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  • Scrutiamo il mondo degli occhi artificiali

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  • Scrutiamo il mondo degli occhi artificiali
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  • Sostituzione del bulbo oculare
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g86 8/8 pp. 20-24

Scrutiamo il mondo degli occhi artificiali

L’AQUILONE si sollevò in aria, ondeggiando su e giù come una barchetta nell’acqua. All’improvviso fu investito da una raffica di vento che però, invece di lanciarlo attraverso il cielo, lo spinse in basso, facendo conficcare un filo di ferro in un occhio del proprietario. Il giubilo si era trasformato in tragedia, e un bambino di otto anni rimase cieco da un occhio.

Una ragazza di vent’anni era in preda al panico e alla paura mentre il medico le spiegava con calma che a seguito di un trauma uno dei suoi occhi era malato, e che avrebbe perso la vista da entrambi gli occhi se quello malato non veniva tolto immediatamente.

Una ragazzina era cieca da un occhio. Crebbe timida e riservata. Sapeva benissimo che i suoi occhi non erano uguali come quelli della maggioranza delle persone ed era penosamente consapevole che anche gli altri bambini lo sapevano.

Quando una “finestra” si chiude

È stato detto che gli occhi sono una finestra sul mondo. È un’esperienza traumatizzante quando una di queste finestre si chiude a causa della cecità. Per molti, però, si tratta di perdere letteralmente l’occhio. Si calcola che, solo negli Stati Uniti, centinaia di migliaia di persone abbiano una protesi oculare, vale a dire un occhio artificiale.

Ciascuna delle suddette persone ha un occhio artificiale. Le prime due persero infine un occhio. La terza, pur avendo ancora entrambi gli occhi, porta ora una sottilissima protesi detta sclerale cosmetica. Questo tipo di protesi viene costruita specialmente per ragioni estetiche e terapeutiche e viene portata sopra occhi non vedenti allo scopo di proteggerli.

Gli occhi artificiali sono un mistero per la maggioranza di noi. Vi siete mai chiesti come sono, o come facciano a restare nella loro sede e a muoversi? Vedere con un solo occhio è la stessa cosa che vedere con due? Per avere le risposte, scrutiamo il mondo degli occhi artificiali di cui si parla così di rado. Cominciamo da quando si perde l’occhio.

Sostituzione del bulbo oculare

Quando l’occhio viene tolto, bisogna riempire lo spazio che occupava. A questo scopo viene impiegato un piccolo elemento detto impianto. Oggi i tipi di impianto standard consistono di una palla di plastica piena. Inserita nell’orbita vuota, viene ricoperta di tessuto orbitale. Così l’impianto funge da bulbo oculare, riempiendo il vuoto lasciato quando l’occhio vero è stato tolto. Successivamente l’occhio artificiale verrà messo sopra l’impianto come una lente a contatto sopra un occhio vedente. Il normale funzionamento dei muscoli dell’occhio e della palpebra farà muovere l’impianto e l’occhio.

Gli impianti, comunque, sono corpi estranei e possono quindi essere rigettati. Supponiamo che il corpo riesca — forse mesi o anche anni dopo — a espellere l’impianto. Che fare allora?

Sostituzione dell’impianto

Ci sono varie possibilità tra cui scegliere. Si può tentare l’applicazione di un altro impianto o lasciare l’orbita completamente vuota. Oppure ci si può sottoporre a un altro tipo di intervento chirurgico consistente nell’innesto di grasso cutaneo. Negli Stati Uniti sono soprattutto persone che lavorano nel campo della chirurgia plastica oculare a essere addestrate per eseguire questo intervento. Svegliatevi! ha chiesto a uno di essi, il dott. Frank H. Christensen, di dire in breve qualcosa di più su questa singolare operazione.a

Cos’è un innesto di grasso cutaneo?

È un tampone rotondo di pelle (cute) che include il grasso direttamente attaccato a quella pelle. È a forma di coppa ed è grande pressappoco quanto un tappo di bottiglia. In certi tipi di intervento, però, si usa cartilagine od osso al posto del grasso.

Perché viene usato l’innesto di grasso cutaneo al posto dell’impianto?

Se il corpo rigetta un materiale estraneo, sembra logico sostituirlo con uno naturale che il corpo riconosce: il suo stesso tessuto vivente. È il metodo più fisiologico.

L’innesto di grasso cutaneo può essere rigettato come l’impianto?

Gli impianti tendono a essere rigettati perché sono corpi estranei. Normalmente l’innesto di grasso cutaneo non è rigettato.

Perché non usare subito questa tecnica invece di quella standard?

Perché vogliamo eseguire un intervento sperimentato da 30 anni e che funziona nella maggioranza dei casi. E la tecnica standard funziona almeno nell’80 per cento dei casi. Così lasciamo le alternative come l’innesto di grasso cutaneo per quel 20 per cento di casi in cui la tecnica standard non funziona.

Qualunque tecnica si usi, quattro-sei settimane circa dopo l’intervento il paziente è pronto per l’occhio artificiale. Andiamo dunque al laboratorio del fabbricante di occhi artificiali e osserviamolo mentre fa . . .

Occhi identici

Oftalmologo, optometrista, ottico, oculista: questi sono termini che forse conoscete. Ma che dire dell’ocularista? L’ocularista è colui che fabbrica e adatta le protesi oculari: gli occhi artificiali.

Negli Stati Uniti si fa un tirocinio di cinque anni presso un esperto ocularista, ma per avere l’attestato rilasciato dalla Commissione Nazionale degli Ocularisti, bisogna seguire il corso dell’ASO (Società Americana degli Ocularisti). L’attestato dev’essere rinnovato ogni sei anni. Al momento della stesura di questo articolo, dei circa 200 ocularisti che esercitano negli Stati Uniti, meno della metà ha ricevuto questo attestato.

Il corso offerto dall’ASO include la presenza obbligatoria alle conferenze tenute da oftalmologi (coloro che sono specializzati nella cura delle malattie degli occhi) e da ocularisti allo scopo di scambiare informazioni sulle ultime tecniche e sui metodi impiegati da entrambe le professioni. Che beneficio ne ha il paziente?

Supponiamo che un chirurgo ritenga che l’occhio artificiale corregga automaticamente certi problemi estetici, come le palpebre cadenti. Forse questo problema dovrebbe essere risolto chirurgicamente anziché dall’ocularista che applica in seguito l’occhio artificiale. Se i due professionisti si consultano possono determinare il da farsi e risolvere altri problemi. Se comprendono i rispettivi ruoli l’uno in relazione all’altro, chirurgo e ocularista possono cooperare maggiormente e offrire al paziente un risultato estetico migliore, e questo è l’obiettivo che l’ASO vuole conseguire.

Alcuni che hanno un occhio artificiale, però, non sono mai stati dall’ocularista. Com’è possibile? Alcuni ottici (coloro che fanno o vendono prodotti ottici) e optometristi (coloro che misurano la vista e prescrivono le lenti) possono applicare alla persona un occhio “standard”, un tipo di occhio artificiale prodotto in serie. Non possono fabbricare l’occhio ma hanno seguito un corso limitato su come applicare occhi già pronti.

Pensate anche voi, come la maggioranza delle persone, che tutti gli occhi artificiali siano di vetro? Un tempo era così. Erano fatti tutti di uno speciale vetro dolce prodotto solo a Lauscha (Turingia, Germania). Durante la seconda guerra mondiale però quel vetro venne a mancare. Come risultato venne prodotto un altro materiale per la fabbricazione degli occhi artificiali, una plastica (metacrilato di metile). La plastica acrilica si è dimostrata così versatile che oggi meno dell’1 per cento di tutti coloro che hanno una protesi hanno un occhio di vetro.

Forse volete sapere come vengono fatti questi occhi artificiali. Venite con noi dal sig. Edwin R. Johnston, un ocularista autorizzato che risponderà ad alcune domande. (Vedi anche pagina 23 dove c’è una breve descrizione di come si fa un occhio artificiale).

Qual è la cosa che nota di più nei pazienti la prima volta che vengono?

Il più delle volte sono terrorizzati. Pensano di doversi sottoporre a un altro intervento, doloroso per giunta. Facciamo loro vedere com’è un occhio artificiale e diciamo che non soffriranno. Cerchiamo di far loro capire che qualsiasi cosa sia accaduta — l’incidente, la ferita, la malattia, il tumore — ora è tutto finito. Riavranno un aspetto naturale.

La perdita di un occhio è considerata un’invalidità?

Perdere un occhio è un’invalidità, ma non totale. Se la persona lo vuole veramente, può ancora fare quasi tutto quello che faceva prima.

Perché l’occhio artificiale si nota più facilmente in alcuni casi che in altri?

Prima di tutto, c’è da considerare il motivo per cui l’occhio è stato tolto. È stato a seguito di un infortunio? Di che gravità? Potrebbe dipendere dal medico. O potrebbe dipendere dall’ocularista che ha adattato l’occhio.

Come si determina quanto dev’essere grande l’occhio?

Nella maggioranza dei casi si prende l’impronta dell’orbita con l’impianto e poi si prepara un modello.

È simile a quello che fa il dentista quando prende l’impronta delle gengive per fare le dentiere?

Sì. E se si usa un po’ di abilità nel prendere l’impronta, si può rendere più mobile l’occhio.

Perciò, grazie ai moderni ritrovati, il paziente esce dallo studio dell’ocularista con un aspetto di nuovo normale. Ma deve superare ancora alcuni scogli prima d’essere come prima. Allora, com’è il mondo visto . . .

Con un solo occhio?

Per dirla con una parola, è piatto. Perché mai, dal momento che un occhio può vedere? Perdere un occhio vuol dire anche perdere la percezione della distanza, la capacità di stimare la grandezza degli oggetti e quanto distano. La percezione della distanza si ha normalmente con due occhi che vedono lo stesso oggetto da angoli leggermente diversi. In questo modo si vedono gli oggetti in tre dimensioni. Chi ha un occhio solo vede ancora gli oggetti ma in due dimensioni. Il libro A Singular View spiega appropriatamente che chi ha un solo occhio vede le cose come “una scena piuttosto piatta, pressappoco come una normale fotografia”.

La visione tridimensionale, però, si può riacquistare. Si può creare la percezione della distanza muovendo leggermente l’occhio che vede, la testa o la posizione del corpo, per guardare l’oggetto da due angoli diversi. Per imparare ci vogliono tempo, pratica e pazienza.

Nel caso del bambino menzionato all’inizio, era così piccolo che si abituò in fretta e crescendo non seppe mai cosa significava avere una percezione della distanza normale. E anni dopo non fu un problema per lui imparare a guidare la macchina.

Per la ragazza di 20 anni, invece, la perdita della percezione della distanza costituì un grosso problema. Ad esempio, guidava l’automobile da diversi anni quando all’improvviso dovette imparare tutto da capo, con una nuova serie di “norme”.

Anche se col tempo si può imparare a vedere bene con un occhio, come si può facilitare un po’ l’adattamento?

Riderci sopra può aiutarvi

Il saper ridere di se stessa e il non prendersi troppo sul serio aiuterà la persona a superare molti momenti imbarazzanti. Questo non significa che il problema sia una cosa da poco e su cui ridere. No, la persona ha bisogno di compassione. Ma la compassione — da parte sua o di chiunque altro — può essere più inabilitante sul piano psicologico che la perdita dell’occhio.

Ad esempio, dato che non ha la percezione della distanza, la persona può fare la scoraggiante esperienza di reggere una bottiglia di latte, guardare il bicchiere, versare e mandare tutto di fuori! Visto però che non può passare il resto della sua vita a ‘piangere sopra il latte versato’, essa impara a riderne. E finché non migliori, può versare il latte appoggiando la bottiglia all’orlo del bicchiere.

Sorge un altro problema quando qualcuno allunga la mano per stringere quella della persona o le dà il resto per un acquisto che ha fatto. Il nuovo paziente non sa bene dov’è l’oggetto! Il problema si può risolvere allungando la mano in anticipo e lasciando che il venditore ve lo posi. Con il denaro si può dare l’idea d’essere avidi, ma è meglio questo che cercare diverse volte di prendere i soldi, senza riuscirci, e finire col colpire questi e la mano del venditore!

‘Se solo avessi saputo allora quello che so adesso’!

Avete mai detto questo di qualcosa dopo avere imparato a vostre spese? Per chi ha perso da poco un occhio, ci sono tanti interrogativi e timori. Chi c’è comunque a dissipare quei timori o a spiegare cosa fare per imparare da capo a fare le cose quotidiane? Molto spesso, nessuno. Molti imparano a proprie spese.

Nel caso del bambino di cui abbiamo parlato prima, reagì alla situazione in un certo modo. Egli rammenta: “Dato che a quell’epoca ero così piccolo, non pensavo molto al futuro. Mi preoccupavo solo di come me la sarei cavata”.

La ragazza di vent’anni invece rammenta i suoi timori. “Nella mia mente si affollavano le domande: ‘Come sarò? Potrò ancora guidare? Sarò ancora in grado di svolgere dell’attività fisica? Si noterà che ho un occhio artificiale? Qualcuno vorrà sposarmi?’”

In entrambi i casi, nessuno spiegò loro cosa aspettarsi o come farcela. È però incoraggiante sapere che negli ultimi anni l’ASO ha cominciato anche a occuparsi dei timori e dei problemi di adattamento dei pazienti con un solo occhio. Gli iscritti non solo sentono discorsi su come migliorare le tecniche mediche ed estetiche, ma ricevono anche informazioni pratiche sul ruolo che hanno per preparare il paziente alla nuova situazione.

Quando tutte le “finestre” si riapriranno

Benché siano stati fatti enormi passi avanti nel migliorare la vita di chi ha un occhio solo, la cecità non è stata eliminata. Questo è esattamente quello che la Bibbia dice accadrà nel prossimo futuro. Essa contiene racconti relativi a ciechi che sono stati sanati. (Matteo 15:30, 31; Giovanni 9:1-6) Quei racconti dimostrano che la promessa di Geova Dio di ridare la vista a tutti gli occhi che non vedono è degna di fede. Ci sono i fatti per confermare le sue parole. (Isaia 55:10, 11) Riferendosi al giorno in cui le “finestre” si riapriranno, Isaia 35:5 dice: “In quel tempo gli occhi dei ciechi saranno aperti”.

“Quel tempo” non è ancora venuto; quindi per vederlo ora ci vogliono gli ‘occhi della fede’. Ma poiché Dio non può mentire, non si tratta di fede cieca. — Tito 1:2.

[Nota in calce]

a Svegliatevi! non incoraggia nessun tipo di trattamento né offre consigli medici al riguardo. Il nostro scopo è unicamente quello di informare in merito alle tecniche riconosciute.

[Riquadro/Diagramma a pagina 23]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Come si fa un occhio artificiale

(Le tecniche possono variare da un ocularista all’altro)

(1) Viene presa l’impronta della superficie dell’impianto (o dell’innesto). Prima viene messo sopra l’impianto un elemento di plastica trasparente simile a una grande lente a contatto. Poi viene iniettata dietro l’elemento di plastica una sostanza bianca pastosa detta alginato che prende l’impronta dell’impianto (A). Da questa impronta si fa quindi un modello. Poi al centro del nuovo occhio viene messo un disco scuro della grandezza dell’iride, a indicarne la posizione. Modello e impronta sono messi dentro un contenitore metallico e scaldati sotto pressione (B). L’occhio ne esce sotto forma di involucro bianco di plastica concavo (C). Mentre il paziente è seduto si comincia a colorare l’occhio.

(2) La sclera, o parte bianca dell’occhio, viene macchiata, dato che quella vera tende al blu o al giallo. L’iride viene dipinta — includendo macchioline, segni o qualsiasi altro particolare — per corrispondere all’occhio vero (D).

(3) Le “venuzze” sono sottili fili di seta rossa. Vengono appoggiati alla sclera e sparpagliati finché non ci siano tante venuzze quante nell’occhio vero e la rete irregolare non corrisponda (E).

(4) La pupilla è un puntolino nero ricavato da un foglio di cloruro di polivinile con uno strumento simile a una punzonatrice per carta. La grandezza viene determinata in base all’età del paziente e a come la pupilla vera reagisce alla luce. L’occhio è quindi nuovamente riscaldato, lucidato e adattato.

Per fare l’occhio ci vogliono circa otto ore da quando viene presa l’impronta a quando è finito. Come fa l’occhio a rimanere nell’orbita? Viene inserito, come una lente a contatto sopra l’occhio, e poi delicatamente spinto in dentro, perché sia a prova d’aria. Una volta in sede è molto sicuro; non si allenterà con l’attività fisica. Eppure può essere facilmente tolto con due dita senza sentire alcun dolore.

[Diagramma]

A

Elemento di plastica

Alginato

Impianto

B

Spaccato di occhio nel contenitore metallico

Contenitore metallico

Modello

C

D

E

Parte anteriore

Parte posteriore

[Diagramma a pagina 21]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

L’occhio artificiale viene applicato sull’impianto

Occhio

Carne

Impianto

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