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  • Le domande fondamentali che ci facciamo
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Svegliatevi! 1987
g87 22/1 p. 3

Le domande fondamentali che ci facciamo

Perché siamo qui? Dove siamo diretti? La vita ha un senso? In primo luogo, come siamo venuti all’esistenza?

LA TERRA brulica di vita. Sia nei più oscuri abissi marini che sulle vette delle più alte montagne, c’è vita. Essa prospera dalle gelide regioni polari alle umide foreste tropicali. Alla sua presenza nelle praterie corrisponde la sua abbondanza nei “pascoli marini”. La vita sopravvive nell’acqua a qualche centinaio di gradi centigradi sopra il punto di ebollizione e a oltre 55 gradi sotto zero. Prolifera nell’aria rarefatta a vari chilometri di quota nonché a undici chilometri di profondità nella fossa oceanica delle Marianne, dove alcuni pesci piatti nuotano sottoposti a una pressione di oltre una tonnellata per centimetro quadrato.

Le forme di vita vanno da un estremo all’altro anche in quanto a dimensioni, variando dall’invisibile batterio alla balenottera azzurra con i suoi trenta metri di lunghezza e cento tonnellate di peso; solo la sua lingua pesa quanto un elefante! Ma ciò che ai batteri manca in grandezza è compensato dal numero. In un cucchiaino di terreno fertile possono esserci cinque miliardi di batteri. Sono i miliardi di batteri presenti nell’apparato digerente delle termiti e delle mucche a permettere loro di digerire la cellulosa del legno e dell’erba.

Secondo un calcolo, sono più i microbi che vivono sopra e dentro uno di noi che non le persone in vita sulla terra. “In base a una recente stima, la massa totale dei microbi che ci sono sulla Terra”, dice uno scienziato, “sarebbe ben 20 volte superiore a quella di tutti gli animali terrestri”. In realtà, il numero delle forme di vita esistenti sulla terra è incalcolabile.

Eppure né i batteri né le balene né alcuna degli innumerevoli trilioni di altre creature si pone queste domande fondamentali: Perché siamo qui? Dove siamo diretti? La vita ha un senso? Come siamo venuti all’esistenza?

Ma gli uomini si pongono queste domande. Nel corso dei secoli han continuato a porsele ripetutamente. Perché? Perché gli uomini sono diversi. I loro bisogni sono diversi. C’è un abisso incolmabile che separa l’uomo da tutte le altre creature della terra. Lo prova il fatto stesso che lui è il solo a porsi queste domande. Come dice Peter Medawar nel libro The Limits of Science, il fatto che la scienza ha un limite è “chiaramente indicato dalla sua incapacità di rispondere a domande puerili ed elementari relative alle prime e alle ultime cose, quali ad esempio: ‘Come ha avuto inizio ogni cosa?’ ‘Che ci stiamo a fare qui?’ ‘Che scopo ha la vita?’”

Eppure queste domande fondamentali continuano a ripresentarsi, non si possono mettere a tacere, esigono una risposta. Abbiamo un’innata sete di risposte. Gli scienziati tentano di soddisfarla. Ma hanno essi la chiave per aprire la porta alla prima domanda fondamentale di Medawar: Come ha avuto inizio ogni cosa?

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