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  • “La congregazione entrò [...] in un periodo di pace”
  • Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
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  • “Perché mi perseguiti?” (Atti 9:1-5)
  • “Saulo, fratello, il Signore [...] mi ha mandato” (Atti 9:6-17)
  • “Subito iniziò a predicare” (Atti 9:18-30)
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Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
bt cap. 8 pp. 60-67

CAPITOLO 8

“La congregazione entrò [...] in un periodo di pace”

Saulo, da violento persecutore a ministro zelante

Basato su Atti 9:1-43

1, 2. Con quale intento Saulo va a Damasco?

DEI viaggiatori dall’aria minacciosa stanno per arrivare a Damasco, risoluti a mettere in atto il loro piano spietato. Intendono strappare dalle loro case gli odiati discepoli di Gesù, legarli, umiliarli e trascinarli a Gerusalemme davanti al Sinedrio.

2 A capo del gruppo c’è Saulo, il quale si è già macchiato le mani di sangue.a Poco tempo prima ha assistito consenziente alla lapidazione di Stefano, devoto discepolo di Gesù, da parte di alcuni fanatici (Atti 7:57–8:1). Non contento di infierire contro i seguaci di Gesù a Gerusalemme, Saulo alimenta anche altrove il fuoco della persecuzione. Il suo intento è quello di estirpare l’insidiosa setta nota come ‘la Via’ (Atti 9:1, 2; vedi il riquadro “Il mandato di Saulo a Damasco”).

3, 4. (a) Cosa accade a Saulo? (b) A quali domande daremo risposta?

3 All’improvviso una luce sfolgorante avvolge Saulo. Vedendo la luce, i suoi compagni di viaggio ammutoliscono per lo stupore. Saulo, accecato, cade a terra e sente una voce dal cielo dire: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Stordito, Saulo chiede: “Chi sei, Signore?” La risposta che riceve deve sconvolgerlo profondamente: “Sono Gesù, che tu perseguiti” (Atti 9:3-5; 22:9).

4 Cosa impariamo dalle prime parole che Gesù rivolse a Saulo? Perché può esserci utile riflettere sugli avvenimenti legati alla conversione di Saulo? E cosa ci insegna il modo in cui la congregazione approfittò del periodo di pace che seguì?

IL MANDATO DI SAULO A DAMASCO

Come mai Saulo aveva l’autorità di arrestare i cristiani in un’altra città? Il Sinedrio e il sommo sacerdote costituivano un’autorità morale per gli ebrei in ogni luogo. Pare che il sommo sacerdote potesse anche ottenere l’estradizione di criminali. Quindi le lettere avute dal sommo sacerdote avrebbero garantito a Saulo la cooperazione degli anziani delle sinagoghe di Damasco (Atti 9:1, 2).

I romani inoltre avevano concesso agli ebrei il diritto di trattare i propri casi giudiziari. Questo spiega perché gli ebrei poterono infliggere cinque volte all’apostolo Paolo “40 colpi meno uno” (2 Cor. 11:24). Il primo libro dei Maccabei menziona una lettera scritta nel 138 a.E.V. da un console romano a Tolomeo VIII re d’Egitto in cui si legge: “Se alcuni Ebrei traditori cercano rifugio nel vostro paese consegnateli al sommo sacerdote Simone perché li punisca secondo la loro legge” (1 Macc. 15:21, Parola del Signore). Nel 47 a.E.V. Giulio Cesare confermò i privilegi concessi in precedenza al sommo sacerdote, insieme al diritto di risolvere le controversie riguardanti usanze ebraiche.

“Perché mi perseguiti?” (Atti 9:1-5)

5, 6. Cosa impariamo dalle parole che Gesù rivolse a Saulo?

5 Quando fermò Saulo sulla strada per Damasco, Gesù non gli chiese: “Perché perseguiti i miei discepoli?” Come abbiamo visto, disse invece: “Perché mi perseguiti?” (Atti 9:4). Quindi Gesù vive in prima persona le difficoltà incontrate dai suoi seguaci (Matt. 25:34-40, 45).

6 Se siete perseguitati a motivo della vostra fede in Cristo, state certi che sia Geova sia Gesù sono consapevoli di ciò che state passando (Matt. 10:22, 28-31). Forse al momento le difficoltà non saranno eliminate. Tenete presente che Gesù sapeva che Saulo era coinvolto nell’uccisione di Stefano, e lo aveva visto trascinare fuori dalle loro case i fedeli discepoli a Gerusalemme (Atti 8:3). Eppure non era intervenuto subito. Tramite Gesù, comunque, Geova aveva dato a Stefano e agli altri discepoli la forza di rimanere fedeli.

7. Cosa può aiutarci a sopportare la persecuzione?

7 Cosa può aiutare anche noi a sopportare la persecuzione? (1) Essere risoluti a rimanere leali qualunque cosa accada; (2) chiedere aiuto a Geova (Filip. 4:6, 7); (3) lasciare la vendetta nelle mani di Geova (Rom. 12:17-21); (4) confidare nel fatto che Geova ci darà la forza di perseverare finché non riterrà opportuno eliminare la prova (Filip. 4:12, 13).

“Saulo, fratello, il Signore [...] mi ha mandato” (Atti 9:6-17)

8, 9. Cosa avrà provato Anania in relazione all’incarico che ricevette?

8 Dopo aver risposto alla domanda di Saulo “chi sei, Signore?”, Gesù gli disse: “Alzati ed entra nella città, e ti sarà detto ciò che dovrai fare” (Atti 9:6). Saulo, dato che non ci vedeva, fu accompagnato al suo alloggio a Damasco, dove digiunò e pregò per tre giorni. Nel frattempo Anania, un discepolo di quella città “del quale tutti i giudei che abitavano là parlavano bene”, ricevette istruzioni da Gesù riguardo a Saulo (Atti 22:12).

9 Che sentimenti contrastanti avrà provato Anania! Il Capo della congregazione, Gesù Cristo risorto, si rivolgeva proprio a lui per affidargli un incarico speciale: un grande onore, ma anche una grossa responsabilità! Quando gli fu detto che avrebbe dovuto parlare a Saulo, Anania rispose: “Signore, ho sentito molti parlare di quest’uomo, di tutto il male che ha fatto ai tuoi santi a Gerusalemme. E qui è autorizzato dai capi sacerdoti ad arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome” (Atti 9:13, 14).

10. Cosa impariamo dal modo in cui Gesù si rivolse ad Anania?

10 Gesù non rimproverò Anania per aver espresso le sue perplessità. Piuttosto gli diede istruzioni precise. Gli mostrò considerazione spiegandogli il motivo per cui gli affidava un compito così insolito. Disse di Saulo: “Quest’uomo è uno strumento che mi sono scelto per portare il mio nome alle nazioni e anche ai re e ai figli d’Israele. Io gli mostrerò chiaramente quante sofferenze dovrà sopportare a motivo del mio nome” (Atti 9:15, 16). Anania ubbidì prontamente. Trovato quel persecutore, gli disse: “Saulo, fratello, il Signore Gesù, che ti è apparso lungo la strada che stavi percorrendo, mi ha mandato perché tu recuperi la vista e sia pieno di spirito santo” (Atti 9:17).

11, 12. Cosa impariamo dalla vicenda riguardante Gesù, Anania e Saulo?

11 Dalla vicenda riguardante Gesù, Anania e Saulo si comprendono diverse cose. Per esempio, Gesù svolge un ruolo importante nel guidare l’opera di predicazione, proprio come aveva promesso (Matt. 28:20). Anche se oggi non parla direttamente agli esseri umani, dirige l’opera di predicazione tramite lo schiavo fedele, che ha costituito sopra i propri domestici (Matt. 24:45-47). Sotto la guida del Corpo Direttivo, proclamatori e pionieri vengono mandati a cercare coloro che desiderano conoscere meglio Cristo. Come menzionato nel capitolo precedente, molti di questi hanno pregato per avere una guida e sono quindi stati contattati dai Testimoni di Geova (Atti 9:11).

12 Anania ubbidì, accettò l’incarico e fu benedetto. Ubbidite al comando di rendere completa testimonianza anche quando questo vi crea una certa ansia? Alcuni possono essere un po’ timorosi all’idea di andare di casa in casa e parlare a degli estranei. Altri trovano difficile predicare nel territorio commerciale, per strada, per telefono o per lettera.b Anania vinse le sue paure ed ebbe l’onore di aiutare Saulo a ricevere lo spirito santo.c Ci riuscì perché ebbe fiducia in Gesù e vide in Saulo un fratello. Come Anania, anche noi possiamo vincere i nostri timori se siamo certi che Gesù dirige l’opera di predicazione, mostriamo empatia e riusciamo a vedere come potenziali fratelli persino le persone che ci incutono più soggezione (Matt. 9:36).

“Subito iniziò a predicare” (Atti 9:18-30)

13, 14. Se studiate la Bibbia ma non siete ancora battezzati, cosa potete imparare dall’esempio di Saulo?

13 Saulo agì senza indugio sulla base di quello che aveva imparato. Dopo essere stato guarito, si battezzò e cominciò a collaborare con i discepoli di Damasco. Ma fece di più: “Subito iniziò a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figlio di Dio” (Atti 9:20).

14 Se studiate la Bibbia ma non siete ancora battezzati, farete come Saulo e agirete prontamente sulla base di quanto state imparando? È vero che Saulo fu testimone di un miracolo compiuto sulla sua stessa persona da Cristo, e questo senza dubbio lo spinse ad agire. Ma anche altri erano stati testimoni di miracoli compiuti da Gesù. Per esempio un gruppo di farisei lo aveva visto guarire un uomo dalla mano paralizzata, e tanti ebrei sapevano che aveva risuscitato Lazzaro. Eppure molti di loro erano rimasti indifferenti, o persino ostili (Mar. 3:1-6; Giov. 12:9, 10). Saulo invece cambiò radicalmente. Perché, a differenza di altri, ebbe questa reazione positiva? Perché temeva Dio più degli uomini e apprezzava profondamente la misericordia che Cristo gli aveva mostrato (Filip. 3:8). Se questa è anche la vostra reazione, nulla vi impedirà di partecipare all’opera di predicazione e diventare idonei per il battesimo.

15, 16. Cosa iniziò a fare Saulo, e quale fu la reazione degli ebrei di Damasco?

15 Riuscite a immaginare che misto di sorpresa, turbamento e rabbia dovette serpeggiare tra le folle quando Saulo iniziò a predicare riguardo a Gesù nelle sinagoghe? “Ma lui non è l’uomo che perseguitava quelli che a Gerusalemme invocano questo nome?”, si chiedevano (Atti 9:21). Saulo quindi spiegava perché aveva cambiato opinione su Gesù, “provando in modo logico che Gesù è il Cristo” (Atti 9:22). Ma la logica non riesce a convincere tutti: non funziona con tutte le menti ancorate alla tradizione o con tutti i cuori gonfi d’orgoglio. Tuttavia Saulo non si diede per vinto.

16 Tre anni dopo, gli ebrei di Damasco dibattevano ancora con Saulo. Infine tramarono per ucciderlo (Atti 9:23; 2 Cor. 11:32, 33; Gal. 1:13-18). Quando venne a sapere del complotto, Saulo preferì essere prudente e lasciò la città facendosi calare in una cesta attraverso un’apertura nelle mura. Secondo le parole di Luca, coloro che aiutarono Saulo a fuggire erano “suoi discepoli” (Atti 9:25). Questo fa pensare che almeno alcuni di quelli che avevano ascoltato Saulo a Damasco avessero accettato il suo messaggio e fossero diventati seguaci di Cristo.

17. (a) Come reagiscono le persone quando sentono la verità biblica? (b) Cosa dovreste continuare a fare, e perché?

17 Quando avete iniziato a parlare a familiari, ad amici o ad altri delle belle cose che stavate imparando, forse vi aspettavate che tutti avrebbero accettato la logica stringente della verità biblica. Alcuni l’avranno fatto, ma molti no. Anzi, è possibile che i vostri stessi familiari vi abbiano trattato con ostilità (Matt. 10:32-38). Comunque, se continuate ad affinare la vostra capacità di ragionare con gli altri attingendo dalle Scritture e tenete una condotta cristiana, anche gli oppositori potrebbero col tempo cambiare idea (Atti 17:2; 1 Piet. 2:12; 3:1, 2, 7).

18, 19. (a) Che risultato ebbe il fatto che Barnaba garantì per Saulo? (b) Come possiamo imitare Barnaba e Saulo?

18 Quando Saulo si presentò a Gerusalemme dicendo che ora era un discepolo, è comprensibile che gli altri cristiani fossero scettici. Tuttavia, quando Barnaba garantì per lui, gli apostoli lo accolsero ed egli rimase per qualche tempo con loro (Atti 9:26-28). Saulo, pur essendo prudente, non si vergognava della buona notizia (Rom. 1:16). Predicò con coraggio a Gerusalemme, proprio il luogo in cui aveva dato il via a una feroce persecuzione contro i discepoli di Gesù Cristo. Con orrore, gli ebrei di Gerusalemme si resero conto che Saulo non era più un loro sostenitore, e quindi volevano ucciderlo. “Quando i fratelli lo vennero a sapere”, leggiamo, “portarono [Saulo] a Cesarea e di là lo mandarono a Tarso” (Atti 9:30). Saulo si sottomise all’autorità di Gesù esercitata attraverso la congregazione, il che fu un bene sia per lui sia per la congregazione.

19 Avrete notato che Barnaba prese l’iniziativa nell’aiutare Saulo. Senz’altro questo contribuì a creare una bella amicizia tra i due zelanti servitori di Geova. Siete pronti anche voi come Barnaba ad assistere i nuovi nella congregazione, svolgendo con loro il ministero di campo e aiutandoli a progredire spiritualmente? In tal caso sarete riccamente benedetti. Se siete nuovi proclamatori della buona notizia, accettate anche voi come Saulo l’aiuto che vi viene offerto? Predicando insieme a proclamatori più esperti diventerete più capaci nel ministero, proverete più gioia e stringerete amicizie che dureranno per tutta la vita.

“Molti credettero” (Atti 9:31-43)

20, 21. In che modo i servitori di Geova del passato e del presente hanno sfruttato al meglio i ‘periodi di pace’?

20 Dopo la conversione di Saulo e la sua partenza, “in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria la congregazione entrò quindi in un periodo di pace” (Atti 9:31). In che modo i discepoli approfittarono di quel momento favorevole? (2 Tim. 4:2). Si legge che la congregazione “era edificata”. Gli apostoli e altri fratelli con incarichi di responsabilità rafforzarono la fede dei discepoli e guidarono la congregazione, che “camminava nel timore di Geova e nel conforto dello spirito santo”. Per esempio, Pietro ne approfittò per incoraggiare i discepoli di Lidda, cittadina della pianura di Saron. Come risultato molti abitanti della zona “si convertirono [...] al Signore” (Atti 9:32-35). I discepoli non si lasciarono distrarre da altre faccende, ma si diedero da fare per aiutarsi l’un l’altro e predicare la buona notizia. Di conseguenza la congregazione “cresceva”.

21 Verso la fine del XX secolo, in molti paesi è iniziato per i Testimoni di Geova un simile “periodo di pace”. Improvvisamente regimi che per decenni avevano oppresso il popolo di Dio sono caduti e certe restrizioni imposte all’opera di predicazione sono state parzialmente o totalmente revocate. Decine di migliaia di Testimoni hanno sfruttato al meglio l’opportunità di predicare pubblicamente, e i risultati sono stati straordinari.

22. In che modo potete approfittare della libertà di cui godete?

22 State approfittando della libertà di cui godete? Se vivete in un paese che garantisce la libertà di culto, Satana vorrebbe tanto indurvi a ricercare le ricchezze materiali anziché gli interessi del Regno (Matt. 13:22). Non lasciatevi sviare. Sfruttate qualsiasi periodo di relativa pace possiate avere. Consideratelo un’opportunità per dare completa testimonianza e rafforzare la congregazione. Ricordate che la situazione può cambiare da un momento all’altro.

23, 24. (a) Che cosa impariamo dall’episodio di Tabita? (b) Cosa dovremmo essere determinati a fare?

23 Riflettete sulla vicenda di Tabita, o Gazzella, una cristiana che viveva a Ioppe, cittadina non distante da Lidda. Questa fedele sorella usava saggiamente il tempo e le risorse che aveva. Infatti “faceva molte opere buone e molti doni di misericordia”. Ma improvvisamente si ammalò e morì.d La sua morte addolorò molto i discepoli di Ioppe, specie le vedove a cui aveva fatto del bene. Giunto nella casa in cui si preparava la salma per la sepoltura, Pietro compì un miracolo che non aveva precedenti fra gli apostoli di Gesù Cristo. Pregò e poi risuscitò Tabita. Vi immaginate la gioia delle vedove e degli altri discepoli quando Pietro li richiamò nella stanza e presentò loro Tabita viva? Senz’altro questo li rafforzò in vista delle prove che li attendevano. Naturalmente “la cosa fu risaputa in tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore” (Atti 9:36-42).

Una sorella porta dei fiori a una sorella anziana e disabile.

Come possiamo imitare Tabita?

24 Da questo commovente episodio riguardante Tabita impariamo due cose importanti: (1) dato che la vita è fugace, è davvero importante che ci facciamo un buon nome presso Dio finché siamo in tempo (Eccl. 7:1); (2) quella della risurrezione è una speranza sicura. Geova aveva notato le numerose buone azioni di Tabita, e la ricompensò. Geova non dimentica neanche le nostre buone azioni. E se la nostra vita dovesse terminare prima di Armaghedon, ci risusciterà (Ebr. 6:10). Quindi, sia che ci troviamo in ‘tempi difficili’ o che godiamo di un “periodo di pace”, perseveriamo nel rendere completa testimonianza a Cristo (2 Tim. 4:2).

SAULO IL FARISEO

Il “giovane di nome Saulo” menzionato per la prima volta negli Atti in relazione alla lapidazione di Stefano era originario di Tarso, capitale della provincia romana della Cilicia, nel sud dell’attuale Turchia (Atti 7:58). In quella città c’era una numerosa comunità ebraica. Come scrisse lui stesso, Saulo era stato “circonciso l’ottavo giorno” ed era “della nazione d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo nato da ebrei; quanto alla legge, fariseo”. Per gli ebrei aveva tutte le carte in regola (Filip. 3:5).

Saulo il fariseo.

Saulo proveniva da una città ricca e dedita al commercio, nonché importante centro della cultura greca. Essendo cresciuto a Tarso, Saulo conosceva il greco. È probabile che avesse ricevuto l’istruzione di base in una scuola ebraica. Imparò anche a fabbricare tende, attività tipica della zona. Verosimilmente apprese questo mestiere dal padre quando era ancora ragazzo (Atti 18:2, 3).

Dagli Atti sappiamo inoltre che Saulo era cittadino romano per nascita (Atti 22:25-28). Questo significa che qualcuno dei suoi antenati aveva già acquisito questo privilegio, ma non sappiamo come. In ogni caso, la cittadinanza romana garantiva alla famiglia di Saulo una posizione sociale privilegiata nella provincia. L’ambiente in cui Saulo era cresciuto e la sua istruzione gli permisero di avere familiarità con tre culture diverse: ebraica, greca e latina.

Probabilmente Saulo non aveva più di 13 anni quando si trasferì a Gerusalemme, distante 840 chilometri da casa, per continuare gli studi. Lì fu istruito ai piedi di Gamaliele, stimato insegnante della tradizione farisaica (Atti 22:3).

Questi studi supplementari, paragonabili all’odierna istruzione universitaria, consistevano nello studio e nella memorizzazione sia delle Scritture che della legge orale. Un bravo studente di Gamaliele aveva davanti una carriera promettente, e a quanto pare questo era il caso di Saulo. In seguito lui stesso scrisse: “Progredivo nel giudaismo più di molti connazionali della mia stessa età, avendo molto più zelo per le tradizioni dei miei padri” (Gal. 1:14). Senz’altro fu lo zelo per la tradizione ebraica che fece di lui un accanito persecutore della neonata congregazione cristiana.

TABITA: UNA DONNA CHE “FACEVA MOLTE OPERE BUONE”

Tabita dà un dono a qualcuno che chiede aiuto.

Tabita faceva parte della congregazione cristiana della città portuale di Ioppe. I suoi compagni di fede la amavano perché “faceva molte opere buone e molti doni di misericordia” (Atti 9:36). Tabita aveva due nomi; non era insolito per gli ebrei che risiedevano in zone con una popolazione mista di ebrei e non ebrei avere sia un nome ebraico o aramaico che uno greco o latino. Il suo nome aramaico Tabita corrispondeva al greco Dorcas ed entrambi equivalevano a “Gazzella”.

Pare che Tabita si fosse ammalata e fosse morta all’improvviso. Secondo la consuetudine, la salma venne lavata in preparazione della sepoltura; poi venne messa in una stanza al piano superiore, forse nella sua stessa casa. Il clima caldo del Medio Oriente esigeva che la sepoltura avvenisse il giorno stesso della morte o l’indomani. I cristiani di Ioppe avevano saputo che l’apostolo Pietro si trovava nella vicina Lidda. C’era abbastanza tempo perché egli raggiungesse Ioppe prima della sepoltura di Tabita, dato che le due località distavano solo 18 chilometri, circa quattro ore di cammino. Quindi la congregazione mandò due uomini a invitare Pietro a venire al più presto (Atti 9:37, 38). Un biblista dice: “Per gli ebrei del tempo era comune mandare due emissari, anche perché uno potesse convalidare la testimonianza dell’altro”.

Cosa accadde all’arrivo di Pietro? Leggiamo: “Lo portarono nella stanza al piano di sopra, e tutte le vedove andarono da lui, piangendo e facendogli vedere tutte le tuniche e i mantelli che Gazzella aveva fatto mentre era con loro” (Atti 9:39). Una delle cose che l’avevano resa cara ai componenti della congregazione era il fatto che aveva l’abitudine di cucire per loro. Faceva tuniche, che si indossavano direttamente sulla pelle, e mantelli, che si portavano sopra la tunica. Non sappiamo se Tabita offrisse solo la manodopera o si accollasse anche la spesa del tessuto. In ogni caso era amata per la sua benignità e i suoi “doni di misericordia”.

Quello che Pietro vide nella stanza lo commosse. “Si trattava di un cordoglio molto diverso da quello che c’era stato in casa di Iairo, caratterizzato dal frastuono dei suonatori di flauto e delle donne pagate per fare lamento. Non era un cordoglio artificioso come quello”, afferma il biblista Richard Lenski (Matt. 9:23). Era sincero e sentito. Il fatto che non sia mai menzionato il marito fa pensare che Tabita non fosse sposata.

Nell’inviare gli apostoli, Gesù diede loro il potere di risuscitare i morti (Matt. 10:8). Pietro aveva visto Gesù compiere miracoli del genere, inclusa la risurrezione della figlia di Iairo, ma questa è la prima volta che viene menzionata una risurrezione compiuta da un apostolo (Mar. 5:21-24, 35-43). Pietro fece uscire tutti i presenti dalla stanza e pregò con fervore: Tabita aprì gli occhi e si mise seduta. Allora Pietro “chiamò i santi e le vedove” per presentare loro l’amata Tabita viva. Che gioia devono aver provato i cristiani di Ioppe! (Atti 9:40-42).

a Vedi il riquadro “Saulo il fariseo”.

b In ogni aspetto del loro ministero, inclusa la testimonianza per telefono e quella per lettera, i proclamatori dovranno tenere conto delle normative vigenti in materia di protezione dei dati personali (Rom. 13:1).

c Generalmente i doni dello spirito santo venivano impartiti tramite gli apostoli, ma in questo caso particolare sembra che Gesù avesse autorizzato Anania a trasmettere tali doni a Saulo. Dopo la conversione, Saulo per diverso tempo non ebbe contatti con i 12 apostoli, ma è improbabile che in quel periodo sia rimasto inattivo. Evidentemente Gesù fece in modo che Saulo avesse la forza necessaria per assolvere l’incarico di predicare.

d Vedi il riquadro “Tabita: una donna che ‘faceva molte opere buone’”.

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