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  • Hiroshima: Un ricordo indelebile

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  • Hiroshima: Un ricordo indelebile
  • Svegliatevi! 1985
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Svegliatevi! 1985
g85 22/11 pp. 3-6

Hiroshima: Un ricordo indelebile

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone

È STATO così per anni. Esattamente alle 8,15 il silenzio cade sulla folla radunata nel Parco della Pace a Hiroshima. Si osserva un minuto di silenzio in memoria di quel catastrofico momento di 40 anni fa. Il 6 agosto 1945 una bomba atomica esplose su Hiroshima, in Giappone. In un lampo, la città fu devastata, e circa 80.000 persone persero la vita. Tre giorni dopo un’altra bomba atomica distrusse la città di Nagasaki, uccidendo circa 73.000 persone.

Da tutto il mondo migliaia di persone vengono regolarmente a commemorare questo sinistro avvenimento. Quest’anno, oltre alle solite parate, preghiere, celebrazioni, ecc., ci sono stati avvenimenti speciali come la Conferenza mondiale dei sindaci per la pace mediante la solidarietà fra città, una riunione di sindaci di numerose città del Giappone e di varie parti del mondo.

Chiaramente, il Giappone vuole che il mondo ricordi la lezione del suo terribile passato.

Superstiti narrano la loro storia

Le strazianti storie di quelli che sopravvissero alle bombe riempiono interi volumi. Benché la maggioranza dei superstiti siano ora di mezza età, hanno ancora vivi ricordi di “quel giorno”. Eccone la storia com’è stata narrata a un corrispondente di Svegliatevi!

Nobuyo Fukushima, che ricorda bene la sua esperienza durante il bombardamento di Hiroshima, narra: “Stavo pulendo le scale nella mia casa quando all’improvviso un lampo abbagliante e una terribile esplosione mi fecero perdere conoscenza. Quando ripresi i sensi, potei udire mia madre che gridava chiedendo aiuto. La casa era sottosopra. Pensai che c’era stato un terremoto. Quando uscimmo di casa e andammo sulla sponda del fiume, vidi molti bambini e i loro genitori con gli abiti bruciati, a brandelli e fusi sulla loro pelle. Non riuscivo a capire perché erano così gravemente ustionati.

“Quando arrivammo all’ospedale, era pieno di gente. Molti avevano la testa e il viso coperti di sangue, mentre altri avevano la carne ustionata che pendeva a strisce. I capelli di alcuni, bruciacchiati dal calore, stavano ritti. Altri, con frammenti di legno e vetro conficcati nel corpo, gemevano profondamente. Il loro viso era così gonfio che era difficile distinguere l’uno dall’altro. Sembrava che tutti supplicassero per avere acqua. Ma quando l’acqua arrivava molti non respiravano più. Anche mia madre morì tre mesi dopo per gli effetti della bomba.

“La città era divenuta un grande campo distrutto dal fuoco, solo con qualche occasionale muro di cemento diroccato ancora in piedi fra le ceneri. Di notte, c’erano fuochi sulla riva del fiume dove erano cremati i morti. Ricordo vivamente le fiamme rosse dei fuochi e il terribile odore dei cadaveri bruciati, come pesce oleoso che venisse arrostito sulle braci. Quando ci penso ancora rabbrividisco e provo una fitta al cuore”.

Tomiji Hironaka era uno dei soldati inviato a Hiroshima immediatamente dopo il bombardamento per portare fuori della locale prigione gli eventuali sopravvissuti. Benché fosse nell’esercito da molti anni, ciò che vide a Hiroshima gli fece capire l’orrore della guerra.

“La strada era piena di autocarri carichi di feriti. Quelli che potevano ancora camminare barcollavano lungo il marciapiede. Molti erano quasi nudi, eccetto dove pezzi di abiti bruciati si erano attaccati alla loro pelle. Mucchi di cadaveri, coperti di bolle rosse, erano in ogni luogo. Le sponde del fiume erano affollate di persone che cercavano di lenire il dolore delle loro ustioni. Fra loro vidi una madre, coperta di ustioni rosse, che teneva il suo bambino, pure gravemente ustionato, cercando pietosamente di allattarlo. Ricordo bene la violenta emozione che allora provai. ‘Odio la guerra! Odio la guerra!’ Ma io avevo partecipato all’eccidio, e pensai: ‘Che specie di coscienza ho?’ Mi resi vivamente conto della mia colpa per lo spargimento di sangue”.

Munehide Yanagi, allora un ragazzo quattordicenne, sopravvisse miracolosamente al bombardamento di Nagasaki. Era solo a 980 metri da dove esplose la bomba. “Facevo parte di un reparto di studenti mobilitati per la costruzione di rifugi antiaerei”, egli spiega. “Mentre lavoravamo, udii il rumore di un grosso aeroplano simile a un forte boato. Proprio mentre mi chiedevo se era un aereo americano, udii il grido: ‘Tekki!’ [‘Aereo nemico!’] Gettammo le cose che stavamo trasportando e corremmo con tutte le nostre forze verso il rifugio.

“Nell’istante in cui raggiunsi la barriera di cemento di fronte al rifugio antiaereo, ci fu un enorme bagliore di luce bianco-blu e una tremenda esplosione che mi gettò privo di sensi in fondo al rifugio. Quindi fui svegliato dalle agonizzanti grida: ‘Aigo! Aigo!’ [espressione coreana che denota profonda emozione]. Le grida venivano da qualcuno dal viso annerito dal fumo e così gravemente ustionato che era difficile dire se era un maschio o una femmina.

“Di fuori era un inferno. Uno dei miei compagni di scuola era gravemente ustionato. Aveva gli abiti a brandelli, e la pelle gli veniva via. Una ragazza che aveva lavorato con me era crollata sulla strada, aveva perso la parte inferiore delle gambe e supplicava che le dessero acqua. Io non sapevo dove trovarla, ma l’incoraggiai come meglio potei.

“Il fuoco devastò la città. Vidi pali del telefono bruciati crollare nelle vie, un treno che bruciava sui binari e un cavallo preso dalle convulsioni per il calore. Il fuoco violento mi costrinse ad avanzare a guado nel fiume. Sentivo caldo ed ero spaventato. In qualche modo giunsi a casa”. Più tardi, Munehide cominciò a sanguinare dalle gengive e a soffrire di diarrea. Anche ora ha l’epatite cronica. Ma si considera fortunato in paragone con molti che vide quel giorno.

Una lezione per tutti

L’esperienza dei bombardamenti atomici ha veramente lasciato una profonda cicatrice nella mente e nella coscienza di molti. Anche coloro che hanno visto gli effetti verificatisi dopo il bombardamento sono rimasti profondamente impressionati dall’orrore e dalla potenza distruttiva della guerra.

Oggi, quarant’anni dopo l’avvenimento, la tensione fra le nazioni è in aumento e gli arsenali di armi nucleari crescono. Il timore di una terza guerra mondiale e di un olocausto nucleare appare molto reale. Comprensibilmente, sempre più persone in tutto il mondo sollecitano tutte le nazioni e i popoli a ricordare la tragedia di Hiroshima e Nagasaki come una lezione per tutti. Il 40º anniversario di Hiroshima non è che una di molte espressioni del genere.

Ma ha alcuno di questi sforzi realmente portato il mondo più vicino alla vera pace? Sono gli orrori della guerra nucleare (il dolore, la sofferenza e la distruzione) abbastanza per indurre gli uomini a rinunciare alla guerra? In realtà, quale durevole effetto ha prodotto la tragedia di Hiroshima e Nagasaki sul Giappone come nazione per quanto riguarda il perseguire la pace?

[Fonte dell’immagine a pagina 3]

U.S. Air Force photo

[Immagini alle pagine 4 e 5]

Scene del disastro nel centro di Hiroshima fotografate dopo l’esplosione della bomba atomica

[Fonti]

U.S. Air Force photo

U.S. Army/Per gentile concessione del Museo giapponese della Pace

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