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  • Come alcuni gesuiti considerano la loro Chiesa

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  • Come alcuni gesuiti considerano la loro Chiesa
  • Svegliatevi! 1972
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  • Preparazione dei gesuiti
  • I ‘nuovi’ gesuiti
  • I vecchi gesuiti pure si agitano
  • Valutazione gesuitica del papato
  • Circa i cardinali e i vescovi
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    Svegliatevi! 1992
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
Altro
Svegliatevi! 1972
g72 8/5 pp. 9-13

Come alcuni gesuiti considerano la loro Chiesa

IL NOME “gesuita” viene dalla parola latina per “Gesù”, Iesuita. In origine fu un nomignolo dispregiativo che i critici davano ai componenti di un’organizzazione fondata dal soldato spagnolo cattolico romano Ignazio di Loyola nel 1534.

Chiamata prima “Compagnia di Gesù”, ora “Società di Gesù”, è il più grande e il più potente ordine religioso nella Chiesa Cattolica Romana. Oggi ci sono nel mondo più di 34.000 gesuiti e circa 8.000 d’essi risiedono negli U.S.A.

Benché non fossero specificamente organizzati per contrastare la Riforma protestante del 16º secolo, i gesuiti diedero in effetti prova d’essere il più efficiente strumento che la loro Chiesa avesse per fare proprio questo. Ma i loro metodi e il loro zelo furono tali che molti governi, sia in Europa che nelle Americhe, li proscrissero. Anche il papa nel 1773 fu persuaso a proscrivere il loro ordine. Si suppose che la proscrizione durasse “per sempre”, ma nel 1814 un successivo papa abolì la proscrizione.

Nel 1964 fu chiesto ai gesuiti di lasciare Haiti “per preservare la pace interna e l’integrità territoriale del paese”. Oggi i gesuiti sono negli Stati Uniti fra quelli che prendono la direttiva nell’opposizione alla coscrizione militare. Per esempio, i fratelli Berrigan stanno scontando in prigione condanne per aver distrutto i registri della leva. Essi sono considerati gesuiti con buona reputazione.

Preparazione dei gesuiti

L’istruzione è stata per molto tempo la carriera preferita dei gesuiti. Circa i due terzi del loro numero sono negli Stati Uniti o educatori nelle scuole superiori e nelle università cattoliche, o educati per divenirlo.

La preparazione per essere gesuita richiedeva quindici anni di addestramento dopo la scuola superiore. Ma attualmente ci vogliono alcuni anni in meno, sebbene i singoli casi differiscano. E al presente, i gesuiti hanno 220 università in tutto il mondo, fra cui sono note l’Università Georgetown di Washington, nel Distretto di Columbia, e l’Università Fordham della città di New York.

Qual è il fine di tale preparazione? Secondo Fulton J. Sheen, autorità cattolica ma non gesuita, “i gesuiti operano per la gloria di Dio, difendono la fede cattolica romana contro l’eresia, si impegnano nell’opera missionaria e istruiscono i giovani”. Come fanno altri ordini religiosi cattolici romani, i gesuiti prendono voti di castità, povertà e ubbidienza.

Educare all’ubbidienza è stata per molto tempo una norma gesuitica. Loyola inculcò nei suoi seguaci il principio che l’ubbidienza sia “cieca”, cioè assoluta e indiscutibile, dicendo: “Ciascuno dovrebbe convincersi che quelli che vivono sotto l’ubbidienza devono lasciarsi condurre e guidare dalla Provvidenza di Dio per mezzo dei loro superiori come se fossero un corpo morto che si faccia portare in qualsiasi direzione e sia trattato in qualsiasi maniera”.

A causa di tale educazione, i gesuiti furono all’avanguardia quando si trattò d’intolleranza religiosa, chiamando “eresia” tutto ciò che differiva dal cattolicesimo romano. Essi instillarono questa intolleranza in altri. Per esempio, compirono il loro lavoro di istruire Ferdinando II, imperatore del Sacro Romano Impero, così bene che egli fu risoluto a spazzare via i frutti della Riforma. Le sue azioni contribuirono a provocare la Guerra dei Trent’Anni, serie di conflitti fra i protestanti e i cattolici europei dal 1618 al 1648. Per Ferdinando, la voce di un gesuita era la voce di Dio. Egli disse che avrebbe preferito regnare su un deserto piuttosto che sui protestanti.

I ‘nuovi’ gesuiti

Tuttavia, malgrado tutta tale educazione gesuitica all’ubbidienza, questa stessa caratteristica comincia a scomparire. Non c’è più una sola specie di gesuiti, che sostengano le stesse vedute nell’ubbidienza totale alla Chiesa.

In America, e senza dubbio anche in altri paesi, si può dire che ci siano basilarmente tre specie di gesuiti. Ci sono i vecchi conservatori, i giovani nuovi radicali e quelli medi. Questi differiscono tanto gli uni dagli altri che uno d’essi dichiarò che è così impossibile definire oggi un gesuita come lo è definire un Giudeo. Questo permette di spiegare perché alcuni anni fa i gesuiti furono rimproverati dal papa Paolo e perché il loro generale ammise che alcuni di loro erano “andati oltre ciò che era opportuno”.

Questi contrasti hanno reso molti gesuiti insicuri di sé e della loro missione nella vita. Anche il loro attuale generale, Arrupe, dichiarò: “Temo che abbiamo poco o nulla da offrire a questo mondo, poco da dire o da fare che giustificherebbe la nostra esistenza quali gesuiti. Temo che possiamo ripetere le risposte di ieri ai problemi di domani, parlare in un modo che gli uomini non capiscano più, esprimerci in un linguaggio che non parli al cuore degli uomini viventi”.

Ma c’è una cosa di cui molti nuovi gesuiti sono certi: non saranno ciecamente ubbidienti a un insieme di regole. John L’Heureau, ordinato sacerdote gesuita nel 1966, scrive nella rivista Atlantic del novembre 1969: “La questione dell’ubbidienza o della disubbidienza non sorge mai”. Questo spirito di indifferenza si dice sia “assolutamente sconcertante” per i loro superiori.

Il gesuita L’Heureau pure dichiarò: “Il nuovo gesuita americano agisce in consultazione con la propria coscienza e con i propri amici; come reagirà il suo superiore non è per lui una cosa importante”. Di questi gesuiti egli afferma: “Sono invariabilmente uomini che hanno messo in dubbio ogni autorità esistente e l’han trovata mancante; e nello stesso tempo non hanno trovato per essa nessun adeguato sostituto”. Quale dilemma!

Tipica dei loro sentimenti è l’osservazione di uno di essi circa i riferimenti del papa al dissenso dei sacerdoti e alle divisioni entro la Chiesa. Questo gesuita disse: “Ciò che il Papa vuol dire è che, presso Dio, faremmo meglio a sottometterci tutti al pensiero di alcuni cardinali romani conservatori. Ciò che egli non apprezza è che la Chiesa di Cristo è assai più estesa che non semplicemente la Chiesa gerarchica, e se io devo scegliere l’una o l’altra, temo che la mia lealtà sia verso Cristo”.

Questi giovani gesuiti non solo parlano in questo modo, essi agiscono inoltre in maniera indipendente. Così due di loro rifiutarono il “bacio della pace” del cardinale Cooke quando furono ordinati sacerdoti, perché egli è il Vicario Militare delle Forze Armate degli Stati Uniti. Tale ruolo sembrò ai gesuiti incompatibile con il fatto che egli è un vescovo cattolico.

Quarantacinque gesuiti spagnoli si rifiutarono di adunarsi con il loro capo, generale Arrupe, quando visitò la città di Barcellona. Perché? Perché in precedenza egli aveva concesso un’intervista a Franco, che, secondo loro, rappresenta un regime che “pretende d’esser cattolico mentre calpesta la maggioranza dei princìpi cristiani”.

I vecchi gesuiti pure si agitano

I gesuiti più giovani, per lo più di trent’anni o meno, non sono ora i soli a considerare la loro Chiesa con occhi critici. Anche alcuni dei gesuiti più vecchi fanno questo, compresi quelli che hanno superato la sessantina.

Uno di questi è Karl Rahner, sessantacinquenne, da alcuni gesuiti considerato “il più grande teologo del nostro tempo”. Questo teologo tedesco continua a fare dichiarazioni su cui molti ecclesiastici cattolici romani conservatori dissentono. Con un senso di umorismo egli difende le proprie critiche alla propria Chiesa osservando: “Non potete sempre affilare il coltello, una volta ogni tanto dovete tagliare qualche cosa”.

Rahner sostiene che i cattolici “teologi dovrebbero riflettere assai più di quanto non facciano sul fatto che nella chiesa e nella sua teologia c’è stato considerevole errore, e per certo ce n’è ancora oggi. Questi fatti non possono essere scartati. Questo errare . . . tocca molti lati della vita; ed essenzialmente tocca la vita concreta dei cristiani. E questo errare, assai più di quanto non si pensi, si collega anche con la verità e con i dogmi della chiesa”.

Il gesuita Rahner è stato anche accusato di aver chiamato Gesù Cristo Signore e Salvatore ma d’essersi rifiutato di chiamarlo Dio, come fa la dottrina ufficiale della Chiesa. Egli ha pure sfidato la pratica di celebrare così frequentemente la messa, nonché di esigere vari prezzi per la messa bassa, alta e solenne. Ha ulteriormente dichiarato che gli atteggiamenti cattolici romani sul matrimonio e sul divorzio, sul battesimo dei bambini e sul celibato clericale dovrebbero essere discussi.

Valutazione gesuitica del papato

È anche interessante ciò che il sessantunenne gesuita John L. McKenzie, professore di teologia presso Notre Dame, dice della sua chiesa. Comincia confessando che “il cattolicesimo romano si trova in ciò che può essere il punto più critico di tutta la sua storia”, e che “sta passando a una crisi di autorità e a una crisi di fede”.

Contrariamente alla dottrina ufficiale della Chiesa, il gesuita McKenzie dichiara che il cattolicesimo romano cominciò nel quarto secolo “con la conversione di Costantino”. Egli dichiara che “in senso stretto, gli apostoli non lasciarono nessun successore”, e che “l’evidenza storica non esiste per l’intera catena di successione dell’autorità della chiesa”. Nota che l’autorità del papa non può essere difesa con nessun riferimento biblico al posto di Pietro.

Giungendo al decimo secolo della storia cattolica romana, McKenzie dichiara che la Sede romana subì uno dei più gravi crolli morali della sua storia. Egli afferma: “La corruzione della corte papale sotto uomini indegni si avvicina all’incredibile. . . . gli avventurieri e i banditi che furono eletti al papato non s’interessarono affatto di affermare la direttiva spirituale di alcuna specie”.

Dopo aver notato i grossolani errori di altri papi, egli descrive il papato e paragona la Curia al consiglio di un governo politico. Comunque, non c’è nessun ministero del tesoro. McKenzie riferisce che “questa parte della struttura dell’amministrazione pontificia è ben nascosta. . . . Né l’origine dei fondi [che descrive come “enormi”] né i loro versamenti sono conosciuti”. Perché no? Perché il “Papa non è responsabile verso nessuna autorità umana”, sia nelle questioni spirituali che in quelle temporali.

Circa i cardinali e i vescovi

In quanto al collegio dei cardinali, che potrebbe essere paragonato a un senato, McKenzie osserva: “La storia del Collegio mostra che è stato aperto alle influenze politiche della specie più perniciosa”. Alcune loro elezioni di un nuovo papa hanno dato luogo a giudizi che “non si possono spiegare”.

Questo gesuita nota anche che oltre metà dei cardinali nella Chiesa sono Italiani, ma “l’Italia non è la metà della Chiesa Romana”. Questo fa pensare che le nomine dei cardinali non siano fatte realmente in base alle qualità spirituali. Quindi in base a che cosa sono fatte? Egli risponde: “Normalmente la nomina significa che il cardinale ha amici personali e influenze in alti luoghi in Roma. Più spesso che no significa l’amicizia personale del Papa”.

Di particolare interesse per gli studenti biblici che hanno conoscenza è la dichiarazione di McKenzie che “i vescovi, come la chiesa li ha storicamente conosciuti, non compaiono nel Nuovo Testamento. . . . Le Chiese non compaiono con la suprema autorità locale acquisita da una singola persona”. Questo ha indotto uomini ambiziosi a usare tattiche senza scrupoli per conseguire tale autorità. Il gesuita dice: “Si dovrebbe dire candidamente che l’ambizione clericale è stata per molto tempo ed è uno dei maggiori problemi del cattolicesimo romano”.

Altre osservazioni

Per giunta, questo teologo correttamente nota che “il sacerdozio come noi lo conosciamo non compare nel Nuovo Testamento”. Egli osserva che la Bibbia non sostiene la specie di distinzione fra clero e laicato che si vede nel cattolicesimo romano.

Né il celibato obbligatorio trova sostegno nella Parola di Dio. McKenzie dichiara: “Si deve riconoscere che il celibato non è raccomandato come nient’altro che una scelta facoltativa nel Nuovo Testamento. . . . Nelle regioni dove molti [sacerdoti] non vivono una vita di celibato, l’istituzione del celibato può non sembrare altro che un’assoluta, grande ipocrisia. È difficile pensare che una tale istituzione preservi alcuna cosa di valore”. Egli nota inoltre che “alcuni trovano nell’adulterio e nel divorzio clericale la possibilità di grande scandalo; per ragioni non facili da accertare, essi non vedono lo stesso scandalo nel concubinato clericale”.

Relativamente ad altri insegnamenti della Chiesa, egli dichiara: “Nella lunga analisi si deve dire che la Chiesa Romana ha avuto più teologia cattiva che buona”. Un esempio che egli dà di ciò è il battesimo dei bambini. Non solo il Nuovo Testamento, ma le testimonianze delle antiche autorità ecclesiastiche “presuppongono candidati adulti” per il battesimo, non bambini. L’uso del solo pane nella messa è pure antiscritturale: “Nessun teologo romano potrebbe negare che nel segno originale si ricevono entrambe le specie [pane e vino]”.

Nella teoria della Chiesa, dice il gesuita McKenzie, ‘un uomo non è condannato all’inferno per assassinio più di quanto lo sia per aver mancato alla messa la domenica’. E a questo riguardo nota che un altro cattolico ha scritto che la Chiesa sarebbe stata “assai più preoccupata se le forze armate degli Stati Uniti avessero lanciato su Hiroshima opuscoli e mezzi contraccettivi di quanto non lo fu allorché gli stessi Stati Uniti sganciarono una bomba che soppresse 70.000 vite”.

Così, quando i gesuiti, l’‘élite’ della Chiesa Cattolica Romana, si esprimono in tali modi, c’è forse da meravigliarsi se esiste una crisi fra i cattolici? A quelli che conoscono la loro Bibbia ciò rammenta le parole di Gesù Cristo, che disse che “se una casa diviene divisa contro se stessa, tale casa non potrà durare”. (Mar. 3:25) Poiché Geova Dio ha preavvertito che scuoterà ogni cosa onde rimanga solo ciò che si basa su un fermo fondamento, da che parte ci dovremmo schierare? La sua Parola ci dice che solo il regno di Dio, il suo giusto governo retto dal suo Figlio, risulterà durevole. Per il vostro stesso benessere eterno, schieratevi ora con quelli che lealmente sostengono e annunciano tale regno. — Agg. 2:6, 7; Ebr. 12:26, 27.

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