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  • Vendemmia nell’isola di Creta

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  • Vendemmia nell’isola di Creta
  • Svegliatevi! 1978
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  • La vendemmia
  • Visita a una vigna giapponese
    Svegliatevi! 1984
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Svegliatevi! 1978
g78 8/11 pp. 21-23

Vendemmia nell’isola di Creta

Narrato al corrispondente di “Svegliatevi!” in Grecia

“SU, ALZATI! Andiamo! Presto! Gli altri si sono avviati e noi non li potremo raggiungere”, disse mia madre.

Era mattina di buon’ora, l’alba prima che sorgesse il sole. Ma l’intero villaggio era già in piedi e andava a lavorare: file di persone scendevano in fretta e allegramente per gli stretti sentieri rurali di Creta, la mia isola natìa.

Ancora ricordo come saltai fuori del letto e corsi a lavarmi nel cortile della nostra rustica casetta. Quindi montato sul nostro asinello corsi a unirmi agli abitanti del nostro villaggio. Ma perché tutta quella fretta?

Era il tempo della vendemmia. Per il mio piccolo villaggio in quest’isola del Mediterraneo, era un periodo di attività e gioia, un tempo per raccogliere i frutti di un intero anno di fatiche. Era il mese di settembre, il tempo della vendemmia dell’uva.

Mentre ci avvicinavamo alla nostra vigna, vedevamo gli abitanti del villaggio sparsi nelle altre vigne della campagna. Erano come uno sciame di api, allegramente in movimento per cogliere l’uva.

Mentre si faceva giorno, il sole si alzò, ma noi eravamo protetti dai nostri cappelli di paglia. Gioiose grida, risate e canti continuavano a riempire l’aria mentre le giovanette si muovevano lungo i filari delle viti, tagliavano con coltelli affilati i grappoli d’uva bianca e li mettevano nelle ceste vuote.

Gli uomini si caricavano quindi le ceste piene sulle spalle e le portavano su grossi teli di lino, dove le vuotavano. Donne accovacciate intorno ai teli toglievano dai grappoli gli acini rotti, i pampini o i viticci. E, dopo averli tagliati in grappoletti più piccoli, rimettevano l’uva nelle ceste.

Altri uomini prendevano quindi quest’uva pulita e la gettavano in grosse vasche contenenti una soluzione di liscivia con un po’ d’olio d’oliva che vi galleggiava sopra. Di là portavano l’uva in un piazzale dov’era stesa ad asciugare sotto il cocente sole di settembre, facendola così avvizzire per farci l’uva passa.

La mattina passò presto, a causa dello spirito di festa che avevano tutti, e il sole giunse in mezzo al cielo: ora del nostro intervallo di mezzogiorno e della nostra riunione sotto un olivo ai margini della vigna. Come ci piacque il cibo che avevamo portato con noi e l’acqua fresca dalla giara di terracotta mentre ci riposavamo all’ombra! Quindi, con forza e spirito rinnovati, riprendemmo il lavoro fino a tarda sera.

La vendemmia

Com’è stato menzionato, qui nell’isola di Creta il tempo della vendemmia è un periodo di grande allegrezza; è anche un tempo di grande attività e sforzo. Comincia al principio di agosto con il maturare delle uve precoci, che ci piace mangiare fresche. Un po’ dopo, però, verso la fine di agosto, si deve fare la prima parte della vendemmia. Prima cogliamo l’uva nera per fare quel meraviglioso vino rosso che viene prodotto tradizionalmente da tutte le famiglie del mio piccolo villaggio.

I grappoli d’uva sono portati nelle ceste (per lo più su asinelli) dalla vigna allo strettoio di ciascuna casa. Qui i lavoratori pigiano l’uva con i piedi scalzi. Se vi trovate nell’isola come turista in questo tempo, anche voi potrete divertirvi partecipando a questo lavoro.

Ma un momento! Prima di pigiare l’uva, i contadini si lavano sempre i piedi, e si richiede che i turisti facciano la stessa cosa se vogliono partecipare a questa piacevole attività.

Dalle vasche di raccolta del succo, il “mosto” viene messo in grosse botti di legno per la fermentazione, che lo trasforma in squisito vino color rosso rubino, complemento indispensabile dei pasti della maggioranza delle famiglie cretesi. Ma il prodotto dell’uva non finisce qui.

Non tutto il mosto è usato per fare il vino. Parte è usato per preparare vari dolci: gelatina di mosto, salsicce a base di gelatina di mosto, ecc. Inoltre, dal vino otteniamo un meraviglioso aceto naturale, usato per cucinare. E i pampini freschi delle viti si usano per fare un piatto gustoso, consistente in involti di carne tritata e ripieno di riso.

Gli abitanti del villaggio usano anche i resti dell’uva pigiata, o le “vinacce”, dopo che ne è stato spremuto il succo. Le vinacce possono divenire mangime per il bestiame o concime. Ma sono anche la base di un’altra piacevole parte della vendemmia. In ottobre o novembre, con le vinacce si fa una specie di distillato in un’atmosfera di festa.

I contadini lo fanno tradizionalmente alla periferia del villaggio. Fanno alla buona dei focolari, con grosse pietre, su cui mettono le caldaie piene di vinacce per la bollitura. Al tramonto gli abitanti del villaggio cominciano a preparare il fuoco, e vi si raccolgono intorno per riscaldarsi al fresco della notte autunnale.

Si fanno giochi e scherzi, e si raccontano imprese e avventure immaginarie, che accendono l’immaginazione dei giovani, mentre i ragazzi, che siedono nei pressi, ascoltano con molto interesse. Quando cominciano a farsi sentire gli stimoli della fame, mangiamo gustose patate cotte intere sulle braci del focolare. Ma la veglia notturna degli uomini è pure ricompensata con l’assaggio del primo distillato delle caldaie, una bevanda molto forte che i Cretesi chiamano tsikudia.

Così, con queste occasioni gioiose, giunge al culmine un intero anno di sforzi, fatiche e collaborazione fra gli abitanti del villaggio. Il lavoro era cominciato già in gennaio, con la potatura dei vecchi germogli, per far crescere i nuovi più fruttuosi. Quindi si era dovuto zappare, erpicare e sarchiare fino a marzo, quando le viti avevano cominciato a fiorire.

Più tardi, quando il frutto fu ben formato, le estremità dei germogli che portavano frutto furono recise per impedire un inutile consumo della linfa della vite e così ottenere un frutto più abbondante. Nel frattempo si provvide a irrigare, fertilizzare, solforare, irrorare e graticciare le viti.

Le condizioni atmosferiche possono essere per la vite un grave pericolo, come il gelo al tempo della fioritura. E gli attacchi di varie malattie, locuste e vespe richiedono una continua vigilanza.

Ma, per quelli che hanno lavorato duramente per aver cura delle proprie viti, tutto questo vale la pena quando vedono le loro fatiche coronate dalle uve mature e la comunità allegramente impegnata nella vendemmia.

[Cartina a pagina 21]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

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