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  • Gandhi: Perché molti speravano in lui
  • Svegliatevi! 1984
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Svegliatevi! 1984
g84 22/10 pp. 3-4

Gandhi: Perché molti speravano in lui

Viviamo in un tempo in cui nei paesi in via di sviluppo le crisi si acutizzano. Mentre nelle ricche società occidentali c’è un diffuso senso di malessere, il mondo intero vive sotto il continuo incubo della guerra nucleare. La filosofia della non violenza propugnata da Gandhi contiene la soluzione dei problemi di questo mondo lacerato dalle lotte? Questo articolo, scritto da un giornalista indiano, prende in esame la figura di Gandhi e i suoi ideali di non violenza.

GANDHI. Cosa significa per voi questo nome? Se amate la pace e desiderate vedere un mondo non violento, forse sapete che Gandhi è stato chiamato il padre della non violenza.

Se siete fra gli oltre 730 milioni di indiani, lo ricorderete come Bapu, o padre, quell’uomo dolce e fragile, seduto al filatoio, che portò l’India all’indipendenza. Se siete indù, lo considerate un capo spirituale e lo chiamate Mahatma, cioè “grande anima”. Ma quali che siano le vostre origini o il vostro credo, probabilmente riconoscete in Gandhi un capo dotato di eccezionale carisma.

Era piccolo, con il viso scarno e grandi occhi. Il naso, troppo grande per la sua faccia, teneva su gli occhiali rotondi. Aveva le guance infossate, e la bocca senza denti si apriva in un ampio sorriso. Nella maggioranza delle foto lo si vede seduto al filatoio con le gambe incrociate o mentre saluta visitatori, vestito con un perizoma e uno scialle di cotone.

Non molto tempo dopo la prima guerra mondiale Gandhi disse: “Sono contrario alla violenza perché quando sembra fare del bene, il bene è solo temporaneo, mentre il male che fa è permanente”.

Il mondo d’oggi è in condizioni anche peggiori che quando Gandhi era vivo. Si guardi ciò che sta accadendo nell’America Meridionale e Centrale, in Africa, nel Medio Oriente e perfino nelle città e nei villaggi indiani. È ormai un’abitudine molto radicata quella di ricorrere alla violenza come mezzo per risolvere i problemi. La maggioranza delle persone rispondono a una spinta con un’altra spinta. A una seconda spinta, rispondono combattendo. Neppure le nazioni ricche sono immuni da questo spirito. Odi nazionalisti, violenza razziale, criminalità, minacce di una guerra nucleare e danni ecologici sono all’ordine del giorno. “A meno che il mondo non adotti la non violenza, il suicidio dell’umanità è inevitabile”, osservò Gandhi. L’odio può essere vinto solo dall’amore, e — disse — la non violenza dev’essere praticata non solo da nazioni e da gruppi, ma da ciascun individuo.

Per esempio, cosa spinge un uomo a odiare il suo simile e a fargli violenza solo perché ha la pelle di colore diverso? Gandhi osservò: “Nessun uomo di Dio può considerare un altro uomo inferiore a sé. Deve considerare ogni uomo come suo fratello carnale”. Sono passati sessantatré anni da che Gandhi disse queste parole, ma il mondo è ancora alle prese con il concetto fondamentale di uguaglianza.

In un tempo in cui grandi leader e grandi pensatori scarseggiano, alcuni, in cerca di soluzioni, ripensano speranzosamente a Gandhi. Ma chi era quest’uomo? Quali erano i suoi ideali? Come presero forma? In questi tempi precari, i metodi di Gandhi forniscono la soluzione?

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