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  • Un nuovo scisma
  • Svegliatevi! 1990
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  • Le cause della scissione
  • Contro la libertà religiosa
  • Esasperato dalla messa “protestante”
  • Bisogno di un successore
  • L’arcivescovo ribelle
    Svegliatevi! 1987
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Altro
Svegliatevi! 1990
g90 22/6 pp. 3-5

Un nuovo scisma

Dal corrispondente di Svegliatevi! in Francia

IL 30 GIUGNO 1988 sarà una data segnata negli annali della Chiesa Cattolica. Quel giorno l’arcivescovo francese Marcel Lefebvre sfidò il Vaticano consacrando quattro vescovi nel suo seminario cattolico tradizionalista in Svizzera. Questo gesto portò alla scomunica di Lefebvre e dei quattro nuovi vescovi. Ebbe luogo così il primo scisma nella Chiesa Cattolica dopo il 1870. Quell’anno i cosiddetti “vecchi cattolici” si erano staccati dalla chiesa madre per la questione dell’infallibilità del papa.

Le cause della scissione

Già da qualche tempo la spaccatura fra il Vaticano e il movimento cattolico conservatore di destra dell’arcivescovo Lefebvre si stava allargando. Le cause dello scisma risalgono al Concilio Vaticano II, tenuto dal 1962 al 1965. Papa Giovanni XXIII, che aveva convocato il concilio, aveva proposto per il convegno due obiettivi. Uno fu detto “aggiornamento” e l’altro era la riunione di tutte le cosiddette chiese cristiane.

Benché l’arcivescovo Lefebvre, come prelato cattolico, partecipasse al Vaticano II, non era d’accordo su nessuno di questi due obiettivi. Tradizionalista fino all’osso, è sua opinione che la Chiesa Cattolica non abbia bisogno di aggiornamento. Approvando in maniera incondizionata il pensiero cattolico tradizionale secondo cui “fuori della Chiesa non c’è salvezza”, Lefebvre è convinto che ci sia un solo modo per riunire i “cristiani”, cioè che tutti i non cattolici aderiscano alla fede cattolica.

Contro la libertà religiosa

Un anno dopo la scomunica, l’arcivescovo Lefebvre, parlando a favore dei cattolici conservatori che sostengono il suo movimento, dichiarò: “Siamo categoricamente contrari all’idea della libertà religiosa e alle sue conseguenze, specie all’ecumenismo, che personalmente trovo inaccettabile”.

Non stava facendo nessuna innovazione. Seguiva fedelmente la tradizione cattolica. Il 15 agosto 1832 papa Gregorio XVI pubblicò l’enciclica Mirari vos, in cui condannò la libertà di coscienza, definendola “erronea sentenza, o piuttosto delirio”. Trentadue anni dopo, papa Pio IX pubblicò il suo Sillabo, un catalogo degli errori, in cui condannò l’idea secondo cui “ogni uomo è libero di abbracciare e professare quella religione, che, col lume della ragione, reputi vera”. — Tutte le Encicliche dei Sommi Pontefici, a cura di E. Momigliano e G. M. Casolari, dall’Oglio ed., 1959, VI ediz., Vol. I, pp. 192, 272.

Rifiutando l’ecumenismo, l’arcivescovo Lefebvre mostrava semplicemente il suo attaccamento a ciò che il dogma cattolico definisce l’“unicità della Chiesa”, cioè che la chiesa è solo “una, santa, cattolica ed apostolica”.

Esasperato dalla messa “protestante”

Le riforme attuate nella liturgia tradizionale cattolica in seguito al Vaticano II sono in particolare una nota dolente per l’arcivescovo Lefebvre e per i suoi seguaci. Il prelato ribelle ritiene che queste riforme abbiano “protestantizzato” la messa. Non è solo il fatto di usare le lingue moderne al posto del latino; Lefebvre ritiene che per attirare i protestanti siano state fatte troppe modifiche e che perfino la liturgia latina approvata da papa Paolo VI sia “eretica”.

Per assicurare la continuità della tradizionale messa in latino, nel 1970 l’arcivescovo Lefebvre aprì un seminario a Ecône, in Svizzera. Era diretto dalla Fraternità sacerdotale S. Pio X, fondata da Lefebvre lo stesso anno. Man mano che il suo movimento acquistava slancio, egli apriva altri seminari cattolici conservatori in Europa e nelle Americhe. Lì centinaia di giovani ricevono una formazione sacerdotale ultraconservatrice.

Il prelato ribelle ha ordinato oltre 200 sacerdoti tradizionalisti, benché nel 1976 papa Paolo VI glielo avesse vietato. Essi celebrano la messa in latino in monasteri e in chiese cattoliche illegalmente occupate.a Il Vaticano ammette che Lefebvre ha circa centomila seguaci tradizionalisti militanti nel mondo, ma altre personalità ecclesiastiche riconoscono che il loro numero si aggira intorno al mezzo milione. Lo stesso Lefebvre sostiene che milioni di cattolici condividano le sue idee.

Bisogno di un successore

Nella Chiesa Cattolica un vescovo può ordinare sacerdoti. Tuttavia solo il papa può approvare l’ordinazione di un vescovo. L’anziano Lefebvre si rendeva conto che, non essendoci un vescovo per ordinare nuovi sacerdoti, la sua Fraternità sacerdotale rischiava di scomparire dopo la sua morte. Sperando evidentemente che questo accadesse, il Vaticano intavolò con lui trattative che andarono per le lunghe, ma infine gli diede un ultimatum. O accettava l’ordinazione di un vescovo approvato dal Vaticano oppure, se procedeva egli stesso a ordinare un vescovo, sarebbe stato scomunicato.

Il 30 giugno 1988, a una cerimonia a cui assisterono migliaia di suoi seguaci, il prelato ribelle consacrò quattro vescovi tradizionalisti. Il quotidiano parigino International Herald Tribune riferiva: “La consacrazione dei quattro vescovi da parte dell’arcivescovo Lefebvre ha gettato un’ombra su un concistoro vaticano nel corso del quale il papa ha elevato 24 vescovi al collegio dei cardinali. Il Vaticano ha annullato uno speciale concerto per esprimere il suo ‘profondo dolore’ per il gesto dell’arcivescovo Lefebvre. ‘È un giorno di lutto’, ha detto il cardinale [francese] Decourtray”.

Questo scisma all’interno della Chiesa Cattolica ha non solo addolorato il Vaticano ma ha anche lasciato milioni di sinceri cattolici di tutto il mondo in uno stato di perplessità e confusione.

[Nota in calce]

a Vedi l’articolo “L’arcivescovo ribelle”, pubblicato nel numero di Svegliatevi! del 22 dicembre 1987.

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