa della vita nei mari, degli uccelli e dei mammiferi, corrisponde essenzialmente alla successione delle principali ere geologiche.
Riflettete: Come avrebbe potuto Mosè, migliaia di anni fa, esporre i fatti nell’ordine esatto se la sua fonte di informazioni non fosse stata lo stesso Creatore e Progettista?
“Per fede”, dice la Bibbia, “comprendiamo che l’universo fu formato mediante la parola di Dio, così che il visibile è venuto dall’invisibile”. (Ebrei 11:3, The New English Bible) Molti non sono disposti ad accettare questo fatto, e preferiscono credere al caso o a qualche meccanismo cieco che avrebbe dato origine all’universo e alla vita.d Come abbiamo visto, però, ci sono molteplici ragioni per credere che l’universo e la vita sulla terra — compresa la nostra — derivino da una Causa Prima intelligente, un Creatore: Dio.
La Bibbia riconosce francamente che “la fede non è posseduta da tutti”. (2 Tessalonicesi 3:2) Tuttavia fede non significa credulità. La fede si basa su qualcosa di concreto. Nel prossimo capitolo prenderemo in esame ulteriori motivi validi e convincenti per cui si può riporre fiducia nella Bibbia e nel grande Creatore, che si interessa di noi come individui.
[Note in calce]
a L’energia è uguale alla massa moltiplicata per la velocità della luce al quadrato.
b Per gli ebrei i giorni cominciavano la sera e duravano fino al tramonto seguente.
c Il Creatore potrebbe avere impiegato processi naturali per sollevare queste acque e tenerle sospese. Queste acque caddero ai giorni di Noè. (Genesi 1:6-8; 2 Pietro 2:5; 3:5, 6) Tale avvenimento storico lasciò una traccia indelebile nei sopravvissuti umani e nei loro discendenti, come confermano gli antropologi. Ne troviamo un riflesso nei racconti del diluvio tramandati da popoli di ogni parte della terra.
d Per un’ulteriore analisi della storia delle forme di vita sulla terra, vedi Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
[Immagine a pagina 86]
Dischi di polvere, come questo nella galassia NGC 4261, dimostrano l’esistenza di potenti buchi neri, di per sé invisibili. La Bibbia riferisce che, in un altro reame, esistono creature potenti ma invisibili
[Immagine a pagina 89]
Gli esperimenti hanno confermato la teoria scientifica secondo cui la massa si può convertire in energia e l’energia in massa
[Immagine a pagina 94]
Le opere creative dei primi tre “giorni” resero possibile la vita vegetale con la sua straordinaria varietà
[Immagini a pagina 99]
La Bibbia descrive in termini semplici ma accurati la progressiva comparsa delle forme di vita sulla terra
[Immagine a pagina 101]
“Come geologo . . . difficilmente potrei fare di meglio che seguire piuttosto da vicino gran parte delle espressioni contenute nel primo capitolo della Genesi”. — Wallace Pratt
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Cosa si può imparare sul Creatore da un libro?Esiste un Creatore che si interessa di noi?
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Capitolo sette
Cosa si può imparare sul Creatore da un libro?
SARETE d’accordo anche voi che un libro istruttivo e interessante ha valore. La Bibbia è un libro del genere. Narra avvincenti esperienze di vita che illustrano elevati valori morali. Inoltre, espone vividamente importanti verità. Uno dei suoi scrittori che era famoso per la sua sapienza disse di essersi sforzato di “trovare le parole dilettevoli e la scrittura di corrette parole di verità”. — Ecclesiaste 12:10.
Il libro che chiamiamo “Bibbia” è in realtà una raccolta di 66 libri più piccoli che furono scritti nell’arco di oltre 1.500 anni. Ad esempio, tra il 1513 e il 1473 a.E.V. Mosè scrisse i primi cinque libri, cominciando da Genesi. Giovanni, un apostolo di Gesù, fu l’ultimo degli scrittori della Bibbia. Scrisse una storia della vita di Gesù (il Vangelo di Giovanni) nonché brevi lettere e il libro di Rivelazione o Apocalisse, che in quasi tutte le Bibbie figura per ultimo.
Nei 1.500 anni che passarono da Mosè a Giovanni, una quarantina di persone diverse presero parte alla stesura della Bibbia. Erano uomini sinceri e devoti che desideravano aiutare altri a conoscere il Creatore. Grazie ai loro scritti possiamo comprendere meglio la personalità di Dio e impariamo cosa fare per piacergli. La Bibbia ci permette anche di capire perché la malvagità abbonda e come verrà eliminata. Gli scrittori della Bibbia additarono il tempo in cui Dio eserciterà in maniera più diretta il suo dominio sull’umanità, e descrissero alcuni aspetti delle entusiasmanti condizioni di cui allora potremo godere. — Salmo 37:10, 11; Isaia 2:2-4; 65:17-25; Rivelazione 21:3-5.
Avrete notato che molti accantonano la Bibbia considerandola un antico libro di sapienza umana. Milioni di persone, invece, sono convinte che il suo vero Autore è Dio, che fu lui a guidare i pensieri degli scrittori. (2 Pietro 1:20, 21) Come si fa a stabilire se ciò che gli scrittori biblici hanno scritto proviene veramente da Dio?
Ebbene, esistono diverse categorie di prove che potreste esaminare, e portano tutte alla stessa conclusione. Molti hanno fatto un esame del genere prima di concludere che la Bibbia è qualcosa di più di un semplice libro umano, che proviene da una fonte sovrumana. Illustriamo questo punto esaminando un solo tipo di prove. Così facendo potremo imparare qualcos’altro circa il Creatore dell’universo, la Fonte della nostra vita.
Predizioni che si sono avverate
Diversi scrittori della Bibbia misero per iscritto profezie. Lungi dal pretendere di essere personalmente in grado di predire il futuro, attribuirono il merito al Creatore. Isaia, ad esempio, disse che Dio è “Colui che annuncia dal principio il termine”. (Isaia 1:1; 42:8, 9; 46:8-11) La capacità di predire avvenimenti che si sarebbero verificati a distanza di decenni o persino di secoli rende unico l’Iddio di Isaia; non è un semplice idolo, come quelli che la gente ha adorato nel passato e adora tuttora. Le profezie ci forniscono una prova convincente che la Bibbia non è opera dell’uomo. Notate come lo conferma il libro di Isaia.
Da un confronto tra il suo contenuto e i dati storici risulta che il libro di Isaia fu scritto verso il 732 a.E.V. Isaia preannunciò che sugli abitanti di Gerusalemme e di Giuda si sarebbe abbattuta la calamità perché erano colpevoli di spargimento di sangue e idolatria. Predisse che il paese sarebbe stato devastato, Gerusalemme e il suo tempio sarebbero stati distrutti e i sopravvissuti deportati a Babilonia. Ma profetizzò anche che Dio non avrebbe dimenticato la nazione prigioniera. Il libro prediceva che un re straniero di nome Ciro avrebbe conquistato Babilonia e liberato gli ebrei facendoli tornare nella loro patria. Anzi, Isaia descrive Dio come “Colui che dice di Ciro: ‘È il mio pastore, e tutto ciò di cui mi diletto adempirà completamente’; perfino nel mio dire di Gerusalemme: ‘Sarà riedificata’, e del tempio: ‘Saranno gettate le tue fondamenta’”. — Isaia 2:8; 24:1; 39:5-7; 43:14; 44:24-28; 45:1.
Al tempo di Isaia, nell’VIII secolo a.E.V., queste predizioni saranno sembrate inverosimili. Babilonia non era nemmeno una grossa potenza militare. Era soggetta alla vera potenza mondiale dell’epoca, l’impero assiro. Ugualmente strana sarà sembrata l’idea che un popolo vinto e portato in esilio in un paese lontano potesse essere liberato e riprendere possesso del proprio paese. “Chi ha udito una cosa come questa?”, scrisse Isaia. — Isaia 66:8.
Eppure, cosa scopriamo se analizziamo ciò che avvenne due secoli dopo? La storia successiva degli antichi ebrei dimostra che la profezia di Isaia si adempì in tutti i particolari. Babilonia divenne potente, e distrusse Gerusalemme. Il nome del re persiano (Ciro), la sua successiva conquista di Babilonia e il ritorno degli ebrei sono tutti fatti storici riconosciuti. I dettagli di questa profezia si avverarono con tale precisione che nel XIX secolo certi critici sostenevano che il libro di Isaia fosse un falso; in pratica dicevano: ‘Isaia avrà scritto i primi capitoli, ma uno scrittore posteriore contemporaneo al re Ciro ha inventato il resto del libro facendolo sembrare una profezia’. Alcuni potrebbero sminuire il libro facendo affermazioni del genere, ma quali sono i fatti?
Predizioni autentiche?
Le predizioni del libro di Isaia non si limitano ad avvenimenti relativi a Ciro e agli ebrei in esilio. Isaia predisse anche la condizione finale di Babilonia, e il suo libro forniva molti particolari circa la venuta di un Messia, o Liberatore, che avrebbe sofferto e poi sarebbe stato glorificato. Possiamo sapere se tali predizioni furono scritte davvero molto tempo in anticipo, e quindi erano profezie che si dovevano avverare?
Riflettete. A proposito della condizione finale di Babilonia, Isaia scrisse: “Babilonia, l’adornamento dei regni, la bellezza dell’orgoglio dei caldei, deve divenire come quando Dio rovesciò Sodoma e Gomorra. Non sarà mai abitata, né risiederà di generazione in generazione”. (Isaia 13:19, 20; capitolo 47) Come andarono effettivamente le cose?
Il fatto è che Babilonia dipendeva da tempo da un complesso sistema di irrigazione fatto di dighe e canali tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Sembra che verso il 140 a.E.V., durante la vittoriosa e distruttiva campagna militare dei parti, questo sistema idrico sia stato danneggiato al punto di andare praticamente in rovina. Con quali conseguenze? Un’enciclopedia spiega: “Il suolo si impregnò di sali minerali, e sulla superficie si formò una crosta alcalina che rese impossibile qualsiasi attività agricola”. (The Encyclopedia Americana) Circa 200 anni dopo, Babilonia era ancora una città popolosa, ma non rimase tale per molto. (Confronta 1 Pietro 5:13). Nel III secolo E.V. lo storico Dione Cassio Cocceiano (ca. 150-235 E.V.) scrisse che un personaggio che era andato a Babilonia non vi aveva trovato che “collinette e pietre e rovine”. (Storia romana, LXVIII, 30) Fatto significativo, a quel tempo Isaia era morto e il suo libro completo circolava da secoli. E se visitaste Babilonia oggi, vedreste che di quella città un tempo gloriosa non rimangono che delle rovine. Mentre città antiche come Roma, Gerusalemme e Atene sono sopravvissute fino ai nostri giorni, Babilonia è desolata, disabitata, in rovina: proprio come Isaia aveva predetto. La profezia si è avverata.
Ora consideriamo come Isaia descrisse il Messia che doveva venire. Secondo Isaia 52:13, questo speciale servitore di Dio avrebbe finito per essere ‘in alta posizione ed esaltato moltissimo’. Tuttavia il capitolo seguente (Isaia 53) profetizzava che prima di essere esaltato il Messia avrebbe subìto un’esperienza sorprendentemente diversa. I particolari menzionati in quel capitolo, che è comunemente riconosciuto come una profezia messianica, forse vi stupiranno.
Lì si legge che il Messia sarebbe stato disprezzato dai suoi connazionali. Certo che questo sarebbe avvenuto, Isaia scrisse come se si trattasse di un fatto già accaduto: “Fu disprezzato e fu evitato dagli uomini”. (Versetto 3) Questo maltrattamento sarebbe stato del tutto ingiustificato perché il Messia avrebbe fatto del bene al popolo. “Portò lui stesso le nostre infermità”, scrisse Isaia descrivendo le guarigioni che avrebbe compiuto il Messia. (Versetto 4) Ciò nonostante il Messia sarebbe stato processato e condannato ingiustamente, rimanendo in silenzio davanti ai suoi accusatori. (Versetti 7, 8) Si sarebbe lasciato consegnare per essere ucciso insieme a dei criminali; durante l’esecuzione capitale il suo corpo sarebbe stato trafitto. (Versetti 5, 12) Pur morendo come un criminale, sarebbe stato seppellito come un ricco. (Versetto 9) E Isaia affermò ripetutamente che la morte ingiusta del Messia avrebbe avuto un potere espiatorio, coprendo i peccati di altri esseri umani. — Versetti 5, 8, 11, 12.
Tutto questo si avverò. Le narrazioni fatte da contemporanei di Gesù — Matteo, Marco, Luca e Giovanni — confermano che ciò che Isaia aveva predetto accadde davvero. Alcuni avvenimenti ebbero luogo dopo la morte di Gesù, per cui non si trattava di situazioni che egli avrebbe potuto manipolare. (Matteo 8:16, 17; 26:67; 27:14, 39-44, 57-60; Giovanni 19:1, 34) Nel corso dei secoli, il completo adempimento della profezia messianica di Isaia ha avuto un potente effetto sui sinceri lettori della Bibbia, compresi alcuni che in precedenza non accettavano Gesù. L’erudito William Urwick osservò: “Molti ebrei, nel mettere per iscritto il motivo della loro conversione al cristianesimo, hanno riconosciuto che era stata l’attenta lettura di questo capitolo [Isaia 53] a scuotere la loro fede nel credo e nei maestri di un tempo”. — The Servant of Jehovah.a
Urwick fece quel commento verso la fine del XIX secolo, quando qualcuno poteva ancora dubitare che il capitolo 53 di Isaia fosse stato davvero scritto secoli prima della nascita di Gesù. Tuttavia, le scoperte fatte da allora hanno sostanzialmente eliminato qualsiasi motivo di dubbio. Nel 1947, vicino al Mar Morto, un pastore beduino scoprì un antico rotolo dell’intero libro di Isaia. Gli esperti, analizzando la scrittura, stabilirono che il rotolo risaliva al periodo tra il 125 e il 100 a.E.V. Poi, nel 1990, il rotolo fu datato con il metodo del carbonio 14 al periodo compreso tra il 202 e il 107 a.E.V. Sì, questo famoso rotolo di Isaia era già alquanto vecchio quando nacque Gesù. Cosa si scopre confrontandolo con le Bibbie moderne?
Se visitate Gerusalemme potete vedere frammenti dei Rotoli del Mar Morto. In una registrazione, l’archeologo Yigael Yadin spiega: “Trascorsero non più di cinque o seicento anni fra il tempo in cui vennero effettivamente pronunciate le parole di Isaia e quello in cui venne copiato questo rotolo nel II secolo a.C. Sebbene il rotolo originale conservato nel museo abbia più di 2.000 anni, sorprende constatare quanto esso sia vicino alla Bibbia che leggiamo oggi in ebraico o nelle traduzioni che sono state fatte”.
È chiaro che questo dovrebbe influire sul nostro modo di pensare. A che proposito? Ebbene, dovrebbe fugare qualsiasi dubbio che il libro di Isaia sia solo una “profezia” scritta a posteriori. Ora esistono prove scientifiche che una copia degli scritti di Isaia fu fatta ben più di cento anni prima che Gesù nascesse e molto tempo prima della desolazione di Babilonia. Di conseguenza, chi può dubitare che gli scritti di Isaia abbiano predetto tanto il destino finale di Babilonia quanto le sofferenze, il tipo di morte e il trattamento inflitti ingiustamente al Messia? E i fatti storici eliminano ogni motivo per mettere in dubbio che Isaia abbia predetto con accuratezza la cattività degli ebrei e la loro liberazione da Babilonia. Queste predizioni adempiute sono solo una delle tante prove a conferma del fatto che il vero Autore della Bibbia è il Creatore e che la Bibbia è “ispirata da Dio”. — 2 Timoteo 3:16.
Ci sono molte altre indicazioni dell’origine divina della Bibbia. Potremmo menzionare la sua accuratezza in campo astronomico, geologico e medico; l’armonia interna dei suoi libri, scritti da decine di uomini nel corso di molti secoli; il fatto che concorda con molti dati storici e archeologici; il suo codice morale, che era molto superiore a quelli dei popoli vicini di quel tempo e che tuttora è considerato senza pari. Queste e altre prove hanno convinto innumerevoli persone riflessive e oneste che la Bibbia è davvero un libro che proviene dal nostro Creatore.b
Questo ci permette anche di trarre alcune valide conclusioni sul Creatore, aiutandoci a capire le sue qualità. La sua capacità di guardare avanti nel tempo non attesta forse che ha facoltà superiori a noi esseri umani? Gli uomini non sanno cosa accadrà nel lontano futuro, né possono esercitare alcun controllo su queste cose. Il Creatore sì. Egli è in grado sia di prevedere il futuro che di dirigere gli avvenimenti in modo che si compia il suo volere. Appropriatamente Isaia descrive il Creatore come “Colui che annuncia dal principio il termine, e da molto tempo fa le cose che non sono state fatte; Colui che dice: ‘Il mio proprio consiglio avrà effetto, e farò tutto ciò che è il mio diletto’”. — Isaia 46:10; 55:11.
Conosciamo meglio l’Autore
Per fare conoscenza con un’altra persona conversiamo con lei e vediamo come si comporta in diverse circostanze. Entrambe le cose sono possibili quando si tratta di conoscere meglio altri esseri umani, ma che dire di conoscere meglio il Creatore? Non è possibile intavolare una conversazione direttamente con lui. Tuttavia, come abbiamo assodato, egli rivela molte cose di sé nella Bibbia, sia attraverso ciò che ha detto che attraverso il modo in cui ha agito. Inoltre, questo libro straordinario in effetti ci invita a stringere una relazione con il Creatore. Ci esorta: “Accostatevi a Dio, ed egli si accosterà a voi”. — Giacomo 2:23; 4:8.
Considerate un aspetto fondamentale: Se voleste fare amicizia con qualcuno, sicuramente imparereste come si chiama. Ebbene, come si chiama il Creatore, e cosa rivela il suo nome?
La parte ebraica della Bibbia (spesso chiamata Antico Testamento) ci fa conoscere l’incomparabile nome del Creatore. Negli antichi manoscritti questo nome è rappresentato da quattro consonanti ebraiche che si possono traslitterare YHWH o JHVH. Il nome del Creatore ricorre circa 7.000 volte, molto più spesso di titoli come Dio o Signore. Per molti secoli coloro che leggevano la Bibbia in ebraico usarono questo nome personale. Con il tempo, però, molti ebrei svilupparono un timore superstizioso di pronunciare il nome divino, per cui non ne preservarono la pronuncia.
“La pronuncia originale è andata perduta; i moderni tentativi di ricostruirla si basano su congetture”, osserva un commentario ebraico a Esodo. È vero che non possiamo sapere con certezza come Mosè pronunciasse il nome divino, che troviamo in Esodo 3:16 e 6:3. Ma, francamente, chi è che oggi si sentirebbe in dovere di cercar di pronunciare il nome di Mosè o quello di Gesù usando gli stessi suoni e la stessa intonazione che si usavano al tempo in cui questi personaggi erano in vita? Eppure non ci tratteniamo dal chiamare Mosè e Gesù per nome quando parliamo di loro. Il punto è questo: anziché preoccuparci troppo di come un popolo antico che parlava un’altra lingua pronunciasse il nome di Dio, perché non usare la pronuncia comune nella nostra lingua? Ad esempio, in italiano la forma “Geova” è usata da secoli ed è estesamente accettata come nome del Creatore.
Ma c’è qualcosa di più importante dei dettagli relativi alla pronuncia di questo nome: il suo significato. In ebraico questo nome è una forma causativa del verbo hawàh, che significa “divenire” o “mostrare d’essere”. (Genesi 27:29) Un manuale biblico lo traduce “‘egli causa’ o ‘farà essere’”. (The Oxford Companion to the Bible) Possiamo perciò dire che il nome proprio del Creatore significa letteralmente “Egli fa divenire”. Si noti che non si dà risalto a ciò che il Creatore ha fatto nel remoto passato, come forse fa chi usa l’espressione “Causa Prima”. Perché no?
Perché il nome divino è legato a ciò che il Creatore si propone di fare. In ebraico esistono fondamentalmente due soli aspetti verbali, e quello usato nel nome del Creatore “denota azioni . . . in corso di svolgimento. Non esprime semplicemente la continuazione di un’azione . . . bensì il suo sviluppo, dal suo inizio verso il suo completamento”. (A Short Account of the Hebrew Tenses) Sì, attraverso il suo nome Geova rivela di essere attivo e di avere un proposito. Ci fa capire che, agendo in maniera progressiva, adempie le promesse. Per molti è bello e rassicurante sapere che il Creatore realizza sempre i suoi propositi.
Il proposito del Creatore e lo scopo della vostra vita
Mentre il nome di Dio riflette un proposito, molti trovano difficile credere che la propria esistenza abbia uno scopo. Osservano l’umanità passare da una crisi all’altra: guerre, calamità naturali, epidemie, povertà e criminalità. Persino quella minoranza privilegiata che in qualche modo sfugge a questi problemi spesso ammette di nutrire dubbi tormentosi sul proprio futuro e sul significato della propria vita.
La Bibbia fa questo commento: “Il mondo fisico fu reso soggetto alla frustrazione, non per suo proprio desiderio, ma per volontà del Creatore, che nel far questo gli diede la speranza che un giorno potrà essere liberato . . . e reso partecipe della gloriosa libertà dei figli di Dio”. (Romani 8:20, 21, The New Testament Letters, di J. W. C. Wand) Il racconto di Genesi indica che un tempo gli esseri umani erano in pace con il loro Creatore. Poi, in seguito alla loro condotta errata, Dio giustamente li assoggettò a una condizione che, in un certo senso, era fonte di frustrazione. Vediamo come questo accadde, cosa ci insegna circa il Creatore e cosa possiamo aspettarci per il futuro.
Secondo quel resoconto storico, la cui attendibilità è stata dimostrata in molti modi, i primi esseri umani ad essere creati si chiamavano Adamo ed Eva. La narrazione indica che i due non furono lasciati nell’incertezza, senza uno scopo o senza sapere quale fosse la volontà di Dio. Come anche qualsiasi padre umano amorevole e comprensivo farebbe con i propri figli, il Creatore diede loro utili direttive. Disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, e tenete sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e ogni creatura vivente che si muove sopra la terra”. — Genesi 1:28.
Pertanto, i primi esseri umani avevano un vero scopo nella vita. Tra le altre cose, dovevano prendersi cura dell’ambiente e popolare il pianeta di persone responsabili. (Confronta Isaia 11:9). Nessuno può prendersela con il Creatore per le condizioni in cui versa oggi il nostro pianeta inquinato, come se egli avesse concesso agli uomini di sfruttare avidamente la terra e rovinarla. Il comando di “soggiogare” la terra non autorizzava gli esseri umani a sfruttarla avidamente. Significava che dovevano coltivarla e prendersi cura del pianeta affidato loro. (Genesi 2:15) Inoltre, gli uomini avevano davanti a sé un futuro senza fine in cui portare a termine quel compito significativo. Questa prospettiva di non morire è in armonia con il fatto che l’uomo ha una capacità cerebrale molto superiore a quella che può sfruttare in una vita di 70, 80 o anche 100 anni. Il cervello doveva essere usato a tempo indefinito.
Geova Dio, in qualità di creatore e arbitro della sua creazione, concesse agli esseri umani un certo margine discrezionale circa il modo in cui portare a termine il suo proposito per la terra e per l’uomo. Non fu né troppo esigente né indebitamente restrittivo. Ad esempio, diede ad Adamo un compito che avrebbe fatto la gioia di qualsiasi zoologo: studiare gli animali e dare loro un nome. Dopo averne osservato le caratteristiche, Adamo diede loro dei nomi, molti dei quali erano descrittivi. (Genesi 2:19) Questo non è che un esempio di come gli uomini avrebbero potuto usare i propri talenti e le proprie capacità in armonia con il proposito divino.
È chiaro che il saggio Creatore dell’intero universo non avrebbe avuto difficoltà a mantenere il controllo di qualsiasi situazione si fosse creata sulla terra, anche se gli esseri umani avessero scelto una condotta stolta o dannosa. La narrazione storica indica che Dio impose ad Adamo un unico divieto: “Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai positivamente morirai”. — Genesi 2:16, 17.
Quel comando richiedeva che gli uomini riconoscessero il diritto di Dio di ricevere ubbidienza. Sin dal tempo di Adamo, gli esseri umani hanno sempre dovuto accettare la legge di gravità e vivere in armonia con essa; non farlo sarebbe stolto e dannoso. E allora perché avrebbero dovuto rifiutare di vivere in armonia con un’altra legge, o comando, proveniente dal benevolo Creatore? Il Creatore spiegò quali sarebbero state le conseguenze del violare la sua legge, ma diede ad Adamo ed Eva la possibilità di ubbidirgli volontariamente. Dal racconto relativo ai primi avvenimenti della storia dell’uomo non è difficile capire che il Creatore lascia agli esseri umani libertà di scelta. Tuttavia desidera che le sue creature provino la massima felicità, il che è un risultato naturale del vivere in armonia con le sue buone leggi.
In un precedente capitolo abbiamo visto che il Creatore generò creature intelligenti e invisibili: creature spirituali. La storia degli inizi dell’uomo rivela che uno di questi spiriti finì per essere ossessionato dall’idea di usurpare la posizione di Dio. (Confronta Ezechiele 28:13-15). Abusò della libertà di scelta concessa da Dio e istigò i primi esseri umani a quella che non si può che definire un’aperta ribellione. Con un provocatorio atto di disubbidienza — mangiando il frutto dell’“albero della conoscenza del bene e del male” — la prima coppia si proclamò indipendente dal dominio divino. Non solo: con il loro gesto i due dimostrarono di schierarsi con chi sosteneva che il Creatore stesse trattenendo dall’uomo qualcosa di buono. Era come se Adamo ed Eva pretendessero di decidere da sé cosa è bene e cosa è male, senza tener conto di ciò che pensava il loro Creatore.
Come sarebbe irragionevole se qualche uomo o donna cominciasse a pensare che la legge di gravità non gli va a genio e decidesse di non tenerne conto! Per Adamo ed Eva era altrettanto irrazionale rigettare le norme morali del Creatore. Infrangendo la fondamentale legge divina che richiedeva ubbidienza gli uomini non potevano che aspettarsi conseguenze negative, proprio come chi sfida la legge di gravità finisce per farsi del male.
La storia ci dice che a quel punto Geova intervenne. Nel “giorno” in cui Adamo ed Eva si ribellarono alla volontà del Creatore cominciò il declino che avrebbe portato alla loro morte, proprio come Dio aveva avvertito. (Confronta 2 Pietro 3:8). Questo rivela un altro aspetto della personalità del Creatore. È un Dio di giustizia, che non ignora debolmente l’aperta disubbidienza. Ha norme sagge e giuste e le difende.
Agendo in conformità con le proprie meravigliose qualità, Dio nella sua misericordia non pose immediatamente fine alla vita umana. Perché? Per amore dei discendenti di Adamo ed Eva, che non erano stati nemmeno concepiti e non erano direttamente responsabili della condotta peccaminosa dei loro progenitori. Il fatto che Dio si sia preoccupato di esseri umani che dovevano ancora essere concepiti ci dice molto circa le sue qualità. Non è un giudice spietato e insensibile. Al contrario, è equo, desidera dare a tutti un’opportunità, e rispetta la santità della vita umana.
Questo non significava che le successive generazioni umane avrebbero goduto delle stesse condizioni meravigliose godute dalla prima coppia. Quando il Creatore permise alla progenie di Adamo di venire all’esistenza, “il mondo fisico fu reso soggetto alla frustrazione”. Ma non era una frustrazione assoluta, senza nessuna speranza. Ricorderete che Romani 8:20, 21 diceva anche che il Creatore “diede [al mondo] la speranza che un giorno potrà essere liberato”. Questo è un argomento che dovremmo voler approfondire.
Si può trovare il Creatore?
Nella Bibbia il nemico che indusse alla ribellione la prima coppia umana è chiamato Satana il Diavolo, che significa “oppositore” e “calunniatore”. Nel condannare quel principale istigatore della ribellione, Dio lo bollò come nemico ma pose le basi perché gli esseri umani che sarebbero nati avessero speranza. Disse: “Porrò inimicizia fra te [Satana] e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti schiaccerà la testa e tu gli schiaccerai il calcagno”. (Genesi 3:15) È ovvio che questo è un linguaggio simbolico, figurato. Cosa significava il fatto che doveva arrivare un “seme”?
Altre parti della Bibbia fanno luce su questo versetto interessantissimo. Indicano che è legato al fatto che Geova si dimostra all’altezza del suo nome e ‘diviene’ ciò che è necessario per adempiere il suo proposito per l’uomo sulla terra. Nel far questo Geova ha impiegato una nazione particolare, e la storia dei suoi rapporti con questa antica nazione costituisce una parte significativa della Bibbia. Analizziamo brevemente questa storia importante: comprenderemo meglio le qualità del Creatore. Sì, possiamo imparare molte cose inestimabili sul suo conto se esaminiamo più da vicino il libro che ha provveduto per l’umanità, la Bibbia.
[Note in calce]
a Confronta Atti 8:26-38, dove è citato Isaia 53:7, 8.
b Per ulteriori particolari sull’origine della Bibbia, vedi l’opuscolo Un libro per tutti e il libro La Bibbia: Parola di Dio o dell’uomo?, editi in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
[Immagine a pagina 107]
Secoli dopo che la Bibbia l’aveva predetto, la potente Babilonia divenne una rovina desolata, e tale è rimasta
[Immagini a pagina 110]
Questo rotolo di Isaia, copiato nel II secolo a.E.V., fu ritrovato in una grotta vicino al Mar Morto. Prediceva nei particolari avvenimenti che si verificarono dopo secoli
[Immagine a pagina 115]
Questa lettera scritta in ebraico antico su coccio fu rinvenuta a Lachis. Il nome di Dio (vedi le frecce) vi ricorre due volte, il che dimostra che era noto e di uso comune
[Immagine a pagina 117]
Isaac Newton formulò la legge di gravità. Le leggi del Creatore sono ragionevoli, e cooperare con esse è per il nostro bene
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Il Creatore si rivela, per il nostro beneficioEsiste un Creatore che si interessa di noi?
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Capitolo otto
Il Creatore si rivela, per il nostro beneficio
CIRCA tre milioni di persone stavano in piedi davanti a un alto monte nella penisola del Sinai. C’erano tuoni e lampi, il monte Sinai era avvolto da nuvole e la terra tremava. In queste circostanze memorabili Mosè introdusse l’antico Israele in una relazione formale con il Creatore del cielo e della terra. — Esodo, capitolo 19; Isaia 45:18.
Ma per quale motivo il Creatore dell’universo si rivelava in maniera speciale a una singola nazione, oltretutto relativamente poco importante? Mosè diede questa spiegazione: “È stato perché Geova vi ama, e perché ha osservato la dichiarazione giurata che aveva giurato ai vostri antenati”. — Deuteronomio 7:6-8.
Questa affermazione indica chiaramente che la Bibbia ci fornisce informazioni che vanno ben oltre l’origine dell’universo e della vita sulla terra. Essa ha molto da dirci sui rapporti del Creatore con gli esseri umani: nel passato, al presente e in futuro. La Bibbia è il libro più studiato e più diffuso del mondo, per cui chiunque apprezzi l’istruzione dovrebbe conoscerne il contenuto. Facciamo una carrellata su ciò che possiamo trovare nella Bibbia, cominciando con la parte generalmente chiamata Antico Testamento. Così facendo impareremo anche preziose lezioni sulla personalità del Creatore dell’universo e Autore della Bibbia.
Nel capitolo 6, “Un antico racconto della creazione: Ci si può credere?”, abbiamo visto che la narrazione biblica della creazione menziona fatti relativi ai nostri più lontani antenati e alle nostre origini che altrimenti non potremmo conoscere. Ma questo primo libro della Bibbia contiene molto di più. Ad esempio?
Le mitologie, sia quella greca che quelle di altri popoli, parlano di un tempo in cui dèi e semidei intrattenevano rapporti con gli esseri umani. Inoltre, gli antropologi riferiscono che in tutto il mondo esistono leggende su un antico diluvio che spazzò via quasi tutta l’umanità. Probabilmente, e a ragione, non date credito a queste leggende. Ma sapevate che solo il libro di Genesi ci rivela i fatti storici che in seguito ispirarono tali miti e leggende? — Genesi, capitoli 6, 7.a
Nel libro di Genesi si parla anche di uomini e donne — personaggi reali con cui possiamo identificarci — che sapevano che il Creatore esiste e tennero conto della sua volontà nella loro vita. Tutti dovremmo conoscere uomini come Abraamo, Isacco e Giacobbe, che furono tra gli “antenati” menzionati da Mosè. Il Creatore conobbe Abraamo e lo chiamò “mio amico”. (Isaia 41:8; Genesi 18:18, 19) Come mai? Lo aveva osservato e aveva acquistato fiducia in lui come uomo di fede. (Ebrei 11:8-10, 17-19; Giacomo 2:23) L’esperienza di Abraamo dimostra che Geova Dio è avvicinabile. Pur avendo potenza e capacità immense, non è una semplice forza o causa impersonale. È una persona reale con cui noi esseri umani possiamo coltivare rispettosamente una relazione, a nostro eterno beneficio.
Geova promise ad Abraamo: “Per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra certamente si benediranno”. (Genesi 22:18) Questo riprende e amplia la promessa fatta al tempo di Adamo circa la venuta di un “seme”. (Genesi 3:15) Sì, le parole di Geova ad Abraamo confermarono la speranza che a suo tempo qualcuno — il Seme — sarebbe comparso e avrebbe dato a tutti i popoli la possibilità di ricevere una benedizione. Riscontrerete che questo è un tema fondamentale che ricorre in tutta la Bibbia, a conferma del fatto che essa non è una collezione di scritti umani eterogenei. E conoscere il tema della Bibbia vi aiuterà a capire che Dio nell’antichità impiegò un’unica nazione con lo scopo di benedire tutte le nazioni. — Salmo 147:19, 20.
Il fatto che Geova avesse questo obiettivo nel trattare con Israele indica che “non è parziale”. (Atti 10:34; Galati 3:14) Inoltre, anche mentre Dio trattava principalmente con i discendenti di Abraamo, le persone di altre nazioni che si univano a loro per servire Geova erano ben accette. (1 Re 8:41-43) E, come vedremo, l’imparzialità di Dio è tale che oggi tutti noi — a qualunque nazione o gruppo etnico apparteniamo — possiamo conoscerlo e piacergli.
Possiamo imparare molto dalla storia della nazione con cui il Creatore ebbe a che fare per secoli. Dividiamola in tre parti. Nell’analizzare queste parti, osservate in che modo Geova ha agito in armonia con il significato del suo nome, “Egli fa divenire”, e quali aspetti della sua personalità ha rivelato trattando con persone reali.
Prima parte: Una nazione governata dal Creatore
I discendenti di Abraamo divennero schiavi in Egitto. Infine Dio suscitò Mosè, che nel 1513 a.E.V. li guidò verso la libertà. Quando Israele divenne una nazione, Dio ne era il governante. Nel 1117 a.E.V., però, il popolo volle un re umano.
In seguito a quali avvenimenti Israele si trovò insieme a Mosè presso il monte Sinai? Il libro biblico di Genesi ci spiega gli antefatti. In precedenza, quando Giacobbe (chiamato anche Israele) abitava a nord-est dell’Egitto, una carestia colpì tutto il mondo allora conosciuto. Preoccupato per la sua famiglia, Giacobbe cercò cibo in Egitto, dove c’erano grosse scorte di cereali. A quel punto scoprì che l’amministratore annonario era in realtà suo figlio Giuseppe, che lui credeva morto da anni. Giacobbe e la sua famiglia si trasferirono in Egitto e furono invitati a rimanervi. (Genesi 45:25–46:5; 47:5-12) Dopo la morte di Giuseppe, però, un nuovo faraone costrinse i discendenti di Giacobbe ai lavori forzati e rese “amara la loro vita con una dura schiavitù in lavori di malta d’argilla e mattoni”. (Esodo 1:8-14) Potete leggere questo vivido racconto e molte altre cose nel secondo libro della Bibbia, Esodo.
Gli israeliti subirono angherie per decenni, e “la loro invocazione di aiuto saliva al vero Dio”. Rivolgersi a Geova fu una scelta saggia. Egli si interessava dei discendenti di Abraamo ed era deciso ad adempiere il Suo proposito di provvedere in futuro una benedizione per tutti i popoli. Geova ‘udì i gemiti di Israele e osservò’, il che ci fa comprendere che il Creatore capisce chi è oppresso e soffre. (Esodo 2:23-25) Egli scelse Mosè come condottiero per liberare gli israeliti dalla schiavitù. Ma quando Mosè e suo fratello Aaronne andarono a chiedere al faraone egiziano di lasciare andare quel popolo ridotto in schiavitù, questi rispose con arroganza: “Chi è Geova, perché io debba ubbidire alla sua voce e mandare via Israele?” — Esodo 5:2.
Pensate che il Creatore dell’universo si sia lasciato intimidire da queste parole di sfida, anche se venivano dal governante della più grande potenza militare dell’epoca? Dio colpì il faraone e gli egiziani con una serie di piaghe. Infine, dopo la decima piaga, il faraone acconsentì a liberare gli israeliti. (Esodo 12:29-32) In questo modo i discendenti di Abraamo conobbero Geova come una persona reale, una persona che provvede la liberazione al tempo da lui stabilito. Sì, come il suo nome sottintende, Geova divenne in modo drammatico Colui che mantiene le sue promesse. (Esodo 6:3) Ma tanto il faraone quanto gli israeliti dovevano imparare ancora dell’altro riguardo a quel nome.
Infatti, ben presto il faraone cambiò idea. Guidò il suo esercito all’inseguimento di quegli schiavi che lasciavano l’Egitto, e li raggiunse nei pressi del Mar Rosso. Gli israeliti erano intrappolati: da una parte c’era il mare e dall’altra l’esercito egiziano. Allora Geova intervenne aprendo un passaggio attraverso il Mar Rosso. Il faraone avrebbe dovuto ammettere che questa era una dimostrazione dell’invincibile potenza di Dio. Invece si lanciò con i suoi soldati all’inseguimento degli israeliti, e annegò insieme al suo esercito quando Dio lasciò che il mare tornasse alla sua posizione naturale. Il libro di Esodo non spiega nei dettagli come Dio compì queste gesta. Possiamo parlare a buon diritto di miracoli perché nessun uomo avrebbe potuto fare una cosa simile, e al momento giusto. D’altra parte, questo non era certo un problema per Colui che ha creato sia l’universo che tutte le sue leggi. — Esodo 14:1-31.
Questo episodio fece capire agli israeliti — e dovrebbe indicare anche a noi — che Geova è un Salvatore che si dimostra all’altezza del suo nome. Ma da questo racconto dovremmo imparare anche dell’altro circa il modo di agire di Dio. Ad esempio, Dio fece giustizia punendo una nazione oppressiva, e nello stesso tempo mostrò amorevole benignità al suo popolo mediante cui sarebbe venuto il Seme. Per quanto riguarda quest’ultimo, è chiaro che ciò che leggiamo in Esodo non è solo storia antica; ha a che fare con il proposito di Dio di rendere disponibile a tutti una benedizione.
Il viaggio fino alla Terra Promessa
Lasciato l’Egitto, Mosè e il popolo marciarono attraverso il deserto fino al monte Sinai. Ciò che avvenne lì influì sui rapporti tra Dio e quella nazione per secoli. Dio provvide delle leggi. Naturalmente, il Creatore aveva già formulato da tempo immemorabile le leggi che governano la materia nell’universo, leggi che sono tuttora valide. Ma presso il monte Sinai impiegò Mosè per provvedere leggi nazionali. Possiamo leggere ciò che Dio fece, nonché il codice della Legge che egli provvide, nel libro di Esodo e nei tre libri seguenti: Levitico, Numeri e Deuteronomio. Gli studiosi ritengono che Mosè abbia scritto anche il libro di Giobbe. Prenderemo in esame parte del suo importante contenuto nel capitolo 10.
Tuttora milioni di persone in tutto il mondo conoscono e si sforzano di seguire i Dieci Comandamenti, il fondamento morale di questo completo codice legale. Questo codice, però, contiene molte altre disposizioni che vengono ammirate per la loro eccellenza. Com’è comprensibile, molte norme avevano a che fare con la vita degli israeliti a quel tempo, come le regole di carattere igienico-sanitario. Pur essendo state formulate inizialmente per un popolo dell’antichità, queste leggi riflettono la conoscenza di fatti scientifici che gli esperti umani hanno scoperto solo nell’ultimo secolo o giù di lì. (Levitico 13:46, 52; 15:4-13; Numeri 19:11-20; Deuteronomio 23:12, 13) Ci si può ben chiedere: Com’è possibile che le leggi dell’antico Israele riflettessero una conoscenza e una sapienza di gran lunga superiori a quelle delle nazioni contemporanee? Una risposta ragionevole è che tali leggi provenivano dal Creatore.
Le leggi aiutavano anche a preservare le linee di discendenza familiare e imponevano obblighi religiosi che gli israeliti avrebbero dovuto assolvere fino alla comparsa del Seme. Accettando di fare tutto ciò che Dio richiedeva, gli israeliti si assumevano la responsabilità di vivere secondo quella Legge. (Deuteronomio 27:26; 30:17-20) È vero che non potevano osservare la Legge alla perfezione. Tuttavia anche questo fatto serviva a uno scopo utile. Un giurista spiegò in seguito che la Legge ‘rendeva manifeste le trasgressioni, finché arrivasse il seme al quale era stata fatta la promessa’. (Galati 3:19, 24) Perciò il codice della Legge li rendeva un popolo separato, ricordava loro che avevano bisogno del Seme, o Messia, e li preparava ad accoglierlo.
Gli israeliti, radunati presso il monte Sinai, accettarono di conformarsi al codice della Legge dato da Dio. In questo modo conclusero quello che la Bibbia chiama un patto, o accordo. Il patto era fra la nazione e Dio. Pur avendo stipulato questo patto in maniera volontaria, gli israeliti si dimostrarono un popolo ostinato. Ad esempio, si fecero un vitello d’oro per rappresentare Dio. Questo era un peccato, perché l’idolatria violava direttamente i Dieci Comandamenti. (Esodo 20:4-6) Inoltre, si lamentarono di ciò che veniva loro provveduto, si ribellarono al condottiero che Dio aveva nominato (Mosè) e si abbandonarono a rapporti immorali con donne straniere che adoravano idoli. Ma perché tutto questo dovrebbe interessarci, dal momento che è passato così tanto tempo dall’epoca di Mosè?
Anche in questo caso, non si tratta solo di storia antica. Ciò che la Bibbia dice dell’ingratitudine di Israele e di come si comportò Dio mostra che Dio si interessa davvero dell’uomo. La Bibbia dice che gli israeliti misero Geova alla prova “ripetutamente”, ‘contristandolo’ e ‘addolorandolo’. (Salmo 78:40, 41) Possiamo dunque essere certi che il Creatore prova sentimenti e che si interessa di ciò che fanno gli esseri umani.
Da un punto di vista umano si potrebbe pensare che in seguito alla condotta errata di Israele Dio avrebbe posto fine al suo patto e magari avrebbe scelto un’altra nazione per adempiere la sua promessa. Ma non lo fece. Invece, pur punendo chi violava sfacciatamente la sua Legge, mostrò misericordia a quella nazione ostinata nel suo insieme. Sì, Dio rimase leale alla promessa che aveva fatto al suo fedele amico Abraamo.
Ben presto Israele giunse nei pressi di Canaan, che la Bibbia chiama la Terra Promessa. Questo territorio era abitato da popoli potenti che erano sprofondati in pratiche moralmente degradanti. Il Creatore aveva lasciato passare 400 anni prima di intervenire, ma ora decise giustamente di consegnare il paese all’antico Israele. (Genesi 15:16; vedi anche “Un Dio geloso: in che senso?”, alle pagine 132-3). In vista di questo, Mosè mandò nel paese dodici esploratori. Dieci di loro mostrarono mancanza di fede nel potere salvifico di Geova. Il rapporto che fecero indusse il popolo a mormorare contro Dio e a cospirare per tornare in Egitto. Di conseguenza Dio condannò il popolo a vagare nel deserto per 40 anni. — Numeri 14:1-4, 26-34.
A cosa servì quella condanna? Prima di morire, Mosè esortò i figli di Israele a ricordare quegli anni in cui Geova li aveva umiliati. Disse loro: “Nel tuo stesso cuore sai bene che proprio come un uomo corregge suo figlio, Geova tuo Dio ha corretto te”. (Deuteronomio 8:1-5) Anche se gli israeliti si erano comportati in modo oltraggioso nei suoi riguardi, Geova li aveva sostenuti, mostrando così che dipendevano da lui. Ad esempio, se erano sopravvissuti era perché egli aveva provveduto alla nazione la manna, una sostanza commestibile dal sapore simile a quello delle focacce al miele. È chiaro che quell’esperienza nel deserto avrebbe dovuto insegnare loro molte cose. Avrebbe dovuto dimostrare l’importanza di ubbidire a Dio, che è misericordioso, e di affidarsi a lui. — Esodo 16:13-16, 31; 34:6, 7.
Dopo la morte di Mosè, Dio incaricò Giosuè di guidare Israele. Quest’uomo intrepido e leale introdusse la nazione in Canaan e intraprese coraggiosamente la conquista del paese. In poco tempo sconfisse 31 re e occupò buona parte della Terra Promessa. Potete trovare questa entusiasmante narrazione nel libro di Giosuè.
Governati senza un re umano
Durante la permanenza nel deserto e nei primi anni trascorsi nella Terra Promessa, la nazione ebbe Mosè e poi Giosuè come condottieri. Gli israeliti non avevano bisogno di un re umano, in quanto era Geova il loro Sovrano. Egli aveva disposto che uomini anziani nominati udissero i casi giudiziari alle porte delle città. Costoro mantenevano l’ordine e provvedevano aiuto spirituale. (Deuteronomio 16:18; 21:18-20) Il libro di Rut narra in modo avvincente come questi anziani trattarono un caso legale in base alla legge riportata in Deuteronomio 25:7-9.
Nel corso degli anni, la nazione incorse spesso nel disfavore di Dio disubbidendogli ripetutamente e volgendosi a divinità cananee. Ma quando gli israeliti si trovavano in difficoltà e invocavano l’aiuto di Geova, egli si ricordava di loro. Suscitava giudici che prendevano in mano la situazione e liberavano Israele dall’oppressione dei popoli vicini. Il libro chiamato Giudici narra vividamente le gesta di dodici di questi giudici coraggiosi. — Giudici 2:11-19; Neemia 9:27.
La narrazione storica dice: “In quei giorni non c’era re in Israele. Ciascuno era solito fare ciò che era retto ai suoi propri occhi”. (Giudici 21:25) La nazione aveva le norme esposte nella Legge, per cui con l’aiuto degli anziani e di ciò che insegnavano i sacerdoti il popolo aveva un buon fondamento su cui basarsi per “fare ciò che era retto ai suoi propri occhi”. Inoltre, il codice della Legge stabiliva che ci fosse un tabernacolo, o tempio portatile, in cui si offrivano sacrifici. Quello era il fulcro della vera adorazione, la quale in quel tempo contribuiva a tenere unita la nazione.
Seconda parte: Prosperità sotto i re
Al tempo in cui Samuele era giudice in Israele il popolo volle avere un re umano. I primi tre re — Saul, Davide e Salomone — regnarono 40 anni ciascuno, dal 1117 al 997 a.E.V. Israele raggiunse l’apice della ricchezza e dello splendore, e il Creatore fece importanti passi in vista del regno del Seme futuro.
In qualità di giudice e profeta, Samuele fece molto per il benessere spirituale di Israele, ma i suoi figli erano diversi. Alla fine il popolo fece a Samuele una richiesta perentoria: “Ora costituisci per noi un re che ci giudichi come tutte le nazioni”. Geova spiegò a Samuele cosa implicava la loro richiesta: “Ascolta la voce del popolo . . . poiché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me dall’essere re su di loro”. Geova previde le tristi conseguenze di questa scelta. (1 Samuele 8:1-9) Tuttavia, in armonia con la loro richiesta costituì re su Israele un uomo modesto di nome Saul. Nonostante l’inizio promettente, una volta diventato re Saul si dimostrò ostinato e trasgredì i comandi di Dio. Il profeta di Dio annunciò che il regno sarebbe stato dato a un uomo di cui Geova si compiaceva. Questo dovrebbe farci capire quanto il Creatore apprezza che gli si ubbidisca di cuore. — 1 Samuele 15:22, 23.
Davide, che doveva essere il successivo re di Israele, era il figlio più giovane di una famiglia della tribù di Giuda. Riguardo a questa scelta sorprendente, Dio disse a Samuele: “Il semplice uomo vede ciò che appare agli occhi; ma in quanto a Geova, egli vede il cuore”. (1 Samuele 16:7) Non è incoraggiante sapere che il Creatore guarda ciò che siamo interiormente, non il nostro aspetto esteriore? Saul, però, vedeva le cose a modo suo. Da quando Geova scelse Davide come futuro re, Saul fu ossessionato dall’idea di eliminare Davide. Geova non gli permise di farlo, e alla fine Saul e i suoi figli morirono in battaglia mentre combattevano contro un popolo guerriero, i filistei.
Davide regnò dalla città di Ebron. Poi conquistò Gerusalemme e vi trasferì la sua capitale. Inoltre, estese i confini di Israele fino ad includere tutto il territorio che Dio aveva promesso di dare ai discendenti di Abraamo. Potete leggere gli avvenimenti relativi a questo periodo (e la storia dei re che seguirono) in sei libri storici della Bibbia.b Questi rivelano che Davide non ebbe una vita priva di problemi. Ad esempio, cedendo a un desiderio carnale, commise adulterio con la bella Betsabea e poi commise altre azioni sbagliate per coprire il suo peccato. Quale Dio di giustizia, Geova non poteva semplicemente ignorare l’errore di Davide. A motivo del suo sincero pentimento, però, non fece applicare rigidamente la pena prevista dalla Legge; ad ogni modo, come conseguenza dei suoi peccati Davide ebbe molti problemi in famiglia.
Attraverso tutte queste difficoltà, Davide poté conoscere Dio come persona, come essere che prova sentimenti. Egli scrisse: “Geova è vicino a tutti quelli che lo invocano . . . e udrà la loro invocazione di soccorso”. (Salmo 145:18-20) La sincerità e la devozione di Davide sono espresse chiaramente nei bellissimi cantici che compose, i quali costituiscono circa metà del libro dei Salmi. Milioni di persone hanno tratto conforto e incoraggiamento da queste poesie. Notate l’intimità che Davide aveva con Dio, come traspare da Salmo 139:1-4: “O Geova, tu mi hai scrutato, e mi conosci. Tu stesso sai quando mi siedo e quando mi levo. Hai considerato il mio pensiero da lontano. . . . Poiché non c’è una parola sulla mia lingua, ma, ecco, o Geova, tu già la conosci tutta”.
Davide era particolarmente consapevole del potere salvifico di Dio. (Salmo 20:6; 28:9; 34:7, 9; 37:39) Ogni volta che lo sperimentò di persona, la sua fiducia in Geova crebbe. Potete riscontrarlo leggendo Salmo 30:5; 62:8 e 103:9. Oppure leggete il Salmo 51, che Davide compose dopo essere stato ripreso per aver peccato con Betsabea. Com’è rassicurante sapere che possiamo esprimerci liberamente con il Creatore, con la certezza che non è arrogante, ma umile e pronto ad ascoltare! (Salmo 18:35; 69:33; 86:1-8) Davide non arrivò a questa consapevolezza solo in seguito alle sue esperienze. “Ho meditato su tutta la tua attività”, scrisse, “volontariamente mi occupai dell’opera delle tue proprie mani”. — Salmo 63:6; 143:5.
Geova concluse con Davide un patto speciale per un regno eterno. Probabilmente Davide non capì la piena portata di quel patto, ma da particolari che furono scritti nella Bibbia in seguito comprendiamo che Dio stava indicando che il Seme promesso sarebbe venuto dalla discendenza di Davide. — 2 Samuele 7:16.
Il saggio re Salomone e il significato della vita
Salomone, figlio di Davide, fu famoso per la sua sapienza, da cui possiamo attingere leggendo i libri molto pratici di Proverbi ed Ecclesiaste.c (1 Re 10:23-25) Quest’ultimo libro è particolarmente utile a chi indaga sul significato della propria vita, come fece il saggio re Salomone. Come primo re israelita nato in una famiglia reale, Salomone aveva davanti a sé enormi possibilità. Inoltre, svolse un’imponente attività edilizia, aveva sulla sua tavola una straordinaria varietà di cibi e si allietava con musica e compagnie scelte. Eppure scrisse: “Io, sì, io, mi volsi a tutte le mie opere che le mie mani avevano fatto e al duro lavoro per compiere il quale avevo lavorato duramente, ed ecco, ogni cosa era vanità”. (Ecclesiaste 2:3-9, 11) A quale conclusione giunse?
Salomone scrisse: “La conclusione dell’argomento, avendo udito ogni cosa, è: Temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti. Poiché questo è l’intero obbligo dell’uomo. Poiché il vero Dio stesso porterà in giudizio ogni sorta di opera in relazione a ogni cosa nascosta, in quanto a se è buona o cattiva”. (Ecclesiaste 12:13, 14) In armonia con questo, Salomone intraprese un progetto settennale per costruire un tempio glorioso in cui si sarebbe potuto adorare Dio. — 1 Re, capitolo 6.
Per anni il regno di Salomone fu contrassegnato da pace e abbondanza. (1 Re 4:20-25) Ma il suo cuore non si dimostrò completo verso Geova come lo era stato il cuore di Davide. Salomone prese molte mogli straniere e lasciò che volgessero il suo cuore verso i loro dèi. Infine Geova disse: “Immancabilmente ti strapperò di dosso il regno . . . Darò a tuo figlio una sola tribù, per amore di Davide mio servitore e per amore di Gerusalemme”. — 1 Re 11:4, 11-13.
Terza parte: Il regno si divide
Nel 997 a.E.V., dopo la morte di Salomone, dieci tribù settentrionali si separarono. Queste formarono il regno di Israele, che cadde in mano agli assiri nel 740 a.E.V. I re che governavano a Gerusalemme regnavano su due tribù. Questo regno, Giuda, durò fino a quando i babilonesi, nel 607 a.E.V., conquistarono Gerusalemme e ne deportarono gli abitanti. Il paese di Giuda rimase desolato per 70 anni.
Alla morte di Salomone salì al trono suo figlio Roboamo, che oppresse il popolo. Questo portò a una rivolta, e dieci tribù si separarono formando il regno di Israele. (1 Re 12:1-4, 16-20) Nel corso degli anni, questo regno settentrionale non rimase fedele al vero Dio. Spesso il popolo si inchinava davanti a idolatrici vitelli d’oro oppure cadeva in altre forme di falsa adorazione. Alcuni re furono assassinati e la loro dinastia fu rovesciata da usurpatori. Geova mostrò grande sopportazione, inviando più volte profeti ad avvertire la nazione che se continuava nella sua apostasia sarebbe andata incontro a una tragedia. I libri di Osea e Amos furono scritti da profeti i cui messaggi erano rivolti a questo regno settentrionale. Infine, nel 740 a.E.V., gli assiri provocarono la tragedia che i profeti di Dio avevano predetto.
A sud una serie di 19 re della casa di Davide governarono Giuda fino al 607 a.E.V. I re Asa, Giosafat, Ezechia e Giosia regnarono come aveva regnato il loro antenato Davide, ed ebbero il favore di Geova. (1 Re 15:9-11; 2 Re 18:1-7; 22:1, 2; 2 Cronache 17:1-6) Durante il loro regno Geova benedisse la nazione. Un’enciclopedia biblica osserva: “Lo straordinario elemento conservatore di G[iuda] era costituito dal tempio, dal sacerdozio e dalla legge scritta che erano di origine divina e dal riconoscere l’unico vero Dio Geova come proprio vero re teocratico. . . . Questa adesione alla legge . . . produsse una successione di re che contò molti monarchi saggi e buoni . . . Pertanto G[iuda] durò più a lungo della sua più popolosa sorella settentrionale”. (The Englishman’s Critical and Expository Bible Cyclopædia) I re buoni furono in netta minoranza rispetto a quelli che non camminarono nella via di Davide. Nondimeno, Geova fece in modo che ‘Davide suo servitore continuasse ad avere sempre una lampada dinanzi a Lui a Gerusalemme, città che Dio si era scelto per porvi il suo nome’. — 1 Re 11:36.
Verso la distruzione
Manasse fu uno dei re di Giuda che si allontanarono dalla vera adorazione. “Fece passare il suo proprio figlio attraverso il fuoco, e praticò la magia e cercò presagi e costituì medium spiritici e quelli che per mestiere predicevano gli avvenimenti. Fece in grandi proporzioni ciò che era male agli occhi di Geova, per offenderlo”. (2 Re 21:6, 16) Il re Manasse indusse il popolo a “fare peggio delle nazioni che Geova aveva annientato”. Dopo aver avvertito più volte Manasse e il popolo, il Creatore dichiarò: “Pulirò Gerusalemme proprio come si pulisce la scodella senza manico”. — 2 Cronache 33:9, 10; 2 Re 21:10-13.
Come anticipo di ciò che sarebbe successo, Geova lasciò che gli assiri catturassero Manasse e lo conducessero prigioniero in ceppi di rame. (2 Cronache 33:11) In esilio Manasse tornò in sé e “si umiliava grandemente a causa dell’Iddio dei suoi antenati”. Come reagì Geova? “Udì la sua richiesta di favore e lo restituì a Gerusalemme al suo regno; e Manasse seppe che Geova è il vero Dio”. Sia Manasse che suo nipote, il re Giosia, effettuarono riforme necessarie. Ma la nazione non abbandonò del tutto la corruzione morale e religiosa. — 2 Cronache 33:1-20; 34:1–35:25; 2 Re, capitolo 22.
Fatto significativo, Geova inviò zelanti profeti per far sapere come la pensava su ciò che stava accadendo.d Geremia riferì queste parole di Geova: “Dal giorno che i vostri antenati uscirono dal paese d’Egitto fino a questo giorno . . . continuai a mandarvi tutti i miei servitori i profeti, alzandomi ogni giorno di buon’ora e mandandoli”. Ma gli israeliti non ascoltarono Dio. Agirono peggio dei loro antenati! (Geremia 7:25, 26) Dio li avvertì ripetutamente “perché provò compassione del suo popolo”. Essi si rifiutarono ancora di dare ascolto. Perciò nel 607 a.E.V. Dio lasciò che i babilonesi distruggessero Gerusalemme e devastassero il paese, che rimase abbandonato per 70 anni. — 2 Cronache 36:15, 16; Geremia 25:4-11.
Questa breve panoramica dell’attività di Geova Dio dovrebbe aiutarci a riconoscere il suo interessamento per la sua nazione e il modo giusto in cui la trattò. Non se ne stette con le mani in mano ad aspettare per vedere cosa avrebbero fatto gli israeliti, come se la cosa non lo toccasse. Cercò attivamente di aiutarli. Potete capire perché Isaia disse: “O Geova, tu sei nostro Padre. . . . Noi tutti siamo opera della tua mano”. (Isaia 64:8) Anche oggi molti chiamano il Creatore “Padre”, perché egli agisce come farebbe un padre umano amorevole e premuroso. Dio, però, riconosce anche che dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra condotta e delle sue conseguenze.
Dopo che la nazione rimase in esilio a Babilonia per 70 anni, Geova Dio adempì la sua profezia di restaurare Gerusalemme. Il popolo fu liberato ed ebbe il permesso di tornare in patria e ‘riedificare la casa di Geova, che era a Gerusalemme’. (Esdra 1:1-4; Isaia 44:24–45:7) Diversi libri biblicie descrivono questa restaurazione, la ricostruzione del tempio e gli avvenimenti che seguirono. Uno di questi, Daniele, è particolarmente interessante perché profetizzava esattamente quando sarebbe apparso il Seme, o Messia, e prediceva avvenimenti mondiali del nostro tempo.
Alla fine il tempio fu ricostruito, ma Gerusalemme versava in condizioni pietose. Le mura e le porte erano in rovina. Dio suscitò quindi uomini come Neemia per incoraggiare e organizzare gli ebrei. Una preghiera che possiamo leggere nel capitolo 9 di Neemia ben riassume i rapporti di Geova con gli israeliti. Mostra che Geova è “un Dio di atti di perdono, clemente e misericordioso, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità”. Quella preghiera mostra inoltre che Geova agisce in armonia con la sua perfetta norma di giustizia. Anche quando ha validi motivi per impiegare la sua potenza per eseguire il giudizio, è pronto a mitigare la giustizia con l’amore. Fare questo in maniera così mirabilmente equilibrata richiede sapienza da parte sua. È chiaro che il modo in cui il Creatore si è comportato con la nazione di Israele dovrebbe attirarci a lui e spronarci a voler compiere la sua volontà.
Questa parte della Bibbia, l’Antico Testamento, si conclude con il paese di Giuda e il tempio di Gerusalemme restaurati ma sotto la dominazione pagana. Perciò, come si sarebbe potuto adempiere il patto che Dio aveva fatto con Davide circa un “seme” che avrebbe regnato “per sempre”? (Salmo 89:3, 4; 132:11, 12) Gli ebrei attendevano ancora la comparsa di un “Messia il Condottiero” che avrebbe liberato il popolo di Dio e istituito sulla terra un regno teocratico, cioè retto da Dio. (Daniele 9:24, 25) Ma era questo il proposito di Geova? Se no, in che modo il promesso Messia avrebbe portato la liberazione? E in che modo questo influisce su di noi oggi? Il prossimo capitolo prenderà in esame questi aspetti essenziali.
[Note in calce]
a I nomi dei libri biblici sono in grassetto per aiutare a identificarne il contenuto.
b Si tratta di 1 Samuele, 2 Samuele, 1 Re, 2 Re, 1 Cronache e 2 Cronache.
c Salomone scrisse anche Il Cantico dei Cantici, un poema amoroso che descrive la lealtà di una giovane verso un umile pastore.
d Questi ispirati messaggi profetici sono contenuti in diversi libri biblici, fra cui Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Gioele, Michea, Abacuc e Sofonia. I libri di Abdia, Giona e Naum hanno a che fare con nazioni vicine le cui azioni influivano sul popolo di Dio.
e Tra questi libri di storia e profezia ci sono Esdra, Neemia, Ester, Aggeo, Zaccaria e Malachia.
[Riquadro alle pagine 126 e 127]
Miracoli: ci si può credere?
“Non si può usare la luce elettrica e l’apparecchio radiofonico, valersi di moderni mezzi medicinali e chimici in caso di malattia, e nello stesso tempo credere al mondo neotestamentario di spiriti e di miracoli”. Queste parole del teologo tedesco Rudolf Bultmann riflettono ciò che oggi molti pensano dei miracoli. È così che considerate i miracoli narrati nella Bibbia, come la divisione del Mar Rosso per opera di Dio? — Il dibattito sul mito, trad. di G. Conte, Silva Editore, Roma, 1969, vol. I, p. 9.
Un dizionario dà questa definizione di “miracolo”: “Fenomeno che è fuori delle leggi ordinarie della natura e che perciò suppone l’intervento d’una forza soprannaturale”. (Dizionario della lingua italiana, F. Palazzi-G. Folena, Loescher, 1992) Tale fenomeno straordinario implica un’interruzione dell’ordine naturale, e per questo molti non sono inclini a credere ai miracoli. Ciò che sembra violare una legge della natura, però, potrebbe essere facilmente spiegato alla luce di altre leggi naturali.
Per fare un esempio, la rivista New Scientist riferiva che due fisici dell’Università di Tokyo hanno applicato un campo magnetico estremamente intenso a un tubo orizzontale parzialmente riempito d’acqua. L’acqua si è subito raccolta alle estremità del tubo, lasciando la parte centrale asciutta. Il fenomeno, scoperto nel 1994, si verifica perché l’acqua è leggermente diamagnetica, ovvero viene respinta da un magnete. Questo fenomeno dimostrato per cui l’acqua si sposta dai punti in cui il campo magnetico è molto intenso a quelli in cui è più debole è stato soprannominato “effetto Mosè”. New Scientist osservava: “Spostare l’acqua è facile, basta avere un magnete abbastanza grande. E se lo si possiede, quasi tutto diventa possibile”.
Naturalmente, non si possono fare affermazioni categoriche sul metodo che Dio usò quando divise il Mar Rosso per gli israeliti. Ma il Creatore conosce nei minimi particolari tutte le leggi della natura. Può facilmente controllare certi aspetti di una legge sfruttando un’altra delle leggi da lui stabilite. A noi esseri umani il risultato potrebbe sembrare miracoloso, specie se non comprendessimo appieno le leggi in gioco.
Per quanto riguarda i miracoli della Bibbia Akira Yamada, professore emerito dell’Università di Kyoto, in Giappone, dice: “Pur essendo corretto dire che per ora [un miracolo] non si può capire dal punto di vista di una data scienza (o in base allo stato attuale della scienza), non è corretto concludere che non si sia verificato, basandosi solo sugli ultimi risultati della fisica moderna o dell’esegesi biblica moderna. Fra dieci anni la scienza moderna di oggi apparterrà al passato. Più il progresso scientifico è rapido e più è possibile che gli scienziati di oggi diventino oggetto di battute, come: ‘Gli scienziati di dieci anni fa erano seriamente convinti di questo e quest’altro’”. — Gods in the Age of Science.
In qualità di Creatore, essendo in grado di coordinare tutte le leggi della natura, Geova può usare il suo potere per fare miracoli.
[Riquadro alle pagine 132 e 133]
Un Dio geloso: in che senso?
“Geova, il cui nome è Geloso, è un Dio geloso”. Qual è il senso di queste parole, riportate in Esodo 34:14?
La parola ebraica tradotta “geloso” può significare “che esige esclusiva devozione, che non tollera rivalità”. In un senso positivo e vantaggioso per le sue creature, Geova è geloso per quanto riguarda il suo nome e l’adorazione. (Ezechiele 39:25) Il suo zelo nell’adempiere ciò che il suo nome rappresenta significa che realizzerà il suo proposito per l’umanità.
Prendete, ad esempio, il giudizio che espresse sugli abitanti del paese di Canaan. Uno studioso fa questa descrizione scioccante: “L’adorazione di Baal, Astoret e altri dèi cananei consisteva nelle orge più sfrenate; i loro templi erano centri del vizio. . . . I cananei praticavano il culto dandosi all’immoralità, . . . quindi assassinavano i loro primogeniti come sacrificio a quegli stessi dèi”. Gli archeologi hanno scoperto urne con i resti dei bambini sacrificati. Pur avendo notato l’errore dei cananei già al tempo di Abraamo, Dio fu paziente con loro per 400 anni, dando loro tutto il tempo per cambiare. — Genesi 15:16.
I cananei si rendevano conto della gravità del loro errore? Ebbene, possedevano la facoltà umana della coscienza, che i giuristi considerano fondamento universale della moralità e della giustizia. (Romani 2:12-15) Nonostante questo, persisterono nei loro orrendi sacrifici di bambini e nelle loro pratiche sessuali degradate.
Geova, dimostrando equilibrio nell’esercizio della giustizia, decise che il paese andava purificato. Non si trattò di un genocidio. I cananei che accettarono volontariamente le elevate norme morali di Dio, fossero essi singoli individui come Raab o interi gruppi come i gabaoniti, furono risparmiati. (Giosuè 6:25; 9:3-15) Raab entrò a far parte della genealogia regale che portava al Messia, e i discendenti dei gabaoniti ebbero il privilegio di servire presso il tempio di Geova. — Giosuè 9:27; Esdra 8:20; Matteo 1:1, 5-16.
Pertanto, se ci si sforza di conoscere bene tutti i fatti diventa chiaro che Geova è un Dio meraviglioso e giusto, geloso in un senso buono che risulta a beneficio delle sue creature fedeli.
[Immagine a pagina 123]
Il Creatore liberò un popolo che era ridotto in schiavitù e lo impiegò per adempiere il suo proposito
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Presso il monte Sinai l’antica nazione di Israele strinse un patto con il Creatore
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Il rispetto delle impareggiabili leggi del Creatore permetteva al popolo di Dio di essere felice nella Terra Promessa
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A sud delle mura di Gerusalemme si può tuttora visitare l’area in cui il re Davide aveva la sua capitale
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Un grande insegnante ci fa conoscere meglio il CreatoreEsiste un Creatore che si interessa di noi?
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Capitolo nove
Un grande insegnante ci fa conoscere meglio il Creatore
NELLA Palestina del I secolo la gente “era in aspettazione”. Di che cosa? Del “Cristo”, o “Messia”, predetto secoli prima dai profeti di Dio. La gente aveva fiducia che la Bibbia era stata scritta sotto la guida di Dio e che conteneva rivelazioni riguardo al futuro. Una di queste, riportata nel libro di Daniele, indicava che il Messia sarebbe arrivato nella prima parte del loro secolo. — Luca 3:15; Daniele 9:24-26.
Tuttavia bisognava essere cauti, perché sarebbero sorti sedicenti messia. (Matteo 24:5) Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ne menziona alcuni: Teuda, che condusse i suoi seguaci al fiume Giordano sostenendo che le sue acque si sarebbero divise; un egiziano che condusse alcuni sul Monte degli Ulivi, asserendo che le mura di Gerusalemme sarebbero cadute al suo comando; e un impostore al tempo del governatore Festo che prometteva sollievo dai problemi. — Confronta Atti 5:36; 21:38.
In contrasto con quei seguaci disillusi, un gruppo che prese il nome di “cristiani” riconobbe in Gesù di Nazaret un grande insegnante e il vero Messia. (Atti 11:26; Marco 10:47) Gesù non era un impostore; aveva valide credenziali, come confermano ampiamente i quattro libri storici detti Vangeli.a Ad esempio, gli ebrei sapevano che il Messia doveva nascere a Betleem, essere della discendenza di Davide e compiere opere meravigliose. Gesù adempì tutto questo, come attestarono persino i suoi oppositori. Sì, Gesù soddisfece i requisiti che la Bibbia stabiliva per il Messia. — Matteo 2:3-6; 22:41-45; Giovanni 7:31, 42.
Folle di persone che conobbero Gesù, osservarono le sue opere straordinarie, udirono le sue impareggiabili parole di sapienza e riconobbero la sua preconoscenza si convinsero che era il Messia. Nel corso del suo ministero (29-33 E.V.), le prove a sostegno del fatto che era il Messia aumentarono. Anzi, Gesù dimostrò di essere più che il Messia. Un discepolo che conosceva i fatti arrivò alla conclusione che “Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”.b — Giovanni 20:31.
Avendo una relazione così stretta con Dio, Gesù poté spiegare e rivelare com’è il nostro Creatore. (Luca 10:22; Giovanni 1:18) Gesù dichiarò che la sua intimità con il Padre suo aveva avuto inizio in cielo, dove aveva collaborato con Dio nel portare all’esistenza tutte le altre cose, animate e inanimate. — Giovanni 3:13; 6:38; 8:23, 42; 13:3; Colossesi 1:15, 16.
La Bibbia riferisce che il Figlio fu trasferito dal reame spirituale “divenendo simile agli uomini”. (Filippesi 2:5-8) Un simile avvenimento non è certo normale, ma è possibile? Gli scienziati attestano che un elemento chimico, come l’uranio, si può trasformare in un altro; sanno persino calcolare il risultato della trasformazione della massa in energia (E=mc2). Perché dunque dovremmo dubitare quando la Bibbia afferma che una creatura spirituale fu trasformata in modo da vivere come essere umano?
Per fare un altro esempio, pensate a ciò che riescono a fare certi medici con la fecondazione in vitro. Una vita concepita in provetta viene trasferita in una donna e in seguito nasce come bambino. Nel caso di Gesù, la Bibbia ci assicura che mediante la “potenza dell’Altissimo” la sua vita fu trasferita in una vergine di nome Maria. Questa era della discendenza di Davide, per cui Gesù poté essere l’erede permanente del Regno messianico promesso a Davide. — Luca 1:26-38; 3:23-38; Matteo 1:23.
A motivo della sua intima relazione e somiglianza con il Creatore, Gesù disse: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. (Giovanni 14:9) Disse pure: “Nessuno conosce chi è il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. (Luca 10:22) Pertanto, imparando ciò che Gesù insegnò e fece sulla terra possiamo avere un’idea più chiara della personalità del Creatore. Facciamolo, analizzando le esperienze di uomini e donne che ebbero a che fare con Gesù.
Una samaritana
“Che non sia il Cristo?”, si chiese una samaritana dopo aver conversato per un po’ con Gesù. (Giovanni 4:29) Questa donna arrivò al punto di esortare altri abitanti della vicina città di Sichar a conoscere Gesù. Cosa la convinse ad accettare Gesù come Messia?
Questa donna incontrò Gesù che si stava riposando dopo aver camminato tutta la mattina lungo le strade polverose dei colli della Samaria. Pur essendo stanco, Gesù parlò con lei. Notando il suo vivo interesse per le cose spirituali, le dichiarò profonde verità in merito alla necessità di ‘adorare il Padre con spirito e verità’. Poi le rivelò che era davvero lui il Cristo, cosa che non aveva ancora dichiarato pubblicamente. — Giovanni 4:3-26.
Per questa samaritana l’incontro con Gesù fu molto significativo. Fino ad allora le sue attività religiose si erano incentrate sull’adorazione presso il monte Gherizim e si basavano solo sui primi cinque libri della Bibbia. Gli ebrei evitavano i samaritani, molti dei quali discendevano dalla fusione fra le dieci tribù di Israele e altri popoli. Com’era diverso Gesù! Fu disposto a insegnare a questa samaritana, pur essendo stato incaricato di andare dalle “pecore smarrite della casa d’Israele”. (Matteo 15:24) In questo caso Gesù rispecchiò la prontezza di Geova ad accettare le persone sincere di tutte le nazioni. (1 Re 8:41-43) Sì, tanto Gesù che Geova sono superiori alle meschine ostilità religiose che permeano il mondo odierno. Sapendo questo dovremmo sentirci attratti dal Creatore e da suo Figlio.
Possiamo trarre anche un’altra lezione dal fatto che Gesù non esitò a insegnare a questa donna. Lei stava vivendo con un uomo che non era suo marito. (Giovanni 4:16-19) Gesù però non permise che questo gli impedisse di parlarle. Potete ben capire che la donna sarà stata grata di essere trattata con dignità. E non fu la sola a sentirsi così. Quando alcuni capi ebrei (farisei) criticarono Gesù perché mangiava insieme a peccatori pentiti, egli disse: “I sani non hanno bisogno del medico, ma quelli che stanno male sì. Andate, dunque, e imparate che cosa significa questo: ‘Voglio misericordia, e non sacrificio’. Poiché io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. (Matteo 9:10-13) Gesù aiutò chi gemeva sotto il peso dei propri peccati, cioè delle proprie violazioni delle leggi o delle norme di Dio. Com’è rassicurante apprendere che Dio e suo Figlio aiuteranno chi ha problemi dovuti alla propria condotta precedente! — Matteo 11:28-30.c
E non dimentichiamo che in questa circostanza, in Samaria, Gesù parlò in maniera gentile e premurosa con una donna. Perché questo è significativo? A quel tempo agli uomini ebrei veniva insegnato che quando erano per strada non dovevano parlare con le donne, nemmeno con la propria moglie. I rabbini ebrei non ritenevano le donne capaci di assimilare profonda istruzione spirituale, ma le consideravano “sciocche”. C’era chi diceva: “Meglio bruciare le parole della legge che affidarle alle donne”. I discepoli di Gesù erano cresciuti in un clima del genere; perciò, quando tornarono, “si meravigliavano perché parlava con una donna”. (Giovanni 4:27) Questo episodio, come molti altri, illustra che Gesù era a immagine del Padre suo, il quale creò l’uomo e la donna assegnando onore a entrambi. — Genesi 2:18.
In seguito la samaritana convinse i suoi concittadini ad ascoltare Gesù. Molti esaminarono i fatti e divennero credenti, dicendo: “Sappiamo che quest’uomo è veramente il salvatore del mondo”. (Giovanni 4:39-42) Essendo noi parte del “mondo” dell’umanità, Gesù ha un ruolo essenziale anche per quanto riguarda il nostro futuro.
Il punto di vista di un pescatore
Ora diamo uno sguardo a Gesù attraverso gli occhi di due suoi stretti collaboratori: Pietro e poi Giovanni. Questi semplici pescatori furono tra i suoi primi seguaci. (Matteo 4:13-22; Giovanni 1:35-42) I farisei li consideravano “uomini illetterati e comuni”, parte del “popolo del paese” (ʽam-haʼàrets), la gente comune che essi disprezzavano perché non aveva frequentato le scuole rabbiniche. (Atti 4:13; Giovanni 7:49) Molte di quelle persone, che erano ‘affaticate e oppresse’ sotto il giogo dei tradizionalisti religiosi, bramavano avere luce spirituale. Il prof. Charles Guignebert, docente alla Sorbona, ha osservato che “il loro cuore apparteneva interamente a Jahweh [Geova]”. Gesù non respinse quelle persone umili per dare la precedenza a chi era ricco o influente. Al contrario, rivelò loro il Padre mediante ciò che insegnò e fece. — Matteo 11:25-28.
Pietro sperimentò di persona l’amorevole interessamento di Gesù. Poco dopo che si era unito a Gesù nel ministero, sua suocera si ammalò e le venne la febbre. Entrato in casa di Pietro, Gesù la prese per la mano, e la febbre svanì! Non conosciamo il meccanismo esatto di questa guarigione, proprio come oggi i medici non sanno spiegare completamente come avvengono certe guarigioni, ma la febbre lasciò questa donna. Più che sapere quale metodo di cura usò Gesù, è importante comprendere che, guarendo malati e infermi, Gesù dimostrava compassione per loro. Voleva davvero aiutare la gente, e lo stesso dicasi del Padre suo. (Marco 1:29-31, 40-43; 6:34) Stando con Gesù, Pietro comprese che il Creatore considera importante ogni persona. — 1 Pietro 5:7.
In un’altra occasione Gesù si trovava nel tempio di Gerusalemme, nel Cortile delle donne. Osservava la gente che versava contribuzioni nelle casse del tesoro. I ricchi vi mettevano molte monete. Guardando attentamente, Gesù notò una povera vedova gettare due monetine di piccolissimo valore. Quindi disse a Pietro, Giovanni e gli altri: “Veramente vi dico che questa povera vedova ha gettato più di tutti quelli che hanno gettato denaro nelle casse del tesoro; poiché tutti vi hanno gettato del loro avanzo, ma essa, nella sua indigenza, vi ha gettato tutto quello che aveva”. — Marco 12:41-44.
È chiaro che Gesù cercava il lato buono delle persone e apprezzava gli sforzi di ciascuno. Che effetto pensate abbia avuto questo su Pietro e sugli altri apostoli? Comprendendo dall’esempio di Gesù le qualità di Geova, Pietro in seguito citò un salmo: “Gli occhi di Geova sono sopra i giusti, e i suoi orecchi sono volti alla loro supplicazione”. (1 Pietro 3:12; Salmo 34:15, 16) Non vi sentite attratti dal Creatore e da suo Figlio sapendo che cercano in voi i lati buoni e sono pronti ad ascoltare le vostre invocazioni?
Dopo essere stato con Gesù per circa due anni, Pietro era sicuro che Gesù era il Messia. Una volta Gesù chiese ai discepoli: “Chi dicono gli uomini che io sia?”, e ottenne varie risposte. Poi chiese loro: “Ma voi, chi dite che io sia?” Pietro rispose con fiducia: “Tu sei il Cristo”. A questo punto Gesù fece una cosa che forse vi sembrerà strana. “Ordinò rigorosamente loro” di non dirlo a nessuno. (Marco 8:27-30; 9:30; Matteo 12:16) Perché lo fece? Perché essendo egli presente di persona, non voleva che la gente traesse conclusioni sul suo conto solo per sentito dire. Questo è logico, no? (Giovanni 10:24-26) Allo stesso modo, anche il nostro Creatore vuole che scopriamo chi è analizzando di persona prove concrete. Si aspetta che nutriamo convinzioni basate su fatti. — Atti 17:27.
Come potete immaginare, alcuni connazionali di Gesù non lo accettarono, nonostante le molte prove che indicavano che aveva il sostegno del Creatore. Molti, che si preoccupavano principalmente della propria posizione e di raggiungere obiettivi politici, non trovarono di loro gradimento questo Messia sincero ma umile. Verso la fine del suo ministero Gesù disse: “Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, ... quante volte ho voluto radunare i tuoi figli . . . ! Ma voi non avete voluto. Ecco, la vostra casa vi è abbandonata”. (Matteo 23:37, 38) Questo cambiamento nella condizione di quella nazione fu un passo significativo nella realizzazione del proposito di Dio di benedire tutte le nazioni.
Poco dopo, Pietro e tre altri apostoli udirono Gesù pronunciare una profezia dettagliata circa il “termine del sistema di cose”.d Le parole di Gesù ebbero un adempimento iniziale quando i romani attaccarono e distrussero Gerusalemme nel 66-70 E.V. La storia conferma che ciò che Gesù aveva predetto avvenne realmente. Pietro vide di persona molte delle cose predette da Gesù, e questo si riflette in 1 e 2 Pietro, due libri di cui fu lo scrittore. — 1 Pietro 1:13; 4:7; 5:7, 8; 2 Pietro 3:1-3, 11, 12.
Nel corso del suo ministero Gesù mostrò pazienza e benignità agli ebrei del suo tempo. Ma non si tirò indietro quando si trattò di condannare la malvagità. Questo aiutò Pietro, e dovrebbe aiutare anche noi, a comprendere meglio il Creatore. Vedendo altre cose che adempivano la profezia di Gesù, Pietro scrisse che i cristiani dovrebbero tenere “bene in mente la presenza del giorno di Geova”. E aggiunse: “Geova non è lento riguardo alla sua promessa, come alcuni considerano la lentezza, ma è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. Quindi scrisse parole incoraggianti circa ‘nuovi cieli e nuova terra in cui dimorerà la giustizia’. (2 Pietro 3:3-13) Apprezziamo anche noi, come Pietro, le qualità di Dio rispecchiate da Gesù, e mostriamo fiducia nelle sue promesse per il futuro?
Perché Gesù morì?
L’ultima sera che passò con gli apostoli, Gesù consumò con loro una cena speciale. In un’occasione del genere, normalmente il padrone di casa ebreo mostrava ospitalità lavando i piedi agli ospiti, che forse avevano percorso strade polverose calzando sandali. Nessuno, però, si era offerto di fare questo a Gesù. Così, umilmente, Gesù si alzò, prese un asciugatoio e un bacino e cominciò a lavare i piedi agli apostoli. Quando arrivò il suo turno, Pietro si vergognava di accettare questo servizio da Gesù. Disse: “Certamente tu non mi laverai mai i piedi”. “Se non ti lavo”, rispose Gesù, “non avrai nessuna parte con me”. Sapendo di dover presto morire, Gesù disse anche: “Se io, benché Signore e Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Poiché vi ho dato il modello, affinché come vi ho fatto io, così facciate anche voi”. — Giovanni 13:5-17.
Decenni dopo, Pietro esortò i cristiani a imitare Gesù, non compiendo una lavanda dei piedi rituale, ma servendo umilmente gli altri anziché ‘signoreggiare’ su di loro. Pietro capì inoltre che l’esempio di Gesù dimostrava che “Dio si oppone ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili”. Che lezione circa il Creatore! (1 Pietro 5:1-5; Salmo 18:35) Ma Pietro imparò anche dell’altro.
Dopo quell’ultima cena Giuda Iscariota, che era un apostolo ma era diventato ladro, condusse un gruppo di uomini armati ad arrestare Gesù. In quel frangente Pietro reagì. Trasse una spada e ferì un uomo nella folla. Gesù lo corresse dicendogli: “Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. Poi, sotto gli occhi di Pietro, Gesù toccò l’uomo e lo guarì. (Matteo 26:47-52; Luca 22:49-51) È chiaro che Gesù fu coerente con il suo insegnamento di ‘continuare ad amare i nemici’ a imitazione del Padre, che “fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. — Matteo 5:44, 45.
Durante quella notte stressante Gesù fu portato davanti all’alta corte ebraica per un’udienza sommaria. Fu accusato falsamente di bestemmia, condotto dal governatore romano e quindi consegnato ingiustamente per essere messo a morte. Fu deriso da ebrei e romani. Subì crudeli sevizie e alla fine fu inchiodato a un palo. Molti di quei maltrattamenti adempirono profezie scritte secoli prima. Persino alcuni soldati che osservavano Gesù sul palo di tortura ammisero: “Certamente questo era il Figlio di Dio”. — Matteo 26:57–27:54; Giovanni 18:12–19:37.
Quegli avvenimenti dovettero indurre Pietro e altri a chiedersi: ‘Per quale motivo il Cristo doveva morire?’ Lo capirono solo in seguito. In effetti quegli avvenimenti adempivano la profezia riportata in Isaia capitolo 53, la quale indicava che il Cristo avrebbe reso possibile la liberazione non solo per gli ebrei ma per tutta l’umanità. Pietro scrisse: “Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul palo, affinché morissimo ai peccati e vivessimo per la giustizia. E ‘per le sue vergate siete stati sanati’”. (1 Pietro 2:21-25) Pietro afferrò il senso di una verità che Gesù aveva dichiarato: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio di molti”. (Matteo 20:28) Sì, Gesù doveva rinunciare al suo diritto alla vita come essere umano perfetto per ricomprare l’umanità dalla condizione peccaminosa che ha ereditato da Adamo. Questo è un insegnamento biblico fondamentale: il riscatto.
Cos’è e a cosa serve il riscatto? Potete pensare ad esso in questi termini: Immaginate di avere un computer, ma che un documento elettronico al suo interno sia stato corrotto da un errore (o un virus) che qualcuno ha introdotto in un programma altrimenti perfetto. Questo illustra le conseguenze di ciò che fece Adamo quando disubbidì deliberatamente a Dio, ovvero peccò. Proseguiamo con il nostro esempio. Tutte le copie che potreste fare del documento elettronico danneggiato risulterebbero difettose. Ma non è detto che non ci sia rimedio. Con uno speciale programma potreste individuare ed eliminare il virus informatico dai vostri documenti elettronici e dal computer. Analogamente, l’umanità ha ricevuto da Adamo ed Eva un “virus”, il peccato, e per eliminarlo abbiamo bisogno di aiuto dall’esterno. (Romani 5:12) Secondo la Bibbia, Dio ha reso possibile questa purificazione attraverso la morte di Gesù. Si tratta di un provvedimento amorevole da cui possiamo trarre beneficio. — 1 Corinti 15:22.
L’apprezzamento per ciò che Gesù ha fatto spinse Pietro a “vivere il resto del suo tempo nella carne non più per i desideri degli uomini, ma per la volontà di Dio”. Come Pietro, anche noi comprendiamo che questo significa evitare vizi impuri e modi di vivere immorali. A volte altri cercano di creare problemi a chi si sforza di compiere “la volontà di Dio”. Tale persona, però, riscontrerà che la sua vita diventerà più ricca, più significativa. (1 Pietro 4:1-3, 7-10, 15, 16) Fu così nel caso di Pietro, e può esserlo anche nel nostro caso se ‘raccomandiamo la nostra anima, o vita, al fedele Creatore mentre facciamo il bene’. — 1 Pietro 4:19.
Un discepolo che seppe discernere l’amore
L’apostolo Giovanni fu un altro discepolo che fu molto vicino a Gesù e che, perciò, ci può aiutare a capire più pienamente il Creatore. Giovanni scrisse un Vangelo e anche tre lettere (1, 2 e 3 Giovanni). In una di queste osservò: “Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato la capacità intellettuale di acquistare conoscenza del Vero [il Creatore]. E noi siamo uniti al Vero, per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo. Questi è il vero Dio e la vita eterna”. — 1 Giovanni 5:20.
Per “acquistare conoscenza del Vero” Giovanni dovette usare la sua “capacità intellettuale”. Cosa comprese Giovanni circa le qualità del Creatore? “Dio è amore”, scrisse, “e chi rimane nell’amore rimane unito a Dio”. Perché poteva esserne così sicuro? “L’amore è in questo, non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui amò noi e mandò il Figlio suo” a offrire il sacrificio di riscatto a nostro favore. (1 Giovanni 4:10, 16) Come Pietro, anche Giovanni fu toccato dall’amore che Dio ha mostrato mandando suo Figlio a morire per noi.
Giovanni, essendo stato molto vicino a Gesù, ne conosceva i sentimenti. Un episodio accaduto a Betania, vicino a Gerusalemme, lo colpì profondamente. Venuto a sapere che il suo amico Lazzaro stava molto male, Gesù si recò a Betania. Quando lui e gli apostoli arrivarono, Lazzaro era morto da almeno quattro giorni. Giovanni sapeva che Gesù aveva il sostegno del Creatore, la Fonte della vita umana. Perciò, era possibile che Gesù risuscitasse Lazzaro? (Luca 7:11-17; 8:41, 42, 49-56) Gesù disse a Marta, sorella di Lazzaro: “Tuo fratello sorgerà”. — Giovanni 11:1-23.
Poi Giovanni vide un’altra sorella di Lazzaro, Maria, venire incontro a Gesù. Come reagì Gesù? “Gemé nello spirito e si turbò”. Per descrivere la reazione di Gesù, Giovanni usò un termine greco (tradotto “gemé” in italiano) che dà l’idea di emozioni profonde difficili da controllare. Giovanni vide che Gesù “si turbò”, ovvero era agitato, provava grande dolore. Gesù non era indifferente o distaccato. “Cedette alle lacrime”. (Giovanni 11:30-37) È chiaro che Gesù provava sentimenti teneri e profondi, il che aiutò Giovanni a comprendere i sentimenti del Creatore, e dovrebbe aiutare anche noi in modo simile.
Giovanni si rese conto che ai sentimenti di Gesù facevano seguito azioni positive, perché lo udì gridare: “Lazzaro, vieni fuori!” E così avvenne. Lazzaro tornò in vita e uscì dalla tomba. Che gioia dovettero provare le sue sorelle e gli altri che erano presenti! In quell’occasione molti riposero fede in Gesù. I suoi nemici non potevano negare che avesse compiuto questa risurrezione, ma quando la notizia si sparse, ‘tennero consiglio per uccidere anche Lazzaro’ oltre che Gesù. — Giovanni 11:43; 12:9-11.
La Bibbia dice che Gesù è “l’esatta rappresentazione” del Creatore. (Ebrei 1:3) Il ministero di Gesù, pertanto, dimostra in maniera chiara che sia lui che il Padre suo desiderano vivamente annullare i danni causati dalle malattie e dalla morte. E questo non si limita alle poche risurrezioni descritte nella Bibbia. Giovanni udì personalmente Gesù dire: “L’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce [la voce del Figlio] e ne verranno fuori”. (Giovanni 5:28, 29) Notate che qui Giovanni, invece di usare il termine comune per “tomba”, usò un termine tradotto “tombe commemorative”. Perché?
Vi è implicata la memoria di Dio. Non c’è dubbio che il Creatore di tutto l’universo può ricordare ogni dettaglio di ciascuno dei nostri cari morti, tanto le caratteristiche innate quanto quelle acquisite. (Confronta Isaia 40:26). E non solo è capace di ricordare. Sia lui che suo Figlio vogliono farlo. A proposito della meravigliosa prospettiva della risurrezione, il fedele Giobbe disse: “Se un uomo robusto muore, può egli tornare a vivere? . . . Tu [Geova] chiamerai, e io stesso ti risponderò. Bramerai l’opera delle tue mani”. (Giobbe 14:14, 15; Marco 1:40-42) Che meraviglioso Creatore abbiamo, degno della nostra adorazione!
Gesù risorto: la chiave per avere una vita significativa
Il diletto discepolo Giovanni osservò Gesù da vicino fino alla Sua morte. Oltre a ciò, narrò la più grande risurrezione di tutti i tempi, un avvenimento che ci offre un solido fondamento per avere una vita significativa e senza fine.
I nemici di Gesù lo fecero mettere a morte, inchiodato a un palo come un criminale. Gli osservatori — tra cui c’erano anche capi religiosi — lo derisero mentre soffriva per ore. Pur essendo agonizzante sul palo, Gesù notò sua madre e, riferendosi a Giovanni, le disse: “Donna, ecco tuo figlio!” A quel tempo Maria doveva essere già vedova, e gli altri suoi figli non erano ancora discepoli.e Perciò Gesù affidò la madre, che stava invecchiando, al discepolo Giovanni. Anche in questo rispecchiò il modo di pensare del Creatore, che incoraggia a prendersi cura delle vedove e degli orfani. — Giovanni 7:5; 19:12-30; Marco 15:16-39; Giacomo 1:27.
Ma ora che era morto, come poteva Gesù assolvere il suo ruolo quale “seme” mediante il quale ‘tutte le nazioni della terra certamente si sarebbero benedette’? (Genesi 22:18) Morendo, quel pomeriggio di aprile del 33 E.V., Gesù depose la sua vita come base per il riscatto. Dovette essere doloroso per il Padre, che prova teneri sentimenti, vedere il suo Figlio innocente patire atroci sofferenze. In questo modo, però, fu provveduto il prezzo di riscatto necessario per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. (Giovanni 3:16; 1 Giovanni 1:7) Furono poste le premesse per una felice conclusione.
Dato che Gesù Cristo svolge un ruolo essenziale nell’adempimento dei propositi divini, doveva tornare in vita. Questo fu ciò che accadde, e Giovanni ne fu testimone. Il terzo giorno dopo la morte e sepoltura di Gesù, di buon’ora, alcuni discepoli andarono alla tomba. Era vuota. Questo li sconcertò finché Gesù non apparve a diversi di loro. Maria Maddalena riferì: “Ho visto il Signore!” I discepoli non accettarono la sua testimonianza. In seguito, mentre i discepoli erano radunati a porte chiuse in una stanza, Gesù apparve di nuovo, e addirittura conversò con loro. Pochi giorni dopo, più di 500 uomini e donne divennero testimoni oculari che Gesù era vivo davvero. Se qualche contemporaneo fosse stato scettico avrebbe potuto interrogare questi testimoni attendibili e verificare le loro dichiarazioni. I cristiani potevano essere certi che Gesù era stato risuscitato ed era vivo come creatura spirituale a somiglianza del Creatore. Le prove erano talmente abbondanti e sicure che molti furono disposti a morire piuttosto di negare che Gesù era stato risuscitato. — Giovanni 20:1-29; Luca 24:46-48; 1 Corinti 15:3-8.f
Anche l’apostolo Giovanni fu perseguitato per aver reso testimonianza riguardo alla risurrezione di Gesù. (Rivelazione 1:9) Ma mentre scontava una condanna all’esilio, ricevette una ricompensa insolita. Gesù gli fece avere una serie di visioni che ci fanno conoscere meglio il Creatore e ci rivelano cosa riserva il futuro. Le troverete nel libro di Rivelazione, o Apocalisse, che usa molti simbolismi. Qui Gesù Cristo è raffigurato come un Re vittorioso che presto completerà la sua vittoria sui suoi nemici, tra cui ci sono la morte (nostra comune nemica) e la corrotta creatura spirituale chiamata Satana. — Rivelazione 6:1, 2; 12:7-9; 19:19–20:3, 13, 14.
Verso la fine del suo messaggio apocalittico, Giovanni ebbe una visione del tempo in cui la terra diverrà un paradiso. Una voce descrisse le condizioni che ci saranno allora: “Dio stesso sarà con [il genere umano]. Ed egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti sono passate”. (Rivelazione 21:3, 4) Con la realizzazione del proposito di Dio verrà adempiuta la promessa che Dio fece ad Abraamo. — Genesi 12:3; 18:18.
Allora la vita sarà “vera vita”, paragonabile a quella che Adamo aveva davanti a sé quando fu creato. (1 Timoteo 6:19) Gli uomini non brancoleranno più nel buio cercando di trovare il Creatore e di capire la propria relazione con lui. Forse, però, vi chiedete: ‘Quand’è che avverrà tutto questo? E perché il nostro amorevole Creatore continua a tollerare il male e le sofferenze?’ Prendiamo in esame queste domande.
[Note in calce]
a Matteo, Marco e Giovanni erano testimoni oculari. Luca fece uno studio rigoroso di documenti e testimonianze dirette. I Vangeli hanno tutte le caratteristiche che li distinguono come narrazioni oneste, accurate e degne di fiducia. — Vedi Un libro per tutti, pagine 16-17, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
b Il Corano dice: “Il [suo] nome sarà il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e [nel]l’altro”. (Sura III, 40 [45]) Come essere umano, Gesù era figlio di Maria. Ma chi era suo padre? Il Corano osserva: “Gesù è, agli occhi di Dio, simile ad Adamo”. (Sura III, 52 [59]) Le Sacre Scritture parlano di Adamo come di un “figlio di Dio”. (Luca 3:23, 38) Né Adamo né Gesù ebbero un padre umano; nessuno dei due nacque da rapporti sessuali con una donna. Pertanto, come Adamo era un figlio di Dio, così lo era Gesù. — La traduzione del Corano usata è quella del dott. L. Bonelli (Hoepli, Milano, 1990).
c L’atteggiamento di Gesù ricalca quello di Geova, descritto nel Salmo 103 e in Isaia 1:18-20.
d Questa profezia si trova in Matteo capitolo 24, Marco capitolo 13 e Luca capitolo 21.
e Almeno due di essi in seguito lo divennero e scrissero lettere incoraggianti che fanno parte della Bibbia: Giacomo e Giuda.
f Un ufficiale dell’esercito romano udì questa dichiarazione di un testimone oculare, Pietro: “Voi conoscete l’argomento di cui si è parlato in tutta la Giudea . . . Dio lo destò il terzo giorno e gli concesse di manifestarsi . . . E ci ordinò di predicare al popolo e di dare completa testimonianza che questi è Colui che Dio ha decretato esser giudice dei vivi e dei morti”. — Atti 2:32; 3:15; 10:34-42.
[Riquadro a pagina 150]
Forse vi farà piacere confrontare i racconti paralleli che descrivono l’episodio in cui Gesù guarì la suocera di Pietro. (Matteo 8:14-17; Marco 1:29-31; Luca 4:38, 39) Luca, medico qual era, specificò che la donna aveva la “febbre alta”. Cosa permise a Gesù di guarire lei e altri? Luca ammise che “la potenza di Geova era là perché [Gesù] sanasse”. — Luca 5:17; 6:19; 9:43.
[Riquadro a pagina 152]
Il più grande sermone di tutti i tempi
Il leader indù Mohandas Gandhi avrebbe detto che se si seguissero gli insegnamenti di questo sermone ‘si risolverebbero i problemi del mondo intero’. Il famoso antropologo Ashley Montagu scrisse che le moderne scoperte sull’importanza dell’amore non sono che una conferma di quanto dice questo sermone.
Entrambi si riferivano al Sermone del Monte, pronunciato da Gesù. Gandhi disse anche che ‘l’insegnamento del Sermone è rivolto a ciascuno di noi individualmente’. Di recente il prof. Hans Dieter Betz ha osservato: “L’influenza esercitata dal Sermone del Monte in genere trascende di gran lunga i confini del giudaismo e del cristianesimo, e persino della cultura occidentale”. E ha aggiunto che questo sermone esercita “un richiamo inconfondibilmente universale”.
Perché non leggete questo discorso relativamente breve ma affascinante? Lo trovate in Matteo, capitoli da 5 a 7, e in Luca 6:20-49. Ecco alcune cose fondamentali che possiamo imparare da questo sermone eccezionale:
Come essere felici — Matteo 5:3-12; Luca 6:20-23.
Come conservare il rispetto di sé — Matteo 5:14-16, 37; 6:2-4, 16-18; Luca 6:43-45.
Come migliorare i rapporti con gli altri — Matteo 5:22-26, 38-48; 7:1-5, 12; Luca 6:27-38, 41, 42.
Come avere meno problemi coniugali — Matteo 5:27-32.
Come vincere l’ansietà — Matteo 6:25-34.
Come scoprire l’inganno religioso — Matteo 6:5-8, 16-18; 7:15-23.
Come vivere una vita significativa — Matteo 6:9-13, 19-24, 33; 7:7-11, 13, 14, 24-27; Luca 6:46-49.
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Un uomo d’azione
Gesù Cristo non era un eremita né un individuo passivo. Era un deciso uomo d’azione. Andava “in giro per i villaggi . . . insegnando”, aiutando persone che erano “mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”. (Marco 6:6; Matteo 9:36; Luca 8:1) A differenza di molti ricchi capi religiosi odierni, Gesù non accumulò ricchezze; ‘non aveva dove adagiare la testa’. — Matteo 8:20.
Pur preoccupandosi principalmente di guarire e sfamare le persone in senso spirituale, Gesù non ignorò i loro bisogni fisici. Guarì malati, disabili e indemoniati. (Marco 1:32-34) In due occasioni, mosso a pietà, sfamò migliaia di persone che lo stavano ad ascoltare con attenzione. (Marco 6:35-44; 8:1-8) Il motivo che lo spingeva a compiere miracoli era l’interesse per gli altri. — Marco 1:40-42.
Gesù agì con decisione quando cacciò dal tempio gli avidi mercanti. Quelli che lo osservarono rammentarono le parole di un salmista: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. (Giovanni 2:14-17) Non usò mezzi termini quando condannò gli ipocriti capi religiosi. (Matteo 23:1-39) Né cedette alle pressioni di uomini politicamente influenti. — Matteo 26:59-64; Giovanni 18:33-37.
Troverete emozionante leggere la storia del dinamico ministero di Gesù. Molti che la leggono per la prima volta iniziano con la breve ma vivace biografia di questo uomo d’azione scritta da Marco.
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Gesù li spinse all’azione
Nel libro di Atti troviamo la narrazione storica di come Pietro, Giovanni e altri resero testimonianza riguardo alla risurrezione di Gesù. Buona parte del libro narra avvenimenti relativi a un profondo conoscitore della legge di nome Saulo, o Paolo, che era stato un violento oppositore del cristianesimo e al quale apparve Gesù risorto. (Atti 9:1-16) Avendo una prova inoppugnabile che Gesù era vivo in cielo, Paolo da allora in poi rese testimonianza con zelo di questo fatto a ebrei e non ebrei, compresi filosofi e governanti. Leggere ciò che disse a questi uomini istruiti e influenti è molto interessante. — Atti 17:1-3, 16-34; 26:1-29.
Nel corso di qualche decennio Paolo scrisse molti libri del cosiddetto Nuovo Testamento, ovvero delle Scritture Greche Cristiane. In quasi tutte le Bibbie c’è un indice dove sono elencati i libri biblici. Paolo scrisse 14 di questi libri, da Romani a Ebrei, trasmettendo profonde verità e sagge istruzioni ai cristiani di allora. Questi libri sono ancora più preziosi per noi, che non possiamo consultare di persona gli apostoli e altri testimoni diretti degli insegnamenti, delle opere e della risurrezione di Gesù. Riscontrerete che gli scritti di Paolo possono esservi utili per quanto riguarda la vita familiare, i rapporti con i colleghi di lavoro e con i vicini, e per dare un indirizzo alla vostra vita in modo che abbia vero significato e vi rechi soddisfazione.
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Gli scienziati effettuano la fecondazione in vitro. Il Creatore trasferì la vita di suo Figlio perché nascesse come uomo
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Molti che udirono Gesù e videro come trattava gli esseri umani conobbero meglio il Padre suo
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Gesù lavò i piedi agli apostoli e diede così un esempio di umiltà, qualità che il Creatore apprezza
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Un errore (o un virus) in un computer si può eliminare; l’umanità ha bisogno del riscatto di Gesù per essere liberata dall’imperfezione ereditata
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Testimoni oculari videro che Gesù fu deposto in una tomba (come questa) e che fu riportato in vita il terzo giorno
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