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  • Avete insegnato ai vostri figli a lavorare?

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  • Avete insegnato ai vostri figli a lavorare?
  • Svegliatevi! 1972
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  • Che cosa insegnare?
  • Come insegnare loro a lavorare?
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Svegliatevi! 1972
g72 22/10 pp. 5-9

Avete insegnato ai vostri figli a lavorare?

LA RISPOSTA Sì o No a questa domanda può rivelare circa la vostra famiglia assai più di quanto pensiate. Come genitori, la vostra risposta può riflettere in gran parte le circostanze e l’ambiente in cui siete stati educati. Può anche riflettere la vostra attuale attitudine verso la vita in genere, oltre alla vostra preoccupazione per il futuro dei vostri figli. Sì, la vostra risposta può rivelare non solo cose inerenti ai vostri figli, ma anche cose inerenti a voi, loro genitori.

Prendete questo argomento del vostro passato. Foste educato in un podere dove l’intera famiglia doveva lavorare duramente? O foste educato in una città dove sembrava che ci fosse poco lavoro per i piccoli? Lavoravano duramente i vostri genitori per guadagnarsi da vivere? E da bambino, vi facevano lavorare intorno alla casa? O avevate molto tempo a disposizione? Queste esperienze della fanciullezza poterono influire profondamente sulla vostra attitudine in quanto a insegnare ai vostri figli a lavorare.

In modo simile, l’attitudine che avete coltivato durante la vostra vita da adulto verso il lavoro è pure un fattore importante. Per esempio, se vivete in un paese che ha adottato molti dispositivi per risparmiar lavoro nelle imprese e nell’industria, questo può influire sulla vostra opinione del lavoro.

Oggi si dà enfasi più di quanto non sia mai stato fatto in passato a più operazioni che si ottengano premendo un pulsante, a più calcolatori elettronici, a più automazione, con meno sforzo fisico e mentale. Inoltre la maggioranza delle persone desiderano meno ore di lavoro e meno lavoro, per avere più tempo libero. Questo modo di vivere alquanto facile induce alcuni a provare contrarietà verso il lavoro, perfino a odiarlo. Se siete vittima di questo modo di pensare, avrete un’inclinazione negativa in quanto a insegnare alla vostra progenie a lavorare.

E che dire del futuro dei vostri figli, di cui la maggioranza dei genitori si danno molto pensiero? Se credete che un figlio non debba mai fare ‘un minimo di lavoro’, cercherete di coprire e proteggere vostro figlio da più che un minimo di lavoro e di responsabilità. Al contrario, se pensate che il lavoro sorvegliato è utile per i figli, cercherete i modi di occupare il loro tempo e le loro energie in attività produttive.

Il Creatore del genere umano ci incoraggia ad assumere una veduta positiva verso il lavoro, poiché nella sua Parola, la Bibbia, fece scrivere questo: “Ho visto che non c’è nulla di meglio se non che l’uomo si rallegri nelle sue opere, poiché questa è la sua porzione”. (Eccl. 3:22) La giovinezza è un buon tempo per cominciare a coltivare tale veduta.

Quando cominciare?

Se i vostri genitori lavoravano duramente forse vi diedero un buon inizio nella vita insegnandovi a lavorare. E se non avete adottato in quest’èra della macchina la filosofia dell’uomo pigro, siete indubbiamente convinto che ai figli si dovrebbe insegnare a lavorare per il loro proprio bene. La domanda è quando cominciare.

Cominciate il programma di addestramento quando il bambino è molto piccolo. Quando è piccolo è malleabile, volenteroso e ansioso d’imparare. Giunto a tre anni d’età, avrebbe dovuto imparare a metter via i suoi giocattoli dopo le ore di gioco. Almeno al tempo in cui è abbastanza grande da andare a scuola, avreste dovuto insegnargli a fare il bagno e a vestirsi, e a riordinare la sua stanza.

Queste cose possono sembrare di poca importanza, ma insegnano al bambino a essere ordinato e degno di fiducia, qualità molto essenziali per avere successo nelle attività ulteriori.

Quindi i vostri figli vanno a scuola. Ma è questo tutto ciò che ci vuole per completare il programma dei loro compiti giornalieri? Dopo aver trascorso sei ore a scuola i fanciulli non sono completamente stanchi. Questo avviene specialmente quando considerate l’enfasi che si dà agli intervalli, alle ore di gioco, allo sport e alla maniera riposante d’impartire oggi istruzione e disciplina in classe.

In vista di ciò, quando i vostri figli tornano da scuola, è utile che siano assegnate loro regolari faccende. È bene che abbiano un programma di tali faccende preparato in anticipo così che ciascun ragazzo sa quanto si attende da lui. Naturalmente, tali programmi non dovrebbero essere così inflessibili da non poter fare accomodamenti quando sorgono circostanze impreviste. L’apprendere ad apportare nel programma tali accomodamenti sul momento è di per sé un buon addestramento per i figli, poiché questo è quanto dovranno fare spesso per tutta la loro vita da adulti, non è vero?

Che cosa insegnare?

Dopo la scuola le faccende possono includere parecchie cose da fare intorno alla casa. Ciò dipende, naturalmente, dalla specie di casa in cui si abita, sia essa in un podere o in città, sia una casa con un cortile intorno o un piccolo appartamento senza nessuna responsabilità oltre la porta d’ingresso.

Ma indipendentemente da dove abitate, ci sono molte cose intorno a una casa che ai figli si possono insegnare a fare, e a farle bene. Per nominarne alcune: usare l’aspirapolvere e spazzare i pavimenti, spolverare e lucidare i mobili, lavare e stirare gli indumenti, pulire la tavola e lavare i piatti dopo cena, e portare fuori il secchio dell’immondizia.

Ogni fanciulla dovrebbe saper cucinare. Insegnate loro prima le faccende elementari di preparare le patate e le cipolle per la cottura. Quindi insegnate loro progressivamente a fare insalate, allestire varie pietanze di carne e apparecchiare gustosi dessert. Dovrebbero anche imparare a usare il forno. Pure le madri che sono esse stesse cuoche poco capaci possono, con l’aiuto di un libro di cucina, insegnare alle figlie a preparare buoni pasti.

Le figlie imparino in tenera età ad attaccar bottoni e a rammendare i buchi delle calze. Mentre crescono, insegnate loro a usare la macchina da cucire per rattoppare gli abiti da lavoro, far grembiuli e orlare tovaglie. Ogni fanciulla di dieci anni dovrebbe anche saper lavorare a maglia e con l’uncinetto, lavori pratici che addestrano gli occhi e le dita.

Ora, dovrebbero queste faccende domestiche essere assegnate nella famiglia solo alle ragazze? I genitori che hanno previdenza apprezzano la saggezza di addestrare anche i loro figli maschi a tenere la casa pulita e linda. Ogni uomo dovrebbe saper cucinare e cucire quando è necessario, e possono imparare i primi elementi di queste abilità se sono inclusi nei programmi delle loro faccende infantili. È per certo un modo di pensare meschino dire che insegnando ai ragazzi a cucinare e a cucire siano resi effeminati. L’arte dei condimenti e la chimica della cucina sono campi di conoscenza che attraggono i ragazzi virili. L’uomo Gesù Cristo non fu solo un buon falegname; seppe anche cucinare, come la Bibbia indica in Giovanni 21:9-12.

Così possiamo dire che è saggezza pratica insegnare alle vostre figlie femmine come ai maschi l’uso di utensili comuni come il martello, la sega e il pennello. In ogni casa prima o poi si dovrà riparare qualche cosa.

Lasciate che i ragazzi imparino, costruendo quegli scaffali di cui c’è tanto bisogno nella dispensa o nel seminterrato, e fateli anche verniciare loro. Allorché avranno acquistato capacità potranno fare armadietti più elaborati. Fate riparare loro le sedie della cucina e ricoprire i mobili della stanza di soggiorno. Tenuto conto dei prezzi dei mobili e degli impianti al giorno d’oggi, voi sarete saggio se farete imparare ai vostri figli a costruirli e a ripararli nella casa!

Ci sono inoltre molte faccende che i ragazzi possono fare fuori di casa, specialmente se abitate in un podere, dove il lavoro non finisce mai. Le opportunità di chi abita in città possono essere alquanto limitate, ma spesso qui ci sono cortili da pulire, prati da innaffiare e da tagliare, finestre da lavare, case e recinti da tinteggiare, automobili da lavare e lucidare, solo per menzionarne alcune. Anche il ragazzo che abiti in un appartamento può spesso trovare questa specie di lavoro da fare nel vicinato.

Se è disponibile, fate avere ai vostri figli un pezzo di terreno per un orto che possano chiamare loro proprio. Date loro l’aiuto di cui hanno bisogno, ma lasciate che ne assumano la responsabilità. Ciò significa che dovranno decidere cosa piantare, dopo di che dovranno innaffiarlo e coltivarlo, e combatterne gli insetti, gli uccelli e gli animali predatori se vorranno raccogliere qualche frutto della loro fatica. Se per il primo paio d’anni non c’è nessuna raccolta, incoraggiateli a imparare dagli errori compiuti e a continuare per migliorare la loro capacità e i loro metodi.

Come insegnare loro a lavorare?

Molti genitori possono pensare che insegnare ai figli a lavorare sia una sfida che non siano proprio in grado di superare. Siete voi uno di quelli che gettano le braccia in aria con l’attitudine “a che serve”, semplicemente perché dovete continuare a dire a vostro figlio di fare le stesse cose molte volte? Dovete continuare ad accarezzarlo e a supplicarlo perché faccia questo o quello?

C’è un’arte d’insegnare le cose, compresa la capacità di lavorare. La pazienza, la comprensione, la benignità e l’amore sono assolutamente necessari. Non li sgridate e non li minacciate, e non deridete o non sminuite la loro inefficienza. Certo saranno dapprima goffi e impacciati. Ma, con la pratica da parte loro e l’utile istruzione da parte vostra, essi miglioreranno. È in questi primi periodi dell’apprendimento che voi in qualità d’insegnante dovete esercitare pazienza, tolleranza e longanimità. Ricordate che anche voi foste piccolo, impacciato e inesperto, e che solo dopo molti anni acquistaste efficienza e abilità.

Avete mai osservato un bambino di cinque o sei anni ansioso d’aiutare il papà a lavare e lucidare l’auto, che era solo scacciato via dal padre, forse con un’irritata esclamazione “levati dai piedi”? Quando il ragazzo avrà poi dodici o quindici anni lo stesso padre non capirà perché il ragazzo si ribella quando gli si dice di lavare e lucidare l’auto. Un altro padre fa pulire al suo bambino le borchie e i paraurti, e quando diventa più grande gli permette di fare gli sportelli e i lati. Quale dei due padri siete voi?

Questo illustra un’altra norma dell’insegnamento: Quando è possibile, lavorate insieme ai vostri figli per compiere un’attività. In questo modo non solo date un buon esempio; potete personalmente anche sorvegliare l’opera e dare utili suggerimenti alla prossima generazione. Quando il compito vi permette di lavorare insieme, non dite dunque: ‘Quello è il lavoro, datti da fare per compierlo’, ma piuttosto: ‘Questo è il lavoro, e io t’aiuterò a farlo’.

È bene che voi, quale insegnante dei figli, edifichiate in loro il desiderio e l’entusiasmo di fare il lavoro, e di farlo bene. Per far ciò dovete spiegare il valore e l’importanza di ogni faccenda che assegnate loro. Quindi apprezzeranno la ragione per cui è necessario adempierla, e col passar del tempo assumeranno anche la responsabilità di compierla.

Ma che dire se una faccenda è difficile, monotona o tediosa? Come può un fanciullo sentirsi entusiasta di una tale faccenda? Ebbene, alcuni lavori sono così, e costituiscono una vera sfida per la perseveranza e la costanza della persona. Si dovrebbe far capire questo al fanciullo sin dall’inizio. Invece di cercar di edificare un falso entusiasmo, fategliela considerare come una sfida. Superandola, proverà poi un senso di vittoria, di soddisfazione.

Ci sono altri modi d’aiutare un ragazzo ad apprezzare una faccenda piuttosto sgradevole. Per esempio, potreste ricordare al ragazzo che si lamenta di dover lavare i piatti quanto sia realmente fortunato d’aver avuto in primo luogo la cena. Ci sono milioni di ragazzi che vivono ai limiti della carestia i quali sarebbero più che felici di lavare i piatti, proprio perché così non andrebbero a letto senza cena. Ora, vostro figlio può dire di voler scambiare il posto con quegli sfortunati. In tal caso, fatelo andare a letto per alcune sere senza cena finché non mostri d’apprezzare il privilegio di lavare i piatti.

Supponete che il fanciullo faccia obiezione a certe faccende, come tagliare l’erba o lavare l’auto, per la ragione che si stanca e sente i muscoli indolenziti. Questo può esser vero; la maggior parte dei lavori danno questa sensazione. Ma se gioca a pallone o nuota o fa un’escursione non si stanca e non gli si indolenziscono i muscoli? Qual è dunque la differenza?

La differenza è l’attitudine mentale o il punto di vista della persona. Il primo è considerato sgradevole perché si chiama “lavoro”; l’altro è piacevole perché si designa come “sport” o “ricreazione”. Perché non cambiare le designazioni dei compiti? Perché non rendere il lavoro piacevole, anziché una prova? Mostrate loro come provare un vero senso di soddisfazione e durevole piacere per un lavoro compiuto. Insegnate loro a provare orgoglio del loro lavoro.

Ricompense e benefici

Tutti si attendono qualche ricompensa per il lavoro compiuto. Può non essere altro che la soddisfazione d’averlo finito. Ma le ricompense oltre la soddisfazione personale sono pure apprezzate. Questa è la ragione per cui i genitori riflessivi che mostrano considerazione riconoscono quanto è stato fatto dai loro figli. Può essere un semplice “Grazie, caro”, per le piccole cose, o può essere un segno molto speciale di amore per gli sforzi straordinari compiuti dalla loro progenie nel proprio lavoro.

Tali ricompense complimentose servono da ulteriore incentivo a fare la prossima volta la stessa faccenda o altro compito assegnato. È anche scritturale ricompensare i vostri figli con un “Ben fatto”. — 1 Cor. 3:8; si paragoni Luca 19:12-17.

Voi genitori potete considerare il compito d’insegnare ai vostri figli più gravoso che fare il lavoro voi stessi, e questo può ben esser vero. Ma accettate questa responsabilità d’impartire insegnamento come un vostro compito, una vostra opera. Quindi assolvetelo bene, e sia voi che i vostri figli sarete riccamente ricompensati. Come dice il proverbio: “Hai guardato un uomo abile nel suo lavoro? Si porrà dinanzi ai re”. — Prov. 22:29.

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