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  • Le operazioni di soccorso: Una forma di sacro servizio

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  • Le operazioni di soccorso: Una forma di sacro servizio
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kr cap. 20 pp. 209-219

CAPITOLO 20

Le operazioni di soccorso: Una forma di sacro servizio

IN QUESTO CAPITOLO

L’amore cristiano all’opera in caso di calamità

1, 2. (a) In che situazione difficile si trovano i cristiani della Giudea? (b) Quale gesto d’amore viene compiuto nei confronti dei cristiani della Giudea?

È ALL’INCIRCA l’anno 46, e la Giudea è nella morsa della fame. I discepoli ebrei di Cristo che vivono lì non hanno i mezzi per comprare il grano, che ha raggiunto prezzi esorbitanti. A causa della carestia incombe lo spettro della morte. Ma quei cristiani stanno per sperimentare la protezione di Geova in un modo che nessun altro seguace di Cristo ha mai provato prima. Cosa sta per accadere?

2 Toccati dalle sofferenze dei cristiani ebrei di Gerusalemme e della Giudea, i cristiani ebrei e gentili che vivono ad Antiochia di Siria raccolgono fondi per loro. Poi scelgono due fratelli maturi, Barnaba e Saulo, per consegnare gli aiuti agli anziani della congregazione di Gerusalemme. (Leggi Atti 11:27-30; 12:25.) Come possiamo immaginare, i cristiani bisognosi della Giudea si saranno commossi di fronte a questo gesto d’amore da parte dei loro fratelli di Antiochia.

3. (a) In che modo oggi i servitori di Dio seguono il modello dei primi cristiani di Antiochia? Fate un esempio. (Vedi anche il riquadro “Il nostro primo programma di aiuti su vasta scala nei tempi moderni”.) (b) A quali domande risponderemo in questo capitolo?

3 Questo avvenimento, che risale al I secolo, è il primo episodio noto di cristiani che inviano aiuti a compagni di fede di un altro paese. Oggi seguiamo l’esempio dei nostri fratelli di Antiochia. Quando veniamo a sapere che fratelli di una certa zona sono vittima di un disastro naturale o di altre difficoltà, accorriamo in loro aiuto.a Per capire in che modo le operazioni di soccorso siano legate alle altre attività spirituali, rispondiamo a tre domande: Perché consideriamo le operazioni di soccorso una forma di sacro servizio? Quali sono gli obiettivi delle nostre operazioni di soccorso? Quali benefìci ne derivano?

Perché le operazioni di soccorso sono una forma di sacro servizio?

4. Cosa disse Paolo ai corinti circa il ministero cristiano?

4 Nella sua seconda lettera ai Corinti, Paolo spiegò che i cristiani hanno un duplice ministero. Sebbene stesse scrivendo a cristiani unti, oggi le sue parole si applicano anche alle “altre pecore” di Cristo (Giov. 10:16). Una parte del nostro ministero è “il ministero della riconciliazione”, ovvero l’opera di predicazione e insegnamento (2 Cor. 5:18-20; 1 Tim. 2:3-6). L’altra è un ministero che compiamo a favore dei fratelli. In modo specifico Paolo lo definì un “ministero [“invio di aiuti”, Parola del Signore] destinato ai santi” (2 Cor. 8:4). In entrambi i casi, “ministero” traduce una forma del termine greco diakonìa. Perché questo è significativo?

5. Perché è significativo che Paolo parlasse delle operazioni di soccorso come di un ministero?

5 Usando lo stesso termine greco per entrambe le attività, Paolo annoverò le operazioni di soccorso tra le forme di ministero svolte all’interno della congregazione cristiana. In precedenza aveva detto: “Ci sono varietà di ministeri, eppure c’è lo stesso Signore; e ci sono varietà di operazioni [...]. Ma tutte queste operazioni le compie quell’unico e medesimo spirito” (1 Cor. 12:4-6, 11). Paolo associò le varie attività della congregazione al “sacro servizio” (Rom. 12:1, 6-8).b Non stupisce quindi che ritenesse giusto dedicare parte del suo tempo a “servire i santi” (Rom. 15:25, 26).

6. (a) In base alla spiegazione di Paolo, perché le operazioni di soccorso fanno parte della nostra adorazione? (b) Descrivete in che modo oggi effettuiamo operazioni di soccorso a livello globale. (Vedi il riquadro “In caso di disastro”.)

6 Paolo aiutò i corinti a capire perché le operazioni di soccorso erano parte del loro ministero e dell’adorazione che rendevano a Geova. Notate il suo ragionamento: i cristiani che provvedono aiuti lo fanno perché sono “sottomessi alla buona notizia intorno al Cristo” (2 Cor. 9:13). Quindi è il desiderio di mettere in pratica gli insegnamenti di Cristo che li spinge ad aiutare i compagni di fede. I gesti benigni che compiono a favore dei loro fratelli, disse Paolo, non sono altro che espressioni della “sovrabbondante immeritata benignità di Dio” (2 Cor. 9:14; 1 Piet. 4:10). Parlando di servire i fratelli nel bisogno, il che include fornire aiuti umanitari, La Torre di Guardia del 1º dicembre 1975 (15 maggio 1976 in italiano) diceva giustamente: “Non dobbiamo mai dubitare del fatto che Geova Dio e suo Figlio Gesù Cristo danno vera importanza a questo tipo di servizio”. Sì, le operazioni di soccorso sono una preziosa forma di sacro servizio (Rom. 12:1, 7; 2 Cor. 8:7; Ebr. 13:16).

Operazioni di soccorso con obiettivi chiari

7, 8. Qual è il primo obiettivo delle nostre operazioni di soccorso? Spiegate.

7 Quali sono gli obiettivi delle nostre operazioni di soccorso? Troviamo la risposta a questa domanda nella seconda lettera ai Corinti. (Leggi 2 Corinti 9:11-15.) In questi versetti Paolo evidenziò tre obiettivi principali che raggiungiamo partecipando al “ministero di questo servizio pubblico”, cioè le operazioni di soccorso. Vediamoli uno alla volta.

8 Primo, rechiamo gloria a Geova. Notate quante volte nei cinque versetti indicati sopra Paolo rivolge l’attenzione dei fratelli a Geova Dio. Parla loro di “un’espressione di grazie a Dio” e di “molte espressioni di grazie a Dio” (versetti 11, 12). Dice che a motivo dei soccorsi i cristiani “glorificano Dio” ed esaltano la “sovrabbondante immeritata benignità di Dio” (versetti 13, 14). E conclude la sua trattazione con le parole: “Grazie siano rese a Dio” (versetto 15; 1 Piet. 4:11).

9. In che modo le operazioni di soccorso possono far cambiare opinione alla gente? Fate un esempio.

9 Come Paolo, i cristiani odierni considerano le operazioni di soccorso un’occasione per recare gloria a Geova e adornare il suo insegnamento (1 Cor. 10:31; Tito 2:10). Infatti queste attività riescono spesso a sfatare i pregiudizi che alcuni hanno nei confronti di Geova e dei suoi Testimoni. Facciamo un esempio. Una donna aveva sulla porta di casa un cartellino con su scritto: “Per i Testimoni di Geova: non bussate”. Un giorno, dopo che un uragano aveva colpito la sua zona, vide dei volontari che riparavano una casa danneggiata dall’altro lato della strada. Per giorni osservò il loro atteggiamento amichevole, finché non si avvicinò per capire chi fossero. Rimase sorpresa quando scoprì che erano Testimoni di Geova, e disse: “Vi avevo giudicato male”. Il risultato? Tolse il cartellino dalla porta.

10, 11. (a) Quali esempi mostrano che le nostre operazioni di soccorso raggiungono il loro secondo obiettivo? (b) Quale dépliant è stato stampato per chi effettua operazioni di soccorso? (Vedi il riquadro “Un altro strumento per i soccorritori”.)

10 Secondo, cerchiamo di “supplire abbondantemente ai bisogni” dei nostri fratelli (2 Cor. 9:12a). Desideriamo soddisfare i bisogni immediati dei fratelli e alleviare la loro sofferenza. Come mai? Perché i componenti della congregazione cristiana formano “un solo corpo” e “se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con esso” (1 Cor. 12:20, 26). Di conseguenza, in caso di disastro l’affetto fraterno e la compassione spingono numerosi fratelli a lasciare quello che stanno facendo, a prendere i loro attrezzi e a recarsi sul posto per dare sollievo ai compagni di fede (Giac. 2:15, 16). Ad esempio, quando nel 2011 uno tsunami colpì il Giappone, la filiale degli Stati Uniti inviò una lettera ai Comitati Regionali di Costruzione del proprio paese per chiedere se c’erano “alcuni fratelli qualificati” disposti a collaborare alla ricostruzione di Sale del Regno. Quale fu la reazione? Nel giro di qualche settimana circa 600 volontari inviarono la domanda, disposti ad andare in Giappone a proprie spese. “Non avremmo mai immaginato una risposta del genere”, osservò la filiale degli Stati Uniti. Quando un fratello giapponese chiese a un volontario di un altro paese perché fosse andato a dare una mano, quest’ultimo rispose: “I fratelli giapponesi sono parte del ‘nostro corpo’. È come se sentissimo il loro dolore e le loro sofferenze”. Mossi dall’amore altruistico, a volte i volontari hanno persino rischiato la vita per aiutare i loro fratelli (1 Giov. 3:16).c

In Svizzera, una testimone di Geova sistema i generi di soccorso destinati ai suoi compagni cristiani (1946)

Svizzera (1946)

IL NOSTRO PRIMO PROGRAMMA DI AIUTI SU VASTA SCALA NEI TEMPI MODERNI

NEL settembre del 1945, pochi mesi dopo che in Europa era finita la seconda guerra mondiale, il fratello Knorr annunciò l’inizio di una campagna su vasta scala per inviare “aiuti umanitari ai fratelli bisognosi dell’Europa centrale”.

Nel giro di poche settimane, i Testimoni di Canada, Stati Uniti e altri paesi iniziarono a selezionare e imballare abiti, e a raccogliere generi alimentari. A partire dal gennaio del 1946 i beni vennero mandati ai fratelli di Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Cina, Danimarca, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Ungheria.

Non si trattò di un episodio isolato. Le spedizioni di aiuti continuarono per ben due anni e mezzo. Durante quel periodo circa 85.000 Testimoni inviarono ai fratelli dei paesi devastati dalla guerra qualcosa come 300 tonnellate di cibo, 450 tonnellate di abiti e oltre 124.000 paia di scarpe. Questo massiccio programma di aiuti si concluse nell’agosto del 1948. “È stata sicuramente un’espressione d’amore degli uni verso gli altri”, osservava La Torre di Guardia nel 1949. “Sappiamo che tutti i fratelli lo fecero nell’intento di rendere onore al Signore, tenendo presente che questa assistenza materiale avrebbe aiutato alcuni a perseverare nella vera adorazione; e così essi considerarono un grande privilegio quello di render servizio ai loro fratelli in questo modo”. Questo programma di aiuti recò lode a Geova, fornì sollievo ai fratelli e rinsaldò la fratellanza a livello mondiale.

11 Anche chi non è Testimone esprime apprezzamento per le nostre operazioni di soccorso. Ad esempio nel 2013, dopo che un disastro naturale aveva colpito lo stato dell’Arkansas (USA), un giornale commentò la rapidità dell’intervento dei Testimoni, dicendo: “La macchina dei soccorsi messa in piedi dall’organizzazione dei Testimoni di Geova si è rivelata un capolavoro”. È proprio vero che, come disse Paolo, cerchiamo di “supplire abbondantemente ai bisogni” dei nostri fratelli.

12-14. (a) Perché è importante conseguire il terzo obiettivo delle nostre operazioni di soccorso? (b) Quali commenti evidenziano l’importanza di continuare a svolgere le attività spirituali?

12 Terzo, aiutiamo chi è affranto a riprendere le proprie attività spirituali. Perché questo è importante? Paolo disse che chi riceve aiuti è spinto a rendere “molte espressioni di grazie a Dio” (2 Cor. 9:12b). E per chi è stato colpito da una calamità non c’è modo migliore di esprimere gratitudine a Geova che riprendere le proprie attività spirituali il prima possibile (Filip. 1:10). La Torre di Guardia del 1º dicembre 1945 (1º maggio 1947 in italiano) diceva: “Paolo approvò [...] la colletta delle contribuzioni perché questo avrebbe aiutato altri cristiani fratelli bisognosi [a] godere qualche sollievo materiale, e così [a partecipare all’]opera evangelica di Geova con maggior libertà ed energia”. Il nostro obiettivo non è cambiato. Riprendendo a predicare, i fratelli confortano non solo le persone sconvolte dalla tragedia ma anche se stessi. (Leggi 2 Corinti 1:3, 4.)

13 Consideriamo i commenti di alcuni che hanno ricevuto gli aiuti di cui avevano tanto bisogno, hanno ripreso a predicare e si sono sentiti confortati. “A me e alla mia famiglia ha fatto proprio bene andare a predicare”, ha osservato un fratello. “Confortare altri ci ha dato un attimo di tregua dall’ansia dovuta alla nostra situazione”. Una sorella ha detto: “Concentrandomi su attività spirituali ho distolto la mente dalla devastazione che vedevo intorno a me. Ho provato un senso di sicurezza”. Un’altra sorella ha affermato: “In un momento in cui molte cose sfuggivano al nostro controllo, la predicazione ha dato un indirizzo alla nostra famiglia. Parlando con altri della speranza del nuovo mondo abbiamo rafforzato la nostra convinzione che verrà fatta ogni cosa nuova”.

14 Le adunanze sono un’altra delle attività spirituali che i fratelli devono riprendere il prima possibile. Pensate a quello che è successo a Kiyoko, una sorella che era vicina alla sessantina. A causa di uno tsunami aveva perso tutto tranne i vestiti e i sandali che indossava, e si chiedeva come avrebbe fatto ad andare avanti. Poi un anziano le disse che nella sua macchina avrebbero tenuto regolarmente l’adunanza. Kiyoko dice: “In macchina c’eravamo io, l’anziano, sua moglie e un’altra sorella. L’adunanza fu semplice ma, come per miracolo, i ricordi dello tsunami svanirono. Mi sentii serena. Quell’adunanza mi dimostrò quanta forza possa darti la compagnia dei fratelli”. Parlando delle adunanze che ha frequentato dopo un disastro naturale, un’altra sorella ha detto: “Sono state la mia ancora di salvezza!” (Rom. 1:11, 12; 12:12).

Soccorsi che recano benefìci duraturi

15, 16. (a) Quali benefìci ricevettero i cristiani di Corinto e di altri luoghi per aver partecipato alle operazioni di soccorso? (b) Quali benefìci recano anche a noi le operazioni di soccorso?

15 Nella sua argomentazione sulle operazioni di soccorso, Paolo spiegò anche i benefìci che i cristiani avrebbero ricevuto partecipandovi. Scrivendo ai corinti a proposito dei cristiani ebrei di Gerusalemme destinatari degli aiuti, disse: “Con supplicazione per voi hanno ardente desiderio di voi [“vi manifesteranno il loro affetto”, Parola del Signore] a motivo della sovrabbondante immeritata benignità di Dio su di voi” (2 Cor. 9:14). Spinti dalla generosità mostrata nei loro confronti, i cristiani ebrei di Gerusalemme avrebbero pregato a favore dei loro fratelli di Corinto, ebrei e gentili, e avrebbero provato ancora più affetto per loro.

16 Applicando ai nostri giorni le parole di Paolo riguardo ai benefìci delle operazioni di soccorso, La Torre di Guardia del 1º dicembre 1945 (1º maggio 1947 in italiano) diceva: “Quando i consacrati servitori di Dio di una località contribuiscono ai bisogni di un altro gruppo situato altrove, immaginate l’effetto unificativo di tale azione!” I volontari oggi vivono la stessa esperienza. “Partecipare ai soccorsi mi ha fatto sentire più vicino che mai ai miei fratelli”, dice un anziano che ha dato una mano in una zona alluvionata. Una sorella, grata dell’aiuto ricevuto, ha spiegato: “La nostra fratellanza è ciò che più si avvicina oggi al Paradiso sulla terra”. (Leggi Proverbi 17:17.)

17. (a) In che modo le parole di Isaia 41:13 si applicano alle operazioni di soccorso? (b) Fate alcuni esempi di come le operazioni di soccorso onorano Geova e rinsaldano il nostro vincolo d’unione. (Vedi anche il riquadro “Volontari all’opera in tutto il mondo”.)

17 Quando arrivano i volontari, i fratelli colpiti da un disastro naturale sperimentano in un modo del tutto particolare quanto sia vera la promessa di Dio: “Io, Geova tuo Dio, afferro la tua destra, Colui che ti dice: ‘Non aver timore. Io stesso di sicuro ti aiuterò’” (Isa. 41:13). Una sorella sopravvissuta a una calamità ha detto: “Ero disperata alla vista di quella devastazione, ma Geova mi ha teso la mano. L’aiuto dei fratelli è stato indescrivibile”. Dopo che la loro zona era stata colpita da un terremoto, due anziani hanno scritto a nome della loro congregazione: “Il sisma ha causato grande sofferenza, ma abbiamo sperimentato l’aiuto che Geova dà tramite i fratelli. Avevamo letto delle operazioni di soccorso, ma ora le abbiamo viste con i nostri occhi”.

Peter Johnson partecipa a un progetto di costruzione

“HA CAMBIATO IL CORSO DELLA MIA VITA”

CHE impatto può avere la partecipazione alle operazioni di soccorso sulla vita di un ragazzo? Pensate a Peter Johnson, che vi partecipò per la prima volta a 18 anni. Peter ricorda: “La gratitudine dei fratelli e la gioia che deriva dal dare mi toccarono profondamente. Desiderai ancora di più usare la mia vita per servire Geova al meglio”. Dopo quell’esperienza Peter iniziò il servizio di pioniere. Lavorò anche alla Betel e in seguito diventò membro di un Comitato Regionale di Costruzione. “Partecipare ai soccorsi per la prima volta in quel lontano 1974”, dice Peter oggi, “ha cambiato il corso della mia vita”. Sei giovane? Potresti seguire l’esempio di Peter? Non puoi sapere come la partecipazione a questo tipo di attività può cambiare il corso della tua vita nel servizio di Geova.

Potete partecipare anche voi?

18. Cosa potete fare se volete partecipare a operazioni di soccorso? (Vedi anche il riquadro “Ha cambiato il corso della mia vita”.)

18 Vorreste provare la gioia di partecipare a operazioni di soccorso? In tal caso, dato che spesso i volontari vengono scelti fra coloro che collaborano alla costruzione di Sale del Regno, dite ai vostri anziani che vorreste compilare il relativo modulo. Un anziano con molta esperienza nel settore avverte: “Recatevi nella zona di un disastro solo dopo essere stati ufficialmente invitati da un comitato di soccorso”. In questo modo le operazioni si svolgeranno in maniera ordinata.

19. In che modo i volontari che prestano soccorsi contribuiscono in modo significativo a dimostrare che siamo veri cristiani?

19 Le operazioni di soccorso attestano in modo straordinario la nostra ubbidienza al comando di Cristo di ‘amarci gli uni gli altri’. Mostrando questo amore, diamo prova di essere veri cristiani (Giov. 13:34, 35). Che bello avere tra noi così tanti volontari che danno gloria a Geova provvedendo i necessari aiuti a coloro che sostengono lealmente il suo Regno!

a In questo capitolo parleremo delle operazioni di soccorso a favore dei fratelli. In molti casi, però, queste vengono estese anche a non Testimoni (Gal. 6:10).

b Paolo usò la forma plurale di diàkonos (ministro) per riferirsi ai “servitori di ministero” (1 Tim. 3:12).

c Vedi l’articolo “Aiuto per la famiglia dei credenti in Bosnia”, nella Torre di Guardia del 1º novembre 1994, pagine 23-27.

Quanto è reale per voi il Regno?

  • Perché si può dire che le operazioni di soccorso sono una forma di sacro servizio reso a Geova?

  • Quali sono tre obiettivi principali delle nostre operazioni di soccorso?

  • Quali benefìci duraturi recano le operazioni di soccorso?

  • Che relazione c’è tra le operazioni di soccorso e il comando di Gesù riportato in Giovanni 13:34?

VOLONTARI ALL’OPERA IN TUTTO IL MONDO

AFRICA CENTRALE E OCCIDENTALE

Nel 1994 il genocidio tribale scoppiato in Ruanda mieté 800.000 vittime o più. A seguito di quel massacro i disordini si diffusero in altri paesi dell’Africa centrale, il che si tradusse in un continuo afflusso verso campi profughi sovraffollati. Per aiutare i fratelli, i Testimoni di Geova di Belgio, Francia e Svizzera trasportarono via aerea circa 300 tonnellate di abiti, medicinali, tende, cibo e altro. Nel giro di qualche settimana le provviste erano giunte ai nostri fratelli nel bisogno.

Sempre in Africa, un’équipe di dieci medici e infermiere francesi, tutti Testimoni, sta offrendo aiuto ai fratelli cercando di alleviare le sofferenze causate da guerre civili, carestie e malattie. Negli scorsi due anni, l’équipe ha effettuato oltre 10.000 visite mediche. Il lavoro di questi volontari reca onore a Geova e alla sua organizzazione. “Quando arriviamo in una zona per aiutare i fratelli”, riferisce una delle infermiere, “la gente dice con rispetto: ‘Questi sono Testimoni di Geova. Sono venuti per aiutare i loro fratelli’”. Dopo aver ricevuto assistenza da un’infermiera, una Testimone ha esclamato: “Grazie sorella. Grazie Geova!”

A volte sono necessari soccorsi anche quando si verificano gravi incidenti. Nel 2012 in Nigeria 13 Testimoni, tutti appartenenti a una piccola congregazione, morirono in un incidente stradale e 54 rimasero gravemente feriti. Un comitato di soccorso organizzò per ciascuno dei feriti assistenza 24 ore su 24. Quando vide tutto il sostegno che questi ricevevano in ospedale, una paziente telefonò al suo pastore e gli disse: “Non mi è venuto a trovare nessuno della nostra chiesa. Venga qui a vedere l’amore che c’è fra i Testimoni di Geova!”

Anche se soffrivano per la dolorosa perdita, i nostri cari fratelli di quella piccola congregazione si sentirono confortati dall’amore mostrato loro dai compagni di fede. Inoltre, dopo aver visto con quanta premura i soccorritori avevano aiutato i fratelli coinvolti, vari componenti della congregazione decisero di fare di più nell’opera di predicazione. Se prima dell’incidente la congregazione contava 35 proclamatori, nel giro di un anno ne contava 60.

AUSTRALIA

Nel 2013 alcune zone costiere del Queensland furono colpite da un’alluvione che lasciò 70 Testimoni senza casa. Mark, Rhonda e la loro figlia dovettero lasciare la loro abitazione allagata e rifugiarsi in un centro di evacuazione. Il posto era sovraffollato. “In pratica si riusciva a stare solo in piedi”, racconta Rhonda. L’assordante rumore degli elicotteri che a poca distanza atterravano e ripartivano rendeva l’atmosfera ancora più tesa. Preoccupata, chiese al marito: “E ora cosa facciamo?” Mark pregò fervidamente Geova, chiedendo il suo aiuto. “Dopo una mezz’oretta”, continua Rhonda, “arrivò una macchina dalla quale scesero tre fratelli. Quando ci trovarono, dissero: ‘Vi portiamo con noi. Starete a casa di un fratello’”. E aggiunge: “È difficile dire quanto ci abbiano commosso l’amore e la premura dell’organizzazione di Geova”.

Oltre 250 volontari accorsero sul luogo del disastro per dare una mano. Un fratello avanti con gli anni dice: “Un gruppo di Testimoni spuntò dal nulla e tutti si misero a lavorare come formiche per pulire e rimettere in ordine casa mia. Io e mia moglie non dimenticheremo mai il loro aiuto”.

BRASILE

Nel 2008 smottamenti e alluvioni costrinsero circa 80.000 abitanti dello stato di Santa Catarina a lasciare le loro abitazioni. A detta di un uomo, sembrava uno “tsunami di terra, fango e alberi”. Alcuni fratelli trovarono riparo in una Sala delle Assemblee. “Scapparono soltanto con gli abiti che indossavano, tutti sporchi di fango”, racconta Márcio, il custode della sala. Una sorella dice: “La nostra casa crollò. Fu terribile vederla scomparire nel giro di qualche secondo, ma non dimenticherò mai il conforto dei fratelli. Ci mostrarono così tanto amore! Quest’esperienza mi ha insegnato quanto sia saggio accumulare tesori spirituali”.

In Brasile, testimoni di Geova organizzano e distribuiscono generi di soccorso donati

Sala delle Assemblee a Santa Catarina, in Brasile, piena di generi di soccorso donati (2009)

Alcuni smottamenti hanno devastato interi quartieri sui pendii vicino a Rio de Janeiro. Per essere pronti a gestire queste calamità ricorrenti, i fratelli hanno formato un comitato di soccorso permanente. Quando la minaccia si fa concreta, i fratelli residenti nella zona interessata incaricati di monitorare la situazione allertano il comitato. Senza perdere tempo, i volontari accorrono alla guida di camion che portano la scritta “Testimoni di Geova: aiuti umanitari”. Le squadre di soccorso sono ben equipaggiate e tutti i componenti hanno compiti prestabiliti. Indossano giubbotti che li identificano chiaramente come Testimoni di Geova. Insieme ai fratelli dei Comitati di assistenza sanitaria, soccorrono i fratelli feriti. Portano cibo, acqua, medicinali, abiti e prodotti per l’igiene. Ripulire le case dal fango non è una passeggiata. Pensate, dopo uno degli ultimi smottamenti ci sono voluti 60 volontari per rimuovere quattro camionate di fango da una sola casa.

PER ESSERE PRONTI A UN DISASTRO

Il Corpo Direttivo ha stabilito che tutte le filiali del mondo provvedano linee guida agli anziani di congregazione e ai sorveglianti viaggianti su come prepararsi ad affrontare un disastro. Ad esempio, ancora prima che accada qualcosa, gli anziani devono accertarsi di avere i dati aggiornati per contattare ogni membro della congregazione.

IN CASO DI DISASTRO

  1. Un anziano cristiano si accerta che una famiglia di proclamatori stia bene

     Gli anziani contattano tutti i proclamatori

  2.  Gli anziani riferiscono al coordinatore del corpo degli anziani

  3. La comunicazione tra il coordinatore di congregazione, il sorvegliante viaggiante e altri fratelli incaricati, e la filiale

     Il coordinatore riferisce al sorvegliante viaggiante e ad altri fratelli incaricati che sono in contatto con la filiale

  4. Provviste di cibo e acqua

     Si provvedono il prima possibile cibo, acqua, riparo, assistenza sanitaria e sostegno emotivo e spirituale

  5. Il rapporto sul bisogno di generi di soccorso viene preso in esame

     La filiale invia al Comitato dei Coordinatori del Corpo Direttivo un rapporto sulla situazione e sui bisogni

  6. Vengono distribuiti generi di soccorso

     Il comitato di soccorso organizza gli aiuti e continua ad assistere i fratelli anche nel dopo emergenza

  7. Un aereo in volo

     Il Comitato dei Coordinatori valuta i bisogni e, se necessario, approva l’impiego di volontari di altri paesi

UN ALTRO STRUMENTO PER I SOCCORRITORI

La copertina del dépliant I Testimoni di Geova e le operazioni di soccorso

NEL giugno del 2013 è stato pubblicato il dépliant I Testimoni di Geova e le operazioni di soccorso, preparato appositamente per le autorità statunitensi che gestiscono le emergenze. Questo dépliant parla di alcune operazioni di soccorso che abbiamo svolto a partire dalla metà degli anni ’40. Contiene anche una cartina che illustra la portata mondiale delle nostre operazioni. “I fratelli che servono nei comitati di soccorso usano questo dépliant quando, ancor prima che si verifichi un disastro, contattano le autorità competenti in zone a rischio”, spiega un anziano che partecipa all’organizzazione dei soccorsi. “Se le autorità sanno come ci comportiamo in caso di calamità, è più facile che ci concedano i permessi necessari per accedere alle aree disastrate”.

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