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  • “Lo voglio adesso!” L’era del piacere immediato

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  • “Lo voglio adesso!” L’era del piacere immediato
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Svegliatevi! 1991
g91 22/1 pp. 3-4

“Lo voglio adesso!” L’era del piacere immediato

L’aspetto del piccolo Gianni vuole dare l’idea di un’intensa sofferenza, ma è difficile non scoppiare a ridere. Ha le spalle cascanti, il passo pesante e strascicato. Il suo viso è una comica maschera di dolore: la fronte corrugata, gli occhi supplichevoli e la bocca contorta per l’angoscia. Ha una cosa sola in mente: il dolce.

“Ma mamma...”, piagnucola. Non va oltre. La madre si gira di scatto verso di lui, con una scodella e un cucchiaio in mano. “Per l’ultima volta, Gianni, NO!”, dice con fermezza. “Se mangi il dolce adesso, ti rovini la cena. E comunque si mangia fra un quarto d’ora!”

“Ma io ne voglio un po’ ADESSO!”, dice con tono lamentoso. La madre smette di mescolare e lo fissa con uno sguardo minaccioso. Lui conosce quello sguardo; prudentemente fa marcia indietro, per andare a soffrire in silenzio nella stanza accanto. Si distrae subito e quando la cena è pronta si è dimenticato di tutto.

A volte i bambini sembrano quasi schiavi dell’attimo. Quando vogliono qualcosa, lo vogliono subito. L’idea di aspettare per ottenere qualcosa di meglio, di negarsi un piacere perché in seguito può danneggiarli, è difficile da afferrare per loro. Tuttavia è un concetto che essi — e tutti noi in generale — devono imparare.

Nel corso di un recente studio effettuato da alcuni ricercatori della Columbia University negli Stati Uniti è stata presa in esame la capacità dei bambini di rimandare il piacere in cambio di una ricompensa. I bambini potevano scegliere fra due cose, una un po’ più gradevole dell’altra: diciamo o uno o due biscotti. Potevano ottenere la cosa migliore solo se aspettavano fino al ritorno dell’insegnante. Tuttavia potevano porre fine all’attesa in qualsiasi momento suonando un campanello, dopo di che ricevevano la cosa di minor valore e perdevano quella migliore. Gli scienziati presero nota del comportamento di questi bambini e dieci anni dopo ne hanno controllato lo sviluppo.

La rivista Science riferisce che i bambini che erano stati più pronti a rimandare il piacere se la cavavano meglio nell’adolescenza. Erano più bravi sul piano sociale e a scuola e maggiormente in grado di resistere allo stress e alle frustrazioni. È chiaro che nella vita è essenziale acquistare la capacità di rimandare il piacere, di aspettare a soddisfare un desiderio. Ma questa capacità è utile anche agli adulti.

Siamo tutti sollecitati ogni giorno a scegliere fra soddisfare immediatamente i nostri desideri o aspettare. Alcune scelte sono ovvie: ‘Dovrei mangiare quel pezzo di torta o badare al mio peso?’ ‘Dovrei guardare la TV o fare qualcosa di più utile ora?’ ‘Dovrei lasciarmi sfuggire quel commento o trattenere la lingua?’ In ciascun caso dobbiamo confrontare l’allettamento del piacere immediato e gli effetti a lunga scadenza. Ammettiamo pure che queste possono non essere cose di importanza capitale.

Di portata molto più grande sono le decisioni morali che si presentano a ognuno di noi: ‘Dovrei mentire per tirarmi fuori da quella situazione, o dovrei trovare il modo per dire con tatto la verità?’ ‘Dovrei accettare la corte di quel tale e vedere cosa succede, o dovrei avere a cuore il mio matrimonio?’ ‘Dovrei seguire la corrente e fumare marijuana, o dovrei ubbidire alla legge e proteggere il mio organismo?’ Come avrete senz’altro notato, chi cerca il piacere immediato può rovinare la sua vita in un attimo.

La rivista Science afferma: “Per vivere bene, le persone devono spontaneamente rimandare il piacere immediato e perseguire coerentemente delle mete in vista di risultati successivi”. Quindi, probabilmente, non vivremo bene se abbiamo bisogno di soddisfare immediatamente ogni nostro impulso.

Nondimeno, viviamo in un mondo che ha l’ossessione del piacere immediato, un mondo che sembra guidato da innumerevoli migliaia di versioni adulte del piccolo Gianni, individui decisi a ottenere quello che vogliono subito, dimentichi delle conseguenze. E il loro modo di pensare ha plasmato il mondo moderno, ma non in meglio.

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