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  • Come affrontare la malattia di Alzheimer

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  • Come affrontare la malattia di Alzheimer
  • Svegliatevi! 1998
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Svegliatevi! 1998
g98 22/9 pp. 3-4

Come affrontare la malattia di Alzheimer

“MIO MARITO Alfie era capo operaio in una miniera d’oro del Sudafrica”, spiega Sally. “Quando mi disse che voleva andare in pensione rimasi sbalordita. Aveva solo 56 anni ed era un uomo così intelligente e laborioso. In seguito seppi dai suoi compagni di lavoro che aveva cominciato a fare strani errori di giudizio, che spesso loro avevano cercato di coprire.

“Dopo che era andato in pensione comprammo un albergo. Dato che Alfie sapeva fare di tutto, pensavamo che si sarebbe dato da fare per sistemarlo, ma invece chiamava sempre un operaio.

“Quell’anno portammo la nostra nipotina di tre anni in vacanza al mare a Durban. Le piaceva giocare sulla pedana elastica dall’altra parte della strada proprio di fronte all’appartamento in cui stavamo. Un pomeriggio, verso le 16,30, Alfie la portò a saltare sulla pedana e disse che sarebbero tornati di lì a mezz’ora. Alle 19 non erano ancora rientrati. Telefonai alla polizia, ma mi dissero che cercano le persone scomparse solo dopo 24 ore di assenza. Quella notte pensavo di impazzire e continuavo a immaginare che fossero stati uccisi. L’indomani verso mezzogiorno qualcuno bussò alla porta: era Alfie con la nostra nipotina in braccio.

“‘Dove siete stati?’, chiesi.

“‘Non arrabbiarti’, rispose. ‘Non lo so’.

“‘Nonna’, spiegò la bambina, ‘noi persi’.

“Immaginate, perdersi davanti a casa! Non so ancora dove dormirono quella notte. Comunque una mia amica li trovò e li guidò all’appartamento giusto”.

Dopo questo incidente, Sally portò Alfie da un neurologo, il quale dichiarò che soffriva di demenza (perdita delle funzioni cognitive). Risultò che Alfie aveva la malattia di Alzheimer, per cui non esiste ancora nessuna terapia né cura efficace.a La rivista inglese New Scientist dice che la malattia di Alzheimer è “il peggiore killer del mondo industriale dopo cardiopatie, cancro e ictus”. È stata definita “la principale malattia cronica della vecchiaia”, ma può colpire relativamente presto nella vita, come nel caso di Alfie.

Poiché nelle nazioni ricche un numero sempre maggiore di persone vive più a lungo, le previsioni su quanti soffriranno di demenza sono allarmanti. Secondo uno studio, tra il 1980 e il 2000 potrebbe esserci un aumento del 14 per cento in Gran Bretagna, del 33 per cento negli Stati Uniti e del 64 per cento in Canada. Nel 1990 un documentario televisivo australiano dichiarò: “Si calcola che attualmente in Australia ci siano 100.000 malati di Alzheimer. Ma alla fine del secolo ce ne saranno 200.000”. Nel 2000 in tutto il mondo ci saranno circa 100 milioni di malati di Alzheimer.

Che cos’è la malattia di Alzheimer?

Per quanto siano state avanzate diverse ipotesi, l’effettiva causa della malattia di Alzheimer rimane sconosciuta. Si sa comunque che comporta la graduale distruzione delle cellule cerebrali, tanto che parti del cervello possono letteralmente atrofizzarsi. Le parti più danneggiate sono quelle che interessano la memoria e il pensiero. Le cellule cerebrali responsabili dei sentimenti sono colpite all’inizio della malattia, con conseguenti cambiamenti di personalità. Altre parti del cervello possono essere risparmiate per un po’, parti che hanno a che fare con la vista e il tatto e anche la corteccia motoria, che dirige l’attività muscolare. “Queste alterazioni”, spiega la rivista Le Scienze, “danno luogo al classico, drammatico quadro di una persona che può camminare, parlare e mangiare, ma non riesce a interagire in modo sensato con quanto la circonda”.

Di solito la malattia dura dai 5 ai 10 anni, ma a volte più di 20. Via via che progredisce, i malati riescono a fare sempre meno. Alla fine forse non riconoscono neanche i loro cari. Negli stadi finali spesso sono costretti a letto e non riescono a parlare né ad alimentarsi. Tuttavia molti muoiono per altre cause prima di arrivare a questi stadi finali.

Anche se all’inizio la malattia è indolore, causa molte sofferenze a livello emotivo. È comprensibile che sulle prime alcuni non facciano niente, sperando che il problema scompaia.b Ma è molto meglio affrontare questa malattia e imparare ad alleviare le sofferenze emotive che causa. “Avrei voluto sapere prima come la perdita della memoria poteva influire sul malato”, ha detto Bert, la cui moglie di 63 anni è malata di Alzheimer. Sì, è utile che i familiari conoscano la malattia di Alzheimer e sappiano anche cosa fare in merito. Potrete esaminare questi e altri aspetti nei prossimi due articoli di Svegliatevi!

[Note in calce]

a La malattia di Alzheimer prende nome da Alois Alzheimer, il medico tedesco che per primo la descrisse nel 1906 dopo aver fatto l’autopsia a una donna che aveva sofferto di una grave forma di demenza. Si pensa che più del 60 per cento dei casi di demenza, che colpiscono 1 persona su 10 al di sopra dei 65 anni, siano da attribuire alla malattia di Alzheimer. Un’altra forma di demenza, la demenza multinfartuale, è causata da una serie di piccoli infarti, che danneggiano il cervello.

b Attenzione: Prima di concludere che si tratta di malattia di Alzheimer è indispensabile un check-up completo. Dal 10 al 20 per cento dei casi di demenza sono causati da malattie curabili. In quanto alla diagnosi della malattia di Alzheimer, il libro How to Care for Aging Parents spiega: “L’Alzheimer può essere diagnosticato con sicurezza solo studiando il cervello durante l’autopsia, ma i medici possono escludere altre possibilità e fare la diagnosi procedendo per eliminazione”.

[Testo in evidenza a pagina 4]

Nel 2000 in tutto il mondo ci saranno circa 100 milioni di malati di Alzheimer

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