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Svegliatevi! 1972
g72 22/12 pp. 14-16

Come mettere nome ai bambini alla maniera africana

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Rhodesia

ALCUNI nostri amici misero nome Non temere alla loro bambina. Penserete: “Che strano!” Ma prima di rammaricarvi per lei, lasciate che vi spieghi che i suoi genitori sono Africani e parlano cishona. Nella loro lingua Non temere diventa Musatye, un nome graziosissimo se lo si pronuncia correttamente.

Ora, riproviamo a dire Musatye? Musa-ch-che. Ripetendolo parecchie volte, produrrà ai vostri orecchi l’effetto del richiamo di un uccello.

Senza dubbio, fra i nostri numerosi lettori ce ne sono alcuni che hanno dato ai loro figli nomi biblici come Sara, Naomi, Daniele e Davide. Essi sono facili da pronunciare e non passano mai di moda.

Nell’antico Israele erano dati di solito per il significato che avevano. E questo avviene oggi in considerevole misura in Africa. Sarà interessante sapere i perché e i percome dei nomi dati ai bambini africani.

Parlano i genitori

Abbiamo ricevuto una lettera dai genitori di lingua cishona di Musatye. Il padre e la madre sono entrambi dedicati servitori di Geova Dio e dedicano 150 ore al mese a predicare ad altri i meravigliosi propositi del vero Dio. Questo oltre ad aver cura della loro famiglia di sette figli. Dennis, Stella e Reuben sono i loro primi tre figli, ma a tre degli ultimi quattro figli furono dati nomi cishona: Musatye, Vimbai (ui-mbai) “Abbi fiducia” e Kurirai (cu-ri-rai) “Supera”. Al quarto fu dato il nome di Testimone. Il genitore spiegò:

‘Dando il nome ai nostri ultimi quattro figli, tenemmo presente l’idea di incoraggiare la nostra famiglia nella fede cristiana. Per esempio, chiamando Testimone, tutta la famiglia saprebbe che siamo testimoni di Geova. Chiamando la nostra bambina Musatye, tutta la famiglia saprebbe che non dobbiamo temere quelli che uccidono il corpo e non possono uccidere l’anima. (Matt. 10:28) Chiamando Vimbai, la famiglia saprebbe che deve avere fiducia, essere leale a Geova e alla sua organizzazione. Chiamando Kurirai, la famiglia saprebbe che dobbiamo superare le difficoltà che il Diavolo e altri nemici di Geova e della sua organizzazione ci pongono dinanzi’.

Se il padre di Musatye chiamasse questi ultimi quattro figli uno dopo l’altro, farebbe praticamente un sermone, e un sermone stimolante. Un altro felice pensiero è che questa famiglia ha ogni giorno piacevoli rammemoratori di quello che vogliono essere o fare. Certo queste sono buone ragioni per pensare alla scelta di bei nomi.

La madre di un’altra famiglia scrive che avere solo figli maschi non è una situazione così piacevole come avere maschi e femmine e rispecchia questa attitudine nei nomi che ha scelto:

“La prima femmina della mia famiglia è Chiedza (ci-edza). Chiedza significa ‘luce’. Le misi nome Chiedza perché volevo figli di ambo i sessi nella mia famiglia. Avevo già avuto due maschi, per cui quando diedi alla luce una bambina ci fu luce nella famiglia. La seconda femmina è Tsitsi [tzi-tzi]. Tsitsi significa ‘benignità’. Le misi nome Tsitsi perché Chiedza era l’unica bambina della famiglia e non aveva nessuna compagna con cui giocare, per cui fu una benignità che nascesse nella famiglia la seconda femmina”.

Diteli ad alta voce

Nei quattro principali gruppi di dialetti della gente di lingua cishona ci sono molti nomi graziosi. Sicuramente vi piacerà la seguente selezione se li leggete ad alta voce.

Tendai (te-ndai) — “Rendi grazie”. Un uomo diede questo nome a suo figlio perché, sebbene amasse le sue quattro figlie, era grato che il suo quinto figlio fosse un maschio.

Ngoni (ngo-ni) — “Misericordia”. Una coppia riconoscente mise questo nome al suo secondo figlio perché riteneva una grande misericordia avere un altro figlio dopo la morte del primogenito.

Chipo (ci-po) — “Dono”. Farisa (fari-sa) — “Rendi felice”. Abbiamo conosciuto molti Chipo e Farisa, ma fui assai colpito da una madre che aveva quattro coppie di gemelli e altri sette figli. Sareste reso felice ricevendo il vostro quattordicesimo e quindicesimo dono di figli? Ella fu resa felice. Mi permise di prendere in braccio questi due bei bambini dalla pelle vellutata e condivisi la sua felicità.

Rudo (ru-do) — “Amore”. Questo nome si trova in tutte le comunità di lingua cishona e la sua popolarità è uguale a quella di Giovanni e Maria fra gli Europei. Considerando il fatto che Dio è amore, e che ai cristiani è comandato di amare Dio e di amare il prossimo, c’è poco da meravigliarsi che Rudo sia uno dei nomi preferiti. Come avviene per molti altri nomi africani, si può dare sia ai maschi che alle femmine.

Significato più profondo

Il significato dei nomi non è sempre facilmente comprensibile. Una lunga serie di avvenimenti o forse la storia della famiglia sarà richiamata alla mente dal nome dato a un bambino. Per esempio, i nomi dei figli di un mio amico suscitarono la mia curiosità e cercai di indovinarne nella mia mente il significato. Comunque, vedete quanto mi sbagliavo, come spiegò il padre:

Hatina (ha-ti-na) — “Non abbiamo”. Poiché era la primogenita ragionai che i genitori avevano pensato: “Non abbiamo nessun figlio tranne questa”. Ma il padre spiegò: L’usanza africana è di desiderare famiglie numerose e molti parenti, ma della famiglia del mio nonno paterno di dieci persone solo tre sono sopravvissute. Dei discendenti di mio padre ce n’erano solo due. Di conseguenza alla nascita di mia figlia dissi: “Non abbiamo parenti”’.

Tapfuma (ta-pfu-ma) — “Siamo ricchi”. Pensai: “hanno due bambine e ora un maschio per cui sono ricchi”. Ma questa è solo una piccola parte della ragione per cui il padre scelse questo nome. Le sue ragioni: ‘Venivo da una famiglia povera e avevo ricevuto pochissima istruzione, eppure quando nacque il mio terzo figlio potevo contare le mie ricchezze in questo modo: Con il lavoro di orologiaio mi ero comprato l’automobile; abbiamo un figlio come erede; e, soprattutto, abbiamo il privilegio della preghiera e di conoscere la verità di Dio che ci fa avere la prospettiva della vita eterna. Pensando a tutto ciò, dissi quindi: “Ora siamo ricchi”. Per tale motivo misi nome Tapfuma a questo bambino’.

Netsai (ne-tzai) — “Difficoltà”. Questa parola può anche significare “Stanco”. A mio parere, quattro figli in sei anni e mezzo avrebbero fatto sentire stanca la madre. Ma le difficoltà che spinsero a dare quel nome non furono attribuite alla bambina. Il padre disse che sua moglie era pericolosamente anemica, sua madre sofferente e la sua primogenita, Hatina, pure malata. Poiché la bambina venne al mondo in un periodo di difficoltà, ricevette questo nome, ma non per denigrarla. Avete letto Netsai ad alta voce? Delizioso, non è vero?

Nomi in altre lingue

Come avrete forse notato, talvolta i genitori usano parole della loro lingua per dare un nome ai figli. Per esempio, alcuni figli crescono con nomi come Gemma, Fortunato, Speranza, ecc. Un insegnante africano disse riguardo a suo figlio: “L’ho chiamato Benedizione perché ho pensato che è Dio Geova a dare buoni doni [Giac. 1:17], per cui il figlio mi è stato come una benedizione da Geova”.

Molti matrimoni africani finiscono nel divorzio se dall’unione non nascono figli e avere solo un figlio è una vergogna per moltissime persone. Ma non fu così per un uomo e sua moglie della tribù Nsenga che, in dieci anni di matrimonio, ebbero solo un figlio, Samuele. Al loro secondogenito diedero il nome di Lundu (lun-du), che ha due significati: “calmo” e “uno che indugia”. Questo ben descrive la loro quieta, indisturbata, calma condizione coniugale durante l’indugio di dieci anni fra Samuele e Lundu.

Le persone di lingua cinyanja che abitano in Rhodesia sono o dello Zambia o del Malawi e anch’esse scelgono nomi interessanti e dolci per la loro prole. Ne menzioniamo alcuni: Chisoni (ci-so-ni) “Compassione”, Chifundo (ci-fun-do) “Misericordia”, Chuma (ciu-ma) “Ricco”. Un sorvegliante di circoscrizione dei testimoni di Geova espresse ciò che pensava essendo padre di due gemelli chiamando Madalitso (ma-da-li-tzo) “Benedizioni” il maschio e Chimwemwe (ci-mue-mue) “Gioia” la figlia. Questi genitori chiamano ogni tanto i gemelli anche con le parole inglesi.

Se date a vostro figlio il nome di una persona di fede della Bibbia è certamente una cosa lodevole, in special modo se conoscete il pensiero che esprime: Sara, “principessa”; Naomi, “Mia piacevolezza”; Daniele, “Dio è il (mio) Giudice”; Davide, “Diletto”. Come gli Israeliti dell’antichità, vediamo che anche molti nostri amici africani danno ai loro figli nomi che esprimono un pensiero. Può essere un piacevole modo di scegliere un nome. E Non Temere è un pensiero incoraggiante e del tutto accettevole per una fanciullina se lo dite in cishona, Musatye.

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