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  • “Non è colpa mia!” L’era delle scuse

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  • “Non è colpa mia!” L’era delle scuse
  • Svegliatevi! 1991
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Svegliatevi! 1991
g91 22/1 p. 8

“Non è colpa mia!” L’era delle scuse

CRAC! La mamma del piccolo Gianni corre in cucina per vedere cos’è successo. Sul pavimento c’è il vaso dei biscotti in frantumi. Gianni è lì in piedi: stringe goffamente un biscotto in mano, tentando allo stesso tempo di apparire innocente. “Non è stata colpa mia!”, esclama.

I GENITORI sanno anche troppo bene quanto sia difficile per i bambini assumersi la responsabilità dei loro sbagli. Ma la società adulta d’oggi ha lo stesso problema. Cresce sempre più il numero di coloro per i quali, a quanto sembra, la tentazione di soddisfare i propri desideri va oltre ciò cui possono ragionevolmente resistere.

Si prenda, ad esempio, l’uomo che violentò la stessa donna tre volte. Al processo si giustificò dicendo d’essere vittima dei propri ormoni maschili; aveva alte concentrazioni di testosterone. Fu prosciolto. Il politico le cui menzogne vennero scoperte diede la colpa delle sue dichiarazioni false a un problema di alcool. Uno spacciatore di droga fu prosciolto dopo che si era detto vittima di un impulso incontrollabile.

Secondo U.S.News & World Report, oltre 2.000 gruppi si incontrano tutte le settimane per dare consigli a coloro che si considerano dipendenti dal sesso o dall’amore. Sono state costituite oltre 200 organizzazioni nazionali sulla falsariga dell’Anonima Alcolisti per aiutare le “vittime” di altre “dipendenze”, come ad esempio quelli che picchiano il coniuge, gli omosessuali che mangiano troppo, i giocatori d’azzardo, chi ha debiti, i disordinati e i maniaci del lavoro.

Alcuni esperti sono dell’idea che tutte queste forme di comportamento distruttivo possano creare dipendenza, ma altri sono preoccupati per questa nuova moda della dipendenza. Uno psicologo si è espresso così: “Creare un mondo di malattie che danno luogo a dipendenza può voler dire creare un mondo dove si può scusare tutto”. Uno psicoterapista avverte che una volta che le persone si definiscono vittime impotenti di una dipendenza, sono molto più difficili da curare; le scuse diventano parte della loro identità.

Il dott. William Lee Wilbanks, professore di diritto penale, afferma che l’odierna moda delle terapie contro la dipendenza fa parte di una pessima filosofia che lui chiama la Nuova Oscenità e che si esprime con le parole: “Non posso farci niente”. Egli deplora la “tendenza sempre più diffusa nella comunità scientifica a considerare gli esseri umani come oggetti che vengono fatti funzionare da forze interne ed esterne che non possono dominare”. “Questa idea”, aggiunge, “fa pensare che il libero arbitrio abbia poca o nessuna importanza nel comportamento umano”.

Alcuni studi fanno pensare che la volontà umana può esercitare più influenza di quanto si pensasse anche sulle dipendenze più tradizionali. Per esempio, circa il 75 per cento degli eroinomani non riesce a togliersi il vizio. Ma tra i reduci della guerra del Vietnam, la percentuale di quelli che ci riescono è molto più alta: quasi il 90 per cento ce la fa. Perché? La droga è la stessa, la dipendenza identica. Potrebbe darsi, come fa pensare Wilbanks, che “la loro scala dei valori e la loro autodisciplina li abbiano aiutati a ‘dire di no’”? Non è detto che non possa esistere una dipendenza chimica o anche una tendenza innata verso certi problemi. Come dice Wilbanks, tali fattori “possono rendere più difficile la lotta contro la tentazione. Ma la lotta si può ancora vincere”.

Sì. L’allettamento del piacere immediato può essere forte, ma non è irresistibile. Come ha dimostrato l’opera svolta in tutto il mondo dai testimoni di Geova, tossicodipendenti, alcolizzati, adulteri, giocatori d’azzardo e omosessuali non hanno bisogno di soddisfare i loro desideri. Con la forza di volontà e, soprattutto, con l’aiuto dello spirito santo di Dio, possono risolvere e risolvono i loro problemi. Pertanto, indipendentemente da ciò che dicono gli “esperti”, il Creatore sa quando siamo responsabili delle nostre azioni. (Numeri 15:30, 31; 1 Corinti 6:9-11) Ma è anche misericordioso. Non si aspetta mai da noi più di quanto sia ragionevole, “ricordando che siamo polvere”. — Salmo 103:14.

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