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  • Risolto il problema dei rifiuti con il compostaggio
  • Svegliatevi! 1995
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Svegliatevi! 1995
g95 22/10 pp. 20-21

Risolto il problema dei rifiuti con il compostaggio

DAL CORRISPONDENTE DI SVEGLIATEVI! IN FINLANDIA

LO SMALTIMENTO dei rifiuti è uno dei problemi più gravi del nostro tempo. La tecnologia moderna, pur essendo bravissima a produrre rifiuti, sembra impotente quando si tratta di eliminarli. Le soluzioni più ovvie e classiche sono irte di difficoltà. Accumulando i rifiuti in apposite discariche si rischia di inquinare le falde idriche vicine, per cui molti governi hanno chiuso le discariche. E bruciandoli si possono liberare sostanze tossiche e si producono ceneri, due elementi entrambi difficili da smaltire. Per questo motivo in molte zone gli inceneritori ad alta tecnologia non sono visti di buon occhio.

Quale alternativa rimane? Alcuni suggeriscono un modo naturale per sbarazzarsi dei rifiuti solidi: una specie di “combustione” biologica detta compostaggio. Al pari del fuoco, il compostaggio trasforma le sostanze organiche in vari sottoprodotti, producendo calore. I sottoprodotti possono essere molto utili. I gas e il calore si possono usare per la produzione di energia, e il sottoprodotto solido, il compost, è un prezioso fertilizzante.

Il compostaggio sta trovando sempre più sostenitori. In Finlandia, ad esempio, la cittadina di Korsholm e quella vicina di Vaasa hanno messo a punto un modernissimo impianto per il trattamento dei rifiuti che fa uso del compostaggio. I progettisti dell’impianto hanno trovato un sistema ingegnoso per risolvere in un colpo solo due problemi locali. In quella zona la ghiaia per uso edilizio e per la pavimentazione stradale scarseggia. Da qui l’idea di scavare nella roccia una grossa buca profonda 40 metri. Dopo aver fornito enormi quantità di ghiaia, la buca è diventata il luogo ideale per ospitare un enorme bioreattore per il trattamento dei rifiuti urbani. Essendo incassato nella roccia viva, il reattore può facilmente mantenere una temperatura costante, il che è importantissimo per il processo di fermentazione.

Il risultato? Questo moderno impianto ha risolto in buona parte il problema dei rifiuti della zona, riducendoli del 75 per cento in volume e del 66 per cento in peso. Come fa? Visitiamo l’impianto.

Un impianto per il trattamento dei rifiuti che non ha uguali

La prima impressione che abbiamo arrivando è che il luogo non assomiglia affatto alle discariche tradizionali. Non ci sono ratti né cattivo odore. Qui il trattamento dei rifiuti sembra solo un’attività industriale come tante.

Per prima cosa il responsabile dell’impianto ci mostra uno schema e ci spiega cosa accade nell’impianto. Un processo in due fasi riduce notevolmente la massa e il volume dei rifiuti: prima attraverso il compostaggio e poi mediante la fermentazione anaerobica. Nella prima fase i rifiuti vengono decomposti in presenza d’aria, nella seconda fermentano senza essere esposti all’aria. Ma per prima cosa i rifiuti vengono triturati.

Da una finestra della cabina di comando vediamo un camion della nettezza urbana che entra in retromarcia da una grande porta e scarica l’immondizia in un’enorme fossa a imbuto, da dove un nastro trasportatore la immette in una trinciatrice. Gli oggetti più grossi, come telai di biciclette, pneumatici d’automobile, marmitte e la maggior parte degli oggetti di plastica vengono tolti con una gru. Il responsabile ci spiega che quando arrivano vecchi frigoriferi e congelatori li mandano a riparare e poi li vendono a paesi meno sviluppati.

Dopo la prima trinciatura i rifiuti sono sottoposti a una vagliatura: un grossolano crivello lascia passare tutto ciò che è più piccolo di 5 centimetri, ovvero circa la metà dei rifiuti. Questi procedono quindi verso la prima fase del trattamento biologico, il compostaggio. Questo ha luogo in un’enorme vasca dove ai rifiuti triturati vengono aggiunti fanghi provenienti dall’impianto cittadino di depurazione delle acque di scolo.

“Nel realizzare questo sistema abbiamo sempre pensato all’ambiente”, dice il responsabile dell’impianto, “per cui separiamo persino la polvere prodotta nella trinciatura. Inoltre, insuffliamo aria nella vasca di compostaggio dove la miscela di rifiuti e fanghi viene omogeneizzata e riscaldata a circa 40°C. L’aria che esce la filtriamo, altrimenti puzzerebbe tremendamente a causa della putrefazione aerobica”.

Dopo uno o due giorni nella vasca di compostaggio il materiale entra nel reattore principale, alto 40 metri, dove viene prodotto il biogas. Cosa succede lì? Ebbene, i componenti organici di questa miscela vengono decomposti da minuscoli microbi che possono vivere in questo ambiente privo di ossigeno. Questa fase è la cosiddetta fermentazione anaerobica, e richiede 15 giorni e una temperatura di 35°C. I prodotti finali sono il biogas e una massa di sostanze fertilizzanti formata per l’85-90 per cento circa d’acqua. La maggior parte di quest’acqua viene eliminata per spremitura e reimmessa nel reattore.

Ma che ne è stato della metà dei rifiuti che non sono passati attraverso il crivello? La nostra guida spiega che questi rifiuti sono alquanto combustibili essendo composti principalmente da carta e plastica. Tuttavia per bruciarli in maniera sicura ci vorrebbe una temperatura di oltre 1.000°C, e nelle vicinanze non esistono inceneritori del genere. “Per questo trituriamo una seconda volta i restanti rifiuti e li reimmettiamo nel ciclo”, dice. “È vero che il processo biologico non è in grado di decomporre la plastica, ma i rifiuti sono costituiti principalmente da carta, che alla fine si trasforma in compost”.

Cosa si ottiene con questo complicato processo? La nostra guida risponde: “Otteniamo fondamentalmente due prodotti: il compost e il biogas. Il primo lo vendiamo per la creazione di aree verdi e per coprire discariche in disuso. Ora che molte vecchie discariche sono chiuse c’è molta richiesta di compost. Per il futuro dobbiamo vedere se si potrà usare in agricoltura, dopo aver eliminato il vetro e la plastica. Il biogas è composto per il 60 per cento da metano e per il 40 per cento da anidride carbonica. Qualitativamente corrisponde al gas naturale e viene usato allo stesso modo. Abbiamo un gasdotto per distribuirlo ai più vicini impianti industriali”.

Che dire dei metalli pesanti presenti nei rifiuti e nei fanghi delle acque di scolo? Il responsabile dell’impianto ci dice: “Questi metalli pesanti sono concentrati nell’acqua. Perciò, in futuro pensiamo di procurarci l’attrezzatura necessaria per eliminare i metalli pesanti dall’acqua. Allora il nostro prodotto sarà adatto a qualsiasi uso. E visto che parliamo del futuro, devo dirvi qual è il mio sogno: mi piacerebbe che un giorno tutte le famiglie separassero i rifiuti in modo da non farci arrivare né vetro, né plastica, né metallo. Queste sono tutte cose riciclabili. Persino le fibre sintetiche, la plastica e la gomma si possono riciclare”.

L’impianto è in grado di trattare i rifiuti prodotti da 100.000 persone. Questo è importante in Finlandia. Entro il 2000 questo paese intende sfruttare circa la metà dei propri rifiuti, sotto forma di materie prime o di energia.

La visita ci ha dimostrato concretamente che è possibile fare qualcosa per il problema dei rifiuti. Ciascuno di noi può cooperare con qualsiasi legge sul riciclaggio sia in vigore nel proprio paese. Prima di congedarci chiediamo alla nostra guida se sono molti gli impianti di trattamento dei rifiuti efficienti come questo. “È difficile dirlo”, è la sua risposta. “Personalmente non so di nessun altro impianto del genere. Forse in molti luoghi il problema dei rifiuti è talmente grave che nessuno ha osato tentare questa strada”.

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