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  • Una storia di fede dall’India nordorientale

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  • Una storia di fede dall’India nordorientale
  • Svegliatevi! 1977
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  • Una nuova religione
  • Si intensifica l’opposizione
  • Risultati della perseveranza
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Altro
Svegliatevi! 1977
g77 22/10 pp. 21-24

Una storia di fede dall’India nordorientale

AVETE mai sentito parlare di “Tanghul Naga”? Così si chiama la mia tribù. Viviamo sulle colline orientali del Manipur, nell’India nordorientale, confinante con Bangladesh, Birmania e Cina.

Questa è una regione di belle colline verdeggianti e fertili vallate. Nel corso dei secoli noi Naga abbiamo formato una trentina di tribù, ciascuna con un dialetto proprio, usanze folcloristiche e costumi particolari. Fino ad anni recenti i Naga erano “selvaggi” cacciatori di teste che praticavano l’animismo, religione che comporta l’adorazione di alberi e pietre. A tali oggetti offrivamo in sacrificio maiali e cani.

La vita da queste parti è quasi uguale in tutti i villaggi. Se veniste dalle mie parti vedreste da venti a quaranta casette con pavimento e pareti di fango, e il tetto fatto di spessi strati di erbe selvatiche secche. Queste case sono costruite lungo le poche stradine, non asfaltate e polverose. Ciascun villaggio è governato da un consiglio di anziani.

Chi percorre una di queste stradine vede maiali, cani e galline passeggiare liberamente. Sulla facciata di alcune case sono appesi teschi umani. Questi ricordano un passato sinistro, quando le tribù combattevano per la supremazia.

Nelle nostre tribù quasi tutti sono autosufficienti. Alleviamo animali domestici e coltiviamo a terrazze i pendii delle vicine colline. I nostri prodotti principali sono riso, mais, patate e zenzero.

Le donne lavorano al fianco degli uomini per dissodare il terreno e prepararlo per la coltivazione. È normale vedere donne camminare faticosamente fino al villaggio portando pesanti carichi di verdura e legna da ardere in gerle di giunco. Portano la gerla sul dorso, sostenuta da una larga striscia di giunco intorno alla fronte. Oltre a questi lavori e alle faccende domestiche, le nostre donne si occupano di pesca, di tessitura e vendono i prodotti al mercato.

L’abbigliamento di queste donne che lavorano duramente è semplice, ma di colori vivaci. Un pezzo di stoffa simile a uno scialle avvolto intorno alla vita forma una gonna lunga fin sotto il ginocchio. Tessute a mano dalle nostre donne, queste gonne sono quasi sempre di un bel rosso acceso, con righe orizzontali bianche, nere, verdi o gialle. Un pezzo di stoffa simile copre la parte superiore del corpo.

Una nuova religione

Lasciate ora che vi narri quella che ho chiamato una storia di fede. Tutto ebbe inizio quando frequentavo le scuole superiori a Imphal, la città principale del Manipur. Una mattina due testimoni di Geova mi fecero visita nella camera dove ero alloggiato. Parlarono della Bibbia e di come il regno di Dio presto trasformerà l’intera terra in un bel paradiso.

Il loro messaggio mi piaceva, ma presto incontrai opposizione. Il direttore dell’ostello cercò di scoraggiarmi dallo studiare la Bibbia con i Testimoni di Geova, dicendo che erano “diversi” dagli altri cristiani. Nonostante ciò, cercai il loro luogo di adunanza a Imphal e cominciai a studiare settimanalmente la Bibbia con i Testimoni. Tuttavia, dopo un po’ interruppi lo studio. Mi rifiutavo semplicemente di credere che il nome personale di Dio fosse Geova, benché i Testimoni mi avessero mostrato che quel nome ricorre migliaia di volte nel testo ebraico della Bibbia. — Eso. 6:3; Sal. 83:18; Isa. 12:2; 26:4, Authorized Version.

Poi accadde qualcosa d’inatteso, che fece cambiare il mio atteggiamento. Un giorno stavo scorrendo un libro di storia, An Outline of World Civilization, di Dev Raj Dutt. A pagina 157, nel capitolo intitolato “Origine del cristianesimo”, lessi: “Gesù fu un perturbatore dello status quo e fu condannato come bestemmiatore di Geova, il Dio degli Ebrei”. Ecco ancora una volta quel nome, “Geova”. I Testimoni di Geova avevano dunque ragione? Ripresi lo studio della Bibbia.

Presto trovai qualche altra cosa che mi era difficile credere. I Testimoni mi mostrarono dalla Bibbia che alcune usanze della mia chiesa erano di origine pagana. Quello mi sembrava troppo. Tornai al mio libro di storia. A pagina 163, al sottotitolo “Paganesimo della civiltà cristiana”, lessi quanto segue:

“Questa civiltà cristiana non ebbe una diffusione istantanea nell’Occidente. Né produsse una completa rottura con l’Antica Civiltà Pagana. La nuova civiltà si affermò in mezzo all’antico mondo pagano: adottò anche le usanze pagane che poteva approvare. Il cristianesimo non tanto distrusse la Cultura Pagana, quanto la modificò, attribuendole il proprio carattere”.

Adesso ero convinto che i Testimoni di Geova dicevano la verità. Nei regolari viaggi da Imphal al mio villaggio, parlavo delle nuove verità imparate dalla Bibbia col mio fratello maggiore, che a quel tempo era un terrorista naga. In seguito si unì alle nostre regolari conversazioni bibliche anche mio cugino, un contadino del villaggio. Presto si convinsero anche loro che i Testimoni di Geova insegnavano la verità.

Si intensifica l’opposizione

Gli studi biblici che facevamo con i Testimoni divennero ben noti nel villaggio. I dirigenti della chiesa locale ne erano contrariati. Durante un servizio religioso, un pastore in visita accusò i Testimoni di Geova di essere falsi profeti e testimoni di Satana. Dopo il servizio religioso, mio fratello e io, insieme a mio cugino, andammo da lui. Con la Bibbia gli spiegammo perché non eravamo d’accordo con l’insegnamento della chiesa. Non essendo in grado di ragionare con noi usando la Parola di Dio, ricorse a parole adirate. Il pastore del nostro villaggio, che pure era presente, chiese sarcasticamente: “Quale istituto teologico avete frequentato?” In seguito a ciò, tutti e tre presentammo le dimissioni dalla chiesa.

Le autorità ecclesiastiche cercarono di convincere nostro padre a negarmi l’aiuto finanziario; ma egli non acconsentì. Allora gli anziani del villaggio fecero un piano per estorcerci 250 rupie (quasi 25.000 lire). Se non avessimo pagato, minacciavano di espellerci dal villaggio, privandoci della casa e dei mezzi di sussistenza. Ma, consapevole che la costituzione dell’India garantisce la libertà di adorazione, insistetti che sporgessero querela contro di noi in tribunale. Questo li indusse a limitarsi a minacce inoffensive.

Risultati della perseveranza

Il testimone di Geova con cui studiavo mi incoraggiò molto. Spiegò che quello che subivo era piuttosto comune per coloro che intraprendono la vera adorazione. Mi indicò il versetto scritturale di Marco 13:13: “E voi sarete oggetto di odio da parte di tutti a motivo del mio nome. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”. Ripensai a tutti quelli che avevano sacrificato la vita per la patria. Quanto più dovevo essere pronto a morire per il Supremo Sovrano di tutto l’universo!

L’opposizione continuava. Parecchi insistevano che ero troppo giovane per capire la Bibbia, e che i Testimoni di Geova approfittavano della mia giovinezza. Uno zio suggerì che avrei dovuto avere un’istruzione migliore ed essere materialmente indipendente prima di dedicarmi alla religione. Ma resistetti a queste tentazioni materialistiche. Benché andassi ancora a scuola, dedicai la mia vita a Geova e fui battezzato nel febbraio 1975.

La perseveranza in ciò che sapevo esser giusto portò ricche ricompense. Poco dopo anche mio fratello e mio cugino furono battezzati. Per procurarsi il denaro per assistere all’assemblea dove sarebbe stato battezzato, mio cugino vendette il suo unico possedimento: un bufalo che gli serviva per arare i campi. Mentre io rimasi a Imphal, divenendo infine predicatore a tempo pieno, mio fratello e mio cugino tornarono al villaggio per diffondere lì la verità della Bibbia.

Gli anziani del villaggio continuavano ad opporsi. Tennero consiglio e prepararono la seguente risoluzione contro di noi:

dovevamo pagare una multa di cinquanta rupie (quasi cinquemila lire) per aver cambiato religione;

se non avessimo pagato la multa, avrebbero distrutto le nostre case e proprietà;

nessun altro testimone di Geova avrebbe dovuto visitare il nostro villaggio, e se qualcuno lo ospitava sarebbe stato multato;

se mio padre continuava a darmi aiuto finanziario, sarebbero stati presi provvedimenti contro di lui.

Comunque, avevamo determinato in anticipo di non piegarci a tale opposizione. Fortunatamente, a causa di qualche dissenso fra loro, gli anziani non furono in grado di attuare le loro minacce. E la perseveranza in questa fase dell’opposizione portò una ricompensa ancora maggiore. Come mai?

Da che noi tre eravamo diventati Testimoni di Geova, mio padre osservò i cambiamenti in meglio nella nostra vita. Anch’egli cominciò a riconoscere che la condotta della nostra chiesa e degli anziani del villaggio non si addiceva a veri cristiani. Con nostra gioia, anch’egli si dimise dalla chiesa. Mio padre crede ora che i Testimoni di Geova praticano la religione veramente biblica.

Com’è rincorante vedere tutta la nostra famiglia studiare regolarmente la Bibbia e mettere in pratica i suoi princìpi nella vita di ogni giorno! Soprattutto, siamo grati a Geova che fece sì che qualcuno giungesse in questa regione sperduta. Per noi è stato l’inizio di un’emozionante storia di fede. — Da un collaboratore.

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