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  • Contestati i diritti del paziente!

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  • Contestati i diritti del paziente!
  • Svegliatevi! 1984
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  • Sbrogliata un’intricata faccenda legale
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Altro
Svegliatevi! 1984
g84 8/8 pp. 21-24

Contestati i diritti del paziente!

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nel Sudafrica

“Se non si somministra una trasfusione di sangue entro le prossime 6 ore, il paziente rischia di morire”. Queste parole erano incluse in un’istanza urgente presentata il 26 aprile 1982 a Pretoria, alla Corte Suprema del Sudafrica.

A CHI apparteneva la vita in pericolo? Perché fu chiesto alla Corte Suprema di decidere se somministrare o no questa forma di trattamento medico? Soprattutto, quale fu il risultato?

Dieci giorni prima Malcolm John Phillips, un perito elettrotecnico di Johannesburg, era stato coinvolto in un grave incidente automobilistico a 300 chilometri da casa sua. La polizia giunse subito sul luogo dell’incidente, e dopo oltre due ore fu liberato dai rottami e trasportato in ambulanza al più vicino ospedale, a Pietersburg. Pur essendo in gravi condizioni e avendo riportato serie fratture a entrambe le gambe, al suo arrivo Malcolm era ancora cosciente e informò il personale di non somministrargli trasfusioni di sangue in nessun caso. Inoltre si offrì di rilasciare una dichiarazione scritta che esonerava il medico da qualsiasi responsabilità davanti alla legge per le eventuali conseguenze sfavorevoli di tale rifiuto. Essendo un testimone di Geova, Malcolm si preoccupava di ubbidire al comando biblico di ‘astenersi dal sangue’. — Atti 15:19, 20, 28, 29.

Mentre gli venivano somministrate le prime cure in ospedale, i suoi desideri furono rispettati. Ma dopo alcuni giorni si sviluppò un’infezione polmonare per cui venne esortato a cambiare idea riguardo al sangue. Dietro i suoi continui rifiuti, il chirurgo ortopedico che si occupava di lui presentò la questione alla Corte Suprema. Egli fece questo passo all’insaputa sia di Malcolm che di sua moglie Veronica, che era rimasta continuamente al fianco del marito. Neppure il dott. Pierre du Toit Burger che lo curava per l’infezione polmonare ne sapeva nulla.

“Il 26 aprile”, dice Veronica, “arrivai all’ospedale per trovare mio marito come al solito. Le condizioni erano le stesse degli ultimi giorni. Non c’era nessuna indicazione che fosse peggiorato e nessuno mi diede a intendere che lo fosse”.

Quel giorno, più tardi, Veronica ricevette una sorprendente telefonata da un cronista del Rand Daily Mail. Voleva sapere cosa ne pensava dell’ordinanza emessa dalla Corte Suprema che autorizzava qualsiasi medico dell’ospedale a somministrare a suo marito una trasfusione di sangue coatta. Quel giorno il chirurgo ortopedico che era riuscito a ottenere questa ordinanza dal tribunale era assente dall’ospedale, ma telefonò al dott. Burger, ingiungendogli di mettere in atto la decisione del tribunale. Tuttavia il dott. Burger rifiutò, avendo già assicurato a Malcolm che avrebbe rispettato i suoi desideri.

Malcolm non ricevette mai la trasfusione di sangue. Lo stesso giorno, con l’aiuto della moglie, fu iniziato un procedimento legale per tutelare i suoi diritti. Il giorno dopo la ditta di Malcolm dispose gentilmente di farlo trasportare in aereo in un altro ospedale più vicino a casa.

Sbrogliata un’intricata faccenda legale

Vi è difficile credere che i diritti di un paziente adulto potessero essere così facilmente calpestati? Ebbene, recenti orientamenti forse spiegano questi fatti. Nel marzo del 1982 il periodico medico Geneeskunde pubblicò un articolo intitolato “Le trasfusioni di sangue e i testimoni di Geova”. Esso diceva che il medico deve ignorare il rifiuto del paziente di accettare la trasfusione di sangue. Gli autori, i professori T. Verschoor e N. J. Grobler, asserivano pure che, se da tale rifiuto conseguiva la morte, poteva esserne ritenuto responsabile il medico che aveva in cura il paziente. Questo articolo era stato pubblicato un mese prima dell’incidente di Malcolm.

In risposta, circa un anno dopo un avvocato della Corte Suprema, il prof. Smit, scrisse:

“Il principio postulato da Grobler e Verschoor, che si suppone sia insito nella legge sudafricana, equivale in definitiva a questo: il medico come tale ha il dovere di sanare! . . . In primo luogo, tale obbligo legale sarebbe una seria violazione dei diritti dell’individuo, cioè dei diritti relativi all’integrità fisica, alla sfera del privato, ecc. . . . In secondo luogo, un tale dovere ipotetico (poiché non può considerarsi altro che una semplice ipotesi) del medico avrebbe conseguenze e implicazioni del tutto insostenibili e poco realistiche per chi esercita questa professione. . . . Grobler e Verschoor si limitano ai testimoni di Geova e alle vitali trasfusioni di sangue. . . . I princìpi legali, però, non si applicano solo a gruppi di persone e in certe circostanze, ma sono universali. . . . I giuristi dovrebbero seriamente considerare la cosa prima di imporre doveri quasi draconiani e del tutto privi di realismo a una certa categoria di persone della società”. — South African Medical Journal, 19 febbraio 1983.

Anche molti altri, fra cui medici e avvocati, erano del parere che fosse stato commesso un grave errore giudiziario nel caso di Malcolm Phillips. Perciò non sorprende che dopo essersi sufficientemente ripreso, Malcolm intentasse un’azione legale presso la Corte Suprema per far annullare l’ordinanza emessa. Il 9 marzo 1983, il giorno del processo, il chirurgo che aveva presentato l’originale istanza “urgente” non si oppose. La difesa di Malcolm fu condotta dal prof. Strauss (autore del libro Doctor, Patient and the Law). Il fascicolo che consegnò alla Corte conteneva ottimi princìpi come questi:

“[Malcolm Phillips] era perfettamente in grado di esprimere la sua volontà e di rifiutare che gli venisse somministrato sangue nonostante fosse rimasto gravemente ferito in un incidente. Nella nostra legislazione non c’è nessun principio in base al quale una Corte possa decidere contro la volontà di un paziente in queste circostanze. . . . Eseguire un intervento chirurgico o somministrare una cura a un paziente contro la sua volontà o anche senza il suo consenso equivale a violenza privata per cui un medico può essere perseguito penalmente . . . Si fa presente che, una volta che il medico ha ragionevoli motivi per credere che il paziente è un testimone di Geova e che ha espresso in precedenza il fermo rifiuto che gli sia somministrata una trasfusione di sangue se in futuro la cosa dovesse venir presa in considerazione, il medico non ha nessun diritto di decidere contro la volontà del paziente, né, con rispetto, avrebbe diritto di farlo un tribunale”. — Il corsivo è nostro.

Il giudice disse d’essere convinto che Malcolm Phillips era sano di mente nel momento in questione e aveva diritto di rifiutare il sangue. L’ordinanza emessa in precedenza era sbagliata, disse il giudice, e conformemente decise che venisse annullata.

Il felice risultato

Le persone del Sudafrica che amano la giustizia sono felici di questo risultato. È stato sicuramente sostenuto il diritto del paziente di accettare o rifiutare una certa terapia. Malcolm Phillips non morì nel giro di sei ore come era stato affermato. Il dott. Burger, che a quel tempo lo aveva in cura, disse: “Sebbene le sue condizioni fossero serie e preoccupanti, il paziente non stava morendo”. I testimoni di Geova apprezzano vivamente i servizi di medici come questi, che sono disposti a curare l’“uomo integrale”, rispettando le coscienze e le idee basate sulla Bibbia.a

Sebbene la sua guarigione sia stata lenta, alla fine Malcolm ha riacquistato l’uso delle gambe. Ora, oltre un anno dopo l’incidente, è lieto d’essere tornato al lavoro. Come capofamiglia e come anziano nella congregazione locale dei testimoni di Geova, è molto impegnato. In particolare è lieto di partecipare di nuovo all’opera di testimonianza di casa in casa, per far conoscere ad altri la buona notizia del Regno di Dio.

[Nota in calce]

a Una pubblicazione che ha aiutato medici e infermieri a tener conto delle scrupolose credenze dei pazienti è l’opuscolo I Testimoni di Geova e il problema del sangue, pubblicato dalla Watch Tower Bible and Tract Society.

[Testo in evidenza a pagina 22]

Molti erano del parere che fosse stato commesso un grave errore giudiziario

[Immagine a pagina 23]

Malcolm Phillips mentre studia la Bibbia con la sua famiglia a un anno dall’incidente

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