BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g92 22/5 pp. 14-16
  • La pesca con reti alla deriva sta per scomparire?

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • La pesca con reti alla deriva sta per scomparire?
  • Svegliatevi! 1992
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • “Cortine di morte”
  • Emergono accordi mondiali
  • Riparare le reti da pesca
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
  • Divenire pescatori di uomini
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
  • Reti da pesca cinesi in India
    Svegliatevi! 2000
  • Pesca controversa
    Svegliatevi! 1982
Altro
Svegliatevi! 1992
g92 22/5 pp. 14-16

La pesca con reti alla deriva sta per scomparire?

L’ASSEMBLEA Generale dell’ONU a New York la definisce “estremamente indiscriminata e rovinosa”. L’ufficio europeo dell’IIED (Istituto internazionale per l’ambiente e lo sviluppo) che ha sede a Londra la considera la “principale minaccia alla vita marina”. Sedici nazioni del Pacifico la denunciano come “un saccheggio ingiustificato”. È chiaro che la pesca con reti alla deriva è avversata in tutto il mondo. Perché?

Da migliaia d’anni le reti alla deriva — reti formate da pareti sospese calate verticalmente che vanno alla deriva nel mare — vengono utilizzate nelle acque costiere. Verso la fine degli anni ’70 però la pesca con reti alla deriva negli oceani, o pesca oceanica, ebbe uno sviluppo così spettacolare che oggi un’armata di più di mille navi provenienti dai porti del Giappone, di Taiwan e della Repubblica di Corea setaccia l’Atlantico, il Pacifico e l’Oceano Indiano per pescare calamari, albacore, istiofori e salmoni. Dato che ogni nave, secondo alcune stime, usa reti gigantesche che arrivano fino a 11 metri di profondità e si estendono per 50 chilometri, le reti della flotta tutte insieme misurano 50.000 chilometri, più della circonferenza della terra!

“Cortine di morte”

Queste reti di nylon quasi invisibili sono così efficienti che secondo il bollettino IIED Perspectives, “con l’andamento attuale, nel giro di due anni le reti potrebbero porre fine alla pesca di albacore nel Pacifico meridionale”. Pescare con reti alla deriva, dice Sam LaBudde, studioso di biologia marina, è assurdo quanto “distruggere una foresta per raccogliere una sola specie di albero o abbattere una quercia per raccogliere ghiande”. Infatti questa che è la più grande flotta di pescherecci del mondo raccoglie anche tonnellate di tipi di pesce che non vorrebbe, come tonni comuni e tonni striati, istiofori, pesci spada e trote arcobaleno migratrici.

Secondo James M. Coe, ricercatore presso un ente statunitense (National Marine Fisheries Service), ci sono prove che la flotta asiatica pesca illegalmente un gran numero di salmoni che non raggiungeranno mai i nativi corsi d’acqua del Nord America per deporre le uova.

Peggio ancora, nelle reti alla deriva rimangono intrappolate, mutilate e annegate migliaia di lontre, foche, delfini, focene, balene, tartarughe e uccelli marini. Non stupisce che un crescente numero di ricercatori definisca questo tipo di pesca “una coltivazione marina a cielo aperto previo sbancamento” e le reti alla deriva “cortine di morte”!

Le definizioni sembrano appropriate. Un recente rapporto del segretario per il commercio degli Stati Uniti diceva che, in sole tre spedizioni, tre imbarcazioni hanno preso incidentalmente ‘un delfino striato, 8 focene di Dall, 18 callorini dell’Alaska, 19 lagenorini dai fianchi bianchi e 65 lissodelfini boreali’.

Proprio l’anno scorso un rapporto presentato alle Nazioni Unite riferiva che la flotta giapponese per la pesca con reti alla deriva, raccogliendo 106 milioni di calamari, aveva ucciso 39 milioni di pesci che i pescatori non volevano. Per di più fra le vittime involontarie c’erano 700.000 squali, 270.000 uccelli marini, 26.000 animali marini e 406 tartarughe marine, che rischiano l’estinzione.

Coloro che studiano la biologia marina sono convinti che se l’impiego di reti alla deriva non viene controllato, “si esaurirà inevitabilmente una risorsa naturale un tempo ritenuta inesauribile”. Infatti può darsi che sia già stata compiuta una grande devastazione. Nel 1988 il capitano di un peschereccio disse al biologo LaBudde: “Non ammazziamo più tanti delfini come una volta”. LaBudde osserva: “Probabilmente perché non ne sono rimasti molti da ammazzare”.

Emergono accordi mondiali

Di recente però inviti a contrastare questo tipo di pesca sono risuonati da Londra a Washington, dall’Alaska alla Nuova Zelanda, e sono state prese delle misure per convincere i pescatori a ridurre le flotte e a ritirare una volta per tutte parte delle reti. Eccone alcune: Un gruppo di stati del Pacifico meridionale ha adottato la cosiddetta Convenzione di Wellington (Nuova Zelanda), che consente di eliminare la pesca con reti alla deriva entro le loro zone di pesca per 320 chilometri e di vietare ai rispettivi pescatori di usare le reti alla deriva in tutto il Pacifico meridionale.

Nel dicembre 1989 una risoluzione dell’ONU propose una moratoria alla pesca d’alto mare con reti alla deriva su vasta scala con decorrenza dal 30 giugno 1992. Il World Watch Institute ha osservato che se non si riduce la pesca con reti alla deriva, “l’umanità [avrà] poche speranze di proteggere i mari per le future generazioni” e ha aggiunto: “Dobbiamo raggiungere accordi globali”. Gli stati del Pacifico meridionale, radunati nel Forum Fisheries Agency, hanno quindi proposto la creazione di una commissione internazionale che regoli la pesca e hanno invitato i pescatori ad adottare metodi di pesca responsabili.

Ma le pressioni internazionali stanno avendo qualche risultato? Certamente!

Il 26 novembre 1991 il Giappone si è dichiarato disposto “ad aderire alla moratoria delle Nazioni Unite sull’uso di enormi reti da pesca nel Pacifico settentrionale che secondo gli scienziati sono responsabili dello sterminio di animali marini”. La decisione “ha sdrammatizzato una controversia che aveva minacciato di nuocere ulteriormente alla reputazione del Giappone in merito a questioni ambientali”. Il Giappone ha convenuto di dimezzare le operazioni di pesca con reti alla deriva entro il giugno 1992 e di farle cessare del tutto entro la fine dell’anno.

Il giorno dopo un editoriale del New York Times diceva: “‘Una gradita vittoria per l’ambiente mondiale’. Così un esultante biologo ha definito l’annuncio fatto martedì dal Giappone, in base al quale entro la fine dell’anno venturo [1992] l’industria della pesca con reti alla deriva cesserà”.

Secondo una notizia riportata dalla rivista Time del 9 dicembre 1991 anche Taiwan e la Repubblica di Corea indicano di voler rinunciare all’impiego di reti alla deriva.

“In quanto a questo mare così grande e ampio, lì ci sono cose che si muovono senza numero, creature viventi, sia piccole che grandi”. — Salmo 104:25.

[Immagini a pagina 15]

Nave con rete alla deriva in azione

[Fonte]

Foto: Steve Ignell, ABL

Scheletro di lontra impigliato in una rete alla deriva abbandonata

[Fonte]

Foto: T. Merrell

[Immagini a pagina 16]

Uccelli marini catturati e uccisi da reti alla deriva

[Fonte]

Foto: A. Degànge

Focena di Dall intrappolata

[Fonte]

Foto: N. Stone

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi