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  • Che cos’è nei migliori interessi del figlio?
    Svegliatevi! 1997 | 8 dicembre
    • Che cos’è nei migliori interessi del figlio?

      DIVORZIARE o non divorziare? Questo è il dilemma in cui si dibattono molti che hanno un matrimonio infelice. Molti anni fa il divorzio era malvisto, se non addirittura condannato, per motivi morali e religiosi. E anche se un matrimonio era infelice, di solito i genitori rimanevano insieme per amore dei figli. Le norme di questo mondo, però, sono cambiate radicalmente. Oggi il divorzio è comunemente accettato.

      Nonostante questo, sempre più genitori, giudici, sociologi e altri esprimono preoccupazione per le conseguenze negative che il divorzio ha sui figli. Oggi da più parti si odono inviti alla cautela. È sempre più evidente che il divorzio può avere un effetto devastante su un figlio. I genitori vengono incoraggiati a pensare alle conseguenze che il divorzio avrà su loro stessi e sui figli. La sociologa Sara McLanahan, dell’Università di Princeton, sostiene che “dai due terzi ai tre quarti delle famiglie che divorziano dovrebbero probabilmente riflettere più a lungo e considerare più attentamente se stanno facendo la cosa giusta”.

      Da studi recenti risulta che i figli di divorziati sono più soggetti a gravidanze tra adolescenti, abbandono degli studi, depressione, a divorziare a loro volta e a gravare sull’assistenza pubblica. Nel mondo occidentale 1 bambino su 6 subisce gli effetti del divorzio. La studiosa di storia Mary Ann Mason ha scritto nel suo libro sull’affidamento dei figli negli Stati Uniti: “Un figlio nato nel 1990 aveva circa il 50 per cento delle probabilità di veder decidere da un tribunale dove e con chi sarebbe vissuto”.

      Triste a dirsi, non sempre le ostilità tra i genitori finiscono una volta ottenuto il divorzio: i due possono continuare a darsi battaglia in tribunale per quanto riguarda l’affidamento dei figli e il diritto di visita, sottoponendo così i figli a ulteriore stress. Questi scontri carichi di emotività nell’atmosfera ostile di un’aula di tribunale mettono alla prova la lealtà dei figli verso i genitori e spesso li fanno sentire impotenti e spaventati.

      Una consulente familiare ha detto: “Il divorzio non salva i bambini. A volte salva gli adulti”. La realtà è che i genitori, divorziando, forse risolveranno i propri problemi, ma nello stesso tempo possono traumatizzare i figli, i quali rischiano di portarsi dietro questo trauma per il resto della vita.

      Alternative circa l’affidamento dei figli

      Quando i coniugi si dividono, l’atmosfera è ostile ed emotivamente tesa, per cui è estremamente difficile negoziare in maniera calma e razionale a chi andranno affidati i figli. Per ridurre al minimo gli scontri tra i genitori ed evitare un procedimento legale, in alcuni stati esistono sistemi alternativi per risolvere le dispute, come ad esempio la mediazione extragiudiziale.

      Se è ben condotta, la mediazione permette ai genitori di raggiungere un accordo anziché lasciare che sia un giudice a decidere a chi andranno i figli. Se la via della mediazione non è percorribile, può darsi che i genitori possano raggiungere un accordo circa l’affidamento dei figli e il diritto di visita tramite i propri avvocati. Una volta che i genitori raggiungono un accordo e lo mettono per iscritto, il giudice può emettere un provvedimento conforme ai loro desideri.

      Nel caso che i genitori non riescano ad accordarsi circa l’affidamento dei figli, nella maggior parte dei paesi il sistema giuridico adotterà dei provvedimenti volti a tutelare i migliori interessi dei figli. La principale preoccupazione del giudice saranno i figli, non i genitori. Il giudice prenderà in considerazione molti fattori pertinenti, come i desideri dei genitori, il rapporto che il figlio ha con ciascun genitore, le preferenze del figlio e la capacità che ciascun genitore ha di prendersene cura di giorno in giorno. Poi il giudice determinerà dove e con chi abiterà il figlio, nonché il modo in cui i genitori prenderanno decisioni importanti circa il suo futuro.

      Se il figlio è affidato a uno solo dei genitori, può darsi che sia quell’unico genitore ad avere il diritto di prendere decisioni. In caso di affidamento congiunto, entrambi i genitori devono essere d’accordo sulle decisioni importanti che riguardano il figlio, ad esempio nel campo delle cure mediche e delle scelte di studio.

      Domande che possono sorgere

      Di fronte a una causa di affidamento dei figli, i genitori che sono testimoni di Geova devono anche tenere in considerazione i migliori interessi spirituali dei figli. Ad esempio, che dire se il genitore non Testimone non vuole assolutamente che i figli vengano allevati secondo i dettami della Bibbia? E se il genitore non Testimone è stato disassociato dalla congregazione cristiana?

      Situazioni del genere possono rendere più difficile per i genitori cristiani prendere decisioni. Essi vogliono agire in maniera saggia e ragionevole, e nel contempo vogliono mantenere una buona coscienza davanti a Geova mentre valutano in preghiera cos’è nei migliori interessi dei figli.

      Negli articoli che seguono prenderemo in considerazione domande come queste: Nel decidere a chi affidare i figli, in che modo la legge considera la religione? Come posso affrontare una causa per l’affidamento dei figli? Cosa posso fare se perdo l’affidamento dei figli? Come considerare un accordo di affidamento congiunto se l’altro genitore è disassociato?

  • Affidamento dei figli: La religione e la legge
    Svegliatevi! 1997 | 8 dicembre
    • Affidamento dei figli: La religione e la legge

      NELLE cause di divorzio e per l’affidamento dei figli la religione può essere un elemento importante, e alquanto complesso. Ad esempio, possono sorgere domande come queste:

      Un giudice dovrebbe tener conto delle testimonianze secondo cui un genitore non sarebbe adatto per avere in affidamento un figlio a motivo della sua religione, specie se si tratta di una religione minoritaria? Dovrebbe tener conto delle testimonianze relative alle credenze e alle pratiche religiose dei genitori al fine di determinare quale religione, secondo lui, sarebbe migliore per il figlio? Dovrebbe poi disporre che il figlio venga allevato in quella religione, proibendogli di venire in contatto con altre religioni?

      Oggi sempre più persone si sposano con individui diversi per religione e gruppo etnico di provenienza. Perciò quando queste coppie divorziano, i figli possono essere già legati a due comunità religiose. A volte succede che un genitore coinvolto in una causa di divorzio abbia abbracciato di recente una religione diversa da quella che professava un tempo. Questo nuovo vincolo religioso può essere un elemento stabilizzatore nella sua vita e può essere molto importante per lui, ma nel contempo può essere una novità per i figli. Sorge così un’altra domanda: Può un tribunale proibire al genitore di portare i figli alle funzioni religiose di questa religione solo perché è diversa da quella che i genitori professavano in precedenza?

      Sono domande difficili. Richiedono che un giudice tenga in considerazione non solo i bisogni del figlio ma anche gli interessi e i diritti dei genitori.

      Diritti fondamentali dei genitori e dei figli

      È vero che i giudici possono essere influenzati dalle proprie convinzioni personali in campo religioso. Tuttavia in molti paesi è difficile che vengano ignorati i diritti religiosi dei genitori o del figlio. In questi paesi probabilmente c’è una costituzione che vieta al giudice di limitare il diritto fondamentale dei genitori di educare i figli, e quindi di decidere in merito alla loro istruzione scolastica e formazione religiosa.

      A sua volta, il figlio ha il diritto di essere educato dai genitori sotto questi aspetti. Perché un giudice possa legittimamente interferire con l’educazione religiosa di un figlio, il tribunale deve prima udire prove convincenti che “determinate pratiche religiose rappresentano una minaccia immediata e sostanziale per il benessere temporale del minore”. (Il corsivo è nostro). I semplici disaccordi o anche l’ostilità tra i genitori per motivi religiosi non sono sufficienti a giustificare l’intervento dello Stato.

      Nel Nebraska (USA), la posizione ragionevole assunta da una madre che è testimone di Geova in una causa per l’affidamento dei figli illustra in che modo queste disposizioni legali tutelano sia i genitori che i figli. Il padre, non Testimone, non voleva che la figlia frequentasse le funzioni religiose dei testimoni di Geova nella Sala del Regno. Il tribunale diede ragione al padre.

      La madre si appellò quindi alla Corte Suprema del Nebraska. Secondo lei non c’era alcuna prova che una qualsiasi delle attività dei testimoni di Geova rappresentasse una minaccia immediata e sostanziale per il benessere della figlia. Nella sua deposizione affermò che “assistendo e partecipando alle attività religiose di entrambi i genitori . . . la figlia avrebbe avuto una base sulla quale determinare quale religione scegliere una volta raggiunta un’età sufficiente”.

      La Corte Suprema annullò la sentenza del tribunale di grado inferiore e dichiarò che ‘il tribunale [di grado inferiore] aveva commesso un abuso di discrezionalità nel limitare il diritto della madre affidataria di disporre circa l’educazione religiosa della figlia minorenne’. Non c’era assolutamente nessuna prova che la figlia venisse danneggiata dall’assistere alle funzioni religiose nella Sala del Regno dei testimoni di Geova.

      I diritti dei genitori non affidatari

      A volte i genitori divorziati cercano di sfruttare le dispute sull’educazione religiosa come mezzo per assumere il controllo dei figli. Ad esempio, nella causa Khalsa contro Khalsa, dibattuta nello stato americano del Nuovo Messico, finché erano sposati, entrambi i genitori avevano professato la religione sikh. Poco dopo il divorzio, però, la madre si era convertita al cattolicesimo e aveva cominciato a dissuadere i figli dal praticare il sikhismo.

      Il padre ne fu molto risentito e si rivolse a un tribunale per ottenere maggiore autorità di indirizzare i figli verso la religione sikh. Come reagì il tribunale di prima istanza alla richiesta del padre? La respinse. Ordinò che “quando i figli erano con [il padre] non potevano partecipare in maniera volontaria o involontaria ad alcuna attività sikh, ivi compresi l’assistere a qualsiasi funzione religiosa e il frequentare qualsiasi campeggio o asilo [gestiti dalla comunità] sikh”.

      Il padre ricorse in appello presso la Corte d’Appello del Nuovo Messico. Questo tribunale di grado superiore diede ragione al padre e annullò la sentenza del tribunale di prima istanza. La Corte d’Appello spiegò: “I tribunali devono rimanere imparziali nei confronti delle religioni, e devono intervenire in questo campo delicato e protetto da garanzie costituzionali solo qualora venga dimostrato in maniera chiara e concreta che i figli subiscono un danno. Se si impongono restrizioni in questo campo c’è il pericolo che le limitazioni disposte dal tribunale violino in maniera anticostituzionale la libertà di religione del genitore o che vengano recepite come se la violassero”.

      Questa sentenza è in armonia con una lunga serie di princìpi riconosciuti in molti paesi. Un genitore ragionevole rifletterà su questi princìpi. Oltre a ciò, il genitore cristiano rifletterà attentamente sul bisogno che il figlio ha di interagire con entrambi i genitori, come pure sul suo obbligo di mostrare onore sia alla madre che al padre. — Efesini 6:1-3.

      Mediazione extragiudiziale

      Anche se la mediazione extragiudiziale in genere è meno formale di un’udienza davanti a un giudice, il genitore non dovrebbe prenderla alla leggera. Qualsiasi accordo o clausola circa l’affidamento dei figli su cui si convenga in questa sede può essere reso vincolante attraverso successive ordinanze del tribunale. Pertanto, sarebbe consigliabile che un genitore consultasse un avvocato esperto in diritto di famiglia per essere certo che tutte le questioni relative all’affidamento siano trattate in maniera adeguata ed equa.

      Entrambi i genitori dovrebbero prendersi il tempo di prepararsi per il procedimento di mediazione. Il contegno e la condotta di un genitore durante questo procedimento possono influire molto sul risultato. Troppo spesso capita che i genitori che divorziano siano così coinvolti emotivamente nel divorzio da perdere di vista le questioni importanti: Cos’è nei migliori interessi del figlio? Di che cosa ha bisogno il figlio per il suo sviluppo psicologico, emotivo e fisico?

      Ricordate che, dal punto di vista legale, la cosa principale su cui si cerca una mediazione non sono i contrasti personali dovuti a motivi religiosi o di altro genere, ma il modo in cui i genitori possono trovare un punto d’incontro e giungere a un accordo per il bene dei figli. Un genitore può trovarsi a dover affrontare pregiudizi religiosi o di altro genere, domande inaspettate o manovre fatte apposta per metterlo in agitazione o innervosirlo. I difetti di entrambi i genitori possono essere sbandierati o persino esagerati. Se le parti si mantengono ragionevoli, tuttavia, si può giungere a una decisione.

      A volte il procedimento di mediazione può sembrare lungo e frustrante. L’alternativa è una prolungata azione giudiziaria, con tutto ciò che questo comporta in quanto a pubblicità imbarazzante, costi economici e ripercussioni sul figlio. Di certo questo è meno desiderabile. Come per qualsiasi problema serio della vita, un genitore cristiano vorrà prepararsi al procedimento di mediazione in preghiera, ricordando l’invito ispirato che dice: “Rotola su Geova la tua via, e confida in lui, ed egli stesso agirà”. — Salmo 37:5.

      Ma che dire se non si riesce a raggiungere una soluzione e il giudice decide di affidare il figlio all’altro genitore? E che dire se uno dei genitori è disassociato dalla congregazione cristiana? Inoltre, come vanno considerate le alternative dell’affidamento congiunto e dell’affidamento a uno solo dei genitori? L’articolo che segue prenderà in considerazione queste domande e alcuni princìpi biblici attinenti.

      [Riquadro a pagina 6]

      Tre qualità importanti

      Un giudice che tratta cause relative al diritto di famiglia ha detto a Svegliatevi! che tra le qualità importanti che cerca in un genitore ci sono queste tre:

      Ragionevolezza: l’essere disposti a concedere all’altro genitore il massimo accesso al figlio (laddove questo non comporti rischi di natura fisica o morale per il figlio)

      Sensibilità: il rendersi conto dei bisogni emotivi del figlio

      Padronanza di sé: il condurre una vita familiare equilibrata, creando un’atmosfera tranquilla in cui il figlio possa crescere sereno

      [Riquadro a pagina 6]

      Linee guida per i giudici

      Fissando delle linee guida, alcuni giudici hanno cercato di evitare inutili dispute sui valori religiosi di un genitore. Ad esempio:

      1. Bisogna favorire un buon rapporto tra il figlio ed entrambi i genitori. John Sopinka, giudice della Corte Suprema canadese, ha detto che si dovrebbe permettere a entrambi i genitori di “svolgere quelle attività che contribuiscono a identificare il genitore per quello che veramente è [comprese le sue pratiche religiose]. Non ci si aspetta che il genitore che beneficia del diritto di visita reciti una parte o adotti un modo di vivere fasullo nei periodi di visita”.

      2. Proibire al genitore che beneficia del diritto di visita di insegnare al figlio le proprie credenze religiose viola la libertà di religione del genitore, eccetto quei casi in cui vi siano prove chiare e concrete di un danno imminente e sostanziale per il figlio.

      [Immagine a pagina 7]

      I giudici che devono decidere le cause di affidamento dei figli hanno una grave responsabilità

      [Immagine a pagina 8]

      Un mediatore può aiutare i genitori ad appianare le divergenze evitando lunghe azioni legali

  • Affidamento dei figli: Un punto di vista equilibrato
    Svegliatevi! 1997 | 8 dicembre
    • Affidamento dei figli: Un punto di vista equilibrato

      SPESSO i veri problemi nascono dopo il divorzio, con la lotta per assicurarsi l’affetto e il controllo dei figli. Non è sempre vero che “ci vogliono due persone per fare una lite”. A volte basta che uno dei genitori sia autoritario e la voglia vinta a tutti i costi. Un’avvocatessa di Toronto (Canada) specializzata in diritto di famiglia ha detto che in questo tipo di cause “il coinvolgimento emotivo e sentimentale è sempre molto alto”.

      Anziché pensare ai migliori interessi del figlio, certi genitori perpetuano la disputa presentando istanze relative a questioni irrilevanti. Ad esempio, alcuni hanno provato a dimostrare che la sentenza di affidamento dei figli doveva essere modificata perché l’altro genitore era testimone di Geova e avrebbe negato al figlio una ‘vita normale’.

      Il non Testimone può tirare in ballo il festeggiamento dei compleanni, del Natale o persino di feste come Halloween. Qualcuno può sostenere che se il figlio decidesse di non salutare la bandiera questo limiterebbe le sue compagnie e il suo adattamento sociale. Oppure può affermare che il figlio subirebbe un danno psicologico se accompagnasse il genitore mentre questi parla della Bibbia ad altri. Alcuni genitori non Testimoni hanno persino sostenuto che la vita del figlio sarebbe in pericolo perché il genitore Testimone non acconsentirebbe a farlo trasfondere.

      In che modo un cristiano affronta queste argomentazioni che fanno appello all’emotività? Rispondere facendosi guidare dalle emozioni, “rendendo pan per focaccia”, non dà buoni risultati. Se la questione è portata davanti a un giudice, entrambi i genitori avranno l’opportunità di essere ascoltati. È importantissimo ricordare il consiglio biblico: “Getta su Geova stesso il tuo peso, ed egli stesso ti sosterrà. Non permetterà mai che il giusto vacilli”. (Salmo 55:22) Meditando su questo e applicando i princìpi della Bibbia i genitori, con l’aiuto di Geova, possono affrontare qualsiasi situazione si presenti in relazione all’affidamento dei figli. — Proverbi 15:28.

      Ragionevolezza

      Ciò che più conta sono i migliori interessi del figlio. Se un genitore è troppo esigente può perdere l’affidamento dei figli e addirittura vedersi limitare il suo diritto di visita. Il genitore saggio si comporta in maniera pacifica, ricordando il consiglio biblico: “Non rendete a nessuno male per male. . . . Fate posto all’ira . . . Non farti vincere dal male, ma continua a vincere il male col bene”. (Romani 12:17-21) Che siano in tribunale, nello studio di un avvocato o davanti a un consulente incaricato di valutare a chi è bene affidare i figli, i genitori devono far sì che “la [loro] ragionevolezza divenga nota a tutti gli uomini”. — Filippesi 4:5.

      A volte il coniuge separato o divorziato cerca di ingannare gli altri presentando problemi fuorvianti e del tutto ipotetici. È saggio combattere la tendenza umana a reagire in modo esagerato a questi attacchi verbali. Salute, religione e istruzione sono gli argomenti preferiti dai coniugi separati o divorziati per dire qualcosa di negativo nelle udienze per l’affidamento dei figli. — Proverbi 14:22.

      La ragionevolezza comprende la capacità di tener conto dei fatti e giungere a un accordo equo. Nessun genitore dovrebbe dimenticare che anche dopo il divorzio il figlio continua ad avere due genitori. I genitori hanno divorziato l’uno dall’altro, ma non dal figlio. Pertanto, a parte casi eccezionali, ciascun genitore dovrebbe essere libero di agire come tale quando è con il figlio. Ciascuno dovrebbe essere libero di esprimere i propri sentimenti e valori e di far partecipare il figlio alle sue attività lecite, di carattere religioso o no.

      Prendiamo in esame i possibili esiti di un’udienza: (1) affidamento congiunto, (2) affidamento a uno solo dei genitori e (3) limitazione del diritto di visita. Che differenza c’è tra affidamento congiunto e affidamento a uno solo dei genitori? Cosa potete fare se vi viene tolto l’affidamento dei figli? E che dire se uno dei genitori è disassociato?

      Affidamento congiunto

      Alcuni giudici ritengono importante che il figlio mantenga i contatti con entrambi i genitori. Il loro ragionamento si basa su studi scientifici da cui risulta che in genere i figli subiscono meno stress e traumi emotivi dopo il divorzio dei genitori se questi sono in grado di gestire congiuntamente l’affidamento dei figli. Anziché sentirsi abbandonati da un genitore, il figlio si sentirebbe amato da entrambi i genitori e parte di entrambe le famiglie. “L’affidamento congiunto è un modo per coinvolgere entrambi i genitori”, dice un avvocato specializzato in diritto di famiglia.

      Ad ogni modo la dott. Judith Wallerstein, che dirige un centro specializzato (Center for the Family in Transition) con sede a Corte Madera, in California (USA), avverte che perché l’affidamento congiunto funzioni bisogna che i genitori siano disposti a collaborare e che il figlio sia adattabile e vada d’accordo con gli altri. Queste qualità sono essenziali perché nell’affidamento congiunto entrambi i genitori continuano a godere del diritto legale di partecipare alle decisioni importanti relative alla salute, all’istruzione, all’educazione religiosa e alla vita sociale del figlio. Ma questo si può fare solo se entrambi i genitori sono ragionevoli nel considerare cos’è nei migliori interessi del figlio anziché cos’è nel loro proprio interesse.

      Affidamento a uno solo dei genitori

      Il tribunale può affidare il figlio a uno solo dei genitori, quello che ritiene più in grado di provvedere ai suoi bisogni. In questo caso il giudice può stabilire che il genitore affidatario sia l’unico a poter decidere su questioni importanti relative al benessere del figlio. Spesso il tribunale giunge a questa decisione dopo aver consultato dei periti (in genere psicologi, psichiatri o assistenti sociali).

      I promotori dell’affidamento a uno solo dei genitori ritengono che questo garantisca maggiore stabilità al figlio. Quando non è possibile o probabile che i genitori comunichino fra loro in maniera efficace, molti giudici preferiscono disporre questo tipo di affidamento. Naturalmente, il genitore non affidatario non è escluso dalla vita del figlio. Di solito gli viene riconosciuto il diritto di visita, ed entrambi i genitori possono continuare a provvedere al figlio la guida, l’amore e l’affetto di cui ha bisogno.

      Diritto di visita

      Non è realistico che i genitori considerino l’affidamento dei figli come una gara in cui c’è un “vincitore” e un “perdente”. I genitori “vincono” quando vedono che i figli crescono bene e diventano adulti maturi e rispettabili. Il successo nell’allevare i figli non è legato direttamente all’ottenerne l’affidamento legale. Ubbidendo alle clausole imposte dal tribunale nelle questioni relative all’affidamento dei figli, anche quando sembrano ingiuste, il cristiano mostra di essere ‘sottoposto alle autorità superiori’. (Romani 13:1) È anche importante ricordare che non è il caso di contendersi l’affetto o la lealtà dei figli denigrando l’altro genitore nel tentativo di distruggere la sua relazione con loro.

      Vi sono esempi biblici di genitori timorati di Dio i quali, per vari motivi, furono separati dai propri figli. Ad esempio, Amram e Iochebed, i genitori di Mosè, agendo nei migliori interessi del figlio lo posero in una piccola arca galleggiante “fra le canne presso la sponda del fiume Nilo”. Quando il neonato fu ritrovato dalla figlia del faraone, non persero la loro fiducia in Geova. Quei genitori saggi e fedeli furono ricompensati con un generoso “diritto di visita” di cui fecero buon uso per educare il bambino nelle vie di Geova. Mosè, una volta cresciuto, diventò un bravissimo servitore del vero Dio. — Esodo 2:1-10; 6:20.

      Ma che dire se uno dei genitori è disassociato? Il genitore cristiano dovrebbe permettergli di stare con il figlio nei periodi di visita? L’azione di disassociazione intrapresa dalla congregazione modifica solo la relazione spirituale tra l’individuo e la congregazione cristiana. In effetti, tronca ogni legame spirituale. Ma il rapporto genitore-figlio rimane intatto. Il genitore affidatario deve rispettare il diritto di visita del genitore disassociato. Se però il genitore non affidatario rappresenta un pericolo imminente e sostanziale per il benessere fisico o emotivo del bambino, in tal caso il tribunale (non il genitore affidatario) potrebbe disporre che una terza persona controlli l’andamento della visita.

      Non siete mai soli

      La causa di divorzio e le successive dispute sull’affidamento dei figli sono esperienze estenuanti sotto il profilo emotivo. Un’unione che era iniziata in maniera così promettente si è infranta, e con essa i sogni, i progetti e le aspettative dei due coniugi. Ad esempio, se il marito è infedele o molto violento, una moglie leale può essere costretta a cercare protezione legale per sé e per i figli. Tuttavia, potrebbe continuare a provare sensi di colpa e di inadeguatezza, chiedendosi cosa è andato storto o cosa avrebbe potuto fare per non arrivare a quel punto. Molte coppie si preoccupano per l’effetto che la divisione della famiglia avrà sui figli. La battaglia legale per l’affidamento dei figli può diventare un’altalena emotiva che mette alla prova non solo la propria integrità quale genitore amorevole ma anche la propria fede e fiducia in Geova. — Confronta Salmo 34:15, 18, 19, 22.

      Quando un coniuge innocente decide di agire legalmente a motivo di abusi nei confronti del figlio o grave violenza coniugale oppure per proteggersi dal rischio di contrarre dal coniuge infedele malattie trasmesse per via sessuale, non ha motivo di sentirsi in colpa o abbandonato da Geova. (Salmo 37:28) È il coniuge infedele o violento che ha violato il sacro vincolo matrimoniale e ha “agito slealmente” con il proprio coniuge. — Malachia 2:14.

      Continuate a ‘mantenere una buona coscienza’ dinanzi agli uomini e a Geova seguendo i princìpi biblici, trattando onestamente il coniuge separato o divorziato e mostrandovi flessibili negli accordi circa l’affidamento dei figli. “È meglio soffrire perché fate il bene, se la volontà di Dio lo desidera, che perché fate il male”. — 1 Pietro 3:16, 17.

      Quanto ai figli, hanno bisogno di essere rassicurati che non è stata colpa loro se la famiglia si è divisa. A volte le cose non vanno come si sperava. Tuttavia i princìpi biblici, se messi in pratica, possono attenuare l’impatto del divorzio incoraggiando un dialogo aperto e comprensivo tra genitori e figli. Ad esempio, questo si può fare permettendo ai figli di avere un ruolo attivo nel programmare la vita familiare dopo il divorzio. Essendo pazienti e benevoli con i figli, interessandovi dei loro sentimenti e ascoltando quello che hanno da dire li aiuterete molto ad adattarsi a nuovi programmi e a nuove abitudini.

      Gli altri possono essere d’aiuto

      I genitori non sono i soli a poter aiutare un figlio che vede sgretolarsi la sua famiglia. Parenti, insegnanti e amici possono fare molto per sostenere e rassicurare i figli di genitori divorziati. In particolare, i nonni possono fare molto per contribuire alla stabilità e al benessere emotivo dei nipoti.

      I nonni cristiani possono provvedere loro istruzione spirituale e attività sane, ma devono rispettare le decisioni dei genitori in materia di istruzione religiosa, in quanto sono i genitori, non i nonni, ad avere l’autorità morale e legale di prendere queste decisioni. — Efesini 6:2-4.

      Con questo sostegno, i figli di divorziati possono sopravvivere al naufragio del matrimonio dei loro genitori. E possono continuare ad attendere con fiducia le benedizioni del nuovo mondo di Dio, in cui tutte le famiglie saranno ‘libere dalla schiavitù della corruzione e avranno la gloriosa libertà dei figli di Dio’. — Romani 8:21; 2 Pietro 3:13.

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