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  • Uno sguardo al mondo
  • Svegliatevi! 1970
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  • Opinioni sui trapianti
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Svegliatevi! 1970
g70 22/1 p. 31

Uno sguardo al mondo

Opinioni sui trapianti

◆ Ecco alcune interessanti dichiarazioni di personalità italiane circa i trapianti. Giuseppe Ungaretti: “Non è possibile che un uomo si stacchi dall’idea che il cuore sia il centro degli affetti, quindi la custodia dei segreti e degli slanci della persona umana. Un cuore diverso non porterà nessuno scombussolamento nella persona di cui sostituisce il cuore organico? Forse i segreti dell’individualità sono nella mente, e la persona si distingue sopratutto per le funzioni del proprio cervello. Ma io continuo a credere che cervello e cuore siano funzioni che li rendono l’un l’altro complementari nella vita intellettuale e sentimentale dell’uomo. Non mi pare che un cuore nuovo non possa produrre squilibri di estrema gravità nella vita passionale e mentale che distingue un dato individuo da tutti gli altri”. Alfonso Gatto: “Che il cuore sia o no sede della personalità, e in quale misura poco importa. Fatto sta che al cuore riferiamo tutta la nostra vita interiore. Immaginare che il cuore di un’altra persona, . . . possa trasferirsi impunemente in noi, e sostituire quello che fu il geloso, inalienabile testimone della vita nostra è cosa che sgomenta. . . . Io non credo che in questa nuova esistenza un uomo rimanga se stesso. Ho fatto l’ipotesi di trovarmi un giorno, di fronte a una scelta simile . . . Credo comunque che mi rifiuterei, che avrei troppa paura di far entrare in me un ‘io’ estraneo”.

Più di un meccanismo

◆ Che il proprio cuore sia più di un semplice meccanismo per pompare il sangue è indicato da alcuni risultati di trapianti di cuori umani. Commentando ciò, Star and Herald della città di Panama richiamò l’attenzione sulle osservazioni fatte da un membro dell’équipe che esegue i trapianti di cuore all’Università di Stanford, dicendo: “Uno psichiatra, il dott. Lunde, dice che cinque delle 13 persone che hanno ricevuto trapianti di cuore a Stanford l’anno scorso hanno avuto grave psicosi postoperatoria [profonda disorganizzazione della mente, della personalità o del comportamento]. Ci furono anche effetti meno drammatici, come cambiamento di ciò che pensavano d’essere. Un uomo di 42 anni decise che ne aveva 20, l’età di chi gli aveva donato il cuore”. L’articolo di fondo proseguiva dicendo: “Da che la scienza medica ha cominciato a fiorire il secolo scorso, il genere umano si è convinto sempre più che il corpo umano sia solo un meccanismo. L’idea di introdurre nuove parti di riserva per tenere in funzione il meccanismo è il risultato di questo semplicistico concetto. . . . Se tutti gli uomini capissero quanto è miracoloso il corpo umano che prendono come una cosa dovuta, forse l’uomo avrebbe più rispetto per sé e per gli altri esseri umani”.

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