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  • Una lezione di umiltà durante l’ultima Pasqua
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gesù lava i piedi agli apostoli per insegnare loro l’umiltà

      CAPITOLO 116

      Una lezione di umiltà durante l’ultima Pasqua

      MATTEO 26:20 MARCO 14:17 LUCA 22:14-18 GIOVANNI 13:1-17

      • GESÙ CELEBRA L’ULTIMA PASQUA CON GLI APOSTOLI

      • LAVANDO I PIEDI AGLI APOSTOLI INSEGNA UN’IMPORTANTE LEZIONE

      Seguendo le indicazioni di Gesù, Pietro e Giovanni sono già arrivati a Gerusalemme per fare i preparativi in vista della Pasqua. Più tardi anche Gesù e gli altri 10 apostoli si mettono in cammino. È pomeriggio e mentre scendono dal Monte degli Ulivi il sole si sta abbassando all’orizzonte. È l’ultima volta che Gesù può ammirare questa veduta con la luce del giorno prima della sua risurrezione.

      Ben presto Gesù e quelli che sono con lui raggiungono la città e si dirigono verso la casa dove consumeranno la cena pasquale. Salgono le scale per arrivare alla grande stanza che si trova al piano di sopra. Tutto è già pronto e Gesù può cenare da solo con gli apostoli. Da tempo attende questo momento; infatti dice: “Ho tanto desiderato mangiare con voi questa Pasqua prima di soffrire” (Luca 22:15).

      I partecipanti alla Pasqua seguono l’usanza, introdotta molti anni prima, di passarsi alcuni calici di vino. Dopo aver preso uno di questi calici, Gesù rende grazie a Dio e dice: “Prendetelo e fatelo passare fra voi, perché, vi dico, d’ora in poi non berrò più il prodotto della vite finché non verrà il Regno di Dio” (Luca 22:17, 18). Con queste parole Gesù fa capire chiaramente che la sua morte è vicina.

      A un certo punto durante la cena pasquale, accade qualcosa di inaspettato. Gesù si alza, si toglie il manto e prende un telo. Poi mette dell’acqua in un catino che ha a portata di mano. Di solito è responsabilità del padrone di casa incaricare qualcuno, forse un servitore, di lavare i piedi ai propri ospiti (Luca 7:44). Ma in questa occasione non c’è un padrone di casa, così è Gesù a compiere questo gesto di ospitalità. Chiunque tra gli apostoli avrebbe potuto prendere l’iniziativa, ma nessuno lo ha fatto. Si comportano in questo modo perché esiste ancora una certa rivalità tra di loro? Qualunque sia il motivo, vedere Gesù che compie questo gesto li mette in imbarazzo.

      Quando arriva il suo turno, Pietro obietta: “Di sicuro tu non mi laverai mai i piedi!” Gesù replica: “Se non ti lavo, non condividerai nulla con me”. Pietro esclama: “Signore, allora lavami non solo i piedi, ma anche le mani e la testa!” Sicuramente deve rimanere sorpreso dalla risposta di Gesù: “Chi ha fatto il bagno ha bisogno di lavarsi solo i piedi, perché in realtà è completamente puro. E voi siete puri, ma non tutti” (Giovanni 13:8-10).

      Gesù lava i piedi a tutti e 12 gli apostoli, incluso Giuda Iscariota. Dopo aver indossato di nuovo il manto ed essersi rimesso a tavola, Gesù chiede: “Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate ‘Maestro’ e ‘Signore’, e a ragione, perché lo sono. Perciò, se io che sono il Signore e il Maestro vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Io infatti vi ho dato l’esempio, affinché come vi ho fatto io, così facciate anche voi. In verità, sì, in verità vi dico che uno schiavo non è più grande del suo padrone, né chi è mandato è più grande di colui che lo manda. Sapendo queste cose, siete felici se le fate” (Giovanni 13:12-17).

      Che splendida lezione sull’importanza di servire con umiltà! I discepoli di Gesù non dovrebbero concentrarsi sulla posizione, sentendosi superiori agli altri e aspettandosi di essere serviti. Piuttosto dovrebbero imitare l’esempio di Gesù. Questo non significa lavare i piedi a qualcuno seguendo una sorta di rituale, ma essere disposti a servire gli altri con umiltà e in modo imparziale.

      • Durante la cena pasquale, con quali parole Gesù indica che la sua morte è vicina?

      • Perché è inconsueto che sia proprio Gesù a lavare i piedi agli apostoli?

      • Svolgendo l’umile compito di lavare i piedi agli apostoli, quale lezione sta impartendo Gesù?

  • La Cena del Signore
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Mentre è con gli undici apostoli fedeli Gesù istituisce la Cena del Signore

      CAPITOLO 117

      La Cena del Signore

      MATTEO 26:21-29 MARCO 14:18-25 LUCA 22:19-23 GIOVANNI 13:18-30

      • GIUDA È COLUI CHE TRADIRÀ GESÙ

      • GESÙ ISTITUISCE UNA NUOVA CELEBRAZIONE

      In precedenza durante la serata Gesù ha insegnato agli apostoli una lezione sull’umiltà lavando loro i piedi. Ora, a quanto pare dopo la cena pasquale, cita una profezia di Davide: “L’uomo con cui ero in pace, di cui mi fidavo e che mangiava il mio pane, ha alzato il calcagno contro di me”. Poi spiega: “Uno di voi mi tradirà” (Salmo 41:9; Giovanni 13:18, 21).

      Gli apostoli si guardano l’un l’altro e ciascuno chiede: “Signore, non sono io, vero?” Perfino Giuda Iscariota fa la stessa domanda. Pietro invita Giovanni, che è a tavola accanto a Gesù, a chiedergli chi sia il traditore. Per questo Giovanni si avvicina ancora di più a Gesù e gli domanda: “Signore, chi è?” (Matteo 26:22; Giovanni 13:25).

      Gesù risponde: “È quello a cui darò il pezzo di pane che intingo”. Dopo aver intinto un po’ di pane in un piatto che si trova sul tavolo, Gesù lo dà a Giuda e dice: “Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Sarebbe stato meglio per quell’uomo se non fosse mai nato” (Giovanni 13:26; Matteo 26:24). Quindi Satana entra in Giuda: quest’uomo che aveva già iniziato a comportarsi male ora si lascia impiegare dal Diavolo per fare la sua volontà, diventando così “il figlio della distruzione” (Giovanni 6:64, 70; 12:4; 17:12).

      Gesù rivolge a Giuda queste parole: “Quello che stai facendo, fallo più in fretta”. Dato che Giuda tiene la cassa, gli altri apostoli pensano che Gesù gli stia dicendo di comprare quello che serve per la festa o di dare qualcosa ai poveri (Giovanni 13:27-30). Giuda invece esce per tradire Gesù.

      La stessa sera della cena pasquale, Gesù istituisce una nuova celebrazione, una cena completamente diversa. Prende un pane, pronuncia una preghiera di ringraziamento, lo spezza e lo dà agli apostoli, dicendo: “Questo rappresenta il mio corpo, che dev’essere dato in vostro favore. Continuate a far questo in mio ricordo” (Luca 22:19). Il pane viene fatto girare fra gli apostoli e tutti ne mangiano.

      Poi Gesù prende un calice di vino, pronuncia un’altra preghiera di ringraziamento e lo fa passare tra di loro. Ciascuno degli apostoli beve dal calice, riguardo al quale Gesù afferma: “Questo calice rappresenta il nuovo patto basato sul mio sangue, che dev’essere versato in vostro favore” (Luca 22:20).

      In questo modo Gesù istituisce una celebrazione perché venga ricordata la sua morte. Tutti i discepoli la dovranno osservare ogni anno, il 14 nisan. Servirà a non dimenticare quello che Gesù e suo Padre hanno fatto per consentire a chiunque abbia fede di sfuggire alla condanna del peccato e della morte. La Pasqua ricordava agli ebrei la loro liberazione; questa nuova celebrazione è ancora più importante perché dà risalto alla completa liberazione che attende chi ha fede.

      Gesù dice che il suo sangue “dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati”. Tra i molti che riceveranno tale perdono ci sono gli apostoli fedeli e altri discepoli come loro. Queste persone saranno con Gesù nel Regno del Padre suo (Matteo 26:28, 29).

      • Quale profezia biblica cita Gesù, e come la spiega?

      • Parlando a Giuda cosa gli dice di fare Gesù, ma come interpretano gli altri apostoli le sue parole?

      • Quale nuova celebrazione istituisce Gesù, e a che scopo?

  • Gli apostoli discutono su chi sia il più grande
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gli apostoli discutono su chi di loro sia il più grande

      CAPITOLO 118

      Gli apostoli discutono su chi sia il più grande

      MATTEO 26:31-35 MARCO 14:27-31 LUCA 22:24-38 GIOVANNI 13:31-38

      • GESÙ CORREGGE IL PUNTO DI VISTA DEGLI APOSTOLI SULLA PREMINENZA

      • PREDICE CHE PIETRO LO RINNEGHERÀ

      • L’AMORE CONTRADDISTINGUE I DISCEPOLI DI GESÙ

      Gesù sta trascorrendo l’ultima sera in compagnia degli apostoli. Quando ha lavato loro i piedi, ha trasmesso una splendida lezione sull’importanza di servire con umiltà. Questo è stato decisamente appropriato, visto che gli apostoli si sono dimostrati carenti al riguardo. Infatti, anche se fanno del loro meglio per servire Dio, si preoccupano ancora di stabilire chi fra loro sia il più grande (Marco 9:33, 34; 10:35-37). Questa tendenza emerge anche stasera.

      Tra gli apostoli scoppia “un’accesa discussione su chi fra loro [debba] essere considerato il più grande” (Luca 22:24). Gesù dev’essere davvero triste vedendoli litigare per l’ennesima volta, ma come affronta la situazione?

      Invece di rimproverarli per il loro atteggiamento e per come si stanno comportando, Gesù ragiona pazientemente con gli apostoli dicendo: “I re delle nazioni le dominano, e quelli che hanno autorità su di esse vengono chiamati benefattori. Voi, però, non dovete essere così. [...] Chi è infatti più grande tra colui che sta a tavola e colui che serve?” Poi, riferendosi all’esempio che ha costantemente dato loro, Gesù afferma: “Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Luca 22:25-27).

      Nonostante siano imperfetti, gli apostoli sono rimasti al fianco di Gesù in molte situazioni difficili. Quindi Gesù assicura loro: “Come il Padre mio ha fatto un patto con me, io faccio un patto con voi per un regno” (Luca 22:29). Questi uomini si sono dimostrati discepoli leali. Il patto che Gesù stringe con loro fornisce una garanzia che entreranno nel Regno e governeranno insieme a lui.

      Pur avendo una prospettiva tanto meravigliosa, al momento gli apostoli sono ancora esseri umani imperfetti. Gesù li avverte: “Satana ha chiesto di avervi per vagliarvi come il grano”. Quando viene vagliato, il grano si disperde (Luca 22:31). Poi li avvisa: “Questa notte la fede di tutti voi vacillerà a motivo di quello che mi succederà, perché è scritto: ‘Colpirò il pastore, e le pecore del gregge si disperderanno’” (Matteo 26:31; Zaccaria 13:7).

      Sentendosi sicuro di sé, Pietro esclama: “Anche se la fede di tutti gli altri vacillerà a motivo di quello che ti succederà, la mia non vacillerà mai!” (Matteo 26:33). Gesù però predice che quella stessa notte, prima che il gallo canti due volte, Pietro lo rinnegherà. Comunque, Gesù aggiunge: “Ho supplicato Dio in tuo favore perché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai tornato, rafforza i tuoi fratelli” (Luca 22:32). Ma Pietro ribatte: “Non ti rinnegherò affatto, nemmeno se dovessi morire con te” (Matteo 26:35). Tutti gli altri apostoli dicono la stessa cosa.

      Gesù prosegue: “Sono con voi ancora per poco. Mi cercherete, ma ora dico anche a voi quello che ho detto ai giudei: dove vado io, voi non potete venire”. Inoltre dice: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amato io, amatevi gli uni gli altri anche voi. Grazie a questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore fra voi” (Giovanni 13:33-35).

      Sentendo che Gesù resterà con loro ancora per poco, Pietro domanda: “Signore, dove vai?” Gesù risponde: “Dove vado io, non puoi seguirmi adesso; mi seguirai più in là”. Confuso, Pietro replica: “Signore, perché non posso seguirti adesso? Darò la vita per te!” (Giovanni 13:36, 37).

      Ora Gesù ricorda agli apostoli che quando li aveva mandati a compiere il giro di predicazione in Galilea li aveva esortati a partire senza borse per il denaro né bisacce da cibo (Matteo 10:5, 9, 10). Quindi chiede: “Vi è mancato qualcosa?” Loro rispondono: “Niente!” Ma cosa dovranno fare nel periodo che li attende? Gesù fornisce queste istruzioni: “Chi ha una borsa per il denaro la prenda, e così pure chi ha una bisaccia per il cibo; e chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una. Vi dico infatti che in me deve adempiersi ciò che è scritto: ‘È stato annoverato tra i malfattori’. E in effetti queste parole che mi riguardano stanno per adempiersi” (Luca 22:35-37).

      Gesù si sta riferendo al momento in cui verrà inchiodato a un palo accanto a dei malfattori. Dopo questo avvenimento i suoi discepoli subiranno una spietata persecuzione. Al presente, comunque, si sentono pronti ad affrontarla. Infatti dicono: “Signore, ecco due spade”. Gesù replica: “È sufficiente” (Luca 22:38). Il fatto che abbiano queste due spade darà a Gesù l’opportunità di insegnare un’altra preziosa lezione di lì a poco.

      • Perché gli apostoli stanno discutendo, e come affronta Gesù la situazione?

      • Quale garanzia fornisce il patto che Gesù stringe con i suoi leali discepoli?

      • Quando Pietro si dimostra sicuro di sé, cosa gli dice Gesù?

  • Gesù: la via, la verità, la vita
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gesù insieme agli undici apostoli fedeli nella stanza al piano di sopra

      CAPITOLO 119

      Gesù: la via, la verità, la vita

      GIOVANNI 14:1-31

      • GESÙ ANDRÀ A PREPARARE UN POSTO PER GLI APOSTOLI

      • PROMETTE UN SOCCORRITORE

      • IL PADRE È PIÙ GRANDE DI GESÙ

      Dopo aver istituito la Commemorazione, Gesù è ancora insieme agli apostoli nella stanza al piano di sopra. Ora rivolge loro queste parole incoraggianti: “Il vostro cuore non sia turbato. Esercitate fede in Dio, ed esercitate fede anche in me” (Giovanni 13:36; 14:1).

      Spiegando perché i suoi fedeli apostoli non dovrebbero essere turbati per il fatto che se ne andrà, Gesù dice: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore. [...] Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi accoglierò a casa presso di me, così che dove sono io siate anche voi”. Ad ogni modo, gli apostoli non capiscono che Gesù si sta riferendo al suo ritorno in cielo. “Signore”, domanda Tommaso, “non sappiamo dove vai. Come facciamo a conoscere la via?” (Giovanni 14:2-5).

      “Io sono la via e la verità e la vita”, risponde Gesù. Solo chi ripone fede in lui, accetta i suoi insegnamenti e imita il suo esempio può entrare nella dimora celeste di suo Padre. Infatti Gesù aggiunge: “Nessuno arriva al Padre se non tramite me” (Giovanni 14:6).

      Filippo ascolta Gesù con attenzione e gli chiede: “Signore, mostraci il Padre, e questo ci basta”. A quanto pare Filippo desidera che Dio si manifesti loro in qualche modo, forse tramite una visione come quelle avute da Mosè, Elia e Isaia. Comunque, gli apostoli hanno a loro disposizione qualcosa in più rispetto a quelle visioni. Infatti Gesù replica: “Sono stato con voi così tanto tempo, e tu, Filippo, ancora non mi conosci? Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. Gesù riflette in maniera perfetta la personalità del Padre ed è per questo che stare con lui e osservarlo è come vedere il Padre. Ovviamente quest’ultimo è maggiore del Figlio e Gesù lo fa ben capire dicendo: “Le cose che vi dico non le dico di mia iniziativa” (Giovanni 14:8-10). Gli apostoli si rendono conto che Gesù sta attribuendo a suo Padre tutto il merito di ciò che insegna.

      In presenza degli apostoli, Gesù ha compiuto opere meravigliose e ha annunciato la buona notizia del Regno di Dio. Ora dice loro: “Chi esercita fede in me farà anche lui le opere che faccio io; anzi, farà opere più grandi di queste” (Giovanni 14:12). Gesù non intende dire che compiranno miracoli più grandi dei suoi. Piuttosto, svolgeranno il loro ministero per un periodo di tempo molto più lungo, in un’area molto più estesa e a favore di molte più persone.

      Anche se sta per andarsene, Gesù non abbandonerà gli apostoli. Infatti promette loro: “Se chiederete qualcosa nel mio nome, io lo farò”. Poi aggiunge: “Io mi rivolgerò al Padre, il quale vi darà un altro soccorritore che sia con voi per sempre: lo spirito della verità” (Giovanni 14:14, 16, 17). Con queste parole assicura loro che riceveranno “un altro soccorritore”, cioè lo spirito santo. Questo accadrà il giorno di Pentecoste.

      “Tra poco”, prosegue Gesù, “il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete” (Giovanni 14:19). Oltre ad apparire agli apostoli in forma corporea dopo la sua risurrezione, Gesù in futuro li risusciterà perché vivano con lui in cielo come creature spirituali.

      Gesù adesso afferma una semplice verità: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, ecco chi mi ama. E chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi mostrerò chiaramente a lui”. Sentendo queste parole l’apostolo Giuda, detto anche Taddeo, domanda: “Signore, come mai ti vuoi mostrare chiaramente a noi e non al mondo?” Gesù replica: “Se uno mi ama ubbidirà alla mia parola, e il Padre mio lo amerà [...]. Chi non mi ama non ubbidisce alle mie parole” (Giovanni 14:21-24). A differenza dei suoi discepoli, il mondo non riconosce Gesù come la via, la verità e la vita.

      Quando Gesù non sarà più con loro, in che modo i discepoli potranno ricordare tutti i suoi insegnamenti? Gesù spiega: “Sarà il soccorritore, lo spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, a insegnarvi ogni cosa e a ricordarvi tutto quello che vi ho detto”. Queste parole confortano gli apostoli perché hanno visto quanto è potente lo spirito santo. Gesù aggiunge: “Vi lascio pace; vi do la mia pace [...]. Il vostro cuore non sia turbato né si intimorisca” (Giovanni 14:26, 27). I discepoli non hanno nessun motivo di sentirsi turbati: avranno la guida e la protezione del Padre di Gesù.

      A breve vedranno chiaramente la protezione di Dio. Gesù dice: “Viene il governante del mondo, e lui non ha alcun potere su di me” (Giovanni 14:30). Il Diavolo è riuscito a entrare in Giuda e a controllarlo. Ma Gesù non ha alcuna debolezza dovuta al peccato che Satana possa sfruttare per metterlo contro Dio. Il Diavolo non potrà neppure rendere permanente la morte di Gesù. Perché? Gesù afferma: “Faccio proprio come il Padre mi ha comandato di fare”. Gesù è sicuro che suo Padre lo risusciterà (Giovanni 14:31).

      • Dove andrà Gesù, e quale risposta riceve Tommaso quando chiede come fare a conoscere la via?

      • A quanto pare, cosa desidera vedere Filippo?

      • In che senso i discepoli di Gesù faranno opere più grandi delle sue?

      • Perché è confortante sapere che il Padre è più grande di Gesù?

  • “Tralci” che portano frutto e amici di Gesù
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gesù parla con gli apostoli mentre stanno per uscire dalla stanza al piano di sopra

      CAPITOLO 120

      “Tralci” che portano frutto e amici di Gesù

      GIOVANNI 15:1-27

      • LA “VERA VITE” E I “TRALCI”

      • COME RIMANERE NELL’AMORE DI GESÙ

      Gesù sta incoraggiando i suoi fedeli apostoli in modo aperto e sincero. È tardi, forse oltre la mezzanotte, quando narra una parabola con l’intento di motivarli.

      “Io sono la vera vite, e il Padre mio è l’agricoltore”, inizia Gesù (Giovanni 15:1). Questa parabola ricorda ciò che era stato detto centinaia di anni prima riguardo alla nazione di Israele, definita la vite di Geova (Geremia 2:21; Osea 10:1, 2). Tuttavia Geova sta rigettando questa nazione (Matteo 23:37, 38). Gesù sta quindi introducendo un concetto nuovo: lui stesso è la vite che Geova sta coltivando da quando lo ha unto con lo spirito santo nel 29. Ma Gesù fa capire che la vite non rappresenta solo lui, infatti dice:

      “[Il Padre mio] toglie ogni tralcio che in me non porta frutto, ma tutti quelli che portano frutto li purifica, così che ne portino ancora di più. [...] Proprio come il tralcio non può portare frutto da solo, se non resta attaccato alla vite, così nemmeno voi potete riuscirci se non rimanete uniti a me. Io sono la vite e voi siete i tralci” (Giovanni 15:2-5).

      Gesù ha promesso ai suoi fedeli discepoli che quando non ci sarà più manderà un soccorritore, lo spirito santo. Gli apostoli e altri riceveranno questo spirito 51 giorni dopo e diventeranno così i “tralci” della vite. Tutti loro dovranno rimanere uniti a Gesù. Con quale obiettivo?

      Gesù spiega: “Chi rimane unito a me — e io unito a lui — porta molto frutto, perché separati da me non potete fare nulla”. I “tralci”, ovvero i fedeli discepoli di Gesù, porteranno molto frutto imitando le sue qualità, impegnandosi a parlare ad altri del Regno di Dio e facendo altri discepoli. Cosa accadrà invece a chi non rimarrà unito a Gesù e non porterà frutto? Gesù dice: “Se qualcuno non rimane unito a me viene buttato via”. D’altra parte assicura: “Se rimanete uniti a me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che desiderate e vi sarà concesso” (Giovanni 15:5-7).

      Adesso Gesù ritorna su un argomento di cui ha già parlato due volte: l’importanza di osservare i suoi comandamenti (Giovanni 14:15, 21). Indica un modo fondamentale in cui i discepoli possono dimostrare che lo stanno facendo: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, proprio come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore”. Ma non basta amare Geova Dio e suo Figlio, infatti Gesù aggiunge: “Questo è il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri come vi ho amato io. Nessuno ha un amore più grande di chi cede la vita per i suoi amici. Voi siete miei amici se fate quello che vi comando” (Giovanni 15:10-14).

      Ancora poche ore, e Gesù dimostrerà il suo amore cedendo la vita per tutti coloro che esercitano fede in lui. Il suo esempio dovrebbe spingere i discepoli a mostrare lo stesso tipo di amore altruistico. E sarà proprio questo tipo di amore a contraddistinguerli, come aveva già preannunciato Gesù dicendo: “Grazie a questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore fra voi” (Giovanni 13:35).

      Gli apostoli dovrebbero riflettere sul fatto che Gesù li chiami “amici”. Come mai li considera tali? “Vi ho chiamato ‘amici’”, spiega, “perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho sentito dal Padre mio”. Quanto è prezioso questo legame! Permette loro di essere amici intimi di Gesù e di conoscere quello che gli ha detto il Padre. Ma per rimanere suoi amici i discepoli devono “continuare a portare frutto”. Se lo faranno, vedranno adempiersi le parole di Gesù: “Qualunque cosa chiediate al Padre nel mio nome lui ve la [darà]” (Giovanni 15:15, 16).

      L’amore che questi “tralci” mostreranno l’uno verso l’altro li aiuterà a resistere a ciò che li aspetta. Gesù li avverte che la maggioranza delle persone li odierà, ma allo stesso tempo rivolge loro queste parole incoraggianti: “Se il mondo vi odia, sapete che prima di odiare voi ha odiato me. Se faceste parte del mondo, il mondo amerebbe ciò che gli appartiene. Voi però non fate parte del mondo, [...] ed è per questo che il mondo vi odia” (Giovanni 15:18, 19).

      Continuando a spiegare perché il mondo odierà i discepoli, Gesù aggiunge: “Faranno tutte queste cose contro di voi a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Per indicare che i suoi miracoli condannano coloro che lo odiano, Gesù dice: “Se non avessi fatto fra loro le opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero alcun peccato, ma ora hanno visto me e hanno odiato sia me che il Padre mio”. In realtà, questo sentimento di odio era stato profetizzato nelle Scritture (Giovanni 15:21, 24, 25; Salmo 35:19; 69:4).

      Ancora una volta Gesù promette di mandare il soccorritore, lo spirito santo. Questa potente forza sarà a disposizione di tutti i suoi discepoli e li aiuterà a portare frutto, a “[rendere] testimonianza” (Giovanni 15:27).

      • Nella parabola di Gesù chi rappresentano l’“agricoltore”, la “vite” e i “tralci”?

      • Quale frutto devono produrre i “tralci”?

      • In che modo i discepoli di Gesù possono essere suoi amici, e cosa li aiuterà ad affrontare l’odio da parte del mondo?

  • “Fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo”
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gli apostoli sono rattristati sentendo l’avvertimento di Gesù

      CAPITOLO 121

      “Fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo”

      GIOVANNI 16:1-33

      • PRESTO GLI APOSTOLI NON VEDRANNO PIÙ GESÙ

      • IL DOLORE DEGLI APOSTOLI SI TRASFORMERÀ IN GIOIA

      Gesù e gli apostoli stanno per lasciare la stanza al piano di sopra dove hanno celebrato la Pasqua. Gesù ha dato loro parecchi consigli, e ora aggiunge: “Vi ho detto queste cose perché non perdiate la fede”. Perché questo avvertimento è appropriato? Gesù spiega: “Vi espelleranno dalle sinagoghe. Anzi, verrà il tempo in cui chi vi ucciderà penserà di aver reso sacro servizio a Dio” (Giovanni 16:1, 2).

      Questa notizia potrebbe mettere in apprensione gli apostoli. Anche se Gesù li ha già avvertiti che il mondo li odierà, non ha mai detto apertamente che verranno uccisi. Perché? “Queste cose non ve le ho dette dall’inizio, perché ero con voi”, dice Gesù (Giovanni 16:4). Adesso li sta preparando in vista della sua partenza. Questo potrà aiutarli a non perdere la fede in seguito.

      Gesù prosegue: “Vado da colui che mi ha mandato; eppure nessuno di voi mi chiede: ‘Dove vai?’” Poco prima gli apostoli gli avevano chiesto dove sarebbe andato (Giovanni 13:36; 14:5; 16:5). Ma in questo momento, sconvolti da ciò che hanno sentito sulla persecuzione, sono assaliti da una tale tristezza che non chiedono altre spiegazioni riguardo alla gloria che attende Gesù o a ciò che questo significherà per i veri adoratori. Gesù osserva: “Il vostro cuore si è riempito di tristezza perché vi ho detto queste cose” (Giovanni 16:6).

      Poi spiega: “È un bene per voi che io me ne vada. Infatti, se non me ne vado, il soccorritore non verrà da voi; se invece me ne vado, ve lo manderò” (Giovanni 16:7). Gesù deve morire e andare in cielo: solo in questo modo potrà mandare ai discepoli lo spirito santo, il soccorritore, in qualsiasi parte della terra si trovino.

      Lo spirito santo “darà al mondo prove convincenti in merito al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Giovanni 16:8). Senza dubbio, il fatto che il mondo non esercita fede nel Figlio di Dio risulterà evidente. Inoltre l’ascensione al cielo di Gesù fornirà una prova convincente della sua giustizia e dimostrerà che Satana, “il governante di questo mondo”, merita un giudizio avverso (Giovanni 16:11).

      “Ho ancora molte cose da dirvi”, aggiunge Gesù, “ma ora non siete in grado di comprenderle”. Comunque, quando lo spirito santo verrà versato su di loro, riusciranno a comprendere “tutta la verità” e saranno così in grado di vivere in armonia con quegli insegnamenti (Giovanni 16:12, 13).

      Gesù prosegue: “Tra poco non mi vedrete più, e poi, dopo un po’, mi vedrete di nuovo”. Questa affermazione lascia perplessi gli apostoli, che si chiedono l’un l’altro cosa significhi. Capendo che vogliono saperne di più, Gesù aggiunge: “In verità, sì, in verità vi dico: voi piangerete e farete lutto, ma il mondo esulterà; sarete addolorati, ma il vostro dolore si trasformerà in gioia” (Giovanni 16:16, 20). Quando Gesù verrà ucciso il pomeriggio seguente, i capi religiosi si rallegreranno, mentre i discepoli proveranno dolore; ma questo dolore si trasformerà in gioia quando Gesù sarà risuscitato. Inoltre quando riceveranno lo spirito santo di Dio i discepoli avranno un ulteriore motivo di gioia.

      Paragonando la situazione degli apostoli a quella di una donna che ha le doglie, Gesù dice: “Quando sta per partorire, una donna soffre molto; ma, dopo che ha dato alla luce il bambino, la gioia che un essere umano è venuto al mondo le fa dimenticare la sofferenza”. Poi incoraggia gli apostoli con queste parole: “Anche voi adesso soffrite, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore gioirà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia” (Giovanni 16:21, 22).

      Fino a questo momento gli apostoli non hanno mai chiesto nulla nel nome di Gesù. Ora però lui dice: “Quel giorno chiederete al Padre nel mio nome”. Perché? Non certo perché il Padre sia riluttante a rispondere alle loro preghiere. “Il Padre stesso”, dice infatti Gesù, “vi vuole bene, perché voi avete voluto bene a me e avete creduto che provengo da Dio” (Giovanni 16:26, 27).

      Queste parole di Gesù probabilmente hanno rafforzato gli apostoli che si sentono spinti ad affermare: “Grazie a questo crediamo che sei venuto da Dio”. Questa convinzione sarà presto messa alla prova. Gesù descrive cosa accadrà a breve: “Ecco, viene il tempo, anzi è già venuto, in cui sarete dispersi, ognuno a casa sua, e mi lascerete solo”. Ma li rassicura dicendo: “Vi ho detto queste cose perché mediante me abbiate pace. Nel mondo soffrirete, ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:30-33). Gesù non li lascerà mai soli. Ha fiducia che anche loro possono vincere il mondo come ha fatto lui. In che modo? Compiendo fedelmente la volontà di Dio nonostante i tentativi di Satana e del mondo di infrangere la loro integrità.

      • Quale avvertimento di Gesù preoccupa gli apostoli?

      • Perché gli apostoli non fanno ulteriori domande a Gesù?

      • Con quale paragone Gesù fa capire che il dolore degli apostoli si trasformerà in gioia?

  • La preghiera finale nella stanza al piano di sopra
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gesù alza gli occhi al cielo e prega davanti agli apostoli

      CAPITOLO 122

      La preghiera finale nella stanza al piano di sopra

      GIOVANNI 17:1-26

      • COSA SI PUÒ OTTENERE CONOSCENDO DIO E SUO FIGLIO

      • GEOVA, GESÙ E I DISCEPOLI SONO UNITI

      Spinto dal profondo amore che prova per gli apostoli, Gesù li sta preparando alla sua morte imminente. Adesso alza gli occhi al cielo e rivolge a suo Padre una preghiera: “Glorifica tuo figlio, affinché tuo figlio glorifichi te, proprio come gli hai dato autorità su ogni essere umano così che lui possa dare vita eterna a tutti quelli che gli hai dato” (Giovanni 17:1, 2).

      Senza dubbio Gesù riconosce che dare gloria a Dio è della massima importanza. Ma menziona anche qualcos’altro: la confortante prospettiva della vita eterna. Dato che ha ricevuto “autorità su ogni essere umano”, Gesù è in grado di estendere i benefìci del riscatto all’intera umanità. Soltanto alcuni, però, ne beneficeranno davvero. Infatti a essere benedetti saranno solo coloro che agiscono in armonia con le seguenti parole di Gesù: “Questo significa vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” (Giovanni 17:3).

      In primo luogo è fondamentale conoscere bene sia il Padre che il Figlio e stringere un forte legame con loro. Poi è necessario adottare il loro punto di vista sulle cose. Inoltre ci si deve impegnare al massimo per imitare le loro impareggiabili qualità nei rapporti con gli altri. Infine è essenziale rendersi conto che la prospettiva di ottenere la vita eterna è secondaria rispetto alla glorificazione di Dio. Gesù torna a parlare proprio di questo argomento, dicendo:

      “Io ti ho glorificato sulla terra portando a termine l’opera che mi hai affidato. Ora dunque, Padre, glorificami al tuo fianco con la gloria che avevo accanto a te prima che il mondo esistesse” (Giovanni 17:4, 5). Gesù sta in effetti chiedendo al Padre di risuscitarlo e restituirgli così il suo glorioso ruolo in cielo.

      Comunque Gesù non si dimentica dei risultati che ha raggiunto durante il suo ministero, infatti prosegue: “Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e me li hai dati, e loro hanno ubbidito alla tua parola” (Giovanni 17:6). Gesù non si è limitato a pronunciare il nome di Dio, Geova. Ha anche fatto capire agli apostoli cosa rappresenta questo nome, aiutandoli a conoscere le qualità di Dio e il modo in cui tratta gli esseri umani.

      Ora gli apostoli conoscono Geova, sanno qual è il ruolo di suo Figlio e comprendono gli insegnamenti di Gesù. Continuando a rivolgersi a Dio in preghiera, Gesù afferma umilmente: “Io ho dato loro le parole che tu hai dato a me, e loro le hanno accettate e hanno saputo con certezza che provengo da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato” (Giovanni 17:8).

      Poi Gesù spiega in che senso i suoi discepoli sono diversi dalle persone in generale. “Non prego per il mondo”, dice, “ma per quelli che mi hai dato, perché sono tuoi. [...] Padre santo, custodiscili a motivo del tuo nome, che tu mi hai dato, affinché siano uno come noi siamo uno. [...] Li ho protetti, e nessuno di loro è andato perduto tranne il figlio della distruzione”, ovvero Giuda Iscariota, che sta mettendo in atto il suo piano di tradire Gesù (Giovanni 17:9-12).

      “Il mondo li ha odiati” dichiara Gesù, e dopo aggiunge: “Ti prego non di toglierli dal mondo, ma di custodirli a causa del Malvagio. Loro non fanno parte del mondo, proprio come io non faccio parte del mondo” (Giovanni 17:14-16). Anche se gli apostoli e altri discepoli di Gesù vivono nel mondo, la malvagia società umana governata da Satana, devono rimanerne separati. Come possono riuscirci?

      Se vogliono mantenersi santi, separati per servire Dio, devono seguire le verità contenute nelle Scritture Ebraiche e quelle che Gesù ha trasmesso loro. Infatti Gesù chiede in preghiera: “Santificali per mezzo della verità; la tua parola è verità” (Giovanni 17:17). In futuro alcuni apostoli saranno ispirati a scrivere libri che diventeranno parte della “verità” che può rendere santa una persona.

      Col tempo anche altri accetteranno la “verità”. Perciò Gesù prosegue: “Prego non solo per loro [cioè per gli 11 apostoli], ma anche per quelli che riporranno fede in me tramite la loro parola”. Poi spiega perché prega per tutti loro: “Affinché siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me e io sono unito a te: anche loro siano uniti a noi” (Giovanni 17:20, 21). Gesù e suo Padre non sono una sola persona; sono uniti nel senso che sono concordi in ogni cosa. Gesù sta chiedendo che i suoi discepoli possano avere la stessa unità.

      Gesù ha da poco detto a Pietro e agli altri apostoli che andrà in cielo a preparare un posto per loro (Giovanni 14:2, 3). Ora ripropone questo concetto dicendo: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano con me, dove sono io, perché contemplino la mia gloria, che tu mi hai dato: tu infatti mi hai amato prima della fondazione del mondo” (Giovanni 17:24). Queste parole confermano che, ancor prima che Adamo ed Eva avessero figli, Dio amava già il suo unigenito Figlio, colui che in seguito sarebbe diventato Gesù Cristo.

      Concludendo la preghiera, Gesù fa di nuovo riferimento al nome di suo Padre e all’amore che Dio prova per gli apostoli e per tutti coloro che accetteranno la “verità”. “Io ho fatto conoscere loro il tuo nome”, dice, “e lo farò conoscere, così che l’amore con il quale mi hai amato sia in loro, e io sia unito a loro” (Giovanni 17:26).

      • Cosa significa conoscere Dio e suo Figlio?

      • In quali modi Gesù ha fatto conoscere il nome di Dio?

      • In che senso Dio, suo Figlio e tutti i veri adoratori sono uniti?

  • Prega mentre è profondamente addolorato
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gesù prega nel giardino di Getsemani mentre Pietro, Giacomo e Giovanni dormono

      CAPITOLO 123

      Prega mentre è profondamente addolorato

      MATTEO 26:30, 36-46 MARCO 14:26, 32-42 LUCA 22:39-46 GIOVANNI 18:1

      • GESÙ NEL GIARDINO DI GETSEMANI

      • IL SUO SUDORE DIVIENE COME GOCCE DI SANGUE

      Gesù finisce di pregare con i suoi apostoli fedeli. Tutti insieme, “dopo aver cantato lodi, [escono] verso il Monte degli Ulivi” (Marco 14:26). Si dirigono verso est e giungono presso un giardino chiamato Getsemani, un posto in cui Gesù si reca spesso.

      Una volta arrivato in questo incantevole luogo circondato da olivi, Gesù si lascia dietro otto degli apostoli. Forse li fa rimanere vicino all’entrata del giardino; infatti dice loro: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. Poi prende con sé gli altri tre apostoli — Pietro, Giacomo e Giovanni — e si inoltra nel giardino. Cominciando a essere molto angosciato, rivolge loro le parole: “Sono profondamente addolorato, tanto da morire. Restate qui e vigilate con me” (Matteo 26:36-38).

      Gesù va un po’ più avanti, si inginocchia con il viso a terra e inizia a pregare. Cosa chiede a Dio in questo momento difficile? Gesù prega: “Padre, a te ogni cosa è possibile; allontana da me questo calice. In ogni caso, non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu” (Marco 14:35, 36). Cosa intende dire Gesù? Ha forse intenzione di sottrarsi al suo incarico, quello di riscattare l’umanità?

      Dal cielo Gesù aveva visto le atroci sofferenze inflitte dai romani ai condannati a morte. Ora che è sulla terra, prova gli stessi sentimenti degli altri esseri umani e percepisce il dolore; per questo non è di certo felice pensando a ciò che lo attende. Gesù però è angosciato soprattutto per un altro motivo: si rende conto che morire come uno spregevole criminale potrebbe disonorare il nome di suo Padre. Infatti, nel giro di poche ore verrà appeso a un palo con l’accusa di bestemmia.

      Dopo aver pregato a lungo, Gesù ritorna dai tre apostoli e li trova addormentati. Così dice a Pietro: “Non siete riusciti a vigilare con me nemmeno per un’ora? Vigilate e pregate di continuo per non cadere in tentazione”. Gesù capisce che anche gli apostoli stanno attraversando un momento di forte tensione; inoltre è tarda notte. Perciò aggiunge: “Lo spirito è volenteroso, ma la carne è debole” (Matteo 26:40, 41).

      Gesù si separa dai tre apostoli una seconda volta e chiede a Dio di allontanare da lui “questo calice”. Tornato da loro, vede che si sono addormentati di nuovo, mentre invece avrebbero dovuto pregare per non cadere in tentazione. Quando Gesù lo fa notare loro, gli apostoli “non [sanno] che cosa rispondergli” (Marco 14:40). Poi si allontana per la terza volta e si inginocchia per pregare.

      Gesù è molto preoccupato perché la sua morte come criminale disonorerà il nome del Padre. Geova sta ascoltando le preghiere del Figlio e a un certo punto manda un angelo a rafforzarlo. Gesù però non smette di supplicare suo Padre, anzi, continua “a pregare ancor più intensamente”. Il carico emotivo che sta portando è enorme. Che responsabilità ricade sulle sue spalle! Sono in gioco la sua vita eterna e quella degli esseri umani che riporranno fede in lui. A motivo di tutta questa pressione, il suo sudore diviene “come gocce di sangue” che cadono a terra (Luca 22:44).

      Quando torna dagli apostoli per la terza volta, Gesù li trova ancora addormentati e domanda loro: “In un momento come questo voi dormite e vi riposate?” Poi conclude: “Ecco, si è avvicinata l’ora in cui il Figlio dell’uomo sarà consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo. Il mio traditore si è avvicinato” (Matteo 26:45, 46).

      SUDORE COME GOCCE DI SANGUE

      Il medico Luca non spiega in che senso il sudore di Gesù “divenne come gocce di sangue” (Luca 22:44). Luca potrebbe aver parlato in senso figurato paragonando il sudore a gocce di sangue che fuoriescono da una ferita. Un’altra possibilità è stata ipotizzata dal prof. William D. Edwards, che ha scritto in merito all’ematidrosi: “Pur essendo un fenomeno molto raro, la sudorazione ematica [...] si può verificare in caso di emozioni estremamente forti [...]. A causa di emorragie nei dotti sudoripari, la pelle diventa fragile e sensibile” (The Journal of the American Medical Association).

      • Dopo essere uscito dalla stanza al piano di sopra, dove si reca Gesù con gli apostoli?

      • Cosa fanno tre apostoli mentre Gesù prega?

      • Cosa indica il fatto che il sudore di Gesù “divenne come gocce di sangue” in relazione al suo stato emotivo?

  • Cristo viene tradito e arrestato
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Gesù rimprovera Pietro per aver tagliato con la spada l’orecchio a Malco; i soldati sono pronti ad arrestare Gesù

      CAPITOLO 124

      Cristo viene tradito e arrestato

      MATTEO 26:47-56 MARCO 14:43-52 LUCA 22:47-53 GIOVANNI 18:2-12

      • GIUDA TRADISCE GESÙ NEL GETSEMANI

      • PIETRO MOZZA UN ORECCHIO A UN UOMO

      • GESÙ VIENE ARRESTATO

      La mezzanotte è passata da un bel po’. I sacerdoti hanno pattuito di dare a Giuda 30 monete d’argento in cambio del suo tradimento. Per questo Giuda conduce un gran numero di capi sacerdoti e farisei alla ricerca di Gesù. Insieme a loro ci sono anche un drappello di soldati romani e un ufficiale in comando.

      Evidentemente, dopo essere stato mandato via da Gesù durante la cena pasquale, Giuda è andato subito dai capi sacerdoti (Giovanni 13:27). Questi ultimi hanno radunato le loro guardie e anche un gruppo di soldati. Forse il primo luogo dove Giuda li ha accompagnati è stato quello in cui Gesù e gli apostoli si erano radunati per celebrare la Pasqua. Ma adesso attraversano la Valle del Chidron e si dirigono verso il giardino di Getsemani. Con l’obiettivo di trovare Gesù, la folla porta con sé, oltre alle armi, anche lampade e torce.

      Mentre sale insieme alla folla sul Monte degli Ulivi, Giuda sa esattamente dove andare. In quest’ultima settimana Gesù e gli apostoli hanno viaggiato avanti e indietro da Betania a Gerusalemme, e si sono fermati spesso nel giardino di Getsemani. Ora però è notte e Gesù potrebbe trovarsi sotto l’ombra degli olivi. Dato che i soldati potrebbero non averlo mai visto prima, come faranno a riconoscerlo? Per aiutarli a identificarlo, Giuda dice: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e portatelo via sotto scorta” (Marco 14:44).

      Dopo essere entrato nel giardino con la folla, Giuda vede Gesù insieme agli apostoli e va dritto verso di lui. “Salve, Rabbi!”, dice; poi gli dà un tenero bacio. “Amico, cosa sei venuto a fare?”, chiede Gesù (Matteo 26:49, 50). Rispondendo alla sua stessa domanda, prosegue: “Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio?” (Luca 22:48). Gesù non ha nient’altro da dire al suo traditore, quindi si rivolge agli altri presenti.

      Gesù si fa avanti, mettendosi sotto la luce delle torce e delle lampade, e domanda: “Chi cercate?” La folla risponde: “Gesù il Nazareno”. Lui replica con coraggio: “Sono io” (Giovanni 18:4, 5). Non sapendo che cosa potrebbe succedere, gli uomini cadono a terra.

      Invece di approfittare di questo momento per dileguarsi nell’oscurità, Gesù domanda di nuovo chi stanno cercando. “Gesù il Nazareno”, rispondono ancora una volta. Con calma Gesù prosegue: “Vi ho detto che sono io. Perciò, se è me che cercate, lasciate andare questi uomini”. Persino in questa situazione critica, Gesù non si dimentica di quello che aveva promesso: non avrebbe perduto nessuno dei suoi discepoli (Giovanni 6:39; 17:12). Si è preso cura dei suoi fedeli apostoli e nessuno è andato perduto “tranne il figlio della distruzione”, Giuda (Giovanni 18:7-9). È proprio per questo che ora chiede ai suoi interlocutori di lasciar andare i suoi leali discepoli.

      Quando vedono i soldati rialzarsi e avvicinarsi a Gesù, gli apostoli capiscono quello che sta per succedere e chiedono: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?” (Luca 22:49). Gesù non fa in tempo a rispondere che Pietro sfodera una delle due spade che gli apostoli hanno portato e colpisce Malco, uno schiavo del sommo sacerdote, staccandogli l’orecchio destro.

      Gesù tocca l’orecchio di Malco e guarisce la ferita. Poi insegna un’importante lezione comandando a Pietro: “Rimetti la spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada moriranno di spada”. Gesù non vuole sfuggire all’arresto. Infatti spiega: “Come si adempirebbero le Scritture, secondo le quali deve accadere così?” (Matteo 26:52, 54). E aggiunge: “Non dovrei bere il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11). Gesù è d’accordo con ciò che Dio ha stabilito per lui, anche se questo significherà morire.

      Ora chiede alla folla: “Siete venuti ad arrestarmi con spade e bastoni come se fossi un ladro? Ogni giorno ero seduto nel tempio a insegnare, eppure non mi avete arrestato. Ma tutto questo è accaduto perché si adempissero gli scritti dei profeti” (Matteo 26:55, 56).

      Il drappello di soldati, l’ufficiale in comando e le guardie dei giudei prendono Gesù e lo legano. Vedendo quello che sta succedendo, gli apostoli scappano via. Comunque “un giovane”, forse il discepolo Marco, continua a seguire Gesù tra la folla (Marco 14:51). Non appena lo riconoscono, le persone tentano di afferrarlo e, per sfuggire loro, il giovane è costretto a lasciarsi dietro la veste di lino.

      • Perché Giuda va a cercare Gesù nel giardino di Getsemani?

      • Nel tentativo di difendere Gesù, cosa fa Pietro, ma cosa gli dice Gesù?

      • In che modo Gesù dà prova di essere d’accordo con ciò che Dio ha stabilito per lui?

      • Quando gli apostoli abbandonano Gesù, chi rimane tra la folla e cosa gli succede?

  • Prima da Anna, poi da Caiafa
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Caiafa si strappa le vesti; altri schiaffeggiano Gesù, lo deridono e lo prendono a pugni

      CAPITOLO 125

      Prima da Anna, poi da Caiafa

      MATTEO 26:57-68 MARCO 14:53-65 LUCA 22:54, 63-65 GIOVANNI 18:13, 14, 19-24

      • GESÙ VIENE CONDOTTO DALL’EX SOMMO SACERDOTE ANNA

      • SUBISCE UN PROCESSO INGIUSTO DA PARTE DEL SINEDRIO

      Dopo essere stato legato come se fosse un criminale qualunque, Gesù viene portato da Anna. Quando da bambino Gesù aveva stupito i maestri nel tempio, quest’uomo era il sommo sacerdote (Luca 2:42, 47). Negli anni successivi questo incarico è stato affidato ad alcuni figli di Anna, e ora è suo genero Caiafa a ricoprire tale ruolo.

      Mentre Anna interroga Gesù, Caiafa ha il tempo di convocare il Sinedrio. Di questa corte composta da 71 membri fanno parte il sommo sacerdote e altri che in passato hanno occupato questa carica.

      Anna interroga Gesù circa “i suoi discepoli e il suo insegnamento”. Gesù si limita a rispondere: “Ho parlato al mondo pubblicamente. Ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove si radunano tutti i giudei, e non ho detto nulla in segreto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno sentito ciò che ho detto” (Giovanni 18:19-21).

      Una delle guardie presenti dà uno schiaffo a Gesù e lo rimprovera dicendo: “È così che rispondi al capo sacerdote?” Comunque, Gesù sa che non ha fatto niente di male e ribatte: “Se ho detto qualcosa di sbagliato, dimmi di cosa si tratta. Se invece quello che ho detto è giusto, perché mi colpisci?” (Giovanni 18:22, 23). Poi Anna fa portare Gesù da suo genero Caiafa.

      Nel frattempo tutti i membri del Sinedrio — il sommo sacerdote in carica, gli anziani del popolo e gli scribi — si sono riuniti a casa di Caiafa. Iniziare un processo del genere la notte di Pasqua è illegale, ma questo non li scoraggia affatto dal portare avanti il loro intento malvagio.

      Difficilmente questa corte si dimostrerà imparziale. Dopo la risurrezione di Lazzaro, il Sinedrio aveva deciso che Gesù doveva morire (Giovanni 11:47-53). Inoltre è trascorso solo qualche giorno da quando le autorità religiose hanno cospirato per catturarlo e ucciderlo (Matteo 26:3, 4). In effetti, Gesù è stato condannato a morte ancor prima di subire il processo!

      Oltre ad aver organizzato un incontro illegale, i capi sacerdoti e gli altri membri del Sinedrio cercano di formulare un’accusa sulla base di false testimonianze. Comunque, anche se hanno trovato molti uomini disposti a testimoniare il falso, le loro dichiarazioni non sono concordi. A un certo punto, però, si presentano due uomini che affermano: “Noi lo abbiamo sentito dire: ‘Io abbatterò questo tempio fatto da mani umane e in tre giorni ne costruirò un altro non fatto da mani umane’” (Marco 14:58). Tuttavia, anche le loro parole rivelano alcune incongruenze.

      Caiafa chiede a Gesù: “Non rispondi nulla? Non senti quello che questi uomini testimoniano contro di te?” (Marco 14:60). Gesù rimane in silenzio di fronte alle accuse false e incoerenti pronunciate contro di lui. Quindi il sommo sacerdote Caiafa decide di cambiare tattica.

      Caiafa sa che i giudei sono piuttosto suscettibili quando sentono qualcuno affermare di essere il Figlio di Dio. In precedenza, quando Gesù aveva definito Dio suo Padre, i giudei avevano cercato di ucciderlo perché a loro avviso si stava rendendo “uguale a Dio” (Giovanni 5:17, 18; 10:31-39). Per questo motivo Caiafa ordina con astuzia: “Ti impongo di dirci, giurando sull’Iddio vivente, se sei il Cristo, il Figlio di Dio!” (Matteo 26:63). Gesù ha già detto apertamente di essere il Figlio di Dio (Giovanni 3:18; 5:25; 11:4). Se adesso non lo ammettesse, qualcuno potrebbe concludere che stia negando di essere il Figlio di Dio e il Cristo. Perciò replica: “Lo sono; e voi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza e venire con le nubi del cielo” (Marco 14:62).

      Sentendo queste parole, Caiafa si strappa le vesti in modo plateale ed esclama: “Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo di altri testimoni? Ecco, avete appena sentito la sua bestemmia! Qual è il vostro parere?” In modo del tutto arbitrario, il Sinedrio emette la sentenza: “Merita di morire” (Matteo 26:65, 66).

      Detto ciò, i presenti iniziano a deridere Gesù e a picchiarlo. Alcuni lo schiaffeggiano e gli sputano in faccia. Gli coprono il volto e, mentre lo prendono a schiaffi, chiedono in tono sarcastico: “Profetizza! Chi ti ha colpito?” (Luca 22:64). Che trattamento crudele viene riservato stanotte al Figlio di Dio durante questo processo illegale!

      • Dove viene portato inizialmente Gesù, e cosa gli accade?

      • In seguito dove viene condotto Gesù? In che modo Caiafa riesce a far emettere al Sinedrio la condanna a morte di Gesù?

      • Quale trattamento crudele subisce Gesù durante il processo?

  • Rinnegato a casa di Caiafa
    Gesù: la via, la verità, la vita
    • Da una loggia Gesù guarda Pietro che lo ha appena rinnegato; sullo sfondo c’è un gallo

      CAPITOLO 126

      Rinnegato a casa di Caiafa

      MATTEO 26:69-75 MARCO 14:66-72 LUCA 22:54-62 GIOVANNI 18:15-18, 25-27

      • PIETRO RINNEGA GESÙ

      Quando Gesù è stato arrestato nel giardino di Getsemani, gli apostoli lo hanno abbandonato e sono scappati in preda alla paura. Ma adesso due di loro tornano indietro. Si tratta di Pietro e di “un altro discepolo”, che a quanto pare è Giovanni (Giovanni 18:15; 19:35; 21:24). Forse raggiungono Gesù mentre viene condotto da Anna. Quando quest’ultimo lo fa portare dal sommo sacerdote Caiafa, lo seguono a una certa distanza. Probabilmente sono combattuti: da una parte hanno paura di morire, dall’altra sono preoccupati per quello che accadrà al loro Signore.

      Giovanni è noto al sommo sacerdote e per questo riesce a entrare nel cortile della casa di Caiafa. Pietro invece rimane fuori, all’ingresso, finché Giovanni non parla con una giovane serva che fa da portinaia. A questo punto entra anche lui.

      È una notte fredda e così quelli che si trovano nel cortile accendono un fuoco di carboni. Pietro si siede con loro per riscaldarsi mentre aspetta di “vedere come [andrà] a finire” il processo (Matteo 26:58). La portinaia che ha fatto entrare Pietro lo guarda meglio alla luce del fuoco e gli chiede: “Non sei anche tu un discepolo di quell’uomo?” (Giovanni 18:17). Oltre a lei anche altri lo riconoscono e lo accusano di essere uno dei discepoli di Gesù (Matteo 26:69, 71-73; Marco 14:70).

      Pietro sta cercando di passare inosservato, ma sentendo queste accuse si fa prendere dal panico. Nega di essere stato con Gesù e in un caso arriva ad affermare: “Non lo conosco; non capisco di cosa stai parlando” (Marco 14:67, 68). Comincia anche a “invocare la maledizione su di sé e a giurare”. In altre parole giura che sta dicendo la verità ed è pronto a subire le conseguenze nel caso in cui le sue affermazioni si rivelassero false (Matteo 26:74).

      Nel frattempo il processo di Gesù prosegue. A quanto pare si sta svolgendo in una parte della casa di Caiafa che si trova sopra il cortile. Da sotto Pietro e gli altri possono osservare il continuo viavai delle persone chiamate a testimoniare.

      A causa del suo accento galileo le persone capiscono che Pietro sta mentendo. Inoltre un parente di Malco, l’uomo a cui Pietro ha staccato un orecchio, è tra i presenti e anche lui lo accusa di essere stato con Gesù, dicendo: “Non ti ho visto nel giardino con lui?” Come era stato predetto, quando per la terza volta Pietro nega di conoscere Gesù, un gallo canta (Giovanni 13:38; 18:26, 27).

      Sembra che in questo momento Gesù si trovi su una loggia che dà sul cortile. Si volta e guarda Pietro, il quale si sente trafitto al cuore. Sicuramente si ricorda di quello che Gesù ha detto solo poche ore prima, quando erano nella stanza al piano di sopra. Chissà cosa prova Pietro quando si rende conto di quello che ha fatto! A questo punto esce e piange amaramente (Luca 22:61, 62).

      Come è potuto succedere? Perché Pietro, che era così sicuro di essere leale e spiritualmente forte, ha rinnegato il suo Signore? La verità è stata distorta e Gesù è stato descritto come un vile criminale. Pietro avrebbe potuto difendere un uomo innocente, invece ha voltato le spalle a colui che ha “parole di vita eterna” (Giovanni 6:68).

      La tragica esperienza di Pietro mostra che anche una persona fedele e devota può perdere l’equilibrio se non è preparata adeguatamente per affrontare prove o tentazioni inaspettate. Tutti i servitori di Dio dovrebbero tenere bene a mente quello che accadde a Pietro.

      • Come riescono Pietro e Giovanni a entrare nel cortile della casa di Caiafa?

      • Mentre Pietro e Giovanni si trovano nel cortile, cosa accade nella casa?

      • Cosa significa che Pietro invoca su di sé una maledizione e giura?

      • Quale importante lezione possono imparare tutti i servitori di Dio da quello che accadde a Pietro?

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