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  • jr cap. 6 pp. 67-80
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Dio ci parla per mezzo di Geremia
jr cap. 6 pp. 67-80

CAPITOLO SEI

“Ubbidisci, ti prego, alla voce di Geova”

1, 2. Che atteggiamento ha spesso chi segue la “condotta popolare”, e perché noi dovremmo essere diversi?

OGGIGIORNO l’ubbidienza non va di moda. Molti, nel prendere decisioni, non si fanno guidare nemmeno da un principio generale come ‘Fai ciò che è giusto’. Piuttosto sembrano ispirarsi al motto ‘Fai quello che vuoi’, o peggio, ‘Cerca di farla franca’. Per riscontrarlo basta osservare gli automobilisti che ignorano i segnali stradali, gli investitori che violano le regole della finanza e gli alti funzionari che infrangono le leggi che forse loro stessi hanno contribuito a stabilire. Questo ‘lanciarsi’ a capofitto nella “condotta popolare”, per quanto sbagliata e pericolosa, era comune anche ai giorni di Geremia. — Ger. 8:6.

2 Capiamo che chi desidera ottenere il favore dell’Iddio Onnipotente non può limitarsi a seguire la “condotta popolare”. Fatto interessante, Geremia delineò un contrasto tra chi ‘non aveva ubbidito alla voce di Geova’ e chi voleva ubbidirgli. (Ger. 3:25; 7:28; 26:13; 38:20; 43:4, 7) Ciascuno di noi dovrebbe esaminarsi per capire qual è la sua posizione al riguardo. Perché? Perché gli attacchi di Satana mirati a infrangere l’integrità dei veri adoratori sono diventati sempre più aggressivi. Satana è come un serpente che tende immobile l’agguato per poi colpire la preda con il suo morso letale. Essere decisi a ubbidire alla voce di Geova ci aiuta a stare alla larga dal veleno di quel serpente. Ma come possiamo rafforzare la nostra determinazione di ubbidire a Geova? Gli scritti di Geremia possono aiutarci.

COLUI AL QUALE DOBBIAMO UBBIDIENZA

3. Perché Geova merita la nostra ubbidienza?

3 Perché Geova merita la nostra completa ubbidienza? Geremia ne rivela una ragione chiamandolo “il Fattore della terra mediante la sua potenza, Colui che stabilisce fermamente il paese produttivo mediante la sua sapienza”. (Ger. 10:12) Geova è il Sovrano dell’universo. Dovremmo temerlo al di sopra di qualunque altro governante. Ha l’assoluto diritto di richiedere che ubbidiamo ai suoi saggi comandi, che sono sempre per il nostro bene. — Ger. 10:6, 7.

Illustrazione a pagina 69

Se beviamo l’“acqua viva” che Geova provvede avremo la forza di ubbidire

4, 5. (a) Quale verità impararono gli ebrei durante i periodi di siccità? (b) In che modo gli abitanti di Giuda sprecarono l’“acqua viva” fornita da Geova? (c) Come possiamo dissetarci bevendo l’“acqua viva” che Geova provvede?

4 Oltre a essere il Sovrano dell’universo, però, Geova è anche Colui che sostiene la vita, la nostra vita. Questo divenne drammaticamente chiaro agli ebrei che vivevano al tempo di Geremia. L’Egitto dipendeva in larga misura dalle acque di un fiume, il Nilo. La situazione era diversa nella Terra Promessa. Il popolo di Dio faceva affidamento soprattutto sulle piogge stagionali, grazie alle quali spesso venivano riempite delle cisterne sotterranee. (Deut. 11:13-17) Solo Geova poteva mandare la pioggia necessaria per rendere fertile il terreno. D’altra parte, poteva anche trattenerla. Perciò ai giorni di Geremia gli ebrei disubbidienti dovettero affrontare una serie di devastanti siccità, che lasciarono campi e vigne secchi e pozzi e cisterne asciutti. — Ger. 3:3; 5:24; 12:4; 14:1-4, 22; 23:10.

5 Anche se consideravano preziosa l’acqua letterale, quegli ebrei disprezzavano l’“acqua viva” che Geova offriva in abbondanza. Lo facevano disubbidendo deliberatamente alla sua Legge e confidando nelle alleanze che avevano stretto con le nazioni circostanti. Erano nella situazione di chi versa la poca acqua rimastagli in una cisterna che, avendo delle crepe, non può contenere nulla: dovettero pagare le conseguenze delle proprie azioni. (Leggi Geremia 2:13; 17:13). Non abbiamo alcuna ragione di recare una grave calamità su di noi tenendo una condotta simile. Geova continua a fornirci generosamente la sua guida basata sulla sua Parola ispirata. È ovvio che per trarre beneficio da questa “acqua viva” dobbiamo studiare la Bibbia regolarmente e sforzarci di vivere in armonia con essa.

6. (a) Descrivete l’atteggiamento del re Sedechia in relazione all’ubbidienza a Geova. (b) Perché, secondo voi, il re non fu saggio?

6 L’ubbidienza diventava sempre più importante per gli abitanti di Giuda man mano che si avvicinava il giorno stabilito da Dio per la resa dei conti. Chiunque voleva il favore e la protezione di Geova doveva pentirsi e iniziare a ubbidirgli. Il re Sedechia era chiamato a prendere una decisione al riguardo. Non aveva però la forza necessaria per fare ciò che era giusto. Quando i suoi subalterni gli chiesero di mettere a morte Geremia, si comportò da smidollato e non oppose resistenza. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, con l’aiuto di Ebed-Melec il profeta sopravvisse a quell’attentato alla sua vita. In seguito esortò Sedechia: “Ubbidisci, ti prego, alla voce di Geova”. (Leggi Geremia 38:4-6, 20). Per il suo stesso bene il re doveva prendere una decisione: avrebbe ubbidito a Dio?

Perché fu appropriato che Geremia esortasse più volte gli ebrei a ubbidire a Dio?

UBBIDIRE A GEOVA HA LA PRIORITÀ

7. Quali sono alcune situazioni in cui la nostra ubbidienza potrebbe essere messa alla prova?

7 Oggi l’ubbidienza è importante come lo era ai giorni di Geremia. Quanto è forte la nostra determinazione di ubbidire a Geova? Se incappassimo in un sito Internet dal contenuto pornografico, continueremmo a guardare o resisteremmo alla tentazione uscendo immediatamente dal sito? Che dire se un non credente, ad esempio un collega o un compagno di scuola, ci chiedesse un appuntamento? Avremmo la forza di rifiutare? Se vedessimo del materiale apostata, stampato o in Internet, saremmo incuriositi o disgustati? Se ci trovassimo in queste o altre situazioni, teniamo a mente le parole di Geremia 38:20.

8, 9. (a) Perché è saggio ascoltare quando gli anziani cercano di aiutarci? (b) Come dovremmo considerare i ripetuti sforzi degli anziani?

8 Spesso Geova, per mezzo di Geremia, diede al popolo esortazioni come questa: “Volgetevi, suvvia, ciascuno dalla sua cattiva via, e rendete buone le vostre vie e le vostre azioni”. (Ger. 7:3; 18:11; 25:5; leggi Geremia 35:15). Analogamente, oggi gli anziani cristiani fanno del loro meglio per aiutare i compagni di fede che sono spiritualmente in pericolo. Se a volte gli anziani vi consigliano di evitare una condotta poco saggia o errata, ascoltateli. Hanno lo stesso obiettivo che aveva Geremia.

9 Forse gli anziani vi ricorderanno dei princìpi scritturali che vi hanno già menzionato. Ripetere un consiglio non è mai facile, ma diventa ancora più difficile quando chi ne ha bisogno mostra un atteggiamento simile a quello della maggioranza degli ebrei che udirono le parole di Geremia. Cercate di considerare i ripetuti sforzi degli anziani come espressioni dell’amore di Geova. Bisogna anche ammettere che Geremia non avrebbe avuto bisogno di ripetere i suoi avvertimenti se dall’altra parte ci fosse stata una reazione consona. L’unico modo per evitare che un consiglio ci venga ripetuto è seguirlo prontamente.

Illustrazione a pagina 70

Quando gli anziani cercano di aiutarvi, ascoltateli

GEOVA PERDONA GENEROSAMENTE, MA NON IN MODO AUTOMATICO

10. Perché il perdono di Geova non è un fatto automatico?

10 Per quanto ci sforziamo, in questo sistema di cose non possiamo ubbidire a Geova in modo perfetto. Siamo perciò grati che lui sia pronto a perdonare le nostre mancanze. Il perdono di Geova, però, non è un fatto automatico. Perché? Perché il peccato è ripugnante per lui. (Isa. 59:2) Quindi vuole essere certo che meritiamo il suo perdono.

11. Perché chi nasconde un peccato non può farla franca?

11 Come abbiamo notato, molti ebrei contemporanei di Geremia avevano l’abitudine di disubbidire a Dio, e quindi abusavano della sua pazienza e misericordia. Nei nostri giorni un servitore di Dio potrebbe sviluppare una simile tendenza? Sì, se ignorasse i rammemoratori di Geova e iniziasse a praticare il peccato. Alcune volte questo avviene in modo evidente, ad esempio quando ci si sposa senza essere scritturalmente liberi di farlo. Ma anche se un peccato fosse nascosto agli occhi umani, chi disubbidisce a Geova si trova su una china pericolosa. Quelli che hanno una doppia vita potrebbero pensare che non verranno mai scoperti. La realtà, però, è che Dio legge la mente e il cuore e può vedere ciò che accade nel segreto. (Leggi Geremia 32:19). Cosa dovrebbe fare allora chi ha veramente disubbidito a Dio?

12. Cosa devono fare a volte gli anziani per proteggere la congregazione?

12 Molti ebrei disprezzarono l’aiuto offerto più volte da Geova per mezzo di Geremia. Allo stesso modo oggi chi ha commesso un peccato grave potrebbe rifiutare di pentirsi, rigettando l’aiuto degli anziani. In un caso del genere gli anziani devono seguire il comando scritturale e proteggere la congregazione disassociando il trasgressore. (1 Cor. 5:11-13; vedi il riquadro “Vivere senza legge”, a pagina 73). Ma questo significa forse che non ci sia più speranza per lui e che non possa tornare a godere del favore di Geova? No. Anche se gli israeliti si erano ribellati molto tempo prima, Dio disse loro: “Tornate, figli rinnegati. Io sanerò la vostra condizione di rinnegati”. (Ger. 3:22)a Geova invita i trasgressori a tornare a lui. Anzi, li esorta a farlo.

VIVERE SENZA LEGGE

Come vivevano gli ebrei dopo la distruzione di Gerusalemme? Geremia ce ne dà un’idea in Lamentazioni 2:9. Le mura che un tempo proteggevano la città erano diroccate. Forse erano state distrutte anche le sbarre delle sue porte. Ma quel che è peggio, ‘non c’era legge’. Geremia intendeva forse dire che tra i sopravvissuti regnasse l’anarchia? È più probabile che si riferisse alla perdita della sicurezza spirituale e del conforto di cui gli ebrei avevano goduto un tempo, quando i sacerdoti e i profeti li istruivano fedelmente nella Legge di Dio. I falsi profeti a cui prestavano ora attenzione non ricevevano davvero “visioni”, o istruzioni, da Geova; le loro “visioni” erano “senza valore”. — Lam. 2:14.

Chi è stato disassociato dalla congregazione cristiana potrebbe sentirsi in una situazione simile. Non gode più della calorosa amicizia dei fratelli spirituali e neanche dell’amorevole cura degli anziani. È lontano dalla vitale istruzione spirituale che un tempo riceveva. Nel mondo, dove “non c’è legge” da parte di Geova, avverte probabilmente un enorme senso di vuoto. Ciò nonostante, può tornare ad avere una condizione approvata dinanzi a Geova e a ricevere grandi benedizioni spirituali. (2 Cor. 2:6-10) Senza dubbio, però, è molto meglio ubbidire a Geova e non ritrovarsi mai nella condizione di chi è senza legge.

Perché quando sbagliamo la cosa saggia da fare è chiedere perdono a Dio?

UBBIDIAMO A GEOVA TORNANDO A LUI

13. Cosa deve riconoscere chi vuole tornare a Geova?

13 Per tornare a Dio, come indicò Geremia, una persona deve chiedersi: ‘Che ho fatto?’ Poi, alla luce delle norme scritturali, deve ammettere onestamente qual è la risposta a questa domanda. Al tempo di Geremia gli ebrei impenitenti non vollero autoesaminarsi. Rifiutarono di riconoscere la portata dei loro peccati, quindi per Geova fu impossibile perdonarli. (Leggi Geremia 8:6). Al contrario un peccatore pentito si rende conto del fatto che disubbidendo a Geova Dio ha recato disonore sul Suo nome e sulla congregazione cristiana. Chi è davvero pentito è anche profondamente dispiaciuto dei danni arrecati a persone innocenti. È pronto a riconoscere che solo se accetta appieno le conseguenze delle sue cattive azioni la sua richiesta di perdono avrà valore agli occhi di Geova. Per tornare ad avere il favore di Dio, però, occorre dell’altro.

14. In che modo una persona ‘torna fino a Geova’? (Vedi anche il riquadro “Che cos’è il pentimento?”, a pagina 74).

14 Una persona veramente pentita scruta a fondo i propri motivi e desideri, nonché le proprie abitudini. (Leggi Lamentazioni 3:40, 41). Riflette su quegli aspetti della vita in cui è debole, ad esempio in relazione all’amicizia con persone dell’altro sesso, all’uso di alcol e tabacco, a Internet o alle questioni d’affari. Come una casalinga, che per pulire e igienizzare la casa arriva anche negli angoli più nascosti, chi è pentito dovrebbe impegnarsi strenuamente per ripulire i suoi pensieri e la sua vita privata. Deve ‘tornare fino a Geova’ soddisfacendo i requisiti da lui stabiliti e conformandosi alle sue norme. Al tempo di Geremia alcuni ebrei tornarono a Geova “falsamente”. Asserivano di provare rimorso, ma non cambiarono mai né la loro condizione di cuore né la loro vita. (Ger. 3:10) A differenza di quelle persone, coloro che chiedono sinceramente di essere perdonati non cercano di ingannare Geova e la sua congregazione. Invece di preoccuparsi di salvare la faccia o di tornare a godere della compagnia dei parenti o di altri fratelli, vogliono lasciarsi completamente alle spalle il male fatto e meritare il perdono e il favore di Dio.

CHE COS’È IL PENTIMENTO?

Nella Bibbia i termini ebraici e greci che si riferiscono al pentimento hanno a che fare con l’atteggiamento della persona, la quale cambia parere in merito a una condotta o a un’azione errata che ha intrapreso o sta per intraprendere. Queste parole descrivono pure i sentimenti di rammarico che la persona prova, e in ebraico includono anche il concetto di conforto. (2 Sam. 13:39; Giob. 42:6) La Bibbia indica chiaramente che il vero pentimento chiama in causa azioni motivate da sentimenti intensi e profondi. È questo il tipo di pentimento che Geova vuole vedere in coloro che dicono di provare rammarico per i propri peccati. — Ger. 31:18, 19.

15. Che tipo di preghiere rivolge a Dio una persona sinceramente pentita?

15 Un elemento fondamentale in relazione al pentimento è la preghiera. Nei tempi antichi era comune pregare levando le mani al cielo. Oggi, per usare le parole di Geremia, una persona sinceramente pentita prega ‘innalzando il cuore insieme alle palme delle mani a Dio’. (Lam. 3:41, 42) Il rimorso spinge il peccatore pentito ad agire in armonia con la sua accorata richiesta di perdono. Le sue preghiere sono sincere, perché sgorgano dal profondo del cuore.

Illustrazione a pagina 75

‘Perché non ho voluto ascoltare?’

16. Perché è giusto tornare a Dio?

16 È chiaro che per ammettere appieno i suoi errori il peccatore può aver bisogno di mettere da parte l’orgoglio. Una cosa è certa: Geova vuole che i peccatori tornino a lui. Il suo cuore non rimane indifferente quando un uomo è profondamente pentito. I sentimenti di Geova diventano “tumultuosi”, tanto forte è il suo desiderio di perdonare coloro che si sono pentiti dei propri peccati, come fece nel caso degli israeliti che tornarono dall’esilio. (Ger. 31:20) È davvero rassicurante sapere che Dio concede pace e speranza a quelli che gli ubbidiscono! (Ger. 29:11-14) In questo modo è possibile riottenere un posto tra i suoi devoti servitori.

L’UBBIDIENZA PUÒ PROTEGGERCI

17, 18. (a) Chi erano i recabiti? (b) Come illustrato a pagina 77, per che cosa ricordiamo i recabiti?

17 Ubbidire strettamente a Geova è la scelta più sicura. Lo capiamo da quanto accadde ai recabiti al tempo di Geremia. Quegli uomini seguivano i comandi restrittivi dati oltre due secoli prima da Gionadab, il loro antenato chenita che si era schierato lealmente dalla parte di Ieu. Tra questi comandi c’era quello di non bere vino. Anche se Gionadab era vissuto molto tempo prima, i recabiti continuavano a ubbidire. Per metterli alla prova, Geremia li portò in una sala da pranzo del tempio e mise loro davanti del vino, invitandoli a bere. Essi risposero: “Non berremo vino”. — Ger. 35:1-10.

18 Anche se il loro antenato era morto da molto tempo, per i recabiti era importante ubbidirgli. I veri adoratori dovrebbero ubbidire in modo ancora più scrupoloso ai comandi dell’Iddio vivente. Geova fu colpito dalla fermezza con cui i recabiti ubbidivano, in stridente contrasto con gli ebrei disubbidienti. Così promise loro che li avrebbe protetti dall’imminente calamità. Volendo trarne una lezione, non è ragionevole concludere che chi ubbidisce strettamente a Geova può essere certo della sua protezione durante la grande tribolazione? — Leggi Geremia 35:19.

Illustrazione a pagina 77

Perché il pentimento in relazione a peccati gravi è un aspetto importante dell’ubbidienza? In che modo l’ubbidienza ci aiuta a evitare di doverci pentire?

GEOVA NON ABBANDONA CHI GLI UBBIDISCE

19. In che modo Dio protegge chi gli ubbidisce?

19 Geova Dio non ha smesso di avere tenera cura dei suoi servitori. Anche oggi protegge dai pericoli spirituali chi gli ubbidisce. Come nell’antichità una città era protetta dagli attacchi grazie alle sue alte mura, la legge di Dio protegge chi la studia e la mette sempre in pratica. Rimarremo all’interno delle mura protettive che Dio ha posto con le sue norme morali? Possiamo essere certi che se lo faremo le cose ci andranno bene. (Ger. 7:23) Molte esperienze lo dimostrano. — Vedi il riquadro “L’ubbidienza a Geova ci protegge”, a pagina 78.

20, 21. (a) Di cosa possiamo essere certi se serviamo Geova? (b) Come reagì il re Ioiachim al messaggio che Dio gli diede per mezzo di Geremia?

20 Può essere difficile servire Dio a causa dell’opposizione, a prescindere dal fatto che sorga in famiglia, sul posto di lavoro o a scuola, o che a opporsi siano le autorità. Possiamo però essere certi che se gli ubbidiamo strettamente e in ogni situazione, Geova rimarrà al nostro fianco anche nel più complesso dei frangenti. Non dimentichiamo: Geremia avrebbe incontrato aspra opposizione, ma Geova promise di sostenerlo, e mantenne la promessa. (Leggi Geremia 1:17-19). Uno degli avvenimenti in relazione al quale fu evidente il sostegno divino ebbe luogo al tempo del re Ioiachim.

21 Pochi governanti di Israele si opposero ai portavoce di Dio con l’accanimento di Ioiachim. Prendiamo il caso di Urija, un profeta contemporaneo di Geremia. Il malvagio re Ioiachim lo fece inseguire oltre i confini nazionali. Quando quel profeta di Geova fu riportato in patria, il re lo fece uccidere. (Ger. 26:20-23) Nel quarto anno del regno di Ioiachim, Geova comandò a Geremia di scrivere tutto quello che Lui gli aveva dichiarato fino ad allora e poi di leggere ad alta voce i suoi scritti nel tempio. Ioiachim riuscì ad avere il rotolo di Geremia e se lo fece leggere da un funzionario di corte. Durante la lettura, il re fece a pezzi il documento e lo gettò nel fuoco, anche se alcuni principi lo imploravano di non farlo. Poi inviò degli uomini ad arrestare Geremia e Baruc. Che accadde? “Geova li tenne nascosti”. (Ger. 36:1-6; leggi Geremia 36:21-26). Non permise a Ioiachim di fare del male a quei due uomini fedeli.

L’UBBIDIENZA A GEOVA CI PROTEGGE

L’ubbidienza a Geova ha recato grandi benefìci a un giovane Testimone della Spagna. Egli scrive: “A scuola una ragazza mi chiese un appuntamento. Era molto carina, ma io sapevo che uscire con qualcuno che non ama Geova è pericoloso.

“Più o meno in quel periodo i compagni di classe insistevano che partecipassi alla festa di fine anno. Quando spiegai loro le ragioni scritturali per cui non ci sarei andato, mi insultarono e mi fecero sentire un emarginato. Parlai della cosa con un anziano della mia congregazione, che mi chiese: ‘Una persona che non rispetta le tue decisioni e i tuoi valori morali può essere un vero amico per te?’ Quelle parole mi rafforzarono e mi aiutarono a resistere alle pressioni dei compagni di classe.

“Sono così felice di averlo fatto. Durante quella festa una ragazza fu stuprata. La stessa sera, tre dei miei compagni di classe rimasero gravemente feriti in un incidente stradale dovuto al fatto che chi era alla guida aveva bevuto. Se fossi andato alla festa, forse in quella macchina ci sarei stato anch’io. Ringrazio Geova di avermi dato la forza di ubbidirgli nonostante le pressioni dei compagni di scuola”.

22, 23. Cosa ci insegna in merito al sostegno divino l’esperienza di una Testimone dell’Asia centrale?

22 Se lo ritiene opportuno, anche oggi Geova può nascondere i suoi servitori dai pericoli. Più spesso però dà loro il coraggio e la sapienza necessari per continuare a predicare la buona notizia. Prendete il caso di una sorella che chiameremo Gulistan. Questa madre sola con quattro figli ha ricevuto il sostegno di Geova. Per un periodo è stata l’unica Testimone di un’estesa area dell’Asia centrale in cui le autorità si oppongono alla predicazione del Regno. La congregazione più vicina dista più di 400 chilometri, quindi raramente Gulistan può godere della compagnia di cristiani maturi. Nonostante l’opposizione e altri problemi, predica di casa in casa e trova molte persone che mostrano interesse. Un rapporto recente indicava che era arrivata a studiare la Bibbia anche con 20 persone e si prendeva cura di un gruppo sempre più nutrito di pecore di Geova.

23 Nello stesso modo in cui ha agito con Geremia e con Testimoni come Gulistan, Dio è pronto ad aiutare noi e tutti quelli che lo servono con ubbidienza. Siamo quindi risoluti a ubbidire a lui quale Governante anziché agli uomini. Così l’opposizione e altri ostacoli non ci impediranno di lodare pubblicamente il solo vero Dio nel territorio. — Ger. 15:20, 21.

24. Quali benefìci ci reca ora l’ubbidienza?

24 Non si possono provare vera gioia e soddisfazione vivendo in modo indipendente dal Creatore. (Ger. 10:23) Dopo aver studiato quello che Geremia scrisse in merito all’ubbidienza, riuscite a scorgere dei modi in cui potete permettere a Geova di dirigere più pienamente i vostri passi? I suoi comandi costituiscono l’unica guida in grado di dare agli esseri umani felicità e appagamento in misura completa. “Ubbidite alla mia voce”, ci esorta Geova, “affinché vi vada bene”. — Ger. 7:23.

In che modo ciò che impariamo sull’ubbidienza dal libro di Geremia può influire sulla nostra relazione con Dio?

a Qui Geova si stava rivolgendo al regno settentrionale di Israele. Quando Geremia espose loro questo messaggio, gli abitanti del regno delle dieci tribù erano in esilio da un centinaio d’anni. Geremia sapeva che la nazione non si era ancora pentita. (2 Re 17:16-18, 24, 34, 35) Ciò nonostante, singoli israeliti potevano riottenere il favore divino e anche tornare dall’esilio.

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